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Autore: benzodiazepunk    02/09/2015    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Harry, dopo quella fatidica partita di Quidditch, non si fosse fatto avanti con Ginny?
E se Ginny e Draco avessero scoperto, durante il sesto anno di lei, di avere più cose in comune del previsto?
Per scoprirlo non vi resta che leggere questa storia, narrata in prima persona da colei che l'ha vissuta.
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"La prima volta che incontrai Draco Malfoy ero poco più che una bambina..."
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REVISIONATA
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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I say I'm not that kind of person
I'm not that kind of man
I try to explain but you just don't understand
[What happened to you? – The Offspring]
 
 
What happened to you

Da quel giorno la mia vita così come quella di molti tornò ad avere un senso. Assistere impotenti ai soprusi di due Mangiamorte dichiarati aveva distrutto il morale non solo a me e a Neville, ma anche a molti altri che non avevano esitato a unirsi alla nostra causa. Ben presto le fila del nostro piccolo esercito iniziarono ad ingrossarsi e durante le lezioni, le cose seppur minimamente cambiarono.
Quando Alecto e Amycus cercavano di torturare qualche ragazzino noi ci mettevamo in mezzo, se ci costringevano a sperimentare incantesimi su qualcuno ci rifiutavamo, diventammo i paladini dei più piccoli e dei più deboli; non senza ripercussioni ovviamente, ma questo non ci avrebbe fermati. Le ferite e le punizioni non facevano altro che aumentare la nostra rabbia e la nostra determinazione.
In tutto questo, i Serpeverde sembravano piuttosto stupiti se non addirittura sconcertati dalle nostre azioni, ma dopo qualche tempo iniziarono a ignorarci, diventando del tutto indifferenti.
"Non si smentiscono mai" sbottò Neville dopo esserci incontrati all’uscita da una lezione particolarmente dura. "Non uno che si opponga a queste assurdità, nemmeno uno! Non ci posso credere"
"Non posso biasimarli" gli risposi invece io. "Dopotutto pensaci, molti dei loro genitori saranno sostenitori di Voldemort e se loro si mettessero a contestare i Carrow metterebbero in pericolo molte delle loro famiglie. Si proteggono a vicenda, come facciamo noi"
"Da quando sei così tollerante?" ridacchiò il ragazzo.
Io
per tutta risposta alzai le spalle. "Non sono tollerante; li trovo riprovevoli, ma semplicemente provo a capire le loro ragioni"
"Questo pomeriggio ci troviamo in biblioteca?" cambiò argomento Luna, rimasta in silenzio fino a quel momento. Dopotutto lei non parlava male mai di nessuno, non si interessava di queste nostre lamentele e critiche; prendeva parte alla resistenza con forza ma senza esprimersi riguardo i comportamenti altrui.
"Ho talmente tanto da studiare che credo mi troverai lì a qualunque ora" sospirai.
Così dicendo mi allontanai dirigendomi verso la sala comune e cercando di non pensare alle mille preoccupazioni che mi intasavano il cervello.
Ad un tratto uno strillo acuto mi fece sobbalzare.
Rimasi in ascolto, col cuore che tentava di uscirmi dal petto, cercando di capire cosa fosse stato quando l’urlo si ripeté più forte e prolungato: era senza dubbio la voce di un ragazzino. Senza pensarci due volte gettai la tracolla sul pavimento, sfoderai la bacchetta e mi misi a correre nella direzione da cui era provenuta la voce, senza pensare al fatto che poteva essere estremamente controproducente affrontare un Professore in duello, senza contare che sarei stata sola probabilmente contro due.
Ma in quel momento non mi importava. Non era la prima volta che i Carrow punivano corporalmente qualche alunno anche al di fuori delle lezioni perché questo aveva contravvenuto a qualche sconosciuta regola, e non avevo nessuna intenzione di rimanere a guardare o di lavarmene le mani, fosse costato quel che doveva.
Presa nella mia corsa a perdifiato attraversai il corridoio, continuai nella direzione dalla quale proveniva ora un sonoro pianto, svoltai un angolo e per poco non andai a sbattere contro qualcuno. Questo qualcuno però per qualche motivo fu veloce ad afferrarmi per le braccia, bloccando la mia corsa e costringendomi a fare una mezza giravolta sui tacchi facendomi ritrovare di fronte a lui, ansante e terribilmente arrabbiata, e nella direzione opposta a quella che dovevo seguire.
"Malfoy!" esclamai sconcertata, riconoscendo il mio assalitore. "Lasciami andare immediatamente!" strillai, ma la sua presa non accennò a diminuire. "Ti ho detto di lasciarmi, non senti cosa sta succedendo? Qualcuno è in pericolo!" esclamai dimenandomi e sentendomi una perfetta cretina nel dire l’ultima frase. Ma nessun ghigno di scherno per l’affermazione degna di un prode cavaliere affiorò sulle labbra del ragazzo, che rimase serio e rigido a bloccarmi con forza.
"Ti assicuro che non sono sordo" affermò con un tono che se non l’avessi conosciuto avrei potuto definire preoccupato, ma che probabilmente era solamente molto serio. "Ma cosa credi di poter fare andando là a bacchetta sfoderata?"
"Non sono affari tuoi" tagliai corto. "Lasciami andare"
"Finirai solo nei guai e non risolverai nulla"
"Magari non risolverò nulla ma quel ragazzino ha bisogno di aiuto! Voglio almeno tentare"
"Perché sei così irragionevole e cocciuta? Tentare non porterà a nulla di buono, non gioverà a nessuno e da nessun punto di vista"
"Non posso rimanere qui a guardare, devo fare qualcosa!"
"Non potresti fare proprio niente, mi hai sentito o no?" alzò la voce a sua volta, strattonandomi le braccia. "Saresti sola contro due… insegnanti- aggiunse, e l’esitazione che aveva avuto nel definire i Carrow ‘insegnanti’ non mi sfuggì. "Finiresti solo in infermeria, se vogliamo vederla positivamente"
"Non ho intenzione di lavarmene le mani Malfoy, e adesso lasciami andare"
"Nemmeno per sogno se non torni a ragionare!" mi urlò in faccia. "Ma lo capisci o no che questi non vedono l’ora di venire alle maniere forti? Se solo potessero vi farebbero fuori tutti all’istante, tu, Paciock, la Lovegood, e tutta la vostra banda di deficienti suicidi! È questo che vuoi?" sbraitò continuando a stringere le mie braccia in una morsa quasi dolorosa. Ma di certo non gli avrei dato la soddisfazione di lamentarmi per questo.
"E a te cosa te ne importa?" urlai a mia volta.
Malfoy non rispose, rimanendo a fissarmi in silenzio, le dita sempre strette intorno alle mie braccia.
"Non gli stanno facendo niente" disse dopo qualche secondo di silenzio, facendo tornare il tono di voce a un volume normale. "Lo stanno solo spaventando ma non gli stanno facendo nulla, e in questo momento starà arrivando la McGranitt con al seguito altri due o tre professori e sistemeranno la cosa, almeno per questa volta"
Io diedi un ultimo strattone alle braccia prima di arrendermi all’evidenza che, per qualche strana ragione, non mi avrebbe lasciata andare almeno finché la situazione
 in fondo al corridoio non si fosse stabilizzata. Allungai le orecchie e sentii il pianto sommesso del ragazzino che mi strinse il cuore, ma anche inaspettatamente gli inconfondibili passi della professoressa McGranitt.
Quell’idiota aveva ragione!
"Adesso piantala di fare l’eroina e torna con i piedi per terra" esclamò Malfoy, nuovamente sgarbato, lasciandomi andare in malo modo. Mi lanciò un’occhiata indecifrabile e infine si allontanò lungo il corridoio con passo svelto.
Io, invece, mi precipitai nella direzione opposta. Appena svoltato il secondo angolo vidi un ragazzino del primo anno, accasciato a terra di fianco alla sua borsa, e la professoressa McGranitt che lanciava fulmini dagli occhi in direzione di Alecto e Amycus Carrow che, nonostante fossero palesemente soddisfatti, sembravano non aver intenzione di infierire oltre.
"Ha avuto ciò che si meritava" affermò il primo.
"Un comportamento riprovevole per chiunque!" lo riprese invece la professoressa, guardando entrambi in cagnesco.
"Ora basta" Alecto fece un passo avanti. "Siamo professori e abbiamo il diritto di punire gli allievi indisciplinati. Ha qualcosa in contrario, professoressa?" domandò, calcando sarcasticamente l’ultima parola e allontanandosi poi dalla scena, lasciando la McGranitt, la Sprite e Vitious a lanciarsi sguardi arrabbiati e attoniti.
"Avanti, alzati in piedi" si rivolse il professore al ragazzino. "Gira alla larga da quei due se non vuoi avere guai" concluse scuotendo il capo e sospirando.
"Vieni con me caro" gli disse invece la Sprite, gentile come sempre. "Ti accompagno da Madama Chips e vedrai che ti darà qualcosa che ti farà tornare il sorriso"
Vedendo che ormai la situazione era sotto controllo mi decisi a tornare sui miei passi. Ero ancora profondamente amareggiata per essere stata così maleducatamente fermata pochi minuti prima; avrei potuto fare qualcosa, aiutare quel bambino in vista dell’arrivo dei professori. Avrei potuto aiutarlo anche se non sapevo bene come. Malfoy avrebbe solo dovuto farsi gli affaracci suoi, e invece no, ecco che improvvisamente sembra essere tutto interessato al mio destino. Che grandissima insensatezza!
Ci scommetto che l’ha fatto per farmi dispetto- pensai arrabbiata.
Completamente dimentica di ciò che dovevo fare prima di tutto quel trambusto, decisi di recarmi in sala comune per raccontare tutto a Neville; le cose stavano degenerando. Tornai lentamente sui miei passi, pensando a cosa avremmo potuto fare per bloccare quella tirannia, cercando una soluzione a tutto ciò che stava succedendo, amareggiata e piuttosto sconfortata. Svoltai i due angoli che mi separavano dall’entrata della sala comune e stavo quasi per dire la parola d’ordine quando con la coda dell’occhio scorsi una figura nell’ombra, mimetizzata in un angolo, appoggiata alla parete. Sobbalzai, portando la mano immediatamente alla bacchetta, col cuore in gola.
Ecco, era arrivato il momento: infine uno dei Carrow o un Serpeverde incaricato mi aveva sorpresa da sola e avrebbe vendicato tutte le sfide che avevo lanciato loro fino a quel momento.
Che stupida a farmi trovare così; ma avevo ancora la mia bacchetta, si, mi sarei difesa. Non avrei ceduto senza combattere.
Portai con un gesto fulmineo il braccio che stringeva la bacchetta di fronte a me, pronta.
"Fatti vedere" intimai all’ombra, imprimendo nella voce più sicurezza di quanta in realtà avessi.
La persona alzò la testa, fece un passo avanti, poi un altro e infine entrò nell'ultimo cono di luce che illuminava il corridoio.
"Ancora tu!?" esclamai, abbassando il braccio e indirizzando uno sguardo scocciato a Draco Malfoy, che avevo incontrato decisamente troppo spesso in quelle ultime ore.
"Hey, ma che bella accoglienza" scherzò lui, sogghignando alla sua solita maniera.
"Scusa se non salto dalla gioia" ribattei incrociando le braccia al petto.
"Avevo ragione?" domandò, ignorando la mia affermazione velenosa.
"Riguardo cosa?"
"I Carrow e la McGranitt"
Io storsi la bocca. Avrei preferito farmi picchiare piuttosto che ammetterlo, ma aveva avuto ragione.
"Lo prendo per un si" affermò, e questa volta la smorfia che gli comparve in viso somigliava più a un vero sorriso piuttosto che a uno dei suoi ghigni, un sorriso tirato, certo, ma comunque qualcosa che non gli avevo mai visto.
"Comunque, dimentichi la tua borsa" continuò in risposta al mio silenzio.
Spalancai gli occhi senza capire, con un’espressione che mi rendevo conto essere piuttosto idiota.
"Cosa?" domandai stupidamente. Malfoy per tutta risposta allungò una mano verso di me, tendendomi la mia tracolla che non avevo nemmeno notato fra le sue mani e di cui mi ero completamente dimenticata. Ora che ci pensavo l’avevo abbandonata poco gentilmente prima dell’inizio della mia azione eroica, peraltro mai decollata.
"Oh!" esclamai, senza saper cosa dire, completamente stupita. "G- grazie" balbettai. Mi sembrava così assurdo essere lì a ringraziare Malfoy perché mi aveva aspettata per consegnarmi la borsa.
Mi sembrava totalmente assurdo essere lì a ringraziare Malfoy, per qualsiasi cosa lo stessi facendo.
Allungai il braccio come un automa e afferrai la cinghia, ma
nel farlo la mia mano sfiorò la sua e quel contatto ebbe l'effetto di una scossa elettrica su di me. Alzai lo sguardo su di lui, che mollò immediatamente la borsa come se il contatto l’avesse scottato, ed io abbassai gli occhi, terribilmente confusa e imbarazzata.
Davvero non capivo cosa stesse succedendo. Cosa significava tutto quello? Prima la conversazione in Sala Grande, poi la scenata di quel pomeriggio, ora la borsa... quando mai si sarebbe sognato di aspettarmi di persona per una cosa del genere?
O meglio, quando mai si sarebbe sognato di interessarsi della mia borsa?
Davvero non sapevo cosa pensare. Non sapevo assolutamente cosa pensare.
"Bene, ti converrebbe entrare e startene tranquilla adesso" affermò Malfoy rompendo quel silenzio imbarazzato e passandosi una mano tra i capelli nervosamente.
"Si, si certo. Beh grazie. Mmm... ci vediamo" risposi, non sapendo assolutamente che cosa dire.
Malfoy annuì e arretrò di un paio di passi. Era così improbabile, quella scena, che chiusi e riaprii gli occhi un paio di volte prima di convincermi di non stare sognando. Infine scossi la testa, girai i tacchi e mi avvicinai al ritratto della signora grassa mentre i passi di Draco Malfoy mi informavano che se ne stava finalmente andando.
Per tutto il resto del pomeriggio fui silenziosa e pensierosa e quando infine decisi di andare a cena la scena di cui ero stata protagonista poche ore prima ancora mi girava in mente.
"Sei pensierosa" affermò Luna, percorrendo al mio fianco parte della strada che ci separava dalla Sala Grande.
"Sono solo stanca" tentai di giustificarmi, ma la ragazza mi scrutò attentamente scuotendo il capo.
"Pensi decisamente a qualcosa ma non vuoi parlarne" decretò, e in quel momento più che mai mi resi conto che la tendenza della mia amica a capire immediatamente gli stati d’animo di chi le stava accanto era incredibile. Era la persona più empatica e intuitiva che avessi mai conosciuto, sapeva sempre cosa pensava chi le stava di fronte, cosa nascondeva o come si sentiva, e questo era sì spesso imbarazzante, ma allo stesso tempo rendeva più facile parlarle.
"La scenata di questo pomeriggio è stata terribile, ho sentito" cambiò argomento.
"Si lo so. Ho visto la Sprite portare in infermeria quel ragazzino… che barbarie" commentai.
"Come si può fare una cosa del genere a un bambino?" domandò retoricamente, e io scossi il capo.
La sala grande non era esattamente il posto più adatto per intavolare una discussione del genere, così appena entrate nel caos della cena interrompemmo la conversazione salutandoci e dirigendoci come se niente fosse stato verso le nostre tavolate. Prima che potessimo separarci, però, gettai uno sguardo involontario al tavolo dei Serpeverde. Non sapevo nemmeno io perché l’avevo fatto, e Luna, attenta e osservatrice come sempre, seguì il mio sguardo per poi posare nuovamente gli occhi su di me, fissandomi in modo strano.
Io le rivolsi un sorrisetto che speravo fosse almeno leggermente incurante e fuggii verso i Grifondoro seduti a tavola.
Draco Malfoy sedeva tra i suoi amici come sempre, al centro della conversazione pur senza prendervi parte più di tanto e quando, dal mio posto, alzai gli occhi nuovamente nella sua direzione mi parve quasi di vederlo distogliere velocemente lo sguardo.
Ma forse, pensai, era solo la mia immaginazione.
Eppure stavano succedendo troppe cose strane in quel periodo, troppe cose sospette, troppe cose impossibili, non solo difficili da interpretare.
Avrei dovuto fare qualcosa a riguardo? Ignorare il tutto?
Ma ovviamente non era nella mia natura ignorare qualcosa e fare come se nulla stesse succedendo, qualsiasi cosa fosse.
Avrei dovuto chiedere consiglio perché a quanto pareva da sola non sarei riuscita ad arrivare a una conclusione. Ma a chi?
Involontariamente e automaticamente la mia testa si girò in direzione di Luna.
E ad un tratto seppi cosa fare.








Note Finali
Sono tornata! Come procede la storia? Spedita e inesorabile, e io sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)
A prestissimo!
  
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