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Autore: rocchi68    27/08/2015    0 recensioni
Può un essere malvagio tenere sotto scacco un'intera città per l'eternità o prima o poi dovrà fare i conti con la giustizia che porrà sul suo terreno un avversario di buon livello? In omicidi all'ordine del giorno, con l'Fbi incapace di cavare un ragno dal buco, può un semplice Comandante fermare l'inferno?
Oppure fallirà nel tentativo più disperato?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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“Temari. Credo che dovresti far entrare il sindaco e Gaara. Saranno impazienti nel sapere come ho risolto il caso.” Invitai la mia ragazza ad aprire la porta per far entrare le due figure.
 
Dopo pochi istanti i due signori entrarono nella stanza e si sedettero sulle sedie che erano a disposizione della stanza.
“Prima di iniziare. Devo chiederle di riprendere servizio. Ho sbagliato ad allontanarla, ma spero che possa capirmi.” Mi disse Kakashi, guardandomi con imbarazzo
“È inutile dire che accetto le sue scuse e la capisco. La prossima volta veda di aver maggior fiducia nelle nostre capacità. Altrimenti mi vedrò costretto a cambiare centrale.”
“Bentornato in servizio Capitano e tenga il suo distintivo e la sua arma.”
“Bene con il suo permesso inizierò ad esporvi la soluzione del caso. Credo che gli agenti federali abbiano un po’ di fretta, ma vedrò di essere veloce e preciso. Se avete qualche dubbio, interrompetemi pure.”
 
Iniziai così ad esporre i fatti e tutte le considerazioni che, fino a quel momento, avevo tenuto segrete.
 
“Dunque il colpevole è Paul Epson che ha ucciso nelle ultime settimane diverse persone innocenti.
La prima vittima era la signora Pucket che è stata presa alle spalle e che non era riuscita nemmeno a difendersi dal suo assalto. Se vi state chiedendo se quello che ho organizzato è una trappola, ebbene ne resterete sorpresi.
Il nostro uomo aveva affermato che al momento del delitto era malato con la febbre, ma dopo aver consultato diversi medici e dottori, loro hanno confermato le mie perplessità. Nessun Epson era andato in uno studio a farsi visitare e non compariva nessuna ricetta a suo nome. Aveva compilato una scheda falsa e quindi aveva mentito. Ma perché mentire se si è innocenti? La cosa non avrebbe senso e quindi era chiaro che fosse implicato in qualche modo nella faccenda.
La seconda vittima era il signor Morrison, assassinato nei bagni del centro commerciale. La scientifica non aveva trovato alcun risultato e le uniche testimonianze erano quelle del direttore e della persona che si era scontrata con il killer e che quindi aveva rinvenuto il corpo senza vita di quel povero disgraziato. Quando gli chiesi dove fosse all’ora del delitto, mi disse che stava giungendo in radio, ma chiedendo a qualche suo collega capii che stava mentendo di nuovo.
La terza vittima era il signor Hoodson allo stadio, il quarto era il signor Kull colpito al cinema, il quinto doveva essere qualcuno della classe dell’istituto Freud e il sesto il signor Kradford direttore della Frank Company.
Fino a qui tutto chiaro. Il metodo che ha seguito il vostro uomo è un metodo particolare che ha a che fare con un caso risolto 25 anni fa da mio padre Shikaku Nara. Il padre di Paul aveva ucciso un sacco di persone per vendicare il nome del signor Ronald Epson che non è altro che il nonno del killer. Avevo capito quasi subito che la famiglia Epson era responsabile di questi delitti, ma incolpare qualcuno senza prove non è corretto nel nome dell’innocenza fino a caso contrario. Mi sarei potuto sbagliare e non potevo correre un simile pericolo, altrimenti il caso e le testimonianze raccolte sarebbero andate a farsi benedire.
Era infatti da qualche giorno che avevo deciso di uscire dai giochi per avere tempo da dedicare a qualche indizio e a qualche traccia che ormai stava diventando flebile.
Ho messo in atto lo stratagemma del mio licenziamento solo per questo e anche per fargli capire che ormai non correva più pericoli, avendomi eliminato dai giochi.
Così ho capito molte cose della sua famiglia e ho trovato il nome di questo Ronald.
Il povero Ronald è stato costretto dallo Stato ad abbandonare la sua fattoria, perché il governo voleva costruire la Frank Company e perché voleva farci passare strade e costruire abitazioni.
Quando quel povero signore ha alzato la voce lo hanno azzittito e hanno potuto fare ciò che desideravano di quel posto. Hanno raso al suolo la fattoria, ma i parenti hanno promesso di vendicarsi. Robert Epson ha commesso 43 delitti prima di essere catturato e aveva tracciato una parte della sua vendetta, lasciando ad uno dei 2 figli il proseguo del suo piano. Il maggiore non era interessato a questo e lasciò l’incarico al minore che ne fece quasi una questione di principio.
Paul colpendo nei posti dei delitti voleva completare quest’opera familiare.”
“Cosa volevano ottenere?” Mi chiese il capitano Gaara, mentre stavo prendendo un bicchiere d’acqua.
“Come vi ho detto prima, il loro era un desiderio di vendetta. Infatti, Capitano Gaara se lei prendesse i luoghi dei delitti di 30 anni fa e li inserisse in una mappa cittadina con quelli di Paul verrebbe fuori il nome di Ronald Epson. Volevano marchiare a fuoco il nome del nonno nella città, ma credo che l’intento del nostro killer oltre ad un minimo di vendetta familiare fosse quello di distruggere tutto.
Non voleva risollevare il nome della sua famiglia, voleva solo macchiare il nome di questa città con il sangue.”
“Non aveva bisogno di complici?” Mi chiese il sindaco, guardandomi sorpreso per quello che stava diventando, dopo le mie parole, un caso dalla semplicità disarmante.
“Certo che no. Anzi non mi stupirei che dietro a qualche delitto nei sobborghi della città non ci sia la sua mano. Nella sua vendetta non rientrava l’alleanza con qualche piccolo teppista o delinquente.
Se non avete altre domande credo che il caso possa essere finalmente archiviato. Non crede anche lei signor Gaara?”
“Ha ragione Capitano e mi scuso se ho tenuto un comportamento impossibile in qualche frangente nei suoi confronti.”
“Credo che ci siamo comportati tutti e due come dei bambini troppo cresciuti e quindi tregua?” Proposi, allungando la mano e aspettando che la stringesse.
“Sì direi che più di una tregua. Se in futuro avessi bisogno delle sue doti, cosa ne penserebbe di collaborare con me e l’Fbi.” Mi propose.
“Se non riuscisse a venirne a capo, vi offrirò il mio aiuto. Ma lo stesso discorso vale anche per la nostra centrale. In caso di necessità potrò farmi aiutare dalle sue capacità?” Chiesi, ben sapendo che le sue capacità intellettuali erano pari o inferiori a quelle di un vecchio chiodo arrugginito.
“Ci conti Capitano e ora con il suo permesso vedrò di accompagnare quel farabutto davanti ai miei superiori. Saranno loro a decidere cosa farne, ma credo che la punizione da infliggere sia già scritta da tempo. Arrivederci.” E detto questo uscì dalla porta
“Credo che accompagnerò il signor Gaara nei miei uffici prima che risolva la questione federale. Arrivederci Capitano Nara. Veda di rimettersi in fretta. Abbiamo bisogno di lei.” Anche il sindaco varcò la soglia e accompagnò Gaara ai suoi impegni.
“A presto signori, vi auguro una buona giornata.” Salutai e mi distesi di nuovo a letto.
 
Dopo che i due signori furono usciti dalla mia stanza, la mia ragazza mi stava guardando sconcertata.
 
“Dovresti spiegarmi da quando hai messo da parte il tuo caratteraccio.”
“Ho avuto molto tempo per pensare e riflettere e se vogliamo essere una buona famiglia ho bisogno che tuo fratello cambi opinione su di me. Nonostante tempo fa odiassi ammetterlo, noi due siamo molto simili. Entrambi odiamo le ingiustizie e vogliamo la felicità della stessa persona.”
“Molto simili, ma se fino a un mese fa lo odiavi.” Affermò scettica
“Se fossi stato nei suoi panni avrei odiato chiunque si fosse avvicinato a mia sorella. È per questo che capisco il suo comportamento, ma spero di poter diventare suo amico.”
“Sei diventato più maturo in questi ultimi giorni e ne sono felice.”
 
Uscito dall’ospedale ripresi a lavorare assicurando alla giustizia i criminali e i teppisti che non rispettavano alla legge e fui sempre presente in ufficio. Mi allontanai solo qualche giorno durante luglio quando decisi di assistere al processo a Paul Epson che il giudice Bradley imputò colpevole e quindi condannato ad una pena esemplare, ma che non sarebbe mai stata sufficiente per tutto il sangue innocente che era stato versato.
 
“Paul Epson come si giudica dinnanzi alla legge?” Chiese il giudice per nulla intimorito dallo sguardo glaciale del killer.
“Innocente.” Ghignando per la risposta data.
“Lei sta scherzando. Paul Epson colpevole di innumerevoli crimini verso la popolazione, lo Stato e imputato per tentato omicidio ai danni del Capitano Nara, del signor Kradford e di una classe intera dell’Istituto Freud  la condanno a 50 anni di carcere. Lei non vedrà mai più la luce del giorno. La seduta è tolta.” L’avvocato dell’imputato blaterò qualcosa a proposito di un ricorso, ma il giudice rispose che era una perdita di tempo e uscì dall’aula.
 
I giornali riportarono a lungo quella notizia sensazionale, ma gli onori per quella splendida impresa vennero attribuiti a me e al Capitano Gaara e venimmo premiati come eroi per il coraggio dimostrato e per la determinazione avuta durante lo svolgimento dei casi.
 
“Sono felice di premiare il Capitano dell’Fbi Gaara con questa medaglia al valore militare e con il medesimo riconoscimento il Capitano Nara che ha dimostrato di avere a cuore la sua città più di qualsiasi altra cosa al mondo. Nonostante io non abbia avuto fiducia il lui devo ricredermi e sono sollevato perché sia tornato al posto che gli spetti. Ora non avremmo più nulla da temere.”
“Grazie signor sindaco e grazie anche a voi amici.”
 
I mesi passarono e ben presto il brutto episodio Epson venne dimenticato da buona parte della popolazione. A settembre infine giunse il mio matrimonio con Temari che emozionati come non mai eravamo pronti a legarci al sacro vincolo del matrimonio.
Io ero intenzionato a far piovere, dato che arrivai con 20 minuti di anticipo, per una buona volta, e nonostante avessi cercato di smettere di fumare, eccomi ad accendermi una sigaretta. La mia futura mogliettina invece era arrivata con 30 minuti di ritardo dall’inizio della cerimonia e tutto ciò mi aveva reso inquieto e passeggiavo  nervosamente per i gradini della chiesa, assorto in una moltitudine di pensieri.
 
“Choji vuoi vedere che non viene. Forse ha cambiato idea. È in ritardo di 5 minuti e lei di solito è puntuale. Forse ha conosciuto un altro ragazzo durante la sua festa di addio al nubilato e ha deciso di mollarmi. Sì deve per forza essere così.”
 
Più i minuti passavano più diventavo inquieto e stavo tremando come una foglia. Chi mi avesse visto in quello stato si sarebbe messo a ridere all’istante. Sembravo un bambino mezzo bagnato al primo giorno di scuola circondato da un sacco di persone che non avevo mai visto prima.
Dopo 30 minuti finalmente Temari era scesa dalla limousine accompagnata dal fratello che scambiò un saluto energico al futuro cognato e facendomi in qualche modo coraggio.
 
“Vedi di trattare bene mia sorella, altrimenti ti spezzo le gambe.” Mi minacciò con uno sguardo maligno.
“Non ti preoccupare. Sono io quello che rischia di più non lei.”
“Cosa vi state dicendo, ragazzi?” Si intromise.
“Di nulla. Sei bellissima, come sempre del resto. E questo abito ti si addice moltissimo. Sembri una vera principessa. La mia principessa. Anche se non sono il principe azzurro che meriti sono felice di averti conosciuto.”
 
La messa del parroco proseguì in maniera semplice e sobria.
“Bene signor Nara enunci le sue promesse alla sposa.”
“Temari che cosa dire. So che non sono perfetto e che non sarò mai perfetto.  Tu sei il mio raggio di sole che non cessa mai di brillare nel cielo, un’insonnia che mi impedisce di dormire, ma dalla quale non voglio mai guarire.
Quando guardo i tuoi occhi vedo la fiamma del tuo amore che, spero, arderà per sempre per renderci entrambi felici.
Sia nei momenti di gioia che di dolore, niente ci separerà e prometto di starti sempre vicino. Per questo accolgo te Temari, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.”
“Shikamaru quando ti ho conosciuto non ti ho sopportato subito, ma stando vicino a te ho iniziato ad amarti e a rispettarti. Quando sei con me seguo solo quello che mi dice il cuore e il cuore mi dice che non potrei mai vivere senza di te. Non potrei vivere senza il tuo sorriso e senza il tuo sguardo dolce e comprensivo. Per questo accolgo te Shikamaru, come mio sposo. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.”
 
“Il Signore onnipotente e misericordioso confermi il consenso che avete manifestato davanti alla Chiesa e si degni di ricolmarvi della sua benedizione. L’uomo non osi separare, ciò che Dio unisce.
Amen. Il Signore benedica questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di fedeltà. Per Cristo nostro Signore.
Amen.”
“Temari ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”
“Shikamaru ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”
“Se nessuno è a conoscenza di qualcosa che non possa rendere questo matrimonio valido, parli ora o taccia per sempre. Bene vi dichiarò marito e moglie. Può baciare la sposa.”
Da quel momento in poi la mia vita cambiò in meglio. Festeggiamo fino a tardi quella giornata e dopo il viaggio di nozze tornammo ai nostri impegni.
Dopo 3 anni dalla nostra unione nacquero due adorabili piccole pesti che cambiarono ancora di più la mia vita. Shikadai mi assomigliava moltissimo, era pigro e indolente di fronte a buona parte delle attività, ma aveva un’intelligenza fuori dal comune.
Shikashi la sorellina assomigliava a Temari, energica e insopportabile, ma dolce e tenera come una bella bambolina.
Ricordo ancora perfettamente quanto fecero disperare Temari e quanti sbalzi d’umore improvvisi dovetti sopportare. 5 minuti prima era dolce e meravigliosa e 5 minuti dopo era triste e mi puntava contro un coltello.
“Sono grassa come una balena.” Urlando come un’ossessa dal salotto
“Ma no, sei solo incinta.” Cercai inutilmente di tranquillizzarla
“Dove vai? Hai intenzione di scappare via? Hai intenzione di lasciarmi? Lo so mi vuoi lasciare sola perché sono grassa, brutta e ti sei innamorato di una ragazza più giovane e carina.”
“Vado un attimo in tabaccheria, torno tra 10 minuti.” Cercai di rassicurarla.
“Non è vero. È inutile che menti so che adesso uscirai da quella porta e partirai con un viaggio di sola andata per le Hawaii e non tornerai più.” Stava cercando di trattenere a stento le lacrime.
“Sei proprio una sciocchina quando parli così.” Cercai di essere dolce e comprensivo.
“Mi hai dato della stupida. Lo sapevo, maledetto quel giorno che ci siamo conosciuti.”
“Ascoltami Temari. Io non mi sono innamorato di come sei esteriormente, ma di come sei interiormente. A me non importa nulla della bellezza, se io sto bene con una persona posso sorvolare sopra qualsiasi cosa. E quella persona che mi ha cambiato sei tu. Non potrei mai scappare da te o da mio figlio.” Ero convinto che fosse incinta solo di Shikadai e invece mi aveva nascosto la storia del secondo gemello.
Quando vidi portarmi quei due fagottini per poco non svenni dalla tensione e dalla sorpresa. Per i successivi mesi avrei dovuto accantonare le mie ore di sonno per permettere anche a Temari di riprendersi dalla gravidanza.
Dal giorno in cui mi sposai e nacquero i miei due figlioli mi ero ripromesso che non avrei più fatto sciocchezze nella mia vita e che sarei stato un padre ancora più presente del mio.
Più li guardavo e più sorridevo, pensando che tutto quello che avevo vissuto era servito per farmi crescere, per farmi diventare una persona migliore e non mai avrei cambiato la felicità di abbracciare le mie piccole pesti per tutto l’oro del mondo.
 
 
 
 





Angolo Autore:
Lo so che questo capitolo doveva uscire domenica, ma siccome ho avuto qualche minuto libero ho deciso di pubblicare la fine di questa storia.
E anche questa storia è finita e credo che la prossima non vedrà più per protagonisti i personaggi di Naruto.
Nonostante i tanti progetti che mi ronzano per la mente, sono un po’ confuso in questi ultimi periodi, ma una cosa l’ho capita. I racconti polizieschi non sono così facili da raccontare come pensavo, ma spero un po’ alla volta di migliorare anche in questo campo.
Ringrazio moltissimo le persone che hanno avuto l’immensa sfortuna di leggere anche questo schifo e ringrazio ancora di più coloro che hanno recensito i capitoli.
La prossima storia non so ancora su cosa verterà: ho molti progetti in corso, ma ce ne sono 2/3 che sono a buon punto.
Credo, ma non vorrei raccontarvi una bugia, che la prossima storia dovrebbe riguardare A Tutto Reality, ma potrei anche cambiare idea.
Purtroppo è da anni che la mia mente e le decisioni che devo prendere litigano tra loro, ma almeno questa volta spero di riuscire a seguire il percorso che ho tracciato, dopotutto domenica non è lontana secoli.
Ovviamente vi invito a dargli un occhiata e a scrivermi in numerosi se vi ha soddisfatto, se non vi ha colpito particolarmente o se non sono stato abbastanza chiaro su qualche punto o se avete qualche curiosità che magari per disattenzione mi è sfuggita.
Alla prossima.
   
 
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