Dopo
eoni, torno a pubblicare su questo
fandom, nella piccola raccolta che purtroppo avevo messo da parte.
L’idea è
dovuta ad uno degli eventi del gruppo Facebook “We are out
for prompt”, che
ringrazio di cuore per avermi dato qualche occasione di ritrovare la
perduta
ispirazione.
Spero che la shot sia di vostro
gradimento, vi auguro una buona lettura!
“Che
vuoi?” era stata la sua secca risposta di Vegeta, mentre
sistemava le
fasciature sul torace, ultimo residuo del brutto incidente alla Gravity
Room.
Bulma
rispose con un sorriso, e incrociò le braccia.
“Facciamo
qualcosa insieme, ho detto. Un giro.”
Il
principe la guardò storto. Davvero quella donnaccia osava
fargli una simile
richiesta? Tuttavia, aveva finito l’allenamento mattutino, e
la madre di Bulma
girava per casa a distribuire i dolcetti dell’ultima
pasticceria aperta in
città. Tutto sarebbe stato meglio che stare nel raggio
d’azione della vecchia
Brief.
Vegeta,
però, non sapeva che la scelta di uscire sarebbe stata l’inizio
dell’inferno. Quello vero.
“Maledizione,
è questa l’idea che voi terrestri avete di
‘un giro’?”
Bulma,
davanti a lui, procedeva a passo spedito.
“Sempre
meglio di autodistruggersi in quella Gravity Room.”
L’aveva
sentita, aveva aggiunto anche la parola “scimmione”
sotto voce. Ma dovette
strozzare l’insulto in gola, perché la pila di
borse e sacchetti che portava
fra le braccia aveva minacciato di cadere.
Entrarono
in un altro di quelli che Bulma aveva chiamato
“negozi”. Questo vendeva scarpe.
Ancora colorate, alte, basse, orrende scarpe terrestri.
“Perché
non hai portato l’altro terrestre con te?”
Certamente,
dovendo sopportare una tortura simile, un terrestre inutile sarebbe
stata una
cavia migliore. Poi vide il viso della donna contrarsi in una smorfia
di
rabbia.
“Quello
è un buono a nulla. Sa solo correre dietro a tutte le donne
che vede.”
Lui
non rispose. Sebbene fosse grezza e maleducata, Bulma era una bella
donna, e
pure capace. Pensare che Yamcha la tradisse con tanta
facilità era assurdo.
Assurdo soprattutto perché era lui a doversela accollare.
Bulma
distrasse i suoi pensieri con un sospiro stanco.
“Non
c’è il mio numero. Mi arrendo.”
Finalmente
la tortura stava giungendo al termine. La donna, però, lo
trascinò in un altro
posto, e questa volta si sedettero entrambi ad un tavolo. Lei si prese
la
libertà di fare le ordinazioni e, a giudicare di come
parlasse a bassa voce al
cameriere, voleva fargli una delle sue sorprese.
Vegeta
sbuffò, infastidito. Si abbandonò allo schienale,
e guardò verso il soffitto,
dove la cupola vetrata faceva filtrare il sole dall’esterno.
“Non
avevate centri commerciali, voi saiyan?”
Lui
la guardò per qualche istante, poi scoppiò a
ridere. Il solo pensiero era
esilarante.
“Noi
saiyan abbiamo di meglio a cui pensare. Le donne della nostra specie
non sono
frivole come quelle terrestri.”
Non
aveva notato che Bulma aveva incrociato le braccia, infastidita.
“Se
proprio ci tieni, trova una donna saiyan e vai con lei. Dopo tutto
quello che
ho fatto per te.”
“Senti
un po’, brutta streg-“
Qualcuno
si schiarì la voce. Era il cameriere, e portava con
sé un paio ci coppe, una
enorme e l’altra decisamente più piccola. Gelato,
ecco come si chiamava.
L’ultima volta che l’aveva mangiato gli era
piaciuto, e Bulma doveva averlo
notato. Per questo gli aveva fatto una sorpresa.
Con
un’ultima occhiata velenosa, prese il cucchiaio e
attaccò la coppa enorme.
Anche lei iniziò a mangiare, e parve che il gelato le stesse
facendo tornare il
buonumore.
“Mi
dispiace” la sentì dire poi, “non avrei
dovuto tirare in ballo la tua gente.”
Non
che la cosa lo avesse toccato, ma non glielo disse. Tuttavia fu chiaro
che
Bulma era in attesa di una risposta, così le disse la prima
cosa che gli passò
per la mente.
“Il
gelato è buono.”
“Questo
è il più buono della città.
L’ha scoperto mia madre.”
Tanto
per cambiare.
Più
tardi, venne a sapere che Bulma l’aveva portato a fare
“shopping”. Glielo
disse la signora
Brief, con tanto di
risatina divertita.
“Così
ha ascoltato il mio consiglio, eh?” furono poi le sue parole,
prima di
allontanarsi con il vassoio di pasticcini in mano.
Ci
vollero pochi istanti per realizzare tutto. Bulma l’aveva
portato fuori su
consiglio della madre. Spiegava tutto.
Vegeta
non sapeva se aggredire prima lei o la signora Brief, ma si arrese
presto. Più
che altro perché non aveva voglia di litigare, tanto meno di
stare a sentire
ancora la voce di quella rozza donnaccia.
Semplicemente,
la prossima volta avrebbe rifiutato di “fare qualcosa
insieme”.
Però
il gelato gli era piaciuto.