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Autore: garakame    06/02/2009    8 recensioni
Cosa succederebbe se Andrè entrasse ubriaco nella stanza di Oscar? Leggete e lo scoprirete e recensite. grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaco perso '
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Ho le lacrimucce agli occhi per quelle gentilissime donzelle che mi hanno recensito... grazie grazie grazie mille.

A Voi il continuo della storia, che è già pronta e non sarà molto lunga.

fatemi sapere. sono contentaaaa ^_^





Ubriaco Perso 2






La pioggia fitta, ma leggera continuava a cadere. Andrè alzò il viso verso il cielo, sentì il vento freddo penetrargli nelle ossa, la pioggia inzuppargli i vestiti.
Questo freddo, non lo sento solo sulla pelle, pensava, non è fastidiosa la pioggia sul mio viso, mi rinfresca, mi fa sentire vivo.
È il freddo che ho dentro che mi fa star male, un freddo che mi porto nel cuore da troppi anni.
La testa iniziava a fargli male, aveva bevuto troppo, doveva correre a casa.
Voleva arrivare a Palazzo il più presto possibile, aveva parecchie cose da fare, doveva parlare ad Oscar.
Quella notte doveva starlo ad ascoltare a costo di farle male, veramente male. Oscar nella sua stanza non riusciva a dormire bene, erano già passate le undici da un bel pezzo, ma il sonno non arrivava.
Si girava e rigirava nel letto.
Aveva leggiucchiato un libro, le scartoffie che si era portata dall’ufficio, ma nemmeno quelle erano servite a farle appesantire le palpebre.
Troppi avvenimenti importanti, tanti pensieri per la testa. Erano questi i motivi per cui non le riusciva di addormentarsi.
Quando sentì aprirsi improvvisamente la porta di camera sua rimase un po’ stupita, ma non più di tanto.
Pensò che se si fosse addormentata, lo spavento o forse lo stupore sarebbe stato più grande, ma così, no.
Voltò semplicemente di scatto la testa per vedere chi, ma sapeva già chi era, aveva osato entrare in camera sua sbattendo furiosamente la porta.
Solo due persone avrebbero osato tanto, suo padre, che in quel momento era fuori Parigi e Andrè.
Lo guardò, sollevò le sopraciglia in segno di stupore, chiuse il libro che aveva tra le mani e lo appoggiò al comodino; non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte del suo ex valletto.
Andrè entrò nella stanza come una furia.
Quando vide Oscar seduta sul letto, con la camicia da notte di batista bianca, i capelli spettinati, gli occhi arrossati e cerchiati dalle occhiaie, si fermò un momento poi entrò nella stanza barcollando, ma deciso.
Lei capì che era ubriaco, stanco, fradicio e infreddolito.
La sua pelle sapeva di vino, scadente oltretutto, e di umido.
“Andrè, cosa…?”.
“Taci” Un ordine perentorio; un urlo di dolore dal profondo.
Oscar corrugò le sopraciglia.
Lui si avvicinò al letto, determinato, ma ad ogni passo vacillava sulle gambe.
Era a pochi passi dal letto.
“Non sopporto più il tuo comportamento.” Sbottò, tremante di rabbia.
Un altro passo verso il letto.
“Ogni maledetto giorno è come se non esistessi per te.” Mise il ginocchio destro sul letto che si abbassò a causa del peso di entrambi.
Oscar lo guardava, gli occhi azzurri spalancati per lo stupore, si ritrasse sul letto, spaventata, l’unica cosa che pensò fu;
“ti prego, Dio fallo tornare in se, fai tornare l’amico che avevo un tempo. Quest’uomo non lo conosco più”.
La prese per le braccia, la scosse una, due, tre volte, urlandole in faccia tutto l’odio che sentiva nei suoi confronti.
“Non riesco più a sopportare la tua totale indifferenza, non sono un oggetto da buttare, quando non serve più. Ti ho servito e amato per più di 20 anni, ma ora non posso più patire quello che mi stai facendo.
Il tuo disprezzo, il tuo odio nei miei confronti…".
Dicendole questo la sua collera diminuiva, la presa alle braccia della donna perdeva forza.
Si sentì improvvisamente stanco, come se avesse vissuto per mille anni una vita vuota, priva di gioie, ricca di dolori, come se lo sforzo per dirle quelle parole lo avesse svuotato di ogni energia.
Le si accasciò addosso e si addormentò.
Oscar rimase per due minuti buoni a bocca aperta. Non poteva credere a quello che era successo.
Si riscosse dallo stupore quando sentì bussare allo stipite della porta spalancata.
La nonna di Andrè era corsa preoccupata, suo nipote aveva usato tutta l’aria che aveva nei polmoni per fare quella bella scenata, aveva svegliato tutto il palazzo.
“Madamigella, lo perdoni. Io..” Oscar si portò un dito sulle labbra, come per dire all’anziana di fare silenzio.
La governante si avvicinò al letto, vide il nipote mezzo sdraiato su Oscar e si scandalizzò.
“Ma guarda questo pezzo d’asino, come si comporta. Ci penso io a dargli una bella lezione.”
“No, ti prego, non svegliarlo.” Oscar pronunciò queste parole, talmente piano che anche la nonna fece fatica a udirle in maniera chiara.
“Ma, Madamigella Oscar, non è conveniente che un uomo e una donna dormano nello stesso letto e".
“E…. E cosa potrebbe mai accadermi, nonna. Guarda tuo nipote, ti sembra nella condizione di potermi nuocere?” Oscar guardò l’uomo sdraiato sul letto.
A parte la terribile puzza di vino, dormiva profondamente con un aria angelica.
“No, avete ragione.” Oscar le sorrise.
“Non preoccuparti, conosco Andrè. Poi sospirò e aggiunse:
“Penso che domani lui non si ricordi di questa notte. Ti prego di non sgridarlo e non dirgli niente e ora buona notte, vai a dormire che si sta facendo tardi.”
La nonna assentì, spense la candela sul comodino, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Oscar rimase sola con lui, il respiro pesante di Andrè era regolare, fuori la pioggia ticchettava sui vetri.
I minuti passavano lenti, cadenzati da questi suoni.
La donna sospirò. Sei proprio un pezzo d’asino, almeno prima di addormentarti potevi fare qualche cosa.
Si stupì dei suoi pensieri, arrossì, ma cosa sto dicendo? Sorrise tra se.
Per la prima volta nella sua lunga vita vissuta da uomo, stava desiderando di essere amata come una donna, in senso fisico.
Inaspettatamente Andrè si mosse per mettersi più comodo. Mise anche l’altra gamba sul letto allacciò Oscar con entrambe le braccia, come se fosse un cuscino.
Lei rimase ferma nel letto con Andrè sul lato sinistro del suo corpo, che la teneva stretta come per non farla scappare via.
Il respiro dell’uomo era pesante, le solleticava il collo, il suo braccio sinistro era sotto la sua schiena, quello destro sul suo seno.
Sarà una lunga notte, pensò mi sarà difficile dormire.

   
 
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