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Autore: barby_164    23/08/2015    0 recensioni
Amalia non credeva che la sua vita potesse cambiare così. Trasformata in un colpo, viene trascinata da quella marea che quella notte l'aveva posseduta con violenza. Ricorda ancora il sapore di rame e la debolezza. Poi...e poi il sapore del sangue,non il suo ma quello del suo soccorritore. Si ritrovò in mulino, che risucchiava le sue sicurezze e tutto ciò in cui credeva.
Si ritrovò a lottare contro se stessa, imprigionata da un corpo che un tempo era suo, ma che ora ripudiava; vittima della sua fame e preda del suo creatore. Non sa che cosa le sia successo, ne in cosa si sia trasformata. Le pare che il mondo le stia crollando addosso, comprendola di macerie e polvere e tutto quello a cui pensa è Gabriele. Il suo primo " pasto" colui che ha risvegliato il suo cuore, letteralmente. In tutto quel buio lui è la luce che la guida. Ma non sa che anche lui nasconde un segreto.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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I suoi occhi cristallini mi guadavano attenti, mi scrutavano l’anima come mai nessuno. Vedevo le sue iridi muoversi velocemente famelico della mia immagine, mi passava sul corpo con lo sguardo, per poi soffermarsi  sul mio viso stravolto. 
Io l’osservavo rapita e attratta. La sua figura si stagliava tra gli alberi del parco con i raggi del sole che si nascondevano tra le fronde dorate, tante piccole chiazze di luce lo ricoprivano, illuminavano i suoi capelli d’ebano, gli occhi verdi prato che riuscivo a vedere anche a distanza, il suo viso era il prototipo di bellezza: zigomi alti, labbra piene quasi imbronciate davano al viso qualcosa di etereo eppure affascinante. 
Ero inevitabilmente attratta da quel ragazzo, ogni cosa di lui mi piaceva, ma più di tutti il suo battito del cuore: calmo e regolare pompava sangue in quel meraviglioso corpo. Sentivo il suo respiro sfiorargli le labbra, i denti che mordevano l’interno guancia e le mani che si stringevano sempre di più nelle sue tasche. 
Con calma non curante del dolore mi avvicinai piano, come una bestia feroce con la sua preda. Calma e con grazia mai avuta mi avvicinai quasi avessi paura di spaventarlo come un piccolo coniglio
Sarebbe un sexy coniglio. Pensai di sfuggita
Arrivata a pochi passi da lui mi accorsi di quanto fosse alto, sentivo il suo respiro sulla fronte che mi faceva lievemente sollevare i ricci. Sentii il suo odore intenso, di mare e montagna messi insieme, di cielo e terra; tutto in lui. Qualcosa di inebriante che mi travolse totalmente, per un attimo tutto il dolore si attenuò e mi sembrò che in quel bosco ci fossimo solo noi. Lui mi fissava e io ricambiavo, ci scrutavamo aspettando una mossa non si sa di chi... 
Iniziavo a essere un po ‘ in imbarazzo mentre l’istinto di prima scemava via, lontana dalla situazione.  Così mi ritrovai a fissarmi le punte delle scarpe. Con un filo di voce gli chiesi: 
– Chi sei?-
Rialzai un poco lo sguardo per vedere le scolpite labbra pronunciare un sussurrato e a mala pena percettibile
-Baciami -
- Cosa scusa?- Restai interdetta dalla parola uscita da qual patrimonio dell’Unesco.
Da lui non ci fu più risposta, restò lì con gli occhi verdi puntati su di me in muta attesa. 
Sì, ma di cosa? 
Ad un tratto con un gesto veloce prese il mio viso tra le mani e si avvicinò a me annullando ogni centimetro tra noi, sentivo le sue labbra secche ma incredibilmente morbide premere sulle mie, le  mani che si spostavano verso i miei fianchi. Mi attirò più vicino al suo corpo facendolo aderire perfettamente al mio, sentivo il suo cuore battere più veloce preso dalla foga del momento. 
Il nostro bacio si fece più forte, le nostre lingue si cercavano, mentre le sue mani mi stringevano delicatamente i fianchi ma ben salde da tenermi ancorata a lui. Non sapevo che cosa fosse successo al ragazzo ne a me, me ne stavo lì presa dal suo dolce e focoso bacio senza pensare che era uno sconosciuto. Ero tutta concentrata a sentire le sue labbra, le sue mani, il suo cuore  e il suo sangue scorrergli nelle vene, impetuoso come un mare in tempesta. Così trascinata da quei pensieri riniziò a farmi male la bocca, sentii qualcosa spuntarmi dai denti, fu così doloroso che serrai di colpo la mascella procurando un piccolo buco sulla lingua di lui. D’improvviso il sangue mi invase la bocca, un sapore ferroso ma incredibilmente buono. Tutti gli instinti in me in un attimo si attivarono, senza pensarci saltai addosso al ragazzo e con ferocia immersi la mia testa verso il collo. A pochi centimetri di distanza, le forti mani dello sconosciuto mi allontanarono delicatamente prendendomi da dietro, io in preda alla furia animale, inizia a scalciare e a dimenarmi, nel mentre lui restava impassibile e calmo abbracciato alla mia vita. Dopo molti minuti mi calmai e i denti si ritrassero, ritornai in me. Insieme alla mia lucidità arrivo la consapevolezza del mio gesto e presa dalla disperazione iniziai a piangere ancora tra le braccia del ragazzo. Così con il sopravvento della mia nuova natura, come un fiume in piena gli avvenimenti della sera precedente mi travolsero. Ricordai ogni cosa, il sangue, il mostro le sue viscide labbra su di me... scossa dai singhiozzi rabbrividii.
Cosa sono diventata Dio mio? Cosa?
-Shh, è normale. Non preoccuparti saprai contenerti. Te lo insegnerò se me lo permetterai- Mi sussurrò all’orecchio.
-Non so neanche chi sei, potresti essere proprio tu ad avermi fatto questo, se no come potresti essere così calmo?- 
Non capivo come quel ragazzo fosse rimasto impassibile di fronte a ciò che stavo per fare, non capivo come non se ne fosse andato via scappando e urlante. Non capivo perché mai mi ha baciata.
Tutto questo si aggiungeva alla grande confusione che avevo in testa. 
Però, tra tutto spuntava un unica e cruciale domanda.
Cosa sono io?
-Fidati di me. Ho visto dentro di te, so che sei buona. So che riuscirai a controllare la sete-
Una grande sete, oserei dire.
-Non posso essere salvata, mi hanno trasformata in un mostro. Non sono più Malia, sono soltanto un fottuto mostro-  le lacrime ripresero a sgorgare. Pensai alla mia famiglia, alla mia migliore amica, alla mia vita. Tutto andato distrutto, volato come un castello di sabbia sotto una tempesta. Non sapevo cosa fare, dove andare o chi ero.  Questo mi faceva paura, non avevo più un posto nel mondo!
- Malia guardami!- Mi voltai verso di lui piano col timore che l’instinto mi portasse ancora ad azzannarlo.
- Tu non puoi dire questo, essere ciò che sei tu è una maledizione, sì. Ma sta a te non farla prendere possesso di te stessa. Tu non sei il mostro, tu sei Malia. Non abbatterti, lotta per la tua vita, per ciò che sei ancora!- 
Lo fissai in silenzio, incapace di proferire parole. Più lo guardavo, più mi fidavo di lui. Vedevo all’interno del suo essere, sentivo il suo odore, qualcosa di buono, qualcosa di positivo. Mi fidavo, nonostante il nostro strano incontro. Tutto in quegl’ ultimi giorni era stato strano, e lui,forse, era l’unica cosa positiva accaduta. 
Non curante della mia coscienza che urlava “ è UNO SCONOSCIUTO!” gli gettai le braccia al collo e lo abbraccia come mai nessuno. Piansi, piansi tanto da bagnargli la maglietta. Ma lui non se ne preoccupava se ne stava immobile, col fiato che mi scaldava la testa e le sue grandi mani che mi stringevano a lui.
Dopo parecchi  minuti mi riscossi un po’ dal crollo e timidamente, con un leggero sorriso gli chiesi:
-Come ti chiami?-  
Lui sorrise di rimando, illuminando il suo bellissimo volto e rendendolo ancora più attraente.
-Gabriele, mi chiamo Gabriele.-
   
 
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