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Autore: Giuli_Lahote    30/09/2015    2 recensioni
"Quando i suoi occhi incontrarono i miei, il mondo smise di muoversi. Tutti i rumori cessarono, eccetto il suo respiro dolce e quello splendido battito che sembrava seguire il mio. Una mano mi serrò lo stomaco, provocandomi un dolore piacevole, sopportabile. Percepì questo cavo invisibile uscire dal mio petto per intrufolarsi nel suo. Persi un battito.. e poi due, tre, mentre la fissavo."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Paul Lahote, Quileute, Rachel Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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I personaggi, così come l'ambientazione e gli eventi che si susseguiranno e che voi tutti conoscete, appartengono a Stephanie Meyer. Io ho solo sviluppato quella storia splendida, tra Paul e Rachel che l'autrice non ha mostrato nei suoi libri. Buona lettura


Trough this crazy times

Paul.




Controllo Paul, controllo.

Respira. Uno, due, tre..


- Toglimi le mani di dosso - sputai.

Spinsi Jacob lontano da me e mi misi prontamente davanti Rachel. Non potevo lasciare che le facesse del male.

Pericolo. Rachel.

I ragazzi seguirono il mio esempio, parandosi di fronte a me e alzando le mani per fermare Jacob. Sam lo afferrò per il collo, tenendolo insieme a Jared e Quil; con molta fatica riuscirono a spostarlo sull'uscio della porta e a spingerlo fuori.

Sentii i ringhi furiosi e uscii fuori sul retro, deciso ad affrontarlo.

- Quale cazzo è il tuo problema, Black? - sollevai il labbro superiore mostrandogli gli denti. Strinsi le mani in due pugni.

- Che credi di fare con mia sorella imbecille? Non la devi nemmeno guardare, hai capito? - sbottò prima di avventarsi contro di me.

Cercai di respingerlo ma prima che potessi farlo assestò un colpo dritto al mio naso.

- Jacob, smettila! Basta, smettila! - Cercai di asciugare il sangue con il dorso della mano e corsi sul portico, impedendo a Rachel di raggiungere suo fratello.

I miei occhi si bloccarono nuovamente con i suoi, il suo respiro si mescolava col mio e mi soffermai sul cipiglio arrbbiato che aveva sul volto. I suoi occhi si ammorbidirono e riuscii a percepire la scintilla di preoccupazione quando si accorse delle condizioni del mio volto.

-Resta dentro, non è sicuro - la supplicai chiudendo gli occhi e beandomi del suo profumo.

Miele. Dolcissmo miele.

Sbottò prima di incrociare le braccia sul petto. - E' mio fratello, non un mostro, va tutto bene -

- Paul, torna qui! -

Pericolo. Rachel.

- Resta in caso, ti prego -

Pericolo.

- No -

- Rach..-

Il suo grido di terrore mi costrinse ad aprire gli occhi e a voltarmi in posizione di attacco verso il lupo ramato sul giardino.

Sam si scostò, ordinando al resto del branco di fare lo stesso. Rachel rantolò ancora e senza troppi pensieri mi lanciai contro il grosso lupo, scoppiando in volo. Era sempre una bella sensazione ritrovarsi su quattro zampe, il vento che mi muoveva il pelo e tutte le super abilità che mi ritrovavo, ma in quel momento, mentre paravo i colpi e cercavo di affondarne qualcuno, avevo in testa solo il volto terrorizzato di Rachel.

Come avrei fatto adesso a spiegarle tutto? Questo bastardo aveva rovinato ogni cosa.

- Paul! Jacob! - sentii le urla di Sam e i pensieri furiosi di Black invasero la mia mente.

- E' mia sorella, bastardo! Non puoi averla! - mi ringhiò contro, lanciandosi e mordendomi una zampa. Rantolai rialzandomi da terra e sentendo la carne tornare a posto, la pelle iniziare a ricucirsi da sola. Mi scrollai la terra dal pelo e mi accovacciai.

- Non voglio battermi con te Jacob. Non ora, non per questo. E' successo, cosa posso fare? Cosa puoi farci, tu? Accettalo -

Le mie parole lo accesero ancora di più d'ira e mi saltò un'altra volta contro. Mi lasciai atterrare e poi gli graffiai il muso con la zampa, facendolo saltare indietro.

-No, maledizione! Lei deve starne fuori! - ringhiò di nuovo tornando alla carica. Mi afferrò per la gola e mi strattonò per terra. Fu probabilmente il mio rantolo disperato che convinse Sam a intervenire, fermando Jacob e spingendolo indietro. Riuscii a riprendere fiato e a rialzarmi. Sebbene la ferita stesse già iniziando a richiudersi sentivo la gola bruciare intensamente e la testa mi girò così forte da farmi perdere l'equilibrio.

- Combatti, codardo - lo sentì sputare; non lo avevo sentito ritrasformarsi, ma al momento non mi importava nemmeno.

- Ja.. Jake.. - Voltai la testa per guardarla e la trovai esattamente come l'avevo lasciata: immobile, sul portico, una mano sullo stipite della porta e l'altra sullo stomaco, quasi a volersi reggere lei stessa per non crollare a pezzi.

Fu l'espressione d'orrore e di paura sul viso, però, che mi destò dal momentaneo torpore in cui ero e mi fece fare una mossa verso di lei.

Ben fatto, genio

Infatti la vidi annaspare e boccheggiare come se stesse cercando di dire qualcosa, poi girò i tacchi e sparì dentro casa, chiudendosi la porta alle spalle.

- Rachel! - non mi importava nemmeno di essere nudo in quel momento, di essere sporco di terra e di sangue. Mi dimenticai persino del dolore alla gamba e della ferita ancora aperta sul collo.

Salii i primi due gradini prima che delle braccia mi tirassero giù di nuovo.

- Hai altri pensieri per ora. E' sconvolta, lasciale un attimo per metabolizzare. Andrete dopo, sta calmo - la voce di Jared non riuscì affatto a calmarmi, anzi. Ricominciai a spingere e a divincolarmi tra le sue braccia.

- Ora basta - tuonò l'alfa. Guardai Sam, intento a respingere Jacob e mi fermai. Jared mi lasciò andare, assicurandosi sempre che non provassi a tornare dentro casa. Mi vestì con i pantaloncini che Seth mi stava porgendo e fissai i miei fratelli.

Rachel.

- Tu non puoi averla! Non la meriti - guardai Jacob che mi fissava con occhi di fuoco. Sam aveva ancora una mano sul suo petto, ancora incerto su cosa sarebbe potuto succedere.

- Bhè mi dispiace, ma non c'è nulla che tu possa fare idiota - brontolai massaggiando la gola.

- Non ti voglio insieme a lei -

-Non c'è niente che tu possa fare, Jacob - decise Sam. Lo guardai allontanarsi, mantenendo però lo sguardo puntato su di lui.

- Rachel ha bisogno di lui, e lui di lei. L'imprinting non si decide e certamente non è qualcosa che puoi cambiare -

Sebbene Sam amasse Emily alla follia, il dolore che gli attraversò gli occhi fu visibile a chiunque. Avevamo condiviso tutti i nostri pensieri per colpa del collegamento tra le nostre menti quando ci trasformavamo e conoscevamo tutti il triangolo formato da lui, Emily e Leah. Non passava giorno in cui Sam non pensasse a quante male aveva causato, sia fisicamente sia psicologicamente, alle due donne.

Avevamo visto tutti la metamorfosi di Leah a causa dell'imprinting. Un legame unico, che non puoi rompere, nemmeno quando sei a pochi passi dall'altare. E avevamo visto tutti l'amore incondizionato tra Sam ed Emily, che sembravano uniti da un impercettibile cavo.

Come poteva quell'idiota dimenticare tutto questo? Avrebbe davvero avuto il coraggio di tenermi lontano dalla mia metà?

Perso nei miei pensieri non mi ero accorto che il branco aveva cominciato ad allontanarsi e che Jacob era mutato in volto.

L'espressione rabbiosa lo aveva abbandonato, il cipiglio era scomparso e non vi era più traccia di rabbia in lui. Lo vidi rilassare i muscoli delle spalle e prendere un respiro profondo. Poi, puntandomi un dito sul petto, parlò, quasi sibilando.

- Tu falle solo cadere una lacrima, feriscila in qualsiasi modo ed io giuro che non ci sarà comando alfa che mi tratterrà dallo smembrarti arto dopo arto. - minacciò.

Anche il mio volto cambiò. Non potevo vederlo se non riflesso nei loro occhi. Il sorriso della prima volta che l'avevo vista era tornato. Quella sensazione di leggerezza, quell'appagamento; possibile che delle parole potessero farmi sentire tanto bene?

- Sarò il primo a venire da te se mai la farò soffrire. Hai la mia parola che non le farò mai del male - sussurrai, abbassando la testa.

Lì seguì, allora, verso l'entrata di casa Black, pronto ad affrontarla. Jacob mi pose una mano sul petto sbuffando, non appena salimmo i gradini.

- Potrebbe essere più complicato del previsto convincerla - borbottò storcendo gli occhi

- Probabilmente starà dando di matto in questo momento e non vorrà sentire ragioni -

Sam sbuffò rumorosamente.

- Ovviamente, è una Black -

In bocca al lupo.. oh, aspetta..

 

***********



- Andate via! - urlò.

Avevamo provato a bussare, a cercare di convincerla ad uscire dalla stanza in cui si era barricata. Avevamo persino pensato di abbattere la porta, ma il pensiero che potesse sconvolgersi ancora di più, o peggio, farsi del male, mi aveva spinto a pararmi di fronte all'entrata bloccando ogni tentativo di passare.

- Rachel, per favore. Almeno ascolta - provò Sam, strofinandosi il naso con il dorso della mano.

Quanto tempo era passato? Da quanto eravamo fermi lì, ad aspettare, a sperare di parlarle?

Avevo bisogno di vederla, di consolarla, di spiegarle che l'avrei sempre protetta. Non avrebbe più dovuto temere nulla.

Ma poi ripensai che in effetti ero proprio io uno dei motivi per cui si era barricata dentro la camera di Jacob.

Mi soffermai a pensare a cosa provasse. Era spaventata? E di cosa? Di me? Come potevo farle cambiare idea?

Per un secondo mi soffermai anche a pensare a cosa stesse facendo. Forse stava sul letto, magari con l'espressione corrucciata come quando, prima questa mattina, mi aveva toccato la fronte e aveva pensato che stessi male.

Rabbrividii pensando a quell'insignificante contatto; aveva appena sfiorato la mia fronte con il dorso della sua mano. La pelle liscia a contatto con il mio viso mi aveva fatto crescere un fuoco dentro, avevo desiderato approfondire quel contatto, magari anche solo stringendole la mano, toccandole il volto.

E adesso probabilmente se avessi provato a sfiorarla avrebbe chiamato la polizia.

Forse il canile.

Il grugnito di Jacob mi risvegliò dai miei pensieri, portandomi bruscamente alla dura realtà.

- Hai cinque secondi per aprire la porta, dopo di chè, se non hai ancora aperto, la butto giù! - sbraitò incrociando le braccia sul petto.

Anche io, stupidamente, iniziai nella mia mente a contare.

Uno, due..

Perchè avrebbe dovuto aprire? Aveva appena visto persone che conosceva da una vita trasformarsi in enormi e spaventosi lupi. Aveva visto suo fratello scoppiare in una palla di pelo con un aspetto tutt'altro che rassicurante.

E se non avesse voluto vedermi più?

Tre

E se avesse fatto le valigie e fosse fuggita via da La Push? Via da me?

Quattro

E se..

- Tempo scaduto - il marmocchio spinse Sam di lato e con una spallata buttò giù la porta.

Come previsto, non ebbimo nemmeno il tempo di sollevare lo sguardo che un urlo ci trafisse le orecchie. All'unisono stringemmo le orecchie con le mani.

Rachel continuò ad urlare anche mentre il fratello le si avvicinava. Stava seduta sul letto, con le gambe strette al petto e le mani sulle ginocchia. Il viso era rosso, la bocca spalancata e gli occhi gonfi.

Sta piangendo. Consolala

Feci per raggiungerla ma un altro urlo straziante seguito dalla mano dell'alfa sul mio braccio mi convinse e costrinse a fermarmi.

- Adesso basta! - urlò Jacob, arrivando con uno scatto davanti la sorella e tappandole la bocca con una mano.

Come osa toccarla in questo modo?

Il mio lupo si fece sentire nuovamente, ma riuscii a bloccarmi e a non cedere alla tentazione di strappargli quella maledetta mano.

Rachel continuava a lamentarsi, anche mentre Jacob la prendeva dalle gambe e la caricava sulle spalle. La tenne stretta per evitare che cadesse e si lasciò prendere a colpi sulla schiena. Sapevamo che non li sentiva nemmeno.

Ma lei si. Come osa farle del male?

Calmo. Dovevo stare calmo.

Li seguii nel piccolo corridoio e poi nel piccolo soggiorno. Il marmocchio la depositò sul divano e le sedette di fianco, più per impedire che provasse nuovamente a chiudersi da qualche parte che per consolarla. Le tolse lentamente la mano dalla bocca quando smise di gridare e io rilassai finalmente i muscoli. Non mi ero nemmeno accorto di stare tremando.

- Adesso starai qui, ferma, buona buona ad ascoltare quello che ho-... abbiamo da dirti. - sbuffò rivolgendomi un'occhiataccia.

Sam aprì la bocca per parlare, ma un altro rumore catturò la nostra attenzione. Voltammo la testa di scatto in tempo per vedere la porta aprirsi e Billy entrare con un sacchetto di plastica sulle gambe e il solito cappello nero sulla testa. Si bloccò sull'uscio quando ci vide. I suoi occhi passarono dall'essere curiosi nel vederci tutti lì nel piccolo salotto, all'essere confusi nel vedere Rachel costretta sul divano insieme a Jacob, con gli occhi rossi e in cerca di aiuto. Il suo sguardo, infine, si fermò sulla mia figura. Storse la bocca e si strofinò gli occhi con la mano.

- Santo Cielo - mormorò, chiudendo la porta e raggiungendo il nostro cerchio. Rachel sospirò appena vide il padre e gli si gettò in grembo, spingendo per terra il sacchetto che aveva sull gambe.

- Papà dobbiamo andare via. Questi ragazzi.. loro.. e Jacob.. - Billy le strofinò la schiena, poi, con dolcezza, le baciò la fronte e la spinse delicatamente sulla poltrona, lontano da noi.

- Tesoro, va tutto bene. Te lo prometto, andrà tutto bene, sei al sicuro. Lascia che ti spieghino, fidati del tuo vecchio. -

Sebbene da un lato le parole del padre sembrarono sconvolgerla ancor di più, sembrò calmarsi. Forse proprio perchè Billy le aveva assicurato che sarebbe andato tutto bene, le aveva fatto accettare la realtà di quello che aveva visto.

E così, con calma e attenzione, iniziammo a spiegarle tutto. Da Taha Aki, agli spiriti guerrieri, a noi. Le regole del branco, i freddi. Tutto quello che vi era da sapere su di noi lo avevamo tirato fuori.

Tutto, eccetto quello.

La sua bocca, prima stretta in una smorfia abbandonò quella posa innaturale e gli occhi, dapprima socchiusi e spaventati, avevano lasciato spazio ad un espressione più rilassata; le sopracciglia abbandonarono il loro cipiglio strano, distendendosi e anche le mani, prima stretta in due pugni, adesso avevano preso a strofinare le sue splendide braccia, come per trasmettere calore.

- Rebecca lo sa? - chiese poi in un sussurro. Rebecca era la terza sorella Black, la sua gemella da quel che sapevo. Non la conoscevo bene, alcuni ricordi vaghi si insinuarono nella mia mente. Era sposata, si era trasferita alle Hawaii con un surfista e non era più tornata a casa, nemmeno una volta.

Mi resi conto, tristemente, di sapere altrettanto poco su Rachel. Aveva studiato, si era trasferita via da La Push per iniziare il college ed era tornata a casa poche volte, solo per dare un'occhiata a Billy e a Jacob. Il marmocchio si era lasciato scappare dei commenti sulle sorelle, sulla loro assenza e aveva permesso a tutto il branco di sapere qualcosa su di loro. Almeno non mi trovavo così impreparato, almeno non avrei dovuto cominciare da zero. Sapevo qualcosa, seppure poco.

- No - Billy scosse la testa e Sam continuò.

- Nessuno lo sa, Rachel. Al di fuori del branco e degli anziani, nessuno deve conoscere la nostra esistenza. Ci aspettiamo che tu possa mantenere il silenzio -

Lei scosse la testa in segno di approvazione e piegò leggermente la testa, ancora intontita.

- Perchè.. perchè me lo avete raccontato? Se nessuno può saperlo perchè me lo avete detto? Devo diventare uno di voi? - chiese spaventata.

- Ti piacerebbe - ghignò il marmocchio. Lo sguardo di Billy e del mio alfa si spostarono impazienti su di me. Iniziai a muovermi sul posto, improvvisamente le gambe iniziarono a formicolare.

Era possibile per un mutaforma svenire?

- Paul? - chiamò il mio angelo con voce delicata. Come poteva rendere il mio nome tanto bello?

- Si?.. Ah, si! certo! tocca a me.. - brontolai. E adesso? Dovevo davvero dirle tutto? Proprio tutto?

- Sam.. io -

-Ora, Paul -

Sbuffando, provai ad avvicinarmi a lei. In un primo momento la vidi raddrizzare la schiena, pronta a schizzare via. Quando però feci un secondo passo nella sua direzione, si rilassò, intuendo che io non ero una minaccia per lei. Gli occhi mi scrutarono attentamente, con un cipiglio curioso e impaziente mentre mi sedevo ai suoi piedi, toccandole le gambe con le mani. Sobbalzò al contatto improvviso e sollevò gli occhi stizzita, incrociandoli con i miei.

- Allora? - si morse il labbro e iniziò a giocare con il braccialetto che aveva sul polso. Sospirai e inizia a parlare.

Le spiegai dell'imprinting, del significato di anima gemella, di Sam ed Emily, di jared, Quil. Iniziai a blaterare cose senza senso sull'amore a prima vista, sulla forza di gravità, cavi di acciaio, legami indissolubili. Ad un certo punto del mio "racconto", chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle emozioni che provavo.

- Paul? Lo hai avuto anche tu, vero? L'imprinting.. lo hai avuto anche tu? - domandò costringendomi ad aprire gli occhi. Mi fissò, invitandomi a continuare. Io annuii soltanto.

Ma Rachel era sveglia. Astuta, intelligente e sveglia. E sapeva che cosa stavo per dirle. Lo si leggeva negli occhi spaventati che aveva già capito tutto.

Perchè devi renderlo più difficile donna?

- Con chi hai avuto l'imprinting, Paul? - domandò, allontanandosi leggermente da me, tornando a drizzare la schiena. Sentivo, oltre ai suoi, altre tre paia di occhi sulla schiena.

Mi mancò l'aria.

Respira, Lahote.

Iniziai ad annaspare

Respira

- Te -

Ben fatto, amico

- L'ho avuto con te. -





NOTE DELL'AUTORE

Buonasera! mi scuso per i ritardi vari, vi spiego tutto nell'avviso che precede il capitolo! Spero che vi piaccia, stiamo entrando nel "vivo" della storia :) lasciate un commento, che sia positivo o negativo, leggere cosa ne pensate non può che farmi piacere e/o aiutarmi a crescere e a far crescere la storia! Fatemi sapere! Un bacio a tutti, alla prossima settimana
Giulia
  
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