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Autore: Ellie M_ellark    31/08/2015    0 recensioni
Rosalie Hale ha un'amica speciale: Cassie. Cassie ha un dono, un dono che non vuole, un dono che chissà perchè è toccato a lei, dono che però le ha permesso di conoscere i Cullen.
Lo stesso dono le porterà nuove amicizie nei pressi di La Push che potrebbero diventare di vitale importanza quando le cose si metteranno davvero male.
Storia senza troppe pretese, che potrebbe strapparvi spesso un sorriso e ogni tanto qualche lacrimuccia.
Dal primo capitolo: "Un’altra cosa che condividiamo io e Bella è la goffaggine. Che ci posso fare se mamma mi ha fatto due piedi quadrati? E sembra quasi che lo sapesse quando mi ha messo al mondo, che sarei diventata un cataclisma, tanto che mi ha chiamato Cassandra, come la povera profetessa troiana che non veniva creduta da nessuno e presagiva solo disgrazie.
Immaginate invece le risate che si sono fatti a casa Cullen sentendo il mio cognome. Ridono ancora e per Edward sono diventata Bloody, anche se in fondo non c’entra niente."
Recensite e fatemi sapere che ne pensate ;)
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Rosalie Hale, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più libri/film
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7. Jacob

Chapter 7

Jacob

Come e con quante persone ho parlato di lui.

 

 

 

 

 

 

 

Ho cercato di evitare tutti per un po’ in questo periodo, soprattutto Jacob. So che non volevo fargli credere di evitarlo come la peste, ma voglio capire le mie vere intenzioni prima.
Il campanello di casa suona nel pomeriggio e posso già indovinare chi è. Le urlo che è aperto e la mia bella amica bionda si fa spazio tra tutti i quaderni sparsi sul tavolo e si siede al mio fianco.
«Che fine hai fatto ieri?», chiede accigliata.
«Ho dimenticato qualcosa?», le chiedo io a mia volta mentre mastico un pezzo di torta che Tessa ha sfornato poco fa. Sono sicura che voglia vedermi grassa.
«No, ma ieri sera sei sparita.»
«Ero a casa, Rose.» Non c’era nessun evento ieri e non c’eravamo messe d’accordo per vederci.
«Oh, lo so. Sono venuta a controllarti. Intendevo che sei sparita dalle visioni di Alice.»
Rosalie assume quello sguardo indagatore di un detective e mi chiedo se in una delle sue identità passate non lo sia stata per davvero. Non so cosa risponderle, non vedo cosa c’entri io se le visioni di Alice sono impazzite.
«C’entra il tuo nuovo cane da guardia. Alice non riesce a vederlo e non sappiamo perché. Io credo che sia perché cambia in continuazione forma: cretino, cane, cane, cretino. Sai, quando è così, nemmeno il futuro ci capisce più niente.»
La battuta non mi fa sorridere – anche se credo che debba essere piuttosto esilarante per una come lei – e torno a fare i miei odiosi compiti. Rosalie resta un po’ a fissarmi, ma so che vuole parlare, anche se non la guardo.
Perché lo frequenti?, chiede con il pensiero. E sii sincera stavolta.
«Non so, sai? Magari mi piace.»
«Ti piace nel senso che potrebbe nascere una storia con lui? Un licantropo?»
«Senti, Rose, questa storia del licantropo mi ha proprio scocciato. Se dobbiamo dirla tutta, e non ti offendere ti prego, quella più pericolosa qui sei tu, che con la tua dieta potresti uccidermi.» Poso la penna sul tavolo perché ho capito che non si studierà oggi. Per fortuna non ho nessuna interrogazione prevista e anche avendola, posso barare tranquillamente.
«Nessuna offesa, forse hai ragione. Ma non hai risposto alla mia domanda.» Ride sotto i baffi ed io faccio lo stesso.
Io e Rosalie per certi versi siamo molto simili. Siamo diventate così amiche perché fin dall’inizio è scattato qualcosa tra noi: l’acidità delle nostre battute, la tendenza a dire tutto quello che ci passa per la testa, sono cose che uniscono due persone se tutti gli altri le ritengono delle antipatiche straparlone. E poi con lei riesco a parlare di tutto. Anche adesso che avrei preferito non affrontare l’argomento Jacob lo sto facendo, non posso tenere dei segreti con Rosalie. Ed è proprio per questo che decido di raccontarle tutto. All’inizio è tranquilla: mi ascolta parlare e da un’occhiata alle proprie unghia, tipico.
«E poi ha cercato di baciarmi.» Ed ecco che il suo sguardo cambia e so che se avesse Jacob davanti lo spedirebbe fuori dalla finestra con un dito.
«E tu che hai fatto?», chiede minacciosa.
«Mi sono tirata indietro perché mi sono sentita un mezzo rimpiazzo. Lui si è scusato e ha detto che gli piaccio. Sostiene che avrei dovuto capirlo grazie al mio potere, ma…»
«Tu non leggi la sua mente, lo so.», conclude lei rapida. La cosa non le piace – non ho bisogno di nessun truccheto per capirlo – ma sta cercando si essere comprensiva.
«E adesso? Cerchi di capire se ti piace?»
Annuisco, ma il mio è un gesto sconsolato perché mi sento davvero confusa. Rosalie sta pensando a cosa dire, o meglio, pensa a come dirlo per non risultare super acida con me.
«Cassie, odio dovertelo dire, ma devi fare quello che ti senti. Odio anche il fatto che sia un licantropo e che tu non ti sia scelta un umano qualsiasi come è giusto che dovrebbe essere, ma spero che sia un flirt adolescenziale e come tale passeggero.» Quando dice cose del genere mi rendo veramente conto che la mia migliore amica è un vampiro di almeno cent’anni.
«Grazie mille. Se prima avevo dei dubbi, grazie a te sono spariti sicuramente.», rispondo con un finto sorriso.
«Sono solo sincera.», dice sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
Quando se ne va, penso ancora a quello che ci siamo dette. Magari ha ragione sul flirt passeggero, perché no? Improvvisamente la voglia matta di mandare un messaggio Jacob mi assale e non riesco a capire perché. Sicuramente sarà di turno per la ronda e non avrà tempo per me. Qui tutti sembrano maledettamente impegnati a salvare il mondo mentre io e la mia mente continuiamo con questa menata del “mi piaci o no?”. Mi sento così umana in questo momento.
Lascio perdere il messaggio e mentre salgo le scale per andarmi a rintanare nella mia camera qualcuno bussa al vetro della porta sul retro.
Non ho più dubbi. Jacob mi piace.

 

 

«Avevo intenzione di mandarti un messaggio.», gli dico aprendo la porta e facendo entrare l’aria fredda della sera in corridoio.
«Perché non lo hai fatto?», sorride. Inutile dire che è a petto nudo – di nuovo – e che la cosa adesso mi turba perché mi rendo conto che ha degli addominali che fanno paura. È strano come l’idea che hai di una persona possa cambiare quando capisci che in realtà ti piace. Fino a qualche giorno fa non mi faceva alcun effetto.
«Mi è sembrato stupido, non volevo disturbare.» Esco fuori stringendo le braccia al petto. Il calore che è salito alle mie guancie dovrebbe bastare per tenermi al caldo.
«E’ stupido dire che lo stavo aspettando? Facevo la ronda, ma continuavo a pensare che se mi avessi cercato non sarei stato reperibile.» Si siede sui gradini dell’ingresso e io faccio lo stesso. Si sta chiedendo dov’è Tessa, ma lei è già a letto da un pezzo.
«Perciò eccoti qui.»
«Eccomi qui.» Deve smetterla di guardarmi e sorridere perché non riesco a concentrarmi così.
«Cassie, volevo chiederti scusa per il mio comportamento da pazzo. Insomma prima ti tratto male e poi ti dico che mi piaci. Capisco che possono sembrare dei segnali sbagliati.»
«Tranquillo, ci vuole molto più di questo per turbarmi.» Tipo te in questo momento.
«Le nanerottole non si scandalizzano molto più facilmente rispetto a delle ragazze normali?»
«Spiritosissimo, gigante.»
Ridiamo un po’ e poi mi chiede come è andata la mia giornata. Gli racconto della scuola e del mio metodo alternativo e illegale di studio. Lui si diverte a prendermi in giro, come al solito, e continua ad ascoltarmi tranquillamente. È così facile parlare con lui, ma non voglio monopolizzare la conversazione e a mia volta gli chiedo come è andata la sua di giornata.
«Solite cose: sono stato per qualche ora a scuola e ho saltato le altre lezioni, ho fatto un turno di ronda, setacciato una pista fresca e poi sinceramente ho dormito come mai nella mia vita. È stato meraviglioso, ero davvero stanco morto. E adesso sono qui a parlare con te.»
«Pista fresca? Ci sono di nuovo dei nomadi in giro?», chiedo un po’ allarmata.
«No, no. A quanto pare è arrivato un vampiro come i Cullen. Il dottore mi ha detto il nome, ma non gli ho dato molta importanza.»
«Scott Evan.», rispondo io subito.
«Lo consoci?» Jacob si preoccupa subito.
«Conoscere è una parola grossa. È arrivato oggi a scuola e ci siamo scontrati, più o meno.»
«Stai attenta, per favore.» Il suo sguardo mi ricorda quello apprensivo di un padre e ne sorrido, ma lui non sembra apprezzare.
«Scusa.», dico subito. «Ma sai che i miei amici metterebbero a soqquadro la scuola se mi succedesse qualcosa.»
«Ci conto.»
Gli dico di come questo vampiro sembri un incrocio tra lui ed Edward e anche lui ha la stessa reazione sdegnata. Mentre parliamo non mi rendo conto che le nostra braccia si toccano e la cosa mi piace. Prima di tutto perché così non rischio l’ipotermia e poi perché so che anche lui se n’è accorto, ma non fa nulla per spostarsi. Oh Dio, sto diventando scema.
Mi sento piuttosto matura per avere diciassette e non ho paura di risultare poco modesta o umile quando lo dico. Credo che influisca molto quello che sono in grado di fare con la mente della gente e le persone che frequento. Ripenso ad Amanda per qualche secondo.
«Come fai ad arrivare sempre al momento giusto?», chiedo a Jacob.
«Consideralo il mio potere speciale.»
Non so quanto rimaniamo sul mio portico posteriore a parlare. Nemmeno so di che cosa stiamo parlando o se sono soltanto io a parlare, ma so che mi piace parlare con lui o semplicemente stargli accanto. È confortante.

 

 

Ormai sono abituata ad essere uno zombie la mattina, anche se devo dire che non avendo sforzato il cervello più di tanto posso affermare di avere semplicemente sonno. Racconto la mia serata a Tessa e anche a Rosalie, il che vuol dire che molto probabilmente Alice ed Esme sono già state informate di tutto ed Alice vorrà un resoconto di cosa indossavo e della postura in cui ero seduta. Alice è una che ci tiene alle apparenze.
Tessa sembra contentissima, anche se mi ha chiesto di evitare di restare fuori così tanto tempo la prossima volta. E’ la zia più moderna che conosca, ma è pur sempre una zia.
Il sabato mattina sembra cominciato bene, anche la solita chiamata con mio padre sembra tranquilla, anche se con lui non si può mai dire.
Questo mi fa ricordare che devo assolutamente sapere dei libri di mia madre. Ogni volta che mi metto per chiedere qualcosa a Jacob lo guardo e dimentico tutto. Adesso che so tutta la storia dovrebbe essere lecito per me sapere tutta la verità, no?
Chiamo Bella e le chiedo di andare a fare colazione insieme, anche perché è l’unica che mangi con me. Decidiamo di andare in una tavola calda vicino casa perché fanno delle ciambelle al cioccolato che sono la fine del mondo. Ci sediamo e ordiniamo, oltre le mie amate ciambelline, un cappuccino e un latte macchiato.
Dopo qualche minuto ci mettiamo a parlare in maniera molto fitta di Edward e di quanto lei lo ami alla follia. Non mi dispiace trattare questo argomento, anche perché mi diverto a smontare l’immagine perfetta che lei ha di lui. Mi sembra doveroso raccontare anche a lei di Jacob, ma non avevo previsto che Alice ha una lingua molto veloce.
«Mi ha già raccontato tutto, figurati.», dice infatti.
«Capisco perché abbiano scelto Forks come casa. Altro che mal tempo e cielo perennemente nuvoloso: sono tutti dei pettegoli, proprio come ogni persona che abbia mai messo piedi qui.»
«A proposito.», risponde Bella ridendo. «Oggi è previsto un gran temporale e i ragazzi giocano a baseball. Vieni?»
I nostri vampiri possono giocare a baseball come piace a loro soltanto quando dei tuoni piuttosto potenti risuonano tra le montagne della nostra bella cittadina. Ho chiesto ad Emmett perché non giochino più piano così da poterlo fare più spesso, ma mi ha risposto che non si divertono se devono fingere di essere degli umani pappamolla. Ho chiuso il discorso lì.
«Si, certo. Non ho niente di meglio da fare.»
Perché mi sorprendo quando il mio cellulare squilla? È il suo potere speciale, me lo ha detto. Bella capisce al volo che il sorriso che è spuntato sulle mie labbra non ha nulla a che fare con la partita di baseball e chiede se abbia trovato qualcosa di meglio da fare. La risposta è sì. Spero che i miei amici non si offendano troppo, se per oggi preferisco stare con Jacob.
Quando il ragazzone bruno arriva a casa mia con la sua moto per poco Tessa non rischia l’infarto. Comincia a straparlare – è proprio mia zia – e a fare raccomandazioni. Mi informa sulle norme di sicurezza e di come si allacci in maniera corretta il casco. Alla fine sono costretta a scappare e a chiedere a Jacob di metter in moto il più in fretta possibile. So bene che Tessa mi sta fissando dalla finestra, senza farsi vedere, perciò quando chiudo il casco sotto il mento mi volto verso la facciata della casa e lo indico. La tenda dell’ingresso si muove e so che la mia dolce zietta ha il cuore in pace, almeno un po’.

   
 
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