Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LazySoul    05/09/2015    2 recensioni
Vi siete mai chiesti com'è avvenuto il furto della Mappa dei Malandrini? O cosa combinavano il primo anno Fred e George? O come hanno fatto a scoprire l'incantesimo e il contro incantesimo per utilizzare la Mappa?
Io me lo sono chiesto e questo è quello che la mia mente malata ha prodotto.
Buona lettura!
Dal Capitolo 1:
Dal fondo di uno dei cassetti della scrivania di Gazza era venuto fuori un foglio di pergamena piegato più volte su se stesso che aveva un aspetto antico e rovinato; era classificato come “altamente pericoloso”.
«Bravo», disse George, dando una pacca sulla spalla al fratello: «Questo è il genere di cose inutilizzabili che speravo proprio di non trovare».
[Storia partecipante al concorso indetto da Lalani: "Gli opposti si attraggono... o forse no?!"]
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Argus Gazza, Fred Weasley, George Weasley, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap_3

CAPITOLO 3

{Seconda regola di mamma Molly: non essere scortesi}

 

Marzo 1990

 

Il signor Gazza, senza un apparente motivo, mise in castigo i gemelli Weasley, dopo che trovò nuovamente la sua gatta sotto sedativi. Fred e George tentarono in tutti i modi di fargli notare che era ingiusto dare la colpa a loro se qualsiasi cosa fuori dal comune accadeva ad Hogwarts, ma il custode non prestò loro attenzione e mise in mano ad entrambi una scopa, invitandoli a pulire i gabinetti dell’intero castello.

I gemelli Weasley non protestarono più perché in fondo era vero che era stata colpa loro, anche se il signor Gazza non aveva nessuna prova al riguardo.

L’idea era stata di George, che voleva tornare nell’ufficio del custode per scoprire se, nascosto in qualche cassetto, ci fosse scritto l’incantesimo che avrebbe permesso loro di svelare i segreti della pergamena. Avevano approfittato del pomeriggio libero settimanale del custode, non pensando alla gatta che, immancabilmente, si trovava nella sua cuccetta nell’ufficio del signor Gazza. Avevano dovuto drogarla per poter svolgere le ricerche indisturbati ed erano rimasti tremendamente delusi quando non avevano trovato nulla di nulla che potesse essere loro utile, tranne alcuni articoli di Zonco sequestrati dal custode, che avevano sgraffignato senza pensarci due volte.

Avevano cercato di far ragionare il signor Gazza, quando era venuto a chiamarli per metterli in castigo, nel modo più cortese possibile, consapevoli che – come diceva la loro mamma – essere scortesi col prossimo non avrebbe portato nulla di buono, ma non aveva funzionato come avevano sperato.

«Ci dividiamo i piani?», chiese George, guardando il fratello con un’espressione piena di sconforto, mentre maneggiava la scopa in modo buffo e poco professionale.

Il gemello annuì, sconsolato a sua volta dal terribile compito che li attendeva.

«Io quelli dispari!», disse George, alzando una mano, con un sorriso furbesco stampato in volto: «Buona fortuna col “fantasma del gabinetto”!», esclamò, ridacchiando contento, mentre si allontanava per adempire ai suoi doveri.

Fred fece una piccola smorfia inizialmente, poi però pensò che non vedeva Mirtilla Malcontenta da parecchio tempo e voleva ancora trovare il modo di farla sorridere e diventare suo amico, così decise di andare subito verso il bagno delle ragazze del secondo piano, per chiacchierare con lei e cercare di sollevarle il morale.

Nel tragitto verso il bagno incrociò suo fratello Percy, che gli lanciò uno sguardo di disapprovazione: «Cosa ci fai con quella scopa, Fred?», gli chiese, fermandosi davanti a lui.

«Gazza ha messo in punizione me e George», spiegò, sollevando le spalle, per far capire al fratello che era tutto nella norma.

Percy sospirò e con espressione annoiata e delusa fece gesto a Fred di andare ovunque dovesse andare e continuò lungo il corridoio, diretto probabilmente verso la Sala Grande, dove presto si sarebbe tenuto il pranzo.

Fred considerò molto triste la vita di suo fratello maggiore; sempre annoiato, triste, depresso e dedito al dovere; e si chiese se si fosse mai davvero divertito almeno una volta. Quel pensiero lo portò a pensare nuovamente a Mirtilla e al suo desiderio di farla ridere; doveva solo capire come fare...

Una volta raggiunto il bagno delle ragazze del secondo piano vi si chiuse dentro e, ignorando il compito assegnatogli da Gazza, si guardò intorno, aguzzando la vista e l’udito, nel tentativo di individuare la figura perlacea del “fantasma del gabinetto.”

Fu sorpreso di trovare Mirtilla Malcontenta fluttuare vicino ad una delle bifore della stanza, con in mano un mazzolino di fiori ormai secchi e ingrigiti dal tempo.

Senza rendersene conto Fred sorrise: «Sono i fiori che ti ho regalato, quelli?», chiese, avvicinandosi a lei.

La ragazza sussultò, guardando il nuovo arrivato con gli occhi sbarrati dalla sorpresa. Tentò di nascondere dietro di sé i fiori, per non far capire al rosso quanto avesse gradito quel piccolo dono, ma fu tutto vano; attraverso il corpo perlaceo della ragazza infatti quel semplice mazzolino di fiori era ugualmente ben visibile, come se avesse continuato a tenerlo contro il petto.

«Ancora tu?», chiese Mirtilla, fingendosi infastidita dall’improvvisa visita, mentre in realtà avrebbe voluto sorridergli.

Mirtilla malcontenta era un fantasma prima di tutto, il suo compito era tormentare i vivi, non fraternizzare con loro, come facevano Nick-Quasi-Senza-Testa o il Frate Grasso; aveva un’etica ed una certa fama, non poteva fare finta di niente ed abbassare tutte le sue difese per il primo ragazzino che sembrava essere più gentile rispetto agli altri. Semplicemente non era nella sua natura.

«Come stai?», chiese Fred, mettendo in mostra i suoi denti leggermente storti, decidendo di lasciar perdere il discorso “mazzolino di fiori”, avendo notato come la ragazza sembrasse imbarazzata quando lui li aveva nominati poco prima.

«Come pensi che possa stare?!», esclamò lei, corrucciando la fronte ed arricciando le labbra: «Sono triste!», spiegò, abbassando lo sguardo: «E sola», aggiunse, fluttuando verso i lavandini, dove appoggiò i fiori che continuava a nascondere dietro alla schiena.

«Ora ci sono io qua con te!», disse Fred, provando a tirarle su il morale. Si chiese di cosa avrebbe potuto parlarle per farla sentire meno sola e triste e pensò che magari lei avrebbe potuto aiutarlo col mistero della pergamena.

Senza pensarci due volte lasciò cadere la scopa a terra e tirò fuori dalla tasca del mantello il famoso pezzo di carta che negli ultimi mesi era diventato l’ossessione sua e di suo fratello.

«Io e George abbiamo trovato questa, ti va di aiutarmi a capire a cosa serve?», le chiese, mostrandole il foglio bianco piegato più volte su se stesso.

Mirtilla si voltò appena e lanciò un’occhiata indifferente all’oggetto che il ragazzino stava sventolando con sguardo trionfale: «È solo una stupida pergamena», disse lei, godendo solo per pochi istanti dell’espressione ferita del rosso, prima di sentire qualcosa di diverso... forse sentire non era il verbo giusto, lei in fondo era un fantasma che non aveva più molta dimestichezza con i sentimenti umani, ma dentro di sé, da qualche parte, percepì che si era comportata male, che era stata scortese con un ragazzo che aveva sempre cercato di farla sorridere e farla sentire bene.

Se Mirtilla Malcontenta fosse ancora stata abituata ai sentimenti umani avrebbe classificato quella percezione come senso di colpa e pentimento, ma erano anni ormai che non faceva altro che provare – in ricordo della sua vita passata – delusione, solitudine, tristezza e un forte desiderio di vendetta, per questo motivo ignorò quella percezione e continuò ad infierire: «E tu sei solo uno stupido ragazzino che vuole vedere qualcosa di bello in tutto ciò che incontra!»

Mirtilla prese in mano il mazzolino di fiori e lo lanciò contro il ragazzo, colpendolo al petto: «Non voglio la tua pietà, non voglio questi orribili fiori, non voglio un amico come te! Non me ne faccio nulla di un amico! Voglio solo piangere e far sentire gli altri come mi sono sentita io quando mi è stata strappata via la vita! Tu, tutti i tuoi amici, i tuoi compagni, i tuoi parenti non siete niente! Sorridi pure quanto vuoi, illuditi che la vita sia bella ed appagante, ma non venire qui a prendermi in giro!», il tono di voce del fantasma si era fatto sempre più stridulo e fastidioso a mano a mano che andava avanti col discorso, facendo male alle orecchie del giovane Weasley che, malgrado la sua naturale predisposizione al riso e all’allegria, si ritrovava con involontarie lacrime agli occhi e il forte desiderio di piangere.

Lui non voleva prenderla in giro, lui voleva essere davvero suo amico e gli dispiaceva infinitamente che lei non volesse, forse per orgoglio, forse perché era ormai abituata alla sua solitudine ed era spaventata dall’idea di cambiare quella che per anni e anni era stata la sua quotidianità. Fred guardò i fiori appassiti che aveva raccolto tre settimane prima per la ragazza e si chiese dove avesse sbagliato e perché gli dispiacesse così tanto aver fallito nel suo tentativo di renderla felice.

Un sorriso cattivo e malvagio comparve sul volto di Mirtilla Malcontenta che, ignorava la morsa del senso di colpa che le attanagliava lo stomaco e continuava ad infierire: «Prendi quella scopa, quell’inutile pergamena, questi orribili fiori e vattene via! Io non ho bisogno di avere amici per stare bene!», urlò con la vocetta graffiante, fluttuando intorno al ragazzo.

Fred alzò di scatto il volto: «Questa è una bugia e lo sai benissimo!», urlò, sentendo le prime lacrime rigargli il viso, mentre faceva come il fantasma gli aveva detto e raccoglieva da terra la scopa e i fiori che, fragili, continuavano a perdere petali e foglioline.

«Tu sei cattiva», disse il giovane Weasley, guardando dritto in faccia Mirtilla: «Ora capisco perché non hai amici che ti vogliono bene!»

Dopo quelle parole il ragazzo se ne andò, trattenendo solo per pochi passi il pianto che gli scuoteva il petto con forza. Si lasciò poi cadere a terra contro la parete del corridoio dove, raccolte le ginocchia vicino al petto, permise alle lacrime di arrossargli e consumargli occhi e gote.

Si disse che non avrebbe più provato ad essere gentile con Mirtilla Malcontenta, perché era stata scortese, quando lui aveva provato ad essere gentile ed anche perché lo aveva fatto piangere, cosa che cercava sempre di evitare perché lo faceva sentire debole.

A pochi passi di distanza intanto una disperata Mirtilla cercava invano di raccogliere i pochi resti di quei fiori che negli ultimi giorni l’avevano confortata e fatta sentire in un certo modo amata. Si pentiva di quello che aveva detto e si sentiva tremendamente in colpa, anche se non sapeva tradurre a parole ciò che le imperversava nel petto, sapeva nel profondo di aver sbagliato. Avrebbe voluto urlare a quel ragazzino che aveva mentito, che la vita valeva la pena di essere vissuta e che aveva un significato, che quei fiori non erano orribili, ma bellissimi e che sì, aveva bisogno di un amico. Ma dalle sue labbra non uscì nemmeno una parola, erano tutte stipate tra le corde vocali e l’orgoglio le impediva di farle uscire.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LazySoul