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Autore: Hi Fis    31/08/2015    3 recensioni
Breve racconto in tre capitoli, sui primi giorni di Lydia e del Sangue di Drago, e su come hanno iniziato a conoscersi, nonostante le enormi differenze. Il Sangue di Drago di questa storia è un Argoniano, per cui aspettatevi strani punti di vista, per quanto basati sul lore ufficiale.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Lydia, il buio non era mai piaciuto.
Difficile additare una causa precisa per questo, ma la donna del Nord aveva avuto da sempre questa certezza su di sé: laddove le tenebre si posavano, lei preferiva schivarle. Crescendo, quell'infantile terrore era divenuto più remoto, un generico disagio, ma da cui non era mai davvero riuscita a liberarsi: vale la pena riflettere però, se i bambini non siano più saggi degli adulti a temere ciò che non riescono a vedere. E allo stesso tempo, forse dovrebbero essere gli adulti a temere di più le tenebre: in fondo, essi meglio conoscono i nomi di coloro e di ciò che il buio davvero nasconde.
Ogni Nord di Skyrim sa bene che dopo il tramontare del sole giunge il tempo dei sabba di streghe, dei sacrifici compiuti con coltelli madidi di rosso, delle litanie dei nomi di principi dell'Oblivion, ripetuti in coro da adepti incappucciati...
La notte è anche il momento delle streghe e dei lupi mannari, il tempo della caccia dei vampiri. È il tempo in cui i morti sussurrano e scalpitano nelle loro tombe, grattando i coperchi dei sepolcri per avventurarsi nei corridoi dimenticati delle loro catacombe. La notte e il buio sono gli alleati di ladri ed assassini, di congiure e complotti, di veleni versati in bicchieri, di pugnali su cui scintilla la luce delle lune e delle stelle: è il tempo questo, di atti inconcepibili e impronunciabili sotto la luce del sole.
E pensare che la sua mente era stata così piena di ardore quella mattina, quando assieme al suo Thane avevano lasciato Whiterun a cavallo: come potevano le cose cambiare così tanto in meno di un giorno?
Lydia non credeva fosse solo per la distanza percorsa: doveva essere la sorte a perseguitarli.
"Lydia..." soffiò Coda Spezzata, vera agonia percepibile nella sua voce quieta e roca.
"Mio Thane..."
"...Il mio braccio deve essere tagliato." le disse, tossendo duramente.
L'oscurità è davvero il tempo di atti inconcepibili e riprovevoli: di tragedie da cui non si può fuggire.
"Mio Thane..."
"È necessario." aggiunse, pulendosi il suo sangue dall'angolo della bocca: "... O sarà peggio. Dopo."
Quella notte era appena cominciata.
 
***
 
La fredda alba che li aveva accolti quando erano usciti dalle mura di Whiterun, aveva segnato il quinto giorno da quel loro primo stupefacente incontro, in cui Lydia aveva calpestato, per la prima volta nella sua vita, l'ombra di un Argoniano. Molte cose la giovane Nord aveva imparato in quei giorni al fianco del suo nuovo Thane, non necessariamente solo su di lui, e possedeva ora un nuovo rispetto per l'uomo rettile che il destino le aveva dato da seguire.
Forse però, contribuivano a questo soprattutto le armi e armature con cui li aveva equipaggiati entrambi, frutto del lavoro delle due forge della città... e anche di magia, almeno per quanto riguardava lo scudo che riposava sulla schiena di Lydia: grandiose armature e spade, di cui nemmeno lo Jarl Balgruuf poteva dire di possedere l'uguale.
Nonostante la forza che aveva dimostrato in quei giorni di lavoro alla forgia, a martellare e lavorare il metallo, il suo Thane sembrava preferire il viaggiare leggero a ciò che il buon senso dei Nord avrebbe suggerito. Faceva comunque molta impressione: la sua grande spada con un solo filo da cinque piedi ad una mano e mezza, sottile come il braccio di Lydia, ma nera come le scaglie del guerriero per cui era stata forgiata, riposava infoderata sulla sua schiena naturalmente, come se fosse stata lì da sempre. Il suo Thane non era un uomo o un elfo, e quindi alcune stranezze erano da aspettarsi, tuttavia il modo in cui Coda Spezzata portava infoderata sulla schiena la sua spada da 22 libbre di quel minerale che qualcuno chiamava ancora "Il nero sangue degli dei", era parso davvero strano anche a Lydia: troppo per non farsi domande a proposito. Certamente non era casuale, poco o forse niente di quello che Coda Spezzata faceva era casuale, ma la donna del Nord non aveva mai sentito di nessuna scuola di scherma che estraesse la spada da quella posizione: filo verso l'alto, in obliquo sulla schiena, ma con l'impugnatura che puntava verso terra, invece che il cielo, come invece si usava a Skyrim. Per brandirla, il suo Thane avrebbe dovuto impugnare la spada con la destra, facendo passare la mano tra il suo gomito sinistro e il torso, sfoderandola in obliquo di fronte a lui. Quella stranezza non aveva davvero avuto senso per Lydia, almeno fino a quando non le erano state ricordate tre cose a proposito di Coda Spezzata e degli Argoniani in generale: i Saxhleel, il popolo della radice, erano più forti e agili di uomini ed elfi. Estrarre con una mano da quella posizione, era nelle capacità del suo Thane.
La giovane donna del Nord, avendo già osservato direttamente la forza dell'Argoniano in quei giorni, aveva chiesto allora quanto agili fossero gli abitanti della Palude Nera: il suo Thane aveva ponderato quella domanda, rispondendo alla fine con parole incredibili.
"Abbastanza da catturare con una mano un falco in volo." le aveva detto.
Poi, Coda Spezzata l'aveva fatta riflettere sul modo in cui avrebbe estratto quella sua spada contro nemici immaginari: sfoderando in obliquo, tutti coloro che avessero alzato le mani per impugnare sopra la spalla le loro grandi spade, sarebbero stati nella posizione perfetta per essere sventrati dall'Argoniano; mentre coloro che, come Lydia, avessero portato spada a destra e scudo a sinistra, si sarebbero trovati inevitabilmente il polso troncato mentre estraevano a loro volta.
Era un metodo di estrazione quello, così le aveva raccontato il suo Thane, che aveva concepito da solo, usando come base la più diffusa scuola di scherma dunmer: una volta sfoderata la spada però, Lydia avrebbe osservato che il suo stile di combattimento ricordava più quello dei Nord, con fendenti rapidi e forti in attacchi brutali e rischiosi, piuttosto che le eleganti ad agili movenze degli elfi scuri. Quel suo stile di combattimento però, le aveva poi spiegato il suo Thane, non era perfetto, ma aveva due naturali nemesi: la lancia, contro cui la sua obliqua estrazione poteva ben poco, e gli spazi ristretti, dove l'estrazione doveva essere fatta con la sinistra, indietreggiando e poi cambiando presa sull'elsa. Ecco perché il suo Thane era solito portare due daghe con sé, per quanto la lancia non fosse un'arma che i Nord favorissero: era sempre meglio essere pronti a d ogni evenienza, le aveva detto.
Poi Lydia aveva chiesto ingenuamente al suo Thane cosa avrebbe potuto fare quel suo stile strano contro uno stregone o un arciere: con pazienza, l'Argoniano le aveva di nuovo mostrato la sua posizione d'estrazione. Lydia aveva dovuto rendersi conto che quel suo modo di curvare li braccio lo poneva quasi profilo, riducendo la sua grandezza come bersaglio e allo stesso tempo, veniva naturale rivolgere il palmo sinistro verso l'avanti a proteggere il volto: per una spada stregata come era lui, capace di brandire magia e lama in battaglia, anche un palmo vuoto era un'arma.
Con tutto quello davanti agli occhi, Lydia aveva dovuto accettare molte cose: che il mondo era molto più grande di quanto pensasse ad esempio, o che non era solo Skyrim ad ospitare i guerrieri più forti... e che da quel momento in poi, sarebbe stato meglio per lei impugnare prima lo scudo, piuttosto che la spada, cosa che anche il suo Thane le aveva raccomandato. Come se questo non bastasse, Lydia aveva dovuto riconoscere inoltre, che il suo Thane faceva davvero impressione in quella sua nuova corazza di metallo elfico, che grazie all'aiuto di Adrianne Avenicci era riuscito a finire in soli tre giorni, usando il quarto per forgiare lo scudo che Lydia portava ora sulla schiena: una rapidità quella, dovuta anche al fatto che Coda Spezzata non avesse bisogno di stivali, ma solo di schinieri. Gli artigli che il suo Thane portava alla fine dei piedi erano rimasti infatti snudati, un'arma in più al già vasto arsenale dell'Argoniano: ricevere un calcio da lui avrebbe potuto essere più doloroso e dannoso che essere infilzati con un forcone.
A parte questo, dalle caviglie al collo, Coda Spezzata indossava quasi con eleganza la sua nuova corazza di metallo elfico, sporcata con la cenere per nascondere il riverbero del sole sulla lega color dell'ottone. Era stato però quasi comico per Lydia scoprire cosa il suo Thane avrebbe indossato al di sotto: una veste di candido cotone selvatico, del genere che le fanciulle del Nord usavano per i loro abiti più belli. Una scelta obbligata, aveva rimbeccato il suo Thane, perché foderi di pelliccia, per quanto più caldi, sarebbero stati anche più combustibili e pesanti, mentre un mantello l'avrebbe infastidito non poco nella sua tecnica d'estrazione: il suo Thane preferiva davvero viaggiare leggero. A parte la sua spada e la sua corazza infatti, Coda Spezzata portava poco con sé, forse meno dell'indispensabile: una bisaccia in vita piena per un terzo, che conteneva solo un libriccino vuoto nel quale tenere traccia delle loro spedizioni, inchiostro, ma non penne, e una generica mappa di Skyrim. Oltre a questo, Coda Spezzata aveva acquistato da Adrianne due ampie borse da sella in pelle, che contenevano per il momento solo qualche elisir e pozione, pochi strumenti per praticare l'alchimia, come un minuto pestello, e qualche septim d'oro. A parte questo, l'Argoniano non portava niente altro con sé: sembrava convinto di potersi procurare cibo e provviste lungo il cammino, e di avere nelle due daghe alla cintura le uniche lame di cui avesse bisogno per spellare delle prede. Nemmeno arco e frecce erano una necessità per lui, perché dove una freccia arrivava, così allo stesso modo poteva giungere una palla di fuoco o un fulmine.
Viaggiando con lui, Lydia avrebbe dovuto accettare che il suo Thane non solo sapeva quello che stava facendo, e che quel poco era davvero tutto ciò di cui abbisognava, ma anche che l'Argoniano era persona da riportare alla loro casa di Breezehome più di quello con cui fosse partito: collezionare ingredienti alchemici o ricchezze sarebbe diventata la norma durante i loro viaggi. Al contrario, quel mattino Lydia si era presentata con lui alle stalle di Whiterun preparata a tutto, comprese alcune provviste nascoste nella saccoccia: non che non si fidasse dell'opinione del suo Thane, o non la rispettasse, ma da sempre a Skyrim la testardaggine vinceva sui saggi consigli.
Lydia comunque si era sentita pronta a sfidare quasi qualunque cosa quella mattina: la corazza che portava era qualcosa che chiunque in città le aveva invidiato. Il suo elmo a testa d'orso e il pesante acciaio a piastre incise che formava la sua corazza, era un peso che rassicurava la Nord, mentre gli inserti di pelle e pelliccia d'orso nero l'avrebbero tenuta calda e protetta anche in mezzo alle più gelide bufere di neve. La spada al suo fianco da 12 libbre, sempre di ebano, era più pesante di ciò a cui era abituata, ma era un peso che le sarebbe diventato confortevole: il pezzo più prezioso del suo equipaggiamento però, era senza dubbio il suo scudo sulla schiena, di cui Lydia stringeva distrattamente l'orlo di tanto in tanto, per assicurarsi che fosse ancora al suo posto. Per il suo Thane, quei suoi gesti rendevano Lydia simile ad un wamasus con il suo ultimo cucciolo, un paragone che la donna del Nord non aveva compreso a fondo dato che Skyrim era terra di orsi, lupi e tigri di pianura dai lunghi denti, ma che aveva trovato comunque immeritato.
Quell'oggetto infatti, era stato incantato personalmente dall'Argoniano, usando i mezzi forniti dal mago di corte del feudo, e a giudicare dalle esclamazioni stupefatte di Farengar mentre con lei assisteva all'incantamento, Coda Spezzata aveva compiuto un prodigio di un prodigio: un'attività che a Lydia era sembrata solo breve e inconsistente, ma che aveva avuto invece un senso ed uno scopo.
Con amorevole cura, il suo Thane aveva preso quello scudo, l'ultimo figlio della mano di Ulfberth, e l'aveva posato su quello strano tavolo che già una volta Lydia aveva notato nello studio del mago, quello con dieci candele e il teschio con tre orbite, ornato di strani glifi. Un cristallo latteo era stato aggiunto fra le corna del teschio, e per un attimo, tutto era sembrato rallentare, mentre l'Argoniano posava entrambe le mani sul tavolo, canalizzando il suo mana attraverso quello strano marchingegno. Era occorso un attimo a Lydia per capire il prodigio: il cristallo era sparito, improvvisamente, tanto che avrebbe potuto non esserci stato fin dall'inizio, mentre invece lo scudo aveva iniziato a brillare lievemente di una luce fatua. Poi era finito tutto, senza scoppi o strani ulteriori prodigi. Chiedendo un aiuto per verificarne l'efficacia a Farengar, una dimostrazione che Lydia aveva capito solo dopo essere stato fatta solo per lei, il mago di corte aveva bersagliato Coda Spezzata con una palla di fuoco che aveva preso forma tra le sue mani in un istante: la fiamma aveva impattato sul metallo dello scudo senza provocare alcun danno apparente... tranne per le poche scintille che avevano bruciato lievemente il tappeto dello studio dello stregone.
C'era stata molta forza nel sortilegio di Farengar, ma quando l'Argoniano le aveva chiesto di mettere la mano sullo scudo, Lydia aveva obbedito: aveva scoperto che il metallo era rimasto freddo ed intatto. Allo stesso modo, l'aveva assicurata Farengar, dopo aver domato il principio d'incendio nel suo studio, il sortilegio con cui l'Argoniano aveva stregato lo scudo l'avrebbe protetta da fulmine e gelo allo stesso modo. Quell'incantesimo, molto raro a dire di Farengar, riduceva o nullificava la magia: per l'esattezza, non erano in molti a conoscere un simile incantamento. Con la gioia di un bambino che ha scoperto qualcosa di buono per la prima volta, Farengar aveva ammesso senza vergogna, quasi saltellando per l'eccitazione, di non conoscere quell'incantamento. Una confessione che aveva fatto guadagnare al nuovo Thane del feudo uno sguardo assai incuriosito da parte dei due Nord: un interesse che però era rimasto insoddisfatto, dato che Coda Spezzata non aveva offerto spiegazioni, individuando un libro nella biblioteca personale del mago, La Sfida dell'Armaiolo, stornando abilmente l'attenzione di Farengar...
Lydia era stata ancora più stupita quando il suo Thane le aveva consegnato il racconto appena comprato: solo aprendolo aveva compreso perché le fosse stato dato, e su quelle pagine, la giovane Nord aveva già speso diverse ore di veglia, illuminata solo da luci di candela. Così avvincente e strana le era apparsa quella storia in effetti, che Lydia aveva deciso di portalo con sé durante quella loro prima spedizione assieme fuori da Whiterun: questo perché era un racconto che parlava anche di Argoniani e della loro astuzia:
 
"Cinque secoli or sono, quando Katariah divenne Imperatrice, la prima e sola Dunmer a governare tutta Tamriel, dovette affrontare l'opposizione del Concilio Imperiale. Anche dopo averli convinti che lei sarebbe stata la miglior reggente per governare l'impero però, mentre si cercava per suo marito Pelagius una cura alla pazzia che lo affliggeva, lo scontento restava. In particolare il Duca di Vengheto, Thane Minglumire, provava una speciale delizia nel dimostrare la mancanza di conoscenza pratica dell'Imperatrice.
In una particolare occasione, Katariah e il Concilio stavano discutendo le rivolte nella Palude Nera e il massacro di truppe Imperiali fuori dal villaggio di Armanias. Le umide paludi e il loro clima soffocante, specie d'estate, avrebbero messo in pericolo le truppe, se avessero indossato le loro consuete armature.
"Conosco un armaiolo molto astuto." disse Katariah: "Il suo nome è Hazadir, un Argoniano che conosce il territorio che la nostra armata affronterà. Lo conobbi a Vivec, dove era uno schiavo del locale mastro armaiolo, prima che migrasse nella Città Imperiale come un liberto. Dovremmo dare a lui il compito di disegnare armi e corazze per la campagna."
Minglumire rispose con una breve, secca risata: "Vuole dare ad uno schiavo il compito di progettare armi e corazze per le nostre truppe! Sirollus Saccus è il più abile armaiolo nella Città Imperiale. Tutti lo sanno."
Dopo molti dibattiti, fu deciso alla fine di avere entrambi gli armaioli contendere per la commissione. Il Concilio elesse inoltre due campioni di eguale forza ed abilità, Nandor Beraid e Raphalas Eul, per combattere usando le armi e gli armamenti dei veri contendenti nella lotta. Quale campione avesse vinto, l'armaiolo ad averlo armato avrebbe guadagnato la commissione Imperiale. Venne deciso che Beraid sarebbe stato armato da Hazadir, e Eul da Saccus.
Il combattimento fu fissato da lì a sette giorni.
Sirollus Saccus iniziò immediatamente il lavoro. Avrebbe preferito più tempo, ma aveva compreso la vera natura della sfida: la situazione in Armanias era urgente. L'impero doveva scegliere il loro armaiolo rapidamente, e una volta scelto, il fabbro designato doveva agire sveltamente e produrre le migliori armi e armature per l'armata Imperiale nella Palude Nera. Non era semplicemente il miglior armaiolo che stavano cercando. Era il più efficiente.
Saccus aveva però solo iniziato a scaldare le strisce da mezzo pollice di quercia nera vergine da piegare in doghe per le flange delle giunture dell'armatura, quando ci fu un bussare alla sua porta. Il suo aiutante Phandius accolse all'interno il visitatore, un alto rettile di aspetto comune, un cappuccio bordato di uno spento verde, luminosi occhi neri e un anonimo mantello nero. Era Hazadir, l'armaiolo preferito da Katariah.
"Desideravo augurarti buona fortuna per la - è quello ebano?"
E in effetti lo era. Non appena aveva saputo della sfida, Saccus si era procurato l'ebano migliore che fosse possibile ottenere nella Città Imperiale e aveva iniziato il processo di fonderlo. Normalmente raffinare il minerale era una procedura che richiedeva sei mesi per essere completata, ma sperava che con un grande forno a convezione, attizzato da bianche fiamme alimentate da magicka, avrebbe accorciato l'operazione a tre giorni. Saccus orgogliosamente indicò gli altri progressi nella sua armeria. Le vasche di calce acida per affilare la lama della dai-Katana ad un inimmaginabile livello di affilatura. La forgia Akaviri e le pinze che avrebbe usato per piegare l'ebano avanti e indietro su sé stesso...
Hazadir rise:
"Sei mai stato alla mia armeria? Sono due piccole stanze fumose. L'ingresso è una bottega. Il retro è pieno di armature rotte, alcuni martelli, e una forgia. Tutto qui. Questo è il tuo avversario per i milioni di pezzi d'oro in commissione Imperiale."
"Sono certo che l'Imperatrice ha le sue ragioni per affidare a te il rifornimento delle sue truppe." disse Sirrollus Saccus, gentilmente.
Egli aveva, dopo tutto, visto il negozio e sapeva che ciò che Hazadir aveva detto era vero. Era una patetica bottega nei bassifondi, adatta solo per riparare daghe di ferro e corazze ai più miseri avventurieri. Saccus aveva deciso però di offrire comunque la miglior qualità, senza riguardo per l'inferiorità del suo rivale. Era il suo stile e il modo in cui era diventato il miglior armaiolo nella Città Imperiale.
Per gentilezza, e con un certo orgoglio, Saccus mostrò ad Hazadir come, per contrasto, le cose dovrebbero essere fatte in una armeria professionale: l'Argoniano funse da apprendista a Saccus, aiutandolo a raffinare il minerale d'ebano, e a batterlo quando si raffreddò. Nei giorni seguenti, lavorarono assieme per creare una magnifica dai-Katana, con una lama così affilata da poter tagliare le sopracciglia di un moscerino, incantata con fiamme lungo la sua lunghezza da uno dei Maghi Guerrieri, assieme ad un set di corazza di legno piegato, pelle, argento e ebano perché resistesse ai venti dell'Oblivion.
Nel giorno del duello, Saccus, Hazadir e Phandius finirono di lucidare l'armatura e chiamarono Raphalas Eul per aggiustarla sulla sua taglia. Solo allora Hazadir se ne andò, realizzando che Nandor Beraid sarebbe stato alla sua bottega in breve per essere equipaggiato.
I due guerrieri si incontrarono di fronte all'Imperatrice e al Concilio Imperiale nell'arena, che era stata lievemente allagata per simulare le paludose condizioni della Palude Nera. Nel momento in cui Saccus vide Eul nella sua corazza di pesante ebano e fiammeggiante dai-Katana, e Beraid nella sua collezione di polverose e arrugginite scaglie, assieme ad una lancia dalla bottega di Hazadir, seppe chi avrebbe vinto. E aveva ragione.
Il primo affondo della dai-Katana si incastrò nel soffice scudo dei Beraid, poiché non c'era alcuna finitura di metallo per respingerla. Prima che Eul potesse tirare via la sua spada, Beraid abbandonò il suo scudo, ora in fiamme, con ancora la spada incastrata, e colpì con la sua lancia le giunture dell'armatura di ebano di Eul. Solo allora Eul recuperò la sua spada dallo scudo rovinato e compì un affondo verso Beraid, ma la sua armatura leggera era tutta scaglie e angoli, e l'attacco scivolò via nell'acqua, spegnendo le fiamme della dai-Katana. E quando Beraid colpì i piedi di Eul, egli cadde nel fango traditore e divenne incapace di muoversi.
L'Imperatrice, per pietà, dichiarò allora il vincitore.
Hazadir ricevette la commissione e, grazie alla sua conoscenza delle tattiche di combattimento e delle armi Argoniane e come meglio combatterle, disegnò equipaggiamento da guerra che pose fine all'insurrezione in Armanias. Katariah vinse il rispetto del Concilio, e perfino, amaramente, quello del Thane Minglumire. Sirollus Saccus viaggiò a Morrowind per imparare ciò che Hazadir aveva appreso laggiù, e di lui non si ebbe mai più notizia."
 
Una storia che certamente offriva molti spunti di riflessione ad una Nord come lei, ma che comunque non l'aveva persuasa a ridurre il suo bagaglio per la loro prima spedizione assieme.
Così equipaggiati e preparati, si erano presentati all'alba alle stalle di Whiterun, dove il suo Thane aveva chiesto al proprietario, Skulvar Elsa di Zibellino, di acquistare due monte, per lui e il suo huscarlo. Avendo la fama del nuovo Thane già raggiunto ogni angolo della città, e forse del feudo, Skulvar si era affrettato a soddisfare quella richiesta, presentando due giumente castane già sellate: Allie, la più dolce e mansueta, era stata consegnata nelle mani di Lydia, e la giovane donna del Nord aveva segretamente esultato. Possedere un cavallo era stato, per una semplice guardia cittadina come lei, un sogno irraggiungibile fino a quel momento: il suo Thane era stato completamente nel giusto quando le aveva spiegato che più di ogni altra cosa, l'Alchimia serviva a diventare ricchi in fretta, e forse solo per quello Lydia avrebbe iniziato a studiarla...
La docile cavalla dai dolci occhi e Lydia si erano subito trovate, e la Nord le era montata in groppa di un balzo, senza incontrare particolare resistenza per il suo peso o quello dei suoi bagagli: erano, probabilmente, spiriti affini.
Il nuovo Thane del feudo invece aveva preso per sé come cavalcatura la sorella di Allie, Karinda, più ombrosa e scostante li aveva avvisati Skulvar, ma quel suo brutto carattere era stato subito domato dall'Argoniano con una semplice occhiata: Lydia comprendeva benissimo cosa dovesse aver provato la giumenta, quando era stata fissata da quegli occhi da rettile così intensi.
Infine, pagati i 200 septim d'oro a Skulvar per i loro nuovi cavalli, Lydia e Coda Spezzata si erano lasciati Whiterun alle spalle.
Poiché il destino chiamava l'Argoniano alla sommità della Gola del Mondo per incontrare i Barba Grigia, e poiché la scalata della più alta montagna di Tamriel, situata ad ovest, sud ovest, rispetto a Whiterun, era un pericoloso pellegrinaggio che solamente i più ardimentosi dei Nord compivano, Coda Spezzata aveva condotto Karinda con decisione verso est, deciso a conoscere meglio il territorio del feudo di cui era ora Thane, e di risolvere quanti più problemi possibile in esso, prima di cominciare la scalata della solitaria montagna, possibile solo sul versante occidentale.
Le obiezioni di Lydia a proposito di quella scelta erano state ascoltate e risposte con logica inoppugnabile: potevano essere ben equipaggiati in quel momento, ma la superbia che questo comportava doveva essere estinta al più presto, altrimenti affrontare i 7000 gradini per la cima della montagna si sarebbe trasformato sicuramente in un viaggio di sola andata. Sfidare con arroganza il punto più impervio di tutta Skyrim era una facile via per l'aldilà e questo solo a causa degli elementi avversi, a cui andavano aggiunte le bestie selvatiche che ponevano agguati ai pellegrini lungo la salita. Loro due inoltre, che non avevano mai combattuto assieme, né si erano mai guardati le spalle a vicenda, erano al massimo un curioso duo, piuttosto che compagni di battaglia: la prudenza comandava che trovassero il loro ritmo nella lotta, prima di affrontare la Gola del Mondo.
I Barbagrigia inoltre dovevano sapere che la loro voce era stata udita in tutta Skyrim: il Sangue di Drago che avevano chiamato sarebbe sicuramente giunto a loro. Solo, non ancora.
Lydia era stata costretta ad accettare la fondatezza di quelle ragioni, per quanto controvoglia: la giovane Nord aveva quindi seguito il suo Thane verso ovest, invece che l'est.
Coda Spezzata inoltre, aveva già una missione e un itinerario in mente: il feudo di Whiterun era il più ricco di Skyrim, assieme a quello dell'Haafingar e del Reach, ed essendo quella di Lydia una città di commerci e di pianure, predoni e briganti di strada abbondavano. Allo stesso modo, ricche taglie erano promesse a coloro in grado di ridurre il loro numero e riportare prova delle loro imprese, un degno incarico per un nuovo Thane, per quanto Lydia, e a loro volta poi lo Jarl Balgruuf e Proventus, avrebbero avuto da... essere vagamente ripulsi dal tipo di pegno presentato dal Thane Coda Spezzata: un sacco colmo di teste mozzate.
Non dai banditi però, l'Argoniano aveva deciso di cominciare: la sua prima impresa per il feudo di Whiterun, la notte stessa del suo arrivo in città, era stata l'uccisone di un gigante che aveva sconfinato, al fianco dei Compagni di Jorrvaskr, e proprio dai giganti l'Argoniano aveva deciso di iniziare, per capire se Whiterun fosse destinata a subire un altro attacco in futuro, e in quel caso prevenirlo, o almeno comprendere cosa avesse portato un gigante fino alle porte della città.
Andare a caccia di giganti era molto più ardimentoso di quanto Lydia avesse ritenuto possibile come primo incarico, per loro due soli almeno, e le sue precedenti obiezioni alla loro direzione erano scomparse definitivamente di fronte a quella notizia. Era risaputo che nelle pianure ad est di Whiterun esistevano vari accampamenti di giganti, al Bacio di Secunda e alla pozza di Bleakwind per esempio, e le tracce del gigante che aveva attaccato la città cinque giorni addietro, erano ancora perfettamente riconoscibili sul terreno lievemente imbiancato dalla brina e ghiacciato, costituendo una pista facile da seguire. Una pista che aveva puntato decisamente verso est, molto più lontano di quanto Lydia avesse creduto possibile: era strano che un gigante puntasse con una simile decisione così tanti dei suoi passi in un unica direzione. I giganti di Skyrim non erano creature note per la loro intelligenza o tenacia...
In breve, fu evidente fin quasi da subito, che avrebbero passato almeno quell'intera giornata a cavallo: difficile che diventassero due comunque, perché molto più lontano, ma sempre in quella direzione, seguendo una tortuosa strada, avrebbero raggiunto Rorikstead, l'avamposto più orientale del feudo, una piccola città di agricoltori e stazione di commercio. Impossibile che il gigante che si era avvicinato a Whiterun venisse da così lontano, e in effetti, consultando la mappa, i ricordi di guardia del feudo fecero tornare alla mente di Lydia un altro accampamento di giganti, situato alla giusta distanza, un luogo strano, che la Nord aveva sentito nominare e mai visitato, ma che verso il quale la pista che seguivano sembrava indirizzarli. Era chiamato il campo dell'Albero Dormiente riferì, un nome che incuriosì moltissimo Coda Spezzata: con quella meta in mente, tagliarono attraverso la steppa per raggiungerlo più in fretta, sostando ogni tanto a piedi per far riposare le cavalle.
Fare conversazione a cavallo era impossibile, ma Lydia ebbe la conferma fin dalla loro seconda sosta che il suo Thane non era una creatura particolarmente loquace, accontentandosi di raccogliere fiori e arbusti di tanto in tanto, mentre Karinda e Allie scavano con gli zoccoli alla ricerca di qualcosa da brucare, con magri risultati. La primavera non è ancora troppo lontana, ma sarebbe occorso ancora un po' prima di vedere i rivi della fertile pianura sgombrarsi dal ghiaccio: passare la notte all'addiaccio nelle pianure nevose che compongono il feudo di Whiterun poteva ancora costare arti o dita a causa del freddo... o la vita
Nonostante questo, ascoltare le due cavalle per tutta la giornata era un pensiero fin troppo noioso da concepire per la Nord, che non amava il silenzio della natura fino a quel punto... o forse, più semplicemente stava accompagnando qualcosa in grado di incoraggiare la sua curiosità in modo irresistibile. Avevano parlato un poco nei giorni che avevano passato a Whiterun: Coda Spezzata le aveva perfino raccontato parte della sua vita. Non tutta ovviamente, ma alcune delle parti più importanti: non semplici confidenze, ma piuttosto conoscenze donate liberamente, su di lui e sulla sua gente, il popolo della radice. E anche di quando non avevano parlato, durante le giornate passate alla forgia, Lydia conservava il sospetto che avesse comunque cercato di insegnarle... o che confidasse che lei potesse imparare da sola.
Non gli aveva detto tutto in quei giorni, e forse nemmeno molto, tutto considerato, ma aveva di certo acceso la curiosità della giovane donna, specie su di lui e il suo popolo...
"...Mio Thane?" lo chiama, prendendo il coraggio a due mani durante l'ennesima sosta, guardandolo sgranchirsi le gambe e la coda e assorbire il calore del pallido sole sulle sue nere sceglie.
L'Argoniano non ha mai tremato per gli elementi, né ha mai aperto bocca per lamentarsi di essi... tuttavia non le risponde, limitandosi solo ad un lieve sospiro, rimanendo ad occhi chiusi.
"Mio Thane?" prova ancora, ma di nuovo, Coda Spezzata non le risponde, ripetendo quello strano sospiro rumoroso.
Poi Lydia capisce cosa voglia da lei: la giovane donna del Nord però, non è ancora sicura di poterglielo dare.
Allo stesso tempo tuttavia, sa che il suo Thane è pronto a opporre alla testardaggine dei Nord la sua, che per quanto magari non così passionale, è altrettanto profonda, e forse perfino più forte:
"...Coda Spezzata?" chiede titubante, e quelle sillabe strane rotolano sulla sua lingua con una familiarità che Lydia non dovrebbe avere.
Solo sentendo il suo nome uscire dalle labbra di Lydia, l'Argoniano che il destino le ha dato come Thane apre gli occhi per guardarla: è così nero in ogni sua scaglia, che se si allontanasse nella notte non riuscirebbe a seguirlo.
Pare davvero fatto di tenebra:
"Lydia?" come sempre, e ancora, la giovane donna del Nord non può fare a meno di stupirsi ascoltando il suo nome pronunciato da quelle fauci.
La sua voce... come sabbia che scorre sulle rocce, o la mola che accarezza una spada: metallica, ma non sgradevole.
"...Posso fare un domanda?"
Ancora una volta, l'Argoniano sospira, in quel suo modo sempre uguale, ma che nasconde significati sempre diversi:
"Sempre." risponde, roco e quieto: "...Ma non tutte sono dotate di risposte."
"Hai già... combattuto dei giganti? Oltre a quello che hai ucciso di fronte alle porte della città?" gli chiede.
"Quel gigante fu ucciso dai Compagni: come è stato detto, ho prestato loro solo un paio di frecce. Ma no. Allora, fu il primo."
"...Eppure non sembri essere spaventato dall'idea di andare a cacciarne altri, nella loro dimora."
"Dovrei?"
"Sono giganti... mio Thane."
"E possono essere uccisi come ogni altra cosa. Così come anche noi."
"È così semplice per te?"
"È differente per Lydia?"
La Nord annui:
"Sembra quasi che tu non provi emozioni... mio Thane." di nuovo, quello strano divertito sospiro: Lydia cominciava a credere che fosse una vera parola nella lingua degli Argoniani.
Sorprendentemente, avrebbe scoperto di non essere poi così lontana dalla verità: il suo errore però, risiedeva nel considerare quel suono sempre la stessa parola.
"La ragione non può affermarsi senza emozione, Lydia. Ma nei Saxhleel, esse riposano sotto le scaglie, non nella lingua o nel braccio. I volti del popolo della radice sono stati fatti per sopravvivere: non per comunicare. È sufficiente una lingua per farlo: il Jel."
"Non era... mia intenzione offendere."
"Né sei stata in grado di farlo, Lydia... " rispose bonariamente Coda Spezzata: "...E si deve aggiungere a proposito, che raramente è possibile trovare tra voi, camminatori di terra asciutta, qualcuno che sappia farlo. Chiamare un Argoniano stivali, o lucertola, ha altrettanta presa sul popolo della radice, che chiamare bisaccia un uomo. Si direbbe quasi che non siate mai stati istruiti ad offendere..."
"Sul... serio?"
Coda Spezzata annuì:
"Si trovi un Bosmer, se si desidera essere veramente offesi: le lingue degli elfi dei boschi si possono usare per affilare coltelli... specialmente quando ubriachi."
"E gli Argoniani?" Lydia non aveva ancora osato provare a pronunciare Saxhleel, per lo strano suono di quella parola: per paura di cadere in fallo, di sbagliare la sua pronuncia, si affidava ai termini appresi da altri.
"...Imprecare in Jel è... diverso." rispose semplicemente Coda Spezzata.
Lydia però, ora che aveva trovato il modo di farlo parlare della sua gente e della sua cultura, per quanto di una parte piuttosto triviale, non era pronta a rinunciare alla sua curiosità:
"In che modo?"
"...A questo non è possibile rispondere in un modo che capiresti, temo. È difficile spiegare ciò che in questa lingua non possiede forma, né parole, per essere detto."
"Vorrei che ci provassi comunque... Coda Spezzata."
Il suo Thane sembrò osservarla molto a lungo, prima di avvicinarsi a lei, battendo dolcemente il palmo sul collo di Karinda. Le rivolse poi una ben strana domanda:
"Se Lydia fosse nata con orecchie a punta, la sua pelle come oro, i suoi occhi come soli e i suoi capelli come luce di stelle... sarebbe ancora Lydia?"
"...No?" fu una richiesta di conferma, più che un domanda, quella della Nord.
"E questo è due volte più vero per il popolo della radice, Lydia. Non esiste il vostro concetto del sé." Coda Spezzata si interruppe un momento, cercando le parole più giuste per spiegare in quella lingua qualcosa che nella sua era scontato e banale al punto da non dover essere insegnato.
"Fra i Saxhleel si crede che ogni individuo accada... come il frutto delle proprie circostanze. Se Lydia, con i suoi capelli neri e la sua pelle chiara fosse ad Hammerfell o a Morrowind, sarebbe sempre la stessa Lydia. Lo stesso però non è vero per il popolo della radice. Dalle circostanze è formato ciò che da voi camminatori di terre asciutte è chiamato sé... ma fra i Saxhleel, si è anche figli del cielo che scorre sopra la testa e delle orme che si sono lasciate alle spalle. Ciò che dagli uomini è concepito come identità... per i Saxhleel è mutevole. Anche il nome, non diversamente che se fosse cambiato il colore delle proprie scaglie."
"Coda Spezzata non è dunque il tuo nome?" di nuovo l'Argoniano sospirò: era così... difficile per lui rispondere a quella domanda.
"È il nome con cui sono noto ad uomini ed elfi... ma non la mia identità: una persona non può essere racchiusa in qualche lettera. Un nome mi è stato dato dalla mia madre adottiva..." una Lamia, ricordò Lydia: "... E un altro è stato adottato quando fui catturato e venduto come schiavo a Mournhold. Un nome che è cambiato a Cyrodill, dove sono stato Kaiman. La mia vita era stata cambiata, e dunque anche il nome doveva esserlo. Allo stesso modo, qui, a Skyrim, rispondo al nome di Coda Spezzata, o Haraan, lo stesso concetto in Jel."
"È... molto strano, mio Thane." come se... l'Argoniano che avesse di fronte non esistesse davvero, o facesse parte del panorama non diversamente da alberi e montagne, libero di venire nominato da chiunque a proprio piacimento.
Fu più vicina in quel momento alla verità, di quanto Lydia stessa sospettasse:
"Lo stesso può dirsi su uomini ed elfi. Per quanto cammini in mezzo a voi da gran parte della mia vita, ancora non si può dire che io comprenda. Al pesce non dovrebbe importare il nome del fiume in cui nuota: solo le sue correnti. E le vostre lingue... a volte così strane."
"Eppure le parli molto bene, mio Thane..."
"Pratica."
"La lingua degli Argoniani è diversa?"
Coda Spezzata annuì:
"Estremamente. Il tempo è un illusione, per i Saxhleel. Per un popolo che vive senza identità personale, il tempo è il bisogno di porre un'ancora nel fiume degli eventi: inutile, quando si decide di fluire con essi, invece di provare a resistere. Il senso di identità, è solo il grido con cui si afferma: Io sono qui. Nel Jel, non esiste passato. Non esiste futuro. Esiste solo il presente. Nessun soggetto... solo il pensiero e gli eventi. Le parole che sono usate per dare voce alla lingua della Palude Nera, sono solo l'ultimo ostacolo alla comprensione: le nostre genti non parlano solo in modo diverso, ma pensano anche in modo diverso. I nostri desideri non sono sempre uguali... ma possono essere simili. E grazie a questo, è possibile trovare punti comuni."
Il che spiegava molto sugli Argoniani, rifletté Lydia, più di quanto molti altri avessero forse mai capito su di loro: la giovane donna del Nord non era rimasta con le mani in mano nei giorni spesi a Whiterun. Approfittando di una delle frequenti commissioni che faceva per il suo Thane al Calderone di Arcadia, sembrava quasi che gli ingredienti alchemici comprati dalla farmacista non bastassero mai all'Argoniano, la giovane donna del Nord aveva chiesto consiglio all'anziana Imperiale su come meglio comprendere quello strano uomo rettile che il destino aveva portato a Skyrim. La copia un po' sdrucita che le era stata regalata della Guida tascabile all'Impero, terza edizione/ Argonia, era stata una cornucopia di scoperte per Lydia, al punto che la giovane Nord la custodiva gelosamente nella sua stanza di Breezehome. In quel testo, lo storico Brendan il Persistente aveva già riassunto in poche parole quello che Lydia stava scoprendo giorno dopo giorno:
Il popolo di Argonia è stato, attraverso tutta la storia di Tamriel, forse il più incompreso, insultato e oltraggiato di tutte le razze dotate di senno. E tuttavia, coloro che si sono presi il tempo di sperimentare la cultura argoniana, hanno guadagnato una più grande riconoscenza per questo nobile e stupendo popolo.
Il fatto che alla fine Brendan il Persistente fosse scomparso durante una sua spedizione in Argonia, era forse però da imputare alle innumerevoli creature velenose e portatrici di malattie che abbondavano nella Palude Nera, piuttosto che per colpa dei suoi abitanti: in alcune zone di essa infatti, pareva possibile contrarre ancora la terribile febbre Knahaten, un morbo emorragico che per 43 anni aveva flagellato la quasi totalità di Tamriel durante la seconda era e da cui gli Argoniani erano risultati immuni. Se questo fosse stato vero, se cioè focolai della febbre di Knahaten ancora sopravvivevano nella Palude Nera, questo avrebbe reso quel morbo terribile il più longevo mai comparso nella storia di Tamriel, anche se solo il secondo più terribile, dato che quel triste primato apparteneva di diritto alla piaga Thrassiana, uno dei primi avvenimenti registrati storicamente nella prima era, e definitivamente debellata dopo quattro secoli.
Di fronte a queste notizie ed altre simili, specie sul tipo di creature che prosperavano ad Argonia, Lydia sospettava che un uomo o un elfo sarebbero stati al massimo una fastidiosa curiosità per i residenti della Palude Nera: i forestieri non sopravvivevano a lungo in Argonia, e chi esplora deliberatamente una terra velenosa o peggio, può essere giustamente considerato sciocco dai Saxhleel. Per Talos! Li avrebbe considerati sciocchi lei stessa, specie poiché i Saxhleel non sopravvivano poi più a lungo nelle loro terre rispetto ai forestieri: solo un po' di più. Lydia non aveva trovato un bestiario completo della Palude Nera nella sua Guida Tascabile, e difficilmente poteva esistere, ma se solo metà di quello che c'era scritto era vero, la Nord sapeva che non avrebbe mai voluto mettere piede sotto le sue fronde: c'erano ragni che venivano descritti grandi abbastanza da produrre sufficiente seta da vestire un clan...
"Ora comprendo meglio ciò che intendevi mio Thane... ma ancora mi sembra molto strano."
"Lo stesso può dirsi per me... Ma per tornare alla tua domanda originale, imprecare in Jel è certamente possibile, ma non insultare qualcuno. Non esistendo un concetto di sé, non si può rivolgere a qualcuno degli insulti... E no, non ho intenzione di istruire Lydia su come imprecare in Jel. Si direbbe che sono un cattivo Thane."
"Veramente mio Thane, la mia curiosità originale era se avessi già affrontato dei giganti..."
"Davvero?" chiese l'Argoniano, fingendo una smemoratezza che certamente non soffriva: Lydia lo aveva visto assorbire in pochi istanti ogni particolare di una stanza e ricordarli perfettamente a distanza di giorni.
"...Se può essere di conforto comunque, molte altre grandi creature sono cadute sotto la mia spada. Sia a Morrowind che Cyrodiil: imprevisti del mestiere di mercenario." aggiunse a voce più bassa.
"Grandi quanto un gigante?"
Coda Spezzata scosse la testa:
"Non così alte. Ma più larghe."
"Per esempio?" lo incalzò ancora Lydia.
"...Il drago alla torre ovest di Whiterun non basta? O devono essere fornite altre storie?"
La Nord arrossì: anche se la pazienza dell'Argoniano sembrava inesauribile, Lydia non poté evitare di comprendere quanto potesse averlo offeso. Doveva temperare la sua curiosità con il giudizio: Coda Spezzata non era un viaggiatore, o un esotico esemplare di una terra lontana. Lui era il suo Thane, e Lydia doveva tributargli il rispetto che gli era dovuto, che lui lo volesse o meno: specie quando lui visitava per la prima volta il feudo che lo aveva accolto. I suoi antenati dovevano di certo rivoltarsi nei loro sepolcri dalla vergogna:
"Non desideravo offendere, mio Thane. Ma mi accorgo di averlo fatto... Sono mortificata."
Invece di offrirle consolazione, l'Argoniano si limitò a sospirare, o sussurrare in Jel, Lydia non sapeva cogliere la differenza, rimontare sul dorso di Karinda e dirle con la sua strana voce:
"...Non c'è bisogno di dispiacersi, Lydia. Dopotutto, la mia covata sarà nutrita con la tua carne." e detto questo, lanciò la sua cavalla al galoppo, lasciandola indietro: con i suoi piedi, l'Argoniano non aveva bisogno di speroni.
Lydia dovette capire che stava scherzando, prima di decidersi a seguirlo.
 
E così, dopo quasi un giorno a cavallo attraverso la steppa pianeggiante del feudo di Whiterun, sotto un sole che cominciava di nuovo a calare per abbracciare l'orizzonte, Lydia e il suo Thane arrivarono finalmente al campo dell'Albero Dormiente. Una conca fra rocce argillose, in grado di offrire riparo dai venti grazie alla loro particolare conformazione, e alcune grotte in cui ripararsi: al centro di tutto questo, ma ancora invisibile dalla posizione da cui osservavano, riposava la fonte sorgiva che permetteva all'albero che dava il nome al campo di sopravvivere. La luce di enormi falò illuminava due soli giganti, uno impegnato a guardare a vista uno scarno mammuth macilento, e l'altro a riscaldarsi più vicino al fuoco. Entrambe le creature portavano con loro lunghe clave fatte di femore di mammuth e sembravano più... agitati di quanto Lydia fosse abituata ad osservare di loro.
La convivenza con i giganti era possibile a Skyrim: si trattava di raggiungere una condizione di vivi e lascia vivere, non disturbare i giganti nei loro campi e, per chi credeva a queste superstizioni, fare loro un'offerta annuale. Uno spreco, secondo Lydia, dato che i giganti non sembravano in grado di ricordare niente per più di qualche giorno... eppure qualcuno fra i Nord ancora donava mucche ai giganti...
"Cosa sembra a Lydia?" le chiese al suo fianco Coda Spezzata, prono come lei sulle neve, un dosso del terreno a nasconderli quasi completamente alla vista dei giganti.
"Sembrano... nervosi mio Thane. Qualcosa deve averli disturbati recentemente."
"Abbastanza da motivare la spedizione verso Whiterun di un solitario gigante." annuì Coda Spezzata: "...Può essere bastato a soddisfarli?"
 Lydia scosse la testa:
"I giganti non sono particolarmente intelligenti... né ricordano a lungo le cose." come a voler sottolineare le parole di Lydia, il pastore di mammut scelse quel momento per grattarsi le chiappe con la sua clava, con un basso grugnito di soddisfazione.
"...Ma quando hanno qualcosa in mente, è difficile distoglierli."
"Quindi Whiterun sarà attaccata ancora."
"È possibile. Inoltre..."
"Inoltre?"
" A volte, i giganti si ritrovano vicino Whiterun... a nord della città, più o meno ai confini col feudo del Pale, c'è un cimitero di mammut. Ogni tanto i giganti organizzano dei ritrovi laggiù."
"E dunque, è possibile che il problema si moltiplichi... Una terra davvero generosa questa: sono stato accolto in ceppi, e ora mi sono state date città da proteggere e giganti da abbattere." sospirò l'Argoniano.
"Mio Thane?"
Coda Spezzata scosse la testa, armeggiando nella sua bisaccia ed estraendo una fiala panciuta:
"La tua spada, Lydia. E lascia lo scudo: non può difenderti da una clava come quella."
La giovane Nord fece come gli era stato detto, sganciando lo scudo ed estraendo la sua lama d'ebano, sulla quale il suo Thane versò l'interezza della fiala: un denso liquido oleoso color palude, dall'aspro odore.
"Un potete agente paralizzante, ottenuto da radice di Canis e quei funghi a bolla che abbondano a Skyrim solo per non essere commestibili. La magia non ha quasi effetto sui giganti." spiegò l'Argoniano: "Pungilo, se la sua attenzione sarà su di me. Poi il pastore e il suo mammuth."
"Non faremmo meglio a dividerci? Uno di noi potrebbe attirare l'attenzione dell'altro..."
"E raddoppiare le nostre possibilità di essere uccisi, assieme ai cavalli? No Lydia. Uccidere due giganti in due, appare sufficientemente glorioso ai miei occhi."
"...Come desideri, mio Thane."
"...Pronta?"
Si alzarono in piedi assieme, correndo verso il gigante ad armi già sguainate: forse fu il clangore dell'armature di Lydia ad avvisarlo, ma il gigante li vide arrivare prima che fossero alla giusta distanza per attaccarlo.
Ma Coda Spezzata correva, e molto più velocemente di quanto Lydia credesse possibile con una spada da 22 libbre tra le mani, artigliando il terreno per avere più presa: essendo il più vicino, il gigante si concentrò su di lui, specie dopo che una delle daghe che l'Argoniano teneva alla cintura si infisse con violenza nel suo occhio. Lydia ebbe finalmente un assaggio di cosa dovesse essere stato combattere contro il suo Thane durante il suo impiego come guardia e mercenario a Cyrodiil: la giovane Nord sperò che non arrivasse mai per lei il tempo di affrontarlo sul serio.
Con un basso grido, il gigante si schiacciò l'orbita offesa per il dolore, ottenendo solo l'effetto di spingersi la daga angora più in profondità: la clava calò quasi per riflesso, ciò che l'Argoniano stava davvero aspettando. Coda Spezzata, spada impugnata saldamente fra due mani, schivò quel tanto che bastava ad avere la clava ad un passo... e poi ci saltò sopra, rampando da essa al gigante, sostenendosi grazie alle velocità e ai suoi artigli, che lasciavano tre segni paralleli sulla pelle del gigante ogni volta che compiva un passo in quella vertiginosa scalata. Lydia lo stava ancora raggiungendo, ma capì che non gli sarebbe stato d'aiuto: giunto al bicipite, il suo Thane saltò verso l'alto, vibrando la sua grande spada.
Ci fu un'incredibile resistenza offerta dalla carne del gigante, ma quando finì la sua scalata, Coda Spezzata si trovò sulla sua spalla, in piedi e illeso, mentre il suo trespolo di carne, ora in ginocchio, perdeva un fiume di sangue dal collo, tentando di arginarlo inutilmente. Coda Spezzata pose fine alle sue sofferenze ruotando come un turbine, e questa volta la spada nera da 22 libbre calò dal cielo, trovando il morbido spazio di cartilagine tra le vertebre del collo, che ora il gigante esponeva. La testa cadde a terra come un macigno, assieme al suo pollice, ma Coda Spezzata era già in marcia, puntando all'altro gigante e al suo mammut, in rapido avvicinamento per vendicare il loro compagno.
L'Argoniano, nella sua figura nera e di cupo oro, aveva l'attenzione di tutti: per questo Lydia riuscì ad avvicinarsi abbastanza al secondo gigante e ad infilzare il suo polpaccio fino all'elsa della sua spada.
Esitò un attimo, colta da esaltazione e orgoglio, sopravvalutando la pozione con cui era stata avvelenata la sua spada: il dorso della mano del gigante la colpì in pieno, ma Lydia era una vera Nord. Non lasciò la presa della sua spada, e la lama lacerò muscoli e carne del gigante, mentre Lydia compiva un volo di meteora lontano.
La sorte però non l'aveva abbandonata: il suo Thane le avrebbe detto che anche la fortuna fa parte delle proprie capacità. I rami dell'Albero Dormiente l'avevano afferrata al volo, frenando la sua caduta con le sue fronde ancora spoglie. Troppo stordita per cercare di liberarsi e raggiungere il suo Thane, e aiutarlo, Lydia potette solo assistere al resto dello scontro, di cui aveva una visuale perfetta.
Radice di Canis e funghi a bolla? Per Lydia, ormai c'era la certezza che qualunque fosse il prodotto dell'alchimia, erano portenti in forma liquida: a chiunque l'avesse denigrata in futuro, Lydia avrebbe raccontato del paiolo da 12'000 septim e della vista che le si parò dalla cima dell'albero dormiente.
Il gigante che l'aveva colpita era a terra, la faccia nel terreno, e non si sarebbe più rialzato: questo perché la sua testa era piuttosto distante dal resto del corpo.
Sarebbe stato un'interessante argomento di conversazione, alcune settimane nel futuro, scoprire il perché la decapitazione era lo stile d'esecuzione favorito dall'Argoniano, e del perché della magia di distruzione, avesse deciso di esercitarsi in quella del fulmine... così come della sua ammirazione per i wamasus della sua terra.
E tuttavia, la volontà di ridurre in fretta il numero di opponenti era costato a Coda Spezzata l'iniziativa di quello scontro: mentre era occupato a finire il gigante che Lydia aveva ferito, il mammut aveva a sua volta attaccato l'Argoniano, travolgendolo con la sua carica. Come fosse riuscito a non farsi schiacciare era già di per sé un miracolo e nonostante questo, Coda Spezzata brandiva ancora la sua spada, seppure in una sola mano: l'altro braccio lo stringeva invece al petto, certamente rotto.
Lydia, ancora preda della vertigine del suo volo, poté solo assistere mentre il mammut si girava, per tornare a colpire l'Argoniano.
Coda Spezzata non era inerme però: ciò che la giovane Nord gli vide compiere, fu soprattutto una prova di coraggio. Il mammuth era una creatura massiccia, con un folto pelo: niente, a parte un gigante o un drago avrebbe potuto fermarlo... o almeno così avrebbe dovuto essere.
Perché quando il mammut stava per travolgere il suo Thane, per la steppa riverberò una sola parola, che fece tremare le rocce, l'albero e perfino il cielo:
"FUS!"
Il mammut venne colpito in pieno da quell'Urlo, da quella singola parola: Lydia ricordava le leggende sulla Voce di Tempesta. Una magia antica più del mondo è più potente di qualunque altra magia: il respiro con cui Kyne, la signora del vento e madre degli Uomini, aveva infuso la vita a Skyrim. L'impeto di quella parola non la raggiunse direttamente, ma l'eco fu comunque più forte di qualunque altro rumore Lydia avesse mai sentito in vita sua: più di una valanga, più di un tuono. Fu più simile ad un'esplosione, e come un'esplosione, quella parola non aveva solo suono, ma anche un onda d'urto: quando arrivò fino a lei, Lydia suo malgrado poté solamente proteggersi, mentre il vento la faceva cadere dai rami del suo rifugio, dritta nella polla che alimentava l'Albero Dormiente. Sotto il sottile strato di ghiaccio, l'acqua per fortuna non le arrivava al ginocchio, e la giovane Nord non perse tempo a uscire da quell'acqua gelida, che l'aveva riscossa: un poco di essa le finì in bocca, non più che un ditale, ma quel sapore stranamente dolce non riuscì a registrarsi nella sua mente in quel momento.
Di nuovo, appoggiandosi al tronco legnoso dell'albero, Lydia poté solo assistere, mentre osservava il mammut: la bestia aveva ricevuto in pieno ciò di cui la giovane Nord aveva semplicemente udito l'eco. La sua gigantesca mole ondeggiava, assordata e probabilmente accecata da quella voce: Lydia poteva vedere il sangue che dalle orecchie ne macchiava la pelliccia.
Coda Spezzata era ancora al suo posto, nonostante fosse stato l'origine di quel Urlo: straordinario, considerando cosa avesse appena liberato. Un suono simile, una distruzione simile, non dovrebbe lasciare niente dal punto di origine: eppure, non sembrava aver riportato danni. Al punto che, senza fretta, tenendo la spada con una sola mano, e l'altro braccio stretto al corpo, l'Argoniano si spostò sul lato del mammut, infilzando il suo fianco con la spada, affondando fino a quando solo un terzo della lunghezza della lama nera rimase fuori dall'animale.
Il mammut comprese ciò che stava succedendo solo nel momento in cui la spada gli forò il cuore: Lydia poté solo guardarlo dissanguarsi rapidamente, mentre il suo Thane si avvicinava a lei tenendo la spada insanguinata appoggiata sulla spalle.
Il sole era a metà sull'orizzonte in quel momento: eppure, la vista di Lydia si stava già tingendo di porpora.
"Lydia..." soffiò Coda Spezzata, vera agonia percepibile nella sua voce quieta e roca: forse quell'Urlo non l'aveva poi lasciato così incolume come credeva.
"Mio Thane..." c'era qualcosa di sbagliato in lei: una vertigine frutto di ebbrezza, la sensazione di essere piena di energia, e il desiderio di correre lontano.
"...Il mio braccio deve essere tagliato." le disse, tossendo duramente: la sua voce aveva sempre avuto quegli echi?
"Mio Thane..." voleva avvertirlo, voleva dirgli che tutto quello che vedeva stava diventando porpora: anche la tenebra delle sue scaglie, sfumando all'angolo dei suoi occhi.
"È necessario." aggiunse, pulendosi il suo sangue dall'angolo della bocca con la mano buona: "... O sarà peggio. Dopo."
Lydia cadde in avanti senza poterselo impedire: quella notte era appena cominciata.
 
Si risvegliò... più tardi, senza sapere quanto fosse rimasta incosciente.
Lydia si scoprì sdraiata, sotto una pesante e puzzolente pelliccia: gambali, stivali, guanti ed elmo le erano stati tolti, lasciandola in una confortevole via di mezzo tra la nudità e la pesantezza della corazza. Sopra ed attorno a lei, pareti argillose formavano una camera circolare, alta abbastanza da suggerire che si trovasse nella grotta in cui i giganti avevano posto i loro giacigli.
La fonte di luce nella stanza era data da un unico falò, che fiammeggiava orgoglioso, confinando le tenebre negli angoli più lontani di quella camera: ci mise un po' a trovarlo. Nel chiaroscuro, il colore delle sue scaglie lo faceva apparire come parte dell'ambiente, al punto che trovò per prime le cavalle, occupate a brucare un po' di paglia: probabilmente, la parte più fresca dei giacigli dei giganti. C'era odore di lavanda selvatica nell'aria, e Lydia vide dei rametti purpurei bruciare scontenti nel fuoco:
"Sveglia, finalmente."
Dall'altra parte del falò, quello che credeva fosse stata una roccia pronunciò quelle parole con una voce che Lydia conosceva:
"Mio Thane." gli disse mezza spaventata, facendosi cadere di dosso la coperta.
Ancora di più, fu lo scoprire che il suo Thane era a torso nudo: Lydia aveva visto dei Nord, ma ancora una volta, dovette accettare che Coda Spezzata non era un uomo. Aveva la struttura di un uomo, ma questo era quanto: scaglie nere come la notte gli coprivano il petto e il ventre, che per quanto offrissero linee simili a quelle degli uomini, mancavano delle stesse strutture. Era solo questo Coda Spezzata: ossa, carne e muscoli coperti da nere scaglie: nemmeno al buio, Lydia poteva scambiarlo per uno di loro, specie per quel suo volto da lucertola con grandi corna.
"...Come ti senti?"
Lydia si prese un momento per considerare la domanda:
"Bene, tutto considerato. Quanto...?"
"Sei ore circa. Le lune sono ormai allo zenit nel cielo."
"Cosa..." cominciò Lydia, ma senza sapere esattamente cosa chiedere.
"Cosa...?" le fece eco l'Argoniano.
"Non so cosa mi sia successo... è stato come se la mia mente... non mi appartenesse per un momento. E l'ultimo ricordo che ho... era la tua richiesta di tagliarti il braccio... un'allucinazione?"
"Sì. E no." le rispose il suo Thane avvicinandosi al fuoco.
Quando si risedette, Lydia non poté impedirsi di inalare rumorosamente: metà del suo avambraccio, e la mano, mancava. Ancora più spaventoso fu che quella ferita sembrava vecchia di giorni, eppure, Coda Spezzata non l'aveva fasciata: inutile in fin dei conti, perché nemmeno sanguinava. Allo stesso modo, Lydia osservò quelle che sembravano schegge carnose infisse nel moncherino: le occorse più di un momento per capire che erano le prime falangi di ogni dito.
"Ah." disse semplicemente Coda Spezzata accorgendosi di dove lo sguardo di Lydia stesse puntando: con lentezza, la sua mano coprì quello spettacolo.
Fu un gesto pieno di delicatezza, ma anche inutile in fondo: ormai Lydia aveva visto tutto quello che c'era da vedere.
"...Prude un poco. Ma per il mattino sarà a posto." la rassicurò: "...Non è la prima volta in cui accade."
Le implicazioni di quello che aveva visto però, non piacquero affatto alla Nord:
"...Hai mentito."
"Insulti, Lydia? Perché?"
"Hai detto di non essere un taumaturgo capace quanto i guaritori del tempio." rispose Lydia indicandolo: "...Far ricrescere un braccio è qualcosa che nemmeno i sacerdoti di Kynareth sono in grado di fare!"
"Nessuna menzogna, Lydia." rispose sospirando l'Argoniano: "...Non è solo la taumaturgia a poter rigenerare. E allo stesso modo, non solo cura è la taumaturgia. Come spiegarlo..." lamentò Coda Spezzata, prendendosi un momento per pensare in due lingue:
"...È difficile, Lydia, raggiungere la concentrazione necessaria a lanciare un incantesimo, quando le proprie viscere sono strette in una mano. E allo stesso modo, non sempre è possibile avere accesso ad elisir curativi. Ma anche se è difficile nelle terre di uomini ed elfi non avere accesso ad almeno una delle due, nella Palude Nera invece, ciò accade ogni giorno, ogni istante. L'attitudine alla sopravvivenza del popolo della radice germoglia e prospera naturalmente nelle sue terre, dove da molti essi sono considerati cibo. Per questo, dagli Hist a volte è donata una... benedizione. Non troppo diversamente da come i Nord abbiano attitudine per la battaglia, così tutti i Saxhleel posseggono attitudine alla sopravvivenza."
Coda Spezzata rivelò di nuovo il moncherino, e Lydia poté osservare liberamente quella mutilazione:
"...Dai Saxhleel è chiamata pelle di Hist: in me, nonostante le mie origini, quella benedizioni è molto forte. Forte al punto che rinnovare e più semplice che ricomporre. Si perde molto tempo a far aggiustare le ossa: a ricrescere un arto intero invece, molto meno. E questo è il motivo per cui per me, essere sfregiato da delle cicatrici è quasi impossibile, nonostante gli anni passati in battaglia."
E in effetti, nemmeno un segno interrompeva il nero mare delle sue squame:
"Per i Nord: vivere nella gloria. Per i Saxhleel: gloria nel vivere." affermò Coda Spezzata: "...E come è stato detto, in me questo dono è molto forte. Fin troppo forse... La benedizione di una madre che non è mai stata conosciuta."
Dalla storia che le aveva raccontato e da ciò che le esperienze della giovane Nord suggerivano, Lydia era giunta alla conclusione che il suo Thane fosse stato il figlio di uno stupro, o almeno di una relazione illecita: perché altrimenti il suo uovo sarebbe stato abbandonato sul fiume? Ma le vie degli Argoniani non erano quelle degli Uomini, e dunque non poteva esserne sicura... e francamente parlando poi, importava davvero la sua origine? E lo sminuiva il fatto che fosse sopravvissuto alla schiavitù delle piantagioni a Morrowind abbastanza da vincere la sua libertà, o invece lo elevava, per quanto era riuscito a compiere e ad imparare, nonostante una così misera origine? Quanto era da ammirare qualcuno che sapeva guadagnarsi da vivere in modo onesto senza aver bisogno di una spada, ma che nonostante questo, sapeva usarla così bene, assieme alla magia?
"...Ho studiato la taumaturgia per comprendere questo mio dono. E per cercare una ragione a questo mio prosperare."
Lydia non resistette oltre: la giovane Nord si alzò dal suo posto, andando a cercare conforto nella sua vicinanza. Perché diceva sempre cose così offensive? Perché la sua mente era così pronta ad esprimere giudizi? Coda Spezzata era paziente... era quieto... perché allora continuava a cercare di ferirlo?
"...Le mie scuse più profonde, mio Thane. Sono stata... crudele. Accetterò una punizione adeguata alla mia... grettezza."
"È sufficiente che si impari da questo... Ma l'occasione può essere colta: sotto il nuovo sole, sarà Lydia ad occuparsi di raccogliere e preparare gli ingredienti alchemici dai giganti."
Prima o poi, Lydia si sarebbe stancata della sua curiosità, ma mai il suo Thane:
"...I giganti contengono ingredienti alchemici?"
Coda Spezzata annuì deciso, continuando a fissare il fuoco, forse lieto di cambiare discorso almeno quanto lei:
"Sono state le mie prime letture su di loro: alluci, pollici e molari sono i più importanti. Il sangue anche, ma quello ora infradicia la terra. Lydia ispezionerà anche le loro ascelle, alla ricerca di funghi che crescono a volte in esse... Strana domanda comunque, considerato il nostro primo giorno assieme."
"Intendi dire che...?" quella carne brunastra e spugnosa...
"Credevo che l'odore fosse stato sufficientemente rivelatore." rispose l'Argoniano abbracciando la caverna con lo sguardo.
"Il pollice del gigante che hai...?"
"Alluce." la corresse l'Argoniano: "...Privo di pelle, ossa, unghie, vene, sangue. Infine, tritato nella sua interezza."
L'espressione che la donna fece dovette dire più del suo silenzio:
"L'alchimia non è mai pulita, Lydia. Ma ci si fa l'abitudine. O è forse troppo per te?"
"No, mio Thane." rispose subito Lydia: avrebbe potuto andarle molto peggio.
Un Thane Nord avrebbe mal sopportato la sua ingenuità e la sua curiosità... e forse era anche a causa del fatto che Coda Spezzata non era un Nord che continuava ad offenderlo e fargli domande.
"Bene. Raccolti gli ingredienti, ripartiremo. La ragione per cui i giganti si sono spinti fino a Whiterun era poca cosa. E ora non si ripeterà."
"...Dovrei esserne informata?"
Coda Spezzata dondolò la testa:
"Il contrabbando della linfa dell'albero che dà il nome al campo non è illegale. E l'agente mandato a raccoglierla ha pagato con la vita il suo sconfinare in un campo di giganti. Sarà sufficiente bloccare l'origine dell'interesse, e nessun altro gigante si avvicinerà di nuovo alla città."
E Lydia non invidiava di certo colui che si fosse trovato di fronte Coda Spezzata: la sua passata esperienza con Belethor, suggeriva che l'Argoniano sapesse essere molto persuasivo quando così desiderava, mentre lo Jarl avrebbe pagato una ricca taglia per l'abbattimento di due giganti problematici.
"A proposito, è questo ciò che è accaduto a Lydia: hai ingerito la sua linfa, che dalle sue radici si era sciolta nella polla. Ciò che hai provato, è stato causato da questo. Albero Dormiente... un nome quanto mai appropriato."
Se Lydia avesse chiesto altro a proposito, avrebbe avuto molte altre interessanti rivelazioni: come ad esempio, che l'Albero Dormiente era un Hist, giunto in modo assai particolare a Skyrim, e che per lungo tempo, mentre lei era svenuta, il suo Thane aveva discorso con l'albero, in un modo segreto e particolare che solo gli Argoniani conoscono.
Ma Lydia era una Nord e le sue domande erano domande da donna di Skyrim:
"Quindi... puoi sopravvivere a qualunque ferita, mio Thane?"
Coda Spezzata sospirò, in quel modo strano che gli era così consueto:
"...A questo mondo, l'unica vera ricchezza è la vita, Lydia. Se la si conserva, si è ricchi. Sono sopravvissuto a molte ferite nel mio passato. Il mio corpo è stato fatto a pezzi, ma è sempre guarito. Coda, gambe, braccia... organi. Non mi è stato mai strappato il cuore, né la testa tagliata però: non credo sia possibile per qualcuno sopravvivere a qualcosa di simile. La taumaturgia è stata d'aiuto. Eppure, con essa, molto rimane ancora possibile fare."
"Per esempio?"
Invece di rispondere a parole, Coda Spezzata spazzò il terreno libero davanti a loro con la coda, sgombrando la superficie argillosa dai detriti. Poi si chinò in avanti, tracciando un simbolo con l'indice del suo braccio buono, una sorta di T a cui mancava però metà del trattino orizzontale.
"Lya, runa dell'Oblivion. Un cerchio taumaturgico con questa runa come centro, genera una potente sentinella, e una morte dolorosa a chiunque la calpesti."
"Come può la taumaturgia uccidere, mio Thane?"
"Da voi uomini ed elfi, e perfino dai Khajiit, la taumaturgia è apprezzata. Ma sottovalutata. Una scuola minore, utile per riparare la carne quando si rompe. Uno strumento, da usare e poi posare. Da pochi è affilato. Da ancor meno è brandito."
"Per gli Argoniani è diverso?"
"Lo è per me." rispose Coda Spezzata: "...Il vero valore di ciò che è chiamato taumaturgia può essere più dell'utile strumento che è. Padronanza."
"Padronanza?"
"...Nessuna parola mi è nota in questa lingua che più si avvicini al significato. Convertire magicka in carne e sangue... la taumaturgia è l'unica parte della magia a poterlo fare." fu la prima volta in cui Lydia sentì... qualcosa nella voce del suo Thane: un'emozione... l'eco di essa, per essere precisi, racchiuso nel desiderio di conoscenza.
L'uomo rettile che aveva davanti era come sempre raccolto e indefinibile: non imprecava, non alzava la voce... eppure quello che diceva non si poteva ignorare.
"Ciò che è usato dai preti nei templi non è che una piccola parte della taumaturgia. Come l'alchimia, anche la capacità di dare ristoro possiede due volti. Dare e ricevere. Curare e..."
"...Avvelenare." completò per lui Lydia.
Il suo Thane annuì:
"L'eccesso di qualcosa non è forse pericoloso quanto la sua carenza? Non si può vivere senza acqua... eppure si può essere affogati in essa."
"...Ma non tu, mio Thane: tu non puoi essere affogato." replicò Lydia senza che potesse impedirselo: uno dei vantaggi dell'essere Argoniano e dell'avere branchie sul collo...
Di nuovo, Coda Spezzata sbuffò lieve:
"Meno letteralmente, Lydia. Una metafora."
"Oh."
"...E ancora molto può essere fatto con la taumaturgia." aggiunse Coda Spezzata: con la coda, attirò a sé uno dei rami nel fuoco, con un lato ancora verde, ma l'altro invece nero di cenere e fumo.
Impugnatolo, e soffiandoci sopra, ottenne quanto di più simile avessero ad un calamo gigante: cominciò tracciando un triangolo uguale nei suoi lati, piccolo e posto in alto, vicino al fuoco.
"La magia è stata divisa in scuole, per facilitarne l'apprendimento. Distruzione: fuoco, ghiaccio e fulmine nelle loro mortali manifestazioni. Alterazione: la manipolazione temporanea della sostanza del mondo." un nuovo glifo si aggiunse al primo, un uomo stilizzato con un ala su un lato e le fronde di un albero sull'altro.
"...Evocazione, l'abilità di fendere l'Oblivion e richiamarne le forze." la runa oht venne tracciata sul terreno: " Incantamento, infondere proprietà pagando un tributo. Illusione: la manipolazione della mente e dei sensi. Taumaturgia e Alchimia." davanti a loro, si erano aggiunti altri simboli: una spada a fendere il simbolo dell'infinito, tre cerchi tracciati con un un'unica linea, un uccello ad ali spiegate ed una fiala.
Sette simboli, che Coda Spezzata riunì in un unica figura, con un glifo in ognuno dei suoi vertici:
"Queste sono le scuole della magia, ma non si deve dimenticare che esse sono solo parti di un tutto." un cerchio racchiuse il disegno precedente, collegando ogni glifo sulla circonferenza:
"Così come ogni eptagono non è un cerchio, così anche la taumaturgia non è semplice cura e ristoro. Con essa, è possibile trasformare il proprio mana in vigore e forza, non solo curare ferite. È possibile imporre barriere sulle quali i sortilegi altrui si infrangono, cosa che mi ha permesso di sopravvivere al mio primo drago. Ed è perfino possibile uccidere alcune creature con la taumaturgia."
"Quali, mio Thane?" come poteva un'arte che alleviava il dolore essere usata come un'arma?
"Strano che tu lo chieda Lydia: in questa terra, i morti non sono forse sepolti come... onorate salme? E a volte non accade che alcuni di essi... riscoprano moto e pulsione nelle loro membra? Feroci non viventi, che sono da voi chiamati..."
"Draugr." finì per lui Lydia e l'Argoniano annuì.
Nelle tombe più antiche, nei sepolcri più maestosi.. a volte succedeva che i morti tornassero a camminare. C'erano molte superstizioni a riguardo, ma nessuno modo certo per prevenire il loro manifestarsi: in una terra di storia antica e sotterranea magia come Skyrim, a volte accadeva. Ecco perché i preti di Arkay, il Dio dei morti, erano figure così riverite ed ogni città di Skyrim aveva la sua Sala dei Morti, in cui il potere della fede e gli esorcismi tenevano i deceduti al loro riposo. Non era impossibile che perfino scheletri, animati da chissà quale brama ultraterrena, sorgessero di nuovo dai loro giacigli...
Non tutti i sepolcri però erano guardati da un prete di Arkay: nelle rovine più antiche, o semplicemente, da tombe mal scavate per nascondere un cadavere, un non morto poteva sempre sorgere... più prima che poi, considerando le spregevoli pratiche di negromanzia che culti e sette praticavano lontano dagli occhi della civiltà, al riparo di vecchie, fredde e umide pietre.
A Skyrim c'erano più salme sepolte che vivi: un pensiero... spaventoso a volte da concepire, ma non di meno vero. Non che comunque in altre terre fosse necessariamente meglio: anche a Morrowind, dove la cremazione era da secoli pratica accettata, i resti dei morti non lasciavano sempre i vivi in pace. Una delle conseguenze di vivere in un mondo come Tamriel, dove la magia non era mai davvero al di fuori della portata di qualcuno. E cosa facessero gli Argoniani dei loro morti, Lydia non osò chiedere, ma quegli innaturali non viventi erano forse una delle ragioni per cui i Nord non apprezzassero la magia, o perché la donna non amasse particolarmente il buio: la notte non era il tempo dei vivi...
"Applicare la taumaturgia ai Draugr, è più efficace del fuoco." disse l'Argoniano: "...Dopo aver fatto in modo che non sia possibile per loro nuocere ancora, ovvio." aggiunse dopo un momento.
"Sul serio?" e Coda Spezzata annuì:
"Ma ancora così tanto resta da fare. O riscoprire. Remoti prodigi di cui si è persa memoria se non in volumi polverosi, narrati o scritti da mani antiche di proprio pugno ai margini di volumi ancora più antichi..."
"Si direbbe mio Thane, che tu abbia la mente fissa su un obbiettivo assai concreto..."
L'Argoniano si produsse in una corta risata prima di rispondere:
"...Sì. E no. Poco più che una leggenda, tramandata come nota ai piedi di un tomo così antico, che sono stato costretto ad impararne prima la lingua. Un prodigio che risale alla Prima Era: la nemesi della taumaturgia. Trasformare sangue e carne di nuovo in mana: un incantesimo noto come Equilibrium. Impugnando entrambi, Equilibrium e Taumaturgia, si avrebbe un ciclo infinito, la padronanza completa del proprio corpo, allo stesso tempo mana e carne, al servizio della volontà. Essere, come corpo, fonte della propria magia. Così strano a ripensarci..."
"Che cosa?"
"Che questo incantesimo, questo sogno da cui sembri essere così tanto spaventata..." Lydia non poté negare quella frase: era follia da stregone e ambizione da mago, anelare l'infinito: "...sia stato concepito da un uomo di una razza che ora rifiuta così tanto la magia: la tua."
Questo lasciò interdetta Lydia, tanto che Coda Spezzata spiegò ancora:
"Shalidor, il cui nome sarà stato udito perfino dalle tue orecchie."
Lydia annuì lievemente: un nome potente, forse quello del più grande stregone mai vissuto. Le leggende su di lui erano le uniche che si tramandassero a Skyrim a proposito di un mago, ma per buone ragioni: si diceva avesse scoperto il segreto della vita eterna, rubandolo ad Akatosh in persona, e che avesse eretto la città di Winterhold, il feudo dove si ergeva il Collegio di Magia e Stregoneria da lui stesso fondato, con il sussurro di un solo incantesimo. Perfino Lydia aveva la sua storia preferita su Shalidor: quella in cui il potente stregone, da solo, aveva affrontato e vinto le legioni del clan Rourken, nomadi Dwemer, durante il loro passaggio attraverso Skyrim.
"La magia può essere terribile Lydia. Tuttavia non scompare solo perché da essa viene distolto lo sguardo. E si può imparare. Anche da Nord testardi."
"Parli per esperienza personale, mio Thane?"
"È quello che so. Non crederei nell'esperienza sul campo altrimenti. E Lydia non sarebbe la prima a cui insegno quel poco che conosco..."
"...Cosa dovrei fare?"
"Il primo passo, è sempre il più difficile. E dovrai essere tu a compierlo. Letteralmente. Con questa mano, non posso fare molto." gli occhi con cui la stava guardando dissero tutto quello che rimaneva da sapere a Lydia: doveva essere lei a decidere se fosse pronta a fare quel passo.
O forse, era l'unica a poterlo sapere: Lydia si fidava del suo Thane, ma non era certa di fidarsi di sé stessa per la sua iniziazione alla magia.
"Credo... credo che mi piacerebbe provare." disse infine.
"C'è bisogno delle più favorevoli condizioni possibili, allora. E come sempre, l'Alchimia può aiutarti. Prendi dalla mia borsa una pianta di fiori rossi di montagna, altrettanto di cotone selvatico e gli strumenti. O, e una bottiglia di quel sidro che hai nascosto fra i tuoi bagagli."
Lydia obbedì, raggiungendo la cavalla del suo Thane, che non si disturbò nemmeno ad alzare la testa dal suo brucare: dai bagagli appoggiati lì vicino, la Nord prese gli ingredienti necessari, il pestello, l'orcio e il piccolo asse di legno, non più lungo di un palmo.
Con la bottiglia sotto braccio, Lydia tornò obbediente dal suo Thane:
"Si deve afferrare la radice di ogni foglia di fiore rosso tra pollice e indice, e liberarle dal loro stelo." la istruì Coda Spezzata e la Nord le obbedì, impilando mezza dozzina di quelle foglie ellittiche sul ginocchio.
"Lo stesso si deve fare con i fiori di cotone selvatico." le disse quando Lydia ebbe finito: ci volle un poco più di tempo per sfrondare i fiori a pettine dai loro steli, ma alla fine la Nord li ebbe pronti entrambi.
Estraendo dal suo stivale la daga elfica, Coda Spezzata gliela passò, indicando il piccolo asse.
"Tritare assieme fino a quando non sarà possibile distinguere le une dagli altri." le disse.
Lydia sapeva cucinare: una necessità, per l'infanzia che aveva avuto, e quello che stava facendo non era poi molto diverso da quello che aveva già fatto, in un passato che sembrava ormai così remoto...
Coda Spezzata la lasciò fare per diversi minuti, fino a quando il risultato non fu soddisfacente: i fiori di cotone selvatico erano fibrosi, e avevano assorbito facilmente il liquido contenuto nelle foglie. Il risultato era simile ad una pasta morbida, di colore verde chiaro, costellata dai singoli filamenti del cotone.
"Accettabile." giudicò Coda Spezzata, fermandola.
"...E ora?" Lydia non l'avrebbe mai ammesso, ma si stava quasi divertendo: come se stesse facendo qualcosa di proibito.
"Ora, tutto nella bottiglia di sidro."
Lydia si affrettò ad obbedire, cercando di usare la punta della daga come un cucchiaio, e mettendo la pasta che aveva creato dentro la bottiglia.
"Non mi hai ancora detto cosa dovrebbe fare, mio Thane..."
"Questo è un filtro di mana., per quanto... rozzo. Le risorse che Lydia ha cercato di nascondere per tutta la vita, quelle che non si credono di possedere, e che ancora non si conoscono, saranno ampliate al massimo. Per il resto, obbligherò la magia a prendere forma in un modo sicuro, con una Luce di candela. Impossibile avere incidenti con essa... Ma prima, è necessaria ancora una cosa."
"Che cosa mio Thane?" passando la bottiglia di sidro ed ingredienti all'Argoniano.
"Che Lydia metta via tutto quello che ha usato: la cura dei propri strumenti è la prima regola che ogni Alchimista deve imparare. Specie quando in prestito."
E su questo, Lydia non ebbe niente da obbiettare, mettendosi a sfregare asse e daga con la neve fino a quando non furono di nuovo in pristine condizioni e riponendo tutto nella borsa del suo Thane, assieme a quanto rimaneva degli ingredienti usati. Non valeva la pena sprecare qualcosa, le disse Coda Spezzata.
Nel frattempo, l'Argoniano era rimasto accanto al fuoco con la bottiglia in mano, ruotando il polso in modo da sciogliere gli ingredienti del sidro, guardando con fissità la luce del falò: impossibile sapere a cosa stesse pensando, ma quando per un attimo le sue squame sembrano brillare, Lydia seppe che, ancora una volta, era avvenuto.
Quando le rimase in mano la bottiglia, Lydia non chiese istruzioni: la svuotò per un terzo, in un unico grande sorso.
Il sapore dell'idromele era scomparso, diventando quasi... elettrico e frizzante: come se avesse appena inghiottito un sorso di tempesta.
"...E ora?"
"Serra gli occhi e la bocca. Riporta alla mente quando ti ho mostrato la luce la nostra prima notte a Whiterun e tieni le orecchie aperte." Lydia fece come le era stato detto, mettendosi a gambe incrociate.
Al suo fianco, l'Argoniano si mise a sussurrare i nomi di precise rune dell'Oblivion, in una cantilena che era impossibile da ignorare, pervasiva:
"Hehfed Oht Roht Geth Ekem
Doht Ayem Roht Koth  
Iya Neht
Lyr Iya Geth Hekem Tayem."
Ripetuto ancora e ancora, ossessivamente, fino a quando quelle sillabe penetrarono la mente di Lydia, fino a quando provò a ripeterle, raggiungendo un luogo che aveva sempre atteso parole come quelle...
Non fu una sensazione che fosse possibile descrivere: ad un certo punto però, Lydia sentì... qualcosa. Come se parte delle sue viscere avessero all'improvviso scoperto una nuova posizione, mentre dalla sua mente, quel liquido effervescente diventava qualcosa d'altro, mutando e scorrendole attraverso la sua carne, come la prima radice di un seme che si fa strada nel terreno.
Una sensazione che nella sua anomalia la stupì al punto, che Lydia dimenticò per un attimo tutto il resto: tanto che non si accorse che l'Argoniano al suo fianco aveva smesso di salmodiare.
"...Mio Thane?"
Ma l'Argoniano non le rispose. Lydia ci mise un attimo a ricordare cosa voleva da lei:
"Coda Spezzata? Posso... posso aprire gli occhi?"
"Puoi." fu la roca risposta.
E quando Lydia lo fece, scoprì che sopra la sua testa levitava un piccolo, pallido fuoco fatuo. La sua luce si rifletteva negli occhi di Lydia, che a sua volta lo fissava preda di emozioni che non riusciva del tutto a comprendere:
"...Il difficile è stato fatto: ora sai che ti è possibile farlo. Sarà necessario solo esercitarsi fino a quando potrà essere fatto a comando e senza alcun aiuto. Vedremo se riuscirai ad accenderlo da sola prima dell'alba, o se l'unica fonte di luce in questo luogo, rimarrà il falò."
"Coda Spezzata?" gli chiese Lydia, gli occhi ancora fissi in ciò che aveva appena fatto: parte della Nord che era stata fino a quel momento era stata bandita da quella fioca luce verde chiaro.
"Sì, Lydia?"
"...Hai paura del buio?"
"Non è necessario temere il buio." le rispose l'Argoniano: "...La notte è più pura del giorno. È migliore per pensare, amare e sognare. Di notte, tutto è più intenso... più vero. Di notte, l'eco di parole che sono state dette durante il giorno assume nuovi e più profondi significati."
Il fuoco fatuo di Lydia scelse quel momento per spegnersi, all'improvviso, come se non fosse mai esistito:
"...È più triste non saper distinguere tra notte e giorno. O dire cose di notte che dovrebbero solo essere dette di giorno. Prova ancora." la spronò Coda Spezzata, questa volta senza iniziare a salmodiare.
Solo col sorgere del sole, Lydia riuscì a farlo, e per un attimo, tre luci illuminarono l'interno della grotta.
Ormai però, un nuovo giorno era cominciato, e altri compiti li chiamavano a Skyrim: primo fra tutti, l'istruzione alchemica di Lydia sui giganti.
Quando però lasciarono quel luogo, dirigendosi verso nord, nord ovest, alla ricerca del covo di banditi segnalati non troppo distanti, Lydia seppe che quel luogo, e quella notte, sarebbero rimaste con lei per sempre.


Ben arrivati alla fine di questo... testo.
Esito a definirlo capitolo, perchè in realtà Saraan Sul doveva essere una One Shot, ma a quanto pare si sentiva sola, dato che mi ha chiamato con tanta insistenza per avere una compagna.
Questa "Giorno e Notte" voleva essere in qualche modo l'opposto della prima, in cui Lydia ha un'assaggio di cultura Argoniana ( che ho tracciato a partire dal lore e offrendo qualche spunto che spero abbiate trovato interessante).
Per quanto riguarda l'agilità degli Argoniani, prendere un uccello al volo a mani nude non è impossibile per noi (non chiedete xD)... di conseguenza, ho cercato di rendere gli Argoniani all'altezza di quello che si dice di loro. Infine, per quanto riguarda il canto delle rune, è qualcosa che ho ripreso da Morrowind, dove una lanterna portava inscritta in rune daedriche "FORGE DARNKESS INTO LIGHT". Coda Spezzata semplicemente ne recita una versione accorciata "FORGE DARK IN LIGHT".
E con questo, spero che anche questo pezzo vi sia piaciuto. :)

  
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