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Autore: MaxB    05/09/2015    8 recensioni
1_Quando la mattina il sole filtrò timido dalla coltre di neve, un certo Dragon Slayer si svegliò intorpidito e dolorante per la scomodità del divano. Ma, trovandosi davanti il visetto dolce e sorridente di una certa maga, pensò che mai il suo risveglio era stato più dolce.
4_Si appoggiò al muro con la mano sinistra e con la destra strinse forte la vita della compagna, che sembrava essersi incollata a lui. Ogni parte del suo corpo aveva trovato il suo posto in quello di lei, come se fossero stati due pezzi di puzzle.
8_Era bastato uno sguardo complice per far capire a Gajiru e Rebi che quello sarebbe stato il loro posto. Isolati da tutto e da tutti, in pace con il mondo e la natura.
12_Quando vide la matassa di capelli turchini premuta contro il suo petto e vari vestiti sparsi per la stanza, si ricordò cos'era successo la notte prima.

L'evoluzione della storia della mia otp preferita, mantenendo i nomi originali giapponesi. Un piccolo estraniamento dal manga originale per dare una prospettiva shoujo e non shounen.
"Perché l'amore rende tutto più bello e sopportabile♥"
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita privata di una splendida coppia'
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Camomilla

A fine giugno Rebi era sulla soglia del terzo trimestre. Era emozionata e nervosa allo stesso tempo. Insomma, Kin stava per nascere, finalmente ne avrebbero scoperto il sesso e avrebbero potuto vederlo, ma sarebbe stato il periodo peggiore a detta di Erza. Il pancione le era già cresciuto parecchio nel giro di poco tempo e ormai la forma e la grandezza del suo ventre tondo erano inconfondibili. Kin era a sua volta cresciuto, ovviamente, per cui aveva più forza e ogni tanto decideva di esplorare quell'universo sconosciuto che era l'utero di sua mamma. Spesso, senza preavvisi o apparente motivo, sulla pelle tesa di Rebi comparivano le forme nitide di un piedino o di una manina. Lei sobbalzava, presa alla sprovvista, e si affrettava a toccare gli arti del piccolo prima che scomparissero. Gajiru, che non l'abbandonava mai, nemmeno quando doveva andare in bagno, intuiva subito cosa succedeva in quei momenti; interrompendo ciò che stava facendo, che fosse cucinare o allenarsi o riordinare, correva dalla moglie, si inginocchiava al suo fianco e le sollevava l'orlo della maglia, toccando con la punta delle dita il punto dove c'era il bozzo della mano o del piede di Kin. Poi vi posava sopra l'intero palmo, come per toccarlo attraverso la pelle. In quei momenti Rebi non poteva che essere felice. Che fosse arrabbiata, assonnata, nervosa o depressa, sorrideva e accarezzava la mano di Gajiru, inducendolo a sollevare gli occhi emozionati.
Come in quel preciso istante.
- Sai che quando gli parliamo lui memorizza il timbro della nostra voce e una volta nato le riconoscerà? - chiese in sussurro al marito.
- Davvero?
- Certo - confermò, sorridendo a Ririi che si stava avvicinando al divano. - Parlategli, così sarà meno difficile per lui ambientarsi.
- E cosa dovremmo dirgli? - domandò il gatto.
- Non lo so, quello che vuoi.
Gajiru si schiarì la voce e iniziò a parlare, leggermente imbarazzato. - Ehi, Kin. Sono… ehm… papà. Sappi che se mangerai tutto il mio ferro mi arrabbierò.
- Molto carino - commentò Rebi sarcasticamente.
- Kin... io sono Pansaa Ririi. So già che mi userai come un peluche come fa tua mamma. Spero che non mi userai come punch-ball, però, come tuo papà. Ti aiuterò a crescere nonostante quello snaturato Dragon Slayer che ti ritrovi come genitore, ma con una donna come Rebi potrai solo crescere bene.  Mi auguro che tu prenda la sua dolcezza, la sua intelligenza e la sua bontà. Anche la sua infinita pazienza. E il grande cuore. E...
- E da me cosa?! - sbottò Gajiru, gli occhi che ardevano.
- C'è un motivo se sto elencando solo le caratteristiche di Rebi.
La ragazza ridacchiò mentre il quasi padre scattò in piedi e caricò un pugno. Rebi lo fermò appena in tempo, facendolo sedere di fianco a lei. - Ehi, Kin, da papà devi ereditare la forza, la determinazione, la capacità di cambiare e di rischiarare le tenebre che tutti abbiamo dentro. La voglia di combattere per proteggere ciò che ami, l'alta moralità e la fede nei princìpi in cui vorrai credere. Impara dal suo amore incondizionato e dal suo affetto, ma cerca di dimostrarlo senza ricorrere a calci e pugni come fa lui con Natsu e Gray. E da Ririi impara la pazienza e l'intelligenza. E il modo per essere un buon amico.
I due maschi stettero in silenzio, segretamente commossi da quelle parole così belle. Kin era stato zitto tutto quel tempo, ma dopo alcuni istanti di silenzio tirò un calcione sulla pancia di Rebi e lasciò intravedere la forma del piedino per lunghi secondi, facendo sorridere tutti.
- Credo che gli piaccia la tua voce, Piccola.
- E a chi non piacerebbe? - chiese Ririi.
Rebi lo prese in braccio e lo strinse a sé, mentre il gatto constatava quando più morbido fosse il suo petto.
Arrossì, ma fortunatamente il pelo scuro nascose il suo imbarazzo.
- Ehi, Kin, ti va di leggere qualcosa?
Gajiru scattò in piedi, prese in braccio la moglie, con Ririi annesso, e la portò in biblioteca. La fece sedere sul divanetto e andò a prendere un libro d'avventura mentre Rebi accarezzava i punti in cui Kin, molto giocosamente, calciava e pugnava. Gajiru tornò e si sdraiò supino sul divano, appoggiando la testa sulle gambe della moglie, premendo l'orecchio contro il suo ventre.
Ririi in braccio, Kin in grembo e Gajiru sulle gambe. Rebi ridacchiò prima di iniziare a leggere.
Quasi immediatamente, sia il gatto che il ragazzo chiusero gli occhi, cullati dalla dolce e lenta cadenza della lettrice. Anche Kin sembrava essersi calmato, finché Gajiru non aprì un occhio di scatto.
- Ohi - disse interrompendo Rebi. - Lo senti?
La ragazza chiuse il libro e Ririi si spostò dalla cima della panciona.
Ad intervalli regolari, la pancia di Rebi sobbalzava, e un suono attutito giungeva dall'interno.
- Ha il singhiozzo! - esclamò lei prima di ridere.
Gajiru ridacchiò e ascoltò i singulti di suo figlio. Almeno lo fece finché Kin, spaventato da quel trambusto e indispettito dal silenzio narrativo della mamma, non gli tirò un calcio sulla faccia. Era troppo debole per fargli male, ma il papà si allontanò comunque con il broncio.
- Vedo che ha già voglia di fare a botte. Bravo figliolo!
- Secondo te è... -, disse prima di ridere ad un altro singhiozzo, - maschio o femmina?
- Maschio.
- E vorresti il maschio?
- Vorrei... una bambina - sussurrò, imbarazzato. - Ma mi va bene anche il maschio.
- Per me è femmina - disse invece Ririi. - E per te, Rebi?
- Gemelli, maschio e femmina.
I due nakama spalancarono gli occhi.
- Sai che forse se è vero? - chiese Ririi ridendo.
Gajiru strabuzzò gli occhi ancora di più. Andava bene essere padre e tutto il resto, ma di un bambino alla volta! Era pur sempre senza esperienza, accidenti!
- Di una cosa sola, però, sono certa: questo mal di schiena mi sta uccidendo.
- Ti faccio un massaggio! - urlarono i due nakama insieme.
Gajiru fulminò Ririi con lo sguardo, mentre il gatto rispondeva all'occhiataccia.
- Chi vuoi di noi, Ebi?
- Be'... ecco... l'ultima volta che mi hai fatto tu un massaggio, Gajiru, siamo finiti in vasca insieme.
Ririi ridacchiò, pregustando la vittoria. - Io ho delle zampe vellutate, dotate di cuscinetti da gatto.
- Hai gli artigli. La schiena di mia moglie la tocco solo io.
- Non serve litigare, a me va bene anche un'ora di massaggi - fece notare Rebi, improvvisamente convinta di essere in una spa.
- Allora inizio io, testone. I miei sono più rilassanti.
Ririi spinse via il nakama e si trasformò, prendendo posto davanti a Rebi. La ragazza si inginocchiò sul divano dandogli le spalle, appoggiando la fronte sulla testiera. Iniziò a togliere le braccia dai buchi per le maniche, con l'intento di lasciare che il vestito le coprisse solo la parte inferiore del corpo. Ma Gajiru strabuzzò gli occhi e le bloccò le braccia.
- Che fai?! - sibilò.
Rebi lo guardò basita e rispose: - Mi faccio fare un massaggio.
- Ma perché ti spogli?
- Non può massaggiarmi con il vestito!
- Gajiru, santo cielo, non ho intenzione di vedere Rebi nuda. Sono un gatto. Ed è tua moglie, non mia.
La ragazza ridacchiò, togliendosi velocemente anche l'altra manica e coprendosi il seno, che Ririi non avrebbe comunque visto dato che era alle sue spalle. Rebi fissò Gajiru e lo vide arrossire: era geloso, non poteva farci nulla. A passi pesanti uscì dalla stanza e ritornò poco dopo con un asciugamano.
- Tieni - disse lanciandolo in testa alla moglie. - Copriti.
Roteando gli occhi, Rebi ubbidì e cercò di rilassarsi.
Ririi ghignò di fronte al muso corrucciato di Gajiru, che fissava le sue dita del nakama come per controllare che non andassero oltre le spalle. Oltre dove, poi?
Il massaggio sortì l'effetto sperato: Rebi sospirò e la sua schiena bloccata si sciolse sotto alle dita morbide e pelose del gatto. La pancia, appoggiata sulle cosce, non le pesava e per la prima volta dopo una settimana il senso d'affanno e stanchezza sparì.
- Grazie, Ririi - mugolò un quarto d'ora dopo. - Sono come nuova, ora.
- Tsk - borbottò Gajiru, che non si era mosso di un millimetro durante quel lasso di tempo.
- Figurati.
- Gatto, preparale un frullato mentre io le mostro che cos'è un vero massaggio.
Ririi alzò lo sguardo al cielo prima di allontanarsi. Non senza avergli tirato un pugno sulla spalla. E non una pacca scherzosa, ma uno dei suoi pugni da allenamento.
Ghignando, Gajiru si mise alle spalle di Rebi e si fece scrocchiare le nocche. Iniziò a canticchiare e posò delicatamente le mani sulla schiena della compagna. Tra la melodia narcotizzante e il massaggio rinvigorente e allo stesso tempo rilassante, la ragazza non ci mise molto ad addormentarsi.
A svegliarla, parecchio tempo dopo, furono le labbra di Gajiru vicino all'orecchio.
- Allora? Chi è meglio? - sussurrò con malizia.
Rebi sobbalzò e l'unico effetto che ottenne fu di sbilanciarsi all'indietro e appoggiarsi al suo petto marmoreo.
- Che? - mormorò.
- Chi è meglio? - domandò lui baciandole il collo fino alla spalla nuda.
Rebi si svegliò del tutto, inclinando la testa per permettergli di baciarla meglio. - Mmm...
- Lo prendo come un 'tu, Amore'?
- Mm-mh - mugugnò lei annuendo, mentre Gajiru gongolava.
Improvvisamente si ricordò della condizione di sua moglie e si allontanò di scatto, porgendole il frullato di frutta che Ririi le aveva preparato. Il gatto giaceva addormentato sul bracciolo del divano, soddisfatto dopo averne bevuti tre al kiwi.
Rebi afferrò il bicchiere colmo di liquido rosa che Gajiru le porse, guardandolo con le sopracciglia aggrottate e un'espressione confusa sul visino. - Hai preso la scossa?
- No - borbottò lui lasciandosi cadere sul divano.
- Perché a me è sembrato di sì?
- Perché ti fai le paranoie.
- Gajiru? - lo chiamò lei, rimbeccandolo per spingerlo a parlare. - Perché ti sei scostato così?
Il ragazzo sbuffò. - Sei incinta e abbiamo detto basta fino al parto, no? E sai che sei una droga per me.
Rebi arrossì, lusingata. Capiva perfettamente ciò che lui voleva dire e decise che aveva fatto bene ritrarsi. Si risistemò il vestito per essere meno indecente con tutta quella latteria esposta. Si sentiva un po' una mucca.
- Non manca tanto. Meno di tre mesi. E dopo torniamo a divertirci.
- Sì, con un marmocchio che rischia di beccarci in ogni momento.
- Ma va'. Non siamo mica degli sprovveduti, non ci ha mai beccati nemmeno Ririi.
- I bambini sono imprevedibili.
- Vorrà dire che sarà più eccitante, no? - chiese appoggiandosi al fianco di Gajiru, abbracciandolo e strofinandogli la testa sul petto. Lui allungò un braccio attorno alle sue spalle e le massaggiò il braccio.
-Sei terribile.

Gajiru udì Rebu sbuffare. Ancora. Probabilmente era la quinta volta. Mugugnò un qualcosa di cui Rebi afferrò solo le parole "Ebi" e "combini".
- Cosa combino? - bisbigliò lei girandosi dalla sua parte.
Il ragazzo annuì, gli occhi serrati.
- Io niente, vorrei sapere cosa combina Kin!
- Cosa combina? - farfugliò Gajiru.
- Cosa ne so?! - sbraitò Rebi a mezzavoce. - Prima gli viene un attacco di singhiozzo. Gli passa e si mette a.... giocare a calcio con il mio stomaco e a suonarmi la colonna vertebrale come un clarinetto, per citare le parole di Erza.
- Suona... clarinetto. Facciamo un duetto... io e lui.
- Sei inutile! Torna a dormire e taci, per piacere. La trottola me la devo subire io!
Gajiru ubbidì e nel giro di dieci secondo tornò a sognare di lui e suo figlio che suonavano insieme una melodia dolce e riposante, il papà con la chitarra e il bambino con il clarinetto.
Rebi vide suo marito schizzare letteralmente fuori dalle coperte e fissarla con gli occhi gonfi di sonno.
- Si muove ancora?
- Sono passati sì e no due minuti da quando ti ho detto di dormire, per cui sì, non ha bevuto una camomilla anestetizzante e si sta ancora muovendo nella sua piscina privata. Magari ha invitato anche degli amici al party.
Gajiru ridacchiò e afferrò la chitarra in bella mostra accanto al muro.
- Che fai?
- Lo faccio dormire.
Rebi aggrottò le sopracciglia. - Non puoi prenderlo a chitarrate!
- Ma che cosa dici?! Non sono mica scemo!
Lei si morse la lingua e si sistemò a pancia in su mentre Gajiru accordava la chitarra e le si sedeva di fianco.
- Ti ricordi la canzone che ti ho dedicato nel bosco, no?
Rebi annuì. Si emozionava ancora quando gliela cantava e suonava, e lei stessa l'aveva imparata a memoria e la canticchiava quando era in doccia, facendo ridere suo marito dall'udito eccellente. Gliene aveva fatte sentire molte altre da quella volta, alcune malinconiche e cupe ideate quando ripensava a Phantom Lord, alcune potenti e hard rock per quando pensava a come picchiare Natsu e Gray, altre dolci quando pensava a lei. Le adorava tutte, tranne una che aveva voluto sentire una volta sola. L'aveva composta ripensando a ciò che le aveva fatto, e il risultato era stato a dir poco drammatico: lei era scoppiata in lacrime e lui aveva rischiato di rompere le corde della chitarra in un impeto di senso di colpa per aver scavato in quei ricordi sepolti. Gajiru non aveva aperto bocca tutto il giorno, sentendosi uno scarto umano, un vile e un essere inutile. Rebi gli aveva proibito di ripensare a quei momenti e lo aveva baciato per dimostrargli che non serbava rancore per quel fatto. Temeva che suonandola ancora lui potesse risprofondare nello sconforto, ed era l'ultima cosa che voleva.  
- Certo che la ricordo.
- Ne ho fatta una simile, trasformando la tua canzone in una ninna nanna. La sera in cui mi hai detto che eri incinta.
- Perché non me l'hai fatta sentire prima?
- Volevo suonartela durante il parto, ma Natsu e Gerard mi hanno detto che le donne mentre spingono diventano talmente tanto sclerotiche da spezzare le dita delle mani che stringono, e che guarda caso sono le mani dei mariti. Magari in un attacco di... isteria mi bruci la chitarra.
- Mentre partorisco? Ascoltare una canzon? Preferisco leggere un libro! Già che ci siamo, facciamo un bel pranzo! Del resto, hai tutto il tempo che vuoi, non sei mica impegnata a spingere per far uscire un cocomero da un buco dal diametro di...
- Recepito il messaggio - la interruppe lui.
- Quando avevi intenzione di suonarla, allora?
- La prima sera in cui saremmo stati in quattro qui in casa.
Rebi, alterata dopo la conversazione, sorrise e si rilassò, girandosi sul lato destro per osservare la chitarra del marito. Una mano corse in fretta nel punto del ventre dove Kin aveva tirato due calci di fila. Gajiru le accarezzò il pancione.
- Ehi, Kin... Ora ti suonerò una ninna nanna per dormire. Non devi più fare ammattire la mamma, però. Va bene?
Un altro calcio, e poi quella che sembrava una manina. O un ginocchio.
- Penso che sia entusiasta. Maledetto, che idee gli metti in testa. Ora vorrà ballare.
- Nah.
Gajiru ghignò prima di chiudere gli occhi e concentrarsi. Iniziò ad accarezzare dolcemente le corde della chitarra mentre una melodia tranquilla e rilassante si diffondeva per la stanza. Era tremendamente ipnotizzante e Rebi chiuse gli occhi per lasciarsi trasportare là dove le corde volevano condurla. Gajiru avrebbe voluto baciarle le palpebre chiuse, le labbra che mormoravano silenziosamente quella stessa musica. Avrebbe voluto accarezzare Kin attraverso la sua pelle, e sciogliersi in lacrime per quel piccolo miracolo che era la sua famiglia. Con la sua voce bassa e profonda intonò una melodia simile a quella prodotta dalle corde, e si immaginò un futuro con Rebi al suo fianco e il loro bambino al seguito, che reclamava la loro attenzione. Un bimbo con i capelli blu come il cielo terso e con gli occhi color del miele della consorte. O una bimba, sempre identica alla mamma. Sperava che non assomigliassero a lui, con quell'aspetto così selvaggio rispetto a lei, delicata bambola di porcellana con le labbra di rosa. Sì, aveva in mente un'altra canzone.
Aprì gli occhi proprio durante le note finali per osservare la reazione di sua moglie. Si stupì nello scoprire che aveva le guance bagnate di lacrime.
Il silenzio li assordò quando l'ultima corda smise di vibrare.
- Piaciuta? - bisbigliò.
Rebi lo fissò con intensità, gli occhi lucidi che sembravano oro liquido sotto al riflesso della luna estiva.
- Se Kin fosse già fuori da me, in questo momento ti farei sentire io la mia ninna nanna...
Gajiru ridacchiò. - Anche a me piacciono le tue ninne nanne.
- Ha smesso di muoversi...
Lui sospirò di sollievo e si chinò a baciarle l'ombelico. - Buonanotte.
- Grazie per averlo calmato.
- Grazie a te - rispose in un sussurro rimettendo a posto al chitarra.
Si sdraiò a letto con delicatezza, attento a non fare movimento che potessero svegliare il bambino, come se fosse stato lì con loro. Abbracciò sua moglie premendole il petto contro la schiena e le posò una mano sul pancione.
- Buonanotte Piccola.
Ma Rebi già dormiva.
 
- Non è che hai ucciso la tua prole?
- Che?! - biascicò Gajiru sbadigliando.
Si sedette a tavola di malagrazia e si stropicciò gli occhi. Ririi stava servendo la colazione.
- Non è che la ninna nanna l'ha ucciso?
- Ma che dici?!
- Che ne so io?! Non si muove più.
Gajiru strabuzzò gli occhi, seriamente preoccupato. - Vado a prendere la chitarra.
- Che è successo? - domandò Ririi, ignaro di tutto.
- Ieri notte Kin non voleva saperne di calmarsi e Gajiru ha suonato una ninna nanna. Solo che ora non si muove più.
Ririi le si avvicinò con preoccupazione, volandole sul grembo per accarezzarglielo. - Kiiin? Ci sei? - canticchiò.
Rebi sorrise e gli grattò la nuca tra le orecchie, facendogli fare le fusa. - Credo che... ah!
Entrambi urlarono dallo spavento quando Gajiru, alle loro spalle, si mise a suonare una canzone heavy metal con tanto di amplificatore del suono. Non si erano accorti del suo arrivo e avevano ancora il battito accelerato quando si girarono per fulminarlo con gli occhi. Rebi lo afferrò per il colletto della maglia e portò il viso a due centimetri dal suo.
- Si è svegliato, baka!
- Vedi che è vivo? - fece notare lui posando la chitarra.
- È vivo, iperattivo e... oh no, ha anche il singhiozzo! - piagnucolò.
Ririi osservava con sgomento come il piccolo prendeva a calci il pancione della mamma. Non si fermava mai.
- Ma non mi avevi chiesto di svegliarlo?
- Non così! - urlò lei, disperata.
- Non sei mai contenta!
Ririi avrebbe riso di fronte a quella scena, se solo non fosse stato troppo preoccupato per Kin. - Fallo calmare.
- Eh?
- Suonagli la ninna nanna!
- Ma sei incinto pure tu? Siete isterici oggi!
- Gajiru, se in pancia ho un cucciolo di drago che quando nascerà sarà anche solo il doppio peggio di così, tu sei un uomo morto, hai capito? Dannato cromosoma Y!
- Cromo-che!?
- Suona!
Sbuffando, Gajiru riprese a suonare la melodia dolce della notte, e Kin si calmò lentamente.
Dopo alcuni minuti Rebi sospirò, accarezzandosi il ventre. - Sai che sei terribile?
- Sì me lo hanno detto - rispose Gajiru inginocchiandosi di fianco a lei.
La ragazza ridacchiò. - Dicevo a Kin. Per me è un maschietto identico a te.
- Che il Re degli Spiriti Stellari ci salvi - borbottò Ririi.
- Quando nasce? - chiese il quasi-papà, ignorando il compagno.
- Spero presto. Ma non dovrebbe mancare molto.
- Va bene. Andiamo alla gilda finito di mangiare?
- Certo - risposero Rebi e Ririi. - Però mi devi mettere le scarpe - aggiunse lei.
- Uhm... d'accordo... - borbottò lui. - Ma perché non lo fai tu?
- Non riesco nemmeno più a vedermeli, i piedi, secondo te ce la faccio a chinarmi per toccarli?
Solo in quel momento Gajiru si rese conto di quanto grossa fosse sua moglie. Si chiese come riuscisse a camminare con tutto quel peso addosso, così piccolina com'era. Era davvero una roccia. Le diede un bacio sulla nuca e da dietro le abbracciò il pancione. - Ti allaccio tutto quello che vuoi, quando vuoi.
- Bastano le scarpe - disse lei sorridendo. Poi le venne in mente una cosa che la fece rabbrividire. - Gajiru?
- Mm?
- Porta la chitarra alla gilda. Con tutto il casino che c'è temo che Kin avrà bisogno della sua ninna nanna sonora.



MaxBarbie’s
Ed eccooooomi tornata a grande richiesta (di nessuno) con un capitolo quasi insignificante di passaggio. Non mi sembra giusto farla partorire subito, prima dobbiamo farla patire un pochino, la nostra Levy. No povera, io l’adoro.
Comunque è giusto che la gestazione venga narrata (forse). In montagna mi sono fatta una vera cultura sui bambini, con tanto di schemi sul loro sviluppo, allattamento, dentini, camminare, parlare, ecc. Sono pronta per diventare mamma. Ahahahahah no scherzo. Mi sono fatta anche una linea del tempo e vi comunico che questo è il loro sesto anno insieme e che Daiki (figlio di Lucy e Natsu), è nato ad aprile, mentre il nostro Kin nascerà a settembre. Bene, fine dello spoiler.
Spero che vi piaccia, vi ringrazio per le recensioni e per il fatto che siete sempre presenti, infatti il numero di persone a cui piace questa modesta storia è aumentato e io sono *-*
Ok basta. Spero di sentire le vostre impressioni, su Fairy Tales vi aspettano due capitoli chilometrici, dalle 10 alle 15 pagine Word (mi ucciderete) perché sono delle mini-long-one-shot anche se non esiste.
A presto!
MaxBarbie

 
  
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