Febbre da Quidditch
«Sono certa che quest’anno vinceremo!» squittì Alice, deliziata.
«Con Potter come Cercatore, di sicuro».
«Poi ci saranno dei festeggiamenti in Sala Comune. Ci sarete?»
«Sicuro! Quest’anno non me li perdo».
Lily Evans prestava poca attenzione alle chiacchiere delle amiche, intenta com’era a scrutare la squadra di Quidditch diretta al campo. La giornata primaverile era fresca e soleggiata, le tribune si stavano riempiendo di personaggi eccitati per uno degli eventi più attesi dell’anno: la finale di Quidditch.
Non che a lei piacesse il Quidditch, beninteso, anzi poteva dire di detestarlo e nemmeno nel volo trovava particolare fascino, preferiva di certo starsene coi piedi ben piantati per terra, eppure puntualmente le sue amiche, non che fastidiose compagne di stanza, la trascinavano con la solita scusante: “passi tutto il tempo a studiare, vedrai, uscire ti farà bene” oppure “niente niente che fai qualche conquista, ci ringrazierai”. In realtà aveva nascosto un libro in borsa – Lily Evans aveva elaborato la teoria secondo cui fosse meglio avere sempre con sé un libro, per ogni evenienza – e non vedeva l’ora di poter salire in camera o in biblioteca per poterselo gustare in santa pace, lontana dagli occhi indiscreti delle compagne. E pensare che c’era qualcuno che s’inebriava delle mille sensazioni che regalava quello sport e lo preferiva alla compagnia di una buon lettura. James Potter, per esempio.
E proprio di Potter, in quel momento, non c’era traccia, non l’aveva notato a colazione quella mattina e nemmeno si individuava ora in mezzo agli altri giocatori, tra i quali tendenzialmente spiccava, con la sua camminata fiera e il suo portamento altero. Ma probabilmente si era trattenuto più del dovuto negli spogliatoi per aggiustarsi – o, meglio, spettinarsi – i capelli.
«Lils, tu verrai, vero?» la riscosse Mary e le scoccò un’occhiata interrogativa.
«Oh, ma certo» si sbrigò a rispondere, abbozzando un sorriso. Se mai riuscirete a trovarmi nella bolgia infernale che si scatenerà dopo questa partita.
Mentre seguiva le amiche, dirette agli spalti, rivolgendo di nuovo sguardi a destra e a manca, sentì una mano sfiorarle il braccio. Era un tocco gentile, per nulla importuno, rifletté lì per lì, ma poi si rammaricò di averlo solo pensato, quando vide a chi apparteneva.
«Un bacio portafortuna, Evans?» domandò James, con il solito sorriso sghembo. Era smagliante nella sua divisa rosso e oro e non perdeva occasione per scarmigliare la chioma corvina.
Lily inarcò un sopracciglio e rise divertita. Impertinente, come sempre. Insopportabile, come sempre.
«Occhio a non cadere dalla scopa, Potter» rispose ammiccando e lo lasciò di stucco diritta agli spalti.
Marlene poi le avrebbe raccontato di come James fosse rimasto a contemplare la sua figura allontanarsi dietro le compagne e avesse sospirato qualcosa come: “Ah, quella donna è pazza di me”.