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Autore: Fiamma Drakon    04/02/2009    1 recensioni
Il colonnello, Edward e Alphonse si ritrovano su un'isola deserta e devono trovare il modo di fuggire e sopravvivere a madre natura, ma soprattutto ai conflitti fra il colonnello e Acciaio. Riusciranno Ed e Roy a imparare a coesistere?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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3_Puma domestico meglio di così... Puma domestico, meglio di così...
Quando Edward si svegliò il mattino seguente, il sole era già alto nel cielo azzurro: se non altro, aveva passato una notte tranquilla senza sogni alquanto ambigui riguardo al colonnello.
Qualcosa gli leccò la guancia, attirando la sua attenzione: il biondo si voltò e notò il piccolo gattino-puma ancora accovacciato fra le sue braccia. Si alzò e lo prese in grembo, carezzandogli il manto nero come la pece: era davvero carino.
Il brontolio del suo stomaco vuoto ricordò al biondo l’impellente bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. Quest’ultimo si guardò intorno, perplesso dallo strano silenzio che lo circondava: nessuna traccia di Alphonse né del colonnello. Magari erano andati a fare un giro mentre lui dormiva... oppure erano di nuovo nella foresta alla ricerca di cibo... insomma, non c’era alcun motivo di preoccuparsi. Così, solo con il gattino-puma, il biondo si alzò e si sgranchì un po’ le gambe.
- Fratellone, sei sveglio! - esclamò la squillante voce di Alphonse, mentre lui e Mustang ricomparivano dalla foresta.
Il gattino-puma saltò sulla schiena di Edward, dove affondò gli artigli, lacerandogli la maglia.
- AHI! Maledizione, toglimi questo sgorbietto dalla schiena, mi sta bucando la pelle! - urlò il biondo, cercando di arrivare al piccolo puma per strapparselo di dosso.
- No, fratellone! Così gli fai male! - esclamò Alphonse, correndo verso il fratello.
- Acciaio, Acciaio... possibile che tu debba combinare sempre qualche guaio? - disse il colonnello.
- Mi faccia il favore di tacere! - ribatté Edward, seduto a terra, ansante: dopo quasi mezz’ora di lotta, finalmente Alphonse era riuscito a togliere il puma da dosso al biondo.
- Fratellone lo hai spaventato! - s’intromise quest’ultimo.
- M’importa assai se l’ho spaventato! Mi ha quasi strappato la carne dalle ossa! - ringhiò Edward in risposta. In effetti, della sua canotta nera era rimasto ormai ben poco: solo qualche brandello di tessuto. Mentre Alphonse cercava di toglierlo, il gattino-puma aveva cercato in ogni modo e con tutte le sue forze di opporsi, arpionandosi saldamente alla maglia del biondo, che ora giaceva a terra sbrindellata.
Anche la schiena del ragazzo non era messa tanto meglio: la pelle era sgraffiata in più punti, in alcuni più profondamente che in altri e piccoli rivoletti di sangue scivolavano giù lungo da schiena.
Un leggero soffio di vento spazzò la radura, facendo rabbrividire Edward.
- Grandioso... chissà che bella nottata passerò! - esclamò il biondo.
- Uff... Acciaio, quanto la fai lunga! - lo rimbrottò il colonnello.
- Vorrei vedere lei dormire a torso nudo steso per terra! -
- Be’, certamente non mi lamenterei come te... -
- Già, me l’immagino... -
- E con questo cosa vorresti insinuare? Che sono meno uomo di te? -
- Nooo... non era assolutamente nelle mie intenzioni offenderla signor colonnello... -
- Acciaio, mi stai irritando! -
- Davvero? Mi spiace, forse non sono ancora abbastanza maturo da capire quando è il momento di smettere! -
- Senz’altro! -
- LA VOLETE FINIRE?! - s’intromise Alphonse urlando per sovrastare le voci dei due litiganti.
Ringhiandosi contro a vicenda, Roy e Edward decisero di cessare temporaneamente le ostilità, che avrebbero senz’altro ripreso in un momento più consono.
Il sommesso brontolio dello stomaco dei due li fece ammansire completamente.
- Perché non proviamo ad andare a cercare del pesce? - azzardò Alphonse.
- Con la fortuna che abbiamo il mare probabilmente ne sarà sprovvisto proprio in questo tratto... - mugolò Edward.
- Invece di stare a rimuginare, perché non ci avviamo verso la spiaggia? - ribatté aspramente il colonnello.
Così Edward, Alphonse e Roy si addentrarono nel sottobosco alla ricerca di una strada che li riconducesse alla spiaggia.
Dopo ore di agonizzante viaggio, finalmente il trio raggiunse la meta.
- Non ce la faccio più! - esclamò Edward, crollando sulla sabbia.
- Acciaio non lamentarti! - lo rimbeccò il colonnello, sedendosi vicino a lui.
- Sa, anche io ho un nome di battesimo! -
- Non me ne importa niente -
Alphonse si avvicinò all’acqua e fissò l’orizzonte per qualche istante.
- Stare qui mi fa venire in mente quando abbiamo cercato di pescare da bambini, quella volta sull’isola... ricordi fratellone...? - disse l’armatura, carezzando lievemente il pelo del gattino-puma.
- Sì... ma a quell’epoca eravamo diversi... molto diversi... - rispose il biondo, rimettendosi seduto.
- Non avevo mai visto Acciaio diventare sentimentale... - mormorò il colonnello a mezza voce.
Ignorando i commenti alquanto inopportuni del moro, Edward si alzò e andò al fianco del fratellino.
- Avanti, cerchiamo di cavare qualche cosa da mangiare da questa gita al mare! - esclamò, togliendosi i pantaloni e gli stivaletti.
- ACCIAIO! - disse il colonnello, visibilmente scioccato. Neanche l’avesse visto nudo!
- Ringrazi che vado a caccia anche per lei... e che non mi sono tolto le mutande... - ribatté il biondo, prendendo fiato e tuffandosi.
L’acqua fresca gli sferzò il viso e le ferite ancora aperte sulla schiena, lasciandogli un leggero bruciore. Il ragazzo iniziò a nuotare verso il basso, osservandosi all’intorno, alla ricerca di pesci. Niente.
Quando i polmoni iniziarono a bruciargli per la mancanza di ossigeno, il biondo riemerse ed espirò.
- Ehi, fratellone! Prova con questo! - gli disse Alphonse, lanciandogli un ramoscello, che Edward afferrò al volo: una lancia tradizionale. Niente punta, solo l’asta, leggermente acuminata ad una estremità. Perfetta!
Edward si immerse di nuovo. L’acqua salata iniziava a non bruciare quasi più a contatto con gli sfregi sulla sua schiena. Meglio così: aveva la sensazione che a furia di cacciare sott’acqua alla fine sarebbe diventato una specie di alchimista-pesce.
Sferzando l’acqua con poderose bracciate, il biondo scese sempre più in profondità. Più si allontanava dalla superficie, più calava l’oscurità attorno a lui. Quando si ritrovò a qualche metro sotto la superficie, iniziò a guardarsi intorno. Di nuovo niente. Forse quella sua supposizione sulla mancanza di pesce proprio in quel tratto non era poi tanto campata in aria.
Per la seconda volta, riemerse a mani vuote, ma senza demordere: era certo che qualcosa sarebbe riuscito a prendere.
Stava per immergersi di nuovo, quando sentì l’acqua agitarsi vicino a lui. Cautamente, Edward abbassò lo sguardo e notò il profilo di un pesce nuotare appena sotto la superficie, attorno alle sue caviglie. Senza un attimo di esitazione, il biondo menò un fendente micidiale e trafisse il povero pesce, che si dimenò per qualche istante attaccato in fondo al ramoscello.
- SÌ! CE L’HO FATTA! - urlò al settimo cielo.
Il colonnello scattò automaticamente in piedi.
Edward corse a riva, evitando di cadere o di far cadere la sua sfortunata preda. Arrivato sulla spiaggia, mostrò il pesce al colonnello.
- Visto? Se non c’ero io! - disse, dandosi un tono d’importanza.
- Si stava tutti meglio... - mormorò a mezza voce Mustang.
Edward si sedette sulla sabbia respirando profondamente. Si strizzò la treccia di capelli zuppi, mentre s’immaginava seduto davanti ad un caldo fuocherello nella radura. Non vedeva l’ora di riempirsi finalmente la pancia. Abbassò gli occhi sulla sua preda.
- Che...? - esclamò, visibilmente scioccato, alzando il ramoscello: c’era rimasta solo la lisca.
Qualcosa iniziò a strusciarsi contro la gamba del biondo, costringendolo a spostare lo sguardo su quel qualcosa che gli si stava strofinando contro. Era il gattino-puma.
- Al... perché il puma è qui? - chiese Edward, trattenendosi a stento dall’urlare.
- Scusa fratellone, ma voleva scendere... - si difese Alphonse.
- SÌ, CERTO! VOLEVA MANGIARSI IL PESCE! - sbraitò il biondo, fuori di sé.
- Acciaio, calmati - intervenne il colonnello.
- ACCIAIO CALMATI UN CORNO! CERCO DI PROCURARCI QUALCOSA DA MANGIARE E QUELLO SGORBIETTO SE LO MANGIA! - proseguì il biondo.
- Fratellone... smetti di urlare. Spaventi il cucciolo - disse Alphonse.
- BENE! MEGLIO COSÌ! - ringhiò Edward.
Alphonse prese in braccio il gattino-puma, carezzandolo fra le orecchie. Il colonnello iniziò a scuotere la testa, esasperato, mentre lo stomaco di Edward brontolava di nuovo.
- Ecco... mi è tornata la fame... -
- Acciaio... non sei l’unico a sentire la fame... smetti di lamentarti -
- No! Ero riuscito a prendere qualcosa da mangiare! -
- E allora torna a pescare! -
- A no! Stavolta viene con me! -
- Cosa?! -
Edward afferrò il colonnello per un braccio e lo fece alzare, poi iniziò a togliergli la giacca blu, la camicia, i pantaloni e gli stivali.
Rimasto in mutande come Edward, il colonnello scoccò un’occhiataccia al biondo, iniettata dell’odio più puro che riuscisse a concepire.
- Acciaio... me la pagherai! - sibilò.
- Spiacente colonnello. Non ho il portafogli con me. Andiamo...! - esclamò Edward, trascinandosi appresso Mustang.
Grazie al colonnello, che smaniava per tornare a riva, i due alchimisti si schiantarono in acqua uno addosso all’altro.
- Colonnello, le spiacerebbe impegnarsi un po’ per assicurarsi almeno il pranzo? -
- Sì, mi spiacerebbe! -
- Aah... andiamo! Si comporti da uomo! -
I due s’immersero in acqua e iniziarono la caccia, armati di ramoscelli acuminati ad un’estremità.
In fondo, con quattro occhi al posto di due, trovare qualche pesce fu più facile. Edward e Roy riemersero con abbastanza prede da permettersi un pranzo decente.
Quando i loro sguardi si posarono sulla spiaggia, l’unica cosa che videro fu Alphonse che rincorreva due scimmie con indosso...
- EHI! - urlò Mustang.
- MALEDIZIONE! - sbraitò Edward.
I due corsero a riva e cercarono di recuperare i loro vestiti, aiutati da Alphonse.
Quando finalmente riuscirono a riappropriarsene, si rivestirono e si avviarono trionfanti verso la loro base.
Arrivati nella radura, Edward e Mustang accesero un fuoco da campo dando fondo a tutte le loro energie e misero a cuocere il pesce. Non ci vedevano più dalla fame.
Edward, d’un tratto, avvertì un forte prurito sulla schiena e anche il colonnello.
- Fratellone, colonnello... che vi succede? - chiese Alphonse perplesso, inclinando di lato la testa.
- Non lo so! Mi prude dappertutto! - rispose il biondo, contorcendosi per arrivare dove le braccia non riuscivano.
Il colonnello risparmiò la voce e iniziò a dimenarsi nel tentativo di raggiungere la schiena. Sembrava che stessero ballando una stupida danza tribale, patetica imitazione di quella della pioggia.
Alla fine, dopo parecchie contorsioni spacca-vertebre, i due alchimisti cozzarono schiena contro schiena, muovendosi in sincrono. Alphonse assisteva alla scena cercando di non scoppiare a ridere, cosa che gli riusciva piuttosto difficile date le circostanze.
- Acciaio un po’ più a destra... - mormorò il colonnello, spostandosi verso sinistra.
- La mia o la sua? - chiese il biondo.
- La mia... -
- Se si spostasse un po’ più a sinistra... -
- Grrr... -
Alphonse non osava neanche commentare, per paura di esprimere opinioni che li avrebbero senz’altro fatti arrabbiare, ma era davvero singolare vedere una cosa simile. Soprattutto se a farla erano Edward e Mustang, Acciaio e Fuoco, l’esempio più lampante di cane e gatto.
Dopo un po’ però, divenne insopportabile assistere.
- Fratellone, colonnello... se vi danno fastidio i vestiti toglieteveli... - disse Alphonse in tono innocente.
- Che?! Al, ti ha dato di volta il cervello? Non ci penso neanche a rimanere in mutande QUI! -
- Sono costretto, mio malgrado, a dare ragione ad Acciaio... -
- Be’, io vi ho dato un consiglio, sta’ a voi scegliere! - concluse Alphonse, offeso.
Il moro e il biondo si scambiarono un’occhiata: nessuno dei due avrebbe mai ceduto di fronte ad una proposta simile. Quando però iniziarono ad avere l’orrenda impressione che qualcosa stesse camminando sulla loro pelle, acconsentirono.
Lasciarono i vestiti da una parte e si sedettero in mutande vicino al fuoco, pregando che madre natura fosse misericordiosa con loro e non scoppiasse a piovere.
Purtroppo, la tipica fortuna dell’uccellaccio del malaugurio li colpì di nuovo.
- Sa colonnello... iniziò a temere che lei sia uno iettatore... - sospirò Edward, stringendosi al fratello nella speranza di non morire assiderato.
Il colonnello starnutì.
- T-taci Ac-c-ciaio... - ribatté il moro battendo i denti.
L’acqua scrosciava ininterrottamente, mentre raffiche di vento spazzavano la radura, agitando le fronde degli alberi. Ormai, dei pesci catturati non c’era più neanche l’ombra. Evidentemente il vento li aveva spazzati via.
I due poveri alchimisti rischiarono di poco l’assideramento. Fortunatamente, l’interno dell’armatura di Alphonse era completamente vuoto.
- Acciaio... mi stai sfondando la schiena con quell’auto-mail... -
- Scusi tanto... ma non sono libero di muovermi come vorrei qui dentro! E non tocchi il sigillo di sangue! -
- Io non tocco assolutamente niente! -
- La volete finire di discutere lì dentro?! -
- Scusa Al... ti siamo debitori. Se non ci fossi stato tu a quest’ora eravamo blocchi di ghiaccio! -
- Almeno mi rendo utile nonostante sia solo un’anima legata ad un’armatura... -
La testa di Alphonse si sollevò un poco e si richiuse quasi immediatamente. Edward sentì qualcosa di umido e freddo cadergli sulla testa.
- Ma che? -
- Miaooo! -
- Al... hai fatto entrare il puma...?! -
- Be’, ecco... faceva freddo ed era tutto bagnato... -
- Atcciù! -
- Colonnello, le dispiacerebbe evitare di starnutirmi addosso?! -
- Non è colpa mia... è il puma che mi agita la coda sotto il naso... atcciù! -
- Bleah... germi del colonnello... spero non siano contagiosi... -
- ATCCIÙ! -
Il biondo sentì qualcosa scivolargli sulla fronte e attaccarsi ai capelli.
- Ma che...? Atcciù! Grandioso... ora ce l’ho io il puma sotto il naso... -
- Acciaio... non lamentarti... -
- Io lamentarmi?! Non sia mai colonnello! -
- Atcciù! Sai Acciaio... non penso che lo starnutire dipenda dal puma... -
- Ahi! Il gatto mi ha tirato i capelli! -
Lo scomodo soggiorno nell’armatura di Alphonse durò tutto il pomeriggio, cioè finché non cessò di piovere.
Verso il crepuscolo, Alphonse aprì l’armatura e ne rotolarono fuori Edward e Mustang e, a seguire, uscì il gattino-puma.
- Ha smesso di piovere... -
- L’abbiamo visto... atcciù! - rispose Edward.
- E nel frattempo vi siete presi il raffreddore... - fece notare Alphonse.
- Come fai ad esserne così sicuro? - domandò Mustang.
- Semplice: non avete fatto altro che starnutire per tutto il pomeriggio! -
Edward e il colonnello, a stomaco vuoto e con il naso quasi del tutto tappato, si stesero a terra, rannicchiandosi l’uno accanto all’altro, nella speranza di scaldarsi un po’.
Il sonno calò sui due alchimisti rapidamente, avvolgendoli in un caldo e confortevole mondo di sogni.
   
 
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