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Autore: Warlock_Vampire    26/09/2015    1 recensioni
Montebelluna. Una piccola città del Veneto apparentemente normale, nasconde un prezioso segreto.
I vampiri sono tornati in città per recuperare l'Antidoto. La vita di alcuni ragazzi verrà irrimediabilmente sconvolta dal soprannaturale...
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chi ha un perché per vivere,
può sopportare quasi ogni come."
Friedrich Nietzsche

5
 
Lunedì Nora rimase a casa da scuola. Si barricò in camera, sperando che i suoi genitori non le domandassero per quale ragione tenesse gli infissi sbarrati e le tende tirate. Con suo padre fu abbastanza semplice trovare una scusa per non andare a scuola; sua madre fece invece molte più domande.
Nora disse di non stare bene, di avere mal di testa e anche un po’ di mal di gola. Suo padre si limitò a dirle di riposare e guarire al più presto, sua madre insistette per misurarle la febbre. Quando uscì dalla camera lasciando Nora da sola, la ragazza tentò in tutti i modi di riscaldare il termometro per fingere una malattia che non c’era e che non ci sarebbe stata mai. Quando Chiara tornò dalla figlia, si convinse dell’effettiva indisposizione di Nora e la lasciò stare, raccomandandole di telefonarle più tardi per aggiornarla sulla sua situazione.
Quando fu finalmente sola in casa, Nora trasse un sospiro di sollievo e si lasciò ricadere sul letto, pensando, sconsolata, che quella situazione non potesse durare ancora per molto. Doveva ottenere un anello come quello di Rebecca al più presto, perché non avrebbe potuto fingere di essere malata per sempre.
 
Tommaso si avviò da solo verso il liceo. Incontrò Elena ai cancelli d’entrata e lei subito gli domandò dove fosse Nora. Il ragazzo mormorò qualche scusa affrettata e si guardò intorno alla ricerca di Rebecca. Il giorno prima aveva letto nella sua mente, come minimo Rebecca doveva aver sentito qualcosa e Tommaso voleva vedere se la Vampira fosse per caso turbata.
Non la vide da nessuna parte, così come non vide Giulia.
Elena continuava a parlare senza sosta e Tommaso si costrinse ad ascoltarla.
«…insomma, domenica sera se ne sono andati tutti ad un certo punto e io sono rimasta là da sola! Anche tu, Tommaso, sei andato via senza neanche salutarmi!» stava dicendo Elena. Senza lasciare a Tommaso il tempo di intervenire, continuò a lamentarsi: «ieri sono dovuta andare là e ho pulito tutta la casa da sola! Ti pare? Tutti amici quando si fa festa e poi, quando c’è bisogno non c’è mai nessuno che…».
«Elena, la festa l’avevi organizzata tu, cosa pretendi?» la interruppe Tommaso stizzito, «comunque, scusa se non ti ho salutata, è che sono andato via di corsa».
Elena rispose con un gesto sbrigativo della mano a Tommaso, segno che lo perdonava e non voleva più parlarne.
«Senti, ma ti ricordi tutto quello che è successo alla festa?» le domandò Tommaso, cogliendo nuovamente l’occasione per fare una domanda che le aveva già posto molte altre volte.
«Ancora?!» sbuffò Elena, «non ero poi così ubriaca, sai? Certo che mi ricordo!».
«Cosa, esattamente?» la incalzò subito Tommaso.
«Cosa, secondo te? La festa, la musica, la gente».
«E Rebecca? Non ti ricordi di lei?».
«Cosa dovrei ricordarmi di lei? Era là con le sue amiche, poi si è messa a ballare vicino a dove ero io, poi io mi sono stancata e sono andata a sedermi e non so lei dove sia andata… ma perché ti interessa tanto?» rispose Elena, sempre più esasperata.
Tommaso non rispose, perso nei suoi pensieri com’era. Elena dava sempre la stessa risposta a quella domanda, sempre le stesse parole uscivano dalla sua bocca con la convinzione forte che fossero veritiere, benché Tommaso sapesse che non lo erano. Dunque Elena non ricordava nulla di quel morso. Tommaso si chiese se era per lo shock o perché c’era sotto qualcos’altro.
 
Se Rebecca non era andata a scuola perché era a casa di Elia, Giulia vagava per il paese con un’espressione vuota, quasi fosse in catalessi.
Senza rendersene conto, metteva un piede davanti all’altro e procedeva per lo Stradone del Bosco. Non incontrò anima viva e per questo non si arrestò fino a quando non raggiunse la sua meta.
Vide il corpo senza vita di una donna riverso a terra, metà nell’acqua del torrente e metà fuori, tra l’erba. La pelle biancastra, quasi blu, della donna risaltava in modo raccapricciante. I capelli scomposti e pieni di fango e foglie, gli occhi rivolti al cielo senza alcuna espressione, le labbra socchiuse e una profonda ferita al collo. Il sangue rappreso macchiava i vestiti, già sporchi di terra e strappati in più punti. Giulia capì che non c’era più nulla da fare per quella donna… quella donna che lei aveva riconosciuto.
La professoressa Greco.
Giulia prese fiato e urlò, urlò con forza sovrumana, così che quel grido potesse raggiungere i confini della terra con  la sua potenza.
 
La sera, i genitori di Tommaso andarono a casa di Nora con la scusa di riconsegnare ai suoi genitori il sacco a pelo che avevano dimenticato. La domenica, infatti, mentre Nora e Tommaso scoprivano di essere creature soprannaturali, i loro genitori erano partiti per il campeggio e avevano fatto rientro solo molto tardi.
Tommaso e Nora si rifugiarono subito nella camera della ragazza per raccontarsi le novità di quel giorno. Tommaso ancora non aveva parlato ai suoi genitori, ma Nora lo convinse di farlo al più presto. Se lui era uno Stregone, voleva dire che anche i suoi genitori lo erano e Tommaso non aveva proprio nulla di cui preoccuparsi. Molto più in apprensione era lei, invece, che era fermamente convinta di dover mantenere il segreto sulla sua trasformazione. Non aveva idea di come avrebbe fatto a spiegare ai suoi genitori una cosa simile, e ancora di più temeva quello che sarebbe successo in futuro, quando tutti sarebbero invecchiati e lei invece no.
Preferiva non pensarci.
Tommaso spiegò a Nora la conversazione avuta con Elena quella mattina, esprimendo il suo sospetto che ci fosse qualcosa di più sotto, oltre allo shock per il gesto di Rebecca.
«Abbiamo un altro problema» disse Nora, digrignando i denti.
«Cioè?» saltò su Tommaso, subito in allarme.
«Sai, è da ieri mattina che non mi nutro… e non sto parlando di cibo normale».
 Tommaso si alzò subito dalla sedia in cui era seduto e indietreggiò cautamente, avendo compreso le necessità di Nora. Lei, d’altro canto, tentava in tutti i modi di controllare la sete improvvisa, destatasi dall’arrivo di Tommaso, così umano, così…
«Esci da qui» lo pregò Nora, «non voglio farti del male».
Tommaso rifletteva febbrilmente, in cerca di una soluzione.
«Allora, aspetta un secondo» disse, «respira, respira profondamente. Dobbiamo trovare una soluzione anche a questo, il prima possibile».
Nora respirò, ma quello che le arrivò fu il fragrante profumo del sangue di Tommaso. Sentì il cuore di lui che batteva all’impazzata, agitato, e si tappò le orecchie, perché era un richiamo più forte di qualsiasi volontà di resistere.
«Vattene» ringhiò.
Tommaso, invece, sollevò la manica del maglioncino e si avvicinò a Nora, tendendole il polso. Nora rimase a fissare a bocca aperta l’invito dell’amico, la pelle bianca del suo polso esposta ai suoi canini. Affondò i denti nella carne di Tommaso e succhiò con gusto il suo sangue caldo e allo stesso tempo freschissimo, sentendosi rigenerata nel profondo, viva come non mai.
Si staccò dall’amico d’improvviso, temendo di avergli fatto del male e si passò velocemente una mano sulla bocca, asciugando qualche goccia di sangue che colava sul mento.
Si guardarono per qualche secondo senza osare muoversi. Alla fine Tommaso abbassò lo sguardo sulla ferita aperta, il sangue che ancora fuoriusciva da due fori netti e profondi nella carne.
«Il sangue dei Vampiri ha proprietà curative, lo hai detto tu» mormorò Nora, mordendo il proprio polso e tendendolo a Tommaso. Il ragazzo si protese su di lei e ingoiò qualche goccia del suo sangue, senza poter nascondere un certo disgusto.
Immediatamente, però, la ferita sul polso si rimarginò, così come quella del giorno prima, che lui aveva coperta con un cerotto.
«Finché non avremo trovato una soluzione berrai il mio sangue» sentenziò Tommaso, asciutto. Sentì sua madre che lo chiamava dall’altra stanza e uscì, lasciando l’amica sola e scossa
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