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Autore: Sel Dolce    12/09/2015    4 recensioni
≪ Non far ingelosire la Luna ≫ diranno molti degli studenti di Hogwarts, perché si sa che la Luna può essere molto vendicativa quando la si sminuisce nella sua bellezza.
Lily Luna, insieme all'inseparabili Hugo Weasley e Caroline Westwood, affronterà il quinto anno ad Hogwarts dopo essere stata lasciata dall'affascinante Logan McLaggen.
Scorpius Malfoy, seguito dal suo unico amico Ethan Nott, si ritroverà nei guai per colpa di quest'ultimo e riuscirà a chiarire i suoi sentimenti sulla piccola di casa Potter.
E mentre Lily e Albus studiano nelle sicure mure di Hogwarts James Sirius affronta l'addestramento per diventare Auror con la più insopportabile Purosangue che abbia mai incontrato ma che per ben sette anni è stata la sua compagna di banco e di punizioni: Katherine Moon.
Il Signore Oscuro non risorgerà, i Mangiamorte sono tutti reclusi ad Azkaban, ci sarà solo una persona un po' squilibrata con manie di grandezza e la dominanza del Sangue Puro.
Riusciranno i nostri protagonisti a riportare la pace nelle loro vite trovando finalmente la felicità?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hugo Weasley, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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CAPITOLO TREDICI – Moon Manor

 

 

Katherine si svegliò indolenzita, non erano passate nemmeno ventiquattrore da quando era stata salvata e tutta la felicità che aveva provato era svanita e la vergogna per aver baciato James così, davanti a tutti, le fece andare il volto in fiamme.

Si coprì la faccia con la mano fasciata cercando di darsi un contegno e per trovare il coraggio per parlare con Ginny di una cosa che l'angosciava da molto tempo. Storse il naso al pungente odore di sangue che proveniva da lei stessa, alcune ferite dovevano non essersi ancora rimarginate.

Scivolò di lato finendo per guardare il muro a pochi centimetri dal suo viso, si strinse le braccia al petto stringendosi addosso anche la pesante coperta che la signora Weasley le aveva fatto avere quando aveva accenato al fatto che faceva freddo.

« Calmati. » sussurrò al suo cuore che aveva iniziato a battere come un forsennato rischiando di schizzarle fuori dal petto. Aveva paura di quello che sarebbe successo da quel giorno in futuro, temeva di dover andare in tribunale per la processione di Caesar e di quello che poteva nascere da tutti quei mesi di violenze.

Sentiva la voce di James oltre la porta mentre parlava con il padre, il quale gli stava intimando di vestirsi e andare con lui in centrale perché lui doveva lavorare e il figlio proseguire l'addestramento. Rise udendo le lamentele del ragazzo che accussava un forte mal di testa e una possibile diarrea esplosiva.

Qualcosa esplose seriamente e Katherine immaginò chi.

« Muovetevi o farete tardi. » ecco la voce autoritaria di Ginny, era stata sicuramente lei a far esplodere il povero ragazzo che quella notte aveva baciato, pure con un certo trasporto. Si coprì fin sopra il naso sentendo le guance colorarsi di rosso, anche se nessuno poteva vederla.


Caroline si svegliò tra le braccia di Lily che aveva ancora addosso il vestito del ballo, si guardò intorno e notò che la stanza era vuota, nessuna delle altre tre era tornata quella notte. Un senso di panico verso i confronti di Alice si fece largo in lei, ma poi ricordò che era andata al ballo con Hugo, un bravo – per quanto stupido – ragazzo.

Si stirò il pigiama con le mani e andò verso lo specchio per vedere in che condizioni versava il suo viso. Gli occhi rossi e gonfi spiccavano e la facevano sembrare una zombie di prima classe, le labbra erano screpolate e le guance avevano ancora l'ombra delle lacrime versate durante la notte.

« No, non posso. » biascicò andando verso la tinozza in ceramica piena d'acqua fredda per pulirsi il viso per poi cominciare a truccarsi usufruendo di una generosa dose di fondotinta.

Un gufo picchiò alla finestra svegliando Lily, la quale lo mandò poco carinamente a farsi un giro dopo aver agguantato la lettera che teneva tra gli artigli. Sulla busta c'era il nome di Caroline e la rossa riconobbe la calligrafia di Albus, trovò poco elegante il tentativo di comunicare con lei tramite lettere, doveva come minimo rischiare di rompersi l'osso del collo tentando di entrare nei dormitori femminili.

« Per te, Genoveffa. » borbottò ancora mezza assonnata, usava il secondo nome della ragazza solamente quando voleva irritarla. Una piccola vendetta per la notte insonne, poi si sarebbe vendicata anche di Albus e nel peggiore dei modi.

« Bruciala, Luna. » ordinò guardandola dal riflesso dello specchio, poteva vedere già le fiamme nelle iridi della ragazza. Terrore, la sua migliore amica incudeva puro terrore e pensò a quel disgraziato di suo fratello che ne avrebbe sofferto più di chiunque altro.

« Leggila almeno. » stupida lealtà tra fratelli, perché non riusciva a non andare sempre in favore del fratello? Adorava Albus – anche se preferiva James – ma spesso si comportava da idiota, peggio dello zio Ron.

« Okay. » acconsentì Caroline afferrando la lettera e aprendola con un colpo secco e Lily notò che la scrittura all'interno era differente da quella sulla busta. Incrociò le braccia al petto aspettando che la bionda dicesse qualcosa.

« Quella... quella stronza! » urlò sbattendo la lettera sul tavolino tondo al centro della stanza. Era furiosa, quella francese le aveva scritto sfidandola e ammettendo le sue colpe dicendo di non pentirsene.

Albus non aveva mentito, era stata lei a baciarlo.

Lily lesse la lettera e divenne rossa in zona orecchie e iniziò a togliersi furiosa l'ingombrante vestito turchese. In meno di due minuti indossava un maglione rosso con ricamata la sua iniziale in oro e una paio di jeans a zampa d'elefante, i capelli racconti in una coda alta e disordinata perché la dolce concessione di Minerva era limitata a ieri sera, tutte le ragazze dovevano tenere i capelli legati o pena di detrazione punti.

« Andiamo a parlare con quell'idiota di una francese. » esordì impugnando la bacchetta, doveva vendicare come minimo otto ore di sonno.


Rose sorrise stringendo la mano di Ethan, l'aveva perdonata, aveva visto tutto e non si era minimamente scomposto. L'aveva abbracciata sussurrandole che andava tutto bene, che tutti facevano degli errori e che non doveva incolparsi.

Non avevano dormito, sdraiati sulla riva del Lago Nero in un dolce abbraccio, lei avvolta dalla giacca del ragazzo. Nonostante la neve erano rimasti fuori a parlare con il rumore del lago come sottofondo e infine Rose si era addormentata tra le sue braccia e lui si era sentito l'uomo più fortunato del mondo perché poteva godere del viso addormentato della ragazza che amava, perché lei non era come tutte le altre con cui era stato, non era come Amaryllis che lo usava solo come passatempo.

« Torniamo dentro, stai congelado. » rise leggermente Ethan contro la sua fronte sentendo sotto le mani la pelle congelata della ragazza, le sfregò leggermente per darle calore, era come essere in pace con il mondo, lì sulla sponda del Lago con Rose tra le sue braccia.

« No, sto tanto bene qui, con te. » mentì in parte la ragazza, era certa di non sentirsi più le gambe, ma poco le importava quando poteva rimanere nel posto che le aspettava. Si pentiva una pessima persona per aver causato tutto quel dolore a Ethan e a lei stessa, era stata una totale stupida a negare ad entrambi questa felicità.

« Lascia le bugie ai Serpeverde, Rose, voi Grifondoro non ne siete per niente capaci. » rise Ethan facendola staccare dal suo petto per mettersi in piedi e tirarla a sé stringendola per bene nella sua giacca, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la mani scese automaticamente ad accarezzarle la guancia guardandola negli occhi.

Si chinò quanto bastava per raggiungere il suo viso e finse di volerle dare un bacio per poi correre verso il Castello con la ragazza alle calcagna. Non aveva mai provato l'emozione di giocare in questo modo con una sua fidanzata, se potevano chiamarsi così le ragazze con cui era stato, e il cuore sembrava battergli più forte nel petto. Era questo l'amore? Sorridere come idioti, avere il cuore a mille, gli occhi lucidi di felicità, la voglia di prottegere la persona amata?

Ethan rise, era come se non ricordasse nemmeno dello spiacevole incontro con il fratello Hermann, era di quei momenti che il Serpeverde voleva avere memoria. La sua unica ancora in quei anni era stata la famiglia Malfoy che lo aveva accolto a braccia aperte, l'avevano fatto sentire talmente tanto amato che si era dimenticato di avere un'altra famiglia, ma ora aveva anche Rose e giurò a se stesso che nessuno gliel'avrebbe portata via.


Scorpius si alzò dal suo letto con le ossa letteralmente a pezzi, era distrutto e tutto per una sola notte passata dietro a quel vulcano di Lily, l'aveva trascinato in giro per tutto il Castello dopo aver ballato facendolo finire contro ogni oggetto sulla loro strada, eppure era felice di tutto quel dolore, lo faceva sentire vivo.

Si accigliò notando il letto perfettamente intatto di Ethan e per un attimo pensò che potesse essergli successo qualcosa di terribile, dopo la visita poco gradita della sera precedente. Si obbligò a rimanere calmo ed andare a cercarlo perché non poteva saltare a conclusioni affrettate ogni volta.

Si vestì svogliatamente e notò un pacco sotto il piccolo albero che lui ed il Nott avevano decorato prima della fine delle lezioni, lo prese tra le mani e lo portò all'orecchio, come se dentro potesse esserci una bomba ad orologeria. Rise di se stesso e si sbattè una mano sulla fronte per la sua idiozia, chi mai gli avrebbe mandato una bomba?

Lo scartò con attenzione e la prima cosa che vide fu un bigliettino di color avorio, sopra era scritto con inchiostro rosso mentre la firma era in oro.

 

Non sarà bello come quelli di mia nonna Molly, ma volevo farti un pensiero.

Lily

 

 

Sorrise e indovinò immediatamente cos'era il suo regalo, ormai i maglioni di nonna Molly erano famosi ad Hogwarts con tutti quei Weasley e Potter che li portavano. Ringraziò il cielo che non fosse rossa, ma di un bellissimo verde smeraldo e la sua iniziale in argento. Era ben fatta anche se si potevano notare benissimo l'inizio e la fine del lavoro per quanto era impastrocchiato il lavoro, ma non gli importava.

Se la mise e gli stava bene, forse giusto le maniche erano un po' lunghe, ma nel complesso era perfetta per lui. Sorrise guardandosi allo specchio, nonostante Lily l'avesse demoralizato definendolo come un ottimo amico lui non voleva rinunciare, no, lui avrebbe lottato per conquistare il cuore della rossa e sperò che il suo regalo le fosse gradito, ci aveva impegato giorni per trovarlo.

Si preparò per bene e prima di uscire per andare alla Sala Grande scrisse ai suoi genitori facendo loro gli auguri.

La colazione si svolgeva unicamente ad un tavolo dato che erano in pochi, quelli di Hogwarts, mentre quelli delle altre due scuola ne occupavano altri, perfino la McGranitt insieme ad altri professori sedeva con loro, durante le feste diventavano tutti più flessibili e cercavano di farsi compagnia.

Educatamente fece gli auguri a tutti entrando e si mise seduto per puro caso vicino ad Albus, il quale fissava con sguardo vuoto il suo piatto. Non disse nulla e cercò di non farsi prendere dal panico, spezzò un pezzo di pane al latte e lo bagnò con la cioccolata calda mentre con la coda dell'occhio osservava il fratello della ragazza che amava. Sembrava un vero e proprio zombie, come quelli di un film babbano, ed immaginò che la colpa fosse la sua fidanzata, sicuramente avevano litigato e non si meravigliò più di tanto.

Caroline Westwood aveva un carattere molto particolare, provenendo da una famiglia nobile di Serpeverde spesso era venuta ai ricevimenti al Malfoy Manor e sua madre, Astoria, quasi si strappava i capelli per quanti guai combinava. Da quando la conosceva gli aveva rotto come minimo quindici vasi di porcellana cinese, ma infondo le stava simpatica, non si comportava come le altre che obbligavano loro stesse ad essere delle stronze colossali solo per far felice il papà Serpeverde.

Alcune ragazze lo stavano guardando bisbigliando tra loro e la cosa lo faceva letteralmente andare pazzo, odiava quando le persone parlavano di lui perché dicevano sempre cose cattive e delle assolute bugie. Nessuno lo conosceva, ma tutti gli puntavano il dito contro ed ore che era uno dei Campioni riceveva più attenzioni del necessario.

Affondò imbarazzato il viso nel suo cibo cercando di non sentire cosa stavano dicendo, osservò con estrema attenzione la goccia di cioccolato che pendeva sull'estremità del pane, era così assorto che gli prese un infarto quando sentì Albus parlargli.

« Bel maglione. » sorrise debolmente il ragazzo e Scorpius non poté crederci, Albus Severus Potter stava cercando di fare conversazione, con lui!

« Grazie, me l'ha fatto... » e qui si bloccò andando ancora di più nel panico, non poteva di certo dirgli che la sua amorevole e dolce sorella gli aveva fatto un maglione con le proprie mani, avrebbe potuto pensare che stavano insieme e farlo fuori insieme al padre per aver solo posato lo sguardo sulla ragazza.

« Lily, lo so. » rise sotto i baffi il ragazzo, anche se si sentiva male per Caroline nulla gli vietava di prendersi un po' gioco di Malfoy. Vederlo arrossire in modo esagerato lo mise a dura prova, sentiva le risate – ma quelle proprio forti a piene polmoni – cercare di uscire, ma non poteva farlo, Lily lo avrebbe ucciso.

« Oh, bene, sì, me l'ha fatto tua sorella. » farfugliò il biondo e si schiaffò una mano in fronte, preferiva decisamente quando nessuno gli parlava, almeno evitava di dimostrare all'umanità quanto idiota fosse. Non c'era ombra di dubbio, l'Universo doveva avercela con lui, perché era impossibile che in tutti i momenti in cui poteva sporcarsi i pantaloni rovesciando la cioccolata calda – bollente, ora che la sentiva meglio – doveva proprio accadere mentre Lily entrava seguita da Hugo e Alice.

« Sorellina, buon Natale! » urlò Albus sventolando la mano per farsi vedere provocando il totale panico di Scorpius perché non sapeva come affrontare la ragazza e timoroso di vederla senza il suo regalo.

« Buon Natale a voi. » rispose Lily includendo nel suo augurio anche il Serpeverde che la guardò sorridendole e lo vide, lì, semi–nasconto dal maglione rosso. Le aveva regalato una catenina d'oro che aveva un serpente e la testa di un grifone come ciondoli. Arrossì lievemente cercando di non mostrare quanto fosse contento di quel dettaglio.

« Bel maglione, Malfoy. » esordì Hugo regalandogli un occhiolino, ma guadagnandosi una tripla gomitata da parte dei suoi amici. Era impossibile resistere alla voglia di prenderlo in giro, non con un maglione del genere addosso, quello era uno stampo Weasley e vederlo sul ragazzo lo faceva ridere, anche perché gli stava bene.

« Grazie, anche il tuo non è male. » rispose educatamente guardandolo dritto negli occhi, come a sfidarlo, e l'altro non “afferrò il guanto” limitandosi a scrollare le spalle. Scorpius si passò una mano sulla fronte, era così difficile chiedere una colazione in tranquillità? Prima c'era sempre Ethan ad infastidirlo, ora lo squadrone di Lily.

I tre arrivati si sederono silenziosamente, ma sorridenti, tutti notarono Hugo e Alice tenersi la mano sotto il tavolo e Lily ringraziò i Fondatori per quello, il suo cervello ora poteva vivere senza i loro continui disagi.

Albus parlò del più e del meno con la sorella e di tanto in tanto domandava anche a Scorpius, più che altro per sapere se non avesse fatto qualcosa di disdicevole la sera precedente, mentre Hugo e Alice mangiavano in silenzio lanciandosi di tanto in tanto degli sguardi.

« Al, per favore, falla finita, lo imbarazzi! » esordì Lily sorridendo mesta al fratello che insisteva per sapere a che ora l'avesse riaccompagnata al Dormitorio e dove avesse messo le mani. A dir poco imbarazzante.

« Ora che non c'è James il compito degli interrogatori è passato a me. Poi, seriamente, devo invece ricordarti le domande che faceva il fratellone a quel cretino di Logan? » e no, Lily non voleva ricordarle, quel pazzo di James aveva anche preparato del Veritaserum da somministrargli per sapere tutta la verità.

« Ce le ricordiamo tutte, Albus caro, Amanda News ha scritto un articolo tutto per loro per l'edizione di gennaio. » rispose la voce calma e soave di Caroline alle sue spalle. Aveva i capelli fuori posto ed una guancia rossa, ma sorrideva soddisfatta e Albus si meravigliò tanto che per poco gli occhi non uscirono dalle loro orbite.


Una volta appurato che in casa ci fosse solamente Ginny, Katherine decise di scendere in cucina coprendosi bene, faceva particolarmente freddo lì dentro. Fortunatamente aveva trovato i suoi vestiti nell'armadio della stanza, James si era occupato per farle trovare tutto per farla sentire a suo agio, era proprio un bravo ragazzo ai suoi occhi.

Guardò imbarazzata la donna che sorseggiava tranquillamente il suo tea al limone leggendo l'edizione del giorno della Gazzetta del Profeta, interessata particolarmente alla rubrica sportiva. Quel giorno non sarebbe andata a lavoro e Molly aveva deciso di approffitarne per uscire con Arthur per una passeggiata a Diagon Alley.

Katherine si annunciò schiarendosi la gola e Ginny le sorrise piegando il giornale per metterlo via, pronta a preparale una cospicua colazione in quanto la ragazza era diventata troppo magra durante il periodo di prigionia. Le ossa erano diventate evidenti da sotto la pelle, potevano contarsi perfettamente tutte le coste e Katherine quando si guardò allo specchio si sentì incredibilmente brutta e pensò che James non l'avrebbe guardata come prima.

« Dormito bene? » le domandò mettendo del caffè su fuoco ed azionando il tostapane. Si sistemò i capelli dietro le orecchie e si appoggiò al ripiano della cucina per guardarla sederci con estrema lentezza alla tavola. Teneva le mani unite in grembo, lo sguardo basso ed un leggero tremore delle labbra, Ginny provò tenerezza nel guardarla e sperò che Harry riuscisse a far finire quel verme a vita dentro Azkaban.

« Sì, molto bene. » rispose la Moon continunando a fissare i cerchi di legno del tavolo, non riusciva a sostenere lo sguardo della donna, si sentiva così sporca. Sentiva come di non meritarsi di essere ancora in vita, non aveva mai fatto nulla di buono nella sua vita: era stata smistata a Grifondoro, riempiva di disonore la sua famiglia, si era innamorata di un Mezzosangue, si era ribellata per il matrimonio combinato, aveva causato la loro morte. Perché era ancora in vita?

« Okay, Katherine, cosa ti turba? » le domandò Ginny mettendole davanti la colazione, e la guardò come guardava Lily quando aveva un problema. Con lo sguardo di una madre amorevole.

Katherine sussultò sorpresa, non pensava che glielo avrebbe chiesto, solitamente sua madre rimaneva indifferente davanti al suo disagio e non le prestava ascolto quando esternava le sue paure, si limitava al liquidarla con un movimento della mano dopo averla lasciata parlare, come se quello fosse sufficente, come se fosse un animale che non meritasse una risposta.

« Io... ecco, sono molto a disagio per chiederle questa cosa. » ammise la ragazza afferrando una fetta di pane tostato con mano tremante, cercando di spalmare sopra di essa della marmellata alle fragole « Ecco, io ho un problema. » aggiunse guardandola tra le ciglia e Ginny la fissò accigliata, aveva così tanti problemi che non sapeva a quale si stesse riferendo « Un problema da donna. » specificò sperando che capisse, dirlo ad alta voce sarebbe stato troppo imbarazzante.

La Potter sussultò e sorrise, pensava a qualcosa di peggio, ma tutti sapevano cosa significava problemi da donna, forse c'era pure nel vocabolario come un termine da unico significato, ma preferì chiederle « Ti sono iniziate le mestrauzioni? »

« No, da due mesi. »


Ethan tornò in camera con un sorriso trionfante e trovò ad accoglierlo il suo migliore amico, in dolce compagnia. Si chiese come diavolo avesse fatto a farla entrare, ma ormai poco gli importava, poteva anche essere una sua allucinazione quella di vedere la Potter seduta a gambe incrociate sotto il loro albero di Natale con un cappello dai gusti discutibili e un pacco di cioccolatini in grembo che mangiava insieme al biondo.

Forse doveva andare da Madama Chips, scusarsi per tutte le battute che aveva fatto sul suo conto, e farsi fare una bella visita perché ora vedeva Scorpius con un maglione alla Weasley, eppure la sera prima non aveva bevuto niente di particolarmente pesante perché non voleva rischiare di fare cavolate con Rose.

Si ritrovò a ridere da solo battendosi una mano sulla faccia, quella era sicuramente un'allucinazione, non dormiva da più di ventiquattrore, iniziò a spogliarsi per mettere il comodo pigiama di flanella e coricarsi quando venne brutalmente schiantato al muro.

Si tenne la testa in una mano imprecando ad alta voce perché – a quanto pareva – si stava togliendo i pantaloni davanti alla (quasi) ragazza del suo migliore amico nonché cugina adorata della sua fidanzata.

Oddio, sentiva una grande soddisfazionenel chiamarla in quel modo, finalmente ce l'aveva fatta e Scorpius avrebbe dovuto ammettere che era lo scapolo d'oro di Hogwarts per essere riuscito a fidanzarsi con Rose Weasley senza dover usare qualche pozione come quel simpatico del suo compagno di stanza gli aveva suggerito quando aveva scoperto che era follemente innamorato della ragazza.

« Che modi sono? » domandò gemendo di dolore, non provò nemmeno a mettersi in piedi, sarebbe strisciato fino a letto con lo smoking e si sarebbe addormentato lasciando a Scorpius il resto della stanza sperando di non dover sentire suoni compromettenti che avrebbero fatto arrossire di rabbia Albus Potter.

« Ti stavi togliendo i pantaloni, Ethan! » urlò quest'ultimo cercando di non avventarsi sul suo stupido migliore amico, ora Lily sarebbe scappata, se lo sentiva e le avrebbe dato pure ragione, per la miseria!

« Pensavo di star sognando ad occhi aperti. » si giustificò il Nott guardandosi le punte delle scarpe laccate, tentando di nascondere il largo sorriso che aveva stampato in volto per non dare spiegazioni e raccontare tutta la storia e, soprattutto, quello che aveva visto nei suoi ricordi. Cavolo, ancora non ci credeva che Rose era stata sul suo letto, insieme a lui, a baciarsi e l'aveva toccata. Il Paradiso, ecco cos'era stato.

« Ethan » sospirò sconsolato ed abbattuto il suo amico « ti sei ubriacato? » e come poteva farsi sfuggire un'occasione del genere senza dover raccontare tutto davanti alla cugina della sua ragazza? Annuì energicamente battendo le mani.

« Tu mi capisci sempre, grazie amico. » rispose e si infilò sotto le coperte finalmente al caldo, il suo cuscino aveva ancora l'odore di zenzero della Grifondoro e si lasciò cullare fino a finire tra le braccia di Morfeo, ignorando il richiamo di Scorpius che sicuramente voleva fargli uno di quei discorsi paterni che solo Draco poteva permettersi.


« James! » urlò sorpresa Ginny vedendo suo figlio entrare dalla porta della Tana con al seguito il padre e lo zio. Buttò un'occhiata all'orologio – quello vero – e notò che era ora di pranzo, lei ovviamente non aveva preparato nulla. Era appena tornata a casa, aveva fatto appena in tempo a togliersi la giacca dalle spalle.

« Mamma. » salutò il figlio depositandole un tenero bacio sulla guancia destra, come faceva sempre, per poi andarsi a sedere a tavola, meravigliato di non trovare il suo pranzo ad aspettarlo.

« Non dovevate prazare fuori, oggi? » domandò la donna al marito, le braccia incrociate al petto e un fianco leggermente più in alto dell'altro. Harry deglutì, quella era la posa!

« James voleva tornare a casa per... andiamo, non farmelo dire, sai perfettamente perché siamo qui. » le rispose il fratello, anche lui deluso di non vedere un bel pollo cotto al forno a tavola. Si guardò intorno alla ricerca di sua madre, ma sembrava non essercene ombra, nemmeno il vecchio Arthur era lì. Scosse le spalle “Uscita romantica!” pensò andando dal nipote per avere qualcuno con cui lamentarsi.

« Ginny... » provò a dire Harry, cercando di giustificare il comportamento di loro figlio, ma venne brutalmente afferrato per il colletto della divisa e portato all'esterno, in giardino.

« Harry abbiamo un problema. » disse usando un tono serio, ma Harry si lasciò sfuggire una risata e un “E quando mai non ne abbiamo?” ricevendo un'occhiata di fuoco. Decisamente amava sua moglie e quando faceva così ancora di più, almeno era sicuro che nessuno sarebbe riuscito a farla franca con lei.

« Katherine » iniziò e il nome attirò subito la completa attenzione dell'Auror « potrebbe essere incinta. Abbiamo parlato questa mattina e non le arrivano da due mesi, sono andata in una farmacia babbana, ora è in bagno. » gli spiegò guardandolo per intimargli di non dire nulla al loro bambino, sapevano i sentimenti che provava per quella povera ragazza e non erano sicuri che sarebbe riuscito a sostenere la notizia che fosse incinta.

« Quel bastardo... » disse a denti stretti serrando i pugni, non vedeva l'ora di portarlo in processo per sentirgli infliggere la pena peggiore di cui disponevano, quasi rimpianse di essere riuscito ad eliminare il Bacio del Dissennatore insieme ad Hermione.

« Ora vado da lei, voi mangiate quello che trovate in frigo e andate via immediatamente, ci siamo capiti? » e detto questo sparì dentro casa, poi su per le scale diretta in bagno.

Quando vi entrò dentro trovò Katherine seduta a terra a gambe incrociate, otto bastoncini disposti in fila davanti a lei. Si era portata un orologio da polso per controllare quanto tempo passava e inutile dire che lo controllava ogni due secondi perché esigeva di vedere il risultato, doveva sapere ed anche in fretta.

Ginny si fece piccola vicino a lei, non fiatando, aspettando che fosse lei a parlarle e così fu.

« Se dovessi essere incinta » cominciò con voce tremante perché anche solo l'idea le faceva una paura pazzesca « lo terrò, nonostante sia di Caesar. » concluse meritandosi un'occhiata sorpresa da parte di Ginny, la donna si aspettava che volesse abortire nell'eventuale perché sicuramente quel bambino le avrebbe ricordato per ogni giorno della sua vita le violenze subite.

« Lui non è responsabile di niente. » aggiunse senza staccare gli occhi dai otto test « Io non posso uccidere un innocente, non sono un'assassina e non lo darò via, perché è anche parte di me. » ammise e afferrò il primo test dopo aver controllato l'orologio. Era arrivata l'ora della verità.

Tutti e otto positivi, non c'erano dubbi, era ufficialmente incinta. Katherine cominciò a piagere cercando di trattenersi, le mani strette in pugno cercando di non tremare.

« Ora non mi vorrà più, non è così? » domandò guardando per la prima volta Ginny da quando era entrata e la donna sapeva a chi si riferiva. Scosse la testa passandole un braccio sulle spalle e una mano si depositò sulla guancia in una lenta carezza.

« James ti vorrà, ti ha sempre voluta. » disse e non era una bugia per farla sentire meglio, quante volte era andata a Hogwarts dopo un richiamo dalla preside per vederli seduti nell'ufficio della McGranitt? E lei vedeva, osservava suo figlio lanciare occhiate da sotto le ciglia alla sua compagna di Casa mordendosi un labbro e trovò in lui un po' di Ron, quante volte aveva fatto piangere Hermione quell'idiota di suo fratello.

« Devo dirglielo, giusto? » chiese tirando su con il naso cercando di darsi un contegno, non le piaceva esser vista debole, anche se lo era.

« Solo se tu vuoi. » e ovviamente Ginny si riferiva a quel giorno, forse quella settimana, ma poi la pancia sarebbe cresciuta e tutti l'avrebbero vista.


« Come sei caduta in basso, Alice. » sputò velesono Derek, afferrandole il braccio. L'aveva seguita per tutto il giorno e finalmente si era staccata dal suo gruppo per andare da sola nei bagni e lui non aveva perso l'occasione.

« Mai quanto te. » rispose la ragazza fulminandolo con i suoi occhi color ghiaccio. Si era sentita il suo sguardo addosso da quella mattina, ma non aveva detto nulla ad Hugo per evitare risse come quella dell'ultima volta. Si sentiva una stupida per essersi messa con lui, tutto per far ingelosire quell'idiota del suo attuale ragazzo.

« Hai giocato con me, non è vero? » domandò il ragazzo tirandola a sé, i loro corpi così vicini da sembrarne uno unico e Alice lo sentì talmente bene che mentre cercava di divincolarsi sentì l'impellente bisogno di vomitare, nemmeno quando stavano insieme si era mai permesso di farle sentire in quel modo la sua eccitazione.

« Sei una poco di buono, Alice, te la farò pagare nei peggiore dei modi. » sibilò al suo orecchio mentre lentamente la lasciava andare la presa per permetterle di andarsene. Si leccò le labbra godendo dell'espressione scossa della mora e si sentì ancora più eccitato. Il suo era un modo di amare strano, gli piaceva la violenza, avere chi sottomettere al suo volere.

« Devi stare lontano da me, Derek, non lo dirò una terza volta. » rispose la Grifondoro digrignando i denti, poi si girò e continuò verso la sua strada a passo svelto e la mano corse alla tasca della toga per stingere la bacchetta, pronta a colpirlo se l'avesse toccata di nuovo.

Fortunatamente non ce ne fu bisogno.


Caroline passò le mani sulla schiena di Albus mentre quest'ultimo le baciava il collo. Sospirò pesantemente godendosi tutte le attenzioni che il suo ragazzo le stava regalando e se ne fosse uscito un succhiotto non l'avrebbe di certo coperto come suo solito, giusto per far vedere ad Amaryllis che Albus era solo suo.

« Vacci piano. » biascicò quando sentì la schiena cozzare contro il muro di quel corridoio poco usato. Anche se era stata lei poche settimane prima a premere perché succedesse qualcosa di più, ma ora sentiva che era ancora troppo presto e ringraziò con tutto il cuore che Albus l'avesse fermata.

« Ogni cosa che vuoi. » sussurrò il ragazzo staccandosi dal collo della bionda e non scherzava, avrebbe fatto di tutto per lei, dopo esser stato per meno di dieci ore senza di lei è stato talmente male da aver compreso realmente quanto è forte il suo amore.

Le posò le mani sui fianchi e la strinse a sé aspirando il suo profumo fresco, sorrise contro la sua pelle, felice di averla di nuovo, anche se sapeva che la francese non si sarebbe certamente arresa.

La baciò sulle labbra, il cuore che batteva forte e si sentì un dodicenne alla prima cotta che finalmente si fidanzata con la ragazza dei suoi sogni, tornò a sentirsi più ragazzino che uomo.

Voleva tanto parlare con James, chiedergli consiglio, perché lui era il suo fratellone e anche se non era mai stato seriamente impegnato sapeva che poteva fornirgli preziosi consigli.

Chiuse gli occhi assaporando il gusto delle labbra di Caroline, era un Natale fantastico.


Lily rise di cuore mentre si sporgeva per pulire il naso sporco di cioccolata di Scorpius, vi passò sopra il dito indice e per sbaglio lo graffiò con l'unghia. Il ragazzo cercava di guardarsi il naso chiedendosi come si fosse sporcato perché era sicuro di non aver mai portato la sua barretta di cioccolata così in alto per potersi sporcare.

La rossa ancora vicino al suo viso fece una cosa che lo sorprese: lo baciò e Scorpius quasi ci rimase male perché le labbra color fragola si erano posate sulla gunacia, la guancia! Non le labbra e lui desiderava ardentemente poterle toccare con le proprie.

« Ora scappo, sicuramente Hugo mi sta aspettando per l'annuale partita a scacchi di Natale. » disse alzandosi in piedi, la gonna lunga fino alle caviglie scese composamente, le calze nere ancora in vista fino a poco più sotto delle ginocchia. Afferrò la sua scopa e aprì la finestra della stanza, un po' d'acqua del Lago si riversò all'interno finendo sulla faccia di Ethan senza però svegliarlo, il ragazzo era caduto in un sonno profondo.

Scorpius le sorrise, per la prima volta felice che la sua stanza non fosse nei profondi sotteranei, così aveva un modo per passare del tempo con Lily senza essere guardato dall'alto in basso da altri. Le prese la mano prima che potesse volare via e la strinse, gli occhi incatenati in quelli nocciola di lei, non disse nulla. Semplicemente la stava guardando cercando di ringraziarla, perché lei rendeva la sua vita ad Hogwarts migliore. Le labbra di distesero in un sorriso, sarebbe rimasto lì con lei anche per sempre, ma Lily doveva andare e quindì lentamente lasciò andare la mano cercando di tenere il contatto anche con le punte delle dita.

Quando chiuse la finestra tornò a sedersi vicino all'albero, osservò le carte lasciate a terra con ancora il sapore di cioccolato per la gola. Ancora stentava a crederci: lui, Scorpius Malfoy, aveva passato il Natale con Lily Potter.

Gongolò felice muovendo la testa su e giù, decisamente quella era stata la giornata più bella della sua vita è, Dio, non era nemmeno il suo compleanno. Guardò Ethan dormire e immaginò di schioccargli un bacio sulla guancia per ringraziarlo perché era merito suo se Lily ora passava molto tempo con lui.

Prese dalla tasca dei pantaloni la piccola pergamena con scritto l'indizio per la seconda prova e lo rilesse attentamente, doveva allenarsi negli incantesimi, forse anche nel combattimento corpo a corpo, ma la cosa che lo preoccupava di più era l'ultima parta, quelle che parlava di seppellire.

Nel suo caso si parlava di Lily, perché diamine, dovevano sempre mettere nel mezzo le persone che ami, come a vedere se un mago riesce a rimanere lucido quando una persona importante è in pericolo. Lui non poteva farcela, quando si parlava di Lily non riusciva a ragionare.

« Al Diavolo. » borbottò afferrando il libro di Incantesimi, doveva assolutamente imparare tutti gli incantesimi di autodifesa, ma soprattutto quelli di attacco perché aveva come la strana sensazione che anche a questo Torneo ci sarebbero stati i draghi e Salazar non volesse che gli capitasse quello più violento.


Katherine rimase sdraiata sul suo letto, una mano sulla pancia e pensava. Pensava talmente tanto che tutti avrebbero potuto sentire il suo cervello sul punto di scoppiare. Era incinta. Chiuse gli occhi con forza, una vita stava crescendo dentro di lei ed era terrorizzata, come poteva amare un figlio senza mai essere stata amata? Sarebbe stata un disastro, non sapeva come fare la madre, non aveva nessuno da cui prendere esempio.

Si girò dando la faccia al muro e si tirò le coperte fin sotto il naso, odoravano come James. Voleva parlargli, dirgli tutto e pregarlo di perdonarla perché era tutta colpa sua, James solo una povera vittima che si era innamorato della persona sbagliata. Sospirò stringendo la mano sul ventre, piegò le ginocchia cercando di stringersi il più possibile su se stessa.

Sentì distrattamente Ginny entrare nella stanza, il rumore della tazza da tea e cucchiaino. Le piaceva la singora Potter, era calma ma anche molto decisa, non si lasciava mettere i piedi in testa, ma soprattutto non la stava forzando a raccontare tutto a James, le stava dando il suo tempo.

« Katherine » la chiamò andando a sedersi sul bordo del letto « ti senti bene? » le domandò premurosa, una mano a carezzarle i lunghi capelli rossi. Dopo essere uscite dal bagno l'aveva accompagnata nella cucina ormai vuota per farla pranzare, ma non aveva toccato cibo, la notizia le aveva chiuso lo stomaco.

« No. » rispose sincera mentre si girava lentamente per poterla guardare « Signora Potter, voglio tornare a casa mia, oggi stesso. » disse e non le importava se così facendo sembrava un'ingrata verso la famiglia che l'aveva salvata ma morte certa, ma non voleva più pesare sulle loro spalle. Aveva solamente bisogno del suo spazio e ricominciare a vivere pensando a suo figlio.

Ginny inarcò un sopracciglio squadrando il viso di Katherine, aveva un'espressione molto seria e lei non voleva obbligarla a rimanere da loro, dopo anni di prigionia era ovvio che volesse iniziare a pensare alla sua vita senza avere qualcuno che le negasse qualsiasi cosa. Da quando aveva quindici anni Katherine non aveva più preso una singola decisione, era tutto passato nelle mani di Caesar e i suoi genitori non avevano fatto nulla per evitarlo.

« Adesso, se non le dispiace. » aggiunse dopo attimi di silenzio, spostò leggermente le coperte scoprendo le gambe magre e piene di graffi, erano così sottili da far impressione a Ginny.

« Non ti fermerò. » rispose la Weasley alzandosi per lasciarla scendere « Ma lì non c'è nessuno che ti aspetti e possa prenderti cura di te, potrai farcela? » le chiese cercando di non essere scortese, non voleva certo sminuire le sue abilità, ma sapeva che avrebbe avuto bisogno di aiuto e lei era disposta a darglielo.

« Posso farcela da sola, grazie per la preoccupazione. » disse la ragazza con tono brusco, iniziando a vestirsi con un abito pesante, sicuramente stava nevicando e non poteva prendere ancora freddo, rischiava di mettere in pericolo il suo bambino.

Si fermò posando una mano sul ventre, era soprendente come adesso ogni sua azione fosse collegata al bene della vita che portava in grembo, si preoccupava più per essa che per la sua stessa salute.

« Posso farcela. » ripetè più a se stessa che a Ginny. Afferrò le sue poche cose e le infilò nella borsa che la donna le aveva passato senza guardarla, non voleva farlo. Prese da sotto il cuscino la sua bacchetta e prima di sentire il tipico strappo sotto l'ombelico udì le parole di Ginevra.

« Prima o poi dovrai dirglielo. »


Caesar si guardò le mani incatenate con un sorriso sulle labbra, non riusciva a nascondere la sua felicità perché tutto stava andando secondo i piani. Ghignò compiaciuto perché quelli sciocchi pensavano veramente che sarebbe bastato togliergli la bacchetta per porre fine ai loro piani, non avevano preso in conto l'intera schiera di uomini che in quel momento stavano pianificando la sua fuga uccidendo chiunque intrarci loro.

Rise forte attirando alcune guardie che si limitarono a guardarlo stranito, mentre quasi si piegava in due dalle risate, piccole lacrime a imperlargli gli angoli degli occhi.

« Illusi. » ripeteva tra le risa e non smise nemmeno quando sentì qualcuno entrare nella sua cella. Poteva riconoscerne l'odore, era inconfondibile.

« Smettila. » gli intimò l'Auror puntandogli contro la bacchetta, ma il ragazzo sapeva perfettamente che non l'avrebbe usata, andava contro ogni suo principio torturare un detenuto.

« Ti ho detto di smetterla! » ripeté più forte e questa volta Caesar sentì la punta della bacchetta toccargli il collo e decise di farla finita volandosi per guardare l'Auror Potter che accompagnato dall'Auror Weasley e moglie si stavano accomodando su due sedie fatte apparire da loro stessi.

« Quale onore, tutti e tre i Salvatori qui per me. » disse divertito posando lo sguardo sull'unica donna nella stanza, lo sguardo malizioso percorse l'intero corpo di Hermione e poi come uno scatto si passò la lingua sulle labbra.

Ron si schiarì la gola facendogli spostare l'attenzione su di lui, geloso ed infastidito da quell'uomo che osservava la sua sposa. Si sbottonò la giacca, la stanza era troppo calda e non riusciva a rimanerci. Non si sarebbe mai abituato ad entrare in quelle celle opprimenti.

« Domani sarai sottoposto al giudizio del Wizengamot. » cominciò Hermione tirando dalla borsa un fascicolo pieno di documenti « Sei accusato di: omicidio, violenza carnale, rapimento e crimine contro l'umanità. » aggiunse leggendo ogni punto segnato sul foglio.

Caesar rimase immobile, il sorriso scomparso dalle labbra. Non poteva essere vero, lui aveva bisogno di più tempo, solitamente per ottenere un processo ci voleva più di una settimana. I suoi uomini non avrebbero fatto in tempo a salvarlo.

« Per il tuo caso, spiacevolmente, sarà inclusa anche la pena di morte se i giudici lo terrano necesario. » borbottò infastidita la donna.

« Mi vuoi vivo? » domandò stupito l'uomo sbloccandosi dal suo stato di riflessione. Inarcò dubbioso un sopracciglio nascosto dai folti capelli neri. Credeva che tutti lo volessero morto, soprattutto James.

« La morte sarebbe troppo facile, per te, feccia. » rispose Harry, prendendo per la prima volta parola « Lo sai cos'hai fatto? » domandò, le narici che si dilatavano per la rabbia.

« Ho fatto molte cose, Harry. » disse dandogli del tu, come per dirgli che non riusciva ad intimorirlo e che non gli portava rispetto. L'uomo tuttavia non si scompose, non era certo il primo detenuto che si comportava così.

« A Katherine, le hai fatto una cosa orribile. » precisò il Potter e notò che il nome della ragazza aveva attirato l'attenzione dell'altro, ma non sembrò preoccupato. Strinse i pugni cercando di non picchiarlo, non era un diciottenne come suo figlio che poteva permettersi di mettergli le mani addosso con la scusa di essere un adolescente in preda alla rabbia.

« Pensavo fosse morta dopo tutto quel sangue che ha perso. » borbottò Caesar appuntandosi che una volta uscito da lì – perché ci sarebbe riuscito ad ogni costo – l'avrebbe uccisa con le sue stesse mani spezzandole il collo, quella ragazza gli aveva portato solo guai e l'aveva usata solo come sfogo personale.

« L'hai messa incinta, stronzo. » rivelò Harry e l'espressione disgustata dell'uomo alla notizia gli fece perdere il controllo, tanto che gli saltò addosso per assestargli un pugno sullo zigomo prima di esser stato tirato via da Ron che gli passò le mani sotto le braccia per poi posarle sulla nuca per bloccargli i movimenti.

« Per Merlino, Harry, calmati! » disse Hermione tirando su Caesar per rimetterlo seduto, assicurandosi che non avesse segni evidenti di agressione o il Wizengamot avrebbe aperto un'inchiesta su di lui.

« Dovete ucciderli, entrambi. » grugnì il detenuto pulendosi con il dorso della mano, la sola idea che Katherine partorisse un figlio suo gli faceva attorcigliare lo stomaco, aveva sempre odiato la famiglia Moon e si trovò a pensare al piacere che aveva provato quando aveva ucciso i genitori della ragazza.

Gli pizzicavano le mani, sentiva il bisogno di produrre dolore fisico a qualcuno, tentò di afferrare la gola di Hermione per poterla stringere fino a sentirla esalare l'ultimo respiro. Allungò le braccia quando ormai era troppo tardi, la donna si era allontanata e lui era incatenato.

« Uccideteli! » urlò dimenandosi, i polsi che si graffiavano a causa delle manette, gli occhi spalancati in un chiaro segno di follia che spaventò Ron, non aveva mai visto nessuno comportarsi così. Caesar urlò più forte chiedendo di uccidere Katherine e il bambino che portava in grembo.


« Teddy, ti prego, basta. » ansimò James sdraiandosi a terra, aveva la fronte imperlata di sudore e non si sentiva nemmeno più le braccia e il fatto che Logan – l'ex di Lily – lo stava guardando nnìon faceva altro che aumentare il suo nervosismo.

« Scusami, James, ma non decido io e poi hai talmente tante ore da recuperare che cinquecento flessioni te le meriti. » rispose il Lupin sorridendo sornione, le mani intrecciate dietro la schiena. Guardò il ragazzo distrutto ai suoi piedi che era arrivato solo a duecentosettantasette flessioni e decise di concedergli cinque minuti di pausa e gli passò una bottiglia di acqua e cominciò a guardare McLaggen che si apprestava a scontare la sua pena.

James si mise in posizione fetale cercando di riprendere fiato, lo zio Ron l'aveva praticamente condannato a morte e tutto per non far sembrare agli altri che avesse dei favoritismi dei suoi confronti. Chiuse gli occhi concentrandosi sul suo respiro per farlo tornare normale, ma la mentè vagò per altre vie e si ritrovò a pensare a Katherine.

Doveva ammettere di essere rimasto deluso dal non averla incontrata a pranzo, aveva insistito talmente tanto con suo padre per tornare a casa che si era perfino sentito in imbarazzo per il suo comportamento degno da bambino da scuola dell'infanzia. Cavolo, aveva pure sbattuto i piedi a terra!

Quando aveva chiesto alla madre dove fosse la ragazza lei aveva risposto in quel modo evasivo che odiava tanto, ma aveva preferito non indagare oltre perché si fidava della madre e sapeva che cercava sempre di fare le scelte giuste per lui e i suoi fratelli.

Quasi gli mancava Hogwarts, stare sempre con la sua sorellina per tenerla lontana da quei poco di buono che erano i Serpeverde, ma anche di aiutare Albus in Storia della Magia nei temi assegnateli dal professor Ruf. Ovviamente sentiva anche la mancaza della McGrannit, passava talmente tanto tempo nei suoi uffici che avevano perfino preso una volta il tea insieme, con tanto di biscotti alle mandorle.

« Portami al San Mungo. » biascicò allungando una mano verso il figlioccio del padre, cerando di accendere quel briciolo di umanità che albergava in Teddy, ma con scarsi risutati.

« James, ricomincia. »


Katherine sentì freddo mentre entrava in casa sua, posò la valigia vicino al portambrelli all'entrata. Si strinse nella giacca guardandosi intornò, la casa era vuota da due mesi e nessuno l'aveva pulita, tutto era ricoperto di polvere e non aveva legna con cui accendere il camino.

Salì le scale posando una mano sul muro tracciando una linea immaginaria e guardò i quadri vuoti, i suoi antenati erano andati via e per questo si sentì meglio in quanto voleva dire che sarebbe stata completamente da sola, proprio come voleva lei. Arrivò davanti alla stanza dei suoi genitori e sentì quel poco che aveva mangiato a colazione salirle per la gola, l'immagine della materia celebrare sul soffitto era ancora viva in lei. Scivolò lungo il muro stringendosi le ginocchia al petto, la fronte alta verso il piano superiore e cercava di non piangere, voleva essere forte e capace di andare avanti.

Arrivò alla sua stanza e non la riconobbe, non c'era nemmeno una delle foto che aveva appeso sul piccolo comodino vicino al letto, nemmeno le tende rosse ed oro che la sua famiglia aveva sempre odiato. Era come se qualcuno avesse cancellato il suo passaggio lì e le si spezzò il cuore.

Prese dall'armadio una pesante coperta e si andò a sedere al centro del letto, batteva i denti per il freddo e non pensò nemmeno ad usare la magia per riscaldarsi, si limitò a stringersi il più possibile.

« Andrà tutto bene, stai tranquillo. » sussurrò nel dormiveglia parlando per la prima volta al suo bambino.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ciao!

Come state? Spero bene ^.^

Allora, ecco qui 7569 parole di Non far ingelosire la Luna, un vero parto questo capitolo! Per non contare l'eusarimento nervoso perché l'editor non mi dà mai il rietro, ormai ci ho perso la speranza, combatto con lui da anni ormai.

Che ne pensate? Hum, con Alice voglio far entrare un altro argomento di cui ancora non ho trattato: lo stalking. Ormai tutti sentiamo di quelle povere persone che sono letteralmente perseguitate dai proprio ex, ma che quasi mai trovano il coraggio di denunciarli e la vicenda poi si consuma in tragedia.

E così Katherine è incinta... tranquilli, sicuramente già in molti state scommettendo che perderà il bambino o che Caesar glielo farà perdere, ma no, già ve lo dico, la nostra graziosa signorina Moon avrà un bel bambino di cui prendersi cura e James... be' ancora non so come gli farò prendere la notizia, potrebbe reagire da stronzo, vi avverto.

E basta, non ho più niente da dirvi se non che questo è l'ultimo capitolo che pubblico prima della scuola, quindi aspettatevi aggiornamenti ancora più lenti perché - lo ammetto - sono una secchiona e quindi starò sempre sui libri.

Enjoy your life,

Sel

 

   
 
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