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Autore: _Mahel_    17/09/2015    0 recensioni
Ayla è una ragazza di 17 anni, pigra ma allo stesso tempo curiosa di sapere tutto quello che la circonda. Come in tutte le sue normali giornate, Alya va a scuola ma lungo il suo cammino troverà una piccola casa all'apparenza normale ma all'interno si nasconde un segreto. Pur essendo fifona non si lascia intimorire e seguirà i suggerimenti di una voce che la porterà a conoscenza di un qualcosa di straordinario.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
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Un freddo ma leggero venticello accarezza il mio corpo facendolo rabbrividire, fuori i grilli cantano alla luna che adesso splende nel cielo. Quanto sono rimasta addormentata? Un intero giorno? La brezza va e viene, alcune volte più frequente e altre ci mette un po'. Col naso assaggio gli odori che mi circondano, non sono li stessi di casa, dove mi trovo? Apro la bocca e aspiro la nuova aria che circola nella stanza in cui giacio. Finalmente apro gli occhi, vedo un soffito buio come del resto la camera; a quanto pare è davvero notte. Giro il viso e noto una finestra aperta dalla quale una luce dal colore candido irrompe nella stanza, non è la stessa che vedo dalla mia stanza.. questa è più forte, quasi accecante, non debole e fragile come quella della luna di casa mia. Muovo un poco il corpo e sento una fitta improvvisa al fianco, probabilmente il dolore è dovuto alla caduta di prima ma devo alzarmi comunque, mamma sarà preoccupata. Cerco di tirarmi su e con un po' di fatica mi metto a sedere sull'enorme letto, wao è davvero spazioso; se non fosse che non è mio c'avrei saltato e rotolato per ore.

 Metto i piedi sul pavimento che al primo impatto sembra fatto di.. legno? Ma dove sono finita? Mi alzo e dondolo un poco cercando di arrivare alla porta che si trova a pochi metri da me. Forza ci sono quasi! Non faccio in  tempo a mettere la mano sulla maniglia che qualcuno apre per me, - Oh santo cielo! Che fai in piedi?- una donna anziana mi si presta difronte, è poco più bassa di me ma di lei riesco solo a vedere gli occhi tinti da un colore incantevole, il color lavanda; trattengo il fiato e rilascio dopo un po' - Io...- riesco solo a pronunciare questa parola con un filo di voce sia per lo stupore di quelle iridi che ora mi fissano con preoccupazione che per il troppo sforzo fisico. Forse era meglio non alzarsi così in fretta e infatti il mio corpo cede e cade a terra come un sacco di patate. 

Povera anziana signora, chissà per portarmi di nuovo nel letto quando dovrà sforzarsi. Stupido corpo pigro! Non so dopo quanto mi risveglio ma sento delle voci nell'altra stanza e a quanto pare la donna sta litigando con qualcuno. La porta si apre di botto e rimango immobile come un opossum che ha intravisto il nemico; in pratica faccio finta di essere morta, - Svegliala- dice la stessa voce maschile che ho sentito oggi, - E' ancora debole, le farai tutte le domande che vuoi quando si sarà rimessa- risponde a tono l'anziana; brava vecchietta! Già mi piaci che vuoi lasciarmi dormire. L'uomo o ragazzo che sia sbuffa e lo sento camminare nervoso per la camera; ma vattene! - Se domattina non è in piedi la butto giù dal letto io stesso- detto ciò se ne esce; se solo mi sfiora gli salto al collo e lo mordo non importa se è uno sconosciuto! La povera  donna sospira e mi rimbocca le coperte, deve aver notato la pelle d'oca sulle mie braccia, - Quanta pazienza devo avere con lui- pronuncia queste parole non con odio e stanchezza, sembra neutrale come una madre  che si lamenta del figlio per il brutto voto preso a scuola ma pur sapendo che non migliorerà lo rimprovera comunque, sperando che impari. La vecchietta passa due dita sulla mia fronte delicatamente - Notte- e se ne va chiudendo piano la porta per non disturbarmi. 

Non sembra una cattiva persona, domani la ringrazierò come si deve e tornerò a casa ma adesso ho bisogno veramente di riposare, così mi lascio cullare dal solito venticello che entra dalla finestra soffiando piano sul mio viso.

Qualcosa bisbiglia al mio orecchio e scuoto la mano vicino ad esso in modo da allontanare il rumore come si fa con le zanzare. Sembra non cedere e ancora mi tortura l'orecchio, che rottura! Mi lamento e copro il mio viso con le coperte; così dovrei aver rimediato, - Dici che è sveglia?-  chiede una voce piccola quasi da bambina; mi è famigliare. Apro gli occhi da sotto le coperte ma non riesco a vedere oltre visto che sono molto spesse, - Gli do 5 minuti- ancora quel tizio di ieri! - Avanti Mahin, non fare l'antipatico!- ribatte la tenera vocina. Mahin? E' questo il nome di colui che dovrò mordere? Perfetto! Sento silenzio, se ne sono andati? Abbasso le coperte e scopro solo gli occhi vedendo la stanza vuota.

 Decido di alzarmi visto che ora sto decisamente meglio; trovo le mie scarpe proprio accanto al letto così me le metto e mi alzo in piedi. La stanza è graziosa, sulle pareti ci sono vari dipinti che raffigurano paesaggi immensi, due comodini in legno bianco affiancano il letto dove davanti si trova praticamente la porta. Vado verso di essa e la apro lentamente, vedo una vecchietta impegnata a impastare qualcosa con le mani sul tavolo; rimango ancora dietro la porta e guardo la stanza che a quanto pare sembra essere la cucina, tutto in legno bianco pure il camino vicino al tavolo su cui lavora la signora. Poco più lontano da lei c'è la porta per uscire, sia alla destra che sinistra di questa due enormi finestre scavate nel muro ma che si possono chiudere dall'esterno.

 - Per quanto hai intenzione di rimanere nascosta lì dietro?- sobbalzo alla domanda dell'anziana, come fa a sapere che ero qui? Esco allo scoperto e tengo le mani dietro la schiena imbarazzata - Mi dispiace, non volevo disturbarla- la donna alza il viso e mi sorride dolcemente e io non posso far altro che ricambiare il sorriso - Stai bene piccola?- mi chiede pulendosi le mani allo strofinaccio che ha in vita e avvicinandosi a me - Sì e la ringrazio molto per avermi soccorso, non pensavo che sarei riuscita a.. sopravvivere ad una simile caduta- mi fa accomodare e mi porge dei biscotti caldi con delle scaglie di mandorle che accetto volentieri. - Non ti preoccupare e poi cadendo sopra il povero Mahin è logico che non ti sia fatta niente- ridacchia la vecchietta, la guardo assillata - Sono caduta su qualcuno?- e a quanto pare è l'odioso di prima ma non posso essere maleducata -  Sta bene?- domando un po' preoccupata, ammetto che pur essendo magra peso molto. L'anziana si fa una bella risata e torna a lavorare sul suo impasto - Sta benissimo, ci vuole ben altro per stenderlo quello- tiro un sospiro di sollievo e mangio il primo biscotto. Si scioglie subito in bocca rilasciando il sapore di mandorle - E' squisito- ne mangio un altro - Oh mi rendi molto felice!- sorride nuovamente e comincia a dare forma al suo impasto.

 Resto lì per un po' a guardarla, forse dovrei presentarmi visto che ho praticamente invaso casa sua, mi schiarisco la voce e inizio - Io sono- mi precede subito la donna - Ayla- si volta a guardarmi - Lo so, ti stavamo aspettando finalmente- sono al quanto confusa, come fa a sapere il mio nome? - Come scusi?-, - E' normale che tu non sappia nulla ma tranquilla ti spiegherò tutto più tardi, ora mangia- mi porge un bicchiere di latte ma continuo a guardarla dubbiosa - Non temere- si siede vicino a me - Non abbiamo cattive intenzioni. Il mio nome è Verbena e abito qui- mi spiega tranquillamente, io mi limito ad annuire e a guardare il bicchiere; allungo la mano per afferrarlo ma sento sbattere la porta alle mie spalle. La donna si volta e sorride - Ho sfornato dei biscotti, sono ancora caldi- si alza e si mette a pulire il tavolo, io rimango voltata e mi gusto il latto gentilmente offerto, - Era ora che ti svegliassi!- oh no... il tizio.

 Chiudo gli occhi e prendo un profondo respiro pronta ad urlargli contro ma appena li riapro mi si presenta ad un palmo dal naso un ragazzo dai capelli corvini e spettinati, gli occhi tinti dello stesso colore della notte, così profondi che potrei caderci dentro. Ha dei lineamenti marcati per essere un ragazzo che all'apparenza ha la mia età, - Dimmi- pronuncia quella parola con un tono così profondo e suave che quasi mi paralizza - Come hai fatto ad arrivare qui e chi sei?- ed ecco il cambiamento di voce che diventa più tedioso. Di rimando lo fisso male e torno sul mio latte ignorandolo, questo rimane di sasso notando il mio fregarmene e si allontana - Ti ho fatto una domanda- rimane impalato vicino a me e porta le braccia al petto, io continuo a fare colazione per i fatti miei. Verbena alla scena fa una risatina divertita mentre il tizio sbuffa e si siede a capo tavola continuando a fissarmi, - Se magari glielo chiedi più gentilmente credo che ti possa anche rispondere- si intromette la donna; tombola! E' l'unica che l'ha capito, con me o buone maniere o niente. Il tizio sbuffa nuovamente e con una voce abbastanza irritata riformula la domanda - Posso sapere, gentilmente, qual'è il tuo nome e come sei finita qui?- appoggio il bicchiere delicatamente sul tavolo e mi pulisco la bocca con un tovagliolo per poi voltarmi verso di  lui e con un enorme sorriso rispondo - Non sono fatti tuoi- Verbena scoppia in una risata fragorosa e il ragazzo, nervoso, sbatte un pugno sul tavolo e se ne va urlando da fuori a gran voce - Stupida ragazzina!- . 

Io mi volto verso l'anziana che finalmente ha smesso di ridere ma appena inizio io non la finiamo più - Sei caduta proprio sopra quel simpaticone- mi dice asciugandosi le lacrime indicando la porta dai cui è uscito, mi giro e guardo l'uscita - Ora capisco perché è nervoso- dico ironicamente - E' di carattere difficile ma se lo conosci meglio è molto gentile-, non riesco a vederlo gentile in questo momento ma chissà forse mi sbaglio. Dò una mano a mettere in ordine la cucina poi pure io mi dirigo verso la porta - Grazie mille Verbena ma ora devo proprio andare, mamma sarà preoccupatissima- metto la mano sulla maniglia e la saluto con un cenno, la vecchietta mi guarda perplessa - Cara, non puoi tornare a casa- mi blocco un secondo e la guardo confusa - Sì che posso, basta risalire il ponte e-, - Ponte? Tu sei caduta dal cielo, sei la prescelta- spalanco gli occhi e scuoto la testa - Cosa? No, il vento mi ha spinto e io sono caduta dal ponte mentre guardavo la casetta che si trov- un secondo... Apro la porta e mi affretto ad uscire per poi voltarmi a guardare la casa in cui mi trovavo e non posso fare a meno di spalancare la bocca scioccata. 

Questa è la stessa casa che si trovava sotto il ponte.
   
 
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