Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: agape_sing    18/10/2015    0 recensioni
"Balance" in inglese significa sia "bilancia" sia "equilibrio", eppure, per una ragazza come tante questi non procedono parallelamente, ma il secondo sale tanto quanto scende il numero indicato dalla prima. Lo spazio fra i due può essere colmato solo con pianti, crisi e volontà. Nel mentre mette da parte l' orologio: non sono più i secondi a scandire la sua vita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pasticcio sul foglio parole a caso: la lezione non mi interessa. Ho altro a cui pensare, anche se vorrei poterlo non fare così come ho fatto da ormai troppo tempo, ma se si sta alla larga dal burrone non vuol dire che il burrone smetta di esistere.
Fuori l’autunno, questa stagione che accompagna la voce del prof. col sibilo del suo vento gelido e il cielo pallido opaco di nuvole, quello che annichilisce i metereopatici, insulso e inconsistente, non piovoso non soleggiato, un non cielo. Assurdo come si rifletta nel mondo intorno a me, nelle persone e negli eventi che lo muovono: vedo solo vaghezza anche laddove ero abituata a scontrarmi con le mie certezze e quotidianità, mi sembra tutto insulso e privo di senso ora come ora, un miscuglio di emozioni ed esperienze che si trasforma in un pasticcio informe in cui il tutto risulta essere il nulla. Diciamo che lo studiare il Romanticismo ha avuto i suoi effetti un po’ anche sul mio stato d’ animo, a furia di sentire tutti quei discorsi sul sublime e sui sentimenti, questi hanno iniziato a rindondarmi confusi per la testa: andrò bene al compito per lo meno.
Tornata alla realtà realizzo che mancano solo un paio d’ ore alle 12: uscita anticipata, pullman, ospedale, 8 piano.. sarà un processo frequente da oggi in poi, a me decidere quanto e per quanto.
La scorsa volta sono rimasta piuttosto sconvolta. La prassi ospedaliera di certo è tosta e va bene così (è evidentemente una rigidità a fin di bene), eppure per una che ha sempre evitato ogni contatto con questo tipo di mondo un po’ per esperienze ai propri cari un po’ per il mio essere sensibile a certi contesti risulta appunto sconvolgente.
Perché non posso usare il cellulare? Perché devo mangiare ogni singolo grammo? Perché dovrei legarmi i capelli? Dubito di poterci nascondere del cibo dentro.
Sono tutte domande che porrei a chi fa le regole, ma conoscendo solo chi è incaricato di farle rispettare mi devo accontentare. Nulla contro le due infermiere, persone carinissime e disponibili già in confidenza con le altre ragazze e spero presto anche con me. La volta scorsa hanno iniziato a spiegarmi come funzionano le cose al day hospital: arrivi, pipì, mani, elastico, vassoio e bon appetit fino all’ ultima briciola, ovvero dopo circa un’ ora e mezza. La mia intenzione è quella di fare la rivoluzionaria oggi, ho pressione da sfogare, quesiti ancora irrisolti,ansia. Stamattina mi sono chiusa a chiave in cucina dopo uno dei miei scleri da abbuffata, se per abbuffata si possono intendere 2g di cioccolato, e il mio umore è ancora troppo teso per affrontare il pranzo in modo pacifico. Son già due giorni che, con i dovuti stratagemmi, sto provando ad affrontare il nuovo REGIME alimentare: troppo è l’ unico aggettivo che mi viene in mente per qualificarlo, “troppo per te o per una persona normale?” non so ancora rispondere alla domanda di mio padre, non mi sento una persona normale e quindi non mi trovo nella posizione di giudicarlo, non più.
Sono trascorsi tanti mesi, lenti, normali e tutti accompagnati da un lento e al tempo dolce disco che, percosso da un ago scivolava ogni singolo giorno su una ruota numerata all’ inizio violentemente per poi oscillare in modo sempre più minuto fino a fermarsi ancora scossa su di un numero che altrettanto cadenzato scendeva fluentemente tacca dopo tacca fino a diventare una sorta di dipendenza esso stesso, lo strumento che lo riportava e tutto il mondo connesso, quello del cibo.
Foto, blog, siti, dati, informazioni uniti alla volontà di evasione di un qualcosa che sentiva il proprio spazio eccessivo, voleva stringere il suo largo corpo, intrappolata dietro una lastra di vetro che continuava a mostrare l’ oggetto di tanto odio in tutte le sue massicce imperfezioni, ma non solo, mostrava anche la realtà. Questa  erano solo le curve di una donna, il suo piccolo immancabile rotolino di pancia e i suoi fianchi sinuosi a volte stretti troppo nei jeans, cose normalissime e anzi belle e amate da chi le vede e chi le possiede. Mi avevano stancata e portata a volere con tutta me stessa che sparissero lasciando spazio a una forma accettabile se vista coi miei occhi e non più solo con quelli altrui.
Dolorosi pensieri, ai quali è facile tornare solo col pensiero, ma che per essere annullati definitivamente necessitano prima della correzione della presa di coscienza dell’ errore e del lungo cammino per correggerlo, per farsi perdonare da sé stessi ogni singolo boccone non ingerito o sputato, ogni sorriso legato a un etto perso. Cadi dal burrone e che sia per sbaglio o per un salto finito troppo in là rimane il fatto che non ci metti nulla a trovarti metri e metri sotto la vetta, e come la riconquisti quando la funivia non c’è?
Sono poche le persone che possono capirmi, e mi dispiace tanto per loro. Fra queste le ragazze con cui ho pranzato pochi giorni prima: il primo pasto secondo la nuova dieta. 60g di pasta con 60g di sugo, 120g di pesce, 200g di verdura, 60g di pane e 150g di frutta ergo LA MORTE. Ma nemmeno prima mi sarei mai sognata di strafogarmi un pasto simile, ma nemmeno per idea! Pretendevano seriamente che sostituissi tutto ciò alla mia insalatina col tonno affogata nel limone? A quanto pare sì.
Ancora isterica da quando i miei occhi avevano esaminato  i fogli contenenti le indicazioni alimentari giornaliere e i possibili sostituti degli alimenti indicati cercando una sorta di via di fuga, mi sono ritrovata in una minuscola saletta con due ragazze sconosciute e il vassoio incriminato. Sbottai tremando: non ce l’ avrei mai fatta, non subito, non qui. Due minuscoli occhietti mi si posarono addosso e mi sciolsi di fronte allo sguardo innocente della più piccola fra le due intenta a legarsi i lunghi capelli per poi analizzare il contenuto dei suoi piatti. Se a prima vista la loro costituzione era normale, capii ben presto che questa era stata ottenuta con gli stessi sacrifici che sarebbero toccati a me e che questi erano ancora ben impressi non tanto sui loro corpi quanto più nelle loro menti. “E’ la prima volta che fai il day hospital vero?” una vocina proveniente dalla parte opposta del tavolo riuscì a vincere la timidezza, erano gli occhietti che mi avevano infuso calma poco prima “si vede tanto vero? Sì e sono piuttosto nervosa”, il sangue mi ribolliva ancora troppo, nonostante la pressione  fosse risultata uno scarso 48mm/Hg “quanti anni hai?” il dubbio di saperlo mi corrodeva “11 cioè tra poco 12”. Silenzio. Sentii il cuore fermarmisi di fronte alla cosa più inconcepibile che mi fosse mai capitata. Seconda media, l’ età della mia cuginetta, quella che io considererò sempre bambina anche quando avrà 20 anni, ma che ora effettivamente continua ad essere tale. Cercai di nascondere lo sconforto chiedendole della scuola per quanto in realtà desideravo sapere che cosa l’ avesse portata così piccola e fragile a tutto ciò e soprattutto come riuscisse meglio di me ad affrontarlo. Ero in dovere di dimostrarle che io, in quanto più grande, potevo darle il buon esempio, potevo trasformare il suo viso sconsolato di fronte alla porzione di maccheroni in un sorriso e darle la forza di fare come me e mangiarlo con allegria, come se non le pesasse, anzi pesasse affatto. Spazzolai con mia grande sorpresa la ciotola, mentre la ragazza accanto a me, rimasta zitta più o meno tutto il tempo, sminuzzava nel piatto le sue patate mangiandole con grande calma. Un brillantino sul naso, lunghissimi capelli biondi morbidi e lucidi ed unghie curatissime, tutto volto a valorizzare la fisionomia decisamente bella del volto e del corpo altissimo. Finite quelle, fu invitata dalle infermiere a raccogliere il condimento, che personalmente facevo fatica a vedere ma a quanto pare c’ era ed era “misurato sulla vostra dieta, presente in primo secondo e contorno e quindi parte fondamentale del vostro pasto”  a detta delle nostre osservatrici. La soddisfazione che mi pervase di fronte a quella piccola conquista mi spinse a prendere senza esitazione il piatto successivo e finire anche quello, ma giunta a metà contorno mi bloccai iniziando a star male ed essendo la prima volta la cosa fu semplicemente comunicata alla dottoressa che tuttavia notò i progressi rispetto al mezzo petto di pollo e zucchine del pasto consumato in privato con lei accompagnato da una chiacchierata tanto amichevole quanto diagnostica.
Scendo veloce le scale e vado alla fermata con mio padre. Il pullman non ci mette molto ad arrivare. “Mangia tutto e con appetito” la mia scelta del resto non può essere molto diversa dalla sua raccomandazione. Cuffie nelle orecchie e vediamo di raccogliere i frutti delle scorse 48 ore. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: agape_sing