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Autore: FairySweet    29/09/2015    1 recensioni
Non era quello suo padre, non era da quell'uomo che aveva imparato il rispetto, l'onore, l'amore per la guerra. Indossava l'uniforme per proteggere se stessa ma le parole di suo padre avevano lo strano potere di oltrepassare quella barriera così, tutto quello che provava, tutte le incertezze, le debolezze, le paure, tutto era lì, alla luce del sole, perfino quell'amore sofferto che aveva lasciato cicatrici immense nel suo giovane cuore ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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       L'amore non fa Rumore





Chiuse gli occhi aspettando quel dolore che non arrivava mai, secondi lunghi anni interi che sembravano congelati nel tempo.
Sentì le urla del generale, un pianto violento che scoppiò nel silenzio costringendolo a riaprire gli occhi ma quante volte avrebbe voluto morire perché quel sangue non era il suo, quel pianto non era per lui.
C'era un angelo davanti ai suoi occhi, un angelo sanguinante che cercava di respirare, stretta tra le braccia del padre, con il volto rivolto a lui e un debolissimo sorriso sulle labbra mentre le mani dell'uomo tentavano in tutti i modi di fermare quel sangue.
Il cuore si bloccò di colpo, c'era solo silenzio, una dimensione diversa del pensiero dove tutto si era bloccato.
Non c'era dolore, non c'era sorriso, non riusciva a pensare, non riusciva nemmeno a camminare verso di lei, sentiva il corpo diventare ogni secondo più pesante mentre gli occhi si riempivano di lacrime, si riempivano di lei poi quel sussurro leggero nel caos “Ho scelto te” Christian apparve accanto a lei sfiorandole il volto “Hai scelto il tuo amore, hai fatto la scelta migliore di questo mondo” “Ho scelto … ho ...” “Hai scelto la vita, ora avrai quella vita” gli occhi della ragazza si piegarono in un dolcissimo sorriso mentre il respiro si fermava dolcemente e quell'apparizione svaniva nel nulla che l'aveva creata.
Andrè corse verso di lei strappandola dalle braccia del padre, le dita intrecciate ai suoi capelli, le labbra posate sulle sue mentre le lacrime le cadevano sul volto, sentiva il pianto dell'uomo accanto a lui, i suoi movimenti, il rumore familiare del caricatore e poi quel secondo colpo violento e un corpo forte che cadeva al suolo poco distante da loro.
Chiuse gli occhi stringendola più forte tra le braccia, pregava, urlava, cercava in tutti i modi di svegliarla da quel sonno di morte ma il suo volto era pallido, le labbra schiuse e la testa dolcemente reclinata indietro, tra le sue braccia, tra le sue lacrime.
Un urlo violento squarciò il silenzio mentre cure e pesiero diventavano improvvisamente futili, posò una mano sul ventre della giovane, stretto in quell'abbraccio di sangue, stretto in quel male profondo che aveva appena trascinato via da sé ogni voglia di vivere ma a lei cosa importava? Lei che guardava quella scena con occhi assonnati, lei che ora sembrava uguale a quell'apparizione e che si perdeva lentamente nel mondo sfocato attorno a loro … Devi aprire gli occhi Oscar, ora puoi farlo, ora il tuo futuro è tracciato davanti a te, non aver paura di vivere Stella Marina ...



Meriti di più da questa vita Oscar, meriti sorrisi e amore e baci di un figlio, devi aprire gli occhi perché la mia piccola Renée avrà i tuoi occhi e il tuo sorriso, perché c'è un uomo innamorato che piange ogni notte per quello che ti ha fatto ...  sentì l'aria gelida invadere i polmoni, il cuore che schizzava nel petto  ... Ricordi cosa ti ho detto? Che sono il tuo angelo custode e che ti avrei protetto per tutta la vita. Ora hai visto la tua vita, hai visto il corso di quelle scelte, non è questo quello che vuoi, apri gli occhi Stella marina ... Aprì gli occhi di colpo, sentiva il cuore scoppiarle nel petto, il respiro accelerato e la fronte mandida di sudore.
Provava a respirare, ci provava davvero ma più si costringeva a lottare e più sentiva le forze venirle meno.
C'era profumo di lavanda nell'aria, un profumo delicato e leggero che invadeva i polmoni.
Sentì la voce rassicurante della governante, il suo volto rubicondo e quegli occhi dolci che la osservavano da sopra gli occhiali “Non preoccuparti bambina, va tutto bene” “Io non … è tardi?” “Per cosa?” domandò sbalordita sfiorandole il volto “Sei rimasta sotto la pioggia per ore Oscar, cosa ti aspettavi se non la febbre e due giorni di sonno?” “Cosa?” “Perché non hai ascoltato tuo padre?” “Mio padre?” sussurrò confusa “Non lo ricordi? Sei abbastanza testarda per sfidarlo e questo ...” mormorò sollevandole dolcemente un braccio “ … è un bellissimo ricordo, se non avessi smesso di essere così arrogante probabilmente ora saresti piena di ricami sulle braccia e sul corpo. La febbre non ti ha lasciato tregua per cinque giorni interi e ora che apri gli occhi di nuovo, non ti permetto di stancarti chiaro?” esclamò indispettita sistemando le coperte ma Oscar scosse leggermente la testa posando la mano sul ventre, cercava qualcosa, qualcuno di talmente piccolo da sembrare solo sogno ma c'era solo la pelle fresca sotto le dita, sentiva i muscoli tendersi leggeri ad ogni movimento “Stai bene bambina?” “Mio padre ha … c'era del sangue” “Del sangue?” la donna socchiuse gli occhi scoprendola di nuovo, l'aria fresca le sfiorò la pelle costringendola a tremare ma le mani della governante erano calde e rassicuranti.
Le sfioravano il ventre studiandone ogni centimetro “Non hai nessun'altra ferita, sei sicura di ...” “Si, c'era del sangue e mio padre aveva … lui aveva una pistola puntata contro Andrè e non ...” “Oscar” sentì la carezza leggera della vecchia sul viso, la sua voce calma e tranquilla mentre tentava di rassicurarla “Hai fatto un brutto sogno” “No! No era vero! Era ...” “Era un sogno!” la strinse per le spalle sollevandole il volto “Tuo padre è piuttosto arrabbiato con te, con voi” “E per cosa?” “Hai nascosto quella camicia strappata tutto questo tempo. A cosa pensavi?” “La camicia?” “Non riesce ad accettare questo amore profondo che vi lega entrambi” “Cosa stai … io non ...” “Non ami mio nipote? Sei l'unica a non vedere quell'amore allora” le sorrise divertita sistemandole i capelli “Se è così chiaro e lampante per me, immagina cosa voglia dire per tuo padre? Ha bisogno di tempo per digerire la cosa e tu non lo aiuti per niente nascondendogli le cose” “No! No era qui, davanti a me, ha estratto la pistola e ha sparato!” “Hai bisogno di riposo ora, quando starai meglio potrai inveire contro tuo padre per qualsiasi srtano pensiero che ti venga in mente” le mani scivolarono via da lei lasciandola sola nel silenzio.
Si alzò dal letto tremando, cercando di comprendere quel gioco perverso che divertiva un Dio assente o forse presente ma terribilmente egoista. I suoi vestiti erano sulla sedia accanto allo specchio e la porta socchiusa lasciava entrare una sottilissima scia di luce che in qualche modo regalava calore.
Era debole, si sentiva debole ma forse era davvero colpa di quella febbre leggera di cui non aveva alcuna memoria.
Arrivò fino allo specchio sollevando lo sguardo, l'immagine che rimandava il vetro lucido era la stessa di sempre, aveva il volto leggermente arrossato e lo sguardo confuso e spento.
Niente nausee strane, niente giramenti di testa, niente più dolcissimi sorrisi davanti ad un ventre diverso.
Era stato davvero un sogno? Il loro amore, la loro vita assieme, quel bambino che era diventato reale, tutto un sogno? Fece un bel respiro infilando la camicia.
La pelle scompariva lentamente sotto la stoffa leggera mentre un pensiero dopo l'altro si nascondeva dal mondo.
Era terribilmente difficile cercare di mettere al proprio posto ogni pensiero, non aveva un ordine né un senso, l'ultimo ricordo nitido era il volto di suo padre che la osservava parlando, ridendo e poi la voce di Andrè e tutte quelle scuse di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Sorrise leggermente sistemando i capelli, era lui la causa di quel sorriso? Forse nemmeno credeva di vivere nella realtà, forse quel colpo di pistola l'aveva uccisa e le aveva regalato una vita apparente che sembrava del tutto normale, poi quel sorriso leggero sulle labbra, un sorriso diverso dagli altri, un sorriso che nascondeva in realtà molto di più, strinse la fascia in vita e corse fuori dalla stanza.
Correva a perdifiato lungo il corridoio e poi le scale e quel giardino luminoso che conosceva fin troppo bene.
Ci mise meno di dieci secondi a pensare, corse verso quel piccolo angolo di paradiso dove un gazebo di marmo proteggeva i pensieri di un giovane.
Lo vide annaspare, cercare un motivo per quella presenza improvvisa davanti a lui, per quella ragazza con il fiatone e i capelli in disordine “Che ci fai qui?” “Parti per la guerra?” Andrè trasalì abbassando lo sguardo “È vero?” esclamò avvicinandosi a lui “Mio padre ti ha costretto non è così?” “Non dovresti essere qui” sentì la mano della giovane stringersi attorno alla sua, sollevò lo sguardo incontrando due occhi di cielo così belli da togliere il fiato “Oscar tu sei ...” “Innamorata di te” le labbra si piegarono in un leggerissimo sorriso “Ti amo, ti amo e non posso, non voglio lasciarti andare. Non mi importa del passato, non voglio ...” “Ti ho fatto del male” sussurrò sfiorandole il volto “Ti ho ferita e ho giurato che non ti avrei più fatto niente del genere. Ogni volta che ti guardo negli occhi ritorno a quella notte e non … non riesco a respirare Oscar, non riesco a toccarti senza ...” “Non ti basto?” sussurrò posando la fronte sulla sua “Non ti basta il mio amore Andrè?” quante volte aveva pregato per sentire dalle sue labbra quelle parole? Quante volte aveva sognato quelle labbra così vicine, così dannatamente belle, chiuse gli occhi perdendosi nel suo profumo “Scappa con me, vieni via con me. Andremo lontano da mio padre, lontano da questa vita” “Oscar ...” “No” sussurrò posando le dita sulle sue labbra “No ti prego, non farlo, non costringermi a cambiare idea perché non posso e non voglio farlo. Ci ho messo tanto tempo Andrè, troppo per una vita sola ma ti amo, ti amore da morire. Scappa con me” sorrise sfiorandogli le labbra in quel bacio leggero che sapeva di buono, ma un uomo che per tanto tempo aveva aspettato, come poteva resistere a quella dolcezza? La spinse indietro con la schiena contro alla colonna gelida, le mani intrecciate alle sue mentre si perdeva in quel calore violento che diventava sempre più profondo.
Non scappava, non si allontanava da lui, rispondeva a quel bacio tirandolo a sé, modellando il corpo contro al suo in quell'attimo violento che tirava fuori da lui solo la voglia folle di averla, di amarla liberamente, lontano dal male, lontano dal bene, solo loro due e nessun'altro.
La strinse dolcemente per i fianchi staccandola da sé, le labbra a pochi centimetri le une dalle altre e gli sguardi fusi assieme “Avremo una vita meravigliosa Andrè, te lo prometto, avremo una casa e dei figli e ...” “Avrò te” sussurrò sorridendole “Non mi serve nient'altro Oscar, ho solo bisogno di averti, di vederti ogni mattina e ogni sera, di passare tutta la vita accanto a te perché sei il battito del mio cuore” un altro sorriso, un altro bacio, più dolce di prima o forse era solo la felicità che stordiva tutti gli altri sensi ma se non se ne fossero andati da lì, a poco sarebbero valse le imposizioni del generale ma non riusciva nemmeno a staccarsi da lei, non voleva nemmeno pensarci.
Chiuse gli occhi perdendosi nella sua dolcezza, in quell'attimo tanto atteso che ora diventava improvvisamente reale.
  
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