Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sognatrice99    23/08/2015    2 recensioni
Non ci credeva. Quel sentimento di dolore misto al desiderio di chiudere definitivamente col mondo, quel sentimento che pensava di non poter più provare, dato che ormai doveva averci fatto l'abitudine per quante volte l'aveva provato in passato, era tornato ad assalirla, potente, inesorabile, rude. E sentiva che qualcosa dentro di lei si stava rompendo - o forse era già rotto - per mano sua, per mano di quel ragazzo dal sorriso sincero, per mano di entrambi forse, oppure per colpa del caso solamente. Sorrise tra sé amaramente: pensava che il caso fosse come una libreria, che ti poneva una serie illimitata di romanzi, e tu decidevi cosa prendere e portare a casa; da quel momento, stava a te decidere se affezionarti a quel libro, se odiarlo, se portarlo con te fino alla fine della tua esistenza oppure se liberartene appena ti era possibile farlo. E il caso aveva deciso che in quella libreria di quel lontano autunno incrociasse lo sguardo intelligente e affamato di scoperte di quel ragazzo solitario nella sezione Scienze, che sembrava essere preso da un mondo tutto suo, con un saggio di Astronomia in mano.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Quarto capitolo (ed epilogo.)
Non sapeva che ore fossero quando finalmente, dopo il viaggio letteralmente dal suo appartamento al supermercato, e metaforicamente dal dolore al voler risolvere tutto con Peter, perché sì, lo amava, ancor più di quanto sapeva prima di quella serata, raggiunse il supermercato. Paradossalmente si ricordava perché si trovasse lì, quindi vi entrò e si diresse direttamente verso il reparto dove avrebbe trovato il tè che cercava. Aveva appena preso la scatola quando qualcuno la chiamò, col tono di chi avesse trovato la cosa - o la persona -di cui aveva bisogno.
-Delilah!        
La ragazza si girò e vide lo scienziato che era stato fino ad allora nei suoi pensieri, avvicinarsi.
-Che ci fai a quest'ora in un supermercato? -chiese Peter con una nota di preoccupazione, rendendosi conto del luogo dov'erano.
-Non avevo il tè. -rispose Delilah, sollevando la scatola. - Non eri al congresso?
-Non dovevo essere lì. Delilah, dobbiamo parlare.
-Lo credo anch'io. - annuì lei.
-Però non qui.
-Vado a pagare il tè e andiamo a casa mia?
-Vengo anch'io. - sollevò una tavoletta di cioccolato. Delilah evitò di fare domande, si diresse verso l'unica cassa aperta. Vedere che Peter non aveva messo il separatore tra il tè e la tavoletta in qualche modo la rincuorò, e quando vide quel ragazzo pagare per lei e lanciarle l'occhiata "insisto" prima ancora che potesse dire qualcosa la fece sorridere, seppure non molto apertamente e per una frazione di secondo.
Uscirono e silenziosamente si diressero verso l'appartamento di lei; altrettanto silenziosamente entrarono nel suo appartamento e Delilah andò in cucina, sempre seguita da Peter. Durante quel lasso di tempo dovevano entrambi aver pensato a cosa dire, pensò, per poi chiedere se volesse anche lui una tazza di tè. Il ragazzo accettò silenziosamente e prese un'altra tazza, per poi posarla sul tavolo.
-... alla fine quali sono stati i risultati dell'esame? - le chiese, ad un tratto, mentre lei era ancora girata verso i fornelli.
-Quale esame? -si girò.
-Il problema alle mani.
-Era causato dallo stress eccessivo dell'ultimo periodo. Mi dovrebbe passare appena gli studi decidono di darmi una tregua. - rispose Delilah, ritornando ai fornelli.
-Ho sempre pensato che fossi sulla via giusta del stacanovismo, dovresti rallentare, sei decisamente avanti con il programma... - disse Peter, con un tono tra la preoccupazione e l'affetto.
-Da che pulpito... - ribatté Delilah, ma con un tono che aveva tutto tranne l'aggressività. Non lo stava incolpando, ma le sembrava un po' assurdo il suo commento riguardo ai suoi ritmi universitari, anche se aveva notato il tono con cui l'aveva pronunciato. Non si stavano rimproverando, stavano constatando la realtà dei fatti: erano entrambi degli studenti che invece di dimenticare il proprio nome la sera, tentavano di imparare sempre di più, oppure si tenevano compagnia per qualche ora, dimenticando gli impegni. La mia ancora dal stacanovismo completo, pensò infine, aggiungendo quella nuova definizione alla lavagna immaginaria.
-Preferirei parlarne tra poco. - rispose Peter, scrollando la testa.
Quando il tè fu pronto, Delilah lo versò nelle due tazze, poi si sedettero uno di fronte all'altra.
-Dunque... -iniziò Peter, prendendo il respiro. Non sapeva bene da dove iniziare. Delilah lo guardò con pazienza, era desiderosa di sapere cosa avrebbe detto quel ragazzo a cui aveva pensato così tanto nelle ultime ore.

 

 
Come cominciare?, si chiese, alzando il volto e incontrando gli occhi pazienti di Delilah.
Quando aveva visto la sua figura al supermercato, non pensava fosse lei, poi aveva visto quella scatola di tè. Non gli passò per la testa il pensiero che non solo quella ragazza con cui doveva parlare al più presto amava il tè, ma non era in vena di essere razionale, di analizzare la situazione come era solito fare. Analizzare, cercare, non era mai stato un problema per lui, fino all'ultimo anno, soprattutto negli ultimi mesi.
Incontrare quella ragazza che ora gli stava davanti, con il tavolo che fisicamente li divideva, e i suoi errori, il suo non cercarla più, il non essere presente per lei, essere con lei come faceva fino a poco tempo fa a dividerli metaforicamente. Ancora non riusciva a capire come la situazione gli fosse sfuggita di mano, come si fosse ritrovato in quella teca di teorie, di leggi, di domande a dividerlo dall'unica persona che non solo era riuscita a dimostrargli che il rischio di essere se stessi portava anche buoni risultati, non solo era riuscita ad accettare quella parte di lui, la fredda Scienza, ma anche ad amarla e a renderla parte di sé. Si ricordò, mentre cercava le parole giuste per esprimere il suo rammarico, per chiedere perdono, di quella canzone che avevano suonato e cantato una volta che erano andati al parco. Da tempo quelle parole non valeva più per lui, perché una delle certezze che aveva acquisito da quando stava con Delilah era che, in fondo, erano tutti alla ricerca di qualcuno che decidesse di prendere un loro lato considerato sbagliato, disarmonico, e lo rendesse proprio, e col suo comportamento rischiava di perdere quella persona.
Decise di iniziare dal punto dolente più recente, il congresso di quella sera, dove si era ritrovato per un errore inconscio.

 

 
-Mentre ero all'incontro ho riflettuto, e non sugli argomenti di cui stavano parlando gli altri, ma su quelli per me molto importanti, non potevo pensare ad altro, il solo provarci era per me inconcepibile. Sono sicuro che tu, dotata di più perspicacia di me, ti sia accorta di cosa ci sta succedendo in questo periodo. - disse infine il ragazzo, interrompendo l'attesa della giovane irlandese.
-Ci stiamo allontanando vertiginosamente. - confermò Delilah, la voce più ferma di quanto si aspettasse. Allora non era da sola in tutto ciò.
-Sì, e mi dispiace tremendamente di non essermene reso conto prima, ero...
-Eri troppo preso da ciò che ti stava circondando, il numero crescente dei congressi, gli esami finali... e dalla scienza. - completò l'irlandese, osservando il suo amato e notando che doveva stare più male di quanto riuscisse ad ammettere. Non era mai stato molto bravo con le parole, e quella situazione non lo poneva in una situazione migliore. Tuttavia, voleva ascoltare ciò che voleva dirle e indovinare cosa non riuscisse a dire, a giudicare dai suoi gesti.
-Da come l'hai detto, sembra una giustificazione al mio comportamento, più che un rimprovero o un commento neutrale. - le fece notare Peter.
-Non sono neutrale nei tuoi confronti, Peter, e siamo nella stessa situazione. Non sto né giustificandoti, né rimproverandoti, ma dicendo la verità, riconosco che tu abbia avuto la testa troppo occupata in questo periodo, se non te ne ho parlato prima è stato perché non era ciò che doveva accaderti, e speravo che questa situazione si risolvesse presto.
-Ma sei stata male. - constatò il ragazzo, guardandola negli occhi per cercare la verità. Delilah non poté smentire; abbassò lo sguardo.
-Puoi tentare di evitare di dirmelo, dicendo di constatare la realtà dei fatti, ma è anche una realtà il fatto che sei stata male, e a causa mia, non puoi negarlo. E' imperdonabile questa mia mancanza nei tuoi confronti, me ne sono reso conto stasera. Non meriti tutto questo, non meriti una persona che per buona parte del tempo pensa a nuovi quesiti, tenta di risolvere problemi, e non arriva a pensare di curare la propria relazione, perché ti ho trascurata, troppo preso da tutta questa scienza, tutta questa ricerca della risposta, della soluzione finale, quando tutto ciò che realmente cercavo era una persona che riuscisse a stare con me e che l'avevo già trovata. Ciò che davvero importa sei tu, che nonostante sapessi che non sarebbe stato facile, hai deciso di amarmi ed entrare nella mia vita, hai deciso di accettare ed amare questa parte di me che ci sta dividendo. Di questo mi meraviglierò per sempre, le ragazze scappano dai ragazzi come me. Posso studiare tutte le leggi e le teorie di questo mondo, ma in questo momento vorrei solo essere in grado di esprimere veramente quanto io sia dispiaciuto per non averti ascoltata, per non averti amata ed apprezzata, per non averti scelta quando era l'unica cosa da fare. Vorrei poter essere in grado di cancellare questi ultimi mesi, forse anche quest'ultimo anno, perché so di non poter rimediare al male che ti ho causato, avrei voluto dirti quanto sei importante per me sin dall'inizio, e non ad ogni cambio di stagione, non quando mi si para davanti agli occhi una segnaletica dalle dimensioni gigantesche che mi fa rendere conto che, continuando su questa folle corsa alla ricerca di qualsiasi risposta, perdo di vista te, che stiamo andando a rotoli, che ti avrei perso, dopo essermi perso. So che sai come sono fatto, non solo il gentiluomo dell'Ottocento che compare sempre al momento giusto, sono ingestibile e arrivo in ritardo sulle cose più importanti da capire, da fare, ma ti amo più di quanto io riesca a realizzare e a dimostrare, ed è da egoista sperare che tu mi perdoni, ma non posso perderti e farò di tutto per rimediare. - E ora prega che possa perdonarti, si disse Peter, lasciando andare il respiro che aveva trattenuto durante il suo discorso.
Delilah lasciò il respiro che aveva preso in ostaggio per ascoltare quel concentrato di dichiarazione e richiesta di perdono che aveva pian piano iniziato a medicare la ferita, a riempire quel vuoto, a farle scendere lacrime di gioia, di alleviamento del peso che fino a poche ore prima gravava sul suo cuore.
-Delilah...? - domandò Peter, dopo aver notato le lacrime scorrere sul viso della ragazza.
-Scusami un attimo. - L'irlandese si alzò, abbandonò la cucina ed andò in bagno, sia ad asciugarsi le lacrime, sia ad analizzare le sue condizioni, che non era tanto diverso da ciò che Peter faceva, si ritrovò a pensare, mentre si era appoggiata al lavandino. Si condivide tutto, no?, pensò, ricordandosi di quando, quella stessa notte in cui aveva dato il via libera ai suoi sentimenti su quella pagina bianca di quel libro che aveva rappresentato anche il loro primo scalino verso la conoscenza, era poi ritornata a letto e aveva sentito la voce di Peter chiedere a bassa voce dove fosse finita. Aveva risposto che non riusciva a dormire, e il ragazzo aveva subito pensato che le avesse passato l'insonnia. - Si condivide tutto, no? - aveva replicato lei, tentando di tranquillizzarlo.
Ritornò al presente e respirò.
"Abbiamo scampato per un pelo l'attacco di cuore causato dal troppo amore", pensò con un lieve sorriso alle parole che una sua amica una volta le aveva detto. Uscì per poi andare da Peter, che nel frattempo si era alzato, preoccupato. Delilah lo strinse a sé con tale attaccamento che il ragazzo di Bristol per un attimo vacillò, poi si riprese e rispose all'abbraccio che interpretò fosse di riconciliazione.
-Mi sei mancato così tanto... - sussurrò l'irlandese, accorgendosi di tremare.
-La chiami ancora magia, dopo tutto questo? - le domandò Peter, sollevandole il mento.
Allora l'ha letto.
-Sì. E' magia. - rispose, per poi posare le sue labbra su quelle del ragazzo, eliminando qualsiasi dubbio rimasto.
-Credo che dopo oggi, tenterò di farti uscire quei bei discorsi in ogni modo possibile. Sai esprimerti bene quando vuoi, sai? - disse Delilah, sorridendo e scompigliandogli i capelli scuri che amava tanto.
-Tenterò di farlo più spesso, se serve. - replicò lo scienziato.
- Come hai fatto a trovarmi?
-L'ho fatto senza volerlo, anche se appena mi sono reso conto della situazione, volevo andare direttamente a casa tua. Ho fatto un salto al supermercato per del cioccolato per riprendermi dalla scoperta della mia idiozia. Non potevo certo venire da te e chiederti una torta al cioccolato come se nulla fosse, come minimo mi avresti gettato la libreria in testa! Tu avevi finito il tè?
-Se un certo signor "torta al cioccolato" non chiedesse anche del tè ogni volta che viene qui, non sarei uscita. E poi ne avevo bisogno così come tu avevi bisogno di cioccolato, anche se sono riuscita a calmarmi nei tuoi confronti senza aver bevuto  nemmeno una tazza di tè.
-Come hai fatto? Sono stato veramente terribile nei tuoi confronti, come sei riuscita a calmarti?
-Ho fatto quello che fai tu.
-Cioè?
-Ho iniziato a crearmi una prospettiva vera e propria, invece di concentrarmi solo sul mio punto di vista; ho adottato, per quanto potessi, lo sguardo scientifico, e ho capito che solo nelle ultime settimane eri svanito quasi completamente dalla mia vita, prima sei sempre stato presente, per quanto i congressi te lo permettessero. Ho capito che almeno fino a qualche settimana fa ti importava ancora di me, poi abbiamo cominciato a vederci sempre di meno, avevi la testa chissà dove, e stasera mi son ricordata che avevi molte preoccupazioni per la mente, mi son ricordata perché non ti avessi parlato di questo "scomparire". Una volta finito di riabilitarti, per quanto potessi, nella mia testa, ero già al supermercato, quindi il mio desiderio di vederti per chiarirci si è subito realizzato.
-Sei incredibile, sai? Chiunque nella tua posizione, se mi avesse incontrato, mi avrebbe preso a calci, se non peggio.
-Ho pensato di voler lasciar l'onore di prenderti a calci a Brian.
-Mi ha minacciato spesso ultimamente, a dir la verità. Mi vedeva troppo intorno a lui, o comunque sapeva che non ero con te quando ero fuori.
-Beh, hai scampato il pericolo.
-Avrebbe fatto bene.
-Sai quante cavolate combinerai ancora? Avrà altre opportunità per svegliarti, anche se, in tal caso, io tenterò di svegliarti, senza prenderti a pugni.
Delilah guardò la tavoletta che Peter aveva lasciato su un angolo del tavolo.
-Se volevi che ti facessi una torta, avresti dovuto prendere più tavolette. - commentò scherzosa.
- Abbiamo tutta la vita per mangiare in varie forme il cioccolato o per bere molto tè, abbiamo solo il presente per stare con chi amiamo.
Si alzarono e attesero nel silenzio della notte il momento dell'alba, l'inizio di un nuovo giorno.
Attesero ciò che il futuro avrebbe riservato per loro, trepidanti di viverlo insieme, ansiosi di vivere appieno quella magia che li teneva uniti.

 
Fine.

 

 
Dopo aver tentato di iniziare un "quinto capitolo" e prolungare questa storia con risvolti per me improbabili, forzati e talvolta pessimisti, ho deciso di ritornare all'idea originale che ha sempre accompagnato la scrittura di questa storia breve, il cui scopo era mostrare, in pochi capitoli, come ci si possa dimenticare per un periodo, nonostante si tenti il contrario, di una persona amata. Un po' come immergersi in acqua e dimenticarsi che puoi nuotare, per poi ricordarselo e tornare su, alla luce del sole. Spero di esserci riuscita. La mia intenzione iniziale non era scrivere una long di 40 capitoli, per ora non ho la concentrazione necessaria per andare oltre alle classiche venti pagine di word/quattro-cinque-sei capitoli, quindi ho optato per lasciare un finale più o meno aperto, in modo tale da permettere ad altri di immaginare, nel caso insoddisfatti, il loro futuro, se si sposeranno, se viaggeranno come Delilah ha sempre desiderato, quale lavoro faranno, o se invece uno sarà costretto a vivere senza l'altro a causa di un tragico incidente, o una malattia, e se sarà capace di riprendersi, se riuscirà a rifarsi una vita, se rivedrà quel barlume di magia ancora una volta. Io spero di aver dato gli elementi, e di esser stata di gradevole compagnia a chi ha voluto leggere i miei deliri mentali. 
Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui,
Sognatrice.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sognatrice99