Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: NiNieL82    05/10/2015    3 recensioni
Edith ha lasciato Kendal per tornare a Londra. Lo ha fatto per Ella e Dave, suoi figli; lo ha fatto perché ha capito di non poter scappare per sempre dalla decisione più importante della sua vita: decidere se stare con Orlando Bloom, padre dei suoi figli e fresco di divorzio da Miranda Kerr, oppure tornare ad essere la moglie di Jude Law, che ha sposato un anno prima.
In un susseguirsi di vicende e di emozioni, la vita e la via che Edith deve seguire si spiana lentamente davanti ai suoi piedi, mettendola come sempre alla prova, alle volte confondendola.
Chi sceglierà Edith? A chi darà il suo cuore?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie ' I was born to love you.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11: Benvenuti.


Qualche giorno prima...


Orlando stava ridendo assieme a Condola Rashad, sua coprotagonista nell'adattamento di Romeo e Giulietta a cui Orlando aveva deciso di prendere parte.

Con lui aveva deciso di portare anche Cheryl, la modella che Robin gli aveva presentato non senza qualche remora. Infatti la sua manager non capiva come Orlando, prima vedovo inconsolabile, abbandonato da tutte le donne che amava, volesse conoscere altre ragazze. L'attore di Canterbury si era giustificato dicendo che voleva cambiare un po' i suoi orizzonti e che voleva dare un po' di brio alla sua immagine. Incuriosita, Robin accettò e portò ad Orlando la giovane e di belle speranze Cheryl, molto più simile a Kate e a molti dei suoi primi flirt che ad Edith o Miranda, donne che avevano in qualche modo manipolato la vita dell'attore negli ultimi anni.

Nonostante Orlando, sin dall'inizio, avesse detto a Cheryl che tra loro due non voleva ci fosse niente, la ragazza aveva cominciato a diventare insistente, a volere qualche cosa di più: fingere di essere la fidanzata di Orlando Bloom era un ottima pubblicità, sì, ma perché non prendere anche i benefici di questa condizione approfondendo la sua relazione con uno degli uomini più sensuali dello star system?

Ma cosa ci fai con quella, OB?” chiese Condola bevendo un sorso del suo margarita e indicando con lo sguardo Cheryl che rideva, evidentemente brilla, assieme ad un altro degli attori della crew.

Orlando guardò la modella e sospirando si rese conto che per quanto fosse desiderabile -e quella comparsa, effettivamente, se la stava mangiando con gli occhi- lui non aveva mai provato il ben che minimo impulso verso Cheryl. Sapeva che la stava usando e che anche lei lo stava facendo con lui. Stop!

Quando avrai una manager come la mia alle costole allora capirai Condola!” rispose Orlando bevendo un lungo sorso dal suo bicchiere che conteneva un liquido ambrato.

Condola lo guardò sollevando un sopracciglio e domandò:

E tu vai a letto con quelle che ti presenta la tua manager solo per farla contenta?”

C'era un po' di disprezzo nella voce della giovane attrice di colore, che guardava Orlando come se fosse un alieno, incapace di capire il vero significato di quello che aveva detto.

Orlando passò la lingua sulle labbra e sorridendo dolcemente disse:

Non è proprio così...”

E allora com'è?” chiese mostrando un sarcastico interesse Condola, mentre sgranocchiava noccioline.

L'attore di Canterbury cominciava a sentirsi spalle al muro: quella non era una chiacchierata, quello era un interrogatorio.

Condola... Quando si diventa famosi si deve scendere a compromessi...” tentò di spiegare Orlando ma la giovane lo bloccò e disse:

E scendere a compromessi significa scambiarsi liquidi corporei con ragazze che non ami?”

Orlando sorrise malizioso e cercando di sviare la discussione, più perché lo stava davvero imbarazzando che per altro, domandò con voce suadente:

Non è che ti piaccio, Condola?”

L'attrice sollevò gli occhi al cielo e scuotendo la testa rispose, bevendo un lunghissimo sorso dal suo bicchiere:

Orlando... Ora ti dirò una grande verità che ti cambierà per sempre la vita: noi donne non corriamo dietro ogni pene che vediamo. E ti dirò di più: ci da fastidio chi ci usa più o meno palesemente o lo fa con qualcuna che è donna come noi... Anche se si parla di Cheryl che nel cervello ha la stessa probabilità di trovare qualche forma di vita che c'è su Marte!”

Stavo scherzando!” pigolò Orlando.

OB! Scherza quanto vuoi! A me non importa!” sorrise dolcemente Condola. “Quello che ti voglio dire è che sono un'attrice anche io e non permetterei a nessuno, né a mia madre e men che meno alla mia agente di decidere con chi devo stare. Se tu, che sei un attore affermato devi vivere così, allora preferisco non diventare famosa. Capisco accettare alcune cose, ma non posso scendere a patti con nessuno, almeno non per quello che riguarda la mia vita privata!” e alzandosi dallo sgabello concluse: “Non te la prendere Orlando... Ma non penso che stare con qualcuno che non ami sia una buona scelta!” e si allontanò con il bicchiere in mano avvicinandosi a qualcuno di non meglio identificato che la stava chiamando.

Orlando rimase fermo qualche secondo. Guardò il contenuto ambrato del suo bicchiere, rigirandolo tra le mani e fissando senza vederli davvero i riflessi sul bancone.

Aveva seguito il consiglio di John, aveva cercato qualcuna che potesse sembrare la sua ragazza, e solo ora si rendeva conto che forse non era la cosa giusta da fare.

Si guardò intorno e sospirò cercando Cheryl.

Non fu difficile trovarla. Stava parlando con una ragazza che sembrava per niente convinta da quello che stava dicendo la modella.

Sollevando gli occhi al cielo chiamò il barista e tolse qualche dollaro da tasca per pagare le consumazioni sue e della modella e avvicinandosi, toccandole una spalla, le sussurrò:

Oggi mettiamo fine a questa messa in scena!” e prendendola per mano la portò fuori dal locale.

Sapeva che cosa stava facendo: c'erano paparazzi là fuori puntati come avvoltoi su di una preda e uscire per mano con Cheryl significava farsi fotografare in sua compagnia.

Ma dopo quello che aveva detto Condola si sentiva quasi sporco, come se quello che stava facendo gli stesse in qualche modo contaminando l'anima.

Uscì dal locale. Il cielo terso dell'estate newyorkese permetteva di vedere la luce del sole anche alle sette di sera. Con una morsa al cuore Orlando ricordò una sera, a Canterbury, d'estate, quando Edith incinta e stretta a lui, rideva, mentre il sole, nonostante fossero ancora le nove, si rifletteva con riflessi magenta, rossi e oro nel cielo sereno.

Orlando! Orlando!” chiamò qualcuno.

Amo l'estate!” risuonò in un angolo della sua memoria la voce di Edith.

La tua nuova fidanzata?” chiese qualcuno lì vicino.

Amo stare nei posti dove sei cresciuto. Mi fa capire che ragazzo eri prima di incontrarmi, prima di diventare lo stronzetto famoso che sei diventato!” e il sorriso divertito di Edith riecheggiò nella testa di Orlando spezzandogli il cuore.

Ciao!” trillò la voce di Cheryl accanto ad Orlando.

In quel momento in cui passato e presente si fondevano nella testa di Orlando, in cui i colori di un tramonto nella campagna inglese si confondevano con quelli dell'estate newyorkese, Orlando si avvicinò ad un taxi e, come era successo su di un dondolo che cigolava placido sotto il peso suo e di Edith, le labbra di Orlando si incollarono su quelle di una donna. Solo che il bacio con Edith rimase solo un ricordo. Quello con Cheryl era una trista realtà condita dall'incessante scattare delle macchine fotografiche che stavano attorno.

E in quel momento Orlando ebbe solo una certezza, triste, ma comunque una certezza: avrebbe scaricato Cheryl.

Infondo aveva ottenuto quello che voleva.


Per quanto stesse crollando dal sonno, quella notte Edith non chiuse occhio. Charlotte, Kevin ed Elizabeth erano tutti a casa sua, stipati alla bene e meglio tra la camera degli ospiti e quella di Ella e David, in attesa di notizie della madre e del nuovo fratellino.

Notizie che non arrivarono fino alle sei del mattino, quando John, distrutto ma felice annunciò che Mark Gary Withman era nato alle 5:45, aveva pesato due chili e novecento grammi ed era lungo cinquanta centimetri.

Edith accolse la notizia con gli occhi pieni di lacrime e attese la prima foto di Rachel con il piccolo Mark che John le avrebbe spedito via Whatsapp.

Dopo la chiamata preparò il caffè e si mise ad armeggiare con fruste e il preparato dei pancake per preparare la colazione per i ragazzi. Decise di esagerare con le porzioni, in quanto -da quando aveva cominciato ad abitare in quella casa- non c'erano mai state così tante persone a sedere alla tavola di casa di Edith.

Ed effettivamente, un'ora dopo, mentre nella sala da pranzo di casa Norton si scatenava una guerra, Edith si maledì mentalmente mentre cucinava altri pancake che si andarono ad aggiungere alla lunghissima fila di quelli che aveva già preparato e che si stavano cominciando a raffreddare.

Nonostante questo la presenza di tutti quei bambini -anche se Charlotte cominciasse ad avviarsi inesorabilmente verso l'adolescenza- diede la possibilità ad Edith di non pensare. Non le fece ricordare che aveva un sacco di problemi da sistemare, dalla sua relazione con Orlando alla separazione con Jude. E alla sua amicizia con Gerard.

Stava impilando l'ennesimo pancake sulla lunga fila di quelli già cotti e soppesando l'idea di riutilizzarli per la cena di quella notte quando Charlotte, mettendosi a sedere sul top di granito scuro della cucina, prendendo uno dei dolci appena fatti e addentandolo, disse:

Stamattina, mentre ti guardavo fare i pancake mi sono ricordata di quando venivo a casa tua e dello zio Orlando a dormire, quando mamma e papà me lo permettevano”

Edith si bloccò un attimo e sorrise appena.

Anche lei ebbe un lampo, un ricordo legato al settimo compleanno di Charlie, quando Rachel lasciò la figlia a casa Bloom per preparare al meglio la festa che aveva organizzato.


Era una mattina fredda di metà dicembre. Edith era incinta di cinque mesi e con Orlando aveva deciso di passare le vacanze di Natale a Londra, vicini ai parenti.

Rachel, impegnata con i preparativi del matrimonio e oberata dal lavoro si sentiva in colpa verso Charlotte che cominciava a sentirsi messa da parte. Con John aveva quindi deciso di preparare per lei una bellissima festa di compleanno al quale avrebbe invitato tutti i suoi amici. Nel frattempo tutti dovevano comportarsi normalmente, magari fingendo che quella sera sarebbero andati a casa della nonna di John, che Charlotte detestava, per mangiare una fetta di torta al limone preparata dalla mamma di Rachel.

Edith era ai fornelli e leggeva attentamente le istruzioni su come preparare la miscela per i pancake, mentre Orlando, divertito, la guardava seduto al tavolo.

Unire un bicchiere di latte al resto dell'impasto e cominciare a lavorarlo con le fruste...” lesse Edith assorta.

Ti serve una mano?” domandò Orlando, anche se conosceva già la risposta.

Edith si voltò e guardandolo con sguardo di sfida disse:

Senti, Bloom... Ho intervistato il Dalai Lama. Non sarà certo il preparato dei pancake a spaventarmi, non trovi?”

Orlando strinse le labbra per non ridere e facendo cenno alla giornalista di continuare, disse:

Siamo nelle tue mani!”

Edith annuì e prendendo un bicchiere dalla credenza aggiunse il latte e prendendo le fruste le accese prima di infilarle dentro l'impasto.

Orlando sbarrò gli occhi e si sollevò dicendo:

No! Edith non ora!” ma fu comunque troppo tardi.

L'impasto cominciò a schizzare ovunque e sia Edith che Orlando si trovarono con i capelli e i vestiti pieni di preparato per i pancake e latte scremato.

Si guardarono negli occhi e cominciarono a ridere come dei bambini, mentre Orlando, togliendo un po' di sporco da un ciuffo di Edith, divertito disse:

Non mi spaventa niente a me, ho intervistato anche il Dalai Lama io... Sarai anche una bravissima giornalista amore... Ma come cuoca sei pessima!” e le baciò dolcemente le labbra.

Edith rispose al bacio sorridendo sulle labbra dell'attore di Canterbury e senza staccarsi da lui, in sua difesa, disse:

Io ho sempre detto che non sono brava a fare nemmeno un uovo strapazzato!”

Orlando troppo impegnato a baciarle le labbra non rispose alla provocazione ma continuò a baciarla sussurrando solo a fior di labbra con voce roca:

Da quando sei incinta hai un profumo meraviglioso!”

Edith sorrise di nuovo e staccandosi appena replicò:

Non è la gravidanza è questo preparato che tra l'altro ha la stessa consistenza del cemento a presa rapida dopo di un po'!”

Orlando non rispose di nuovo e prendendo Edith per i fianchi la mise a sedere sul top e le baciò il collo, con passione.

Ob!” cerò di protestare senza essere troppo convincente Edith. “La cucina e un disastro!”

Ma Orlando non sembrava interessarsi a questo. Stava ancora titillando la pelle di Edith con baci, carezze e piccoli e delicati morsi quando si sentì:

Zia Edith! Zio Orlando! Ma cos'è questo disastro?”

I due si guardarono in faccia per un attimo ed Edith riuscì solo a dire:

Mettimi giù!”

Orlando fece come ordinato e sistemandosi alla bene e meglio i due sorrisero a Charlie che con le mani nei fianchi disse:

Questo significa che non c'è niente per colazione?”

Edith guardò Orlando con imbarazzo e poi rivolgendo lo stesso sguardo alla bambina, annuì.

Charlotte sollevò gli occhi al cielo e stava per replicare quando Orlando disse, avvicinandosi e prendendola in braccio:

Buon compleanno, piccola. Io e la zia Edith volevamo farti una sorpresa, ma lo sai che la zia in cucina è una frana... Quindi adesso ci andiamo tutti a lavare a andiamo a Dunkin' Donuts a Strand e ci mangiamo un casino di ciambelle. Che ne dici?”

Gli occhi di Charlotte si illuminarono e abbracciando forte Orlando, entusiasta disse:

Zio! Promettimi che se non ti sposi la zia Edith, quando sono grande, sposi me!”

Orlando rise e baciando la guancia della bambina rispose:

Vediamo!” e rivolgendo ad Edith un sorriso sarcastico aggiunse: “Sette anni in Tibet... Io e Charlie stiamo andando a prepararci. Che ne dici di mettere a posto questo casino e di raggiungerci appena puoi?”

Edith strabuzzò gli occhi e con le mani sui fianchi guardò Orlando allontanarsi senza dire niente. In quel momento riusciva solo a pensare a due cose: che Orlando sarebbe stato il padre migliore del mondo; e che aveva davvero voglia di un paio di ciambelle da Dunkin' Donuts.


Edith sorrise a quel preciso ricordo.

E guardando Charlotte disse:

Ricordo anche io!”

Charlotte prese l'ennesimo pancake e addentandolo disse:

Io invece vedo che mancano due cose...”

Edith si voltò a guardarla e Charlotte continuò:

Primo lo zio... Da quando lo hai lasciato non sei più la stessa. Con lui era diversa. Ti sorridevano gli occhi, eri meno acida... Lo dice anche la mamma...” e guardando il pancake aggiunse: “E lo sciroppo d'acero, zia. Manca lo sciroppo d'acero!” e scendendo dal top guardò il cellulare che aveva annunciato l'arrivo di un nuovo messaggio e mentre lo apriva, senza guardare Edith negli occhi concluse:

E ricorda zia Edith. Se non lo sposi tu lo zio Orlando, lo sposo io. E ci mancano solo cinque anni perché diventi maggiorenne!” e togliendo la lingua fuori fece un sorriso e strizzò l'occhio ad Edith che la guardò allontanarsi perplessa.

Da quando Charlotte era diventata così intraprendente?

E da quando ricordare un evento con Orlando la faceva stare così male?


Quella mattina volò veloce al lavoro ed Edith, giocando d'anticipo e mettendo tutti gli appuntamenti prima di mezzogiorno, si trovò con il pomeriggio libero.

Dopo un pasto veloce andò immediatamente all'ospedale dove Rachel era ricoverata.

Le cose erano andate bene e sia che il bambino che la mamma stavano bene, nonostante questo e le regole degli ospedali inglesi che permettevano ad una puerpera di lasciare la struttura anche ad una manciata di ore dal parto, Rachel e il piccolo Mark vennero trattenuti fino alla mattina, per scongiurare eventuali problemi.

Quando Edith entrò nella stanza la sua migliore amica dormiva.

John, che non aveva dormito tutta la notte, aveva approfittato dell'ora di pranzo per tornare a casa al fine di farsi una doccia, mangiare un boccone e magari riposare un po'.

Sull'uscio, la giornalista, picchiò leggermente la porta con le dita, sorridendo. Rachel, a fatica, aprì gli occhi e quando vide l'amica disse:

Norton. Menomale che sei qui!”

Edith entrò sorridendo e mettendosi a sedere nella poltrona vicina al letto di Rachel, disse:

E perché?”

John non capisce le mie lamentele sul fatto che, nonostante questo sia il quarto figlio per me, non trovo normale che per ricucirmi abbiano dovuto quasi praticarmi un'infibulazione!” si lamentò Rachel cercando di mettersi di fianco per parlare meglio con l'amica.

Quanti punti ti hanno messo?” chiese Edith aiutandola, con una smorfia di sincero dolore dipinta sul volto.

I dottori hanno detto dieci. E li ho sentiti tutti. Ecco perché posso giurare che sono molti di più!” replicò Rachel con una smorfia di dolore vero, stavolta, che difficilmente riusciva a celare.

Edith sorrise sistemandole le coperte e indicando dietro di lei, verso la culla, chiese:

Posso?”

Certo!” esclamò Rachel, che sarcastica aggiunse: “E visto quanto piange volevo anche proporti di adottarlo! E non solo per quello...”

Edith sorrise e avvicinandosi al piccolo Mark rispose:

E John è d'accordo?”

Le bastò affacciarsi alla culla per vedere il visino del piccolo. Per quanto non fosse il primo bambino che vedeva ne rimase alquanto delusa: Mark era piccolo e quasi sembrava rachitico; i capelli erano tutti dritti, soffici e neri e il viso corrucciato sembrava quello di Gollum. E lei che era stata la compagna di Orlando Bloom era davvero ferrata in materia.

Lo so cosa stai pensando, Norton!” disse Rachel senza voltarsi. “Mark è orribile, vero?”

Edith spalancò la bocca cercando qualcosa di carino da dire, ma non la trovò e il silenzio prolungato dell'amica indusse Rachel a pensare che anche Edith pensava la stessa cosa che lei aveva capito quando aveva visto il piccolo poggiato sul suo petto, appena nato.

Non è così male! È simpatico!” replicò Edith cercando di convincere anche se stessa. “Diciamo che è un tipo!” concluse.

Un tipo alieno, Edith!” rispose Rachel afflitta. “Non ho mai partorito un essere così immondo!”

Rachel! È tuo figlio!” rispose scandalizzata Edith tornando a sedersi nella poltrona per poter guardare Rachel in viso.

L'amica sollevò un sopracciglio e rispose:

Sappi che chiederò l'esame del DNA, perché non sono sicura che questo bambino sia mio...”

Ha i capelli del tuo stesso colore” notò Edith con attenzione.

Quel bambino non mi somiglia nemmeno un po'. Lo sai a chi somiglia invece? Alla nonna di John. A quella vecchia megera. Ha i suoi stessi capelli dritti e indomabili. Solo che quelli di Mark sono neri, lei nemmeno li tinge più per non correre il rischio di ossigenare troppo il cervello!”

Alla battuta di Rachel, Edith dovette davvero far leva su tutto il suo autocontrollo per non scoppiare in una fragorosa risata si piegò in avanti e rise a lungo in silenzio, mentre l'amica stesa supina la guardava con un sopracciglio sollevato, divertita a sua volta.

Dopo qualche secondo Edith riuscì a riprendere il controllo e guardando Rachel la rassicurò:

Tranquilla. Molti bambini appena nati sono orribili e poi crescendo diventano bellissimi!”

Rachel mosse la testa in un segno d'assenso per niente convinto e poi, guardando seria Edith le disse:

Ieri mattina, molto prima che le doglie mi cogliessero, mi hai parlato di un certo Gerard... Non è che per caso ti stavi riferendo a Gerard Butler, vero?”

Edith guardò l'amica con aria di sfida e incrociando le braccia e accavallando le gambe, con la schiena poggiata sullo schienale, reclinando appena la testa a sinistra disse:

Perché me lo chiedi Brown? Non penso che sia importante, ora che sei diventata mamma, sapere se la persona con il quale mi confido sia o no un attore famoso...”

Rachel si sistemò nel letto e rispose:

Lo diventa dal momento che in questo caso specifico gli attori famosi diventerebbero tre o ti sei dimenticata di Orlando e di Jude?” e puntellandosi su di un gomito, senza nascondere una smorfia di dolore, l'ennesima, aggiunse: “E non mi è per niente piaciuto il tono con cui ne parlavi!”

Edith aggrottò le sopracciglia e sorridendo, incuriosita, disse:

E cosa ci sarebbe di così strano nel mio tono di voce quando parlo di Gerard, scusa?”

Rachel la guardò seria e con lo stesso tono replicò:

Si vede e si sente lontano un miglio che ti piace!”

Edith boccheggiò a quell'affermazione. Ma infondo aveva di fronte Rachel. Da quanto si conoscevano? Quasi vent'anni? Come poteva la sua migliore amica, che in tutti quegli anni aveva visto passare l'amore per Brian, Orlando e Jude dando solo consigli più o meno saggi, non rendersi conto che Edith si stava innamorando di qualcun altro.

Quando ti ho detto che magari ti serviva un terzo uomo non ero seria. Non sono mai seria quando dico cazzate simili!” continuò Rachel con un tono che non ammetteva repliche.

Edith sospirò e disse:

Gerard mi capisce. Ecco tutto. Sa quello che voglio senza che io parli. Mi è stato vicino più lui in queste settimane che Orlando e Jude da quando sono finita sotto quella macchina!”

Edith... Ma ti rendi conto che Orlando da quando l'hai lasciato è completamente uscito di testa. Sembra regredito mille anni perché non sa come comportarsi, peggio di un adolescente alle prime armi. E Jude... Per quanto mi costi ammetterlo... Stavolta ha fatto la scelta giusta. Tu e lui non vi dovevate sposare. Punto. Tu amavi e ami Orlando e mettere un altro in mezzo, per l'ennesima volta tra di voi, mi sembra meschino e sadico!”

Edith guardò Rachel con tanto d'occhi e disse:

Tu non capisci. Quando l'ho conosciuto l'ho odiato con tutto il cuore. Era irriverente, spocchioso, alle volte perfino cafone. Abbiamo litigato e quando poi ho cominciato a capire che persona era il nostro rapporto è cambiato... Siamo diventati molto più amici... Ed io... Io non lo so cosa mi sta prendendo, ma credo che dopo tutto il livore che ho provato nei suoi confronti... Mi sto innamorando di lui!”

Rachel sollevò gli occhi al cielo e disse:

Ti rendi conto che quella che mi hai appena descritto e paro paro la tua storia con Orlando. Odio senza frontiere all'inizio, attrazione fatale poi e per finire amore senza fine... Edith tu non ami Gerard. Tu ami il fatto che Gerard ti ricorda Orlando. E questo significa solo una cosa. Tu ami il padre dei tuoi figli!”

Rachel... Non sto scherzando...” stava per dire Edith ma l'amica la bloccò e disse:

Nemmeno io! Non sono mai stata più seria in tutta la mia vita. E te lo dico perché sono stufa di vederti raccogliere te e la tua anima a cucchiaini ogni volta che una storia finisce. Sono stanca del fatto che tu non capisca che hai lasciato Orlando solo per ferirlo come lui aveva ferito te e che quando potevate rimettervi assieme, sempre per orgoglio hai sposato Jude, nonostante aspettassi un figlio di Orlando!”

Jude per me è stato un uomo importante!” si giustificò Edith.

Talmente importante che non hai provato niente quando ti ha lasciato?” notò con una punta di cattiveria Rachel.

Sto passando uno dei momenti più duri della mia vita!” replicò Edith stupita che la sua amica usasse quella scusa per giustificare le sue idee.

Non dire stronzate, Norton!” disse Rachel divertita, con un tono pregno di sarcasmo: “Se John mi lasciasse e nello stesso giorno scoprissi che mia madre è malata, beh! Sappi che cadrei a pezzi. In mille piccoli pezzi pieni del dolore per la perdita futura di mia madre e per quella immediata di mio marito!”

Tu non sai cosa vuol dire perdere un genitore!” bisbigliò Edith.

Nemmeno tu fino a prova contraria!” fece notare all'amica, Rachel. “E questo non vuol dire che tu debba usare la scusa della malattia di Eloise, la tua debolezza passeggera per mettere quel poveretto in mezzo!”

E se lui mi ricambiasse?” replicò Edith con rabbia.

Rachel la guardò sollevando un sopracciglio e divertita disse:

Se è lo stesso Gerard Butler quello di cui stiamo parlando, allora penso che sia fidanzatissimo con una che, scusa la sincerità, ma è cento volte più bella di te. Madalina Ghenea è una bellissima donna. O sbaglio?”

Edith accusò il colpo stoicamente: Gerard gli aveva fatto vedere una foto di Madalina ed lei non aveva potuto far altro che constatare che fosse davvero bellissima.

Sarà un'arrampicatrice sociale. Tutte le modelle lo sono...” replicò Edith con fare disinvolto.

Fino a poco fa avevi tu addosso quell'etichetta e non penso che ti facesse piacere sentirtelo dire, visto come reagivi ogni volta!” disse Rachel con semplicità.

Effettivamente Edith ricordava i momenti in cui tutti l'additavano come un'arrampicatrice sociale solo perché era la fidanzata di Brian Stephensons e ricordava anche che si era giurata mille volte che non avrebbe mai detto a qualcuno la stessa cosa.

Chinò la testa e sospirò e disse:

A me lui piace...”

Lo disse con un tono di voce simile a quello di una bambina ferita e Rachel, con un sorriso dolce le spiegò:

A te non piace. Tu non lo vuoi. Stai solo copiando l'immagine di Orlando su di lui perché non vuoi ammettere con nessuno che sei ancora innamorata di lui!” e sistemandosi, reprimendo una smorfia di dolore, aggiunse: “Quanto ti ci vuole ad ammetterlo, Edith? Tu sei innamorata di Orlando e tutto quello che hai fatto dopo che vi siete lasciati lo hai fatto solo per fargli male, per fargli un dispetto. Se io non amo un uomo non aspetto che mi scopi contro un muro mentre sto per sposare il mio mito!”

Io ho sposato...” stava per dire Edith ma venne interrotta da Rachel:

... Jude per amore!” e dopo aver concluso la frase per lei, disse: “Sai quante volte me l'hai detta questa cosa, Edith? Mille. Sono anche stanca di sentire queste cazzate! Tu ami Orlando. Lo hai amato da quando avete fatto quella stupida intervista nel 2005 e in questi, quasi, dieci anni non avete altro che strapparci le palle prima con il vostro 'ma siamo solo amici' e poi, dopo che vi siete lasciati con il 'sono troppo orgogliosa-barra-orgoglioso per perdonarlo-barra-perdonarla! Per il bene dei nervi miei, di John, di Fred e Jen e per quelli di tutto l'emisfero boreale... Vi prego... Mettetevi d'accordo e smettetela di romperci le scatole, una volta per tutte!”

Edith sentì l'improvviso impulso di scoppiare a ridere. E infatti rise di gusto e non si trattenne, svegliando anche il piccolo Mark e costringendo Rachel ad alzarsi dal letto e cercare di calmare il bambino. Ma non gli importava.

In quel momento, ridere, l'aiutava a togliere il peso di tutto quello che stava succedendo.

In quel momento, ridere, era l'unica cosa che le permetteva di non pensare a tutto quello che stava succedendo in quel momento delicato delle sua vita.


Dopo giorni dalla nascita di Mark, Edith, seduta nella penisola della sua cucina, stava ancora mangiando i pancake che aveva preparato in quantità industriale la mattina che i figli di Rachel avevano fatto colazione da lei.

E lo stava facendo di sera mentre lavorava alla ristesura di una parte del copione che Gordon le aveva mandato per email. Stava pulendo la tastiera del pc, poggiato affianco a lei, dalle briciole, quando il suo cellulare squillò.

Aggrottò la fronte e prendendo il cellulare guardò il display che si era illuminato e annunciava che qualcuno la stava chiamando. E quando lo vide il cuore perse un battito. Era sua zia Marge.

Trattenendo il respiro Edith rispose:

Pronto!”

La zia dall'altra parte replicò con voce allarmata. E questo spaventò di più Edith che mai, da quando la conosceva, aveva sentito sua zia in quelle condizioni.

Edith! Ti prego. Corri al Royal London Hospital a Whitechapel... Tua madre è stata male e l'hanno portata lì!”

La voce concitata di sua zia fece venire la pelle d'oca ad Edith: in un attimo la malattia di sua madre le crollò addosso come non era mai successo fino a quel momento. Tutta la sua essenza si era tesa fino a quel momento, fino al giorno in cui tutto sarebbe diventato inevitabile: il lento degenerare della malattia di sua madre.

Si mise d'accordo con la zia, chiedendole indicazioni accurate sul piano in cui era ricoverata e poi, come un'automa, cominciò ad organizzarsi: svegliò suo figli, che piagnucolarono spaventati e lasciarono che la madre li vestisse e li sistemasse sul divano dove ad intervalli alterni ricaddero in un sonno profondo, poi chiamò Rachel chiedendole se poteva ricambiare il favore che aveva fatto il giorno che era nato Mark e di tenere Ella e David.

Rachel non chiese spiegazioni, ma accettò senza protestare. E di questo Edith le fu grata dal momento che qualsiasi domanda le avrebbe causato una crisi di pianto.

Dopo aver chiuso la comunicazione con l'amica scorse veloce la rubrica e chiamò Emma e Paul e poi suo padre. Fatto questo si vestì in fretta.

Si rese conto in quel momento di quanto, in momenti concitati o difficili, le cose più importanti tendessero a sparire. E le chiavi della sua macchina erano un esempio. Nervosa cominciò ad inveire contro tutti soprattutto contro se stessa, mentre i figli la guardavano spaventati. Quando le trovò, riguardando per quella che le sembrava la milionesima volta dentro al borsa, prese in braccio David e per mano Ella e li caricò sulla macchina.

Guidò come una matta.

Arrivò a casa di Rachel in metà del tempo che ci avrebbe messo normalmente e poi corse all'ospedale. Lì trovò i suoi fratelli, suo padre e sua zia che parlavano fitti, con aria preoccupata.

Come sta la mamma?” chiese entrando, lasciando che Emma l'abbracciasse.

Marge sospirò e rispose:

Abbiamo parlato con il dottore... E non ci ha dato buone notizie. Ha detto che il tumore sta avanzando. Ci sono metastasi in tutto il corpo... Ha parlato di stadio quattro...”

E che significa?” domandò Edith che era completamente scevra in medicina e si sentiva come quando una professoressa la interrogava su di una materia che non aveva studiato.

Paul sospirò e disse:

Lo stadio finale, Edith... Ci hanno detto di prepararci perché da un momento all'altro la mamma ci può lasciare”

A quelle parole le gambe di Edith cedettero. Emma l'aiutò a sedersi e la giornalista rimase con lo sguardo perso nel vuoto.

Metastasi. Stadio finale della malattia. Tenersi pronti a tutto.

E non possono far niente per bloccarlo, per regalarle qualche mese in più?” domandò sentendosi stupida.

Sapeva dentro di sé che era inutile anche pensarlo. Tom era morto di tumore e non si era potuto fare nulla quando la malattia aveva cominciato ad avanzare lenta e inesorabile.

Sua madre stava cominciando ad andarsene. E lei non poteva far niente per trattenerla.

Si prese la testa tra le mani e cominciò a piangere.

In silenzio.




Ringrazio prima di tutto chiaretta

che ha recensito e

Margherita che

ha riletto due volte il capitolo in

attesa di un aggiornamento.

E ringrazio i lettori silenti.

Ricordandovi che ho una pagina facebook

che si chiama

Niniel82

-vedi tu l'originalità-

mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto

e spero che lascerete un vostro commento

per farmi sapere

se la storia vi piace.

Ripeto.

Qualunque critica costruttiva

è ben accetta.

Alla prossima.

Niniel82.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: NiNieL82