Amaranth dream
2.
Emma chiuse gli occhi e si strinse le ginocchia al
petto. Nath era stata molto premurosa: le aveva dato un paio di compresse e le
aveva fatto cambiare gli abiti con un paio di jeans e un maglione
particolarmente comodi, infine le aveva consegnato quello che aveva definito
come “il suo inseparabile IPod”. Le aveva fatto fare un rapido giro del luogo,
prima di passare nuovamente per il laboratorio, dove erano rimasti solamente il
dottor Banner e Tony Stark, che l’aveva salutata facendole di nuovo
l’occhiolino. –Vedo che sembri molto più in te, fiorellino.- le aveva detto. Peccato
che Emma non sapesse chi fosse quel “te” di cui parlava lo scienziato. Si era
sforzata molto, ma nessun ricordo emergeva dalla sua mente stanca.
-Vuoi rimanere sola?- le aveva chiesto Natasha,
una volta uscite nella grande terrazza in cima al grattacielo che fungeva da
quartier generale degli Avengers. Emma aveva annuito lentamente, temendo di
offenderla, ma lei le aveva sorriso ed era sparita all’interno nel giro di
mezzo secondo.
La ragazza si era così trovata un angolino e si
era accoccolata addossata ad una parete, per ascoltare la musica in santa pace.
Aveva capito immediatamente perché fosse stata tanto legata a quell’oggetto: la
musica era riuscita a rilassarla subito e finalmente la testa non le pulsava
più.
Inoltre, si rese conto di ricordare quelle
canzoni, quelle melodie. Probabilmente le aveva ascoltate talmente tante volte
che le erano entrate nella mente indelebilmente. Si mise a canticchiare quella
in testa alla sua playlist: le piaceva talmente tanto
che le vennero le lacrime agli occhi.
Tu lo sai che non è la fine, si che lo sai,
che viene maggio e sciolgo le brine,
si che lo sai, resti d’inverno persi nel
vento,
io
non mi stanco nono
e vengo a cercarti in un sogno amaranto…
Dove sei arcobaleno, che cosa fai,
miele selvaggio quando ti sogno,
che cosa fai, nel cuore mio,
tra il nulla e l’addio..
Riaprì gli occhi solamente quando la canzone
terminò e si ritrovò con le guance bagnate. Era sveglia solamente da qualche
ora, ma aveva la sensazione di avere tanto di quel tempo sulle spalle da farle
venire voglia di chiudere gli occhi e di addormentarsi per sempre. Tuttavia, la
cosa peggiore di quella sensazione soffocante era di non ricordare
assolutamente nulla: le era stato detto che nessuno meglio di Jane sarebbe
stata capace di rispondere alle sue domande, ma un lato di lei non era così
sicuro di volerla ascoltare; dopotutto, da quello che le aveva detto Nath, Jane
era particolarmente dentro a quella storia, in quanto compagna di Thor.
Emma scosse la testa, improvvisamente tesa. Era
legata a sua sorella? E se si, cosa aveva comportato per lei il suo
fidanzamento?
Si alzò lentamente dalla sua postazione e fece
qualche passo verso la balaustra, godendosi il panorama. La città di New York
si estendeva caotica sotto di lei e l’orizzonte era una distesa di cemento che
si perdeva a vista d’occhio. Storse il naso, volgendo lo sguardo, quando di
rese conto che sulla punta della struttura, sospeso a centinaia di metri nel
vuoto, c’era Loki.
-Ma che diavolo sta facendo?!?- esclamò scioccata,
mettendosi una mano davanti alla bocca. Il dio dovette sentirla chiaramente,
perché si voltò verso di lei e, con un salto, la raggiunse. Emma spalancò gli
occhi e rimase senza parole per parecchi secondi: o quell’uomo era una specie
di canguro, oppure la storia del dio non era così ridicola.
Loki ghignò. –Mi godevo il panorama, sebbene
l’odore di smog sia parecchio fastidioso.- disse, rispondendo alla sua domanda
retorica. La ragazza spalancò ancora di più la bocca. –Ti saresti potuto
sfracellare!- esclamò, ma poi si rese conto che, probabilmente, un dio era
molto più resistente di un essere umano e non poté farsi a meno di darsi della
stupida e di arrossire.
-Sono caduto da altezze molto maggiori.- rispose
infatti quello, prima di voltarle le spalle –non vedendo, fortunatamente, le
sue guance tingersi di un rosso più acceso. Poteva
essere così stupida?- e dirigersi verso l’entrata. Di certo, la freddezza
dei suoi modi era totalmente diversa dal calore con cui si era preoccupato per
lei solo poche ore prima: in quel momento le sembrava quasi un’altra persona, molto
più simile al pazzo che aveva sollevato il dottore e l’aveva scaraventato
addosso al bancone da lavoro. Inoltre, notò, aveva indossato vestiti normali: molto meno ridicoli e senza una
minima piega. Non aveva un capello fuori posto.
Deve avere
qualche disturbo della personalità, pensò, quando una squillante voce di
donna urlò il suo nome. Emma fece solo in tempo a vedere una ragazza mora
correrle addosso prima di essere stritolata in un abbraccio che di delicato
aveva ben poco.
-Tu.. sei Jane?- domandò con l’ultimo grammo di
fiato che le era rimasto: se fosse morta, doveva almeno sapere a chi attribuire
il suo assassinio.
La donna annuì, con le lacrime agli occhi. –Si.
Emma, pensavamo tutti fossi morta… non eri presa per nulla bene e quando Thor
me l’ha detto, mi si è spezzato il cuore. Ma sei viva, quindi non ti
preoccupare per i tuoi ricordi, riuscirai a recuperarli tutti e, d’altronde, io
sono qui anche per aiutarti.- le disse tutto d’un fiato, prendendole le mani e
guardandola con affetto.
Dopo un attimo di confusione, fu il turno di Emma
di sentire le lacrime pungerle gli occhi: se quella donna era davvero sua
sorella, non avrebbe potuto desiderare di meglio. Capì all’istante che erano indissolubilmente legate e che se
fossero state insieme, dopotutto forse c’era davvero una speranza per i suoi
ricordi.
-D’accordo..- annuì, -allora potresti raccontarmi
come diavolo sono finita in questa situazione, per iniziare?-
Jane ridacchiò e insieme si sedettero a terra, in
una posizione che le proteggeva dal vento primaverile e, allo stesso tempo,
offriva loro una splendida vista sulla città.
-Dunque, tutto è iniziato qualche anno fa, nel New
Mexico..-
-Vuoi un’altra frittella?- le domandò Jane, dalla
sua postazione vicino ai fornelli. Emma annuì, la bocca troppo piena per poter
formulare parole di senso compiuto, ma ci pensò Thor a reclamare a gran voce
un’altra porzione della gustosa colazione preparata dalla sua ragazza,
sputacchiando latte per tutta la cucina. Emma scoppiò a ridere di gusto, mentre
Steve sorrise sorseggiando il suo caffè: -Credo che Thor abbia espresso a gran
voce i suoi desideri, Jane.- le disse con un sorriso, spostandosi per lasciare
passare la donna carica di piatti.
-Oh, ma so precisamente quanto vada pazzo per le
mie frittelle. In questo tempo si dice che l’unico modo per prendere un uomo
sia per la gola.- ridacchiò, lanciando un’occhiata al suo ragazzo, il quale le
rispose con un sorriso e si affrettò ad infilarsi in bocca una frittella intera
–Emma ne rimase quasi scandalizzata- e ad alzare la forchetta verso l’alto,
scuotendo i lunghi capelli biondi. –Un applauso per le frittelle di Jane.-
esclamò, suscitando di nuovo l’ilarità di tutti. –Non c’è nulla al mondo di più celestiale,
non è così fratello?-
Loki, seduto al margine della sedia e con il muso
lungo, alzò lo sguardo dal suo piatto, dove giaceva la sua colazione ridotta in
pezzetti minuscoli. –Disgustose.- disse, laconico, facendo calare la
temperatura nella stanza di almeno cinque gradi.
Con un moto di stizza, Emma si chiese per quale
motivo fosse andato a fare colazione con loro se era di quell’umore lì. Sua sorella, tuttavia, non disse nulla,
limitandosi a stringere una spalla a Thor e a posargli di fronte un piatto
pieno.
-Ne vuoi altre, Emma?-
-No, sono a posto grazie.- disse lei, limitandosi
a prendere un’altra aspirina, che sperava l’avrebbe aiutata per tutto il resto
della giornata. Il mal di testa le era parecchio diminuito e il sonno profondo
in cui era caduta poco dopo la chiacchierata con Jane le avevano fatto sicuramente
bene, ma nessun ricordo si accingeva a tornare. Quella mattina, prima di
scomparire in laboratorio, il dottor Banner le aveva detto che era
perfettamente normale e che la trovava molto meglio rispetto al giorno prima.
In ogni caso, Emma non riusciva di certo ad immaginarselo come un mostro verde
incazzato.
-Credo che andrò a fare qualche esercizio. Sapete
per caso dove sono Nath e Stark?-
-Credo di aver visto Tony dormire abbracciato ad
una testa di metallo.- disse Emma, aggrottando le sopracciglia. –Solo un paio
d’ore fa.-
Tutti si girarono verso di lei, sorpresi,
facendola arrossire. –Era.. ehm, sul divano.- precisò, trattenendosi
dall’alzare gli occhi al cielo. Di quel luogo conosceva solo tre piani e in
nessuno di essi c’era la camera da letto di Tony Stark.
Steve annuì sorridendole ed uscì dalla cucina,
mentre Jane le si sedette accanto, addentando finalmente la sua prima
frittella.
Ad un certo punto, la porta si aprì di scatto e un
assonato Tony Stark entrò a reclamare cibo. –Stavate parlando di me?!?-
esclamò, guardandosi intorno. –Uhm, sento un adorabile odorino di frittelle.-
Jane alzò gli occhi al cielo, divertita, mentre
Emma si ritrovò a ridacchiare: quell’uomo aveva
una vena ironica/sadica che la faceva morire dal ridere ogni qualvolta
apriva la bocca.
-Comunque, ho avuto un’idea fenomenale:- iniziò, girandosi verso Emma. –per aiutare la tua
memoria perduta, ritengo sia assolutamente necessario fare un giro per New
York.-
Jane alzò un sopracciglio, scettica. –Perché mai?
Non ha frequentato molto New York.-
-Oh andiamo!- esclamò l’altro, alzando portando i
palmi delle mani verso l’alto –Un po’ di sano shopping aiuta sempre a rilassare
i nervi.-
-Forse dovresti preoccuparti un po’ meno dei
vestiti e di più di non perdere pezzi della tua armatura per le stanze, Uomo di
Metallo.- sibilò Loki, attirando l’attenzione di tutti su di sé.
Uomo di
Metallo? Che significa?
-Ripeti quello che hai detto, mezzodio.-
rispose alla provocazione lui, alzandosi dalla sedia, seguito a ruota da Loki.
Emma spalancò gli occhi, preoccupata, stringendo
le dita sulla tazza. Non avrebbero iniziato a picchiarsi in cucina, vero?
-Oh avanti, non iniziate voi due.- esclamò Jane,
mentre anche il suo fidanzato si alzava, riempiendo ancora di più la stanza con
la sua mole non indifferente di muscoli. –Forza Emma, andiamocene a fare
shopping: il testosterone in questa stanza potrebbe ucciderci.-
Emma rimase meravigliata dalla moltitudine di
boutique che c’erano a New York. Tony, dopo aver fatto prevalere il suo
testosterone su quello dei due déi (Loki aveva provato a rifilargli un pugno in
bocca, ma era stato fermato tempestivamente dal fratello), aveva chiesto a
Jarvis di preparare un itinerario. C’era da dire che quando Emma aveva sentito
la voce dell’interlocutore dello scienziato, aveva fatto un salto sul posto,
non riuscendo a capire da dove provenisse, finché lo stesso Jarvis non le aveva
spiegato di essere un’intelligenza artificiale, indispensabile per il
funzionamento di Iron Man.
-Forza ragazze, l’aria di New York è un vero
toccasana.-
Jane alzò un sopracciglio, facendosi largo tra la
folla che si era accalcata attorno al gruppetto per chiedere un autografo al
plurimiliardario. –Certo, un toccasana soprattutto per i polmoni.- disse
ironica, alzando gli occhi al cielo. –Ma probabilmente mi sono abituata troppo
bene con Asgard.-
-Vivi lì?- le domandò Emma, distogliendo lo
sguardo da un vestitino a fiori esposto in una vetrina di un negozio troppo
costoso.
-Oh no! Ho solamente passato lì gli ultimi mesi:
sono un’astrologa e ad Asgard è molto più semplice e piacevole studiare il
cielo. Hanno un osservatorio che è qualcosa di stratosferico!- esclamò,
battendo entusiasta le mani.
La ragazza sorrise, annuendo. Jane le aveva
parlato di Asgard abbastanza dettagliatamente la sera prima, e lei era rimasta
piacevolmente colpita. –Posso farti una domanda?-
-Tutto quello che vuoi.-
-Ho cercato di osservare gli Avengers questa
mattina e mi ha aiutato molto il fatto che tu me ne abbia parlato: riesco a
vedere lo spirito da leader di Steve o l’indole ironica e un tantino
menefreghista di Tony.. ma non riesco a capire Loki.- disse, guardandosi le
mani e cercando le parole opportune. –Voglio dire, tu ieri mi hai detto che ha
avuto una sottospecie di.. “crisi adolescenziale”, ribellandosi alla sua
famiglia e distruggendo addirittura la città, facendo entrare in guerra due
mondi..-
-Poi però è stato perdonato.- aggiunse in fretta
la sorella. –E’ cambiato e tutti noi siamo stati costretti, fortunatamente, a
cambiare la nostra opinione di lui.-
Emma annuì. –Si, infatti sto cercando di non
basarmi solamente sui tuoi racconti, ma di farmi un’opinione mia. Tuttavia, la
prima opinione che ho avuto di lui.. mi è sembrato fuori di testa e
terribilmente soggetto a scatti d’ira.- chiarì, ripensando a come si era
infervorato solo quella stessa mattina. –Ed è sempre così scostante.-
Il silenzio rimase sospeso tra di loro per
parecchi secondi, disturbato solamente dal vociare uniforme della folla.
-Loki è
fuori di testa.- rispose tutto ad un tratto la donna, facendo voltare di scatto Emma. –E’ più solo
di quanto si possa immaginare e la solitudine fa impazzire. Il suo è un modo
per proteggere sé stesso dal resto del mondo . E credimi- aggiunse, vedendo il
sopracciglio alzato della sua interlocutrice –se qualche mese fa qualcuno mi
avesse detto che sarei arrivata a difendere Loki, come minimo gli avrei riso in
faccia.-
Emma si morse il labbro, incerta. –Ma tu stessa
hai affermato più volte che ha commesso atti orribili, come..-
-Ragazze, dove eravate finite? Sapete che se vi
perdo il Capitano delle Maschere di Carnevale mi fa letteralmente il culo?- Tony Stark spuntò loro davanti
come un’ombra ed Emma capì che la conversazione era giunta al termine.
-La folla delle tue ammiratrici ci ha fatte finire
addossate a quella vetrina.- disse Jane, rivolgendo allo scienziato un sorriso
divertito. –E ciò mi fa ricordare che quel vestitino a fiori ti starebbe un
incanto.-
Tony alzò gli
occhi al cielo. –Chi l’avrebbe mai detto che la pluripremiata astrologa
Jane Foster avesse un debole per lo shopping?-
Jane fece spallucce. –Ognuno ha le proprie manie.
Dopotutto, tu sei un genio riconosciuto e hai la fissa per i robot.-
-Genio, miliardario, playboy e filantropo, prego.-
affermò lui, sistemandosi i costosi occhiali da sole. –Ma con una relazione
stabile!-
Emma, che aveva seguito lo scambio di battute con un sorriso sulle labbra, a quel punto scoppiò a ridere di cuore.
Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti, Avengers! Sono finalmente riuscita a trovare un attimo per pubblicare il nuovo capitolo. Che dire? Spero vi sia piaciuto.
Emma, finalmente, si è incontrata con la sorella ed è venuta a conoscenza del suo passato. Tuttavia, nessun ricordo le è ancora tornato.. chissà!
La canzone, di cui ho preso un estratto, è “E’ delicato” di Zucchero ed è anche la canzone che ha ispirato questa storia e da cui ho preso spunto per il titolo che è, appunto, sogno amaranto. Vi consiglio di ascoltarla, è di una dolcezza struggente.
Ringrazio infinitamente chi ha inserito la storia in una delle liste e chi ha recensito. Siete degli angeli e mi riempite di gioia ogni volta!
Un abbraccio grande e al prossimo capitoloJ
Sami