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Autore: Blue Eich    08/09/2015    5 recensioni
«Tanti auguri, piccolo Ash! Hai ricevuto il mio regalo?»
«Eh?» Ash si prese un attimo di tempo per riconoscere quella voce, bonaria e stuzzicante. Poi sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Gary, il mio compleanno è stato la settimana scorsa.»
«Cosa credi, lo so bene» fu l'aspra risposta del ricercatore. «Ero così preso dai miei studi che me n'ero completamente dimenticato… Perciò ho pensato di rimediare con un regalo in grande stile!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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2017-13-2-05-45-11

 

MERCOLEDÌ– Ferite che si aprono…


 

Misty si alzò, sbadigliando e pensando ai compiti da svolgere prima che tutte le altre si svegliassero. Che fatica. Ma l'aveva promesso ad Ash… E doveva farlo anche per il quarto e mezzo della sua fetta di torta, non dimentichiamolo.

Fu sorpresa di socchiudere la porta della cucina e trovare la sua coinquilina già in piedi che stava sistemando la roba sul tavolo.

«Serena! Che ci fai qui? Dà qua, non è il tuo turno oggi, non avresti dovuto» disse, sentendosi in colpa e prendendole una ciotola di porcellana dalle mani.

«Volevo farti una sorpresa» si giustificò la Performer, con un piccolo sorriso. «Sei sempre così gentile con me…»

Misty sorrise di rimando, intenerita. «Ti ringrazio molto, ma adesso va' a vestirti, finisco io qui.»

«Va bene!» La più piccola obbedì e se ne andò, contenta di essere stata d'aiuto.

Frugando in dispensa, la Capopalestra pensò che dopotutto le generazioni odierne non erano così male.

 

Gli sguardi di Ash e Iris erano rivolti all'interno del cesto di vimini. Avrebbero dovuto metterci qualcos'altro dentro, oltre alle posate di plastica e i tovaglioli. Ma la domanda che più li tormentava era: cosa? Non ce l'avrebbero mai fatta a preparare cinque bentō in così poco tempo e con le scarse capacità culinarie che si ritrovavano.

Mentre l'Allenatore sfogliava in fretta e furia il libro di ricette, la ragazza si era messa a curiosare nella credenza. C'erano tanti oggetti di forme strane che non aveva mai visto; uno più di tutti, cavo e bucherellato, attirò la sua attenzione.

«Carino questo! Si usa così?» chiese, mettendoselo innocentemente in testa.

Ash si trattenne dal ridere. «Ma no, serve per far scolare l'acqua della pasta.»

«Oh» sussurrò lei, meravigliata, togliendoselo dal capo per osservarlo più da vicino. Nel villaggio dov'era cresciuta arnesi così moderni non c'erano, era tutto naturale al cento percento. Naturale… «Ho un'idea!» esclamò all'improvviso. «Lascia perdere quella roba e seguimi! Ormai non c'è più tempo!»

«Iris… Aspetta!» Il moro chiuse il libro e si affrettò a inseguirla, chiedendosi cosa diavolo le fosse saltato in mente, mentre lei si lanciava abilmente giù per il corrimano.

 

All'ora della partenza, Iris sorrideva e teneva ben saldo il cesto. Nessun altro sapeva cosa contenesse, perché volevano che fosse una sorpresa. A proposito di lui: stava discutendo con Misty sulla strada da percorrere. Anche se, a dirla tutta, la più grande non sembrava particolarmente entusiasta di partire.

Lucinda sbadigliò, con una mano davanti alla bocca; era stanchissima, perché quella notte aveva messaggiato fino a tardi con Gary. Serena, invece, era inginocchiata davanti al suo Fennekin per spazzolargli il pelo, emozionata come se stessero partendo per una gita scolastica.

«Bene, ora possiamo andare» annunciò Ash, con le braccia sui fianchi. Poi, però, il suo sguardo svettò tra i presenti e si accorse che mancava qualcuno. «Ehi, dov'è finita Vera?»

«Ha mal di pancia» spiegò la Coordinatrice di Sinnoh. «Mi ha detto che non se la sente di venire con noi.»

«Ah… Che peccato» commentò Misty, realmente dispiaciuta di avere un'amica in meno con cui conversare.

 

Lucinda si pentì amaramente di non aver pensato prima lei alla scusa del mal di pancia, almeno se ne sarebbe restata in camera a leggere una rivista di moda, baciata dai caldi raggi del sole. Eh già, quella di Vera era una scusa, perché voleva evitare Ash il più possibile: non sarebbe riuscita a guardarlo in faccia disinvolta come prima, dopo il bacio pseudo-accidentale e il clamoroso disastro sul campo da beach-volley.

Lulù non avrebbe mai voluto venire: camminare voleva dire sudare e quindi sporcarsi il vestito, e poi non succedeva niente d'interessante. Misty cercava di spiegare il panorama come se fosse una guida turistica, stringendo convulsamente il braccio del ragazzo ogni qualvolta vedevano un Caterpie o un Kakuna appeso a testa ingiù.

D'un tratto, il viso di Iris s'illuminò come quello di una bambina il giorno di Natale: c'era una bellissima e solida liana sospesa nel vuoto. Ignorando completamente il resto del gruppo, vi corse incontro e iniziò a dondolarsi avanti e indietro, ululando come un Poochyena ed evitando abilmente a ogni giro di spiaccicarsi contro gli alberi d'intorno.

«Attenta! Può essere pericoloso!»

Al noioso avvertimento di Misty, si fece una sonora risata. «Dovreste provare anche voi, non sapete cosa vi perdete!»

Lucinda cercò di sporgersi, ma per il volere del destino mise male il piede, che incappò in un sasso. Per evitare l'imminente caduta e riprendere stabilità, si resse alla persona più vicina nel suo raggio d'azione: Serena. Si appoggiò alle sue esili spalle, forse con troppa forza, tant'è che la ragazzina perse lei stessa l'equilibrio. Fece un grido di panico e si ritrovò a stringere una liana libera, per non cadere.

«… Aiuto!» disse, presa dal panico, con la pianta che ondeggiava pericolosamente.

«Io l'avevo detto che era un gioco idiota!» sbraitò Misty.

Iris stava per andare a prendere la bionda per riportarla sulla terraferma, ma le mani sudate dall'agitazione tradirono quest'ultima, che cadde giù con un urletto spaventato.

Fu in quel momento che Lucinda desiderò sparire per sempre dalla faccia della terra. Che cos'aveva fatto?! Aveva quasi ucciso una bambina!

Per fortuna la Performer era riuscita a tenersi a una radice che spuntava dal terreno, poi era finita di sotto, nel laghetto, sporca di fango e con la parte inferiore del suo completo a vita alta fradicia.

«Serena!» esclamò Ash, allarmato, mentre Iris scendeva indenne e la riportava su sempre grazie all'aiuto della prima liana. «Stai bene?»

«Voglio andare via da qui» mugugnò lei, con il viso rigato dalle lacrime.

Spinta dall'angoscia, Lucinda fece per andare dalla liana, ma Iris la trattenne.

«Stupida, non farlo!»

«È colpa mia! Sono stata io ad averla spinta… Ma non volevo!» sostenne, con occhi dove balenava la paura. La vittima ancora taceva, singhiozzando piano.

Misty strattonò bruscamente la Coordinatrice per un braccio, allontanandola da lì. «E credi che farti male anche tu serva a qualcosa? Faresti bene a chiederle scusa, piuttosto.»

Lucinda abbassò lo sguardo. Adesso sì che aveva paura: nessuno le aveva mai parlato con tanta durezza. «S-Scusa… Non volevo, davvero! Mi dispiace tantissimo, è stato un incidente, lo giuro!»

«… Non fa niente…» mentì la bionda. «Ash, mi accompagni? Voglio tornare indietro…»

Il moretto annuì. «Voi andate pure avanti, la accompagno e poi vi raggiungo. Dai, non facciamoci rovinare questa bella giornata.»

Aiutò Serena a camminare, rassicurandola dolcemente, mentre la blu – con il resto del gruppo rimessosi in marcia – si faceva consolare dalla parlantina abbuiata di Piplup.

 

«Eccoci arrivati. Ti senti un po' meglio?» chiese Ash, gentilmente, non appena giunsero davanti all'ingresso della villa.

La ragazzina annuì. «Ti ringrazio per avermi accompagnata.»

«Figurati… Sono certo, comunque, che Lucinda non l'ha fatto apposta.»

Avrebbe voluto rispondere “sì, certo, come no” ma pensò non fosse il caso. Anzi, forse doveva ringraziare la rivale: era per merito suo se ora si trovava sola insieme ad Ash.

Quando salirono i gradini che separavano il corridoio dall'ingresso, si accasciò a terra. «Ahi…»

L'Allenatore le prese delicatamente la mano, aiutandola a rialzarsi. «Sarà meglio medicarti, andiamo…»

Serena arrossì, provando le stesse sensazioni di quando erano piccoli: quel calore, quella sicurezza che le donava, il cuore che batteva forte… L'avrebbe seguito ovunque, anche sulla luna.

Qualche minuto dopo, la Performer sedeva su uno sgabello nel bagno, con la gamba protesa in avanti, che lasciava ciondolare in sincronia all'altra. Era in attesa di Ash, che cercava qualcosa nel primo ripiano della credenza. Con in mano un flaconcino di disinfettante e un batuffolo di cotone, lui s'inginocchiò davanti a lei.

«Ci metterò un attimo» disse, con un sorriso gentile, mentre la più piccola stringeva i denti e sopportava il lieve bruciore. Al termine, le strinse un fazzoletto attorno al ginocchio e la guardò, sempre sorridente. «Fa ancora male?»

«Sì…»

«Posso provare con la “magia”» propose, spensierato.

Serena fece un risolino per poi scuotere piano il capo. «Ash, non sono più una bambina» lo canzonò, un po' dispiaciuta. «Ma magari un bacio…»

Lui arrossì, preso alla sprovvista. «S-Se può farti sentire meglio…» Iniziò cautamente a chinarsi verso il suo ginocchio, quando la bionda si abbassò a sua volta per prendergli il viso tra le mani.

«Non sono più una bambina…» il suo tono di voce si affievolì e le sue labbra premettero dolcemente su quelle calde di Ash, che stava lì, troppo scosso per reagire.

Vera, dietro la porta socchiusa, fece qualche passo indietro. Corse via, in lacrime. Non si era mai sentita tanto vuota e angosciata. «Io credevo che… Che significassi qualcosa per te…»

 

Regnava un silenzio tagliente e pesante. Misty mangiava velocemente e quasi con rabbia il proprio spiedino. Lucinda, il suo, non l'aveva nemmeno toccato. Stava lì, con le labbra serrate, e disegnava piccole circonferenze immaginarie sulla tovaglia a quadri, piantandoci lo sguardo. Iris ogni tanto le sussurrava qualcosa con voce dolce e lei annuiva. La viola era forse la più imbarazzata, ma anche la meno tesa, infatti se ne usciva sempre con frasi allegre dette con un sorriso tirato sulla faccia. Le risposte che riceveva però erano duri “uhm” di consenso e quel clima così angoscioso non si spezzava. Alla fine sospirò, dando un altro morso alla Baccarancia imbevuta di sciroppo in cima al bastoncino. Ci aveva provato a portare un po' d'allegria, ma se le altre non collaboravano…

A un certo punto Ash sbucò dal folto degli alberi, sfoggiando uno dei suoi quieti sorrisi. «Ehi, ragazze.»

«Finalmente sei arrivato!» esclamò l'Allenatrice di Unima, con aria forse un po' troppo felice, ma non ne poteva più di parlare da sola. «I nostri spiedini di Bacche sono perfetti, devi assolutamente provarli!»

Il moro si sedette a gambe incrociate accanto a loro. Già dal suo arrivo, la tensione nell'aria sembrava essersi attenuata un po'.

 

 

Lucinda era davvero a pezzi, non si sentiva più le gambe. Era certa di aver perso almeno un chilo con quella stupida gita. Beh, era l'unico lato positivo. Con Piplup intontito a fianco aprì la porta della sua stanza, dove trovò Vera schiacciata contro il cuscino.

«Ehi… Che succede?» chiese, dimenticando immediatamente il resto dei suoi pensieri che erano tutti di nulla importanza, dal primo all'ultimo, se paragonati alla sua amica più cara ridotta in uno stato simile.

La Principessa di Hoenn continuava a naufragare nelle sue lacrime. «Lui… L-L'ha baciata… Ah, Lucinda!» Abbracciò di slancio la blu, forte, per sfogarsi. «Che cos'ha lei, più di me? Sono i miei capelli che non vanno bene? O come mi vesto? O forse devo mangiare di meno… Perché Ash non può stare con me? Io… Io…» Fece una pausa, tirando su col naso. «Anche per me è speciale… Io…»

Lucinda le diede un paio di carezze, per rassicurarla e affievolire i suoi singhiozzi. «Vera, tu vai benissimo così e non devi cambiare per nessuno» la rincuorò con estrema dolcezza, degna di una reale best friend. «Ora spiegami cos'è successo.»

 

Mezz'ora dopo la castana si era calmata, aveva solo gli occhi ancora un po' gonfi. Al contrario, la Coordinatrice di Sinnoh stava letteralmente impazzendo e dava pugni al suo cuscino, soffocandoci versi rabbiosi. L'aveva baciato. Quella bambina-loro-fusione l'aveva baciato. Prima di lei. Grazie a lei. Tutto il senso di colpa provato nelle ultime ore stava lasciando posto a una voglia di assassinio e di spaccare la lampada sul comodino.

«Anche io voglio baciare qualcuno! Non è mica giusto così!» Stritolò ancora di più il guanciale, gettandosi capricciosamente sul materasso. «Se solo Gary fosse qui…»

Qualche secondo dopo, il suo cellulare vibrò. Oh, un nuovo messaggio.

Da: Gary Oak

Ehi, come stai? Ricordati che per qualunque cosa io ci sono ;)

18.18

Anche Vera si sporse per leggere il testo. «Wow, che tempismo!»

«Aw, quant'è dolce… Ed è anche molto carino! Forse dovrei lasciar perdere Ash…»

Altro trillo del telefono.

Da: Gary Oak

18.19



 


 

Angolo dei sopravvissuti
Hola!
Ho visto che la storia sta avendo abbastanza successo, e non ho parole per dire quanto sono felice. Grazie a tutti, davvero. Non mi capitava da tanto tempo…
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo! E beh, non c'è molto da dire, non sono solita commentare ciò che io stessa ho scritto XD
Alla prossima!
-H.H.-

 
   
 
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