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Autore: anna_styleser    15/09/2015    0 recensioni
Tra nuove amicizie, feste da pazzi, amici, amanti e un passato da dimenticare (ma non troppo), ce la farà Anna ad innamorarsi di Harry Styles?
|Dal primo capitolo|
“Un fulmine non colpisce mai 2 punti nello stesso momento, dicono. Falso. O meglio sì, c’è chi lo dice, ma chi lo dice sbaglia. Una ricerca finanziata dalla Nasa ha affermato che, Roy Clevevland Sullivan: guardia forestale della Virginia, è stato colpito da 7 fulmini in 7 momenti diversi. Così l’amore: non colpisce mai una sola volta una persona, ma potrebbe succedere infinite volte fino all’ultimo respiro della suddetta”.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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LEGGETE L'ANGOLO AUTRICE ALLA FINE PER PIACERE
Tenevo tra le mani la coppietta che ballava presente in quello che era stato il nostro regalo per i 2 anni insieme. Non avrebbe più ballato.
Presi la statuetta e la poggiai sul tavolo. Avrei dovuto portarla da un restauratore o che so io il prima possibile. Delle lacrime scendevano copiose dai miei occhi ma non le bloccai. A volte faceva bene piangere, anche se io piangevo talmente tanto nell’ultimo periodo che anche Patty de “Il Mondo Di Patty” mi avrebbe definita una frignona.
Finii di pulire le ultime cose e salii in camera per riposarmi. Erano ormai le 5 passate, il sole non si decideva a sorgere in quanto era ottobre ed eravamo in Inghilterra. Mi sfilai le scarpe, la maglietta e i pantaloni e mi misi sotto le coperte con addosso solo l’intimo. Era una fissa che avevo fin da bambina: anche in inverno non indossavo mai il pigiama, mi dava fastidio ed era pruriginoso.
Appena poggiai la testa sul cuscino caddi in un sonno senza sogni: solo il buio, il nero più totale nella mia mente.
***
Un raggio di sole fece capolino tra le finestre chiuse e dove si andò a posare pur avendo tutta la stanza a disposizione? Sulla mia faccia naturalmente! Rotolai sul fianco destro all’interno del mio letto matrimoniale e raggiunsi l’ orologio-sveglia che segnava le 3 e mezza di pomeriggio. Mi alzai e indossai solamente una maglietta grigia a maniche lunghe che mi arrivava sotto al sedere.
Andai in cucina a mangiare e trovai Emma seduta a tavola con un piatto di patate davanti mentre beveva qualcosa di giallognolo, molto probabilmente un’aspirina, e Aloisia, sul divano, che guardava la TV mentre mangiava un panino.
<< Buongiorno >> bofonchiai.
<< Giorno anche a te Bella Addormentata >> sghignazzò Aloisia << A che ora sei andata a dormire stamattina? >>
<< Credo fossero le 5 e un quarto quando mi sono addormentata >>.
<< Abbiamo trovato questa statuetta sul tavolo, che cos’è? >> chiese Emma.
<< Si trovava nel Carillon di Adam, si è rotta ieri sera. Sai da chi potrei portarla per farla rimontare sul Carillon? >> . Stavo guardando nel frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare e, a parte un pezzo di torta avanzata ieri, non c’era nulla; Emma scosse la testa.
<< Ragazze dobbiamo andare a fare la spesa: non c’è nulla in questo frigo e mancano anche altre cose per la casa >> . Presi la torta e mi sedetti a tavola con Emma.
<< Io oggi non posso: devo andare da Tom perché ha bisogno di una mano per arredare la sua nuova casa >> si giustificò Emma.
<< Io sono andata la volta scorsa; oggi tocca a te Anna >> disse Aloisia sputacchiando pezzi di panino a destra e a manca.
<< Ok, ok, finisco di mangiare, mi lavo, mi vesto e vado a fare la spesa; ora faccio la lista >> presi carta e penna.
<< Pane, uova, latte, salumi, succo, merendine … >> cominciò Aloisia.
<< Bagnoschiuma, disinfettante, ovatta, carta igienica,  acetone, assorbenti, shampoo, detersivi … >> continuò Emma.
<< Acqua, sapone, dentifricio, pasta, sughi in barattolo, frutta e insalata. C’è altro? >> chiesi.
<< No, non credo >>.
<< Ok – misi in bocca l’ultimo boccone di torta – vado a lavarmi >> . Salii le scale ed entrai in bagno. Mi feci una semplice doccia senza lavarmi i capelli dato che li avevo lavati la sera precedente e mi lavai i denti.
Tornai in camera e indossai le prime cose che avevo visto nell’armadio : una canotta bianca e larga con un taschino grigio jeansato sul seno sinistro, dei jeans blu strappati, delle Converse grigie chiare, una borsa bianca con la tracolla e indossai la collana Tiffany che mi aveva regalato Emma a Natale (l’avevo trovata sul comodino, altrimenti non mi sarei scomodata a cercarla), misi un goccio di profumo e mi  diressi giù.
Presi le chiavi di casa e della macchina, il telefono e la lista, infilai un giacchetto grigio e nero, ed uscii di casa urlando << Io vado >> in modo da avvisare le ragazze.
Presi il Suv BMW nero che una volta era stato di mio padre e cominciai a guidare verso il supermercato.
Accesi lo stereo e subito riconobbi la canzone che rimbombava nell’abitacolo dell’automobile: era quella che Norman aveva iniziato a cantare ieri sera prima che lo interrompessi; devo dire che era alquanto bravo, come anche gli altri ragazzi, ma non erano il mio genere.
Circa 10 minuti, una serie di lotte con la radio che era impazzita e aveva alzato il volume a 40 proprio mentre veniva trasmessa una pubblicità riguardante un’edizione del kamasutra tascabile e degli sguardi scioccati dalle vecchiette che passavano accanto alla mia macchina, arrivai all’unico supermercato che, anche di sabato, era aperto dalle 4 fino alle 8 circa e svoltai a sinistra nel parcheggio per posizionare la macchina al solito posto, ma purtroppo notai che quello, come tutti quelli intorno ad esso, era occupato.
La giornata non cominciava nel migliore dei modi, sebbene fossero le 4 e mezza di pomeriggio.
Dovetti parcheggiare più lontano del solito, e questo significava solo una cosa: più strada da fare con i sacchi della spesa pieni. Sbuffai leggermente incamminandomi verso l’entrata e prendendo il carrello prima di dirigermi verso il reparto macelleria.
C’era più trambusto del solito al supermercato, e dei gruppi di ragazzine urlanti si muovevano come se fossero divisioni militari tra le corsie, manco avessero perso le loro mammine … puah!
Sentii un paio di loro nominare le parole “idolo” e “dobbiamo trovarlo” e da ciò capii che qualcuno dei loro “salvatori” gironzolava per il supermarket … la mia fiducia nelle nuove generazioni stava finendo sempre di più nel cesso!
 Va bene essere fan di un attore, o un cantante, ma dire che questo ti ha “salvata” mi sembra ridicolo. E poi da cosa ti avrebbe salvata? Dalla “cattiveria del mondo che ci circonda”? Ma per piacere … la cattiveria c’è, con o senza il tuo idolo, non sparisce solo grazie a delle belle parole o ad un bel film. Almeno, in quel momento la pensavo così, non sapendo quanto mi sarei ricreduta di lì a poco tempo…
Mi avvicinai allo scaffale sul quale erano in esposizione una ventina di marche diverse di biscotti. Optai per l’ultimo pacco di Cookies dato che a casa ne andavamo tutte matte.
<< FERMA LÌ TU! >>. Alzai di scatto le mani facendo cadere a terra la scatola di biscotti e mi voltai nella direzione della voce.
<< Lascia subito quel pacco di biscotti, non lo vorrai mica sottrarre alla più grande star del pianeta? >>. Era stata una ragazzina alquanto bassa, circa un metro e cinquantacinque, a parlare mentre teneva le braccia incrociate e aveva uno sguardo da stronzetta superficiale sul volto.
<< Scusami? Potresti ripetere? Sai, da qui sù non si sente bene… ah, già! >> dissi alludendo alla sua altezza. Non mi stavano antipatiche le ragazze basse, ma ero stanca, avevo il ciclo e avevo fame, 3 cose che messe insieme mi rendevano più insopportabile del solito. Se poi delle stupide fan di qualche stupida persona famosa si mettevano in mezzo, era la fine.
<< Senti cara, quelli sono i biscotti preferiti della più grande star del globo, vedi di lasciarli a lui >> continuò sempre con quella smorfia in viso.
<< Allora – mi avvicinai un po’ – ti vorrei far rendere conto che stiamo discutendo per un fottutissimo pacco di biscotti, che io sono più grande di te di almeno 6 anni e quindi dovresti provare un po’ di rispetto, neanche tanto, nei miei confronti e che non me ne frega nulla se Eminem è in questo super mercato, io sono arrivata prima, chiaro? E ora evapora con la tua combriccola di moscerini, perché mi dà fastidio il ronzio che è la tua voce nelle orecchie >>. Odiavo dover discutere per cose stupide, ma erano le persone ad istigarmi, e io mi accendevo come una miccia per ogni cosa.
<< Eminem? E chi cazzo se lo fila quel vecchiaccio? Io parlo di veri cantanti >> disse per tentare di risollevare  quell’altezzosità che era stata abbattuta dalle verità che le avevo sbattuto in faccia.
<< Allora, se non è Eminem,non me ne fotte un cazzo, può anche morire di fame per i miei gusti >>, le feci un cenno con la mano e me ne andai.
Mi avviai alla cassa appena finii di prendere le ultime cose sulla lista. Non feci nemmeno quel solito giretto abituale tra gli scaffali per assicurarmi di non aver dimenticato qualcosa, in quanto non vedevo l’ora di ritornare a casa mia e spaparanzarmi sul divano e specialmente perché non mi volevo nuovamente imbattere in una di quelle pazze nervo sclerotiche che venivano chiamate fan girl.
C’erano circa altri 3 carrelli davanti a me: una madre con un bambino che non faceva che piangere visto che probabilmente la donna gli aveva negato di comprare qualcosa, un anziano signore troppo occupato a raccontare la storia di una monetina al nipotino per accorgersi che era quasi il suo turno, e una ragazza abbastanza alta con la coda, le spalle larghe e che indossava un lungo cappotto nero e che trascinava un piccolo carrellino colmo di schifezze.
Le conseguenze della camminata sotto la pioggia del giorno precedente si manifestarono proprio in quel momento con una serie di starnuti che mi fecero perdere leggermente l’equilibrio andando ad urtare la ragazza davanti a me.
Si girò e solo allora mi accorsi che non era una ragazza, ma un carinissimo ragazzo.
Mi rivolse un bellissimo sorriso, al quale però non prestai attenzione, troppo rapita da quegli occhi magnetici, e mi poggiò le mani sulle spalle per aiutarmi a tornare in equilibrio dato che mi ero imbambolata a guardarlo.
<< Ciao, ehm … salute >> disse non smettendo di sorridere e permettendomi di osservare ancora meglio quei bellissimi occhi verdi.
<< Scusami, è tutta colpa del tempo inglese >> feci una risatina nervosa mettendomi una mano dietro la nuca.
<< Non ti preoccupare, non è successo nulla - Continuava a sorridere. – che ne dici di passare avanti così puoi tornare a casa a metterti sotto le coperte per far passare questo raffreddore? >>.
Mi accorsi solo in quel momento che era arrivato il suo turno e che la cassiera alternava gli sguardi tra me e il ragazzo come se non avesse mai visto una ragazza e un ragazzo che parlavano.
<< Stai tranquillo. Non fanno differenza 5 minuti >>. Gli rivolsi un sorriso più di cortesia che altro.
<< Appunto, vai prima tu >>. Non feci in tempo a ribattere che iniziò a mettere le mie cose sul nastro trasportatore.
Gli sorrisi e iniziai ad aiutarlo con la MIA spesa, non potendo non notare il sorrisetto che gli aveva acceso lo sguardo alla vista dei preservativi che Emma mi aveva pregato di comprarle tramite messaggio. L’avrei uccisa appena arrivata a casa: mi aveva appena fatto fare una figuraccia con un ragazzo appena conosciuto.
<< Non ti fare strane idee, sono per la mia coinquilina >> dissi tenendo la testa bassa in modo che i capelli coprissero le mie guance rosse.
<< Io non ho detto nulla >> affermò alzando le mani in segno di innocenza, ma non nascondendo quel piccolo ghigno annunciato dalla comparsa di una delle sue fossette.
Fu la voce della commessa ad interrompermi mentre stavo per rispondere al ragazzo dagli occhi verdi.
<< Sono 57,25 £ >> disse piegandosi e mettendo in mostra la scollatura pressoché inesistente. Sbuffai … poteva una ragazza mettersi così in ridicolo per far colpo con un ragazzo? La risposta era sì!
Presi il portafogli dalla borsa e poggiai la banconota da 50£ sul piattino che si trovava sopra la cassa; aprii l’altro scomparto del portafogli per prendere gli spiccioli, ma mi accorsi presto che ero al verde non avendo altre banconote. Sbuffai alzando gli occhi al cielo e porgendo un sorriso che di vero non aveva nulla alla commessa.
<< Se non ha abbastanza soldi deve lasciare qualcosa >> stava ghignando la stronza, ma non avrebbe ghignato quando le avrei sbattuto le verdure surgelate in faccia, tanto sicuramente non era la prima volta che dei piselli le venivano sbattuti su quel muso da cavallo che si ritrovava. Sorrisi e mi battei le mani da sola mentalmente per aver elaborato questo piano.
Feci per rispondere prima che qualcuno mi interrompesse. Ma oggi avevano tutti il desiderio di farmi perdere la pazienza? Odiavo quando le persone ti interrompevano mentre parlavi, consideravo la cosa un gesto molto irrispettoso nei confronti dell’altro.
<< Faccio io per lei >>. Era stato il ragazzo di poco prima a parlare posando i rimanenti 7,25£ sulle banconote che avevo precedentemente uscito.
<< No, no, no. Rinuncerò a qualcosa, ma riprenditi quei soldi >> misi la mano su quella del ragazzo.
<< Ma dai, sono solo 7£. Il tuo orgoglio non risulterà menomato per questo! >>
<< Non, mi interessa; non voglio avere debiti >>. Non mi piaceva avere debiti con le persone, specialmente quelle appena incontrate e delle quali non conoscevo neanche il nome.
Il tipo fissò la commessa eloquentemente, e lei velocemente prese i soldi e mi porse le buste e lo scontrino.
Riservai uno sguardo omicida al ragazzo rivalutando l’idea delle verdure surgelate decidendo di attuarla anche verso di lui. Sorrise prendendo le buste con le sue cose che intanto erano state registrate non essendo naturalmente consapevole delle idee che mi frullavano per la testa.
Gli voltai le spalle e cominciai ad andare verso la mia macchina con il fumo che usciva dalle orecchie.
Iniziavo ad odiare quel ragazzo sconosciuto. Avrei potuto benissimo lasciare qualcosa risparmiandomi quella scenetta alla cassa, ma No! Deve mettersi in mezzo un tipo a caso che tenta di fare il cavaliere. Non che il suo gesto non fosse stato gentile, ma non mi andava bene.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla ed esercitare una leggera pressione. Mi voltai ed incontrai nuovamente quei due bellissimi occhi verdi. Aspetta … Bellissimi? Ma cosa cazz …
<< Che c’è? Ti ringrazio per il tuo gesto, ma non era necessario. Inoltre ora ti devo un favore e ciò non mi va bene >>, incrociai le braccia al petto con uno sguardo di sufficienza. Le buste della spesa posate sull’asfalto del parcheggio per evitare di staccarmi le braccia considerato il peso.
<< Scusami, solo che è stato più forte di me … comunque non mi devi nessun favore: è stato un piacere >> abbassò un po’ la testa in imbarazzo.
<< Grazie, ma ti sono debitrice in ogni caso, che tu lo voglia o meno >> addolcii leggermente il tono. Mi sorrise e notai un gruppo di ragazze ferme un po’ lontane da noi che ci fissavano mentre parlottavano eccitate … strane teenager!
<< Non mi sta bene la cosa, ma se proprio mi vuoi fare un favore accetta la mia offerta di venire con me a prendere qualcosa di caldo >>. Strabuzzai gli occhi. Non mi aveva appena chiesto di uscire insieme, vero?
 
#AngoloAutrice
Ok, questo capitolo fa cacare, ma non avevo ispirazione!
In compenso però compare un bel qualcuno * faccia “If You Know What I Mean”*
Vedo che la storia non sta piacendo a molti e ciò mi intristisce un po’ : se qualcosa non vi piace ditemelo.
La domanda di questo capitolo è : avete fratelli o sorelle? Io un fratello, ma ha molti amici che per me sono parte della famiglia, quindi è come se ne avessi almeno 15.
Per errori o chiarimenti scrivete nei commenti al lato della storia, oppure contattatemi. Per qualsiasi critica ( pur sempre costruttiva ) o per consigli e scene che vorreste nella storia contattatemi in privato e proverò a rispondere a tutte voi!
volevo augurarvi buon anno scolastico e buona fortuna ( specialmente a chi dovrà fare gli esami). io comincio domani e quindi non so se riuscirò ad aggiornare così regolarmente. mi dispiace molto.
All the love H.Xx
   
 
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