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Autore: malpensandoti    22/09/2015    5 recensioni
Jodie le sorride di tanto in tanto, le scosta i capelli dal volto e le dice che Louis non ha idea di cosa si stia perdendo a non volere una sorella del genere.
Georgia la ringrazia e tace, alla fine non ci crede più di tanto.
Aspetta piano gli uomini – le persone – della sua vita prendersi qualcosa e sparire, perché è così che funziona, è così che semplicemente vanno le cose.
Vanno via.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Words As Weapons
Rosylin

 
 
You barely are blinking
Wagging your face around
When'd this just become a mortal home?


 
 



Georgia non parla ancora, con le mani traccia linee invisibili sul suo stomaco e aspetta disperatamente che quella sensazione angosciante allenti appena la presa sui suoi polsi.
Non succede, ovviamente: sarebbe fin troppo semplice.
Harry però sembra voler rispondere a una domanda che lei non ha avuto il coraggio di chiederle. Si tira a sedere sul pavimento, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
“Mio padre è morto – dice semplicemente, con un tono di voce così abituato da mettere i brividi – Avevo quattordici anni, credo. Erano appena iniziate le vacanze estive e i miei avevano in progetto di andare in Irlanda. Lui era sceso a Londra per qualche giorno per lavoro, mentre mia madre continuava a fare le valige e a mormorare che ci saremmo divertiti tanto”
“Non sei obbligato a raccontarmelo” lo interrompe di scatto la ragazza, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
Anche lei si siede, lo guarda di sfuggita. Harry fa un sorriso tirato e scuote appena la testa.
Riprende a parlare: “Quella mattina mi ero svegliato col suono del telefono di casa, mio padre voleva darci il buongiorno e io volevo soltanto dormire. È arrivata mia madre nella mia stanza, rideva e mi ha chiesto se volessi parlare con lui, io mi sono semplicemente girato verso il muro e ho chiuso gli occhi. Hanno riso entrambi e lei ha detto: 'È assolutamente tuo figlio'”
Gonfia i polmoni a quel punto, e tra la luce fioca delle candele, Giorgia riesce a distinguere i pugni delle sue mani grandi chiudersi lentamente, pallidi come le nocche di un'opera d'arte marmorea.
È tutto così intenso.
“Te lo ricordi? – le domanda, la voce come un sussurro – Il sette luglio duemilacinque. Lui è morto nell'esplosione della terza bomba, sulla Piccadilly Line, circa dieci minuti dopo che mi ero rifiutato di parlare con lui. Per sempre”
Sì, Georgia se lo ricorda. Si ricorda di essersi svegliata tardi e di aver trovato il televisore acceso in salotto e sua madre al telefono con la mano davanti alla bocca, senza parole. Si ricorda di aver fatto un progetto scolastico a scuola al ritorno dalle vacanze, e di aver taciuto un minuto intero in mezzo ai suoi compagni, seduta sul banco della classe. Si ricorda i discorsi da grandi che ha sentito nelle settimane a seguire e si ricorda di non aver compreso a fondo, di non aver capito ciò che la sua mente da bambina ancora non sapeva mettere a fuoco.
Un inglese, semplicemente, il sette luglio duemilacinque non lo dimentica.
“Era un padre normale, un uomo normale, una persona come tante. Eppure è...era lì, ed è morto. Non aveva fatto niente di male, niente che potesse farlo rischiare di saltare in aria e invece è successo. È successo e io non...”
Un altro respiro, i suoi occhi si chiudono per un attimo e Georgia resta immobile, inerme come un corpo morto.
Non vorrebbe abbracciarlo, accarezzargli il volto o cercare di farlo sorridere, no. Vorrebbe soltanto portargli via quel dolore che gli fa stringere e sbiancare le dita.
Gli si avvicina senza far rumore, cogliendolo di sorpresa. Harry sobbalza e spalanca gli occhi, guardandola inginocchiata davanti a lui, alla sua altezza, disarmata.
Georgia apre le mani, si morsica il labbro e gli osserva lo sguardo confuso mentre piano gli accarezza le nocche chiare, che come un fiore in mezzo all'acqua sbocciano prendendo colore.
Tra le dita non ha che un ragazzino di sedici anni che ha sofferto tanto, un bambino a cui qualcuno ha strappato via il padre e che semplicemente voleva colmare il vuoto con le ragioni sbagliate, fino a rovinarsi, fino a morire.
Davanti a lei, Georgia non vede più quel volto duro e controllato con cui lo ha imparato a conoscere, ma quello di una persona vera, fragile, piena di paure.
“Quando mio padre è andato via – gli spiega, come un segreto sottile – mia madre non ha fatto che accarezzarmi i polsi, prima di andare a dormire. Così, lentamente, senza fretta. È bello, vero? Credo che aiuti”
Le sue dita fresche corrono sui polsi venosi di Harry, accarezzando con i polpastrelli la pelle tesa e percependo con sollievo il respiro del ragazzo farsi più tranquillo, sicuro.
Tu aiuti” lo sente sussurrare, quasi timidamente.
Georgia gli regala un sorriso piccolo, traccia sulle sue vene una via di fuga per tutti i e due.
Si spegne un'altra candela.
 
 
 
 
Il pub è tranquillo, abbastanza spazioso e pulito. È il classico locale inglese, pieno di stemmi nazionalisti e una sfilza di liquori messicani esposti dietro il bancone vittoriano.
Georgia si guarda intorno con aria distratta e non segue la conversazione del tavolo, continuando a osservare prima le luci soffuse appese alle pareti e poi la vetrina che si affaccia su una trasversale della pizza.
Oscar le tira una piccola gomitata, facendola sobbalzare. Con gli occhi spalancati lo guarda senza capire: le è seduto affianco a quel tavolo rettangolare e sembra osservarla con un sorriso tirato tra le labbra scure.
“Come?” gli chiede, certa di aver ricevuto una domanda.
Infatti “Niall ti ha chiesto se stai bene, raggio di sole” le comunica, inarcando le sopracciglia.
“Oh – lei si schiarisce la voce e si volta verso l'irlandese, a capotavola in mezzo a Cyndi e Liam – Sì, io...sì”
“Sicura? – le domanda, arricciando il naso – Non hai una bella cera. Sembri, tipo, morta”
“Oh, oh! – esclama Suki ad alta voce, mentre Georgia arrossisce. Le è davanti, stipata tra la spalla grossa di Liam e quella di Louis – Il tuo tatto mi stupisce sempre di più, Horan. Non riesco davvero a capire come diavolo tu non abbia ancora trovato una ragazza. Voglio dire, chi non vorrebbe concedersi a te dopo apprezzamenti di questo tipo?”
Tutti ridono, Suki fa l'occhiolino a Georgia e lei la ringrazia con un sorriso.
“Ero sinceramente preoccupato, vipera che non sei altro – ribatte prontamente Niall, fingendosi offeso – Georgia è molto timida e io molto curioso. Vorrei sapere un po' di più riguardo a questo raggio di sole”
La ragazza in questione si fa piccola contro la spalla di Oscar e si schiarisce la voce, facendo un sorriso di circostanza.
Louis, accanto a Suki e a Zayn, continua a scrivere qualcosa sul telefono.
“Non c'è molto da dire” mormora Georgia, sperando che questo basti.
Non basta. “Oh, andiamo! Non farti pregare – esclama Niall – Non lo so, anche le cose più semplici. Hai qualche fratello o sorella?”
Silenzio. Louis continua a scrivere qualcosa sul telefono.
“Preferirei non parlarne” lei risponde, tendendosi tutta.
“Che c'è? Non ne sei sicura o c-”
“Niall”
Il ragazzo ammutolisce, gli occhi chiarissimi viaggiano velocemente contro quelli altrettanto chiari di Louis, sorpreso. “Cosa?”
“Smettila” lo ammonisce di nuovo, prima di tornare con gli occhi fissi sullo schermo tra le sue mani.
“Già, tappati la bocca, bello – Oscar interviene con un sorriso, spezza la tensione che si è improvvisamente venuta a creare – Solo perché la sua vita fa schifo, non c'è bisogno di rompere le palle agli altri”
“Spiritoso – esclama Niall, come se non fosse successo niente – Vorrei ricordarti che senza di me, la tua vita farebbe schifo”
Intervengono anche Zayn e Liam a quel punto, iniziando a raccontare tutte quelle volte in cui hanno ringraziato Niall per essere loro amico, mentre Cyndi fa finta di essere esasperata e Suki infastidisce il suo ragazzo con minuziosa attenzione, facendolo sbuffare e ridere.
Georgia ovviamente non dice più nulla, le sue mani fremono sui jeans sotto al tavolo e lei vorrebbe sorridere. È un inizio, vero? Lo è, sì?
Louis non ha fatto nulla, in fondo. Eppure lei non può fare a meno di sentirsi lusingata, in qualche modo. Forse è solo un'illusa, un'illusa che si sta mangiando un sorriso.
Vorrebbe dirlo ad Harry.

 

 

 




non sono morta, sono viva e vegeta pronta a farmi perdonare di questo eeeeenorme ritardo!
scusatemi, ho avuto così tante cose da fare da non potermi concedere alla scrittura come avrei voluto!
spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che stiate bene ! ! !
fatemi sapere, mi siete mancate tantissimo <333


((((((se avete qualche domanda riguardo al 7 luglio 2005, guardate
qui)))))
  
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