Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Segui la storia  |       
Autore: kymyit    04/02/2009    5 recensioni
Qualcosa è in moto a Digiworld fin dai tempi della sua nascita e nonostante i tantissimi anni trascorsi, non si è mai risolto. Lucemon è tornato e i Demon Lords complottano per abbatterlo.
A due gemelli l'onere di custodire i suoi poteri: Yamato e Ylenia Ishida.
I due saranno loro malgrado l'occhio del ciclone, fra digimon che li vogliono morti o vivi tutti per il loro tornaconto. Se poi aggiungiamo nuovi prescelti problematici e vecchi prescelti i cui digimon sono nientemeno che i cari Dark Masters, le cose si complicano assai.
Chi la spunterà nel caos della battaglia? Lucemon? Daemon? I digiprescelti? O forse sarà solo un massacro totale?
Saga Attuale: Wrath's Showdown.
Dopo aver avuto a che fare coi redivivi Dark Masters, i digiprescelti devono affrontare il Demone dell'Ira per ostacolare il suo progetto di assorbire i poteri di Lucemon sfruttando il piccolo Risei.
Witchelny, la città magica, viene assediata. Riusciranno i prescelti a vincere salvando non solo il bambino, ma anche Ken Ichijouji e i fratelli Saiba? Perché il demone ha più di un asso nella manica.
[ATTENZIONE: Sto aggiustando la storia dai primi capitoli, cercando di non fare troppi cambiamenti drastici.
Modificato CAPITOLO 1]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
tw4
Capitolo 4: Light in the Shadow




Crawling through this world as disease flows through my veins
I look into myself, but my own heart has been changed
I can't go on like this
I loathe all I've become
Lost in a dying world I reach for something more
I have grown so weary of this lie I live

(Away from me, Evanescence)



((( Kokueimon!)))
Una voce riecheggiò nella sua testa.
Mentalmente rispose “Eccomi!”
Si era sempre impegnato a fondo negli addestramenti e nelle missioni, ma quella che lo aspettava, era il compito più importante della sua vita.
Avrebbe dimostrato tutto il suo valore.
Raccolse la katana da sopra il letto e si diresse verso la sala dei troni.
Era lì che lo aspettavano.
Che lo aspettava.

Entrò e giunto al centro tra i troni, s’inginocchiò.
-Mi ha chiamato, signore?- disse.
Sembrava molto giovane, ma aveva un corpo tonico e allenato.
La pelle era scura, quasi dorata, così come i capelli. Ciuffi biondo scuro gli ricadevano sul lato sinistro del viso e le ciocche si sollevavano sulla nuca, come quelli di Piemon, solo più corti.
Sul viso erano tatuati dei segni, sopra e sotto gli occhi. Linee nere, come lacrime evidenziavano la somiglianza tra il giovane digimon e il Dark Master.
Il petto scolpito era coperto da una maglia sbracciata a collo alto che terminava con delle balze e con due lunghe ''code''. Cinghie di cuoio si incrociavano a forma di X sullo sterno, bloccate da una fibbia a forma di picche argentato.
Dietro la schiena stavano riposte due katana dall’elsa e il fodero neri come la pece.
Il nero era il suo colore.
Cinghie nere sulle braccia, unghie nere e affilate, pantaloni neri e stivali neri...
L'unica nota di colore nel suo abbigliamento, erano tre cinghie viola che portava appena sopra i gomiti e l'interno degli stivali, sempre viola.
Questi riprendevano il modello di quelli di Piemon: svasati, punta ricurva e con qualche centimetro di tacco.
Uniche differenze il colore, le cerniere sui lati e una cinghia sulla parte superiore del piede.

-Hai aspettato con ansia questo momento, vero Kokueimon?- chiese Piemon. Conosceva già la risposta.
-Si, mio signore.- rispose. Non c’era giorno in cui non sperava che quel momento arrivasse.
E ora l’occasione di essere riconosciuto da Piemon gli era stata finalmente concessa.
-Sai cosa fare, vero?-
Annuì.
-Si, mio signore.-
-Allora vai. Uccidi Yamato Ishida, e ti riconoscerò davanti a tutti come mio figlio.-.
Si alzò.
-Si fidi di me. Morirà.-
Detto questo, il giovane digimon lasciò la sala e si diresse verso la sua stanza a terminare i preparativi per la missione più importante di tutta la sua carriera.
La missione che l'avrebbe finalmente innalzato agli occhi del padre.

-Tuo figlio è come te.- cominciò Etemon -Si gasa subito.-
-Vero.- ribatté Metalseadramon sorseggiando dell'acqua da un grosso bicchiere di carta con la cannuccia.
-Sgrunt...- ringhiò il pierrot
-Ma che hai? Ogni volta che si parla di lui, ringhi! Ti sembra normale?- continuò Metalseadramon
-Affari miei.-
Il drago d'acqua fece per ribattere, ma un'occhiata di Mugendramon lo fece desistere.
-Concentriamoci sul piano.- disse il drago nero.
Tutti annuirono.

Il pavimento e il soffitto si aprirono e apparve un grande telescopio che puntava verso l'alto.
I troni si disposero dietro di questo e i Dark Masters si apprestarono a guardare le immagini che cominciavano a sfilare davanti a loro.
-Forse era meglio fare i pop corn. -disse Pinocchimon.
- Già... Forse...- ribatté Etemon -Zucchero o cioccolato?-
-Zucchero fa schifo.- disse Pinocchimon
-Ma sei scemo nanerottolo? Con lo zucchero sono buonissimi.-
-Non si potrebbe farli col sale? Le cose dolci non mi piacciono.- chiese Metalseadramon -E fanno ingrassare.-
Vamdemon alzò gli occhi al cielo.
Mugendramon scosse la testa.
-Purtroppo Gennai è appiccicato a Ylenia, quindi non possiamo rapirla. Non se lui è lì.- disse Piemon.
Davanti ai suoi occhi scorrevano le immagini dei digiprescelti intenti a tornare nelle loro case e Gennai stava affianco a Ylenia.
-Accidenti.- cominciò Devimon -Ma non potremmo...-
-No. Si metterebbe in mezzo ad ogni costo e io non voglio che... Insomma...-
Annuirono. Sapevano come stavano le cose.
-Hai istruito Kokueimon al riguardo?- chiese il pierrot al vampiro.
Vamdemon annuì.
-Tranquillo. L'ho fatto. Anche se questo complicherà le cose.- disse indicando lo schermo.
Le immagini erano cambiate.



Intanto, ad Odaiba, precisamente a Palette Town...

-Scusate il ritardo!-disse Yamato.
-Era ora!- ribatté un ragazzo moro andandogli incontro.
-Gabumon!!-esclamò un ragazzo rossiccio.
Gabumon si nascose dietro Yamato.
-Uffa! Perché da Yamato ti fai coccolare??-
- Perché Yamato non mi arruffa il pelo come fai tu, Yutaka!- ribatté il digimon rettile.
-Sei in ritardo e paghi da bere.- fece un ragazzo con i capelli azzurri e gli occhiali.
-Non essere così antipatico, dopotutto tu arrivi sempre in ritardo e non sei ancora sul lastrico.- ribatté Yamato.
Tutti si fecero una risatina.
-Yamato sei arrivato, finalmente!- esclamò un uomo sulla trentina. Era il loro manager, nonché collega di Hiroaki Ishida. Quello sempre un po' agitato con occhiali e bandana.
-Ehm... Ci scusi se ci abbiamo messo tanto...- disse il digiprescelto dell’Amicizia, poi notando che tutti non facevano che guardare l'uomo che lo accompagnava, si decise a presentarlo.
-Lui è mio zio. Gennai Ishida.-
-Piacere.- esclamò sorridendo.
Tutti fecero le dovute presentazioni e si apprestarono a raggiungere la base dell'enorme ruota panoramica che li sovrastava.

°

-Accidenti... Quel furbone... Sarà lui o uno dei suoi cloni? Metalseadramon, riesci a leggergli nel pensiero?-
-Scherzi?- chiese il drago ingurgitando acqua -Da questa distanza è impossibile, ma tu non riesci a riconoscerlo?-
Piemon sospirò.
-Purtroppo no. Non per questo Hogan, Josè, Ilya, Benjamin e Jackie sono cloni di Gennai. Sono uguali in tutto e per tutto.-
Ci fu un sospiro generale.
"Gennai sei un idiota!" pensò Piemon pieno d’astio.

°

-Eccola là!- esclamò il manager e si diresse verso una ragazza dall'aria un po' smarrita.
-E' lei la dolce stellina a cui hai dedicato Tobira?- chiese l'occhialuto
Yamato arrossì.
-Piantala Akira!-
-Oooh... Siamo timidi per caso?- chiese il castano.
-Takashi, ti ci metti pure tu?-
-Dai Gabumon, fatti coccolare!- disse invece Yutaka.
Silenzio.
-Che ho detto?-
-Niente.- disse Takashi sospirando.
-Ragazzi!- il manager attirò la loro attenzione -Lei è Azusa Miwakochan. Mi raccomando, comportatevi bene con lei.-
-Lieta di fare la vostra conoscenza.- disse la ragazza arrossendo per l'emozione e facendo un educato inchino.
Era alta, ben formata fisicamente, la pelle chiara e un accenno di lentiggini. I lunghi capelli castani erano raccolti in due trecce che le ricadevano lungo la schiena fino ai fianchi.
Gli occhi verdi erano nascosti dietro un paio d’occhiali dalle lenti sottili ma dalla montatura piuttosto grande, seppur fine.
Indossava un top bianco con le maniche a palloncino, con i laccetti che si chiudevano a formare delle X sul petto.
Una gonna verde elettrico mostrava le lunghe gambe slanciate e ai fianchi aveva una cintura verde con applicate minuscole borchie.
Scarpe da basket verdi completavano il tutto insieme con uno zainetto monospalla, sempre sul verde.
-Piacere!- risposero i ragazzi restituendo l'inchino.
-Sono così felice di incontrarvi!- esclamò -E ovviamente sono felice di incontrare anche te, Gabumon-san!-
Gabumon arrossì e si massaggiò la testa imbarazzato.
-Così mi fai arrossire!-
La ragazza sorrise.
Chiacchierarono un poco e poi decisero di salire sulla ruota.
Entrarono in una delle cabine e si accomodarono.
Il manager, che era pur sempre un giornalista, tirò fuori la sua videocamera. Un gioiellino capace di riprodurre immagini ad alta definizione nonostante le piccole dimensioni.
-Se non vi dispiace vorrei immortalare alcuni momenti di questa gita.- disse
Gabumon arrossì
-No no! Non mi riprenda!-
-Dai Gabumon, dici cheese!- esclamò Yutaka mettendogli un braccio intorno alle spalle e costringendolo a voltarsi verso la camera.
-Yutaka, dai lascialo in pace.- disse Yamato, guardando rassegnato il batterista ''torturare" il suo migliore amico.
-Ma io mi diverto un sacco a stuzzicarlo!- rispose il rosso.
La ragazza rise divertita.
I TeenAge Wolves erano da sempre i suoi idoli, non perché fossero belli o famosi, ma perché veri.
Quando aveva sentito la notizia che avrebbero cambiato nome, si era sentita molto giù, come centinaia di altre fan, le sembrava che il gruppo stesse risentendo di trovate pubblicitarie o di espedienti per raggiungere maggiore notorietà, ma leggendo le interviste si era ricreduta.
Yamato, Takashi, Akira e Yutaka avevano cominciato a suonare quasi per gioco e in poco tempo si erano trovati in testa alle classifiche.
E il nome della band forse poteva andare per un gruppo di 14enni, ma non per quattro diciassettenni cresciuti un po' troppo in fretta.
Yamato aveva affermato anche, che tutti i membri erano affezionati al vecchio nome del gruppo e perciò ne avevano scelto uno che lo ricordasse.
Unendo le iniziali del precedente nome, era venuto fuori: TAW.
Suonava bene...
Azusa raccontò di quando, disperata per una futura operazione agli occhi, aveva mandato una cassetta a Yamato, confessandogli di essere innamorata della loro musica e di come le loro canzoni fossero capaci di scuotere il suo animo e darle coraggio.
Tutti la ascoltavano rapiti, contenti che la loro musica non servisse solo a far esaltare migliaia di fan urlanti e impazzite, ma anche a portare coraggio e speranza nei cuori.


°



-Bene signori.- disse Vamdemon -Che lo spettacolo abbia inizio!-

°


La ruota aveva cominciato a girare da un po' e procedeva col suo solito ritmo, rilassante. I passeggeri potevano ammirare il quartiere di Odaiba e buona parte di Tokyo dall'alto. Era tranquillizzante e divertente.
Gennai cominciò a pensare che forse non c’era da preoccuparsi. Forse la sua era solo un’impressione.
Non erano spiati e Piemon non aveva deciso che fare.
Ma pensandoci bene quest’ ultima ipotesi non calzava.
Piemon sapeva sempre cosa fare.
Lo conosceva bene. Era un digimon dalle mille risorse, capace di convertire a suo favore una situazione spiacevole.
Non si sarebbe mai lasciato scappare l’occasione.
Il digiprescelto dell’ Amicizia, quasi solo e indifeso.
In pratica era un invito a farsi avanti.
Doveva stare in guardia.
Non doveva preoccuparsi per Ylenia.
Con lei c’era Hogan e sicuramente nessuno avrebbe notato la differenza tra lui e il suo clone.
Nemmeno Piemon, di conseguenza, non si sarebbe azzardato ad agire allo scoperto col rischio di ferirlo.
“Già… Dopotutto noi siamo ancora amici… vero?”

Nel frattempo a terra un’ombra scura si staccò dall'ombra alla base della ruota e cominciò a salire la stessa, puntando alla cabina dove stavano i TAW, il loro manager, Gabumon, Gennai e Azusa.
"Niente di più facile." pensava Kokueimon "Evitare Gennai e colpire il moccioso con un colpo secco, pulito. Niente sangue, niente scene cruente... Solo la morte che lo raggiungerà silenziosamente... come un'ombra."
Il digimon, ancora trasformato in ombra, si trovava proprio sopra la cabina desiderata.
Entrò silenziosamente e piano attraverso le fessure e si unì all'ombra dell'Ishida, che conversava allegramente coi suoi amici, tentando “disperatamente” di salvare Gabumon dalle grinfie del batterista.

-Dai, lascialo!-
-Nooo! Regalamelo Yamato!-
-Aiutami Yamatoooo!- piagnucolò Gabumon, troppo timido per sopportare quelle attenzioni.
Azusa sorrise divertita guardandoli.
Kokueimon era molto vicino a Yamato.
Poteva ucciderlo subito, ma per qualche motivo, non se la sentiva di agire.
Forse era la presenza di Gennai a ostacolarlo o forse era quella ragazza…
Non lo sapeva, ma si sentiva uno stupido.
Pensò che doveva sbrigarsi.
A Digiworld qualcuno non sarebbe stato contento di quell’esitazione.
Fece due respiri profondi.
Osservò Yamato.
Era un moccioso, molto più piccolo di lui.
Non sentiva alcun potere provenire dal suo corpo, tanto meno si sentiva minacciato da lui.
Ma davvero sarebbe stato un pericolo?
“Bah… Che mi importa… Se lo uccido, tutto ciò che ho sempre desiderato si avvererà.”
Osservò Gennai.
Era sorridente, chiacchierava, ma era vigile.
Doveva stare attento,perché tra gli insegnamenti di Vamdemon, ufficialmente il suo tutore, c’era una regola “ Solo Piemon può attaccare Gennai.”
Non ne capiva il perché, ma se quello era il volere del padre, non c'era neppure da discutere.
Gennai non andava attaccato.
Ma in quella missione c’era il rischio che si mettesse in mezzo, così gli era stato concesso di metterlo fuori combattimento,ma solo se necessario e senza ferirlo troppo.
Per fare felice suo padre, doveva uccidere il digiprescelto senza che Gennai potesse fare nulla, in modo da non coinvolgerlo e lasciarlo illeso.

-Oddio, sono così felice di avervi conosciuto di persona!- esclamò la ragazza, distraendo anche il digimon dai suoi pensieri. -Posso… Posso farvi delle domande… personali?-
I TAW si guardarono.
-Ma sì, come vuoi!- esclamò il manager.
-Ehm… Se non vi dispiace….-
-Ma no, ma figurati!- esclamò Takashi
Lei sorrise timidamente e arrossì un po’.
Si senti un po’ stupida per il fatto di avvampare così di fronte a quattro ragazzi più piccoli di lei di due anni, ma non ci poteva fare nulla.
-Siete fidanzati?- chiese a capo chino e il volto rosso.
I quattro si guardarono imbarazzati.
Dovevano aspettarsela questa domanda.
Tutte le fan la facevano e nelle interviste era la prima cosa che gli veniva chiesta.
Ma evidentemente, le fan volevano sentirselo dire di persona.
-Si.- rispose Yamato.
-Anche io.- gli fece eco Takashi.
-Io mi vedo con una persona, ma non stiamo insieme.- disse Akira, grattandosi la nuca.
-Io no,ma se vuoi possiamo rimediare!- esclamò il batterista, che a quanto pare, era il clown del gruppo.
Kokueimon digrignò i denti come il rosso prese le mani della ragazza.
Gli dava fastidio e non sapeva perché.
E il non saperlo gli dava ancora più fastidio.
“Ora basta perdere tempo! Se voglio che mio padre mi riconosca come figlio devo ucciderlo!”


°


-Che noiaaaa!- Pinocchimon si dondolò sul suo trono -Ma quando lo fa fuoriiiiii???-
-Abbiate pazienza.- rispose Vamdemon -Deve approfittare del momento giusto.-
Il vampiro guardò il clown che era occupato a guardare nervosamente lo schermo.
Apparentemente sembrava che non fosse preoccupato per nulla, ma Vamdemon sapeva cogliere i segni.
Braccia incrociate e gambe accavallate per non gesticolare nervosamente e sguardo serio e fisso.
Quando le situazioni erano di bassa rilevanza o in ogni caso non così delicate, il clown sorrideva.
Ma una cosa nessuno poteva decifrare: il sentimento che Piemon provava verso suo figlio.
Nessuno di loro, nemmeno Metalseadramon e Vamdemon, che erano capaci di leggere il pensiero, potevano conoscere il motivo di tanta preoccupazione da parte del pierrot.
Era preoccupato che Kokueimon dimostrasse di essere degno delle aspettative di un padre o temeva che ferisse Gennai lasciandosi prendere dalla foga?
O peggio, era più importante che uccidesse il moccioso?
Vamdemon non aveva mai sopportato i drammi familiari, per questo aveva steso la sua ala protettrice su Kokueimon occupandosi della sua formazione insieme a Devimon, Pinocchimon e…
-Ma quanto ci metteeeeeee!- piagnucolò ancora Pinocchimon.
-Ma insomma marmocchio! Piantala di starnazzare!- esclamò Etemon
-Perché? Se no cosa mi fai?- gli rispose il burattino puntandogli una pistola alla testa.
-Vacci piano moccioso! Manco la sai usare una pistola!-
Una serie di spari fece ricredere lo scimmione che si trovò a dover schivare proiettili in puro stile matrix.
-L’hai voluta tu! Etemon kyuukyoku shin… -
-Adesso basta.- ordinò Piemon interrompendo l'evoluzione.
I due contendenti si sedettero l’uno affianco all’altro in silenzio, lanciandosi occhiate truci e omicide.


°



I ragazzi continuavano a parlare, ridere e scherzare, ma Yamato notò che Gabumon e Gennai erano piuttosto tesi.
La pelliccia di Gabumon sembrava più ispida del solito e non dipendeva di certo dalla strapazzata del batterista. Gli occhi nervosi percorrevano il locale.
-Cos’ hai, Gabumon?- gli sussurrò il suo partner
-C’è qualcosa… non so cosa…-
Kokueimon rimase fermo.
Non poteva farsi scoprire.
Era noioso, ma lui era il maestro delle ombre, il più adatto nell’assassinare le persone senza che queste se ne accorgessero.
Avrebbe potuto ucciderli tutti staccando la cabina dalla ruota, ma c’era Gennai… e c’era quella ragazza.
Il digimon non capiva perché, ma sentiva nei suoi confronti un forte senso di protezione. Gli sembrava di conoscerla nonostante non l’avesse mai vista.
Non voleva ferirla e non voleva che fosse lì ad assistere.
Ma doveva uccidere il Digiprescelto.
Doveva.
E l’avrebbe fatto, perché di lui non gli importava nulla.

-Qualcosa?- chiese Yamato.
Rimase in silenzio.
Gli altri lo guardarono meravigliati.
-Che c’è?- gli chiese Takashi.
Non rispose. Rimase in ascolto, come a percepire qualcosa.
Ora che Gabumon gliel’aveva fatto notare, sentiva quasi un ronzio. E non era la prima volta.
Ogni volta che un digimon pericoloso era nelle vicinanze, sentiva questo ronzio, ma non ci aveva mai fatto troppo caso,anche perché non ne aveva mai avuto il tempo.
Non avevano tempo di fermarsi a riflettere i bambini prescelti, durante la loro prima avventura.
Dovevano stare vigili, guardarsi perennemente le spalle e scattare, fuggire, combattere i nemici che calavano su di loro all’improvviso cercando di ucciderli.
Le orecchie gli fischiavano sempre per i boati e le esplosioni e lì per lì non faceva caso al fatto che il ronzio cominciasse poco prima degli attacchi.
Suggestione o no, il suono era sempre più forte e fastidioso.

Kokueimon non poteva attaccare.
Voleva ma non poteva.
“Una mossa falsa e va tutto a farsi fottere!” pensò “Aspetterò che il ragazzo rimanga solo. Un attimo soltanto. E sarà mio.”


°

-Ma Kokueimon sta dormendo???- grugnì Pinocchimon
-Non può attaccare adesso, verrebbe scoperto.- disse Mugendramon, pazientemente.
-Si ma che noiaaaaaa! Se non fosse per quel fottuto deficiente di Gennai!!! Grrrr. Mi rovina tutto il divertimento, vero, Piemon?-
Piemon annuì.
-Proprio non puoi fare a meno di mettermi i bastoni tra le ruote, eh?- disse rivoltò verso lo schermo che inquadrava Gennai.


°


Nella cabina era calata un po’ di tensione, ma fortunatamente, il giro era finito.
La cabina scese ed era giunto il momento per i suoi ospiti di uscire.
Yutaka aiutò Azusa, poi scesero Akira, Takashi e il manager.
L’ombra di Yamato si innalzò dal terreno e colpì Gabumon alle spalle. Il digimon sbatté sopra Gennai e i due caddero dalla cabina, che per fortuna era ferma e ad appena un metro da terra.
-Ma cosa?- il digiprescelto ebbe appena il tempo di porsi questa domanda che una mano d’ombra gli tappò la bocca. Lo sportello della cabina si chiuse davanti a lui e l’intera struttura cominciò a muoversi ad alta velocità.
La gente urlò dalla sorpresa e dal terrore.
-YAMATO!- urlò Gabumon.
-Dannazione! Non sono riuscito a evitarlo!- ringhiò Gennai. Saltò e cominciò a correre salendo lungo la ruota, cercando di raggiungere la cabina che nel frattempo si era portata sulla sommità.
Yamato tentò di liberarsi, ma la sua stessa ombra glielo impediva.
Gli chiudeva la bocca per non urlare e gli bloccava i movimenti avvolgendosi intorno al suo corpo.
Un forte dolore cominciò a propagarsi nel suo corpo. Qualcosa di acuminato spingeva lungo la sua schiena penetrandola. Una lama d’ombra stava cercando di raggiungere il suo cuore.
Le lacrime gli offuscarono la vista.
Come tre anni prima con BelialVamdemon.
“Non voglio morire!” pensò.
Non voleva.
Non dopo aver realizzato il suo sogno più grande: la sua famiglia unita di nuovo.
Cosa poteva desiderare di più se non potersela godere?
E poi c’era Sora.
L’amava, voleva starle accanto, perché no, sposarla, avere dei figli da lei.
Figli…
Un figlio l’aveva…
L’aspettava a Digiworld.
Gli aveva promesso che sarebbe tornato e che l’avrebbe protetto da chiunque avesse tentato di fargli del male.
Se fosse morto, non avrebbe potuto mantenere quella promessa proprio ora che Digiworld, e di riflesso il piccolo, era in pericolo.
Non doveva morire.
“ Non devo! Non voglio! Reseph, Takeru, Ylenia, Mika, Sora, Gabumon… NON VOGLIO MORIRE!!! gridò mentalmente.
-Che diavolo???- esclamò Kokueimon sorpreso.

“Per cosa ti spingi a tanto, Piemon?”

La ruota vibrò. La gente gridò in preda al panico.
Gennai smise di correre guardando la cabina che si era fermata sulla sommità.
Aveva avvertito lo sprigionarsi di una forza oscura che non conosceva, anche se solo per pochi istanti.
Poi più nulla.
Le cabine erano ferme.
E nonostante la gente urlasse, nell’aria non c’era più quella sensazione di oppressione.
Ricominciò a correre verso la cabina e aprì lo sportello.
-Yamato! Rispondi!- esclamò. Il digiprescelto dell’Amicizia giaceva sul pavimento privo di sensi. Gennai gli portò due dita sulla giugulare. Pulsava ancora.
Lo scosse.
-Yamato, svegliati!-
Il ragazzo aprì piano gli occhi.
- Meno male.- emise debolmente l’essere digitale.
Il ronzio se n’era andato. Si respirava un’aria tranquilla e priva di tensione. Yamato richiuse gli occhi nuovamente e sospirò, quasi a cercare rigenerazione dalla spossatezza che l’aveva preso.
“Sono ancora vivo?” si chiese “Ma come mai?”
Non c’era traccia di quel digimon.
L’aveva visto, ma solo per pochi istanti.
Troppo poco per mettere a fuoco i dettagli.
L’unica cosa che ricordava erano gli occhi rosso sangue che rassomigliavano incredibilmente a quelli di qualcun altro. Ma non ricordava di chi.



°


-Devi dirmi qualcosa Kokueimon?- ringhiò Piemon al digimon che lo guardava dal basso.
Kokueimon era tornato a Digiworld e stava inginocchiato davanti a quello che doveva essere suo padre, ma che dal comportamento non lo sembrava affatto.
Non capiva perché fosse così duro con lui tanto da non permettergli neanche di chiamarlo “padre”.
-La missione non è terminata come previsto.- disse alzando il capo. Piemon lo guardò furente.
Scese dal trono gli si avvicinò velocemente.
-Ti ho insegnato a fallire?- gli urlò pronto a colpirlo.
-Con tutto rispetto… - cominciò -La missione non è fallita.-
Piemon si bloccò.
-Spiegati.-
-Quando ho colpito Yamato Ishida, dal suo corpo è scaturita una forza spaventosa, anche se solo per un attimo. Le mie forze se ne sono andate per poco tempo e Gennai si stava avvicinando.
Sono andato via, ma l’obbiettivo è stato comunque raggiunto, grazie alla Doku Kage.-
Piemon annuì.
La Doku Kage, l’Ombra Velenosa, era una delle mosse più letali di Kokueimon, il cui effetto variava da persona a persona o da digimon a digimon.
-Quanto gli resta?-
-Meno di ventiquattro ore.- disse
Piemon gli diede le spalle.
-Allora, se tutto va bene, fra meno di ventiquattro ore faremo un ricevimento. E sai cosa significa?-
Kokueimon annuì.
Piemon l’avrebbe finalmente riconosciuto come figlio davanti a tutti i suoi uomini.
Non sarebbe stato più solo il Generale delle Ombre, il guerriero scelto, il più potente dopo i Dark Masters. Il sogno di quando era solo un piccolo Mokumon si sarebbe finalmente avverato.
Meno di ventiquattro ore…
Lasciò la sala e si diresse verso il giardino.
Là lo aspettava una figura femminile, intenta ad affilare le unghie già taglienti e appuntite.
-Madre.- le disse.
La digimon si alzò e gli andò incontro prendendogli le braccia muscolose tra le mani.
-Com’è andata?- gli chiese
-Fra ventiquattro ore, sarò suo figlio.- lei sorrise.
Si mise a sedere sul bordo della fontana e invitò Kokueimon a sdraiarsi poggiando la testa sulle sue gambe.
Lui obbedì, leggermente imbarazzato.
Sua madre era forse la creature più strana che conoscesse, dopo suo padre, si intende.
Era dolce e comprensiva, ma di fatto lo era solo con lui. In realtà era una furia cieca, crudele e sadica.
Eppure non era sempre stato così.
LadyDevimon, come i Dark Masters, non era sempre stata la sadica dark lady che tutti conoscevano.
In un passato lontano aveva gioito e si era disperata anche lei.
Ma quei ricordi erano troppo tristi da ripercorrere e lei preferiva ricacciarli negli abissi della sua mente piuttosto che soffrire ancora rammentandoli.
Non voleva più ricordare.
Gli faceva troppo male ripensare ai giorni in cui lei e Piemon erano felici e stavano insieme.
Ora era solo un lontano sogno malinconico.
Quando incrociava il suo sguardo, i suoi occhi piangevano.
Kokueimon se ne accorgeva, nonostante la donna mascherasse la sua tristezza dietro una maschera maligna.
Il volto sorridente e gli occhi rosso sangue sprizzavano malvagità e amore per il sangue, ma lui leggeva la malinconia per aver perso una delle persone a lei più care.
Piemon era cambiato, non era sempre stato così duro e indecifrabile. Certo era sempre stato cattivello, enigmatico e tutto il resto, ma lei riusciva a cogliere le sfumature nei suoi gesti.
Dopo quella battaglia nulla era più come prima.
Nemmeno lei.
La Superbia era il veleno che li aveva corrotti.
E Piemon non pensava ad altro che a se stesso.
Troppo orgoglioso per vedere i suoi sbagli.
Troppo orgoglioso per riconoscere l’importanza delle persone che lo circondavano.
Troppo preso da sé per amare lei e suo figlio.
Kokueimon non era previsto.
Era stato un attimo di debolezza del clown.
L’alcool, la rabbia, la tristezza, troppe forze avevano agito insieme per spingerlo a compiere quel gesto.
Era la prima volta dopo tanto tempo che consumavano la loro unione.
Tantissimi anni.
E mentre la stringeva a se, LadyDevimon aveva intravisto il Piemon che conosceva. Che amava. Dal quale aveva sempre desiderato avere dei figli.
Probabilmente anche solo per un istante Piemon aveva pensato la stessa cosa.
Perché quel figlio era arrivato.
Kokueimon era un dono del cielo per la donna, che non aveva mai capito invece il perché Piemon non sopportasse l’idea di essere padre.
Forse la Superbia che lo avvelenava, gli impediva di vedere oltre l’idea che quella piccola creatura che ogni giorno lo guardava piena di ammirazione e affetto, potesse un giorno desiderare di prendere il suo posto e togliergli tutto.
-Madre… Stai piangendo… - le sussurrò Kokueimon asciugando le lacrime che le colavano lungo la maschera di pelle.


-Ora dobbiamo solo aspettare che i digiprescelti tornino a Digiworld.- disse Vamdemon

-Rimarranno leggermente delusi.- fece Devimon
-Solo leggermente?- chiese sarcastico Metalseadramon, poi sospirò -Questo mondo ormai è partito.-
-Lucemon ha cominciato a darsi da fare.- ribatté Mugendramon.
-Ma se pensa che noi ce ne staremo con le mani in mano, si sbaglia.- disse Piemon. -Appena i Digiprescelti torneranno a Digiworld, prenderemo la Chiave della Luce, e metteremo fine alla maledizione.-
Tutti annuirono.
“Dannazione. Se davvero Kokueimon ha infettato la Chiave delle Tenebre, le cose si mettono male. Devo informare al più presto Lucemonsama.”
-Dove vai Piemon?- chiese Pinocchimon.
Il clown si levò la maschera e si massaggiò le tempie.
-Mi scoppia la testa. Credo che andrò a riposare un po’. Pensate voi al resto.-
Uscì dalla sala.
Gli altri si guardarono leggermente stupiti.
Da un po’ di tempo a quella parte Piemon si comportava ancora più stranamente del solito
-Quelle emicranie cominciano davvero a preoccuparmi.- disse Vamdemon
-Potrebbe essere la tensione.- ribatté Etemon.
Nessuno rispose. Tensione o no, qualcosa non quadrava, solo che nessuno riusciva a focalizzare cosa.





Fine Capitolo 4





Palette Town è la zona di Tokyo dove c'è la ruota panoramica!!!!!!!

Ed eccoci al quarto capitolo!!! Sono contentissima che la fic piaccia, e spero continuiate a seguirla ^^
Da questo capitolo cominciano le rivelazioni (penso) sconvolgenti. Piemon lo preferisco con Vamdemon, ma troppo yaoi nuoce alla salute XD
Ma da principio pensavo che Kokueimon avesse bisogno di una mamma... poi ehm... visto successivi accadimenti... non era necessario... ma per me lei è l'unica madre possibile per Kokueimon. Punto. La vita sentimentale di Piemon è complicata U.U
Lui e Vamdemon avranno sempre e comunque un legame speciale per me.
Mmm... Vediamo che altro dire... Ah, si. Hogan e Josè dovrebbero essere i veri nomi di Eukalin e Cosé. Hogan lo trovo fantastico come nome. Mi sembra il nome adatto per un macho O_O non so voi.



Edit dell'ultimo minuto: e invece pare che il vero nome fosse Eukalin... beh, diciamo che dopo che l'ho chiamato Hogan per tanti bellissimi mesi, lo lascio così, adoro quel nome XP

....

Adoro come Gabumon chiama Yamato in giapponese, non so se voi avete notato, ma allunga sempre la o finale XD
Ultima cosa: ho messo su deviant art un disegno su Kokueimon. Il titolo è ''Lord Knightmon's love XD" e il mio nick è "kymyit"  anche lì (anche se per anni sono stata "bucciarati". Se siete curiosi, andate, mi farebbe piacere (ma attenti >_> potreste rimanere sotto shock per la vista di certi disegni)

Ok, passiamo alle recensioni, che è meglio!!!! ^^


beccacina: Grazie, sono contenta ti sia piaciuto ^^
Echo: Che mondo sarebbe senza Mamoru? E' come la nutella, non riesco a fare fic senza di lui ormai U_U
Eden89: Vedo che ti ho messo su di giri XD
chrystal: Grazie. Disegno messo U_U come promesso (fa anche rima) Yamarin è semplicemente un modo stupido di chiamare Yama, ormai mi viene di farlo chiamare così persino dai nemici XD


Recensite, mi raccomando ^_-




   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: kymyit