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Autore: Peach Blossoms    10/09/2015    2 recensioni
Episodio che vede come protagonista Heiji. Il giovane detective di Osaka si trova a dover affrontare un caso pericoloso: due uomini misteriosi sembrano avere un conto in sospeso con lui e bramano vendetta. Heiji dovrà scoprire chi sono questi uomini, ma soprattutto dovrà proteggere Kazuha.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VI
“La fine di un incubo”

- “Non fare la stupida” la rimproverò Heiji, chiudendo la portiera della macchina sulla quale si trovava Kazuha, “ho chiesto a mio padre di mandare qui qualcuno che ti riporti a casa sana e salva”. Ringraziò il poliziotto, dipendente di suo padre, e si girò per tornare da Shinichi che se ne stava in disparte.
Avevano seguito un sentiero che li aveva condotti fuori dal bosco, ora non restava che trovare i due rapitori e arrestarli una volta per tutte. Il peggio sembrava essere finito.
La ragazza si sporse dal finestrino dell’auto e prese Heiji per il braccio - “Non voglio tornare a casa! Devo rimanere, anche io sono coinvolta quanto te!” replicò, strattonandolo.
- “Smettila di fare i capricci” continuò lui “sistemo questa faccenda e poi prendo il primo treno per Osaka, contenta?”
- “Heiji ha ragione”, si intromise Shinichi, “è meglio che tu vada subito a farti visitare da un medico”.
La ragazza abbassò lo sguardo, in segno di resa. “ok” sospirò.
Heiji appoggiò i gomiti sul finestrino e le baciò la guancia. “non ti preoccupare, ci vediamo stasera” sorrise, per poi voltarsi nuovamente in direzione dell’amico.
Stai attento, Heiji sussurrò in pensiero, mentre lo vedeva allontanarsi. Si toccò la guancia, sentiva ancora il bacio di Heiji stampato sulla sua pelle, poi con due dita si sfiorò le labbra. Sorrise: non vedeva l’ora di rivederlo.
           
                                                                                                ***

Shinichi raccontò ad Heiji  le sue supposizioni riguardo al caso: il collega del signor Mitsuhiko venne a sapere che l’uomo aveva utilizzato i soldi della compagnia per pagare certi debiti personali; Shinichi aveva scoperto, infatti, che il signore aveva il vizio di giocare d’azzardo. Il collega, allora, decise di dimettersi dall’azienda e rompere il contratto, in questo modo, essendo socio fondatore, gli sarebbe spettato metà del ricavato annuale. La signora Aoi, venuta a conoscenza delle intenzioni dell’uomo, spinse il marito a commettere l’omicidio. Ma il signor Mitsuhiko era un uomo dal carattere debole e per nulla autoritario, infatti, una volta di fronte al collega, non ebbe il coraggio di sparare. La moglie, che lo aveva seguito, vedendo il marito in difficoltà, gli prese la mano con la quale teneva la pistola e lo costrinse a premere il grilletto. Con tre colpi in testa, uccisero il collega, dopo di che nascosero la pistola nel bosco. Durante le indagini,a causa delle continue domande incalzanti di Heiji, il signor Mitsuhiko perse la calma e travolto dai sensi di colpa, fu sul punto di confessare il delitto commesso. Ma la signora Sakuro, colpevole quanto il marito, sfruttò le sue debolezze e con una crudele strategia psicologica, lo condusse al suicidio. Così la colpa dell’omicidio venne addossata unicamente all’uomo.
- “la nostra rapitrice è colpevole di un doppio omicidio” concluse Shinichi.
- “si, è tutto chiaro” sorrise Heiji. “e le prove?”
- “mentre ero nel bosco sono inciampato in una piccola buca, ho scavato e ho trovato un pistola, la stessa utilizzata per commettere il delitto. Ma la cosa interessante è che tra il grilletto ci sono ancora dei capelli, che scommetto appartengono alla donna.”
Heiji, usando il cellulare dell’amico contattò la polizia di Kyoto, spiegando la situazione. Ora poteva farlo, il mistero intorno alla morte di Mitsuhiko Sakuro era stato svelato e siccome era libero, Shinichi non doveva più fingere di essere lui. La polizia accettò subito di collaborare e indicò loro l’indirizzo di casa della signora Aoi.
Non appena la donna aprì la porta e si trovò davanti Heiji Hattori, impallidì.
“Tu.. tu dovevi essere morto”, balbettò indietreggiando. Maledì di essersi fidata di quell’idiota di Yooto, per la seconda volta l’uomo di cui era innamorata aveva fallito e toccava a lei sistemare la faccenda. Si ricompose e tornò ad essere la donna fredda e calma di sempre. “Devo ammettere che sei un tipo tosto” disse, mostrando un sorriso beffardo.
“Signora Sakuro, il suo giochetto è finito. Sappiamo tutto, le conviene arrendersi e venire con noi” Heiji rispose fermamente alla sfida lanciatagli dalla donna. Shinichi se ne stava in disparte, pronto però ad intervenire qualora Heiji ne avesse avuto bisogno. La donna li fece accomodare in casa, promettendo che avrebbe raccontato tutto. Li fece sedere sul divano e dopo avergli offerto un the, cominciò a raccontare.
- “è vero. Sono stata io a convincere mio marito ad uccidere quel traditore. Ci aveva ingannato, aveva intenzione di rubarci parecchi soldi e io questo non potevo permetterlo …”
I due detective ascoltavano con attenzione ogni singola parola della donna, aspettando il momento giusto per agire. Dal suo modo di atteggiarsi, intuirono che stava nascondendo qualcosa sul divano dove si era seduta, probabilmente un’arma.
- “… quando vidi mio marito immobile come una statua davanti a quell’uomo, capì subito che non lo avrebbe ucciso, così intervenni io e terminai ciò che lui aveva cominciato”, accennò una risata, “ma poi quell’imbranato volle confessare tutto, così fui costretta a spingerlo a suicidarsi. Gli dissi che l’amavo e che se si fosse ucciso, io lo avrei seguito. Povero illuso, pensava davvero che mi sarei tolta la vita”. In quel momento si mostrò quale era: una donna egoista e crudele.
- “è un peccato che non possiate raccontarlo alla polizia” continuò lei “non vi credevo così stupidi. Davvero vi siete fidati di una persona che ha già tentato di uccidervi?” spostò il cuscino del divano, prese una pistola e la puntò sui due giovani.
- “non le conviene signora. La polizia è qui fuori, proprio dietro la sua porta, sta aspettando solo il nostro segnale per irrompere in casa.” Heiji si tolse la giacca e indicò la tasca, “vede, qui ho nascosto un microfono. Hanno ascoltato ogni parola del suo splendido racconto. Per lei è finita, si arrenda”.
La donna poggiò la pistola per terra, dovette rassegnarsi. L’espressione sul suo volto era cambiata, ora si poteva leggere solo tanta delusione. “potete venire”, disse Shinichi. La polizia entrò in casa e arrestò la signora Aio, che confessò dove si trovava il suo compagno. Entrambi vennero portati in caserma e il caso venne finalmente archiviato.
- “Grazie Kudo” Heiji gli mise una mano sulla spalla “ci sei sempre quando ne ho bisogno”.
Shinichi rise affettuosamente “In fondo sei il mio migliore amico! Sai, credo dovresti essere così diretto anche con Kazuha”
- “Già fatto Kudo, già fatto…”

                                                                                         ***

Erano le 21.00 di sera. Kazuha era tornata a casa da qualche ora ormai, il medico le aveva medicato le ferite e le aveva consigliato di stare a riposo per qualche giorno. Aveva fatto la doccia, si era messa il pigiama e ora si preparava per coricarsi.
Guardò il cellulare un ultima volta. Heiji non aveva ancora chiamato, probabilmente il caso aveva richiesto più tempo del previsto oppure aveva perso il treno per Osaka e aveva dovuto aspettare il successivo. Avrebbe voluto chiamarlo, ma temeva di apparire troppo invadente.
Poggiò la testa sul cuscino, era stanchissima!  Abbracciò il suo orsacchiotto e si addormentò.
TOC! TOC!  qualcuno bussava alla porta. Kazuha lo aveva sentito, ma credendo stesse sognando, tornò a dormire.
- “Kazuha, mi apri?” ma la ragazza non rispose, era completamente persa nel mondo dei sogni. “Va beh, io entro!” gridò, spalancando la porta. Si aspettava di trovare Kazuha che lo aspettava ansiosa a braccia aperte e magari, di ricevere un bel bacio appassionato. Invece l’unica cosa che ricevette fu un orsacchiotto di peluches, dritto in faccia.
- “Mi hai svegliata! Oh, stavo dormendo così bene” sbuffò, nascondendo la testa sotto il cuscino. Heiji scoppiò a ridere, “tu dormi ancora con il peluches? Non ti facevo così poppante!”
Lei rispose con un altro sbuffo. Heiji si avvicinò e si sedette al suo fianco.
-  “Volevo solo dirti che sono arrivato” disse, dopo essere tornato serio. Kazuha tirò fuori la testa:  aveva i capelli elettrici a causa dello strofinio con il cuscino e sul viso era apparso un sorriso. Heiji le accarezzò i capelli e non appena le sfiorò il viso, le sue gote assunsero un colorito roseo.
- “Aspetti qui con me fino a che non mi addormento?” glielo chiese con una dolcezza tale che Heiji non poté che dire di sì. Lei gli fece spazio e lui si sdraiò vicino. Si sentiva al sicuro, nessuno poteva farle del male se con lei c’era Heiji. Lui continuò ad accarezzarla dolcemente, baciandole la fronte. Questa volta non volle spingersi oltre, era un momento magico, tenero. Desiderava solo coccolarla e sentire il suo profumo, voleva fissarlo sulla sua pelle. Tante altre volte era rimasto accanto a lei, guardandola addormentarsi, ma quella volta fu diverso, sentiva qualcosa in più: forse la consapevolezza di appartenersi, di trovarsi ancora vicini il giorni dopo, di amarsi. Si sentì uno stupido, aveva avuto davvero il bisogno di sentirsi in pericolo di vita per rendersi conto di amarla? Eppure lei glielo dimostrava ogni giorni, attraverso i piccoli gesti quotidiani.
L’incubo dei giorni passati era finito, erano stati giorni terribili, certo, ma avevano condotto i due ragazzi ad un nuovo meraviglioso inizio.
- “Ti amo, piccola Kazuha”.
  
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