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Autore: Malefica5    08/09/2015    3 recensioni
L'Accademia per Aspiranti Campioni non è un luogo in cui tutti possono accedere e sono in pochi quelli ad ultimare il percorso formativo con successo. Vladimir, come ogni ragazzo della sua età, ha molti grattacapi a cui pensare ma, talvolta, ci sono fardelli troppo pesanti con cui dover convivere.
Fanfiction for fun ispirata alle nuove skin Academy di Vladimir, Ahri, Darius ed Ekko.
Genere: Demenziale, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahri, Altri, Darius
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Arrivo di fronte alla porta della classe senza avere troppi altri fastidi (cosa molto strana per gli standard dell’Accademia) ma, proprio quando sto per posare le dita sulla maniglia, mi accorgo che qualcosa non va. Mi guardo intorno e capisco di essere all’interno di una strana cupola opaca poco rassicurante.
Impreco a bassa voce e sento un «PISTAAAAAAAA!» Che si avvicina pericolosamente.
Non ho tempo per reagire: una forza invisibile mi immobilizza e un’ombra mi si avventa contro gettandomi a terra con una botta terribile.
Quando mi riprendo, mi rendo conto di essere steso sul pavimento; la cartella è caduta e tutti i libri sono sparsi per il corridoio. Mi afferro il braccio dolorante e una risatina fastidiosa mi costringe a guardare nella direzione da cui proviene. Appoggiato allo stipite della porta della classe, con fare strafottente, un ragazzo dalla pelle scura sta ridendo di me, assieme al suo strano clone azzurrognolo ed evanescente.
«Wow Vladdy, non sapevo che volessi imparare a volare, ma mi sembra che tu debba perfezionare la tecnica!» E si mette a ridere ancora più forte.
Che razza di figura! La rabbia che mi sta montando dentro è molto difficile da contenere,  ma non gli darò soddisfazione. Stringo i denti: dannato ragazzino di Zaun…
«Molto, molto divertente, Ekko.» Comincio a raccogliere i libri e penso già alla mia vendetta: “Me la pagherai, prima o poi, eccome se me la pagherai…”
Proprio in quell’istante mi raggiungono alcune risate femminili e sento dei passi che si avvicinano. Tre delle ragazze più belle dell’Accademia stanno passando per il corridoio proprio nel momento in cui sono intento a raccogliere i fogli sparsi degli appunti di “Strategia militare nella Landa” del professor Xin Zhao. Che cosa terribilmente disdicevole…
Con vergogna noto che si sono fermate di fronte alla mia classe, da quel punto non posso sperare di passare inosservato, così decido di sbirciare cosa stanno facendo per capire se si sono accorte di me. Miss Fortune fa scoppiare il suo chewing gum e mi rivolge un’occhiata disgustata in quello stesso secondo. Katarina ravviva i suoi capelli rossi e continua a ignorarmi.
Deglutisco.
Ahri si sta controllando il trucco con il suo specchietto tascabile. Forse non mi noterà.
Non finisco neppure di formulare quel pensiero che i suoi splendidi occhi da volpe si alzano e si posano proprio su di me. Arrossisco e abbasso il capo, ricominciando a raccogliere le mie cose.
Quell’Ekko e i suoi occhialetti rotondi devono sparire dalla faccia di Runeterra: nessuno può permettersi di umiliarmi così. Mentre architetto il mio piano, delle dita affusolate dalle unghie perfettamente curate si posano sul dorso della mia mano, che aveva appena raggiunto la copertina di un libro.  Non ho dubbi su chi sia la proprietaria di quelle piccole opere d’arte.
Ahri mi sta sorridendo.
«Vladimir, cos’è successo? Si tratta di uno scherzo di Ekko, vero? Dai, ti aiuto a sistemare!»
Il mio cuore perde un colpo per essermela ritrovata tanto vicina.
«No, non ho bisogno dell’aiuto di una ragazza.»
Oh no.
L’ho fatto di nuovo.
Ahri… Beh, lei è uno splendido AB positivo e ho una fissa per lei sin dal primo anno ma, ogni volta che le parlo, finisce sempre così: la offendo involontariamente. Eppure ho sempre le migliori intenzioni. Questa volta, per esempio, volevo solo evitarle di disturbarsi per me.
Ma lei non capisce.
Gonfia le guance, contrariata «Se è così, allora addio!», si alza e raggiunge le sue amiche che adesso mi guardano con la più schifata delle loro espressioni. Le bisbigliano qualcosa, sicuramente offese rivolte al sottoscritto, poi la salutano e si allontanano mentre lei entra in classe.
La campanella suona: devo sbrigarmi.
Finisco di raccogliere in fretta le ultime cose e attraverso anch’io quella maledetta porta.
Stamattina non avrei dovuto alzarmi dal letto.

  
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