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Autore: Alexcatania    30/08/2015    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Severus Piton e Albus Silente si fossero incontrati per caso davanti allo Specchio delle Brame?
Due uomini così diversi, eppure così uguali, di fronte ai loro demoni. Quale modo migliore di affrontarli, se non insieme?
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Piton, con sua grande sorpresa, si scoprì trepidante e curioso di sapere ciò che avrebbe visto.
Affondò il viso nel Pensatoio e fu scagliato in un'altra dimensione, dritto dentro i ricordi di Albus Silente.
(...)
Piton ebbe una strana sensazione di déjà vu: si erano materializzati in una casa mezza distrutta. Ariana era rannicchiata a terra e strillava con tutto il fiato che aveva nei polmoni, cercando di liberarsi dalla morsa del fratello Aberforth.
Tra le macerie giaceva Kendra Silente: il corpo ricoperto di sangue, gli occhi spalancati e privi di calore.
Piton osservò due diverse versioni di Albus Silente inginocchiarsi ai piedi della madre. Quello del passato urlò tutto il suo dolore e la prese tra le braccia. Quello del presente l'avrebbe fatto a sua volta, se solo avesse potuto. Si limitò a piangere, impotente e sconfitto.
«Mamma...» la chiamarono all'unisono, soffocando tra un singhiozzo e l'altro. Ma lei non avrebbe mai risposto...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Two Headmasters of Hogwarts

L'atmosfera era surreale.

Severus Piton era pallido, sudaticcio, e totalmente stravolto dai dolorosi avvenimenti di quella nottataccia.
Albus Silente sembrava capitato lì per caso. Aveva l'aria di uno studente in gita scolastica, particolarmente annoiato dalle spiegazioni dei professori. Scartò la caramella e ne morse un pezzo, chiudendo gli occhi per gustarla meglio.
Piton aspettò che dicesse qualcosa, infastidito da quell'atteggiamento noncurante. L'idea di essere stato osservato in quel momento di fragilità, lo mandava su tutte le furie. Dal momento che Silente continuava ad ignorarlo, prese l'iniziativa.
«Da quanto tempo sei lì?» chiese.
«Non da molto» rispose Silente, girandosi i pollici con fare distratto. «Vuoi una caramella mou?»
«No, grazie!» replicò Piton, sarcastico.
Quella risposta sprezzante sembrò risvegliare Silente dai suoi pensieri. Alzò finalmente lo sguardo dalle lunghe mani intrecciate, e gli lanciò una delle sue tipiche occhiate penetranti. Quando parlò, il suo tono era pacato come non mai: «Ti chiedo di perdonami, Severus. Non volevo intromettermi in un momento così delicato. Confido che mi crederai quando dico di trovarmi qui per una fortuita coincidenza. Tuttavia, spero di non sembrarti insensibile se vesto momentaneamente i panni del Preside di Hogwarts, e ti chiedo di non urlare a quest'ora. Anzi, forse dovresti proprio evitarlo».
Piton abbassò lo sguardo e arrossì. Dopo tutto quello che aveva passato quella notte, ora gli toccava persino di essere ripreso. Stava per replicare, ma sapeva di essere nel torto, quindi si limitò ad annuire.
«Non pensiamoci più» proseguì Silente. «Sei un mago dalle strabilianti capacità deduttive e logiche. Hai messo alla prova persino un cervello straordinario come il mio, con quella complessa sciarada che hai ideato per proteggere la Pietra. Ha richiesto la mia massima attenzione per ben due o tre minuti, prima che trovassi la soluzione. Per questo motivo, sono persuaso che tu abbia capito esattamente la funzione dello Specchio delle Brame».
«Sì» rispose Piton, «però non capisco cosa ci faccia qui».
«Preferisco non divulgare a nessuno questa informazione» disse Silente, e si affrettò a cambiare argomento.
«Non avevo dubbi che avresti compreso la natura di questo straordinario specchio. Converrai con me che è un oggetto estremamente affascinante e pericolo...»
«Smettila di tergiversare» lo fermò Piton, «chiedimelo e basta».
Silente sembrò sorpreso, non gli capitava spesso di essere interrotto. Si ricompose in fretta e domandò, in modo garbato: «Cosa dovrei chiederti?»
«Cosa vedo nello specchio. Altrimenti perché saresti venuto allo scoperto?»
«No, Severus» rispose, con una nota amara nella voce. «Non oserei mai chiederti una cosa simile, ma se vuoi parlarne, sarò ben lieto di ascoltarti».
Piton scosse la testa, distogliendo il contatto visivo. Non se la sentiva di mettersi così a nudo e di rivivere ciò che aveva appena visto. Non voleva vedere lo sguardo compassionevole che Silente gli avrebbe rivolto, lo avrebbe fatto sentire ancora più debole di quanto non si sentisse già.
Silente aveva un'aria imperscrutabile. Da quando le loro strade si erano incrociate, non aveva mai colto emozioni in quei profondi occhi azzurri, se non quelle che il Preside di Hogwarts desiderava condividere con lui. Era l'unico mago che avesse mai incontrato, capace di eludere le sue allenate abilità di Legilimens.
Molte volte si era chiesto cosa gli passasse per la testa, ma non riusciva proprio a immaginarlo.
Dopotutto, cosa sapeva di Albus Silente? Conosceva parte della sua storia, sapeva delle imprese incredibili che aveva compiuto, ma solo tramite vecchi giornali e alcuni libri di storia che approfondivano l'ultimo secolo del mondo magico. In dieci anni di conoscenza si erano avvicinati notevolmente, ma non gli aveva mai fatto una domanda veramente personale.
Forse è giunto il momento di farlo, pensò Piton.
«Tu cosa vedi?» chiese.
Silente inarcò le sopracciglia e disse: «Mi vedo in un ufficio nuovo e totalmente commestibile, fatto di dolci e stracolmo di caramelle!» 
Piton alzò gli occhi al cielo: «Potevi semplicemente dirmi che non è affar mio».
«Suppongo di sì» ammise Silente, ridendo sotto i baffi argentati.
«Io vedo Lily» disse Piton.
La sorpresa gli si dipinse sul volto: non aveva mai avuto intenzione di confessarlo. Era come se la sua bocca avesse deciso in completa libertà, ribellandosi alle sue volontà.
«Non so perché l'ho detto» aggiunse, sentendosi sempre più confuso.
«Forse perché una piccola parte di te desidera parlarne» suppose Silente, «sono convinto che ti sarebbe d'immenso aiuto».
Piton deglutì. Forse aveva ragione lui, sentiva che sarebbe stato liberatorio aprirsi, ma non era per niente sicuro di riuscire a tirare fuori quella scomoda verità.
Chiamò a sé ogni singola briciola di coraggio che possedeva e decise di provarci.
«Non c'era solo lei... nel riflesso. C'era anche... anche...»
Si interruppe. Restò in silenzio per diversi minuti, incapace di ammettere a Silente, ma soprattutto a se stesso, ciò che aveva visto.
«Anche il figlio che non avrete mai» completò Silente, girandosi nuovamente i pollici.
Piton sgranò gli occhi e trattenne il respiro. Qualcuno doveva avergli scagliato di nascosto la Maledizione Cruciatus, non c'era altra possibile spiegazione per quel dolore insostenibile. O forse sì...
«Come fai a saperlo?» chiese Piton, con un filo di voce.
«Lo immaginavo...» rispose Silente.
«LO IMMAGINAVI?! TU NON NE HAI LA MINIMA IDEA!» esplose Piton, avvicinandosi a Silente e puntandogli l'indice contro il petto, con fare minaccioso. «Sarai pure Stregone Capo, Pezzo Grosso e tutto quello che ti pare, ma non pretendere di capire TUTTO QUESTO! Hai la minima idea di cosa voglia dire vivere, sapendo che l'unica donna che hai amato e che mai amerai sia morta, E CHE SIA MORTA PER CAUSA TUA?! Sai cosa vuol dire vivere odiando se stessi?! Da dieci anni vago in questo castello senza uno scopo, consapevole che non avrò MAI un perdono per quello che ho fatto! E devo ammetterlo, mi piace tormentare i tuoi preziosissimi studenti e leggere l'odio nei loro volti. È questo che merito per il resto della mia MISERABILE VITA!»
Il volto di Piton era ormai a pochi centimetri da quello di Silente, talmente vicino che il suo respiro affannoso appannava gli occhiali a mezzaluna del Preside di Hogwarts. Quest'ultimo era rimasto perfettamente impassibile, non aveva battuto ciglio neanche una volta durante tutta la sfuriata.
Piton indietreggiò di un passo, respirando profondamente dal naso. Aveva perso il controllo ancora una volta. Non aveva mai deciso di dare una voce alle sue emozioni, sembrava che si fossero semplicemente liberate, con la forza e l'irruenza di chi è rimasto in catene per anni.
Tuttavia, si sentiva un po' più leggero, come se un piccolo nodo che giaceva da qualche parte nel suo stomaco, si fosse appena sciolto.
Aveva una mezza idea di scusarsi con Silente per avergli urlato in faccia, ma lui lo precedette:
«Mio caro Severus, aspettavo da anni che ti aprissi con me, mi rammarico profondamente che ciò sia avvenuto per la prima volta in questo modo. Tuttavia, non ho alcun motivo per biasimarti. Neanche io ho avuto il temperamento necessario per aprire il cuore ad un'altra persona, e svelarle i miei segreti più reconditi. Un uomo non dovrebbe mai affrontare una simile tempesta da solo. Se mi fossi aperto prima io con te, forse avrei potuto aiutarti. Avremmo potuto aiutarci a vicenda, perché io e te siamo molto più simili di quanto tu possa immaginare».
Piton restò interdetto. In che modo un uomo integro come Silente poteva essere simile a lui?
Silente sospirò profondamente, come per farsi coraggio, e proseguì.
«Quando mi guardo nello Specchio delle Brame, mi rivedo com'ero quando avevo diciassette anni. Per quanto possa sembrare impossibile a molti uomini della tua età o più giovani di te, non sono nato vecchio» scherzò, accennando un sorriso.
«Sono stato giovane anch'io, in tutti i modi in cui è possibile esserlo: stupido, curioso, avventato, affamato, egoista. Così come te, nello specchio non sono solo, ma sono circondato dalle cinque persone che ho amato di più: la mia famiglia. La vedo di nuova felice e unita, come lo era molto tempo fa... Prima che...»
Il labbro inferiore gli tremò impercettibilmente. Annaspò, alla ricerca delle parole, ma non completò mai quella frase. Piton non lo aveva mai visto esitare, sapeva sempre quello che doveva dire e come doveva dirlo.
Silente chiuse gli occhi per riprendere il controllo. Quando li riaprì, disse in tono deciso: «Se non ti dispiace, credo che sarebbe molto più facile per me, se potessi mostrarti ciò che accadde».
«Non devi farlo per forza. Non mi devi alcuna spiegazione».
«No, non devo. Ma ho tenuto per me questo orribile segreto troppo a lungo. Non voglio rischiare di avvelenarmi l'anima e diventare una persona peggiore».
«Come me?» gli fece notare Piton.
«Non era quello che intendevo. Mi sei sempre stato fedele, sei cambiato più di quanto ti piacerebbe ammettere. Meriti qualcosa di meglio di una stupida risposta sarcastica» rispose Silente, ammiccando.
La porta si aprì e un vecchio Pensatoio sfrecciò velocissimo dentro la stanza, fermandosi esattamente a metà tra i due.
Silente si sfiorò la tempia con la bacchetta, ed estrasse con delicatezza una serie di sottilissimi fili brillanti: i suoi ricordi. Li spinse nella tumultuosa superficie argentea del Pensatoio, che diventò trasparente e piatta come una tavola.
«Il passato è ineluttabile» sospirò Silente, «non possiamo fare nulla per cambiarlo, possiamo semplicemente accettarlo e imparare da esso. Stai per vedere qualcosa che nessuno ha mai visto prima, esclusi ovviamente i protagonisti di queste storie. Dopo di te, Severus».
Piton, con sua grande sorpresa, si scoprì trepidante e curioso di sapere ciò che avrebbe visto.
Affondò il viso nel Pensatoio e fu scagliato in un'altra dimensione, dritto dentro i ricordi di Albus Silente.
   
 
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