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Autore: Giulz87    19/09/2015    1 recensioni
Seduta sul cordolo della grande finestra, Darcy osservava il regno.
La sera era scesa e aveva spento anche quel giorno, un impegno che non le era stato richiesto ma che si trovava ad affrontare contro ogni logica e previsione, perché come sempre si era trovata dove non doveva, troppo vicina a quegli amici che l’avevano coinvolta in un viaggio inaspettato, un varco aperto dal custode dei Nove Mondi con l’intento di proiettare i loro corpi su quel suolo chiamato Asgard.
[Questa storia partecipa al contest "E se?... Il contest dell'inaspettato" di milla4]
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy Lewis, Jane Foster, Loki, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A. Salve a tutti! Ebbene eccomi qui con l’ultimo capitolo di questa What if . Ringrazio moltissimo chi ha seguito questa storia e chi la ricorderà! Non ho molto altro da dire prima che leggiate, solo spero che ne apprezziate la conclusione! E, per il resto, vi aspetto nelle note post capitolo. A dopo, quindi!
 
 
 
Postludio: “What the world owes me”


 
Darcy aveva cominciato a camminare.
Camminava lenta e si sentiva come un autostoppista colto da una grandinata. Quello che provava non poteva essere ignorato e non poteva essere nascosto. Erano sensazioni che le scivolavano sulla pelle, emozioni che si erano accese nell’iniquità del tempo presente.
Avevano lasciato Asgard con l’aiuto di Lady Sif e dei tre guerrieri e grazie a Loki avevano raggiunto Svartalfaheimr, il regno degli Elfi Oscuri.
Lei si era occupata di Jane, sempre più sopraffatta dal potere dell’Aether, un’energia malvagia che la divorava da dentro, mentre i due fratelli si erano confrontati e scontrati trovando infine una sorta di compromesso.
E poi erano scesi in battaglia, una guerra che aveva visto il Dio del Caos spegnersi fra le braccia di Thor, in un gesto altruista con cui aveva pagato l’aspro prezzo di quella che chiamavano lealtà.
Le urla di dolore del loro compagno erano risuonate in quell’attimo e nei mille anni dopo, nella consapevolezza di aver perso un qualcosa di appena ritrovato.
Darcy aveva osservato il suo volto privo di vita, un corpo freddo che rivelava le sue vere discendenze. Aveva sentito il cuore batterle in gola, un pianto soffocato per quell’uomo che segretamente aveva iniziato almeno un po’ a comprendere.
Aveva incrociato le braccia come per fermare un malessere crescente, aveva guardato Jane senza essere sicura di vederla e insieme si erano riunite al Dio del Tuono, a un frammento del suo stesso cordoglio.
“Che cosa facciamo adesso?”
Lei aveva ascoltato la richiesta dell’amica senza parlare e aveva seguito l’eco della sua voce perdersi nella grotta che avevano scelto come riparo, un rifugio dal vento e da quello che era stato.
Poi era uscita di nuovo all’aperto, si era appoggiata alle rocce sporgenti e li aveva lasciati padroni di una decisone da prendere, una soluzione che li avrebbe potati lontani.
“Un attimo! Questa è la mia suoneria! Il mio cellulare deve essere qui, da qualche parte!”
Jane si era inoltrata nella penombra con passi svelti e decisi. Passi che si erano persi come fruscii nel rumore di altri passi. Finché i mormorii erano cessati e il silenzio era arrivato, una quiete improvvisa che aveva risvegliato i suoi sensi dal torpore.
“Jane? Thor? Dove siete finiti?”
La brezza gelida che s’infrangeva sulle rocce fu l’unica risposta che le sue orecchie riuscirono a udire.
Rimase ad ascoltare e solo dopo si concesse uno scatto d’ira e di sgomento.
Darcy era rimasta sola.
 
Era rimasta sola quando un bagliore verde l’aveva quasi toccata.
Si era voltata e aveva sorriso in modo diverso dal solito, in una maniera che s’illuminava di speranza. Aveva corso verso quella luce improvvisa e quando le era arrivata vicina aveva sussultato.
Non c’era niente ad aspettarla, neppure quel corpo senza vita che si era aspettata di trovare. Aveva chiuso gli occhi mentre ispirando a pieni polmoni si era concessa di riflettere, mentre nel buio cercava la risposta che mancava. E quando aveva sollevato le palpebre l’aveva trovata perché Loki era di fronte a lei, una sagoma di morte che riaffiorava alla vita.
Il dio l’aveva guardata con quell’espressione risoluta che ogni volta era come un vuoto d’aria, un respiro che si spezzava e moriva in un altro sospiro.
“Sei vivo.”
Il sussurro si era perso nello spazio. Non sapeva cosa cercare sul suo volto e nell’incertezza si era avvicinata. Aveva appoggiato le mani sul suo petto ignorandone la possibile reazione, lo aveva fatto provando ad immaginarne i pensieri e nel suo sguardo aveva colto l’essenza del presagio che ogni essere umano si portava appresso. In lui albergavano la stanchezza e il dolore, stati d’animo che solo chi aveva ingannato in nome di un diritto negato poteva comprendere.
E nel vortice di quelle percezioni le labbra avevano sfiorato le altre labbra. Un tocco lieve con cui era rimasta immobile per sempre, finché staccandosi il tempo era tornato normale.
Loki l’aveva lasciata fare e dopo era tornato a baciarla. Aveva portato le dita affusolate fra i suoi capelli e il contatto era diventato vero, un misto di saliva, passione e pensieri contrastanti. E come l’aveva cercata l’aveva allontanata.
“Perché sei ancora qui?”
“Dobbiamo trovare gli altri. Non so dove siano finiti. Credo che in qualche modo abbiano raggiunto la Terra.”
Darcy aveva usato il tono più fermo che conosceva, aveva fatto qualche passo verso la grotta e all’improvviso aveva deciso di fermarsi.
Dentro di lei c’era un contrasto fatto di disillusioni e di sogni, come chi si era alzato una mattina comprendendo in un solo momento la differenza tra realtà e aspettative, tra normalità e perversione.
L’uomo alle sue spalle portava una maschera e dietro ad essa nascondeva il suo vero essere, sprazzi di umanità che si annerivano nell’attesa di una rivalsa da sempre troppo agognata, una rivincita a cui ancora non era pronto a rinunciare.
“Tu non verrai, vero?”
“No.”
Quel monosillabo conteneva molti significati, forse un mondo intero.
“Che cosa farai adesso? Mi ucciderai?”
Loki l’aveva guardata e non aveva trovato traccia di rammarico nei suoi occhi, un senso d’inquietudine che forse avrebbe preferito trovare. Era un istante che si componeva di specchi, frammenti che riflettevano il suo lato oscuro e frammenti che si dipingevano di un intento svelato, un’intenzione che non era certo di poter attuare.
L’unica verità era che avrebbe voluto essere altrove.
“Heimdall.”
L’uomo aveva pronunciato quel nome con un tono di sentenza, come chi aveva osservato il suo stesso pensiero prima di trasformalo in parola.
Darcy aveva assimilato quella decisone trovandosi avvolta da un albore che sapeva di arcobaleno, una luce che li aveva avvolti portandoli dove tutto era cominciato, su quel ponte colorato dove cielo e terra s’incontravano. E una volta fermi Loki era stato rapido. Con un movimento della mano aveva pietrificato il Dio Bianco, un velo di smeraldo che lo aveva intrappolato.
E lei ci aveva provato.
“Torna sulla Terra. Vieni via con me. Dopo tutto quello che hai fatto per Thor, per tua madre e per noi, non posso credere che per te questo non sia importante.”
Le sue labbra si erano allargate con l’amarezza tipica di conosceva la risposta.
E nella consapevolezza aveva continuato.
“So che una parte di te vorrebbe farlo, ma so che non lo farai perché l’altra parte è così autodistruttiva, così arrabbiata, che non potrebbe mai scegliere qualcosa di diverso da un trono. L’altra parte non può fare a meno di ciò che significherebbe.”
Loki aveva focalizzato il bene e il male e in quel confine si era consumato. Nel silenzio aveva osservato la nascita di un paio di lacrime spontanee, gocce di sale che rigavano le guance della donna che aveva davanti.
Nella penombra aveva allungato una mano e con il pollice ne aveva cancellata una. Poi aveva deglutito scoprendo quanto fosse diventato difficile farlo.
“Io l’ho fatto per me.”
“Non è vero. Ma va bene lo stesso.”
Al seguito di quella confessione il dio aveva socchiuso le palpebre e con un movimento fluido delle dita aveva annullato tutti i suoi ricordi, reminescenze ormai lontane di quello che era stato. Memorie che si perdevano in un arco celeste diretto verso Midgard, un biglietto di sola andata verso quella che era la sua casa.
E un attimo più tardi Darcy era sparita.
Lui si era voltato verso Asgard, le gambe pesanti e il cuore tremante, una strada che minacciava di condurlo all’apice del suo destino.
Per Loki sarebbe stato facile tornare.
Riunirsi a quel fratello ritrovato, a quella fiducia persa e riacquistata, con quella donna che lo aveva cercato e aiutato senza chiedere nulla in cambio, sarebbe stato semplice.
Ma rinunciare a ciò che aveva sempre bramato sarebbe stato insopportabile.
E il fato era anche quello, era la consapevolezza di non poter partire per un viaggio sapendo cosa lasciava alle spalle.
Non è vero. Ma va bene lo stesso.
Il Dio dell’Inganno aveva catturato quel pensiero e per un istante ci aveva anche creduto, prima di annullarlo e di convertirlo in quella che era un’utopia lontana.
Forse lo aveva tenuto sospeso per lei, perché quello era ciò che voleva ricordare. Qualcosa che avrebbe potuto regalarle insieme a quella vita che aveva deciso di lasciarle. O forse perché semplicemente l’idea di seguirla lo aveva sfiorato almeno una volta, quel tanto che bastava per insinuare in lui un senso di malessere, un sentimento sbagliato che mai lo avrebbe abbandonato.
E mentre scacciava quella disforia sfiancante il suo corpo mutava, le sue sembianze quelle di qualcun altro, quelle di un sovrano presto rimpiazzato e dimenticato.
Era il Padre di Tutti e finalmente poteva regnare.
Una scelta intrapresa perché infondo il mondo glie lo doveva.



 
 
Note: Bene! Adesso alcune spiegazioni sono d’obbligo! Come avrete capito e letto, questa What if  ha ripercorso in maniera –più o meno fedele- la pellicola originale di Thor: The Dark World, solo con la piccola eccezione che Darcy questa volta è approdata su Asgard insieme al dio del tuono e all’amica Jane.
Ecco, dato il presupposto, ci tenevo che la conclusione rispecchiasse quella del film. Ovvero volevo l’inganno e volevo Loki sul trono! Una fine doverosa per il personaggio! E, già che ci siamo, vi condivido anche altre due bellissime immagini: immagine1, immagine2.
Comunque, per questo motivo principale, con Darcy non poteva accadere niente di più oppure niente di diverso. Lui doveva scegliere il trono. Se così non avesse fatto… non sarebbe stato Loki!

In ogni caso, anch’io come voi, speravo e volevo una conclusione meno sofferta, più un lieto fine, per questo ho deciso di tralasciare volutamente alcuni spezzoni della battaglia contro Malekith. Vi starete chiedendo: e che c’entra?
Bé, semplice, li ho serbati per la one shot che intendo scrivere adesso! Una storia che sarà la conclusione effettiva di questa What if. Non sto a darvi adesso i particolari, ma conto di pubblicarla fra un paio di sabati, fra quindici giorni al massimo. La pubblicherò unendola a questa con la voce ‘serie’. Che ne dite? Vi piace l’idea? Adesso ho parlato fin troppo, quindi lascio a voi la sentenza, sperando di sapere il vostro parere sulla storia! A presto. Giulia


PS.
Questa immagine di Loki e Darcy potete considerarla un po' il trailer della one shot!
   
 
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