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Autore: StewyT    28/09/2015    4 recensioni
“Fiorellino? Fare la doccia da soli non ha più senso. Vieni qui, avanti”
“Un attimo, Magnus. Sto cercando quel maledetto aggeggio”
“Cosa?” urlò Magnus dal bagno.
“Il mio maledetto cellulare”
“Prendi il mio. È nel primo cassetto del mio comodino. Fa presto, su!”.
Provò a cercare il suo nel primo cassetto del comodino.
Com'è che si dice? Quando meno te lo aspetti il destino colpisce.
Alec trovò il cellulare nel cassetto, ma anche una lettere indirizzata proprio ad 'Alexander Gideon Lightwood'.
Prese la busta avorio con le mani che gli tremavano; la scrittura era quella di Magnus indubbiamente, quindi non poteva essere niente di male.
“Hai fatto?” urlò il ragazzo dal bagno.
“Un minuto e arrivo”
Era giusto o meno impicciarsi dei fatti di Magnus? Non lo era, lo aveva capito da tempo ma quella busta aveva sopra il suo nome quindi era suo diritto e dovere leggere il suo contenuto!
Si sedette sul letto -che si sarebbe ovviamente macchiato d'oro e blu – e aprì la bustina con le mani che gli remavano come non mai.
"Caro Alexander..."
Missing Moment Città del fuoco Celeste-Destino. Ultimo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perchè forte come la morte è l'amore.

Lettere e sapore di lacrime.
Missing Moment Città delle Anime Perdute (dopo)Maledetta pagina 511.



Il cuore dello stregone non batteva come quello umano; era più lento, ma stabile. La cosa più stabile di tutta la sua vita, aveva a volte pensato Alec.
Baciami — gli disse. Magnus gli appoggiò una mano sulla guancia e, con delicatezza, quasi in modo assente, gli fece scorrere il pollice lungo lo zigomo. Quando si chinò per baciarlo, profumava di sandalo. Alec gli afferrò la manica della giacca, e la stregaluce, stretta fra i loro corpi, si accese di rosa, verde e azzurro. Fu un bacio lento, e triste. Quando Magnus si ritrasse, Alec vide che, chissà come, era lui l’unico a sorreggere la stregaluce. Brillava di un bianco tenue. A bassa voce, lo stregone disse: — Aku cinta kamu. — Cosa vuol dire? Magnus si liberò dalla presa di Alec. — Vuol dire “ti amo”. Non che cambi qualcosa.




Magnus spinse leggermente la porta ed entrò facilmente nel suo appartamento impregnato ancora dall'odore di Alec. Riusciva a sentirlo perfettamente e la cosa lo disturbava non poco.
Era abituato a quello. Aveva perduto tante volte qualcuno che aveva amato profondamente, ma quella volta era diverso. Alexander continuava ad esistere ed era a poche centinaia di metri. Il suo Alec sarebbe stato vivo ancora per un po' e sarebbe potuto tornare da lui un giorno. Aveva ancora qualche possibilità di essere felice.
Sbuffò e passò una mano tra i capelli glitterati facendosi coraggio; doveva entrare, non sarebbe potuto restare per il resto della sua vita – davvero tanto tempo – fuori la porta per la paura di quello che avrebbe trovato sul divano, sul tavolo, in camera da letto...
Ogni centimetro quadro di casa sua lo spaventava da morire perché se c'era una cosa orribile dopo l'abbandono di una persona amata quella era l'ondata di ricordi che si infrangeva sullo stregone, non curante di quanto dolore potesse provare lui.
Si scagliava forte contro di lui riportandogli alla memoria tutte le piccole cose che lo avevano reso felice, tutti i piccoli dispiaceri che gli avevano fatto capire che nonostante tutto bisogna sempre andare avanti.
Così stavano facendo i suoi piedi: piano piano, passo dopo passo, si ritrovò avanti al divano.
Magnus era alto, grande, statuario, in quel momento tutto il suo peso cadde in un secondo al suolo: sfinito, perso, solo per l'ennesima volta.
Le ginocchia gli tremarono e lo spinsero a terra, i palmi rivolti verso il basso, gli occhi ricolmi di lacrime mentre su quel divano riviveva ogni piccolo momento vissuto con il ragazzo dagli occhi blu, i capelli neri e delle adorabili guanciotte rosse che gli aveva rapito il cuore.
Riusciva a vedere benissimo la prima volta che era entrato da solo a casa sua, la sua rigidità e timidezza; vedeva ancora il loro primo appuntamento e quel magnifico bacio su quel divano. Bacio che parecchi giorni dopo si era prolungato parecchio, e ancora quella meravigliosa volta prima di partire in viaggio per il mondo...
Quel divano, quel pavimento, quel tavolo, quelle pareti, quel letto, tutto gli ricordavano Alexander; più di una fotografia, addirittura. Quella sarebbe riuscita a tenere vivido il colore degli occhi blu e dei capelli neri per cento, duecento anni, ma il colore rosso delle guance e delle labbra gonfie di baci, le strisce profonde sulle sue braccia, l'emozione negli occhi, i gemiti appaganti, i ti amo sussurrati e le parole non dette, le mille avventure, i tanti litigi e i tanti baci... quelli non sarebbero mai sbiaditi, sarebbero rimasti sempre vividi e freschi nella sua memoria.
Alexander non lo avrebbe dimenticato mai.
Alexander lo avrebbe rimpianto per tanto tempo.
Probabilmente per sempre si sarebbe chiesto come sarebbe potuta andare tra loro se lui gli avesse raccontato qualcosa in più, se gli avesse dato più certezze...
Perché la colpa era evidentemente di Alec, ma anche Magnus ci aveva messo del suo; si era tenuto tutto dentro – come al solito – e lo aveva indotto a fare qualcosa di sbagliato.
Però... però nessuno si era spinto mai così oltre, nessuno avrebbe dato qualsiasi cosa per conoscerlo davvero.
Si asciugò una lacrima e tirò in sul col naso.
Sentì un rumore provenire dalla camera da letto e velocemente si alzò. Alexander? Sarebbe potuto essere lui? No.
La speranza venne infranta non appena sentì le zampette del Presidente che arrivato in salotto gli si strusciò sulle gambe.
“È andato via davvero” sussurrò. Presidente miagolò scocciato, come a ricordargli che era stato lui a cacciarlo.
“Dovevo farlo” disse per discolparsi più con sé stesso che con il gatto.
Si abbassò leggermente per prenderlo tra le braccia e poi poggiarlo sulle gambe, una volta seduto.
“Presidente ce la faremo”. Un'altra lacrima scivolò via e attraversò lentamente le sue guance. Ce l'avrebbe fatta; ci era sempre riuscito. Era sopravvissuto a tanti amanti, sarebbe sopravvissuto anche ad Alec.
La piccola palla di pelo gli accarezzò la mano, con la quale lo stava coccolando, con il musino. “Hai ragione” disse tirando di nuovo su col naso “Lui non era un semplice amante”.


Ebbene quella era una delle tante cose che il giovane cacciatore non aveva ancora capito: lui non era uno dei tanti.
C'erano stati tanti prima di lui e probabilmente ce ne sarebbero stati anche dopo di lui, ma non erano stati tutti uguali per lo stregone.
C'era qualcuno che aveva amato particolarmente, come Etta...
Come Alexander.
Lui lo aveva amato in modo più sottile, profondo, forte.
Quel giovane cacciatore con la sua timidezza, la sua sensibilità, la sua caparbietà era riuscito a farlo innamorare più di quanto avessero fatto tanti altri messi assieme.
Lo aveva anche distrutto però. Più di quanto avevano fatto tanti altri assieme.
Magnus non aveva bisogno di qualcuno che prendesse le sue decisioni, di qualcuno che volesse comandare e scegliere della sua vita. Non lo aveva mai permesso a nessuno e così sarebbe stato ancora per tanto.
Schioccò le dita e tra le mani gli comparve un bicchiere colmo di un liquido violaceo; le schioccò nuovamente e una bottiglia contenente lo stesso liquido si posizionò sul tavolino di fronte: di sicuro gli avrebbe fatto dimenticare persino chi era per qualche ora.
Sospirò e prese a sorseggiarlo lentamente, gustando ogni piccola goccia.
Era dolce, estremamente dolce, ma quando lo ingoiava diventava la cosa più amara e disgustosa del mondo.
L'amore è uguale. Quando sei innamorato tutto diventa più dolce; quando vieni tradito tutto diventa nero, brutto, amaro.
“Presidente Miao” disse bevendo il quinto sorso “Quando avrò finito non ricorderò neanche più chi è Alexander Gideon Lightwood. Sarà come se non lo avessi mai conosciuto”.
Ingoiò un altro sorso e gli venne spontanea una domanda 'è meglio conoscere qualcuno e innamorarsene, anche se ci farà soffrire?'.
Decisamente. L'amore ci rende meno aridi, più forti, veri, vivi.
Che vita sarebbe stata quella dello stregone senza amore?
Che vita sarebbe stata quella dello stregone senza Alec?
Non era sicuro di volerlo scoprire.
Chiuse gli occhi per un secondo, e schioccò di nuovo le dita dalle quali scoppiarono tante scintille azzurre: in pochi secondi la casa era cambiata.
Non c'era più il tavolo dove aveva pranzato tante volte con il suo ragazzo.
Non c'era più il piano da cucina sul quale aveva seduto tante volte il suo ragazzo.
Non c'era più il divano sul quale era seduto: era stato sostituito da un o più grande verde scuro. Non c'era più il divano sul quale aveva baciato tante volte il suo ragazzo.
Persino il pavimento era diverso: non voleva ricordare il rumore dei passi del suo ragazzo.
Sorrise malinconico, buttò giù un nuovo sorso.
“Dobbiamo organizzare una festa”.


Una cosa era sicura: Alexander aveva rapito il cuore di Magnus. Lo aveva inconsapevolmente strappato con la forza di un uragano; lo aveva preso senza chiedere il permesso, estorto così, da un momento all'altro. Un piccolo momento in cui Magnus aveva abbassato le difese.
Aveva lasciato solo un profondo buco nero dove prima c'era il suo piccolo e glitterato cuore.
Come avrebbe fatto lo stregone senza?


* * * * *
Alec si chiuse la porta alle spalle, poggiò il borsone contenente tutte le sue cose a terra e finalmente si lasciò andare in un mare di lacrime che aveva trattenuto da quando Magnus lo aveva lasciato.
Non riusciva ancora a credere a tutto quello che era successo, al fatto che non fosse riuscito ad aprir bocca per spiegare, per provare a discolparsi e far capire perché fosse andato a cercare Camille.
Aveva fatto una cosa orribile, non c'erano spiegazioni o modi per chiedere perdono, ma avrebbe voluto dire a Magnus che uno dei motivi per cui era lì era proprio lui, il fatto che avesse bisogno di parlare con qualcuno che lo conoscesse per quello che era e non solo per quello che si mostrava.
Era stato un completo idiota e meritava di soffrire in quel modo.
Si sedette con la schiena alla porta e si portò le ginocchia al petto mentre copiose lacrime scendevano giù da i suoi occhi.
Aveva sempre pensato che piangere lo avrebbe fatto sentire e sembrare più debole ma tempo addietro lo stregone gli aveva insegnato che piangere poteva solo farlo sentire meglio, più libero.
Gli aveva insegnato tante cose.
Ad essere sicuro di sé stesso, ad amarsi per quello che era ed accettarsi nonostante i difetti, a sorridere sempre ed accettare quello che la vita gli donava, ad amare la vita, ad amare. Senza di lui probabilmente non sarebbe diventato quello che era, sarebbe rimasto il ragazzino di diciotto anni che si atteggiava ad uomo adulto senza però neanche il fegato di ammettere di essere gay.
Magnus. La persona migliore che gli fosse capitata in diciotto anni lo aveva lasciato.
Si sentì quasi male a pensare che da quel momento in poi non avrebbe più potuto chiamarlo, non sarebbe potuto correre più da lui per nessun problema, e non perché era lo stregone più potente del luogo, assolutamente no.
Era certo che ogni qualvolta ci sarebbe stato bisogno di qualcuno ad aiutare lui e i suoi amici Alec si sarebbe ricordato di ogni volta in cui aveva visto lo stregone avvolto da quell'aura di perfezione arrivare, salvarli tutti e poi guardare i suoi occhi con quella dolcezza e quell'amore che non sembrava riservasse ad altri.
Era stato un idiota a rovinare tutto; un totale coglione a pensare che Magnus non lo amasse e non lo avrebbe mai amato davvero solo perché aveva avuto altre persone al suo fianco.
“Ma allora perché mi ha lasciato?” singhiozzò tirando fuori da una tasca della felpa una foto che aveva preso da un quadretto che Magnus gli aveva regalato un pomeriggio 'Voglio che ricordi per sempre questo sorriso smagliante. L'aria Italiana ti ha fatto così tanto bene. Ti amo'. Aveva detto dandogliela. 'Aku cinta Kamu' aveva detto prima di lasciarlo e fargli crollare il mondo addosso.
Se lo amava non poteva fare un piccolo passo verso di lui? Perdonarlo, o per lo meno provarci.
Accarezzò lentamente lo stregone sulla foto. Era stato intrappolato in quel foglio di carta mentre lo guardava: sorrideva alla macchina fotografica ma il suo sguardo era abbassato su quello di Alec che a sua volta guardava l'altro negli occhi.
Ricordava perfettamente quando era scattata: erano in Italia - su una piccola isoletta di cui non riusciva a rammentare il nome – su una spiaggia meravigliosa, con un mare meraviglioso, e Magnus lo aveva 'costretto' a fare un selfie, a dire il vero ne avevano fatti parecchi, uno in cui Alec rideva e Magnus guardava verso il mare, un altro in cui si baciavano, uno in cui Magnus faceva l'occhiolino e lui lo guardava inebetito. La migliore era quella che stava accarezzando in quel momento: traspariva l'amore che provavano l'un per l'altro, la felicità che li avvolgeva in quei giorni particolari.
Quanti ricordi. Il cacciatore pensava che lo stregone volesse fare tutte quelle foto solo perché amava scattarsene a centinaia, vanitoso com'era, ma solo in quel momento mentre pensava che tutto era finito che avrebbe potuto continuare a vederlo solo in quel piccolo rettangolino, pensò che forse a Magnus piaceva tanto catturare degli specifici momenti perché voleva tenerli impressi nella mente per sempre, e cosa meglio di una foto?
Magari una foto in cui i loro occhi facevano felicemente l'amore, i loro cuori erano pieni dell'altro e non erano spezzati...
Alec si asciugò una lacrima e si alzò.
Era ingiusto che tenesse lui quella foto, avrebbe dovuto spedirla nuovamente a Magnus. Alexander non lo avrebbe mai dimenticato di questo ne era certo, e non aveva bisogno di una foto per riportare alla memoria lo sguardo o le labbra o le parole dette in quel momento; forse lo stregone avrebbe avuto bisogno di rivedere quella foto per ricordare cento anni dopo.
Si trascinò alla sua scrivania e si sedette; prese un boccone d'aria e poi sbuffò.
Non sarebbe mai riuscito a dire a Magnus cosa provava per lui, ma forse sarebbe riuscito a scriverglielo. Glielo doveva.


Caro Magnus,
sono io, Alexander. Ho pensato di scriverti una lettera perché voglio che tu sappia tutto quello che non riesco a dirti normalmente. Ti amo.
Ho preso quella foto che mi regalasti qualche tempo fa e la sto osservando proprio in questo momento; sai cosa sto pensando? Sto pensando che io invecchierò e tu resterai bello e sano per sempre e adesso questa cosa non potrebbe rendermi più felice che mai.
Vederti in quelle condizioni dopo che sei stato colpito...
Per l'Angelo, ho pensato che saresti potuto morire, che sarebbe stata una gran bella beffa del destino, che sarebbe stata la mia punizione per aver pensato di toglierti l'immortalità. Ma tu sei qui e io sono qui eppure siamo distanti chi sa quanto, tutto a causa nostra. Mi prendo la colpa per tutto, Magnus, lo giuro. È colpa mia se è successo questo, ma l'ho fatto solo perché tu non mi hai mai voluto raccontare nulla di te: Camille era una fonte di conoscenza per me. Parlare con lei di te era molto meglio che non parlarne con nessuno, quindi mi sono sentito compreso da lei.
Non avrei dovuto pensare di poterti togliere l'immortalità, sarebbe stato come ucciderti. Sono un egoista, me ne rendo conto, ma il pensiero di dover invecchiare al tuo fianco, mentre tu resti sempre uguale, desideri sempre l'Alec dai capelli neri e gli occhi blu e non quello pieno di rughe al tuo fianco, mi spaventa incredibilmente.
La paura di perderti mi ha fottuto, mi ha portato a perderti davvero.
Nonostante questo però sono felice di averti conosciuto perché è grazie a te che adesso sono cambiato; sono diventato più forte, sicuro, so cosa voglia dire amare.
Grazie per tutto, Magnus. Grazie per avermi preso tra le tue braccia e avermi mostrato il percorso per la felicità. Grazie per ogni singolo bacio, per ogni singola parola. Grazie per i ricordi resteranno per sempre impressi nella mia mente: resterai per sempre il mio primo grande amore.
Magnus io ti amo da morire e probabilmente lo farò per sempre.
So che non riuscirò a trovare in nessun altro quello che sei.
Nessun altro mi amerà come mi hai amato tu, nessun altro sarà amato come lo sei stato tu e per questo ti chiedo solo una cosa – anche se so di non essere nella posizione giusta per farlo -. Non dimenticarmi mai Magnus, te ne prego.
Ricordami per sempre, fa in modo che io non resta 'un cacciatore timido di cui sono stato innamorato'. Amami per sempre come io farò con te; mi rendo conto che i nostri 'per sempre' sono decisamente diversi, ma provaci ugualmente.
Tra cento, duecento anni, riprendi questa foto, guardala e pensa a noi due, a quanto ci siamo amati e a quanto ci saremmo potuti amare. Fallo, ti scongiuro.


So che è ingiusto anche chiederti di perdonarmi, ma provaci.
Io l'ho fatto: ti ho perdonato per non avermi detto tutto di te.
Prova a capirmi e capire che non volevo ferirti, volevo solo provare a riaggiustare qualcosa che mi sembrava rotto, solo adesso mi rendo conto che non lo era affatto e che l'ho distrutto io nell'esatto momento in cui ho pensato che ci fosse qualcosa che non andasse.
Sei una persona speciale e meriti qualcuno di speciale che sappia amarti per quello che sei senza doverti chiedere qualcosa che per te è troppo.


Ti amo, ti amerò per sempre.


Alexander.






Alec guardò quel foglio pieno di parole ordinate e piene di significato e si sentì stupido, vuoto, morto dentro.
Sbuffò e dopo ave ripiegato la lettera la mise in una busta bianca assieme alla fotografia.
Si morse l'interno della guancia e asciugandosi un'ultima lacrima posò la busta nell'ultimo cassetto della scrivania. Magnus non l'avrebbe mai letta.


O forse parecchio tempo dopo, grazie a Jace, sarebbe venuto a conoscenza di quel pezzo di carta e si sarebbe sentito tanto in colpa per aver fatto soffrire così tanto il suo Alexander; lo avrebbe stretto tra le braccia e cullato fino a farlo addormentare, poi avrebbe scritto a sua volta una lettere e l'avrebbe nascosta, imitando il suo innamorato, nell'ultimo cassetto del suo comodino.

 

Spazio autrice.
MASOCHISTA. Sono masochista, lo so. Voi non potete immaginare quanto io abbia pianto scrivendo questo maledetto capitolo!
Mannaggia Cassie e pagina 511.
Uh... sono molto OOC, lo so. Probabilmente Magnus non si è ubriacato; probabilmente Alec non scriverà mai una lettera e probabilmente sono solo idiota, ma Dio mio, io lo immagino così il loro 'post-rottura'. Immagino così i nostri poveri pulcini: soli, tristi, tremendamente innamorati.
La smetto.
Vidico solo che per la vostra gioia questo è il penultimo capitolo :3
MA per il vostro dispiacere, ho iniziato una nuova Malec AU. Se vi va di leggerla ve la linko :3
Nada, fatemi sapere cosa ne pensate, sì? *^*
Grazie per aver letto <3

StewyT~

(NUOVA FF http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3273419&i=1 )
  
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