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Autore: MichClaire    18/09/2015    0 recensioni
LOOKING THROUGH,
Guardare Attraverso. Romanzo drammatico, romantico e misterioso.
Non posso svelare troppo, quindi vi riporto solo alcune citazioni che troverete lungo la storia:
• Non può dire di conoscersi chi s'è visto in uno specchio solo.
• Il pazzo ride allo specchio e lo specchio ride a lui.
• Chi ci guarda dentro generalmente vi scopre qualunque faccia tranne che la propria.
• A volte mente persino lo specchio.
• Ricordati che io sono come uno specchio. Tutto ciò che mi farai ti verrà riflesso.
• Lo specchio riflette la tua immagine. E mentre ti guardo posso vedere quello che non vuoi mostrare.
• Guardo nello Specchio e vedo un uomo; un uomo che guarda il mondo che lo circonda con occhi tristi. Guardo nello specchio e vedo nei suoi occhi il riflesso di Lei; una bambina sempre sorridente, sempre allegra, piena di gioia. Guardo nello specchio... La bambina sono io.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2 Capitolo.

 

Mi svegliai e già sapevo che mi aspettava la solita giornata a scuola. Noiosa e deprimente. Quella mattina mia zia non era a casa, mi aveva lasciato un bigliettino con scritto che sarebbe tornata dopo cena.

Così, prima di andare a scuola, passai al bar, mi andava proprio un buon caffè macchiato.

 

Ero davanti al mio armadietto che riordinavo i libri, quando passò Jade. Com’è Jade? La classica bionda, tutto trucco e niente cervello. Vestita bene, figlia di papà. Non potrà mai essere mia amica.

 

-Ehilà, straniera! E’ così che ti fai chiamare, no?-

-Si-

-Stasera darò una festa a casa mia!- esclamò porgendomi l’invito

-Cosa festeggiamo?-

-L’inizio di un nuovo anno scolastico-

-E’ un evento da festeggiare?!-

-Si, puoi fare nuove amicizie. Giuste amicizie... Ti aspetto alle 8! Ah, puoi portare chi vuoi... Più gente c’è, meglio è!-  si allontanò ridacchiando.

 

A quel punto chiusi l’armadietto e cominciai a leggere quel biglietto. Non lo trovavo un evento da festeggiare, ma sicuramente non poteva essere meno deprimente di stare a casa a vedere vecchi film con mia zia.

 

-Straniera!-

-Logan...-

-Jade ti ha invitata? Wow!-

-Perché così stupito?-

-Perché non sei il suo tipo... Di solito non invita gente come te!-

-Che vorresti dire?-

-Siete diverse!-

-Eh menomale!- esclamai

-Comunque sono contento...-

 

Mentre Logan continuava a parlarmi, vidi una ragazza in difficoltà con il suo armadietto. Mi avvicinai e con una semplice mossa, un leggero, ma preciso colpo sul bordo, riuscii ad aprirlo.

-Come... Lo hai aperto senza combinazione?- mi chiese Logan subito dopo

-Sono vecchi armadietti...-

-Cioè tu potresti aprirli tutti così?-

-Attento! Magari, ti rubo qualcosa...-

Logan aveva una faccia spaventata, quasi terrorizzata.

-Sto scherzando, Logan!-

-Ah... Per un momento ho pensato veramente che tu potessi... Non lo faresti mai, vero?!-

-Non sono una ladra!-

-Certo... Sai, sei strana...-

-Non sei l’unico che lo pensa... Dimmi, perché stai camminando nel corridoio della scuola con una... Strana?!-

-Non era in senso negativo... E’ piacevole stare con te... Scopri tante cose!-

-Poetico...!- esclamai senza nemmeno guardarlo, poi me ne andai nella mia classe.

 

Era l’ora di pranzo e tutta la scuola si diresse verso la mensa. Il cibo della mensa non era un granché, ma in carcere avevo mangiato di peggio. In quel liceo, ogni tavolo apparteneva ad un gruppo ben riconosciuto dal sistema scolastico... Era evidente!

Mi sedetti al tavolo con Danielle, alla fine era l’unica persona che riconoscevo come simpatica.

 

-Benvenuta alla mensa della ‘Sullivan North High School’- disse Danielle mordendo il suo panino.

-Classico liceo...- borbottai

-Come?-

-Classico liceo! La squadra di football al centro, le cheerleader alla loro destra, i matematici vicino alla vetrata e qualche altro stupido sottogruppo che ancora non ben localizzato...-

-Sei sicura di essere in questa scuola sola da due giorni?!- chiese allibita

-Si... E’ che loro sono persone superficiali e facili da identificare...-

 

La nostra chiacchierata fu interrotta da un signore in borghese.

 

-Scusatemi. Lei è la sign.na Jones?-

-Si, sono io..!-

-Tenente John Harrison, polizia!- esclamò mostrandomi il distintivo.

In quel momento avevo gli occhi di tutta la scuola puntati addosso. Sembrava che non avessero mai visto un poliziotto... Forse in quel contesto nemmeno io!

-Vorrei parlare con lei...-

-Con me? E perché?- chiesi sorridendo e sfottendolo, in un certo senso.

-Conosci questa donna?- chiese mostrandomi una foto –Si chiama E...-

-Elisabeth Williams... –

-La conosci?-

-E’ mia madre...- sussurrai alzando lo sguardo.

-Tua madre è la donna scomparsa?- mi chiese Danielle sorpresa e spaventata.

-Mi segua!- esclamò il poliziotto allontanandosi

-Scusa...- sussurrai alzandomi da tavola

 

Entrammo in una classa al primo piano. Chiuse la porta a chiave e mi fece accomodare.

 

-Quanti anni hai?- mi chiese

-Lei sta cercando mia madre?-

-Ti ho fatto una domanda...-

-Anche io. La prego... Dov’è mia madre?-

-Mi dispiace...-

-Cosa? Ancora non l’avete trovata? Non mi stupisce, voi tutti in borghese e...-

-E’ morta!-

-Cosa?-

-L’abbiamo trovata al fiume... Sembra essersi buttata giù dal ponte...-

-Non è possibile!-

-Quanti anni hai?-

-Non è mia madre!-

-Come?-

-Non si sarebbe mai uccisa!-

-Senti, so che sono cose difficili da capire..-

-Lei non lo sa. Non conosceva mia madre e non conosce me!-

 

Presa dalla rabbia e dal dolore decisi di tornare a casa. Non volevo credere che mia madre fosse morta, anzi, non volevo credere che si fosse uccisa. La conoscevo bene e non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Appena arrivata a casa trovai l’ambulanza. Fuori da casa mia c’era una grande confusione. Cercai di farmi spazio tra la gente per vedere cosa era successo e arrivata davanti al portone di casa, trovai mia zia sdraiata su una barella.

 

-Zia! Zia...-

 

Non rispondeva, così mi avvinghiai al suo collo, la stringevo forte e piangevo. Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Non volevo rimanere sola di nuovo.

Andai con lei, in ambulanza, raggiungemmo l’ospedale più vicino e mi zia venne ricoverata. Dopo la visita del dottore, rimasi lì con lei. Le tenevo la mano e pregavo qualche Dio... Non poteva portarmi via anche lei. Mentre ero lì, con la testa appoggiata sul materasso, qualcuno entrò nella stanza.

 

-Ehi...-

-Cosa vuoi, Logan?-

-Sapere come stavi...-

-Male...-

-Mi dispiace per tua mad...-

-Senti, non devi dispiacerti di nulla... Mia madre non è morta!-

-Come?-

-Io so quello che sento!-

-Capisco che è difficile da accettare!-

-Parli come tuo padre... –

-Anche io ho perso la mamma...-

-Io non l’ho persa, Logan! Non ho perso un bel niente... Chiaro? E’ solo scomparsa e nessuno si da una mossa per cercarla!- esclamai piangendo e sedendomi sulle scale di casa.

-Adesso starai qui da sola?-

-Verrà con noi!- disse il tenente Harrison avvicinandosi – Prenderai la stanza di Annie...-

-Annie?- chiesi stranita

-Mia madre...- sussurrò Logan

-Perché fai questo per me?-

-Perché è il mio lavoro. Aiutare chi è in difficoltà!-

-Dove stanno portando mia zia?-

-All’ospedale... Accertamenti... Non le succederà nulla!-

-Come lo sai? Anche questo fa parte del tuo lavoro?- dissi ironicamente.

-Voglio essere ottimista...-

-Ho perso il mio ottimismo un sacco di tempo fa...- mi alzai e mi avviai in casa per prendere le mie cose e trasferirmi dagli Harrison.

Ero distrutta. Mia madre era scomparsa e sembrava che avessero trovato il corpo, ma io come sempre non ci credevo. Mia madre non si sarebbe mai uccisa, sapeva che io la stavo aspettando. Non mi avrebbe mai lasciato sola... Tutta la città credeva alla televisione e ai poliziotti. Avevo tutti contro. Tutti che si dispiacevano, per questa povera ragazza rimasta sola. Abbandonata. Nessuno mi aveva lasciato sola. Nessuno mi aveva abbandonata. Mia madre era una donna sola, forse aveva paura. Forse aveva bisogno di tempo, ma sono certa che quel corpo non era il suo. E poi, perché il corpo di mia madre si trovava a Kingsport e non ad Aurora? Le cose non tornavano, perciò avevo ragione... Ma come pensavo, i poliziotti smisero di cercarla. Tutti la credevano morta... Era arrivato il mio momento. Dovevo cercarla io, da sola...

   
 
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