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Capitolo.
Mi
svegliai e già sapevo che mi
aspettava la solita giornata a scuola. Noiosa e deprimente. Quella
mattina mia
zia non era a casa, mi aveva lasciato un bigliettino con scritto che
sarebbe
tornata dopo cena.
Così,
prima di andare a scuola, passai
al bar, mi andava proprio un buon caffè macchiato.
Ero
davanti al mio armadietto che
riordinavo i libri, quando passò Jade.
Com’è Jade? La classica bionda, tutto
trucco e niente cervello. Vestita bene, figlia di papà. Non
potrà mai essere
mia amica.
-Ehilà,
straniera! E’ così che ti fai
chiamare, no?-
-Si-
-Stasera
darò una festa a casa mia!-
esclamò porgendomi l’invito
-Cosa
festeggiamo?-
-L’inizio
di un nuovo anno
scolastico-
-E’
un evento da festeggiare?!-
-Si,
puoi fare nuove amicizie. Giuste
amicizie... Ti aspetto alle 8! Ah, puoi portare chi vuoi...
Più gente c’è,
meglio è!- si
allontanò ridacchiando.
A
quel punto chiusi l’armadietto e
cominciai a leggere quel biglietto. Non lo trovavo un evento da
festeggiare, ma
sicuramente non poteva essere meno deprimente di stare a casa a vedere
vecchi
film con mia zia.
-Straniera!-
-Logan...-
-Jade
ti ha invitata? Wow!-
-Perché
così stupito?-
-Perché
non sei il suo tipo... Di
solito non invita gente come te!-
-Che
vorresti dire?-
-Siete
diverse!-
-Eh
menomale!- esclamai
-Comunque
sono contento...-
Mentre
Logan continuava a parlarmi,
vidi una ragazza in difficoltà con il suo armadietto. Mi
avvicinai e con una
semplice mossa, un leggero, ma preciso colpo sul bordo, riuscii ad
aprirlo.
-Come...
Lo hai aperto senza
combinazione?- mi chiese Logan subito dopo
-Sono
vecchi armadietti...-
-Cioè
tu potresti aprirli tutti così?-
-Attento!
Magari, ti rubo
qualcosa...-
Logan
aveva una faccia spaventata,
quasi terrorizzata.
-Sto
scherzando, Logan!-
-Ah...
Per un momento ho pensato
veramente che tu potessi... Non lo faresti mai, vero?!-
-Non
sono una ladra!-
-Certo...
Sai, sei strana...-
-Non
sei l’unico che lo pensa...
Dimmi, perché stai camminando nel corridoio della scuola con
una... Strana?!-
-Non
era in senso negativo... E’
piacevole stare con te... Scopri tante cose!-
-Poetico...!-
esclamai senza nemmeno
guardarlo, poi me ne andai nella mia classe.
Era
l’ora di pranzo e tutta la scuola
si diresse verso la mensa. Il cibo della mensa non era un
granché, ma in
carcere avevo mangiato di peggio. In quel liceo, ogni tavolo
apparteneva ad un
gruppo ben riconosciuto dal sistema scolastico... Era evidente!
Mi
sedetti al tavolo con Danielle,
alla fine era l’unica persona che riconoscevo come simpatica.
-Benvenuta
alla mensa della ‘Sullivan
North High School’- disse Danielle mordendo il suo panino.
-Classico
liceo...- borbottai
-Come?-
-Classico
liceo! La squadra di
football al centro, le cheerleader alla loro destra, i matematici
vicino alla
vetrata e qualche altro stupido sottogruppo che ancora non ben
localizzato...-
-Sei
sicura di essere in questa
scuola sola da due giorni?!- chiese allibita
-Si...
E’ che loro sono persone
superficiali e facili da identificare...-
La
nostra chiacchierata fu interrotta
da un signore in borghese.
-Scusatemi.
Lei è la sign.na Jones?-
-Si,
sono io..!-
-Tenente
John Harrison, polizia!-
esclamò mostrandomi il distintivo.
In
quel momento avevo gli occhi di
tutta la scuola puntati addosso. Sembrava che non avessero mai visto un
poliziotto... Forse in quel contesto nemmeno io!
-Vorrei
parlare con lei...-
-Con
me? E perché?- chiesi sorridendo
e sfottendolo, in un certo senso.
-Conosci
questa donna?- chiese
mostrandomi una foto –Si chiama E...-
-Elisabeth
Williams... –
-La
conosci?-
-E’
mia madre...- sussurrai alzando
lo sguardo.
-Tua
madre è la donna scomparsa?- mi
chiese Danielle sorpresa e spaventata.
-Mi
segua!- esclamò il poliziotto
allontanandosi
-Scusa...-
sussurrai alzandomi da
tavola
Entrammo
in una classa al primo
piano. Chiuse la porta a chiave e mi fece accomodare.
-Quanti
anni hai?- mi chiese
-Lei
sta cercando mia madre?-
-Ti
ho fatto una domanda...-
-Anche
io. La prego... Dov’è mia
madre?-
-Mi
dispiace...-
-Cosa?
Ancora non l’avete trovata?
Non mi stupisce, voi tutti in borghese e...-
-E’
morta!-
-Cosa?-
-L’abbiamo
trovata al fiume... Sembra
essersi buttata giù dal ponte...-
-Non
è possibile!-
-Quanti
anni hai?-
-Non
è mia madre!-
-Come?-
-Non
si sarebbe mai uccisa!-
-Senti,
so che sono cose difficili da
capire..-
-Lei
non lo sa. Non conosceva mia
madre e non conosce me!-
Presa
dalla rabbia e dal dolore
decisi di tornare a casa. Non volevo credere che mia madre fosse morta,
anzi,
non volevo credere che si fosse uccisa. La conoscevo bene e non avrebbe
mai
fatto una cosa del genere. Appena arrivata a casa trovai
l’ambulanza. Fuori da
casa mia c’era una grande confusione. Cercai di farmi spazio
tra la gente per
vedere cosa era successo e arrivata davanti al portone di casa, trovai
mia zia
sdraiata su una barella.
-Zia!
Zia...-
Non
rispondeva, così mi avvinghiai al
suo collo, la stringevo forte e piangevo. Non riuscivo a capire cosa
stava succedendo.
Non volevo rimanere sola di nuovo.
Andai
con lei, in ambulanza,
raggiungemmo l’ospedale più vicino e mi zia venne
ricoverata. Dopo la visita
del dottore, rimasi lì con lei. Le tenevo la mano e pregavo
qualche Dio... Non
poteva portarmi via anche lei. Mentre ero lì, con la testa
appoggiata sul
materasso, qualcuno entrò nella stanza.
-Ehi...-
-Cosa
vuoi, Logan?-
-Sapere
come stavi...-
-Male...-
-Mi
dispiace per tua mad...-
-Senti,
non devi dispiacerti di
nulla... Mia madre non è morta!-
-Come?-
-Io
so quello che sento!-
-Capisco
che è difficile da
accettare!-
-Parli
come tuo padre... –
-Anche
io ho perso la mamma...-
-Io
non l’ho persa, Logan! Non ho
perso un bel niente... Chiaro? E’ solo scomparsa e nessuno si
da una mossa per
cercarla!- esclamai piangendo e sedendomi sulle scale di casa.
-Adesso
starai qui da sola?-
-Verrà
con noi!- disse il tenente
Harrison avvicinandosi – Prenderai la stanza di Annie...-
-Annie?-
chiesi stranita
-Mia
madre...- sussurrò Logan
-Perché
fai questo per me?-
-Perché
è il mio lavoro. Aiutare chi
è in difficoltà!-
-Dove
stanno portando mia zia?-
-All’ospedale...
Accertamenti... Non
le succederà nulla!-
-Come
lo sai? Anche questo fa parte
del tuo lavoro?- dissi ironicamente.
-Voglio
essere ottimista...-
-Ho
perso il mio ottimismo un sacco
di tempo fa...- mi alzai e mi avviai in casa per prendere le mie cose e
trasferirmi dagli Harrison.
Ero
distrutta. Mia madre era
scomparsa e sembrava che avessero trovato il corpo, ma io come sempre
non ci
credevo. Mia madre non si sarebbe mai uccisa, sapeva che io la stavo
aspettando.
Non mi avrebbe mai lasciato sola... Tutta la città credeva
alla televisione e
ai poliziotti. Avevo tutti contro. Tutti che si dispiacevano, per
questa povera
ragazza rimasta sola. Abbandonata. Nessuno mi aveva lasciato sola.
Nessuno mi
aveva abbandonata. Mia madre era una donna sola, forse aveva paura.
Forse aveva
bisogno di tempo, ma sono certa che quel corpo non era il suo. E poi,
perché il
corpo di mia madre si trovava a Kingsport e non ad Aurora? Le cose non
tornavano, perciò avevo ragione... Ma come pensavo, i
poliziotti smisero di
cercarla. Tutti la credevano morta... Era arrivato il mio momento.
Dovevo
cercarla io, da sola...