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Autore: Warlock_Vampire    06/09/2015    3 recensioni
Montebelluna. Una piccola città del Veneto apparentemente normale, nasconde un prezioso segreto.
I vampiri sono tornati in città per recuperare l'Antidoto. La vita di alcuni ragazzi verrà irrimediabilmente sconvolta dal soprannaturale...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"The world is blinded by his fortune and consequence
or frightened by his high and imposing manners,
and sees him only as he chuses to be seen."
Pride and Prejudice, Jane Austen


1

L’estate era finita e la scuola stava per cominciare di nuovo. Tommaso era molto abbattuto per questo e, mentre aspettava la sua amica Nora per raggiungere assieme il liceo in bicicletta, ripensava a tutti i bei momenti che aveva vissuto durante l’estate.
Erano le sette e un quarto del mattino, nella zona in cui si trovava Tommaso era fresco e l’aria presagiva l’arrivo dell’autunno. Un crepitio di ruote annunciò l’arrivo di Nora, coi capelli al vento e lo sguardo ansioso.
«Buongiorno!» la salutò Tommaso.
«Oddio… ma come fai a ridere? OGGI INIZIA LA SCUOLA!» replicò lei.
«Sto cercando di non pensarci, perché sennò mi deprimo... e mi viene fame!».
Ripartirono, silenziosi, e raggiunsero in pochi minuti il centro di Montebelluna, una cittadina ai piedi del Montello, posteggiarono le bici vicino al bar della Loggia, un monumento storico, e si sedettero a uno dei tavoli.
«Allora» esordì Tommaso quando la cameriera si avvicinò, «per me cappuccino e croissant alla marmellata».
«Anche per me» aggiunse Nora.
Aspettarono in silenzio che arrivassero le ordinazioni, ognuno perso nei suoi pensieri. Nora gettò uno sguardo assorto alle boutique firmate ai lati della strada, alcune delle quali ancora chiuse, e al piazzale brulicante di vita.
«Elena è in ritardo» osservò.
«Arriva tra poco» predisse Tommaso con sicurezza, addentando il croissant che la cameriera gli aveva messo davanti.
Dopo qualche secondo, la figura alta e snella di Elena si stagliò tra la folla, e Nora si alzò dalla sedia sventolando un braccio in aria per farsi notare.
Elena si avvicinò con un sorriso a trentadue denti e gli occhi lucidi. Trascinò una sedia vicino al loro tavolo e prese posto, senza mai perdere il sorriso. La sua caratteristica principale era proprio quella di essere costantemente sprizzante di gioia. Gettò uno sguardo di divertito disappunto a Tommaso, che aveva richiamato la cameriera e stava ordinando un altro croissant.
«Ma guardalo…» disse, scuotendo la testa.
«Ma cosa dici? Lo stavo ordinando per te!» si difese Tommaso.
Nora scoppiò a ridere, mentre Elena sospirava. Quando la cameriera tornò, però, mise il croissant proprio davanti a Tommaso.
 
Dopo aver pagato il conto, Tommaso e Nora presero le bici e pedalarono alla volta del liceo, con Elena che li seguiva a piedi, camminando veloce per stare al passo.
La scuola era proprio dietro la biblioteca, separata solo da un’ampia strada trafficata. L’edificio era di nuova costruzione e già molti studenti erano riuniti sul cortile.
«Non sono pronta…» disse Nora, guardando con apprensione i cancelli aperti della scuola.
«Non ce la faccio» mugugnò Tommaso.
«Dai!» li esortò Elena, prendendoli per mano, «andiamo». Oltrepassarono i cancelli e la prima cosa che videro fu il gruppetto di Rebecca riunito vicino all’entrata.
«Non le posso soffrire! Mi danno i nervi!» imprecò Tommaso, guardando Rebecca e le sue amiche con sguardo truce. Rebecca se ne stava, come sempre, appoggiata al muro, mentre Giulia, un po’ più bassa e robusta di lei, la guardava dal basso verso l’alto e scherzava, gesticolando come una pazza su chissà quale aneddoto. Le altre, Vittoria, Rachele e Clara, la più piccola d’età, si limitavano ad ascoltare e a ridere di tanto in tanto.
«Meglio se passiamo oltre» disse Nora con un’espressione cupa.
Rebecca li degnò appena di un gelido sguardo quando i tre le passarono vicino, ma una volta entrati nella scuola, Nora non poté trattenersi dal dire: «sembra più stronza del solito».
«Si, infatti» convenne Tommaso.
Quando suonò la campanella i tre ragazzi si divisero per raggiungere le proprie classi: frequentavano tutti la quarta superiore, ma in indirizzi diversi; Nora e Tommaso facevano il liceo classico, mentre Elena il liceo delle scienze umane.
Arrivati alla loro classe, Tommaso e Nora presero posto nell’ultima fila e Nora disse: «oddio, spero che non ci sia Bertoli… non lo abbiamo oggi, vero?».
«Sì, purtroppo… alle prime due ore, tra l’altro!».
Il professore fece irruzione in classe con lo sguardo severo e gli occhi che guizzavano tra gli alunni e disse: «buongiorno! Allora, separate i banchi che facciamo compito! Scommetto che quest’estate avete passato il tempo a oziare come bradipi… ma adesso la vedrete… forza, separatevi!». Emise una risata sadica e si sfregò le mani con selvaggia soddisfazione.
«Che bastar…» mormorò Nora, prima che Tommaso le tappasse la bocca.
 
Quando la campanella suonò la fine delle lezioni, la scuola fu scossa da un boato e centinaia di studenti si riversarono nel cortile, uscendo in massa dai cancelli. Tommaso e Nora ritrovarono Elena tra il marasma di studenti e insieme uscirono dai cancelli, ma d’un tratto si bloccarono: una lussuosa BMW aveva accostato proprio davanti la scuola e un ragazzo non più grande di loro era sgusciato fuori dalla portiera posteriore con un mezzo sorriso dipinto sul volto.
I capelli biondo cenere parevano quasi bianchi sotto la luce calda del sole e gli occhi grigi erano gocce di metallo colato sulla carnagione pallida. Vestiva semplicemente, un paio di jeans e una t-shirt bianca dalla quale si intravedevano muscoli scolpiti.
«Oddio… Ma chi è?!» sospirò Nora.
La loro sorpresa crebbe quando videro Rebecca staccarsi dal suo solito gruppetto per raggiungere il misterioso ragazzo. Lui la accolse tra le sue braccia e le stampò un bacio sulle labbra.
«Ma come fa un figo del genere a stare con quella befana?» commentò Nora, sdegnosa.
«Appunto! Perché uno così dovrebbe scegliere lei? Io sono alta almeno dieci centimetri in più… non dovrebbe nemmeno abbassarsi per baciarmi! Che ingiustizia!» osservò Elena. Si riavviò i capelli con un gesto di sdegno e gonfiò il petto con superiorità, volgendo alla coppietta uno sguardo altezzoso.
«Che amarezza!» disse Tommaso, scuotendo la testa.
Tommaso e Nora recuperarono le bici e si diressero con Elena verso il ristorante cinese non lontano dalla scuola; Nora pedalava in testa, mentre Tommaso e Elena, che camminava veloce per tenere l’andatura di Tommaso, ancora discutevano di Rebecca e del suo nuovo spasimante.
 
Arrivati al ristorante cinese a lato di una delle vie principali del centro, i tre amici furono accolti da un giovane cameriere con gli occhi a mandorla, che indicò loro tre alti sgabelli proprio all’inizio del rullo meccanico che serpeggiava per tutto il locale e dove passavano i piccoli piattini colorati delle vivande.
Tommaso si buttò a capofitto sulle chele di granchio fritte e in poco tempo erse un muro di piattini colorati vuoti tra lui e Nora, fino a quando il cameriere non sgusciò fra di loro per portarli via.
«Non vi ho ancora detto che sto organizzando una festa, per questo sabato!» esordì Elena, addentando un cubetto di pollo in salsa di noci.
«Ah, davvero?» disse Tommaso, distogliendo per un attimo l’attenzione dal cibo.
«E in occasione di…?» volle sapere Nora.
«…dell’inizio della scuola» completò Elena, «per salutare definitivamente le vacanze».
«E dove?» chiese Nora.
«Casa in affitto nei boschi» rispose Elena, dopo un momento di pausa ad effetto. Tommaso esultò quando sentì la risposta di Elena.
«E chi inviti?» chiese ancora Nora.
«Ma che domande!» rispose Tommaso anticipando Elena, «tutti, no?».
«Esatto!» miagolò Elena, battendo le mani per la gioia.
 
La macchina nera, una BMW 3281 sport wagon, si diresse verso Mercato Vecchio, un colle che sovrastava la cittadina di Montebelluna, e ad un certo punto svoltò in una stradina sterrata che conduceva ad un’enorme villa circondata da vigneti e con un grande parco.
«Grazie, Anselmo» disse Elia smontando dall’auto e correndo ad aprire la portiera di Rebecca.
«E’ stato un piacere mio signore».
Elia e Rebecca si accamparono sotto il grande salice, che con le sue maestose fronde creava un’ombra perfetta. Elia si sedette sull’erba con la schiena appoggiata al tronco dell’albero e Rebecca si distese a terra, poggiando la testa sulle sue gambe.
«Chi erano quei tre davanti alla scuola?» chiese Elia distrattamente, mentre accarezzava i capelli castani di Rebecca.
«Chi?».
«Quello robusto, riccio, e quelle altre due ragazze vicine a lui».
«Quelli sono i miei nemici d’infanzia; ci odiamo sin dai tempi dell’asilo… non è che per caso hai messo gli occhi su una di quelle due, vero?» chiese Rebecca a bruciapelo.
Elia scoppiò a ridere e replicò: «casomai è successo il contrario, cara Rebecca».
Elia abbassò lo sguardo sulla ragazza, con le labbra dischiuse dal desiderio; Rebecca si protese a sua volta verso di lui, prendendogli il volto tra le mani, e lo baciò con foga.



Ricordo che fatti e personaggi sono frutto della fantasia degli autori e che anche la trama deriva esclusivamente da idee degli autori.
Detto questo, buona lettura e arrivederci al prossimo capitolo!
Un grazie particolare a chi ha recensito il Prologo :)
Io e Norman aspettiamo le vostre prime impressioni sulla storia e sui personaggi!! <3
A presto,

Kath
  
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