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Autore: InoHaruna    26/09/2015    2 recensioni
| Paolo x Bianca | Bianca's centric | Sentimentale e comico, almeno credo | Grazie alla mia Beta, Lila May |
~*~
Lei: Bianca, 17 anni. La ragazzaccia gelosa e impulsiva con cui non ci vorresti mai avere a che fare.
Lui: Paolo, 20 anni. Il bravo ragazzo della porta accanto che vorresti sposare.
Lei: studentessa delle superiori, in perenne conflitto con la madre che la considera una femmina mal fatta.
Lui: cameriere e studente universitario, ammirato da colleghi e amici, ma detestato dal padre.
Lei: Impetuosa come il fuoco.
Lui: Tranquillo come l'acqua.
# Una delle regole dell'amore dice: Gli opposti si attraggono, ma amano i propri simili.
Sara` vera?
~*~
Quest'introduzione non e` un granche`, ma spero lo stesso di avervi incuriosito.
Buona lettura :)
InoHaruna.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gianluca Zanardi, Marco Maseratti, Paolo Bianchi/Fideo Ardena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sexy waiter

 
~ Tra lacrime, castighi, piani di fuga e vecchie conoscenze  ~

 

~*~

 
 
 

La quiete prima della tempesta.
Era l’atmosfera che aleggiava in auto, di ritorno a casa.
Sedevo al mio posto posteriore, con la testa china a torturarmi le mani, mamma sedeva davanti in un pericoloso silenzio glaciale, con le braccia conserte e il collo rigido mentre mio babbo guidava senza proferir parola, non staccando gli occhi dalla strada.
Mi sentivo in colpa, avevo rovinato il loro diciottesimo anniversario e non mi ero creato una bella reputazione al ristorante.
Quando mio padre parcheggio` l’auto nel vialetto di casa, presi un bel respiro profondo preparandomi al peggio.
Una volta entrati in casa, mamma lancio`  la sua pochette in malo modo sul divano e mi si pianto` davanti con fare minaccioso.
- Tu. Non sei una ragazza. Tu sei un maschiaccio. Un maschio nel corpo di una femmina! – sbraito` mia madre guardandomi con occhi glaciali.
- Mamma... Aspetta, io poss--. – cercai di giustificarmi alzando le mani in segno di innocenza.
- NO! Tu... mi hai rovinato l’anniversario. Tu, mi hai fatto fare una figuraccia, l’ennesima per colpa tua! – sbraito`.
- Mamma, d-davvero, io... -. M’interruppe di nuovo, ed ebbi paura.
- Tu, hai rovinato la mia reputazione di signora! TU MI HAI ROVINATO LA VITA!!! -. grido` isterica.  
- Lucinda!! – la rimprovero` mio padre, slacciandosi la cravatta, guardandola sconcertato, incredulo che sua moglie potesse aver pronunciato quella frase.
Io tacqui. Con il viso in fiamme, gli occhi che mi pizzicavano e la gola secca.
- M-mamma io, non... N-non volevo! Giuro! E` stato u-un--. – mi bloccai. Mi diede un ceffone che avrei ricordato per il resto della mia vita.
- Lucinda... – la rimprovero` di nuovo mio padre coprendosi il viso con una mano, sospirando pesantemente.
La guancia mi bruciava, ma trattenni le lacrime. Non le avrei mai e poi mai dato la soddisfazione di vedermi piangere.
- Da questo momento in poi, niente piu` soldi. Niente piu` cellulare, computer e televisione. Niente piu` calcetto. Solo scuola, compiti e pulizie in casa. Chiaro? – sibilo` fredda, una volta calmatasi.
Guardai mio padre con gli occhi lucidi, implorandolo in silenzio di aiutarmi. Ma lui abbasso lo sguardo, scuotendo piano la testa.
A quel punto mi sentii completamente sconfitta.
- E ora fila in camera tua. – disse infine mia madre girandomi le spalle.
Girai i tacchi e salii lentamente le scale, con le lacrime che mi rigavano il viso.
- Ti odio. – sibilai a denti stretti sul proncito di una crisi isterica.
Me na filai in camera mia a piangere e singhiozzare, con una rabbia dentro che sembravo Goku sul proncito di trasformarsi per la prima volta in Super Sayan. Buttai le scarpe nel corridoio così che quella se le potesse riprendere senza darmi fastidio, mi levai il vestito cosi in fretta che lo stracciai. Lo buttai a terra e con un calcio lo lanciai sotto il letto (dove giacevano tutte le cose che non mi servivano ma che mia madre si ostinava a farmi tenere), mi sciolsi il chignon e finalmente libera mi buttai sul letto a piangere, a sfogarmi e deprimermi su quanto faceva schifo la mia vita e su quanto aveva ragione mia madre.
Io non ero una femmina, ero un maschio nel corpo di una femmina.
Alla fine, con gli occhi gonfi e un brutto mal di testa mi addormentai.
 
 
Era passata una settimana da quella serata disastrosa, e avevo passato una settimana all’insegna di pulizie di casa, scuola, compiti e noia. Niente calcetto il pomeriggio, niente film dell’orrore la sera, niente chattate fino a mezzanotte con il cellulare, niente musica, niente computer e niente televisione.
Insomma, una galera.
Il tempo libero lo passavo a guardare le mosche in camera mia, stesa sul letto senza far niente e rimuginare su quanto detestassi quella donna che mi aveva messo al mondo.
Non parlavo con papa`, ero molto arrabbiata anche con lui. E non c’era cosa peggiore per il mio babbo, dell’indifferenza della sua figliola. Niente coccole, niente abbracci, niente serate passate insieme a poltrire sul divano a mangiare schifezze, niente chiacchere, niente passaggi con il pallone in casa, niente di niente. Solo pesanti silenzi e indifferenza da parte mia. Con mamma invece battibeccavo sempre:
“E spolvera il salotto”
“E lava il pavimento”
“E fai la lavatrice”
“E stendi i panni”
“E fai il letto”
“E fai quello, e fai questo”
Mi aveva presa per una serva o cosa?
Fu la settimana piu` stressante e faticosa della mia vita.
E come se non bastasse, certe volte mi capitava di pensare a quel cameriere. Quel tizio che mi aveva versato un po` d’acqua nel bicchiere, l’unico che si era accorto che non stavo bene. I miei erano troppo occupati a sbaciucchiarsi.
In verita`, lo pensavo spesso. Sotto la doccia, quando stendevo i panni, mentre mangiavo, e lo sognai pure una notte. E quando succedeva sentivo le famose farfalle nello stomaco... Ma poi cercavo di convincermi che era solo indigestione. La solita cucina di mamma.
Il lunedì della settimana successiva, uscendo di casa per andare a scuola non percorsi la solita strada principale. Ne scelsi una piu` piccola e riservata che, di solito era sempre deserta. Avevo in mente di marinare la scuola. La mia destinazione?
Il ristorante “La ballerina”.
Si, esatto. Quel ristorante.
Il motivo non lo sapevo di preciso, sapevo solo che volevo rivedere quel ragazzo... Avevo pensato moltissimo a lui, e volevo assolutamente incontrarlo. Nessun ragazzo mi aveva fatto passare quello che mi aveva fatto passare lui. E poi avevo voglia di po` d’aria fresca.
Diavolo, una settimana intera passata a pulire lo spazio tra le mattonelle del pavimento di tutta la casa e a studiare come due piu` due facesse cinque.
Avevo bisogno di un po` di svago e di liberta`.
Non sapevo se sarei entrata sì o no nel ristorante, non sapevo cosa gli avrei detto se l’avrei incontrato, non sapevo nemmeno se l’avrei trovato!
Insomma, un po` come andare a raccogliere i funghi ma non sai se crescono o sulle nuvole o in acqua.
Durante il tragitto piuttosto lungo a piedi, rimuginai sulla cavolata che stavo facendo. Se mamma mi scopriva, era meglio se non tornavo proprio a casa.
 
“Forse lui e` fidanzato, e la fidanzata lavora li con lui!
Forse ha tren’anni, magari ha anche dei figli...
Forse e` gay! Oddio, potrebbe essere!
Oh no...
Mi manderebbe semplicemente a quel paese.” pensai mangiucchiandomi le unghie.
 
Senza che nemmeno me ne rendessi conto, mi ritrovai difronte al ristorante.
Mi prese il batticuore e solo in quel momento mi resi seriamente conto di quello che avevo fatto. A quell’ora dovevo essere in classe a studiare Napoleone, e non a circa quattro chilometri di distanza in un ristorante costruito sull’acqua.
Con il fiato corto e spaventata come una bambina sperduta, feci il giro del ristorante e andai sul molo dove c’erano alcune gondole, e mi sedetti sul legno un po` umido con le gambe che sporgevano sull’acqua.
Guardavo il mio riflesso nell’acqua, i folti capelli biondi sembravano la criniera di un leone.
I capelli erano l’unica cosa che mi piacevano veramente di me stessa.
Dondolavo le gambe, guardando la clientela nel ristorante e cercai con lo sguardo il ragazzo per cui avevo fatto quella pazzia, senza la minima idea di cosa fare. Presi dal mio zaino il panino che mia madre mi aveva preparato e iniziai a mangiucchiarlo. Solo pane e insalata.
Mi aveva anche messo a dieta quella brutta str---.
Lo ributtai nello zaino disgustata. Non ero mica una mucca che dovevo mangiare sempre e solo insalata.
Feci per alzarmi e andarmene, ma qualcosa mi blocco`. O meglio, la voce di qualcuno.
- Guarda guarda... Bianca Presti. – mi girai e fissai il mio interlocutore a bordo di una gondola.
-... Gianluca? – inarcai un sopracciglio riconoscendo il tizio che avevo incontrato al bagno del ristorante una settimana prima.
- Zanardi, Gianluca Zanardi. – salto` sul molo con un balzo felino, ri-porgendomi la mano con fare galante.
- Ehm... Ma tu non sei un cameriere? – chiesi afferandogliela, un po` sorpresa dai suoi modi e dal suo completo da gondoliere.
- Gondoliere di giorno, cameriere di notte. – mi rivolse di nuovo quel sorriso indecifrabile. Un po` malizioso, un po` ironico.
- E tu che ci fai da queste parti? Credevo che non ti avrei mai piu` rivista! – rise prendendomi in giro.
- Io... sto cercando, ehm... lavoro! Si, sto cercando lavoro. – mentii cercando di  nascondere il mio imbarazzo, mica potevo dirgli che mi ero innamorata di un suo collega e avevo marinato la scuola per incontrarlo!
- Lavoro eh? – ripete` poco convinto, rivolgendomi uno sguardo affilato che sembrava leggermi dentro.
- Sai, non sei la prima ragazzina che viene qui per... cercare lavoro. – disse, e iniziai a sudare freddo. Mica conosceva le mie reali intenzioni?
- Non sono una ragazzina. – dissi seria, non sapendo cos’altro dire.
- Ah no? E quanti anni hai? – disse osservandomi con quei strani occhi azzurri.
- Diciasette. – risposi guardandolo negli occhi, sostenendo la silenziosa guerra di sguardi.
- Visto, sei ancora una piccolina. Io ne ho ventidue, e sono un uomo fatto e ri-fatto. Tu ancora puzzi di latte. – mi sorrise, spostandomi una ciocca dal viso.
- Ti sei... Rifatto? – lo presi in giro, mentre le mie orecchie andavano a fuoco.
- Era un modo di dire. – disse serio, non apprezando la mia battuta.
- Nah, secondo me ti sei rifatto il naso! – scherzai tirandogli un piccolo pugno sulla spalla, per vendicarmi del gesto.
- No, la chirurgia plastica costa troppo, non me la potrei mai permettere. E poi, sono gia` perfetto cosi come sono, baby. – ghigno` malizioso, chinandosi ad allacciarmi una scarpa, cosa che mi imbarazzo` parecchio.
- Vai a casa piccola, non fare di nuovo arrabbiare la tua mamma. – mi disse in tono annoiato una volta rialzatosi e avviandosi verso il ristorante, lasciandomi sola.
Rimasi a bocca aperta, incredula.
Era un tipo decisamente lunatico.
Indignata, iniziai a camminare a passo svelto, superandolo. Mi voltai e gli feci il dito medio e una smorfia.
Una volta vendicata, feci per andarmene da quel luogo, ma Gianluca mi fermo`, di nuovo.
- Ehi, piccola! – mi chiamo` fischiando.
Mi girai, pronta a dargli un altro dito medio, ma lui mi sorrise e mi disse:
- Vuoi fare un giro in gondola? -.
Inarcai un sopracciglio sorpresa. Quel tipo era proprio strano, prima mi diceva di tornarmene a casa e poi mi invitava a fare un giro in gondola.
- Okey! – accettai felice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Angolo Autrice

Buonasssera, lettori!
Che dire? Non ho mai niente da dire nelle note hahah!
Allora (concentrati Ino), ho aggiornato.
Ma vaah!
E... che ve ne pare? Bianca, la mia Bianchina! Vi piace come lo ‘costruita’?
Nel prossimo capitolo, finalmente apparira` il vero protagonista della storia...
Il Sexy Waiter a cui e` dedicato il titolo.
Signori e signore,
Paolo Bianchi.
E altri personaggi, tra cui Gianluca che gia` conoscete, e poi Marco, Angelo...
Insomma se ne vedranno delle belle!
Ah, me ne dimentico sempre.
Mi scuso per l’obrobrio grammaticale ( ` ), purtroppo, per la sfiga che mi perseguita dappertutto,
nella mia tastiera non ho le lettere accentate. Pardon!
Bene, sono ben volute recensioni.
Au revoir!
InoHaruna.
 
 

 
 
 
 
  
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