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Autore: Blue Sunshine    24/08/2015    0 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il tuo nome è stato scritto a matita

per poterti cancellare una volta finita. 
 

Louis trangugiò il succo d’ananas velocemente, beandosi della sensazione di fresco lungo la gola. Posò il bicchiere con un tonfo, sospirando subito dopo. Si passò una mano fra i capelli fradici, controllando di nuovo l’orologio appeso al muro del bar. Strinse le mani a pugno, spostando lo sguardo verso la vetrata che mostrava la strada. Venti minuti di ritardo e nemmeno una chiamata. Se fosse successo qualcosa? Scosse freneticamente la testa, avvicinando a sé la sedia che gli stava a fianco e dove, appena arrivato, aveva posato la sua borsa nera. Lì dentro c’era tutta la documentazione per la difesa di Malik e non gli piaceva affatto l’idea di portarla in giro. Purtroppo, era l’unica soluzione logica. Se di logico c’era almeno qualcosa, in tutta quella storia. Tornò a guardare fuori e fra la pioggia vide una sagoma correre senza ombrello verso il bar. Pochi secondi dopo la porta si apriva ed entrava Harry Styles. Si tolse il cappuccio nero e, adocchiandolo, lo raggiunse. Gli si sedette di fronte, scrutandolo attentamente.

-Sei in ritardo- lo accolse Louis, nervoso. 

-Abbiamo un enorme problema. Il commissario Harrison ha ricevuto una busta anonima che conteneva una foto di Emma e Malik. Vuole chiedere il trasferimento di Zayn- proprio in quel momento giunse la cameriera che rivolse loro un timido sorriso. Harry si schiarì la gola, spostando gli occhi verso di lei. 

-Volete ordinare qualcosa?- Harry si passò una mano fra i capelli, gli occhi stanchi.

-Un caffè-

-Due- aggiunse Louis, prima che la cameriera si congedasse con lo stesso sorriso timido. Appena si fu allontanata Louis si sporse in avanti, accostandosi ancora di più al poliziotto. 

-Ti avevo detto che quella ragazza avrebbe portato solo guai e ancora non capisco perché tu ti ostini a volerli far incontrare- Louis vide il viso di Harry contrarsi, come se fosse stato punto sul vivo. Probabilmente perché una risposta non c’era: era sempre stato un ragazzo istintivo e quando Emma gli si era presentata, un giorno, con i suoi capelli sbarazzini e gli occhi decisi aveva capito che avrebbe comportato una svolta per lui.

-Io posso scoprire cosa è davvero successo a casa Smith- aveva detto. E Harry si era fidato. Non delle sue parole, né della parentela con Dean Harrison: ma dei suoi occhi. 

-Lei sa la verità, Louis. La verità che Zayn Malik ha tenuto nascosto a te, a me e a tutto il Tribunale-  

-Ma perché? Cosa lega quei due? Chi è questa Emma per Zayn?- la cameriera tornò con le loro ordinazioni, ponendo davanti ad ognuno la tazza con il caffè e un bicchiere d’acqua. 

-Posso portarvi altro?- 

-No, grazie- il sorriso di Harry sembrò stordire la cameriera che rimase impalata per alcuni secondi e si allontanò solo dopo il sonoro sbuffo di Louis. 

-Penso che nemmeno loro sappiano la risposta- riprese Harry, che vide facilmente la contrarietà disegnarsi sul viso delicato di Louis. Il ragazzo emise una mezza risata, scuotendo lentamente la testa. 

-Si tratta di omicidio Styles, non possiamo fare giochetti- sibilò, calcando il cognome del poliziotto. Di risposta Harry lo guardò intensamente, incrociando le mani sul tavolo. 

-Chiariamo la cosa una volta per tutte: anche io ti trovo altamente antipatico, Louis Tomlinson. Direi anzi che sei proprio stronzo quindi ho la tua stessa voglia di collaborare con te. Ma come hai detto tu si tratta dell’omicidio di una ragazza e forse anche più. Hai bisogno di me per provare l’innocenza di Zayn, e io ho bisogno di te per non mandare un’innocente in carcere. Ed entrambi abbiamo bisogno di Emma perché è l’unica che è riuscita dove abbiamo sbagliato noi: ha fatto breccia nel muro che Malik si è costruito intorno. Quindi, vediamo di risolvere questo caso e poi ognuno per le le proprie lontanissime strade- l’avvocato serrò la mascella, stringendo le mani a pugno. Lo guardò per altri pochi secondi per poi girarsi a tre quarti e iniziare ad aprire la sua borsa. 

-E’ pericoloso per lei- 

-Non le importa- Louis annuì, ancora contrariato: Emma Harrison era solo una studentessa e avrebbe solamente intralciato i loro piani. Poi loro, un piano lo avevano davvero? 

-Hai fatto un giuramento quando sei diventato un’agente di polizia, lo hai dimenticato? Perché rischi così tanto?- Harry si mosse, a disagio, sulla sedia e si guardò intorno controllando che nessuno potesse sentirli. 

-Ho un accordo con Emma. Se Zayn parla, lei me lo riferirà- Louis lo guardò intensamente, soppesando le sue parole. Si trattava di fidarsi di lui, di questa persona che altri non era che un ragazzo. Esattamente come lui. Annuì, serrando la mascella e sistemandosi gli occhiali sul naso. Harry sorrise, sfregando le mani fra loro e avvicinando la sedia al tavolino che li divideva. 

-Hai controllato le telecamere?- Louis iniziò ad aprire fascicoli e documenti, sparpagliandoli sul ripiano di legno. 

-Ho preso le registrazioni e fotocopiato i fascicoli ufficiali dove c’è la descrizione dei sistemi di sicurezza del commissariato. Stanotte inizierò a guardarle-

-Quante telecamere ci sono e quanto spazio riuscite a coprire?- 

-Sono dieci telecamere piazzate ogni tre metri e controllano ognuna lo spazio d’entrata di due celle. E ci sono anche le telecamere interne ad ogni prigione- Louis annuì, prendendo un plico di fogli e rigirandoli nel verso di Harry. 

-Queste sono le testimonianze degli inservienti di casa Smith- picchiettò l’indice su un punto preciso del foglio- tutti all’inizio avevano testimoniato di essere assenti durante l’omicidio e di non aver assistito nemmeno all’arrivo di Malik. Poi hanno ritrattato quasi subito dicendo di averlo visto entrare arrabbiato e con il coltello già in mano ma dalle registrazioni della villa Smith non risulta e si vede solo l’arrivo di Zayn- 

-Come hai fatto ad avere le registrazioni di casa Smith? Sono riservate- Louis alzò i suoi occhi su quelli di Harry, alzando un sopracciglio. 

-Non vuoi davvero saperlo…- 

-No, immagino di no- scosse la testa Harry, tirando fuori dalla giacca dei fogli piegati. 

-Ho portato qualcosa anche io- Louis si sporse verso di lui, prendendogli i fogli dalle mani. 

-Chi è Ken Mcartey?-

-Circa un mese fa è stato ritrovato il cadavere di questo pensionato in un casolare nei pressi di un bosco, fuori Bradford. Ricordi la mia testimonianza al tribunale? Il magazzino saltato in aria dove sono stati rinvenuti il ciondolo di Clare Malik- Louis si irrigidì nel sentir pronunciare quel nome- e la foto di James Evans?” aspettò che Louis annuisse, chiaramente interessante a ciò che il ragazzo gli stava spiegando. 

-Ecco, non pensavo le due cose potessero essere collegate. Ma controllando fra i dati personali dell’uomo, ho scoperto un particolare che per qualche assurdo motivo è rimasto celato nel fascicolo che lo riguardava: era appena andato in pensione, poco prima di sparire e allarmare la moglie. E la pensione gli veniva esattamente da un’impiego a casa Smith- Louis strabuzzò gli occhi azzurri, passando una mano fra i capelli ancora umidi, mordendosi il labbro inferiore. 

-Ci sta sfuggendo qualcosa, qua- concluse Harry, sperando che l’ingegno dell’avvocato potesse mettere un punto al disastro che li stava accomunando. 

-Anche io ho qualcosa da dirti- la voce gli si incrinò maggiormente e bevve d’un fiato il caffè oramai freddo. Harry lo osservò, aggrottando le sopracciglia, chiedendosi il motivo di tale nervosismo. 

-Qualche tempo fa, quando sono entrato in possesso delle registrazioni a casa Smith, le ho osservate per ore: ritraevano precisamente il momento in cui Zayn ha messo piede nella villa dal cancello automatico, dopo che la vittima aveva risposto al citofono. Dalle registrazioni era evidente quanto Malik fosse arrabbiato eppure, qualcosa non mi convinceva. Non sono un genio dell’informatica ma per essere più sicuro ho contattato il mio migliore amico e gli ho dato le registrazioni, così che potesse studiarle. Lui è - si bloccò, scuotendo la testa - era davvero bravo in queste cose. Alcune settimane dopo mi contattò, dicendo di aver scoperto qualcosa ma che non poteva parlarne al telefono e che probabilmente avrebbe comportato il rinvio della condanna di Zayn. Quando sono andato da lui, era morto. Ucciso. Le registrazioni, però, sono scomparse- Harry lo guardò forse per la prima volta: guardò Louis, giovane come lui, catapultato in quella storia che era nata come un semplice caso di omicidio, facile da sbrogliare poiché munito di tutte le prove sufficienti a incolpare Zayn Malik. Ma poi, qualcosa era accaduto. I fatti non combaciavano, i silenzi di Zayn confondevano e tanto Harry quanto Louis avevano cominciato a credere che, forse, tanto semplice non era come anche non si trattava semplicemente di omicidio e si erano messi in ballo. Louis, qualcosa aveva già perso. 

-Non è colpa tua- disse solamente, in un sussurro. Louis alzò gli occhi umidi su quelli di lui, annuendo senza però crederci davvero. 

-Ho superato quella fase, credo. Non chiederò più aiuto a nessuno-

-Lo stai chiedendo a me-

-Tu sei diverso- alzò le spalle Louis, iniziando nuovamente a raccattare le sue carte. Harry si lasciò scivolare sullo schienale della sedia, sospirando. Con la pollice e l’indice si strinse forte l’attaccatura del naso, stropicciando poi gli occhi stanchi. 

-Come la risolviamo la questione del trasferimento? Se Zayn va via da Bradford, io non potrò più fare nulla e più sarà lontana la prigione meno possibilità avremo di incastrare i criminali che si muovono in città dietro questo omicidio- Louis si alzò in piedi, lasciando i soldi necessari per pagare le loro consumazioni. 

-Devo escogitare bene un piano. Mi consulterò anche con mio padre. Tu, nel frattempo, cerca di tenere lontana quella ragazzina dal carcere. Non devono incontrarsi, non so ancora per quanto- Harry annuì, seguendo il suo esempio, alzandosi dalla sedia. Fuori la pioggia ancora scendeva copiosamente e coprì i saluti sussurrati che entrambi si rivolsero quando, una volta fuori, uno andò a sinistra e l’altro a destra. 

 

 

Niall guardava distrattamente il libro aperto su una pagina che era sicuramente sbagliata, mentre il professore spiegava gli algoritmi alla lavagna. Sentiva un paio di occhi che gli trafiggevano la nuca, che gli bruciavano la pelle, con quella loro dannatissima capacità di farsi percepire sempre e comunque. Emma sedeva a qualche fila di distanza, accanto a Marie. Tutta la scuola aveva potuto notare la tensione presente nel fantomatico duo nell’ultimo periodo e ora che si evitavano apertamente e reciprocamente, erano sulla bocca di tutti. Era sempre stato chiaro l’amore distorto che li legava: lei bellissima, sorridente, energica e irraggiungibile e lui affascinante, intelligente, dolce e carismatico. Emma, innamorata di lui. Lui, idiota, innamorato senza saperlo. Un amore nato fra i sorridi di due bambini e fra mani curiose, attratte le une dalle altre, sempre in movimento e in costante ricerca di vicinanza. Niall aveva sempre sottovalutato la necessità che sentiva di Emma, mentre Emma era solo stata più intelligente di lui e aveva capito subito: la loro non era solo amicizia. Ma il tempo inesorabile che Niall aveva passato del tutto sicuro dell’affetto che provava per lei l’aveva allontanata sempre di più e ora che quel gelo, quella mancanza non gli permetteva nemmeno più di mangiare, il ragazzo si chiedeva perché mai la sua famiglia avesse deciso di trasferirsi a pochi isolati da casa Harrison e perché quel lontano giorno di dieci anni prima, un piccolo irlandese spaesato avesse incontrato proprio lei. 

-Signor Horan?- il professore richiamò la sua attenzione e gli ci volle poco tempo per capire che stesse aspettando una risposta a una domanda che lui non aveva neanche lontanamente sentito. Niall sospirò, alzando gli occhi sulla lavagna e studiando velocemente i numeri che svettavano sopra. Fece un veloce calcolo e diede la risposta, sperando di aver almeno intuito la domanda. Il professore annuì, scontroso, per poi ritornare a parlare. Non seppe il motivo per cui proprio in quel momento Niall decise di girarsi e guardarla ma non si meravigliò di trovarla intenta a fissarlo. Quando i loro occhi si incontrarono una strana sensazione rivoltò lo stomaco di Niall: la sensazione di non conoscere quella ragazza che per anni aveva dormito anche al suo fianco, di nascosto dai genitori, amandolo in silenzio. Si alzò velocemente dalla sedia, un senso opprimente che non gli permetteva di respirare. Emma, sebbene tutto, era chiara e trasparente come lo era sempre stata e lui, era sempre capace a capirla. In quei pochi secondi Emma gli aveva chiesto di tornare ma lui, lui comunque non la conosceva più bene. Era sempre lei, ma era diversa. E non si trattava delle labbra senza rossetto, delle lentiggini non più nascoste dal fondotinta o dalle magliette non più così tanto scollate; si trattava di una pelle che non gli apparteneva più, di un nome che le aleggiava nello sguardo e che non era di certo il suo. 

-Professore, potrei uscire? Non mi sento bene- il professore nemmeno si girò e con un cenno della mano gli diede il permesso. Niall raccolse velocemente le sue cose tentando allo stesso tempo di camuffare la sua fuga. Uscì dalla stanza che i polmoni bruciavano e solo quando iniziò a correre lungo il corridoio e si fermò nell’altra ala della scuola che riprese davvero a respirare. Emma non era mai stata scontata, nella sua vita, ma mai la sua presenza aveva bruciato come in quei giorni. 
 

 

Angolo autrice:

eccomi qui, tornata dalla vacanze, con un nuovo capitolo per voi. E' molto breve, rispetto agli altri e abbiamo finalmente questioni importanti che si scoprono: prima di tutto il confronto fra Louis e Harry. Questa è una sorta di alleanza, anche se non propriamente pacifica. Anzi, i due non si sopportano minimamente ahahah andando avanti, si capirà anche di più. Comunque, problema n.1: possibile trasferimento di Zayn, a causa delle foto. Ancora non sappiamo quale siano le conseguenze per Emma, ma ben presto giungeranno. Louis proprio non comprende la necessità della sua presenza perché la vede come un'ostacolo. Ed effettivamente, lo è. Alla fine Harry non aveva nessun diritto di introdurla da Zayn, ma vorrei specificare che la loro storia sarebbe nata a prescindere dall'aiuto di Harry. Vi è poi uno scambio di indizi fra Lou e Harry: l'avvocato svela il mistero delle registrazioni di casa Smith mentre Harry gli dice la sua recente scoperta: il cadavere del vecchio trovato nel casolare vicino al magazzino saltato in aria(quello in cui per poco Charlotte non perde la vita, per intenderci) aveva lavorato per la famiglia di Emily. Curioso, no? Cosa c'entrerà? E poi, Harry scoprirà altro dalle registrazioni della prigione? 

E poi, ultima parte, interamente dedicata a Niall, ancora scombussolato per la separazione di Emma. Il fatto che tutta la scuola parli di loro sottolinea quanto abbiano vissuto quasi in simbiosi questi due personaggi e quanto sia stata lampante la loro fulminea separazione. Detto questo, spero vivamente che questa storia non cominci a stufare o annoiare. Indubbiamente ci sono ancora tanti misteri da svelare, alcuni non ancora accennati, e questo non mi permette di annunciare una fine vicina. In fondo, è un labirinto difficile da districare anche per me che l'ho creato, tanto da essermi lasciata stordire e chiedo scusa se l'andamento dopo 27 capitoli possa sembrarvi noioso. Ho deciso proprio per questo, di cominciare a revisionare questa storia ma non preoccupatevi: non cambierà nulla a livello di trama, giusto qualche miglioria e cambiamento radicale della grafica dei capitoli. Con ciò, credo di aver finito davvero. Un grazie speciale a tutti coloro che non si sono ancora stufati di questi personaggi e un abbraccio enorme a quelle persone che sprecano il loro tempo per lasciarmi un commento, con una recensione o anche per vie private. Grazie infinite, davvero. Se la storia è a questo punto, è solo merito vostro. Un bacione enorme, 

Sonia. 

  
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