9. capitolo
“L'amore che dura più a
lungo è l'amore non
corrisposto.”
.William Somerset Maugham, Il taccuino
dello scrittore, 1946.
Avrebbe volute essere ovunque tranne che
li,quel giorno. Sapeva di essere ancora indisposto per
l’effetto che l’abuso di
alcool aveva avuto su di lui. Sentiva la testa farsi sempre
più pesante e
picchiettare ogni volta che Richard sfogliava un foglio oppure sbatteva
magistralmente qualcosa sulla sua scrivania da lavoro. In quel momento
provava
solo odio per quell’uomo e cercava di premere sul buon senso
che sempre lo
aveva accompagnato nel non prendere la rincorsa e ucciderlo a suon di
pugni.
Lo detestava.
Detesava tutto di lui.
Detestava le sue mani che toccavano
ciò che
lui voleva toccare.
Detestava le sue labbra che baciavano
ciò
che lui voleva baciare.
Detestava i suoi occhi perchè si
specchiavano in quelli in cui voleva specchiarsi lui.
Detestava il suo nome,perchè veniva
chiamato amore mentre il suo sarebbe rimasto quello del caro e fidato
Robert.
Si portò indietro i capelli castani
per
fermare l’impulso di mettersi a piangere proprio davanti alla
persona che gli
aveva portato via tutto.
No,non l’avrebbe avuta vinta. Leda si
sarebbe accorta di che mascalzone era, e lui ,da bravo cavalier
servente
l’avrebbe salvata e avrebbe mantenuto la promessa.
La promessa che sarebbe stata sua.
“Robert…” il
ragazzo venne riportato alla
realtà e al suo mal di testa dalla voce del suo principale,
che notò che lo
guardava con un certo sconcerto. Si alzò andando verso di
lui nel prendere i
contratti che aveva preparato e che dovevano essere firmati. Sperava
che fosse finita
li mentre li porgeva nella sua valigetta quando Richard si
accostò alla sedia
per guardalo meglio.
“Avete bisogno di altro?”
disse freddo
sperando che lo congedasse ma sapeva benissimo che i fermi occhi
azzurri erano
pronti ad una conversazione che sapeva di non poter portare a termine
in quelle
condizioni.
“Dovrei dirlo a voi,non mi sembrate
in
forma.” Richard lo guardava tra il divertito e
l’incuriosito. Non aveva mai
visto il suo avvocato preso dai postumi di una sbornia. E dalle
occhiaie nere
che aveva sotto gli occhi immaginò che fosse stata davvero
uno sbronza con i
fiocchi.
“Sto benissimo,posso andare o avete
ancora bisogno dei miei servizi?”
Richard lo guardò di nuovo e Robert
provò una scarica di adrenalina che era pronto a colpire ma
si ricordò del
patto che aveva appena stipulato e sapeva che quel sorriso cinico e da
uomo
vittorioso sarebbe durato ancora poco.
“Volevo chiedervi un ultima cosa e
poi
sarete libero di andare a casa a riposarvi…”
Robert sorrise al commento sarcastico
ma cercò di non cadere nella sua trappola e fece cenno con
la testa di dirgli
quello che doveva.
“Il patrimonio di Leda,che fine ha
fatto?” si accese un sigaro mentre guardava
l’espressione stupita che il
ragazzo gli stava rivolgendo. Ci aveva preso. Robert sapeva
più cose di quanto
pensasse e in quel momento ebbe la conferma che Robert conosceva Leda
da molto
più tempo.
“Non capisco di quale patrimonio
parliate visto che la ragazza ne è totalmente sprovvista.
Era questo che
volevate, una ragazza senza soldi e senza famiglia.”
Posò la valigetta per
terra tornando a sedersi. Sapeva che quella conversazione avrebbe
portato a
qualcosa di molto più complicato.
“Una ragazza consigliata da
voi.”
“Una ragazza richiesta da
voi.”
Insistette alzando il tono provocando un sorriso di scherno in Richard.
“Robert,non sono un ingenuo e troppe
volte vi ho visto guardare la mia fidanzata con un fare che non aveva
nulla da
avvocato o da una persona estranea ai fatti. Chi
siete,davvero?”
“La vostra fidanzata?”
sorrise mentre
si accorgeva che si stava innervosendo troppo. Stava inizando a sudare
e odiò
la figura ancora impostata e priva di ogni sentiment che Richard gli
stava
riservando. Ai suoi occhi sembrava un bambino alla prima cotta o un
bambino che
aveva rubato qualcosa e si stava subendo la ramanzina dal padre. Ma la
parola
fidanzata fu troppo per lui. Perchè giocava così
con i sentimenti di Leda?
Perchè aveva messo in atto quel piano diabolico?
Quel piano dove lui era stato il primo
complice.
“Certo,la mia Fidanzata. Leda
è la mia
fidanzata e futura sposa. Lo avete forse
dimenticato?”Poggiò i gomiti scoperti
sulla scrivania incrociando poi le mani per appoggiare il mento. Sapeva
che
quella posa avrebbe messo di più in risalto il valore della
sua frase e
soprattutto voleva sapere cosa tenesse segreto Robert.
“Richard…” e
rise divertito facendo per
un attimo vacillare la sicurezza dell’uomo.” Credo
che chi abbia dimenticato lo
scopo di questa faccenda,siete voi. Vogliamo rivedere insieme il
contratto
stipulato tra di noi e i motivi per cui Leda è stata portata
qui?Dovrei averli
proprio qui con me…” e come un bambino prese la
valige e iniziò a cercare
lentamente il fascicolo di cui parlava. Sapeva che aveva usato
l’arma giusta e
lo capì da come l’uomo si girò di
scatto verso la finestra senza dire una
parola.
“Avete fatto tutto
voi,signore.” Disse
per poi vederlo sospirare.
“Io,io…credo di
amarla.” Il suo cuore
sapeva che quella frase non predvedeva il credo ma in un certo senso
era come
una barriera,una sicurezza o un meschino indizio a ricordargli che lui
non
poteva amarla.
“Non fatemi ridere,Richard. State
davvero resentando il ridicolo.” Si alzò sapendo
di aver esagerato nel mancare
di rispetto al suo superiore ma in quel momento non riuscì a
fare altro. Non
poteva sentire un parola di più sulla questione e
soprattutto non poteva
sentire la parola amore pronunciata dalle labbra di un cinico uomo come
lo era
Richard.
“Non osate mancarmi di rispetto,vi
ricordo la vostra posizione.” Sbattè le mani sulla
poltrona facendo mostra
della rabbia che provava in quell momento. Lo aveva infastidito anche
se sapeva
bene che Robert aveva tutte le ragione per essere duro nei suoi
confronti.
“Perdonatemi ma sapete che ho
ragione.
Che cosa avete intenzione di fare se tornasse?”.Quelle parole
furono come una
secchiata di acqua ghiacciata addosso. Non ci aveva più
pensato,Leda gli aveva
fatto dimenticare il perchè stesse facendo tutto quello.
“Potrebbe non
tornare…” disse in un
filo di voce sgranando gli occhi.
“Già…potrebbe.
Vi lascio, so che voi e
la vostra fidanzata avevte il pic-nic dei ricordi da buttare. Con
permesso.” E
così dicendo prese la valigetta per poi dargli le spalle
sorridendo vincente.
***
“Siete sicuro di voler andare?Mi
sembrate turbato.” Leda si lisciò
l’elaborato vestito pomeridiano che aveva
deciso di indossare per quella occasione. Erano stati invitati al
famoso
pic-nic della Contessa Brithe in cui una volta all’anno
dedicava una giornata
in cui bruciare qualcosa che ricordasse un momento spiacevole o a cui
dire
addio. Leda non aveva fatto i salti di gioia quando Richard le aveva
proposta
quella giornata ma sapeva che certi inviti non potevano essere
rifiutati,nemmeno per la sua paura per il fuoco.
“Dolce Leda, sto bene, non vi
angustiate
per me.” Richard era seduto nel salottino del piano di sotto
in attesa che
arrivasse la carrozza per portarli all’evento del giorno.
Nemmeno la bella
visiona di Leda riusciva a distorglielo dalla conversazione che aveva
avuto con
Robert la mattina. Non faceva altro che pensare alle sue parole e a
quanto si
sentisse in colpa nell’aver coinvolto una persona innocente.
“Davvero,Signore,non riesco proprio a
non stare in pena per voi.” Richard guardò quel
visino preoccupato e allungò
una mano per farle segno di avvicinarsi. Lei,come se fosse un marinaio
incantato dal canto della sirena,si mosse senza volerlo e si
aggrappò a quella
grande e forte mano fino a quando non si sentì spingere
verso di lui e
arrossire quando lui l’abbracciò appoggiando la
testa sul suo petto. Sentì il
cuore battere forte,le sembrava un bambino indifeso che era corso da
sua madre
nel farsi consolare. Essere più alta di lui e appoggiare il
collo sulla sua
testa le era sembrata la cosa più dolce e piacevole del
mondo.
“Leda, voi curate la mia anima che
è
nera come il mare in una notte di tempesta.”
Leda al suono di quelle sofferenti
parole prese accarezzarli i capelli,come se quella fosse la cura per la
malattia insolita di cui era stato colpito.
“Sono un uomo
spregievole…” disse
ancora per poi sbuffare quando Leda allontanò il petto dal
suo viso per
guardarlo confusa per le parole che le aveva detto. Richard le prese la
bella
mano dalle lunghe dita affusolate e pensò che avesse delle
mani a cui era stato
dedicato un suono.
“Perchè dite
questo,signore?” nella sua
voce c’era un tono di rimprovero che non gli dispiacque.
“Mi avete di nuovo chiamato
Signore.”
“Perchè dite delle cose
sciocche,Signore.” E si staccò da lui come se non
fosse più meritevole della
sua presenza. Leda era confusa,non aveva mai visto Richard in quello
stato
anche se da una parte la sua strana indifesa le riempiva il cuore di
tenerezza.
Ormai si era arresa al suo amore e non vedeva l’ora di
diventare sua moglie e
di essere sua con anima e corpo.
“Non dico cose sciocche,Leda. Anche
voi
una volta avete detto che ero spregievole.” E sorrise
tristemente pensando che
Leda avesse capito come fosse già dal loro primo incontro.
“Bhe,non siete la persona migliore di
questo mondo….” Disse alzando gli occhi al cielo
facendolo ridere di gusto
sapendo che lo stava prendendo in giro.
“Ma siete la persona migliore per
me,Richard.” E smisero di ridere facendo rinascere
quell’aria piena di
trasporto e passione che li circondava quando si dichiaravano
così importanti
parole. Richard si alzò e si avvicnò a lei per
abbracciarla forte. La strinse
così tanto che Leda ebbe paura di non riuscire a
sopravvivere ma in
quell’abbraccio sentì quanto Richard soffrisse e
quanto le fosse riconoscente
per quello che gli aveva detto. Ricambiò facendogli capire
che l’amore che
provava per lui era forte e immenso.
“Perchè vi sentite
spregievole?” continuò
a dirgli mentre lui la staccava da se per poi darle un buffetto sulla
guancia.
“Perchè vi sto portando
nel fuoco.”
“Non dovete preoccuparvi per me, se
sono vicina a voi e lontana dal fuoco starò
bene.”Leda gli accarezzò una
guancia e subito dopo venne annunciato loro l’arrivo della
carrozza. Leda gli
sorrise e Richard si sentì il peggior carnefice di tutti i
tempi.
***
Robert osservava il fuoco ardere nel
grande parco della Contessa Brithe mentre il chiacchierio degli
invitati gli
invadeva fastidiosamente la testa. Non sarebbe dovuto stare li ma sua
fratello
aveva insistito che andasse al suo posto in quanto era stato preso da
un
incarico urgente. Osservava il fuoco come se fosse una
divinità a cui dare un
sacrificio.
“Robert,non siete troppo vicino al
fuoco?”
“E voi non siete troppo ardita
nell’intufolarvi qui?” cercò di lottare
contro l’impulso di prendere da bere
per via della sbronza che aveva ancora nelle vene.
“Tranquillo,sono solo di
passaggio.Giusto per dare conferma a quello che è successo
ieri.”
“Siete maleducata,non mi rimangio mai
una promessa.” Robert sobbalzò quando le si
parò davanti come un felino che
aveva appena adocchiato la sua preda.
“Robert,è questo il vostro
problema. Voi
le promesse le mantenete sempre.” E così dicendo
depositò un casto bacio sulle
sue labbra per poi osservarlo con i suoi freddi e calcolatori occhi
verdi.
Angolo autrice:
Bene,credo che già da qui si cominci
a
capire cosa sta per succedere. Il nostro Richard ha ammesso i suoi
sentimenti e
Robert,il buon Robert, sta tirando fuori la parte più
cattiva di se stesso.
Bhè,in amore si fanno cose
spregievoli.
Loro lo sanno bene.
Ringrazio di cuore a chi continua a
leggere e chi lascia un commento a questa pazza e surreale storia.
Alla
prossima :)