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Autore: Natalia_Smoak    24/09/2015    3 recensioni
Visto che la Marvel ci ha rivelato solo in parte la storia di Natasha ho deciso di dare la mia versione basandomi su i fumetti, su ciò che il MCU ha creato e su ciò che mi ha suggerito la fantasia
Past winterwidow, past Clinatsha, Romanogers(?)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce fioca proveniente dalle tapparelle illuminava in maniera tetra e grave il volto di Natasha mentre la ragazza con movimenti lenti si tirò a sedere appoggiando la testa sul cuscino tirato su dietro il suo capo.
Steve, intanto, si era riaccomodato sulla minuscola sedia grigia in faccia al letto.
“Allora, da dove vuoi che cominci?” chiese la rossa sospirando e voltandosi verso di lui.
“Che ne dici di cominciare dall’inizio?” suggerì il ragazzo.
Natasha sospirò pesantemente, chiuse gli occhi, prese coraggio e cominciò:” Natalia Alianova Romanova. Questo è il mio vero nome. Alianova significa figlia di Alian, figlia di Alian e di una non precisata donna, non ho idea di chi sia mia madre.”
Steve trasalì pensando alla sua di madre, pensando all’unica persona che aveva nel 1940 oltre a Bucky.
La rossa continuò:” Il mio cognome vero, Romanova… molto probabilmente ho delle discendenze con la famiglia imperiale, e forse è per questo che i tuoi amici nazisti mi hanno attaccato bruciando casa mia” disse con un sorriso stanco.
“Nazisti? Aspetta, sono ancora in giro?” domandò Steve sconvolto, insomma come potevano essercene ancora?
“C’erano i nazisti perché era il 1940” rispose glaciale la donna.
Steve inarcò un sopracciglio: ”Natasha, cosa stai cercando di dirmi? Tu non eri viva nel 1940, insomma è…”
“Impossibile? Perché mi sembra di sentire il bue che dice cornuto all’asino?” chiese lei con una punta di malizia.
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Steve parlò con titubanza: “Quanti anni hai?” 
“Non si chiede l’età ad una signora, è maleducazione!” rispose lei mettendola sullo scherzo come faceva sempre quando era a disagio, ma il tempo degli scherzi era finito.
“Natasha!” proruppe lui  più violentemente di quello che avrebbe voluto.
“Vuoi sapere quanti anni ho Steve? Beh, mettiti infila, non lo so con certezza nemmeno io. So solo che sono nata alla fine del 1920, 1928 forse” disse la donna smettendo di guardarlo per concentrarsi sulle pieghe della tenda della finestra davanti a lei.
Steve rimase zitto, doveva aver tempo di processare tutte le informazioni; possibile che Natasha fosse come lui? Cioè secondo Erskine lui era l’unico su cui avessero mai testato quella cosa. Prima che potesse esprimere a voce alta qualsiasi pensiero Natasha ricominciò a parlare:
“Sta tranquillo, non sono come te… io sono un tuo mmm diciamo prototipo” affermò la rossa portandosi pensosa un dito sulle labbra, dito che Steve non poté fare a meno di fissare per qualche secondo, poi riacquisito un minimo di controllo su se stesso e i propri pensieri parlò:” Un prototipo? Chi è stato? Perché lo hanno fatto?”
“Tutto a tempo debito soldato! Se vuoi che ti racconti la mia storia lasciami procedere con ordine e tutto avrà risposta.” Rispose lei girandosi a guardarlo. “Dopo l’incendio fui salvata da un certo Ivan che mi crebbe come sua figlia, o almeno fintanto che non fummo attaccati dal Barone Strucker. Nome famliare, vero?”
Sentendo quel nome Steve trasalì, si ricordava bene di cosa fosse capace quell’uomo, e l’idea di una giovane Natasha nelle sue mani non lo faceva esattamente sorridere.
“Ebbi paura, molta, ebbi paura come lo può avere una ragazzina di nemmeno quindici anni con un mostro come quello alle calcagna. Fortunatamente però ci salvarono… un ragazzo, si chiamava Logan, diceva di essere canadese*, anche se più che salvarci lui ciò che lo fece fu il fatto che il Barone Strucker fu richiamato immediatamente in Germania perché girava voce che gli americani stessero lavorando alla creazione di una sorta di indistruttibile supersoldato e che quindi sarebbe stato meglio per lui smetterla di giocare con prede piccole come me ed Ivan e prepararsi all’eventualità che gli americani potessero realmente  creargli problemi”
“Doveva essere pronto all’eventualità che gli americani creassero me” sussurrò Steve-
“Non male, no?” chiese Natasha con un piccolo sorriso, ma poi vide il viso confuso del ragazzo e allora aggiunse:” Andiamo Rogers, nemmeno ci conoscevamo e già mi salvavi la vita”
Steve si ritrovo a sorridere leggermente: ”Dire che abbiamo appena avuto la conferma che vecchie abitudini non muoiono mai”
Natasha, suo malgrado gli sorrise, ma poi tornò subito seria:” Sai, forse sarebbe stato meglio mi avesse ucciso Strucker” sussurrò  debole
“Perché dici questo?” domandò Steve. Lui sapeva benissimo che Natasha non meritava di morire, è vero, aveva fatto cose sbagliate, ma chi di loro non ne aveva fatto? Tutti avevano ucciso, e non importa se lo avevano fatto per il bene della gente…quando uccidi una persona non lo dimentichi. Mai.
“Dopo l’attacco di Struker il mio mondo cambiò completamente, scorpì la verità: era tutto finto! Tutto preparato a regola d’arte da Ivan”
“Aspetta, perché ti ha fatto questo?” domandò il biondo confuso. Colui che l’aveva amata e protetta ora la tradiva.
“Semplice, era uno di Loro” disse Natasha assottigliando gli occhi.
“Loro? Loro chi?” che fossero le stesse persone di cui aveva parlato Bucky?
“Quelli della Stanza Rossa” affermò gelida la donna. “La Stanza Rossa è il luogo dove io, dove migliaia di bambine e dove il tuo amico siamo stati per così dire “addestrati”
Allora era lì che i due si erano incontrati pensò Steve. Fece per porre una domanda, ma Natasha tronò a parlare:
“Lo scopo di questa organizzazione era trovare la candidata perfetta per il programma Vedova Nera. A loro non serviva solo una donna di bell’aspetto che interpretasse la femme fatal, loro avevano bisogno di vere e proprie spie con capacità fisiche, analitiche e linguistiche fuori dal comune. Ci “allenavano” per questo, dovevamo potenziare tutte le nostre abilità e sperare di essere scelte per interpretare la nuova Vedova nera”
“Nuova? Vuoi dire che…”
Natasha rise sommessamente: ”Eh sì, non sono l’unica, prima di me è esistita un’altra vedova nera; Claire Voyant, non so altro su di lei.”
“Perché non sei fuggita? Voglio dire con le capacità che hai avresti dovuto farcela” Steve non riusciva a immaginare Natasha assoggettata a qualcuno o a qualcosa
La ragazza scosse delicatamente la testa, mentre i capelli rossi le coprivano il volto creando giochi di ombre sul suo viso.
“Perché non volevo farlo” disse guardando dritto negli occhi il Capitano. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi lo sguardo penetrante del biondo diventò troppo da sopportare, così Natasha tronò a guardare il muro davanti a lei e riprese il suo racconto:
“Non lo sapevo. Non sapevo dove mi trovavo, nessuna di noi lo sapeva, ci avevano fatto il lavaggio del cervello credevamo di essere in una scuola di danza, di prepararci per uno spettacolo teatrale.” Affermò Natasha. “Mi sarebbe piaciuto, sai, essere una ballerina” sussurrò con un sorriso amaro prima di perdersi nei suoi pensieri mentre osservava le pieghe delle lenzuola. Ci fu dell’altro silenzio, poi Natasha la sentì, sentì la mano di Steve che delicatamente si poggiava sulla sua. Si girò di scatto verso l’uomo guardandolo sorpresa.
“Sai, io non ho mai imparato a ballare…ma da te mi farei insegnare” le disse con un piccolo sorriso mentre arrossiva a dismisura.
Natasha sorrise a sua volta, poi sfliò la mano dalla sua e andò a spostare un ciuffo di capelli dalla fronte del ragazzo: ”Sai forse sei sopravvissuto nel giaccio per tanto tempo perché il nostro secolo aveva bisogno di una persona come te”
“Una persona come me?” domandò lui confuso inarcando un sopracciglio
“Una persona autentica” rispose lei distogliendo lo sguardo. “Ora Capitano, che ne dici di tornare alla mia storia?”
Steve annuì e si risistemo comodo sulla sedia.
“Come ti stavo dicendo tutte noi con il cervello riprogrammato venivamo tutti i giorni sottoposte a duri allenamenti, non erano quelli fisici a stancarti, no, erano quelli mentali che ti facevano desiderare di smettere di esistere. Torture psicologiche, deprivazione sensoriale, spersonalizzazione…solo per citarne alcuni. Sai, la notte ci incatenavano ai letti per paura che scappassimo.” Natasha si massaggiò istintivamente i polsi.
“Come sei riuscita a fuggire?”
“Bucky. Avevamo pianificato tutto, ma abbiamo dovuto aspettare il momento giusto”
“Il momento giusto, che intendi dire?”
“Non sono sempre stata così come tu mi conosci…sai una volta ero debole, o per lo meno non così forte come ora, ero più lenta, più gracile e mi ammalavo spesso a causa delle basse temperature, anche se fortunatamente imparavo in fretta e non era facile raggirarmi. Diciamo che per diventare quello che sono fisicamente mi hanno dato un aiutino”
“Avevo ragione, era come pensavo prima” sibilò Steve. “Ti hanno dato il siero del super soldato” disse incredulo
“Non proprio, il mio è una versione mal riuscita del tuo…non ho la superforza, sono semplicemente un po’ più resistente del normale, tendo a guarire più in fretta e ad invecchiare più lentamente”
Per un  po’ ci  fu un lungo silenzio durante il Quale il capitano tentò di riordinare le idee.
“Tutto ok?” domandò la rossa, infondo sapeva benissimo che quello che le stava dicendo era molto da diggerire.
“Si, è solo che...Perchè? Perché ti diedero quel siero!”
“Perché io ero la candidata perfetta per il programma Vedova nera; mi scelsero e subito dopo mi somministrarono il trattamento Kurdin, loro lo chiamavano così”
“Che ne è stato delle altre ragazze?” chiese il Capitano con una nota di apprensione
Natasha alzò le spalle: “Non gli servivano più. Crudele, vero?”
Il sangue di Steve gelò.
“Dopo la somministrazione del siero io e il Soldato d’Inverno avevamo deciso di sfruttare le mie acquisite abilità per fuggire”
“Non ci avevano pensato? Insomma, utilizzando quel siero su di te sapevano che avrebbero creato una potenziale arma di distruzione e che potevano diventarne vittime”
“Oh, ci avevano pensato, ci avevano pensato eccome, ecco perché ti somministravano il siero alla fine del programma: a quel punto avresti dovuto essere talmente soggiogata a loro che se ti avessero ordinato di sparato dritta nel cervello tu lo avresti fatto” raccontò la ragazza mentre le immagini di ciò che aveva vissuto le si riproponevano il testa
“Ma tu non lo facesti” disse sicuro il biondo
“Io feci saltare il loro di cervello, mi conosci bene vedo” affermò la rossa con un malizioso sorriso sghembo con cui cercava di nascondere le sue vere emozioni.
“Come ci sei riuscita? Come ti sei ribellata al loro controllo mentale?”
Natasha disse una sola parola:”Barnes”
 
 
 
Spazio autrice: Questa cosa mi sta decisamente sfuggendo di mano visto e considerato che doveva essere solo un capitolo su passato di Natasha e mi sono ritrovata a scrivere la sua biografia non autorizzata.
Spero apprezziate e alla prossima!
 
  
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