Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Akemi_Kaires    26/08/2015    3 recensioni
{Mami Tomoe, Kyoko Sakura, Sayaka Miki, Homura Akemi, Madoka Kaname}
Ti disseti di dolore e astio dal calice della tua vita: Sono stelle quelle che sgorgano dai tuoi occhi? Quelle lacrime brillano così tanto da sembrare tali.
Scivoli nel peccato, in nome di una fragile fede: Tutto questo per ottenere che cosa? Un violento pugno di lacrime, perché colui che desideravi rendere felice ti ha voltato le spalle.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Homura Akemi, Kyoko Sakura, Madoka Kaname, Mami Tomoe, Sayaka Miki
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Scivoli nel peccato, in nome di una fragile fede

 

{Who's a heretic now?
Am I making sense
How can you make it stick
Waiting 'til the beat comes out
Who's a heretic, child
Can you make it stick, now
And I'm on trial
Waiting 'til the beat comes out}

 

Vorresti distogliere lo sguardo dal macabro spettacolo che ti staglia di fronte ai tuoi occhi, ma non sei in grado di farlo. C’è qualcosa che ti tiene saldamente ancorata a terra: è la realtà, che ti avvolge con luride e viscide spire, che non ha alcuna intenzione di lasciarti andare. Proprio con questi tentacoli ti ha strappato la tua famiglia, la tua vita, il tuo futuro – il tutto senza domandarti scusa. Che razza di ingrata, eh?

Proprio come quel dio – perché chiamarlo o addirittura pensarlo con la D maiuscola è difficile, pesante, soffocante – in nome del quale i suoi fedeli hanno compiuto follie.

Indossi ancora i tuoi abiti da Puella Magi, gli stessi che hanno spinto il tuo amato padre a privarsi del suo bene più prezioso, gli stessi per i quali tu stessa ti sei privata del tuo bene  più prezioso! Tutto questo per ottenere che cosa? Un violento pugno di lacrime, perché colui che desideravi rendere felice ti ha voltato le spalle. Vorresti sbarazzartene, strapparteli di dosso, vero? Eppure sei pietrificata, immobile e attonita, colpevole di fronte allo scempio che si staglia di fronte ai tuoi occhi.

Non è colpa mia.

Vorresti – dovresti! – piangere, ma sul tuo volto si dipinge un sorriso. Che sia folle, disperato, generato dal panico, poco importa: sempre di un sorriso si tratta. E non riesci a levartelo dalla faccia – non vuoi levartelo dalla faccia! –, sebbene desideri versare lacrime.

«Ma non eri tu quello che predicava la preziosità della vita?».

Sputi queste parole come veleno su ferite ancora aperte, senza un briciolo di pietà. D’altronde, potrà mai rispondere a questa insolenza? No. È proprio per questo motivo che insisti col rimproverarlo.

Che sia il tuo modo piuttosto discutibile di elaborare il lutto? Neppure tu sai trovare risposta a questa domanda.

Senti da che pulpito viene la predica.

L’hai pensato veramente. Ti sei appena resa conto che, nel rinfacciare quel gesto disperato al padre che avevi amato, stai accusando proprio te stessa. Perché hai deciso di dedicare tutta la tua vita alla caccia alle streghe? Per condurre al patibolo la tua famiglia? Era questo il desiderio che avevi espresso?

No. Nulla sarebbe stato vano, se quell’uomo – fai perfino fatica a chiamarlo padre, come ti sei ridotta! – non avesse gettato la propria vita senza alcun ripensamento. E dire che per tanti anni aveva predicato l’importanza della vita, implorando il suo popolo di fedeli di non consumare questo prezioso dono divino. Quanto erano maledettamente ipocrite le sue parole? Quanto erano fragili quelle convinzioni per cui aveva dedicato la sua intera esistenza?

Alla fine è andato proprio contro i suoi principi, pur di allontanarsi dal maligno, da quella figlia che aveva generato e che infine aveva condannato, da quella figlia che aveva chiamato “Eretica!” con voce traboccante d’odio.

Chi è l’eretico adesso?

Finalmente stai piangendo, ma non per il dolore. Rabbia pura divampa nel tuo cuore, animando ogni tuo gesto e ogni tuo sentimento.

«C’era bisogno di ammazzare anche loro?» sibili a denti stretti, ammiccando con un cenno di capo ai corpi esanimi di tua madre e di tua sorella. «Scommetto che, a differenza tua, loro non hanno mai smesso di volermi bene».

Già, non hai tutti i torti. Se ti avesse veramente amata, ti avrebbe accettata per quella che sei e avrebbe compreso il tuo sacrificio. Non avrebbe riconosciuto in te un aberrante demonio, ma un angelo custode disceso dal cielo con il compito di sanare le ferite di questo mondo moribondo.

Ma non ti ha riconosciuta. Per questo se n’è andato, portandosi le altre con sé.

Credevi così poco nella tua divinità?

Sei pronta a scommette che abbia perfino bestemmiato, prima di morire. Deve aver maledetto il paradiso per questa punizione divina – sicuramente immeritata, a detta sua. Era così che Dio lo ripagava per quella vita trascorsa all’insegna della devozione e della purezza?

Non avresti mai dovuto sprecare il tuo desiderio per un uomo senza spina dorsale.

Ti sei vergognato di me, ma sai qual è la verità? Che dovrei essere io a vergognarmi di averti come padre, non il contrario!

Senti chiaramente le fiamme prendere pian piano possesso del tuo corpo. Non riesci a trattenere una risata ilare e folle. Adesso sì che la punizione divina si abbatterrà su di lui: non c’è perdono per chi rinuncia alla vita di propria sponte, vero? E sarebbe stato anche costretto a vedere sua figlia mentre salvava numerose persone assieme a Mami Tomoe – oltre al danno, pure la beffa!

È quello che si merita, dopotutto.

«Avrei dovuto essere più egoista» aggiungi, dopo esserti chinata, mentre con una mano tasti il terreno alla ricerca della tua lancia – non vuoi distogliere lo sguardo dal volto vitreo di tuo padre, perché è un tripudio di ipocrisia e vergogna: uno spettacolo a dir poco appagante e seducente, ai tuoi occhi. «Vediamo un po’... che cosa avrei potuto desiderare?».

Ti porti un dito sulle labbra, fingendoti dubbiosa. In realtà sai benissimo che cosa dire, come girare il coltello in questa piaga infetta e marcia. Impugni con fermezza la tua arma e la brandisci contro il cadavere del tuo genitore, mentre il tuo volto si illumina di follia. «Ci sono! Avrei potuto chiedere di diventare la Puella Magi più potente del mondo. Oppure una marea di denaro, tanto da sguazzarci dentro».

Guarda quante prospettive allettanti ho gettato al vento soltanto per te!

«Mamma diceva sempre che sarebbe ora che io trovassi un fidanzatino. A pensarci bene, non avrei potuto desiderarne soltanto uno, ma decine, centinaia, migliaia di ragazzi ai miei piedi» mormori con falsa malinconia, che sfocia in una risata sguaiata. «Perché no? Avrei potuto chiedere un’infinità di cibo, sempre in abbondanza! Così avrei smesso di rubare e avrei goduto nel vedere le facce degli altri poveracci».

Se è vero che  non esiste nulla oltre la morte, allora lascia che io diventi il tuo inferno personale!

«Ma sai cosa? Invece di essere triste per ciò a cui ho dovuto rinunciare o piangere per la tua morte, non posso fare a meno di odiarti con tutto il mio cuore».

Pronunci queste ultime parole con una calma innata e con un’indifferenza tale da gelare chiunque.

Ti senti soddisfatta, ora che hai messo in mostra questo lato peggiore di te, un lato che non sapevi neppure di avere e che hai risvegliato irreversibilmente.

Non hai freddo, nonostante quella stanza sia pregna di morte. Anzi, un dolce tepore ti avvolge.

Le fiamme della tua rabbia ti stanno cullando tra le loro spire.

Ti lambiscono.

Ti afferrano.

Ti desiderano come un amante voglioso.

Curvi le labbra in un sorriso appagato.

Porti una mano al fiocco che raccoglie i tuoi capelli e lo sciogli. Tra le mani ti ritrovi la croce, simbolo della tua vita e della tua condanna.

Alle tue spalle, la tua chioma vermiglia somiglia sempre più a un fascio di lingue cocenti.

Se è vero che non esiste nulla oltre la morte...

Getti a terra quel prezioso gioiello, regalo di tuo padre. Al resto ci pensa il tuo tacco.

Ridi, ridi a squarciagola, mentre lacrime bollenti prendono a scorrere lungo il tuo volto.

Ridi, ridi fino a farti dolere lo stomaco, con la follia dipinta nei tuoi occhi.

Ridi, ridi sguaiatamente, mentre alle tue spalle tutto diventa cocente e si tinge di rosso.

...Allora lascia che io diventi il tuo inferno personale.

 

 

 

Tisana all’arancia e cannella:

Scrivere questo capitolo è stato a dir poco idilliaco. Mi piace il personaggio di Kyoko Sakura, ma ammetto di non aver mai scritto – o pensato di scrivere – qualcosa sul suo conto. Trovo che Ophelia, la sua strega, sia particolarmente azzeccata: una testa calda nel vero senso della parola, armata di lancia.

Ho completamente ignorato la trasformazione proposta dal gioco, perché sinceramente non la vedevo poi così IC: impazzire e perdere la speranza di fronte a Oktavia? Stiamo scherzando? E allora mi sono aggrappata alla mia idea iniziale: come avrebbe potuto reagire Kyoko di fronte al gesto folle compiuto da suo padre, oltre a quello proposto dalla saga originale? Spero che questo esperimento sia riuscito abbastanza decentemente!

Per quanto riguarda l’elenco dei desideri che Kyoko avrebbe potuto esprimere, mi sono rifatta ai vizi capitali della religione cristiana – un modo in più per rigirare ancora il coltello nella piaga e per far soffrire il padre, no?

Grazie di cuore per aver letto!

  
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