Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: CloudyCat95    05/10/2015    0 recensioni
Una normale ragazza di Berlino muore.
A caso viene scelta per fare da "angelo custode" a un ragazzo dall'altra parte del mondo.
Scoprirà un intero mondo fatto di fantasmi, angeli come non ve li immaginereste mai, e demoni che sono persino peggio.
Potrà innamorarsi. Potranno spezzarle il cuore che, letteralmente, non ha più. Potrà "vivere" di nuovo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
♦ Dead like me ♦
 
 
Capitolo 1
Flesh without Blood
 
Che magari sarebbe anche divertente, ma questo tizio, Axel, va a dormire. Beh, ha senso, a Berlino dev’essere mattina, qui è sera.
A Berlino…
E quello stronzo di angelo, poi. Mi dice che devo fargli da “angelo custode”, sì, ma come? Cosa devo fare?
Sono invisibile, dovrei essere anche immateriale. E direi di sì, perché se provo a toccare la maniglia della porta, la trapasso. Che schifo, bloccata in questa casa.
Ah, ma che idiota! Posso trapassare la porta!
Metto la testa fuori, ma è buio pesto. La ritraggo subito, il tizio che mi passa affianco per chiuderla a chiave. Un tizio qualunque: capelli castani, occhi marroni, pelle abbronzata e barbetta appena accennata. Che avrà mai di speciale per avere bisogno della mia custodia?
Lo vedo sedersi sul letto. E si toglie l’asciugamano dalla cinta per mettersi boxer e una maglietta a maniche corte, probabilmente il suo pigiama. Che dire, non male là sotto.
Prende il PC e se lo porta a letto.
Dopo qualche ora passata a guardare qualche puntata di una serie TV, il suo Facebook, il suo Twitter, Instagram, Ask, Amazon e altre stronzate simili, finalmente spegne tutto e comincia a dormire. Farmi un po’ i cazzi suoi mi sembrava il minimo.
Questo tizio, Axel, segue appassionatamente X Factor, la sua attrice preferita è la Johanson, e ascolta i Beatles e segretamente gli One Direction.
Che dire, mi ha sorpreso. Mi ha sorpreso anche che guardi Glee, ma ci sta.
Lo guardo dormire. Tutta la notte.
Che noia.
Quando finalmente la mattina dopo si sveglia, io ho già perlustrato ogni centimetro della casa con la mia fantasmagorica abilità di vedere al buio.
Il signorino non fa colazione, si veste ed esce direttamente da casa con la tuta da lavoro.
E io che faccio? Lo seguo, mica me ne sto da sola tutto il tempo. Almeno posso fare le facce buffe alla gente per strada.
Ho paura che una volta che parta l’auto, il mio corpo intangibile rimanga fermo e trapassi l’auto.
Inaspettatamente riesco a restare all’interno.
E comunque in auto non ci si annoia. Mi viene da ridere a guardarlo cantare a squarciagola con la musica a palla.
Ridere.
È da tempo che non rido. Anche prima di morire era da tempo che non ridevo. Prima di morire era da tempo che non facevo tante cose. Chissà come sta la mia famiglia.
Tutto d’un tratto mi ritrovo nel locale di ieri, seduta di fronte a una scrivania, e l’angelo dall’altra parte.
Azrael mi rivolge uno sguardo annoiato e io lo guardo storto.
Sbuffa, «Quindi, hai cominciato a pensare alla tua ex vita terrena. Mh. In ritardo rispetto agli altri, non ti piaceva molto vivere, vedo.» ghigna.
Ma che stronzo.
«Sèh, comunque, la tua famiglia sta bene, tutti piangono la tua morte, il tuo gatto lo sta tenendo tuo fratello.»
Almeno la mia gattina è al sicuro. «Non c’è modo di tenerla con me?» mi ritrovo a chiedere.
«Come?»
«Sì, è un gatto, posso tenerla? O farla tenere al mio protetto.» Ma da dove mi saltano in mente queste idee?
«Mh.» mi guarda, «Si potrebbe fare. Ma devi pensarci tu al come.»
Io?
Senza battere ciglio mi ritrovo in un’officina meccanica, in carne ed ossa, con la mia Ginger in braccio che mi guarda dolcemente.
Cos-cosa cazzo- Come diavolo sono finita ad essere di nuovo viva?!
Questione di secondi e vedo un’auto, l’auto di Axel, parcheggiare nel retro dell’officina.
Lui scende dalla macchina, mi vede e mi viene in contro. «Salve, posso fare qualcosa per lei?» mi chiede, e lì per lì non so cosa rispondere.
«Ehm,» Cosa gli dico? «potrebbe tenermi un attimo la gatta? Devo andare a prendere l’auto che ho parcheggiato poco lontano, così la porto qui e vede il problema.» m’invento. Non ci crederà mai, e dal suo sguardo intuisco la sua confusione a riguardo.
«O-okay.» mi risponde.
«Ah, e si chiama Ginger.» aggiungo.
Il suo sguardo diventa ancora più dubbioso, ma se devo scaricargliela almeno deve sapere come si chiama.
Con passo veloce svolto l’angolo e il mio corpo comincia a smaterializzarsi. È una cavolo di sensazione stranissima.
Ritorno da lui sottoforma di fantasma e lo vedo aspettarmi per oltre quindici minuti, fino a quando, persa la pazienza, posa la gattina a terra ed entra all’interno dell’officina, come se avesse tante cose da fare. La mia Ginger lo segue da subito.
«Ehi, gattina, aspetta fuori la tua padrona, okay?» le parla, come se potesse capirlo. Ma continua a seguirlo.
«Diavolo. Ti ha scaricato, non è vero?» si gratta la nuca con la mano, «Non posso lasciarti qui. Devo tenerti.»
La sua bontà d’animo mi sconvolge, ma così almeno so che se ne prenderà cura. Ho avuto proprio una bella idea.
 
Dopo una giornata a fare quello che deve fare, Axel Cook riparte con la sua auto verso casa, con accanto la gattina rossa affibbiatagli da me quella mattina.
Una volta a casa si prepara un toast, e dà da mangiare anche al mostriciattolo peloso.
Una cena povera, mi ritrovo a pensare. Forse il lavoro all’officina non gli procura così tanto reddito, e io gli ho rifilato pure un’altra bocca da sfamare.
Da qualche parte nella mia testa invisibile comincia a farsi largo la bizzarra idea di trovarmi un lavoro per aiutarlo economicamente. Scaccio subito l’idea e mi metto a guardare la mia Ginger che muove la coda mentre guarda il suo nuovo padrone.
Sembra aver accettato di buon grado il cambiamento. I gatti sono tutti stronzi, ti vogliono bene solo quando gli dai da mangiare.
Sento un bicchiere cadere a terra e frantumarsi.
Alzo lo sguardo e vedo Axel che… mi guarda?
M’irrigidisco e mi guardo le mani e mi tocco i capelli, prima di rendermi conto che sono di nuovo tangibile.
«Ma cosa diavolo…?! Come sei entrata?! Che ci fai in casa mia?!» mi urla contro. «Ma aspetta, tu sei la tizia di stamattina!»
Cazzo, mi ha riconosciuto. E adesso come glielo spiego?
Boccheggio un po’ prima di sentirmi dire di sparire da questa casa, sia me che la gatta.
«No, senti, posso spiegarti.» E che gli racconto? “Sono morta ieri e sono il tuo fantasma custode”. Eccerto, mi crederà al primo colpo.
«Spiegarmi cosa?!» il ragazzo comincia a scaldarsi e la cosa non mi piace.
D’un tratto mi viene un lampo di genio. Sono morta, no? Anche se mi perforassi non potrei morire di nuovo, giusto?
Apro il cassetto delle posate e prendo un coltello dalla lama affilata.
«Ehi, che hai intenzione di fare?» il ragazzo è sulla difensiva.
«Tranquillo, non voglio farti male, solo spiegarti un po’ di cose.» gli dico. «Ieri sono morta e sono diventata il tuo fantasma custode.»
Lui mi guarda più confuso che mai, ma solo quando dirigo la punta del coltello verso il mio petto la sua espressione cambia radicalmente e mi salta addosso, assalendomi e tenendo la mano in cui impugno la lama lontano da me.
«Ma sei pazza?! Che hai intenzione di fare?!» mi urla contro.
Ma quello a cui riesco a pensare è solo quanto bello sia sentirmi sotto a questo ragazzo che tenta di salvarmi la vita (inutilmente, perché sono già morta).
Lo guardo intensamente negli occhi e lui si tira su.
«Giuro, non voglio uccidermi, sono già morta.»
«Tu hai bisogno di uno specialista!» mi dice tenendomi fermo il braccio.
Quindi, decido di tirargli un pugno. Un pungo in faccia, sapete. Lo tiro forte quel tanto da liberarmi e appena ne ho l’occasione mi conficco il coltello all’altezza del cuore.
PORCA PUTTANA CHE MALE!!!
Urlo, urlo talmente forte che con quella poca lucidità che mi rimane tolgo subito la lama dal mio petto, continuando a gridare dal dolore.
«Cazzo!!» si agita lui, e di colpo corre a prendere il cellulare, ma gli prendo una gamba e lo faccio cadere per terra.
Non sanguino, ma in compenso la ferita mi fa un male cane.
«Non chiamare l’ambulanza!» gli urlo.
«Morirai! Lasciami!»
«Sono già morta!» gli dico, e quando si volta verso di me per vedere come sono messa, rimane pietrificato quando nota che non c’è traccia di sangue sul pavimento né addosso a me.
«Ma- ma-!» boccheggia.
Prendo con fatica un profondo respiro. Tremante, mi trascino accanto a lui.
Mi manca il respiro. Fa così fottutamente mal-
 
Svenuta. Una che è morta può svenire. Ah.
Al mio risveglio vedo la sua faccia preoccupata che mi fissa incessantemente, guardandomi come se fossi un mostro. Beh, tecnicamente,
«Oddio, sei sveglia. Cosa cazzo sei? Non sanguini. Sei viva!»
Almeno l’ha capito che non possono morire. Perché sono già morta, ovvio.
«Te l’ho detto che ero già morta.» Provo ad alzarmi ma ciò che sento è una forte fitta al petto. Che palle!
«Ancora faccio fatica a crederci.» Quasi ride nervosamente, le mani tremanti che si strusciano l’una con l’altra dall’agitazione.
«Sono morta l’altro ieri, a Berlino.» Io ci provo a calmarlo, ma sembra che lo stia innervosendo ancora di più. «Poi un angelo mi ha detto che dovevo essere la tua custode. Quindi sono qui. A farti da fantasma custode. Non chiedermi perché, non lo so, figuriamoci se avrei voluto essere in questa situazione.»
Chissà se dirgli la verità sia la soluzione migliore.
«Come ti chiami?» mi sento domandare.
Una domanda che, tra tutte quelle possibili, non mi sarei mai aspettata. «Mary.»
«Bel nome, Mary.» Ha un sussulto. Deglutisce a fatica.
E io sento solo le forze che abbandonano il mio finto corpicino di carne fino a farmi vedere il buio.
 
♦♦♦
 
Angolino dell’autrice
Okay, sono passati due mesi, I know.
Quello che mi interessa sapere è se il capitolo vi è piaciuto o no. :)
Se avete tempo lasciatemi un commentino!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: CloudyCat95