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Autore: malandrina4ever    01/09/2015    28 recensioni
«Perché sono il tuo migliore amico. E se c’è qualcosa che ti pesa, allora tocca a me portarla al posto tuo.»
~ James Potter
«E lui poteva appendermi a testa in giù tutte le volte che ne aveva voglia, ma questo non sarebbe mai cambiato. Perché Lily sorrideva a me e non a lui.»
~ Severus Piton
«Potrebbe essere un complimento, lo sarebbe, se solo non fossero la voce e gli occhi di Potter. È incredibile come riesca a far suonare anche le frasi più gentili come una presa in giro, socchiudendo appena gli occhi e imprimendo quella vena beffarda in ogni parola.»
~ Lily Evans
«La vocina acuta che continua a ripetere ‘Prefetto. Dovresti essere un Prefetto’ si attutisce appena di fronte ai sorrisi entusiasti dei miei amici.»
~ Remus Lupin
«Il Grifondoro che c’è in me crede che, forse, dovrei sentirmi almeno leggermente in colpa per aver barato. Ma il Malandrino che c’è in me continua a ghignare soddisfatto.»
~ Sirius Black
«James si sta approfittando spudoratamente della nostra volontà di risollevargli il morale, noi lo sappiamo, lui sa che noi sappiamo, ma finiremo comunque a dare l’assalto alla Sala Comune dei Serpeverde, perché a volte per essere un buon amico devi semplicemente essere bravo a lanciare bombe fatte di cacca.»
~ Peter Minus
«Alla fine Sirius sa essere un fratello impeccabile. Solo non il mio.»
~ Regulus Black
---
I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

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Ed improvvisamente non mi sento più così perfetto, perché Lily Evans sta baciando lui e non me.
Perché sarà sempre così, sarà sempre chiunque altro, piuttosto che me.
Ed è semplicemente l’ordine naturale delle cose, come sono sempre andate e sempre andranno, ma non riesco a togliermi dalla testa che è comunque tutto totalmente sbagliato.
Si fotta l’ordine naturale delle cose, dovrei essere io.
---
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Mangiamorte, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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A volte ritornano.
Ho questo e altri capitoli di CAS in una chiavetta a forma di gatto Silvestro da un’infinità di tempo e mentre oggi la strappavo dalla bocca bavosa del mio cane ho pensato che se devono finire nella pancia di un bassotto, tanto vale farli finire su EFP. Anche perché poi il mio cane striscia il culo per terra se mangia cose non commestibili. E ok, ho un piccolo attacco di nostalgia per questa storia.
SE c’è ancora qualcuno e SE non siete tutti morti di vecchiaia e SE ve ne importa effettivamente qualcosa e SE Venere e Saturno si allineano, una volta tanto potrei postarvi qualche capitolo in tempi umani, avendoli già pronti. Tipo prima della prossima era glaciale. Se invece siete tutti comprensibilmente morti di vecchiaia o semplicemente non vi ricordate più nulla (della storia dico, non cose come il vostro nome e colore preferito) e non vi interessa, lo capisco, non pretendevo che vi creaste degli Horcrux per avere la vita eterna e stare dietro a CAS, che poi si rischia il naso e non vale la pena.
Finirei qui, ma un bel grazie a tutti quelli che hanno letto fino ad ora, nonostante le mie continue sparizioni, ci sta tutto, quindi, beh, grazie.
 
 

 

 

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CAPITOLO 20.

 

 

 

 

               
- James, è ora.
Sirius vaneggia naturalmente, perché non può essere già mattina: sono sicuro al cento per cento di essermi lasciato cadere esausto sul letto nemmeno un’ora fa, subito dopo che Madama Chips è venuta alla Stamberga a riprendere Remus. Ed è quest’ultimo dettaglio che mi fa ricordare che Sirius probabilmente vaneggia, perché è quello che fa sempre, ma che ha anche ragione, perché quando siamo tornati in camera, la luna aveva già lasciato il posto al sole e quindi certo che è già mattina. Senza pensarci due volte apro gli occhi e mi costringo a tirarmi su, perché ho troppo sonno per giocarmi la carta dei cinque minuti: è ora o mai più. E dato che sarebbe sospetto agli occhi dei professori se mancassimo tutti e tre proprio la mattina dopo il plenilunio, deve essere per forza adesso.
Le occhiaie sul viso di Sirius e l’espressione devastata di Peter esprimono a pieno come mi sento in questo momento.
Dovrebbe esserci una qualche regola che impedisca alla luna di essere piena proprio di domenica, perché l’unica cosa peggiore del doversi alzare alle otto del mattino dopo aver passato la notte a scorrazzare con un lupo mannaro, è alzarsi alle otto del mattino dopo aver passato la notte a scorrazzare con un lupo mannaro e dover affrontare subito due ore di Pozioni.
 
*

 
Doppia lezione di Pozioni: la giornata non potrebbe iniziare meglio.
- Io spero che tu ti sia svegliata con una paresi facciale, Lily, perché quel sorrisetto è del tutto inappropriato.
Alice, la testa abbandonata sulle braccia incrociate, mi fissa contrariata, mezza distesa sul banco affianco al mio.
- Sono solo felice di iniziare la settimana con due ore della mia materia preferita, - Replico con un’alzata di spalle. - Che male c’è?
- Iniziare la settimana è di per sé un male, – sospira Alice, mentre Lumacorno fa il suo ingresso nell’aula, preceduto dagli ultimi ritardatari. 
- Buongiorno a tutti, ai vostri posti, grazie, - Lumacorno raggiunge la cattedra trotterellando allegro. – Signor Paciock, si sieda, sono sicuro che vorrà usare ogni secondo di queste due ore per preparare la miglior pozione Restringente che studente del sesto anno abbia mai preparato.
A giudicare dalla sua reazione guardinga, Frank non sembra particolarmente propenso all’idea, ma Lumacorno non pare minimamente turbato dal mancato entusiasmo della classe. In quanto a me, ho una mezza idea di come preparare una buona pozione Restringente, forse non la migliore che studente del sesto anno abbia mai preparato, ma d’altro canto fino all’anno scorso questa era una pozione che Lumacorno insegnava solo al settimo, quindi non c’è una gran concorrenza. 
- E se non volete impegnarvi al massimo delle vostre capacità per amore della media scolastica, - commenta il professore con tono casuale. - Potreste volerlo fare per i 50 punti che assegnerò alla Casa del gruppo che preparerà la pozione migliore.
Un mormorio eccitato percorre immediatamente l’aula, mentre diverse teste si alzano di scatto dai banchi: Grifondoro contro Serpeverde. Ora sì che Lumacorno è riuscito ad attirare l’attenzione di tutti.
- Su cosa testeremo le pozioni? 
- Su qualunque oggetto di dimensioni considerevoli, signorina MacDonald.
- Come il naso di Piton?
Black scoppia a ridere come se Potter avesse pronunciato la battuta del secolo e metà classe lo segue a ruota.
- O magari possiamo provarla sul tuo ego, Potter, – replica Severus in un sibilo perfettamente udibile e questa volta è la metà della classe verde e argento a ridacchiare. – Ma in quel caso non basterebbero due paioli interi di pozione.
- Qualunque tensione vi sia, avrete modo di risolverla nella competizione, - commenta  prontamente Lumacorno, quasi divertito, e non sono sicura che un professore dovrebbe istigare i suoi studenti in questo modo. Ma suppongo che se battere i Serpeverde è l’unico stimolo in grado di motivare i miei compagni ad impegnarsi, principi come la collaborazione tra Case e il non provare ad uccidersi a vicenda passino automaticamente in secondo piano.
 
*

 
Avery ha appena sussurrato qualcosa nell’orecchio di Piton, dimostrando un notevole coraggio nell’avvicinarsi tanto ai suoi capelli, devo ammetterlo, ed ora stanno ridacchiando lanciandomi quelle che ritengono sicuramente occhiate di profondo compatimento. Ora, io non so cosa gli abbia detto, magari qualcosa sul fatto che non c’è una vera competizione tra me e Piton in Pozioni, perché Pozioni è una materia orribile e patetica e quindi, com’è naturale, Piton vi eccelle, ma resta il fatto che in nessuno dei mondi conosciuti ha senso che uno con quel naso si permetta di compatire me. Sto cercando di trasmettergli tutto questo con uno sguardo, anche se di fatto il mio bellissimo viso è già di per sé una risposta sufficiente, quando i discorsi di quelli che dovrebbero essere i miei compagni ed alleati in questa guerra assumono all’improvviso una piega sgradita.
- Ragazzi, cerchiamo di non regalare questi punti a Serpeverde, d’accordo? Teniamo James lontano dal calderone.
È Mike a parlare, il mio fidato compagno di squadra, il Portiere che alleno con dovizia e dedizione da due anni a questa parte e che sta ignorando bellamente il mio ripetuto schiarirmi la gola.
- Quello è ovvio, dobbiamo preparare una pozione, non far esplodere l’aula.
Anche Daniel, il Cacciatore che ho scelto io stesso ai provini, tra migliaia di altri - beh non migliaia, ma erano almeno tre, quattro se contiamo anche il Tassorosso del secondo anno che si era perso - persino lui pare non notare la presenza del suo Capitano. 
- Aspettate, non tutti insieme, - chiarisce Lumacorno, mentre già metà classe ha abbandonato il proprio posto. – Non potete lavorare in quindici sulla stessa pozione, ognuno deve dare il proprio contributo: lavorerete in due gruppi per Casa.
- E con contributo si intende sicuramente anche il semplice supporto morale, a mio avviso, – mi sussurra Frank cauto, causandomi un sospiro frustrato. Non è che io muoia dalla voglia di avere una parte attiva nella creazione di questa pozione Restringente o in generale di qualunque altra pozione, ma i miei compagni sono così esagerati, neanche avessi mai ferito mortalmente qualcuno: Mike è uscito dall’infermeria dopo appena tre giorni l’ultima volta e i baffi di Lumacorno sono ricresciuti in ancora meno tempo. Mentre il professore divide i Serpeverde in due gruppi, i miei compagni continuano a cospirare tra loro alla ricerca della strategia perfetta che permetterà a Grifondoro di intascare quei 50 punti ed ogni tattica sembra avere come punto di partenza imprescindibile il tenermi più lontano possibile dal paiolo, dagli ingredienti e possibilmente dall’aula.
- No, non fingerò di stare male, Frank, – sbuffo piccato, incrociando le braccia al petto.
- Vediamo, per Grifondoro: Black, Carson, Prewett, Ross, Vance e Minus al primo calderone, mentre al secondo Potter, Paciock, MacDonald, Evans, Muller e Lupin. Ah, giusto, Lupin non si sentiva bene questa mattina, Madama Chips mi ha già informato. Bene, cominciate pure, ma ricordate che potrete farmi domande solo a partire dalla seconda ora, fino ad allora mi limiterò a osservare il vostro lavoro in silenzio.
Ho forti dubbi sulla capacità di Lumacorno di tenere la bocca chiusa per un’ora intera: ha sempre qualcosa da ridire, e Potter qui, e Potter là, e no Potter farà esplodere l’aula si fermi.
- Dimenticavo, - Come volevasi dimostrare. – I due gruppi della stessa Casa sono pregati di non comunicare tra loro. 
Alice ed Evans, due banchi di fronte al mio, smettono immediatamente di confabulare a bassa voce, contrariate; io mi volto afflitto e allungo la mano verso Sirius in un teatrale gesto d’addio, che lui ricambia con altrettanta drammaticità. Poi Peter starnutisce e rovina il momento.
- Se vorrete provare in ogni caso ad aiutare i vostri compagni, tentate pure, ma potrebbe non convenirvi, - Lumacorno ha un sorrisetto enigmatico che nessuno dovrebbe avere di lunedì mattina, soprattutto quando tutte le funzioni del mio cervello sono ancora intrappolate nelle coperte calde e morbide del mio baldacchino, sette piani più su. – Oltre a far guadagnare punti alla propria Casa, infatti, il gruppo che produrrà la pozione migliore in assoluto si aggiudicherà un ulteriore premio: una piccola sorpresa, un incentivo, chiamiamolo così. Ora cominciate, forza.
Frank, al mio fianco, sta già sfogliando furiosamente il libro alla ricerca della pozione Restringente, quando io mi alzo dalla sedia, improvvisamente risvegliato: adoro i premi. Li trovo particolarmente adeguati alla mia persona e credo che dovrei ricevere premi tutto il tempo; la gente dovrebbe lanciarmeli al mio passaggio come coriandoli, perché è così evidente che merito ogni riconoscimento possibile. In particolare ora voglio questo premio, perché le facce dei Serpeverde non deludono mai ed ho grande fiducia nella loro capacità di contorcersi in modi buffi e soddisfacenti nel momento in cui si vedranno soffiar via la vittoria da sotto il naso. Certo, se non ci fosse quella storia delle pozioni che non fanno che esplodere tra le mie mani a stagliarsi tra me e il trionfo totale sarebbe meglio.   
 
*

 
- Ciao, Lizzie, tutto bene?
Un secondo fa Alice Prewett era di fianco ad Evans, a diversi banchi di distanza da me ed Allison, ed ora è proprio qui, gli occhi puntati nei miei come se stesse cercando di leggere all’interno del mio cranio. Non è particolarmente piacevole e non credo che ci sia alcun motivo di farlo: non è come se nascondessi la formula segreta per la felicità o cose del genere. Beh, conosco effettivamente una formula per la felicità, una che comprende le labbra di James Potter per la precisione, ma suppongo che quella valga solo per me e non per l’intera umanità.
- Sì, tutto bene, Alice, grazie.
Parlo lentamente e probabilmente i miei occhi spaesati le stanno facendo notare che non abbiamo mai avuto una particolare confidenza e che in sei anni di scuola è la prima volta che mi chiede come sto. Lei pare recepire il messaggio e mentre ci avviciniamo al calderone attorno a cui ci aspettano gli altri, abbandona improvvisamente ogni convenevole.
- Allora, tu e Potter.
- Emm, sì?
- Sì?
- Cosa?
- Eh?
- Non capisco.
- Tu e Potter.
- Io e Potter. 
- State insieme?
- No, è nell’altro gruppo, con...
- No, non adesso. Intendo, state insieme? Solitamente? Vi definireste una coppia? – Alice Prewett ha in mano un mestolo ora e me lo sta puntando contro. Questa situazione è bizzarra. – Non per farmi gli affari tuoi, certo, è solo che dovrei esserne informata, in caso.
- Davvero? Dovresti?
- Sì, in realtà sì. Beh, non è scritto da nessuna parte, certo, ma semplificherebbe la vita a tutti, - Alice ridacchia, continuando a gesticolare con il mestolo ed un’altra persona sembrerebbe un po’ ridicola, ma non lei. C’è un alone di dignità insito nei suoi gesti, una sorta di autorevolezza che le dà il permesso di fare domande del genere sulla vita sentimentale altrui senza che la gente la mandi al diavolo. – Voglio dire, Hogwarts si affida a me per sapere chi sta con chi, chi ha preso quale voto, chi ha fatto cosa e in sei anni non ho mai riportato una notizia falsa, quindi ora dovrei davvero sapere se tu e Potter state insieme, perché ieri lui ti ha baciata di fronte a tutta la Sala Comune e presto inizieranno a farmi domande. Credo che le ragazze del quarto mi braccheranno subito dopo la lezione, ho avvertito i loro sguardi su di me a colazione: sono in fibrillazione.
Ci dev’essere stato un momento, durante il discorso di Alice, in cui la mia bocca si è spalancata ed io mi rendo conto di averla lasciata aperta fino ad ora. Deve notarlo anche lei, perché subito aggiunge:
- Lo so che è strano, ma almeno potrò dare a tutti una risposta precisa e veritiera: non prendo il gossip alla leggera, sono diventata un punto di riferimento per tutta Hogwarts grazie alla mia scrupolosità nell’informarmi direttamente dalle fonti.
- Oh. Ok. Questo è...ammirevole? – Ognuno ha i suoi hobby, dopotutto. Il mio preferito, al momento, è rivivere con la mente l’attimo in cui James Potter mi ha baciata di fronte a tutti, proprio ieri, quindi non credo proprio di poter giudicare il modo in cui gli altri passano il loro tempo. - Leggerò un tuo articolo sulla Gazzetta del Profeta tra qualche anno allora?
-  Oh no, al limite leggerai delle mie imprese come Auror, sempre che il direttore della Gazzetta decida di smettere di fingere che vada tutto bene e che Voldemort non stia acquisendo potere con una rapidità impressionante.
Non appena Alice finisce di parlare, diverse teste si voltano di scatto verso di lei e il brusio nell’aula si attenua di colpo. Il mondo magico non è nemmeno sicuro che esista davvero un mago in carne ed ossa che porta quel nome, ma i Mangiamorte, i gruppi mascherati che si dichiarano suoi seguaci e versano sangue in suo nome, quelli sono reali e sempre più numerosi; un brivido mi corre lungo la schiena, mentre Lumacorno apre l’armadietto delle scorte e ci incita a prendere gli ingredienti, visibilmente agitato. Non sappiamo nemmeno se esista davvero, ma basta il suo nome a far gelare un’intera aula.
- Continuano a chiamarli incidenti sulla Gazzetta, - aggiunge Alice con una vena di durezza nella voce, lo sguardo freddo. - Non scriverò per loro. Ragion per cui, devo dare il meglio di me finché sono ad Hogwarts, – continua con un sorrisetto, rilassando le spalle, ed improvvisamente mi sta di nuovo puntando come un assetato guarderebbe un bicchiere ghiacciato di succo di zucca. – Quindi, tu e Potter.
Non credo di dovere nulla ad Alice Prewett, tantomeno un aggiornamento sulla mia situazione sentimentale, ma c’è ancora quell’indefinibile autorità che aleggia intorno a lei ed automaticamente mi sento come se dovessi davvero renderle conto della mia vita amorosa.
- Veramente non ne abbiamo ancora parlato.
Effettivamente non ho la più pallida idea di come dovrei definirmi, se sono o meno la ragazza di James Potter o solo quella che ha baciato ieri, ma non sono stata la ragazza di James Potter per sei lunghi anni, come per sei lunghi anni sono stata quella che James Potter non ha mai baciato, mentre ieri lo ha fatto e di fronte a tutti, quindi non è che io abbia passato la notte a preoccuparmi. Non essere ufficialmente la ragazza di James Potter non mai è stato un problema, almeno fino ad ora. Perché adesso Alice ha detto oh e i suoi occhi hanno aggiunto un silenzioso mi dispiace.
- Ma non significa niente, - aggiungo agitata, parlando più a me stessa che a lei. – Insomma, è successo solo ieri, è normalissimo che non abbiamo ancora definito la situazione.
Alice annuisce e mi dice certo, hai ragione, ma i suoi occhi continuano a sbattermi in faccia un chiarissimo oh poverina, sono così dispiaciuta per lei.
- Ma ne parleremo, glielo chiederò, - continuo decisa e il mio tono suona più stridulo di quanto dovrebbe. Oh, dannata Alice Prewett, perché diavolo spunti dal nulla e mi mandi nel panico, eh? - E poi ti farò sapere.
- O forse no, forse non te lo farò sapere affatto! - le grido dietro ripensandoci, mentre lei si avvia verso l’armadietto degli ingredienti ed io raggiungo Allison. - Devo ancora decidere. Questo è bizzarro.
- Cosa è bizzarro? – La mia amica inarca un sopracciglio, perplessa.
- Questo, - dico. - Quello. Beh, pozione Restringente quindi, mh?
 
*

 
- Regola numero uno, - inizio perentoria, stringendo in mano il mestolo come se fosse uno scettro e puntandolo verso ognuno dei miei compagni di gruppo, stretti in cerchio attorno al calderone. – Comando io e questa non è una democrazia, perché possiamo essere educati, gentili, umili e fingere che io non sia un mostro di bravura a Pozioni, oppure possiamo vincere quel premio. Io dico di vincere.
Frank alza il pugno di fronte a sé, prorompendo in un’esclamazione combattiva  che ci attira addosso diversi sguardi perplessi; Mike e Mary non sono da meno e si lanciano l’uno contro l’altro, petto contro petto, in una bizzarra mossa d’esultanza. Mary rimbalza all’indietro con una certa forza e per poco non perde l’equilibrio, ma non importa: il mio discorsetto di incitamento li ha resi agguerriti al punto giusto ed io non posso fare a meno di pensare che sarei un’ottima condottiera. Oh sì, ognuno è destinato a qualcosa ed io sono destinata a stringere il potere tra le mani nell’aula di Pozioni. Alice dice che a volte mostro una sottile vena dispotica, ma non è vero: è solo che mi vedrei terribilmente bene a capo di un esercito.
Certo, se avessi un esercito, Potter non ne farebbe parte. 
Se ne sta lì, con le braccia strette al petto e un sorrisetto beffardo, tentando di darsi un’aria superiore. Al di là di quella maschera di impassibilità, c’è un bambino di otto anni che pesta i piedi a terra perché per una volta non è lui ad essere il migliore tra tutti, riesco a vederlo distintamente oltre la sua aria scanzonata.
- Fortuna che sono io quello presuntuoso, Evans. 
- Regola numero due, - riprendo decisa, puntando il mestolo contro il petto di Potter, che lo fissa con un sopracciglio inarcato. - Tu non ti avvicini al calderone, mai. Qualunque iniziativa tu voglia prendere, dal tagliare una radice di asfodelo al soffiarti il naso, deve prima essere approvata da un altro membro del gruppo. Nella fattispecie, io.  
- Se vuoi essere coinvolta in ogni aspetto della mia vita, non ti serve la scusa della pozione, Evans, - Le labbra di Potter si allargano in un sorriso sornione, mentre lui si sporge verso di me da sopra il calderone, posando la mano sul bordo. Primo errore. - Basta chiedere.
- Fai un passo indietro, Potter: stai già infrangendo la seconda regola, - Colpisco le sue dita con il mestolo e lui si ritrae di scatto, con una smorfia. – Se tu tocchi il calderone, siamo perduti.
- È ancora vuoto, Evans, - Potter sbuffa, roteando gli occhi seccato. – E non attentare alla mano magica che prende il boccino.
La mia replica fa già capolino dalle labbra schiuse, ma una voce irrisoria mi precede.
- E dove l’avevi lasciata la mano magica durante l’ultima partita, Potter? Perché da quel che ricordo, il boccino non l’hai nemmeno sfiorato.
Potter mi lascia giusto il tempo di vedere la frecciata andare totalmente a segno, prima di voltarsi a fronteggiare la montagna umana anche nota col nome di Avery, stampandosi in faccia la solita aria beffarda ed incurante delle risatine diffusesi nella parte verde e argento dell’aula.
- E tu dov’eri invece, Avery? Perché da quel che ricordo, non mi pare di averti visto in campo. Oh già, la scopa non ti reggerebbe.
A giudicare dall’espressione inferocita del Serpeverde, anche la frecciata di Potter è andata perfettamente a segno e tutto questo mi sta mandando in confusione: da una parte chi cerca di rimettere Potter al suo posto gode automaticamente del mio pieno supporto, perché è così soddisfacente quando per qualche secondo si leva quel sorrisetto dalle labbra e sbatte il culo a terra come noi comuni mortali. E la disfatta contro Serpeverde alla prima partita dell’anno è per il momento l’unica cosa in grado di levargli per una frazione di secondo l’aria arrogante dalla faccia, quindi vai così, Avery, colpisci e affonda. D’altro canto, sono una Grifondoro anch’io e l’estremo compiacimento dei Serpeverde per averci stracciati, le loro battutine sarcastiche, l’aria altezzosa con cui si aggirano ora per i corridoi, beh, sono irritanti quasi quanto Potter stesso.  E soprattutto l’espressione inquieta di Mary e il suo istintivo portarsi il più lontano possibile da Avery mi riporta alla mente che ammasso inutile di carne e cattiveria lui sia e come si diverta a fare scherzi usando la magia oscura.
- Avery, - lo chiamo gentilmente, aggirando il calderone e piazzandomi tra lui e Potter, prima che il Serpeverde possa avvicinarglisi ulteriormente. E insomma, l’avvicinarglisi ulteriormente avrebbe comportato o una limonata di quelle profonde o una scazzottata in piena regola a questo punto. Lui, dall’alto degli infiniti centimetri che ci separano, si volta verso di me perplesso, ma senza abbandonare l’aria assassina. Potter si è lasciato scostare indietro senza fiatare, ma avverto il suo sguardo su di me. - Desideri qualcosa? Sei stato cacciato dal tuo gruppo perché sei troppo stupido ed inutile per essere d’aiuto? Se sei qui per chiederci asilo, la risposta è no e qualunque altra cosa tu voglia, la risposta è sempre no, a meno che tu non abbia bisogno di un vermicolo con cui impiccarti o un mestolo da infilarti su per il culo, in quel caso saremmo felici di aiutarti.
A riprova delle mie parole, gli porgo con un sorriso smielato il mestolo ancora stretto tra le mie mani, dando a me stessa prova di un ottimo autocontrollo: non gliel’ho sbattuto sulla testa con tutta la mia forza, anche perché non ci sarei arrivata e probabilmente non è il caso di portare la situazione ad un livello fisico, quando l’avversario è otto volte te e qualunque altro umano presente. Ottime capacità strategiche, Evans, mi complimento con me stessa, trattenendo un sorrisetto soddisfatto.
Avery non ha l’aria di volersi congratulare con me, invece.
Inclina lievemente la testa di lato e nel suo sguardo colgo un barlume di incredulità misto ad una violenta voglia di uccidermi. Credo che se si lanciasse contro di me, potrei sollevare il braccio e si infilerebbe da solo il mestolo in un occhio o nel naso, se sono fortunata, e questo potrebbe distrarlo dall’uccidermi. Non è uno scenario terribile, perché potrei accecare Avery e non essere nemmeno punita, dato che sarebbe stato lui stesso ad impalarsi; d’altro canto il mestolo di legno potrebbe anche spezzarsi contro la sua fronte da uomo uscito direttamente dalle caverne e allora dovrei correre. La tensione attorno a noi è palpabile ed improvvisamente Potter non è più una presenza silenziosa alle mie spalle: prima che me ne accorga, la sua spalla sfiora la mia, mentre si piazza nuovamente tra me e il Serpeverde.
- Ti sei incantato, Avery? – commenta inarcando un sopracciglio e la sua voce leggera ha l’effetto di smorzare la tensione, almeno per quanto riguarda il resto dell’aula. Avery in realtà ha l’aria di chi sta esplodere, ma quella è l’aria che Avery ha per la maggior parte del tempo a dirla tutta. - Guarda che non abbiamo tutto il giorno.
È il momento. Ora Avery attaccherà ed io stringo le dita attorno al manico di legno del mio mestolo, perché è con questo che riuscirò a stordirlo prima che lui stordisca invece Potter, che d’altro canto è difeso da miliardi di strati di presunzione ed eccessiva sicurezza di sé. Il mestolo è la scelta giusta, perché sono sicura che nel regolamento scolastico non si faccia menzione di risse perpetrate con esso e questo ridurrà sicuramente la durata della punizione. Di nuovo, le mie ottime capacità strategiche si confermano.
- Niente consultazioni tra gruppi ho detto, – La voce di Lumacorno arriva improvvisa e più dura del solito, ad una distanza piuttosto ravvicinata. Se non gli fossi così grata, gli farei notare che l’unica consultazione qui sarebbe stata quella di Madama Chips. - Su, forza. Ognuno al proprio calderone, ora.
Avery fulmina con gli occhi Potter, poi me, poi di nuovo Potter ed infine se ne torna dal suo gruppo tra i mormorii della classe. Bene, ora dobbiamo decisamente vincere quel premio.
- Tutti ai posti di battaglia, - stabilisco decisa, dirigendomi verso il banco di fianco al calderone, dov’è posata la mia copia di Pozioni Avanzate.
- Muoviti, Potter, – aggiungo notando che non mi sta seguendo. Lancio un’occhiata perplessa alle mie spalle e lo trovo intento a fissarmi con uno sguardo meno intelligente del solito, come se i suoi neuroni fossero andati tutti contemporaneamente in pausa pranzo. Poi lui incrocia il mio sguardo e subito l’aria vivace si rimpossessa del suo viso, così come l’idiozia del suo cervello. 
- Eccomi, Evans, non resisti nemmeno due secondi lontana da me?
Sono sicura che questo agli antichi condottieri romani non succedeva.
- Basta così, Potter, abbiamo detto non meno di un metro tra te e il calderone, – Punto il mestolo contro il suo petto stoppandolo, prima di abbandonarlo sul banco: il collo scoperto di Potter è una tentazione troppo grande perché io possa resistere ancora a lungo con un’arma tra le mani.
- Veramente non l’abbiamo detto, Evans.
- Lo sto dicendo ora.
Potter fa per replicare, ma Frank lo precede agitato. 
- Piton.
-  Piton cosa?
- Mentre voi cercavate di farvi massacrare da Avery, Piton ha già iniziato a prendere gli ingredienti ed ora il suo calderone non è più vuoto, – spiega Frank veloce e qualcosa mi dice che dopo la partita, non potrebbe sopportare un’altra sconfitta. 
- Mentre il nostro lo è, vuoto, – aggiunge Mike, come se non fossimo tutti stretti proprio attorno al calderone e non lo vedessimo da soli che è vuoto. – Completamente, inesorabilmente vuoto.
- Oh Godric, perderemo, – mormora Mary disperata e questo non è lo spirito combattivo di prima.
- No, non esiste, - replico decisa, perché nessun Serpeverde oggi uscirà da quest’aula con il mio premio, in nessun modo. – Ascoltate: abbiamo tutto il tempo, fate quello che vi dico e vinceremo. Potter, rifletti attentamente: preferisci darmi il tormento o strappare il premio dalle grinfie di Piton?
Piton suona così anomalo sulle mie labbra, ma, per quanto Potter sia competitivo, non posso pretendere di avere la sua attenzione se uso la parola Severus. 
Potter mi soppesa per qualche secondo, per poi annuire deciso.
- D’accordo, Evans: sforniamo la miglior pozione Repellente della storia e vinciamo quel premio.
- Restringente.
- Mh?
- È la pozione Restringente che dobbiamo preparare. 
- Sì, quello che è.
 
*

 
- Lizzie, hai finito con quelle radici?
- Lizzie?
- Cosa?
- Le radici, hai finito di tritarle?
- Sì, sì, ecco.
Porgo velocemente la finissima polvere violacea ad Allison, sistemandomi una ciocca dietro l’orecchio. Minus, al mio fianco, inizia a leggere ad alta voce il prossimo passaggio ed io non riesco a concentrarmi sul significato delle sue parole.
Continuo a rivedere lo sguardo di James, pochi minuti fa, quando l’intera classe si è zittita per seguire il suo alterco con Avery. 
Ce l’ho stampato negli occhi e si sovrappone alla pozione scura che bolle nel calderone, il modo in cui ha guardato Evans quando lei ha tenuto testa al Serpeverde, il modo in cui è scattato non appena Avery ha posato gli occhi su di lei.
E Alice mi ha fatto la domanda sbagliata, perché quello che mi chiedo non è se James Potter mi considera la sua ragazza, ma se mi guarderà mai come guarda lei.
 
*

 
- Se mi dici cosa stai cercando, Evans, posso aiutarti.
Evans sta fissando l’interno dell’armadietto delle scorte  da un tempo considerevole ormai, immobile e perfettamente concentrata, come se ci vedesse dentro la risposta ai misteri dell’universo.
C’è qualcosa in lei che riesce a farla sembrare intelligente anche mentre fissa lo stesso punto da cinque minuti senza venirne a capo, ma sono piuttosto sicuro che non stia facendo nulla di astuto al momento, a parte non riuscire a trovare qualunque cosa stia cercando.
- Se vogliamo impedire alla tua incapacità di sabotare la pozione, è fondamentale attenersi al piano, Potter: e il piano è limitare il tuo contributo al puro e semplice trasporto degli ingredienti da qui al tavolo, niente di più, - replica impassibile, senza staccare gli occhi dalla dispensa di Lumacorno. Devo fare violenza su me stesso per non esternare la mia disapprovazione per l’utilizzo di incapacità in riferimento alla mia persona, ma dal calderone di Piton, in fondo all’aula, si alza già un fumo rosastro, il che è per lui una cosa positiva, a detta di Evans. Ed estremamente negativa per noi quindi. Sospirando, mi tiro su le maniche del maglione della divisa, accaldato: ormai tutti i gruppi hanno acceso il fuoco sotto i calderoni e l’aula sta iniziando a diventare soffocante, altro motivo per cui odio Pozioni.
- Ora le trovo, dammi solo un attimo.
È quello che ha detto anche cinque minuti fa, così mi sporgo oltre la sua spalla e do una veloce occhiata alla lista di ingredienti che stringe tra le mani. 
- Sono proprio davanti ai tuoi occhi, Evans, – commento allungando il braccio oltre di lei ed afferrando delle strane radici violacee, catalogate sotto il nome di asfodelo. Solo dopo qualche secondo, realizzo che Evans non sta guardando le radici tra le mie dita, ma ha gli occhi fissi sul mio avambraccio scoperto, accigliata. Vorrei pensare che è solo impressionata dalla definitezza dei miei muscoli e stuzzicarla, ma la realtà è che non avrei proprio dovuto tirarmi su le maniche e mostrarle i segni di una notte passata a correre per la foresta proibita con un lupo mannaro.
- Che hai combinato, Potter?
C’è la rete infinita dei minuscoli graffietti bianchi causati dalle spine e dalle piante, le macchie di pelle arrossata per gli sfregamenti contro le cortecce, i tagli più profondi, quelli degli artigli. Probabilmente ai suoi occhi ora spicca di più anche il taglio che mi spunta dal colletto della camicia, dietro il collo. E questo è esattamente il momento di trovare in tempo record una spiegazione a tutto questo che non comprenda in alcun modo la luna piena e l’essere un Animagus non registrato.       
- È stato un gatto, – replico con un’alzata di spalle, esibendomi nella mia miglior faccia di bronzo. Non è così irrealistico in fondo, conosco un sacco di gatti che potrebbero ridurre qualcuno in questo stato senza motivo. Alcuni sono teneri ed amabili, quelli grassi di solito, che probabilmente sono troppo impegnati a mangiare per preoccuparsi anche di essere malvagi, ma la maggior parte sono come Mrs Purr e non vedono l’ora di lacerare la pelle degli esseri umani e poi trotterellare via col pelo tutto gonfio. Il sopracciglio di Evans tuttavia non sembra molto convinto, a giudicare da come si inarca sospettoso.
- Hai un gatto?
- No, è solo un gatto che ho trovato nel parco, - replico immediatamente, prima di aggrottare la fronte, crucciato. - Ma potrebbe essere il mio gatto e non ci sarebbe nulla di strano, perché lo dici come se non potessi avere un gatto?
- Non sembri il tipo da gatti, - commenta lei indifferente, estraendo una scatolina sigillata dalla credenza e piazzandomela tra le braccia. E almeno ora non ha più quello sguardo alla stai mentendo e scoprirò cos’hai fatto questa notte, che non era particolarmente piacevole. - Voglio dire, non sembri in grado di prenderti cura di un altro essere vivente.
- Io mi prendo cura di esseri viventi tutto il tempo, Evans. Non faccio altro, - ribatto stizzito, ed in effetti a casa, a Godric’s Hollow, ho effettivamente un gatto, anche se da quando Sirius sta da me non lo vedo più tanto spesso; lui dice che probabilmente avverte la sua natura canina, ma io sono abbastanza sicuro che sia per la volta in cui ha provato a rinchiuderlo nello sgabuzzino. - Potrei mettere su un allevamento di gatti, se volessi.
- No, non potresti.
- Oh sì, invece.
- No, dico, non potresti, - insiste Evans, aggiungendo al mucchio tra le mie braccia un contenitore con dentro degli strani viscidi esseri, che secondo l’etichetta sono lumache cornute e della cui vicinanza farei volentieri a meno. Ho già detto che odio Pozioni? - È concesso un solo animale per studente.
- Si fa per dire, Evans, non ho intenzione di mettermi sul serio ad allevare gatti.
- Tu provaci.  
- Sirius, non origliare.
- Non sto origliando, sto prendendo la polvere di asfodelo dall’armadietto, - Sirius è alle mie spalle, braccia incrociate e sguardo ostile, reso in realtà un po’ ridicolo dai ciuffi neri appiccati dal vapore sulla sua fronte in modo tutt’altro che dignitoso. - E ti ritrovo a cospirare di allevamenti di gatti.
- Perché loro prendono direttamente la polvere e noi le radici, Evans? – sbuffo lanciando un’occhiata all’armadietto: effettivamente, poco distante dalle radici, ci sono dei barattolini con quelle già tritate. - Ci divertiamo a fare passaggi in più?
- Ci divertiamo a vincere, Potter, e saltare i passaggi non è il modo migliore per farlo, - commenta distrattamente Evans, senza staccare lo sguardo da Sirius, accigliata. - Ha graffiato anche te?
-  Cosa? – Sirius la guarda perplesso, ma il sottile taglio che gli attraversa una guancia e parte del naso è molto eloquente invece.
- Il gatto. Ha graffiato anche te?
L’espressione di Sirius dice chiaramente ad Evans per diversi interminabili secondi sei pazza ed io non so di cosa stai parlando ed ora lei non ci crederà mai, ma non appena incrocia il mio sguardo, che gli sta invece gridando a gran voce coglione, reggimi il gioco, si illumina di comprensione, sbattendosi teatralmente una mano sulla fronte.
- Ah, giusto, il gatto, - annuisce convinto, esibendosi in un’espressione insofferente che gli riesce particolarmente bene. – Non che siano affari tuoi, ma sì, ci è saltato addosso senza motivo. Animali spregevoli, i gatti.
Non sono convinto che Evans stia propriamente credendo ad ogni parola di quello che diciamo, è probabile anzi che si stia solo divertendo a vederci arrampicare sugli specchi, ma non è un grande problema in fondo, perché da ‘non sono stati veramente assaliti da un gatto’ a ‘hanno passato la notte a fare compagnia ad un licantropo’ il passo non è così logico e immediato.
- Lasciatemi indovinare, il gatto ha graffiato anche Lupin? – Una voce fredda e strascicata alle mie spalle mi informa improvvisamente che questo armadietto sta diventando davvero troppo affollato. - È per questo che non si vede in giro oggi?
- Capisco che, vista la sua abnormità, sia difficile per te, Mocciosus, ma che ne diresti di smettere di ficcare il naso ovunque?
 
*

 
- Abbiamo finito qui, andiamo, - Ovviamente quando, dopo essere partita decisa verso il nostro gruppo, mi volto indietro, Potter non è affatto dietro di me. E a dire il vero non essere seguita da Potter è generalmente tutto quello che chiedo dalla vita, perché quando non è vicino a me, non devo vedere la sua faccia o sentire la sua voce e sì, insomma, è abbastanza piacevole. Il fatto è che non essere seguita da Potter adesso vuol dire che non sono seguita nemmeno dagli ingredienti che mi servono per preparare la pozione migliore della classe e metterla in quel posto ai Serpeverde, così sono costretta ad andare contro tutti i miei principi e tornare indietro, afferrare Potter per il braccio e trascinarlo lontano da Severus, interrompendo i loro tentativi di uccidersi con gli occhi.
- Oggi non riesci proprio a fare a meno di me, Evans, eh? – commenta Potter con un ghigno e probabilmente ad un certo punto le pile della sua deficienza si scaricheranno e lui chiuderà la bocca. – A pranzo posso sedermi vicino ai miei amici o vuoi metterti in braccio a me?
- Quando queste due ore saranno finite e il premio sarà nelle nostre mani, Potter, - replico mentre raggiungiamo gli altri e lui posa gli ingredienti sul tavolo. – Farò in modo di incontrarti così raramente che ti dimenticherai persino che viviamo nello stesso castello, hai la mia parola.
Avrò bisogno di non sentire la sua voce per almeno tre giorni di fila prima di riacquistare la mia calma interiore dopo questo.
- Ora: Frank, tu occupati delle radici di asfodelo. La polvere non deve venire troppo sottile, ecco, fai così, - Frank segue la mia veloce dimostrazione, prima di prendere il mio posto e continuare tranquillo; è senz’altro quello che se la cava meglio dopo di me, quindi non dovrebbe avere problemi. – Mary, scalda il sangue di drago nel paiolo a parte: continua a girarlo sempre in senso orario e sempre alla stessa velocità e soprattutto non fermarti nemmeno per un secondo; non appena cambia colore, avvertimi. Se fai esattamente come ti ho detto, non esploderà.
Mary pare lievemente preoccupata, ma annuisce decisa, afferrando la provetta, mentre alle nostre spalle Peter Minus ha appena fuso il calderone per aver lasciato troppo tempo il sangue di drago sul fuoco. E fuori uno. Considerando che una lumaca cornuta è appena strisciata fuori dal calderone dei Serpeverde dall’altra parte dell’aula, ed è ora grande il doppio di prima, possiamo dire tranquillamente fuori due. A questo punto siamo praticamente noi contro il gruppo di Severus. O dovrei dire contro Severus e basta, dato che non sta lasciando avvicinare nessun altro al calderone.
- Mike, tu prepara le ali di scarabeo smeraldino, mentre io penso alle lacrime di unicorno.
È a questo punto, mentre anche Mike si mette al lavoro ed io stringo tra le mani il contenitore di cristallo con le lacrime, che mi costringo a sollevare lo sguardo, sentendomi osservata.
- D’accordo, Potter, - sospiro allungandomi verso la scorta di ingredienti e spero davvero di non dovermene pentire. – Tieni il Frullobulbo: devi solo separare i germogli dal resto della pianta e non riesco proprio a immaginare come potresti fallire.
 
 

- Potter, come diavolo sei riuscito a ridurli così?
- Li ho solo staccati dal resto della pianta, Evans, come mi hai detto.
- No, li hai massacrati.
- Sei tu che mi hai dato il coltello.
- Dieci minuti alla consegna, ragazzi.
- Oh Godric santissimo, Potter, vai a prendere un altro Frullobulbo, ora, subito, corri. Ti avvelenerò, mi hai sentito? Se perdiamo, preparerò un perfetto Distillato della Morte Vivente e lo verserò nel tuo succo di zucca! Mike, aiutami, mescola qui. Oh Godric, io lo uccido. Potter, muoviti! Lo uccido e non sarà per niente veloce e indolore.
 
*

 
Erano friabili, davvero.
Si sbriciolavano con estrema facilità e questo è così lontano dall’essere in alcun modo colpa mia.
In ogni caso Evans è riuscita a tagliare i nuovi germogli e aggiungerli alla pozione giusto in tempo – quelli non si sono sbriciolati, ma probabilmente la mia era una pianta difettosa, è l’unica spiegazione.
- Vediamo un po’ cos’ha combinato il primo gruppo di Grifondoro, - Lumacorno inclina la provetta contenente la pozione di Sirius e gli altri sul primo dei quattro banchi perfettamente uguali in fila di fronte a lui. La pozione, che è parecchio più azzurrina rispetto alla nostra, scivola dal vetro con estrema facilità, dimostrando di essere anche molto più liquida. Non appena entra in contatto con la superficie liscia del banco, quello inizia a restringersi, per poi fermarsi dopo appena pochi centimetri. Non è che ci sia una gran differenza rispetto a prima e questo è esattamente il motivo per cui le pozioni fanno schifo: perdi ore rinchiuso in una stanza afosa, piena di fumi dagli odori bizzarri, a toccare cose viscide e disgustose, per poi non ottenere assolutamente niente. È una materia inutile e noiosa, ecco cos’è.
- Oh, beh, si poteva fare di meglio, - commenta pacato Lumacorno, afferrando subito un’altra provetta, una dei Serpeverde questa volta. Se crede che quella sia meglio, gli effluvi delle pozioni devono avergli dato alla testa: è rossa, il che deve aver contrariato non poco i Serpeverde, considerando che, oltre a non essere affatto il viola richiesto dalla pozione, è il colore della nostra Casa. Il banco questa volta non accenna nemmeno a rimpicciolirsi, anzi aumenta notevolmente di dimensione e subito un ghigno soddisfatto mi si dipinge sulle labbra, mentre Lumacorno sospira. – No, decisamente no. Dovete aver confuso l’asfodelo con l’aconito, peccato, un vero peccato.
Quella che Lumacorno stringe ora tra le dita grassocce è la nostra pozione, che fa la sua bella figura con la perfetta sfumatura violacea identica a quella illustrata nel libro. Quando la inclina sul banco, sento i miei compagni trattenere il fiato e poi Lumacorno inizia ad applaudire soddisfatto.
- Ottimo! – Commenta deliziato, gli occhietti acquosi puntati sulla miniatura del banco ai suoi piedi. – Bravissimi, ragazzi.
Ho come la sensazione che ‘ragazzi’ sia un modo per dire ‘Evans’, ma non è questo il punto.
Il punto è che l’ultima provetta rimasta è quella di Piton e qualcosa mi dice che lui non ha confuso l’asfodelo con l’aconito.
Quel banco farà bene a non diventare più piccolo del nostro. Lumacorno continua ad elogiare la nostra pozione e sembra non essersi reso conto del fatto che non frega niente a nessuno: lo sappiamo già che è perfetta, il banco è diventato minuscolo e non c’è molto altro da aggiungere. Quello che tutta la classe vuole sapere ora, il motivo per cui tutti gli occhi sono puntati ansiosamente su di lui, è a quale Casa andranno i cinquanta punti, che sono molto più concreti delle pompose lodi di Lumacorno. Quando il professore si decide ad inclinare la provetta sul banco, le dita di Frank si serrano attorno al mio braccio, bloccandomi la circolazione in modo alquanto spiacevole e se non fosse che non posso staccare gli occhi da quel banco, glielo farei notare. Ma il banco ha iniziato a rimpicciolirsi velocemente e non è come se a me importasse qualcosa del mio braccio ora: quello che conta è che si fermi al più presto facendoci vincere.
Nessuno muove un muscolo, mentre Lumacorno si china concentrato a raccogliere i due banchi, apparentemente uguali. Li soppesa entrambi con aria accigliata, accostandoli, prima di sollevare la testa con un sorrisetto.
- Cinquanta punti a Grifondoro!
La parte rosso-oro dell’aula esplode all’istante in un boato trionfante, cosa che probabilmente sarebbe successa anche se avessimo vinto solo due punti: è più lo sbattere in faccia la nostra vittoria ai Serpeverde che altro. Frank mi passa immediatamente un braccio attorno al collo con un ululato, per poi tirarmi verso di sé con tutta la sua forza, il che è fondamentalmente un tentativo di strangolamento, ma anche se non posso respirare, riesco ancora a vedere le espressioni seccate dei Serpeverde di fronte a noi, quindi va bene così.
 
*

 
Non appena Lumacorno getta l’aula nel caos più totale annunciando la nostra vittoria, Mary mi lancia le braccia al collo, emettendo un suono che con tutta probabilità ha appena danneggiato per sempre il mio udito. Ma ehy, posso fare una pozione per quello: sono o non sono la migliore pozionista al mondo? Beh, di Hogwarts almeno. Della classe diciamo, Christy Brown del settimo ha praticamente imparato prima a fare pozioni che a camminare. 
Lumacorno si guarda attorno un po’ spaesato, interdetto dall’incontenibile esultanza di tutti i Grifondoro: chissà se si è reso conto che aspettavamo di poter festeggiare così dal giorno della partita contro Serpeverde, quando siamo tornati dal campo scornati e con la coda tra le gambe, raggiunti dalle grida di gioia dei Serpeverde. La faccia di Avery è di un rosso molto intenso ora, che si abbina perfettamente alle nostre cravatte. Ci metto qualche secondo per realizzare che riesco a vedere il viso di Avery davvero molto bene, senza dover nemmeno inclinare la testa verso l’alto, come se lui si fosse improvvisamente abbassato. In realtà l’espressione inferocita di Avery dista come al solito quasi due metri dal suolo e sono io ad essermi alzata improvvisamente. I miei compagni esultano e allungano contenti le mani verso di me, intonando cori in mio onore ed io mi ritrovo a pensare che un Prefetto dovrebbe sempre evitare che le persone intonino cori in aula e di fronte al professore, ma allo stesso tempo mi ritrovo anche ad incitarli quei cori, sollevando in aria le braccia e stringendo il mestolo che qualcuno mi ha passato nella foga. Ed improvvisamente mi rendo conto che è piacevole aizzare la folla e che se avessi una spada in mano, al posto del mestolo, allora potrei istigare il mio esercito e prendere possesso di tutta Hogwarts.
Ma naturalmente non voglio davvero saccheggiare la scuola, non sono quel tipo di Prefetto. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e tutte quelle cose. Sto riflettendo distrattamente sulle possibilità che mi si aprono davanti al momento, ascoltare Lumacorno e tornare a terra, oppure cavalcare a tutto spiano verso la barricata nemica e colpire Avery sul naso col mio mestolo, quando noto un dettaglio che fa crollare immediatamente i miei sogni di gloria e rende questa situazione totalmente inaccettabile. Non sto volando e non ho davvero un cavallo, questo lo sapevo. Sono seduta su delle spalle e le mie gambe penzolano contro il petto di qualcuno e fin qui tutto bene. Il problema è che la mano che mi tiene per una caviglia è attaccata ad un braccio e quel braccio è ricoperto di graffi, come se una tigre lo avesse appena usato come affila unghie. Ed oggi c’è un solo studente in quest’aula che sostiene di essere stato aggredito da un gatto ed è anche l’unico che non avrà mai e poi mai il permesso di impersonare il mio cavallo.
- Rimettimi a terra, Potter, ora.
 
*

 
- D’accordo, potete andare. Su, su, via quelle facce, ragazzi, avrete altre occasioni per rifarvi sui vostri colleghi, - Lumacorno, dopo aver tentato in tutti i modi di placarci, pare essersi infine rassegnato al fatto che nessuno gli presterà più attenzione fino alla fine dell’ora. Non sembra invece avere la minima idea di non poter riferirsi a noi Grifondoro come colleghi mentre sta parlando con i Serpeverde, le cui labbra si storcono come se avessero appena addentato un limone, che è in realtà l’espressione che hanno da quando sono stati stracciati. Ed è l’espressione che dovrebbero avere sempre, tutto il tempo, perché è così soddisfacente. I Serpeverde sono i primi a raggiungere l’uscita, rapidi e stizziti, e subito vedo Sirius seguirli, trotterellandogli praticamente alle costole con un ghigno compiaciuto: evidentemente non vuole perdersi la sfilata della vergogna. È un’idea potenzialmente suicida, ma fantastica, così faccio per raggiungerlo, ma dopo nemmeno un passo Lumacorno mi richiama.
- Signor Potter, aspetti, - Oh che altro c’è ora? Ha già avuto due ore della mia vita, adesso voglio rivedere la luce del sole e respirare aria non filtrata dagli effluvi delle pozioni. – Signorina Evans, anche lei. MacDonald, Paciock, il gruppo vincitore da me, per favore.
- Beh? – Lumacorno sorride, spostando lo sguardo compiaciuto su ognuno di noi, ma le dieci sono scoccate in questo momento e tecnicamente lui non ha più il diritto di costringerci ad ascoltare quello che dice. - Ve ne andate senza il premio?
Ripensandoci, posso aspettare qualche minuto.
- Sono sicuro che tutti voi conosciate il mio esclusivo gruppo di ritrovo. Una sorta di club, per così dire, Lumaclub, precisamente, - Lumacorno ridacchia deliziato e non pare aver notato che i nostri sguardi sono passati dall’eccitazione all’indifferenza più totale. Sirius in questo esatto momento si sta godendo le espressioni umiliate dei Serpeverde ed è inammissibile che invece io sia bloccato qui dentro. O forse Sirius è stato accerchiato, picchiato e lasciato agonizzante in qualche corridoio oscuro dei sotterranei ed anche in quel caso io non dovrei essere qui. – Bene, sarete felici di sapere che da questo momento fino alla fine della vostra carriera ad Hogwarts...
Gli occhietti acquosi di Lumacorno passano velocemente sui visi di ciascuno di noi, durante quella che dovrebbe essere una pausa ricca di suspense e che invece è solo molto, molto seccante.
- Siete automaticamente invitati ad ogni seduta o festa del Lumaclub.
Nella mia testa risuona un lungo grido straziante, ma grazie alla multifunzionalità del mio cervello e al mio ultra sviluppato istinto di sopravvivenza, le mie labbra si muovono da sole e la mia voce riesce in qualche modo a sovrastare il grido di orrore che continua a riecheggiare nella mia mente.
- Ho distrutto i germogli del Frullobulbo.
- Come, signor Potter? – Lumacorno mi guarda perplesso, ma con un sorriso conciliante e non credo che abbia notato il panico nella mia voce, né il gelo che è calato sui visi dei miei compagni.
- Li ho disintegrati, professore, completamente, con il coltello, e li ho resi inutilizzabili, - continuo rapido, cercando di assumere un’espressione pentita. E lo sono davvero, pentito, di essere venuto al mondo. - E quello è stato il mio intero contributo alla pozione. Non merito il suo premio, davvero: non sarebbe giusto nei confronti degli altri. 
- Anch’io non ho fatto molto ad essere sincero, - interviene prontamente Mike, una nota di comprensione nello sguardo. – Sul serio, ha fatto tutto Lily.
- È vero, non possiamo prenderci il merito per il suo lavoro, – aggiunge Mary rapida, mentre Frank annuisce convinto. Evans sospira rassegnata, senza dire una parola: lei dopotutto è già automaticamente invitata ad ogni riunione del Lumaclub più o meno dal terzo anno.
- Una squadra è una squadra, - commenta Lumacorno con un sorriso bonario, palesemente convinto di farci un favore, mentre in realtà non fa che mandare in frantumi le speranze di tutti noi: non ci salveremo. – Perciò smettete di fare i complimenti ed accettate il vostro premio. E chissà, signor Potter, che sapendo che sarà presente anche lei, il signor Black non si decida ad accettare qualcuno dei miei inviti.
Oh, quindi mi sta usando per arrivare a Sirius e non ha nemmeno la decenza di nasconderlo, ottimo; la vittoria non ha mai avuto un sapore tanto amaro. L’unico vantaggio di essere pessimo in Pozioni è sempre stato che Lumacorno non mi ha mai stressato con gli inviti alle sue ridicole festicciole, a parte quella volta al quinto anno, subito dopo che sono stato nominato Capitano della squadra di Quidditch, ma il giorno dopo la mia Pozione della Pace ha fatto esplodere due file di banchi e lui non mi ha invitato mai più, grazie a Godric. Nemmeno Sirius è un asso in Pozioni, ma Lumacorno ha cercato di prenderlo sotto la sua ala nel momento stesso in cui ha messo piede in aula, al primo anno: una delle tante conseguenze del portare il nome dei Black.
- Possiamo andare ora? – chiede Frank con un sospiro, non riuscendo particolarmente bene a mascherare la delusione. – La lezione di Trasfigurazione sta per iniziare.
- Naturalmente, ora vi mando subito da Minerva. Solo un attimo ancora, - Lumacorno si dirige baldanzoso verso la cattedra, per poi tornare da noi con un barattolo tra le mani. – Non penserete che fosse solo questo il premio, vero? O la signorina Evans resterebbe a bocca asciutta.
Lumacorno ridacchia di nuovo e qualcuno dovrebbe davvero dirgli che non è così divertente. Io d’altro canto sono troppo impegnato a fissare sospettoso i piccoli semini dai colori sgargianti contenuti sul fondo del barattolo di vetro; automaticamente inarco un sopracciglio, perplesso. Dei piccoli, apparentemente inutili semi non sono la prima cosa che mi viene in mente quando penso ad un premio, ma peggio del Lumaclub non possono essere di sicuro.
- Forza, prendetene uno a testa.
Porge il barattolo verso di me ed io infilo lentamente la mano al suo interno, circospetto. Sfioro con le dita il fondo, smuovendo i semini, che non sembrano avere denti con cui strapparmi le unghie, come una parte del mio cervello aveva dato per scontato, poi ne stringo uno a caso e lo estraggo dal contenitore. Subito gli occhi di tutti si puntano sul piccolo seme dal guscio nero e lucido sul palmo della mia mano e Lumacorno emette un verso compiaciuto.
- Ottima scelta, signor Potter.
Non so perché il seme nero sia stata un’ottima scelta, quando a parte il colore sembrano tutti uguali ed inutili allo stesso modo, ma improvvisamente il grosso faccione di Lumacorno è un po’ troppo vicino al mio ed i semi passano in secondo piano. Sto per dargli un pugno e poi scappare da quest’aula, perché questo è quello che bisogna fare quando il tuo professore di Pozioni col triplo mento prova a baciarti, ma poi sento la sua voce uscire in un sussurro appena percettibile proprio accanto al mio orecchio e dopotutto pare che non sarò molestato.
- Questo seme contiene in minime dosi una variante di mia invenzione della pozione Polisucco, signor Potter. Le permetterà di assumere la forma di chiunque lei voglia, senza bisogno di ingerire capelli o altre parti del corpo: le basterà concentrarsi sul pensiero di quella persona prima di ingoiare il seme, – Ora, questo è quello che io chiamo un premio. È anche qualcosa che probabilmente un professore non dovrebbe dare ad uno studente e questo rende il tutto ancora più memorabile; vale quasi la pena di sopportare gli inviti al Lumaclub per il resto della mia vita ad Hogwarts. - Ovviamente mi aspetto che lei lo usi per fare uno scherzo innocuo ai suoi amici e nulla di più: confido nel suo buonsenso e nella brevissima durata dell’effetto della pozione, una decina di minuti o poco più.
Oh. Dieci minuti. Questo riduce l’epicità dei progetti futuri, ma troverò comunque il modo di infrangere quante più regole possibile anche in un arco di tempo così breve. E in fondo va bene così, non vedo perché mai dovrei desiderare di essere qualcun altro per più tempo, quando essere me è già più che soddisfacente.
- Vada pure, signor Potter, non faccia aspettare Minerva, – mi incita Lumacorno, mentre è Mike questa volta ad infilare la mano nel barattolo. Faccio appena in tempo a vederlo estrarre un seme di un arancione sgargiante, poi Lumacorno sposta di nuovo lo sguardo su di me ed io sono costretto a lasciare l’aula. E ti pareva, anni a sorbirmi intere noiosissime lezioni senza poter uscire da qui e vengo buttato fuori proprio ora che le cose si fanno interessanti.
 
 
**********

 
 
- Secondo me non funziona, - commento critico, avvicinandomi il seme agli occhi e studiandolo accigliato. – Dev’essere una specie di trappola architettata dai professori, così possono vedere se li usate e mettervi in punizione. Voglio dire, sicuramente è contro le regole diventare un’altra persona.
Peter, seduto di fianco a me, ha la bocca talmente piena di pollo da non poter parlare, ma, da come ha improvvisamente spalancato gli occhi, capisco che mi sta credendo.
- Magari lo mangerai ed improvvisamente ti ricoprirai di brufoli, così loro lo sapranno, - continuo spedito, senza staccare gli occhi da James. È lui quello da convincere, non Peter. – Lasciamelo: lo assaggerò io per te. 
- Sirius.
- Non ringraziarmi, per gli amici questo ed altro.
- Giù le zampe dal mio premio.
Con un sbuffo, restituisco il seme a James, che lo piazza di fianco al suo piatto e riprende a mangiare soddisfatto. Questo è ridicolo. James ha ricevuto un premio per Pozioni, lo stesso James che ha causato più danni all’aula, al professore e ai suoi compagni di chiunque altro abbia mai messo piede ad Hogwarts. È riuscito a far esplodere persino la Pozione Rasserenante, che sanno fare anche i bambini del primo anno; e nonostante questo Lumacorno gli ha dato un seme. Credo che se James ha ricevuto un seme, allora tutta Hogwarts dovrebbe ricevere un seme.
- Possiamo rubare il barattolo, - rifletto ad alta voce, prendendo un sorso di succo di zucca. A quel punto avrei non solo un seme, ma un sacco di semi.
- Non era pieno, in realtà. Credo fossero contati, giusti per il gruppo vincitore, - James fa un sorrisetto compiaciuto e quello che sta per aggiungere è così prevedibile ed inutile alla causa del troviamo un seme anche a Sirius. – Che, guardacaso, è il mio.
Le mie labbra sono già schiuse per sottolineare la mia piena disapprovazione per questa situazione, quando un ciao, James che sembra invece pieno d’approvazione mi precede ed una chioma bionda si frappone per un attimo tra me e il viso del mio migliore amico. Poi Lizzie gli si siede accanto, dall’altro lato e James ha ancora gli occhi fissi nei miei, anche se sembra non vedermi. Posso percepire gli ingranaggi del suo cervello lavorare perplessi per qualche secondo, per capire da quando Lizzie lo saluta premendo le labbra sulle sue ed io vorrei rispondere al suo cervello che probabilmente è da quando lui ha baciato lei di fronte a tutta la Sala Comune, esattamente ieri.
Alla fine James sembra decidere che va tutto bene e che non c’è nulla di strano nel fatto che le sue labbra stiano incontrando sempre più spesso quelle della ragazza al suo fianco, così si volta verso di lei e la saluta tranquillo.
- Ehy, Lizzie. 
Lei ha notato il seme sul tavolo e stanno parlando di quello ora e ridono e scherzano e lei pende come al solito dalle sue labbra, cosa che fa chiaramente piacere all’ego di James. Li osservo accigliato per qualche altro secondo, prima di notare con una nota di stupore che non sono l’unico: persino Peter si è reso conto che James sta facendo un casino.
 
*

 
Godric in persona dovrebbe risorgere dalla tomba, farsi strada scavando con le dita scheletriche attraverso metri e metri di terra e venire a stringermi la mano, perché ho appena salutato James con un bacio a stampo, come se fosse lecito, come se fosse qualcosa che faccio tutte le mattine, come se fosse il mio ragazzo, e questo è senz’altro il famoso coraggio dei Grifondoro di cui tutti parlano. Certo, non gli ho proprio chiesto se è il mio ragazzo o meno, perché sarebbe da pazzi usare le parole mio e ragazzo quando ci siamo baciati per la prima volta due giorni fa, checché ne dica Alice Prewett. Mi prenderebbe per pazza, cosa che in parte sono, ma a volte bisogna fingere di avere una pazienza e una dignità che in realtà non si hanno affatto e non pronunciare le parole mio e ragazzo. E dopo un interminabile secondo di perplessità in cui ho immaginato nella mia testa diversi scenari apocalittici, James mi ha semplicemente salutata ed ora parla con me come se niente fosse, quindi suppongo che gli vada bene. Essere baciato da me, intendo. Perché se non gli andasse bene, si sarebbe scostato o mi avrebbe detto Carson, smettila di baciarmi e lasciami in pace. E non mi avrebbe baciata lui per primo, ieri, di fronte a tutti. Non si baciano le persone a caso, no? Voglio dire, io non lo farei. Il punto è che James forse lo fa, forse ogni tanto semplicemente decide di entrare in Sala Comune e baciare la prima ragazza bionda che si trova davanti, o la prima che indossa delle scarpe nere o la prima che vede e basta. Non l’ho mai visto farlo, a dire il vero, ma non l’ho mai nemmeno visto entrare in Sala Comune, baciare una ragazza e diventare il suo ragazzo.
Sta continuando a parlare ed è bellissimo e sta guardando me, ma la verità è che non posso concentrarmi sul significato delle sue parole, perché ho bisogno che qualcuno mi dica esattamente, per filo e per segno, perché mi ha baciato e cosa questo significa. Qualcuno che non sia lui, perché ripensandoci Godric può restare nella sua tomba, dato che non sono così Grifondoro da chiederglielo e rischiare di mandare tutto all’aria, sembrando paranoica e appiccicosa. E forse un po’ lo sono, paranoica e appiccicosa, ma una persona non dovrebbe sempre apparire esattamente come è in realtà, no?
Black è seduto di fianco a James, dall’altro lato, e sicuramente lui sa come funziona la sua mente: sa perché mi ha baciato e sa tutto quello che potrei mai chiedermi sul suo amico, anche quello che James stesso non sa. Solo che non riesco proprio a immaginarmi Sirius Black assicurarmi di non riferire nulla a James di una nostra eventuale conversazione ed in realtà sono abbastanza sicura che dire una cosa a Black equivalga a dirla a James stesso. Oltre al fatto che mi scoppierebbe a ridere in faccia, perché è quello che Black fa per la maggior parte del tempo, ridere in faccia agli altri.
Minus ci sta fissando da un po’ ed ha l’aria di essere più confuso di me, quindi anche lui non è una buona opzione.
È lampante che la buona opzione non è seduta a questo tavolo, ma ha dei capelli biondicci, due occhi ambrati e una smisurata passione per la cioccolata esattamente come me, oltre che quell’adorabile cosa chiamata filtro, che gli permetterebbe di risolvere i miei dubbi amletici con gentilezza senza poi riferire ogni parola a James.
Il problema è che Remus Lupin è in Infermeria da ieri e a detta dei Malandrini non è nelle condizioni di ricevere nessuna visita.
 
 
**********

 
 
Ci sono tre borse a tracolla colme di libri appese al mio collo, le cui stringhe mi sfregano in maniera spiacevole contro la pelle e mi rendono davvero ingombrante e difficile raggiungere la Sala Comune, con tutti che non fanno che venirmi a sbattere contro: a quanto pare è proibito occupare più di un certo spazio vitale all’interno di questo castello. Peter e Sirius mi hanno smollato la loro roba per andare a prendere Remus in Infermeria e mentre attraverso la Sala Comune, con gli occhi di due ragazzini del primo anno puntati fastidiosamente addosso, accarezzo vagamente l’idea di gettarmi sul letto a recuperare il sonno mancato, invece di andare incontro ai miei amici: tanto devono comunque tornare in camera. D’altro canto, mi piacerebbe essere sveglio quando Remus - quando Remus aprirà la porta della nostra stanza trovandola completamente sotto sopra e leggerà l’enorme scritta che torreggia sul muro al di sopra del suo letto. Ibrido.
Non sto respirando, lo realizzo solo dopo diversi secondi passati a fissare immobile lo sfacelo di fronte a  me: non mi ero nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato. Il baldacchino di Peter è rovesciato su un lato, attorcigliato nelle pesanti tende scarlatte in parte strappate, mentre un groviglio di coperte e cuscini è a terra, proprio vicino alla soglia. La superficie di legno lucido della scrivania è perfettamente sgombra, come il primo giorno in cui siamo arrivati ad Hogwarts: tutto quello che c’era sopra è sul pavimento, insieme ai cassetti che sono stati sfilati e gettati alla rinfusa nella baraonda di oggetti e pergamene stracciate che ricoprono il pavimento dell’intera stanza. Il contenuto dei bauli, neanche a dirlo, è a terra insieme al resto. C’è un boccino d’oro che svolazza a scatti traballanti per la stanza, incredibilmente più lento del normale: ha un’ala strappata, ripiegata su se stessa e si regge a malapena per aria. È proprio davanti a me, ma è solo una macchia sfocata ai miei occhi, puntati sull’imponente scritta scarlatta tracciata sul muro al di sopra del letto di Remus.
La verità è che c’è un’intera Casa che ce l’ha con noi, perché ci siamo recentemente divertiti a seppellire loro e la loro Sala Comune nelle Caccabombe e non è come se non ci aspettassimo un loro contrattacco. Non è nemmeno una gran cosa: con la magia possiamo sistemare la camera in meno tempo di quanto ne hanno impiegato loro a togliersi l’odore di merda dai vestiti.
Il fatto è che avrebbero potuto farlo in qualunque altro momento, sarebbe stato normale reagire diversi giorni fa, subito dopo il nostro attacco e invece hanno aspettato proprio oggi, la mattina dopo la luna piena. E potrebbe essere stata un’idea di Avery o di Rosier o di qualunque altro Serpeverde, ma c’è scritto ibrido e questo è il modo in cui Severus Piton si è firmato.
Afferro il boccino con uno scatto nervoso, stringendolo tra le dita così forte da piegare anche l’altra ala. Prendo un respiro profondo, senza staccare gli occhi dalla scritta sul letto di Remus, che è l’unica cosa a tenermi ancora incollato qui e che mi impedisce di voltarmi e andare a sbattere la faccia di Piton contro i muri di pietra dei sotterranei così forte da fargli dimenticare non solo della notte in cui ha visto Remus trasformato, ma anche della sua stessa esistenza. Lo odio così tanto che per un attimo ci penso davvero a voltarmi e uscire da qui, perché ogni parte del mio corpo freme per scattare verso il suo naso enorme e spezzarlo come le ali del boccino che stringo tra le dita. Sto tremando e ho un bisogno quasi fisico di trovare Severus Piton all’istante e insegnargli i limiti che non può superare, i miei amici, per la precisione. Ma poi resto qui e continuo a respirare finché non smetto di tremare, perché loro arriveranno da un momento all’altro, Remus arriverà, e quello che devo fare ora è far sparire quella scritta.
Piton può aspettare.
Evitando i mucchi di cianfrusaglie sparse a terra, mi avvicino al letto di Remus ed impugno la bacchetta. Le lettere scarlatte continuano a fissarmi con aria di beffa dalla superficie bianca di fronte a me anche dopo che ho pronunciato l’incantesimo e questo non va bene. Mi schiarisco la voce e ripeto il Gratta e Netta, ma la scritta non viene nemmeno scalfita. È solo dopo aver tentato con tutti gli incantesimi di pulizia che conosco che capisco.
È Piton ed è un genio a Pozioni.
E quella scritta non l’ha tracciata con la magia, ma con uno dei suoi fottuti intrugli, il che vuol dire che mi serve una pozione per cancellarla e anche se oggi tecnicamente a lezione l’ho stracciato, nel mondo vero continua ad essere lui quello bravo in Pozioni, mentre io continuo ad essere quello che fa esplodere l’aula. E questo vuol dire che sono nella merda più di quanto non lo fossero i Serpeverde che abbiamo bersagliato con le Caccabombe dopo la partita.
Sto seriamente considerando l’idea di prendere il muro a testate così forti da farlo crollare ed eliminare alla radice il problema della scritta, quando all’improvviso realizzo che c’è un motivo se oggi tecnicamente ho stracciato Piton a Pozioni ed è che in effetti lui non è il pozionista più bravo del nostro anno.
 
*
 
 
 
- Ehy, Evans.
Potter continua a chiamarmi ed io continuo ad ignorarlo, dirigendomi a passo sostenuto verso il buco del ritratto; l’ho quasi raggiunto, quando l’operazione ignora gli individui molesti fallisce miseramente, nel momento in cui Potter mi si para di fronte, sbarrandomi la strada. Mi aggiusto meglio sulla spalla la borsa a tracolla carica di libri, prima di prendere un profondo respiro, come è bene fare prima di parlare con un idiota.
- Senti. Tu sei un Prefetto, giusto? – inizia Potter non appena poso i miei occhi su di lui, senza lasciarmi il tempo di aprire bocca. - Evviva le regole e tutte quelle cose, no? Aiutare i primini a trovare le aule giuste e non dirottarli sulle scale che cambiano, essere noiosi, togliere punti, ma anche essere solidali con gli studenti, soprattutto con i compagni di Casa. Mantenere l’ordine, non fare esplodere le cose, aiutare...
- Potter, – lo fermo, riducendo gli occhi a due fessure. Stavo andando in Biblioteca a studiare con i miei amici ed ora invece c’è questa persona, che davvero non mi piace, che continua a blaterare senza preoccuparsi di seguire un filo logico e a sbarrarmi la strada: bisogna stroncare questa situazione sul nascere. 
- Sì?
- Continui a ripetere aiutare, - sottolineo, corrugando la fronte. - Quello che stai cercando di dirmi, con mille ridicoli giri di parole, è che ti serve il mio aiuto?
- Beh no, non la metterei così, – replica istantaneamente Potter, quasi sconvolto dall’idea; si esibisce anche in una risatina veloce, come a sottolineare l’assurdità di tale ipotesi, prima di fissarmi corrucciato. - Ma se fosse esattamente così, per assurdo, la tua risposta sarebbe...?
- Davvero non riesci a immaginarla?
Potter stringe leggermente le labbra, senza staccare gli occhi dai miei. Posso quasi sentire gli ingranaggi del suo cervellino lavorare alla ricerca di una soluzione a qualunque sia il suo problema – beh, il suo problema del momento, dato che è evidente che di problemi ne ha molti, a partire dalla sua stessa esistenza su questa terra.
- D’accordo, lo capisco: ti ho sempre rifiutata in tutti questi anni ed ora perché mai dovresti aiutarmi? - commenta infine, dando voce al meglio che il suo cervello ha saputo trovare. Come dicevo, tanti, tanti problemi. - Ma se mi fai questo favore, ti giuro che sabato prossimo verrò ad Hogsmeade con te.
Senza degnarlo di una risposta, lo scanso e riprendo spedita il mio tragitto, avendo cura di dargli una spallata nel farlo, anche se non è stata una buona idea e ho il sospetto di essere l’unica ad aver risentito del colpo.
- Ok, aspetta, – Potter mi richiama subito, improvvisamente agitato.
Un sospiro esasperato mi esce dalle labbra mentre mi volto di nuovo verso di lui, ma i suoi occhi evitano i miei, spaziando attorno a noi in un chiaro segno di disagio. E forse è questo che mi induce a fermarmi, appena un po’ incuriosita, perché è evidente che non sono l’unica che preferirebbe trovarsi in qualunque altro posto in questo momento. E James Potter in difficoltà non è cosa da tutti i giorni. 
- Cinque minuti, Evans, -  sospira incrociando finalmente il mio sguardo. È difficile decifrare la sua espressione, quando sono abituata a vedere sul suo viso sempre la solita aria beffarda, ma questa volta non si sta impegnando nemmeno un po’ a fingersi perfettamente padrone della situazione. Sembra spazientito e forse anche irritato, perché non vuole essere qui più di quanto lo voglia io, e c’è qualcosa di supplicante nel suo sguardo e nel modo in cui inclina lievemente il capo di lato. Posso quasi sentire tra le dita il manico del coltello che forse per la prima volta in sei anni è tra le mie mani ed è proprio Potter a porgermelo, con tutta la rassegnazione e l’orgoglio ferito che non riesce a nascondere. – Non ti chiedo altro.
Una parte di me freme per afferrare quel coltello e conficcarglielo dritto nel petto, perché non mi ricapiterà più un’occasione come questa di sgonfiare il suo ego e magari convincerlo a girarmi alla larga, se non altro per dimenticare l’umiliazione. È solo che c’è qualcosa di serio nei suoi occhi e se esiste qualcosa in grado di convincere Potter a mettere da parte il suo orgoglio e fargli supplicare il mio aiuto, sono dannatamente curiosa di scoprire di cosa si tratta.  
- D’accordo, - sospiro combattuta e so già che me ne pentirò. – Hai cinque minuti per convincermi, a partire da ora.
- Ok, seguimi, – Potter si accende come un bambino che si avventa sui regali di Natale e l’aria frustrata di pochi secondi fa svanisce dal suo viso come se me la fossi sognata. Mi rendo conto dell’errore stratosferico che ho appena compiuto nel momento stesso in cui lo vedo imboccare le scale che portano ai dormitori maschili, perché pochi minuti fa stavo andando tranquillamente in Biblioteca a studiare ed ora invece mi ritrovo a seguire James Potter nella sua camera.
Pessimo, Lily, davvero pessimo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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