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Autore: Selhen    31/08/2015    1 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"In tutto questo mese ho sperato vivamente di rincontrarti".
"Perchè?".
"Perchè... Perchè avrei voluto provare un'altra cosa".

Erano quelle le parole a cui era seguito il nostro bacio. Quel bacio clandestino con cui tra me e Velkam era cominciato tutto.
La mia cella inospitale adesso era buia. Soltanto dei timidi raggi lunari penetravano appena dalle sbarre di metallo dell'alta e piccola finestra. Era quella la mia unica fonte di luce.
Tirai su col naso tristemente. Dopo il mio incontro con Araziel non era venuto più nessun altro a farmi visita, e se da una parte avevo tirato un respiro di sollievo, dall'altra mi ero ritrovata terribilmente sola con i miei pensieri tanto da non riuscire a reprimerli tutti.
Avevo mormorato tra me, nel silenzio di quella cella deserta: "Aiutami".
Ma a chi chiedevo aiuto? Chi avrebbe potuto aiutarmi?
I miei occhi si levarono sulla mia unica fonte di luce e compagnia. La luna. Selene.
Selene era là, argentea e silenziosa, e stranamente quella notte era presente. 
Era un evento piuttosto raro ad Asmodae riuscire a vedere la luna. Era sempre nascosta dietro una coltre di fitte nubi violacee e sebbene fosse sempre cupa, a Pandaemonium, quella volta il cielo sembrava avermi voluto regalare un leggero sentore di pace.
Avevo smesso di piangere, e mi ero alzata in piedi. Avevo accarezzato pensierosa le nude pareti della mia cella e avevo canticchiato tra me una ninna nanna. Era la ninna nanna che mia madre mi cantava sempre da bambina. Aveva per protagonisti due Daeva meravigliosi e la loro fiabesca storia d'amore. Un po' come un principe e una principessa.
Sorrisi al pensiero che quei due Daeva innamorati fossero un elisiano e un'asmodiana. Perchè no? Chi avrebbe mai detto che anche gli elisiani non conoscessero una loro versione di quella ninna nanna. Magari loro parlavano di due splendidi elisiani; noi di due asmodiani innamorati; e invece la storia vera era un'altra. Magari quei Daeva erano come me e Velkam...

Apri... le tue belle ali...
vola via con me... 
Solo con me...


Ero una Daeva molto intonata, a detta di Dahnael e di tutti quelli che mi conoscevano, sarei potuta ascendere come bardo. Le doti non mi sarebbero mancate e in effetti, forse, avevano avuto tutti ragione.
Se mettevo a paragone la grinta di Araziel e la mia sensibilità, certo, sarei venuta fuori molto meglio come bardo che come tiratore scelto.
Provai a immaginarmi. Fantasticai di cambiare la mia storia. Di ritornare indietro. Di rinascere come un'altra, completamente diversa.
Mi rividi spregiudicata, con un'altra vita, un altro aspetto, fianco a fianco ad Araziel.
Già... un bardo... una meravigliosa creatura asmodiana dai lunghi capelli colorati, magari, e due labbra scarlatte come i suoi occhi. Mi immaginai addosso un delicato vestito nero, un'archetto scintillante e un'elegante cappellino nero.  Delle fini scarpette nere e lucide.
Una barda mano nella mano con Araziel. 
Tutto diverso, tutto più corretto, più sensato... tutto più semplice.
Era quello che avrebbero voluto vedere tutti. Adulta, bella, ascesa, e compagna di un asmodiano che si rispetti. Araziel sarebbe stato il compagno perfetto per me, quello con cui tutti, sin dal principio, mi avevano ben vista.
Mi immaginai mentre gli stringevo la mano, mentre combattevamo insieme, mentre forse, lo curavo anche, come avevo visto fare a Saephira miriadi di volte.
E invece io ero una Selhen completamente diversa. Sbagliata. E mi ero innamorata di un elisiano.
Mentre la mia mente viaggiava con l'immaginazione un'assordante esplosione mi colse di sorpresa.
Era provenuta dall'esterno della mia finestra. 
Tentai di allungarmi per quanto l'altezza della finestra me lo permettesse, ma non vidi nulla.
Poi una nuova esplosione, più forte della precedente, investì nuovamente la grata della mia cella.
"Auf weehlo!", udii.
Quella voce... mi era così familiare, eppure, non riuscivo a ricordarne il proprietario.
Un lampo nuovo di luce viola investì nuovamente le sbarre senza successo, poi, un nastro blu di energia si avvolse ad ogni singola sbarra, tramutandosi in taglienti scaglie di ghiaccio che esplosero.
Per la prima volta le sbarre sembrano incrinarsi. E così tornò una nuova ondata di energia, più forte della precedente, poi qualcosa urtò contro le sbarre e un tonfo assordante divelse le spesse grate di ferro dal cemento.
Arretrai prima che mi precipitassero sulla testa, e incollai la schiena al muro con lo sguardo levato verso l'alto.
"Chi c'è?", domandai sorpresa.
Un curioso sorriso comparve dalla finestrella poi una mano artigliata sventolò per salutarmi.
"Tu?!".
Non potevo crederci. Shadow mi stava sogghignando. Sul viso un'espressione soddisfatta. "Siamo così potenti che neanche le sbarre del colosseo di Triniel possono resisterci", disse orgoglioso dando una pacca affettuosa al minaccioso spirito del vento ritto al suo fianco.
La bestia mugugnò pigra, i suoi occhi color zaffiro, senza pupille, si puntarono su di me.
"Shadow, cosa... cosa ci fai qui?".
Il sorriso strafottente di sempre tornò a lineare le sue labbra. "Mi faccio perdonare".
Ricordai l'ultima volta che ci eravamo rivisti, alla festa di Araziel, avrebbe voluto parlarmi ma io non ero stata molto propensa all'ascolto. "Con ciò vuoi... vuoi dire che... che hai intenzione di farmi scappare?".
Shadow annuì, poi allargò le braccia cominciando a recitare una formula magica. E come accadeva quando usavo le pergamene del teletrasporto, mi sentii dissolvere.
Compresi che stavo per essere evocata dall'altra parte della finestra, visto che la barriera magica che mi isolava dal mondo esterno era ormai stata spezzata insieme alle grate.
Quando mi ritrovai in piedi al fianco di Shad mi venne spontaneo gettargli le braccia al collo. Lui non fece nulla: nè osò, come era solito fare, nè mi impedì di toccarlo. 
Rimasi stupita. Come mai Shad non provava ribrezzo nei miei confronti quando invece tutti gli altri non avevano esitato ad etichettarmi come traditrice?
"Vieni, dobbiamo far presto", stava dicendo Shad calcolatore ripristinando tutte le protezioni al suo spirito del vento.
"Come usciremo di qui? Se un asmodiano chiunque si accorgerà della mia fuga mi riprenderanno!".
"E tu pensi che IO, Shadow, non abbia pensato a una fuga degna del mio nome?", aveva detto con cipiglio falsamente offeso Shad. I suoi artigli affilati si strinsero in un pugno poi con un sussurro appena accennato pronunciò una nuova formula magica.
"Che cosa...", percepii un caldo torpore avvolgermi, come se fossi finita dentro una bolla. "Ma siamo invisibili entrambi!".
"Soltanto se non parli!", aveva detto lui a bassa voce iniziando a muoversi quatto quatto verso il fosso che separava la grande struttura del Colosseo dalla piazza. Spiegammo entrambi le ali.
"Mi auguro che tu sia legata ad un qualche obelisco che non sia quello di Pandaemonium!", mi aveva sussurrato preparandosi a planare per finire poi con i piedi ben saldi sulla strada della prosperità.
Feci lo stesso frettolosa. Temevo che se si fosse allontanato troppo quel sogno fosse svanito.
Già... dove ero legata? L'ultima volta che ero resuscitata mi ero ritrovata ai piedi dell'obelisco di...
"Katalam Nord", dissi per nulla rincuorata. La fortezza dei Ruhn era uno dei luoghi più affollati di Atreia.
"Per fortuna è lì che sono legato anch'io. Avremo la possibilità di tornare invisibili subito dopo essere comparsi. E' ancora notte, possiamo svignarcela facilmente".
"Shadow...".
"Dobbiamo essere cauti poi tu...".
"Shadow...", tornai a chiamarlo.
Lui si interruppe interrogativo. "Mh?".
Esitai. "Solo... grazie".
"Non ringraziarmi", aveva detto spiccio iniziando a richiamare una forte aura di potere.
Mugugnai, non riuscivo a capire perchè fosse così sfuggente, ma mentre ci pensavo già un vento invisibile gli stava scompigliando i capelli. Si dissolse subito dopo, facendomi capire che si era appena teletrasportato al tempio dei Ruhn.
Non appena Shad fu sparito dalla mia vista mi sentii vulnerabile. Ero tornata nuovamente visibile e il senso di torpore che fino ad allora mi aveva avvolta era sparito. Mi affrettai a seguirlo e quando mi ritrovai ai piedi dell'obelisco del Katalam Nord di nuovo quel familiare torpore mi accolse.
"Su su... muoviti", aveva detto Shadow sottovoce mentre camminava svelto verso l'uscita della fortezza che ci avrebbe condotti alla guarnigione 73.
"Dove stiamo andando?".
"Alla fattoria di Rubinerk, da lì deciderai dove andare e dove nasconderti".

Giungemmo all'entrata buia delle fattorie shugo più vicine dopo una camminata piuttosto tranquilla. Benchè fosse comunque un posto pericoloso là potevo avvalermi della neutralità degli shugo, quindi, quando finalmente ci rifugiammo in un angolino più nascosto, ebbi la possibilità di scivolare seduta sul terreno esausta e di abbassare la guardia per un attimo.
Notai Shadow percorrermi con gli occhi, risalire lungo tutti i miei attillati pantaloni in pelle prima di sedermisi accanto un po' annoiato.
A quel suo gesto mi accostai maggiormente a lui e gli appoggiai il capo sulla spalla. "Non mi aspettavo di rivederti", ammisi sinceramente.
Percepii un piccolo movimento del suo busto, poi Shad ridacchiò. "Nemmeno io ma... ci tenevo a lasciarti con un bel ricordo di me... al di là di tutti i tuoi vecchi pronostici".
Scoppiai a ridere divertita. "Sei sempre il solito... Shadow".
"Anche tu a quanto pare, Selhen, visto che non tardi mai a cacciarti nei guai", mi guardò storto.
Mugugnai. "Dove pensi che potrei nascondermi?", domandai tornando seria.
"A questo devi pensare tu... per quanto ne sappiamo a quest'ora ti staranno già cercando".
Mi fermai un attimo a riflettere. Dove sarei dovuta scappare? Rimanere ad Asmodae non era per nulla consigliabile, soprattutto a Katalam nord. Optai per Ishalgen, era abitata per lo più da esseri umani  ma...
"Ci sono!".
Shad sobbalzò. "Oh".
"Andrò ad Elisea!".
"Ma sei matta?".
"No... pensaci un po'. Ad Asmodae sarò ricercata, ma ad Elisea... la dovrò solo stare attenta a non farmi trovare!".
Shad sembrò rivalutare la mia trovata. "In effetti potrei anche non darti torto ma... dove vorresti andare?".
Sorrisi ripensando al mio primo incontro con Velkam... ci trovavamo ad Eltnen. Che varchi dovevo pendere per raggiungere quel posto?
"Credo che andrò ad Eltnen...", dissi tranquillamente.
"I varchi per Eltnen si apriranno tra qualche ora da Morheim", mi aggiornò Shadow.
"Mi presti tu una pergamena per raggiungere Morheim? Mi hanno sequestrato tutto quando mi hanno catturata".
Vidi Shadow rovistare nella sua borsa e trarne fuori una pergamena accuratamente arrotolata. "Questa la metto nel conto".
Gli sorrisi realmente grata. "Certo, certo", annuii accomodante. Quando mi rimisi in piedi attesi che anche lui lo facesse e gli posai una mano sull'avambraccio. "Grazie Shadow, grazie... non smetterò mai di dirtelo".
"Abbi cura di te, piccola Selh... non potrò essere sempre dietro l'angolo per evocarti fuori dai guai, sappilo!".
Lo abbracciai forte. "Sei il migliore evocatore che conosca", gli dissi con tono tremante accarezzandogli una spalla.
"Buona fortuna", mi disse lui, lasciandomi un tenero bacio tra i capelli.
Srotolai la piccola pergamena fissando con gli occhi un po' annebbiati dalla commozione la formula che mi avrebbe condotto a Morheim. Non dissi altro, ma mi limitai a leggere a voce forte e chiara.

...

E adesso, dove mi sarei nascosta?
Era questo che mi stavo chiedendo mentre intirizzita dal freddo e con i denti che battevano correvo a perdifiato per le strade deserte e innevate di Morheim.
Una piccola bufera aveva investito la cittadella quella notte e mi dispiacque non avere con me il mio caldo cappottone in pelle. Decisi di uscire dal sentiero principale e mi inerpicai su di una montagna, cercando di evitare le furie dei taiga bianchi come la neve, disseminati per il territorio.
Le grosse tigri mi osservano minacciose mentre a passo spedito mi dirigevo verso la parete rocciosa alla ricerca di una grotta in cui rifugiarmi. La trovai, poco distante, e ne approfittai per accendere un piccolo fuoco con dei legnetti che avevo rubato agli shugo addormentati della fattoria di Rubinerk. Dovevo aspettare solo poche ore, poi finalmente il varco per Eltnen sarebbe comparso, e io sarei potuta fuggire da Asmodae.
Dovetti addormentarmi, al calore del fuoco, e non seppi nemmeno per quanto tempo, quando il suono di una campanella rimbombò nell'ampio vano della mia grotta facendomi sussultare.
"Posta jang jang!", aveva borbottato un piccolo shugo postino che era inspiegabilmente riuscito a raggiungermi in quel nascondiglio inospitale.
Mi accigliai quando vidi il piccolo animaletto avvicinarsi con un grosso pacco prioritario. "Gra... grazie", balbettai colta alla sprovvista mentre balzavo a sedere in tutta fretta. Possibile che Shad mi avesse mandato qualcosa?
Scartai il pacco con l'ausilio degli artigli e mi stupii, in quel momento, di trovarci roba che sì, mi sarebbe stata decisamente utile. Una grande borsa in cuoio precedeva un buon numero di kisk, bende e pozioni curative, cibi e bevande energizzanti chiudevano il tutto. Capii il motivo per cui quel pacco era troppo pesante per lo shugo.
Un biglietto, in fondo al tutto, diceva:

Dove credi di andare senza approvvigionamenti? Daeva irresponsabile che non sei altra.

La firma di Shad, sicura e svolazzante, accompagnava quelle esigue parole.
Sorrisi dolcemente. Chi l'avrebbe mai detto che Shad avesse rischiato così tanto per aiutarmi? 
Imbracciai la grande borsa in cuoio, regalo di Shad, e la riempii con tutti gli approvvigionamenti ricevuti, poi iniziai a incamminarmi verso il luogo del varco, che a quell'ora doveva essere comparso.
Che avrei dovuto fare una volta giunta ad Eltnen?
Semplice. Iniziare a capire dove avessero rinchiuso Velkam e liberarlo. Ma questo non lo avevo detto a Shadow...
Non potevo permettere che il mio elisiano rimanesse ucciso, e continuavo ad essere convinta che se fosse dovuto morire per causa mia, allora saremmo morti insieme.
Mi sarei messa alla sua ricerca nel momento stesso in cui i miei piedi si fossero posati sul rigoglioso suolo del bosco di Eltnen.
Ad un certo punto, mentre arrancavo nel freddo e nella neve la vidi. Un'ampia voragine scura. Il varco.
Non ci pensai neanche un secondo, e prima ancora che qualche elisiano ne avesse trovato l'uscita e mi avesse potuto dare del filo da torcere, lo attraversai tuffandomici dentro e dopo quelli che furono pochi secondi ruzzolai su un morbido tappeto d'erba. Eccomi. Ero arrivata. 

...

L'arsura della foresta di Eltnen e il forte sole del mattino di Elysea mi accolsero. Strizzai gli occhi abbagliati, poi evocai Daff. In quel luogo avrei avuto decisamente bisogno del mio wuff argentato.
"Ehi Daff!", lo salutai in un mormorio mentre correvo a nascondermi dietro un folto cespuglio.
La cagnetta mi seguì scodinzolante. La coccolai accarezzandola sul morbido pelo. In quei giorni di prigionia mi era decisamente mancata. "Ciao piccola! Mi sei mancata...", le dissi grattandola teneramente dietro le orecchie.
La piccola e morbida lingua del wuff mi inumidì affettuosamente le mani. 
"Dobbiamo cercare qualcuno che possa informarci su dove tengono Velkam... magari Gaar, che ne dici? Mi dai un mano?".
Daff rispose con un piccolo latrato, benchè non fosse in grado di capire quello che gli stavo dicendo.
Era Gaar che dovevamo trovare, solo lui avrebbe potuto condurci da Velkam, quindi, mi sarei messa già da quel momento alla sua ricerca.
Se lo avessi incontrato, insieme, anche se nemici, avremmo potuto trovare una soluzione per salvargli la vita. E lui mi avrebbe aiutata, ne ero sicura, perchè teneva tanto al suo migliore amico quasi quanto ci tenevo io.


[Beh... ne vedrete ancora delle belle, ve lo assicuro, fino ad allora godetevi questo capitolo e immaginate la melodia della ninna nanna di Selhen come la musica principale di Redwood forest. Buona lettura e Recensiteee (io ve lo chiedo sempre, non si sa mai a qualcuno passi per la testa) Bacioni!]
  
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