Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Britin132    18/10/2015    1 recensioni
DAL TESTO:
Erano passati tre mesi. Credevo che tre mesi fossero bastati a dimenticare chi avevo perso, e a curare le ferite che mi erano state inflitte. Chi avevo perso era proprio il mio migliore amico Zayn. E colui che mi aveva ferito senza fregarsene era stato il mio ex fidanzato Louis.
----------------------------------------------------
E' una Zarry con probabili accenni ad altre coppie (Ziam|Nosh)
FF cancellata ma ripubblicata con qualche cambiamento nella trama. Buona lettura :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

POV. LIAM

Quando Harry tornò in classe quella mattina era visibilmente scosso.
Si sedette di nuovo al suo posto affianco a me. 
Guardai il suo viso. 
Sembrava arrabbiato. 
Tanto arrabbiato.
Provai ad appoggiargli una mano sulla spalla ma quando se ne accorse, ne fu infastidito.
Si scansò e si chiuse su se stesso.
Inutile dire che non seguì il resto delle lezioni.
Prima di andare via da scuola, con o senza voglia, lui mi parlò.
Nonostante la scuola fosse iniziata solo da cinque giorni,  dovevamo organizzarci per svolgere insieme un progetto di scienze.
Optammo per studiare a casa mia.
Sarebbe venuto da me alle cinque.
Ci salutammo in cortile e ognuno andò per la sua strada.
Lo guardai allontanarsi.
Quando non fu più nella mia visuale, andai via anche io.
Stavo prendendo il cellulare dallo zaino prima che qualcuno mi prese per il braccio e mi portò con forza dietro i pulmini.
Di solito qui dietro si appartavano le coppiette per sbacciuccarsi o almeno ci venivi se volevi fare qualcosa di nascosto e non essere scoperto.
"Louis!" esclamai.
Lui mi sorrise sornione.
"Che cazzo fai?" domandai liberandomi dalla sua presa.
"Noi due dobbiamo parlare" mi rispose ritornando improvvisamente serio.
Mi fece quasi paura con quel suo sguardo penetrante.
"Parla" dissi semplicemente.
Si umettò le labbra prima di parlare.
Poteva evitare, pensai.
Sentii il cuore iniziare a battere forte.
Io, schiacciato contro lo sportello di un pulmino che trasportava i bambini e Lou di fronte a me. Mi sentivo in trappola.
"Credo che entrambi ricordiamo quel bacio" iniziò.
Mi scappò una risata isterica.
"Quel bacio che ti ha fatto tradire il tuo fidanzato e che mi ha fatto tradire il mio amico" specificai con tono ironico "certo che lo ricordo."
Chiuse la bocca, si spostò una ciocca di ciuffo dalla fronte e per un attimo sembrò quasi sblalordito dal mio comportamento.
Forse non si aspettava che gli rispondessi così secco.
"Quel bacio non è mai accaduto" disse.
"Quel bacio non è stato niente" continuai io.
Sorrise "Perfetto" alzò la mano per schiacciare il cinque con la mia "allora siamo d'accordo?"
Feci come voleva e schiacciai il suo cinque.
Pensai che quella conversazione fosse conclusa ma mi sbagliavo.
Mi bloccò di nuovo appena capì che le mie intenzioni erano quelle di andarmene.
"Aspetta." Appoggiò una mano sul mio petto e piano piano mi rispinse contro il veicolo giallo.
"Prima in classe ho notato che Harry stava male. Cosa è successo?" me lo chiese con aria sconsolata e sembrava davvero in pensiero per lui.
Mi fece tenerezza.
"Non lo so, Lou. Non me ne ha voluto parlare." 
La sua espressione divenne ancora più triste. Abbassò il capo e sapevo che si stava colpevolizzando di quella cosa. Lou si dava la colpa di tutto quello che accadeva ad Harry.
Gli accarezzai una guancia e la sentii bagnata.
"Lou.." lo chiamai.
"Non è niente. Non è colpa tua."
Cercai di tirarlo su con il morale facendogli capire che proprio quella volta lui non aveva fatto nulla e quindi non poteva colpevolizzarsi.
Stava piangendo.
Era la prima volta che lo vedevo piangere.
Continuai ad accarezzare la sua guancia dolcemente, gli poggiai una mano sulla spalla e lo rassicurai.
Quando tornò a guardarmi i suoi bellissimi occhi azzurri erano lucidi e questo li rese ancora più cristallini.
"Ho bisogno di chiederti un favore" mi disse.
Io annuii "tutto quello che vuoi."

 

Poco prima delle 17 inziai a preparare qualcosa da mangiare per me e per Harry per quando avremmo studiato.
In una ciotolina misi dei biscotti, poi presi dei bicchieri dove versai del succo alla pesca.
Andai in cameria mia e presi i libri di scienze.
Passando per il corridoio per tornare alla cucina intravidi mia sorella Ruth nella sua camera.
Non mi ero accorto che fosse tornata.
Bussai alla porta socchiusa prima di entrare.
"Avanti" mi disse lei.
Entrai. Stava mettendo dei libri nel suo zaino.
"Stai tornando all'università?"
Lei annuì.
"A che ora torni?" chiesi
"Non lo so. Ho due esami da sostenere questa settimana. Forse vado a dormire a casa di un'amica." Mi spiegò mentre finiva di sistemare i libri e iniziava a pettinarsi i capelli.
"Torna presto" la pregai io.
Lei si fermò e mi guardò negli occhi.
"Liam.."
Mi venne quasi da piangere ma mi trattenni.
Lei si avvicinò e mi abbracciò.
Appoggiai la mia testa sul suo petto per avere conforto e per sentire un minimo di affetto.
"In questa casa non c'è mai nessuno, né tu, né mamma, né papà. Siete sempre tutti fuori e io.." 
Ed era vero. 
Lei studiava sempre fuori.
Mia madre, che faceva l'infermiera, per sua scelta dava sempre la disponibilità per fare lunghi turni di lavoro.
Invece mio padre era inesistente.
Lavorava come operaio dalla mattina presto fino alla sera.
Ma nemmeno quando terminava di lavorare ritornava.
Io ero sempre più sospettoso che tradisse nostra madre.
L'abbraccio tra me e Ruth si sciolse. Lei andò via ed io decisi, per ammazzare il tempo in attesa di Harry, di guardare un pò di televisione.
Circa un quarto d'ora più tardi suonò il campanello della porta.
Andai ad aprire e trovai Harry.
"Harold!" lo accolsi in casa e gli sorrisi.
"Leeyum."
"Come stai?" chiesi mentre gli facevo strada verso la cucina.
"Domanda di riserva?" provò lui.
"No." 
Io scossi la testa e lui l'abbassò  per nascondersi.
Mi avvicinai cauto, più cauto di stamattina per essere sicuro  che volesse la mia vicinanza almeno stavolta.
"Ti va di spiegarmi che succede?" Gli proposi io.
"Si." 
Fu la sua riposta.
Lo presi per mano e andammo sul divano nel salone per parlare.
Si guardò intorno e poi mi guardò.
"Tranquillo, siamo soli."
Lui fece un respiro profondo e iniziò a parlare.
Io inziai la mia recita.
Che razza di amico ero..
"Tu lo sai che io e Lou eravamo fidanzati?"
Certo che lo so. Lui ti ha tradito con me, pensai.
Non gli dissi questo ovviamente ma annuii e basta.
"Durante l'estate, più o meno dopo qualche settimana che io e te" indiò prima me o poi lui " ci siamo conosciuti lui mi ha tradito."
Feci finta di essere sconvolto ma in realtà sapevo già tutto.
"Ho saputo che aveva baciato un altro ragazzo in un bar. E dopo era andato a letto con lui." mi spiegò lui.
Per un attimo annuii pensando che già sapevo tutta la storia ma risentendo le sue parole nella mia testa mi accorsi di non sapere di cosa stesse parlando.
"Cosa?" urlai.
"Si, è andata così. A quel punto io l'ho lasciato ma il fatto è che.."
"..che tu sei ancora innamorato di lui." finii la sua frase.
Sul suo viso apparve un'espressione di rabbia "Ma non devo perché lui è uno stronzo e mi ha tradito."
Iniziò a dare pugni nel cuscino del divano e io lo lasciai sfogare.
"Io credo.."
Lui mi fermò. "Non è finita qui." Sentenziò.
"Vai avanti." Lo spronai io.
"Hai presente Zayn?"
Feci segno di 'si' con la testa.
"Lui è innamorato di me."
Finsi di nuovo che quella notizia mi avesse shockato ma in realtà lo sapevo già.
"E tu?" chiesi.
"E io cosa?"
"Cosa provi per lui?"
Iniziò a riflettere su quella domanda, si torturò le mani e bisbigliò un 'Non lo so'.
Presi la palla al balzo e iniziai a fare domande su Zayn.
Harry, però, rimase perplesso dal mio interessamente verso di lui.
"Perché queste domande?"
Io balbettai "È solo che.. Z-Zayn è un nostro compagno di classe e io non so niente di lui."
Mentii ma lui mi credette.
Mi parlò di Zayn e dalla sue parole capii che gli voleva molto bene.
Restammo a parlare di lui quasi un'ora. Poi decidemmo di dedicarci al nostro progetto di scienze, altrimenti avremmo preso un voto negativo.

Più o meno verso le nove Harry andò via. Suo padre era venuto a prenderlo.
Lo salutai con un caloroso abbraccio e poi chiusi la porta alle mie spalle.
Non appena andò via presi il mio cellulare per effettuare una chiamata.

"Liam?"

"Non si usa dire più 'pronto' al telefono, Lou?"
Lui rise. "Con te no."

Lo mandai a fanculo ma non posai.
"Che cosa vuoi?" mi chiese con tono seducente. Stava davvero cercando di sedurmi?, mi domandai.
Abbandonai quel pensiero e tornai alla sua domanda.
"Ho bisogno di vodka e di parlare con te. Tra 20 minuti al solito bar." Ordinai ma sentii del disappunto dall'altra parte del telefono.
"Che c'è?" chiesi. Questo suo atteggiamento mi stava stufando.
"Non vengo al bar se tu non accetti di fare quello che ti ho chiesto. E ti ricordo che se non accetti Harry saprà del nostro bacio. E ti odierà. Io non ho questo problema perché mi odia già."
Mi stava ricattando.
Iniziai a mordermi le labbra per nervosismo.
Non sapevo che fare.
"Okay. Accetto."
"Quindi?" 
Bastardo di un Tomlinson, pensai.
"Quindi sedurrò Zayn." risposi io.
"Bravo ragazzo." fece Lou dall'altra parte del telefono.
"Però credo che tu debba sapere una cosa" feci una piccola pausa per creare suspence "Harry non ti odia. È ancora innamorato di te."
All'improvviso calò il silenzio.
Louis non parlava più. Non sentivo più il suo respiro tramite il telefono.
"Lou?" lo richiamai.
"Tra 10 minuti al bar. Ho bisogno di vodka."
Poi attaccò e io presi le chiavi di casa per uscire.

Dopo il quinto giro di bevute, tra cichetti e birre, eravamo brilli. O almeno io lo ero. Louis, invece, poteva decisamente essere ubriaco.
Stavamo ridendo per la goffagine di un uomo nel bar che cercava di sedurre una ragazza ma lei non lo filava.
Fortunatamente Lou aveva stretto amicizia con il barista altrimenti ci avrebbe sicuramente fatto problemi per tutti i drink che stavamo bevendo.
Ordinai altre due birre e sul volto di Louis apparve un sorriso.
Quando era ubriaco sorrideva di continuo. Peccato lo facesse solo in quei momenti e non tutti i giorni.
Bevve un sorso dalla birra poi la sbatté sul bancone diventando inprovvisamente serio.
"È vero quello che mi hai detto su Harry?"
"Perché avrei dovuto dirti una bugia?"
Serrò la bocca e iniziò a guardare un punto indefinito nel vuoto.
Mi preoccupai. Scesi dal mio sgabello di legno e mi avvicinai.
"Lou?" Appoggiai una mano sulla sua spalla.
"Ti rendi conto? Lui mi ama ancora dopo che io l'ho trattato una merda."
"Così puoi provare a riconquistarlo."
Lui si voltò per guardarmi.
"Tu sei innamorato di me, Liam?" Sembrava così innocente.
Me lo chiese così dolcemente che quasi mi sciolsi.
Sorrisi e lo guardai.
Aveva quella voce, quella che hanno tutti coloro che hanno alzato troppo il gomito.
Lui si trasformava quando beveva. Lasciava uscire fuori la parte migliore di sé.
"No Lou, non sono innamorato di te. Mi dispiace" gli dissi scherzando. Stavo cercando di restare al suo gioco. In fondo era ubriaco, non si rendeva nemmeno conto di ciò che diceva.
"Peccato! Saresti l'unico ad amarmi veramente."
"Non sarei l'unico. C'è Harry."
"Harry non mi ama per quello che sono. Harry vuole cambiarmi."
Sembrò lui stesso infastidito da quella frase.
Si arrabbiò.
Impugnò ancora di più la bottiglia di birra tra le sue mani.
Poi mi guardò.
Io non ressi il suo sguardo e iniziai a guardare intorno a noi.
Osservai il lungo bancone del bar, i tavoli occupati da ragazzi, ragazze, coppiette di fidanzati o gruppi di semplici amici.
"Io... t-ti amo" disse.
Mi voltai veloce. I miei occhi si spalancarono. Aprii la bocca a vuoto più volte senza riuscire a dire nulla.
"Cosa?"
Lui prese la birra tra le mani
"io ti amo, birra" e bevve l'ultino sorso rimasto.
Iniziai a ridere istericamente.
Lo presi per i fianchi e lo feci alzare.
"Andiamo va! Stai iniziando a sparare troppe cazzate."
Lo portai fuori dal locale.
"Dove andiamo?" mi chiese.
"A casa mia. In questo stato non puoi tornare a casa."
"E cosa dirò a mia madre?"
"Le solite bugie che inventi."
Lui rise forte e si aggrappò a me per non cadere.

Lo portai nella mia camera. Lo feci stendere. Lo spogliai togliendogli i jeans. Gli scoprì il letto e lo feci sistemare sotto le coperte per poi coprirlo.
Stavo per andare in bagno a mettere il pigiama ma mi bloccò il braccio con una salda presa.
"Grazie" mi disse semplicemente prima di ricadere sul letto e cadere tra le braccia di Morfeo.

 

POV. LOUIS

Quella mattina mi svegliai con un forte odore di caffé nell'aria.
Mi sembrò insolito perché a casa mia nessuno preparava.
Aprii gli occhi e il colore verde acqua delle pareti mi travolse.
Mi sentii perso.
Mi alzai di scatto e mi misi a sedere nel letto.
Mi scoprii e uscii dal letto.
Indossavo la mia maglia e le mie mutande.
Perché non avevo indosso dei pantaloni?
Solo quando fui in piedi mi accorsi di avere un terribile mal di testa accompagnato da un giramento di stomaco.
Pensai di dover vomitare ma mi riuscii a trattenere respirando profondamente.
Feci qualche passo ma ero intontito.
Mi avvicinai alla libreria che vi era nella stanza. Su uno scaffale vi era una foto incorniciata e vidi Liam che abbracciava una ragazza.
Era Liam con sua sorella Ruth.
Solo in quel momento capii di essere in camera di Liam.
Non ero mai stato nella sua stanza.
Mi voltai verso il letto e mi chiesi cosa ci facessi nel suo letto e perché avessi dormito lì.
Quell'odore di caffé mi invase nuovamente le narici. Lo seguii e mi ritrovai in cucina.
Un Liam ancora in pigiama era intento a versare il caffé in due tazze.
Era davvero buffo.
Prese la brocca in mano e si scottò dimenticandosi di usare una presina.
Risi appena e questo bastò a farmi notare da lui.
Con le due tazze in mano andò verso il tavolo dove aveva sistemato biscotti, latte, pancaré e nutella.
Quell'immagine mi scaldò il cuore.
Pensare che lui aveva preparato la colazione per me mi fece sentire davvero felice.
Il problema era che non riuscivo a spiegare questa felicità. Forse perché la felicità non si spiega. Ma perché continuavo a ridere e a sorridere come un ebete nel vedere Liam che inzuppava il biscotto nel latte o che si scottava la lingua sorseggiando il caffé ancora bollente?
Decisi di sedermi.
Liam mi fece un cenno con il capo aggiungendo subito un semplice ma squillante 'buongiorno'.
"Scusami Lou se non ti ho aspettato per fare colazione ma ieri non ho cenato nulla e stamattina mi sono svegliato con tanta fame" disse entusiasta spalmando la nutella sul biscotto.
Tenero. 
Mi ricomposi.
Non potevo continuare a pensare quelle cose di Liam.
Mi sedetti di fronte a lui e scacciai quei pensieri.
Allungai il braccio e presi la mia tazza con il caffé. Presi il cucchiaino e mescolai con l'aggiunta di tre cucchiaini di zucchero.
Feci un sorso.
Riappoggiai la tazza sul tavolo e inchiodai i miei occhi su Liam.
Quest'ultimo sentendosi osservato alzò lo sguardo. I nostri occhi si scontrarono. Continuava a guardarmi con aria interrogativa.
"Che cosa è successo? Perché sono qui?" sbottai alla fine per porre fine a quel silenzio assordante.
"È successo che ieri sera eri ubriaco e non potevi tornare a casa e quindi ti ho portato qui." 
Mi spiegò lui molto calmo.
Iniziarono a riaffiorarmi i ricordi della sera precedente.
"Ah, si. Ora ricordo. Mi hai chiamato dicendo che avevi bisogno di vodka e di parlarmi."
Si mosse sulla sedia a disagio. Sembrava come se fosse in imbarazzo.
"Si, è vero. Ma alla fine non abbiamo più parlato perché abbiamo iniziato a bere."
Io annuii.
"E di cosa volevi parlarmi?" chiesi curioso sorseggiando il caffé oramai raffreddotasi un pochino. Ora aveva la giusta temperatura per essere bevuto.
"Di Harry."
Mi bloccai per un secondo. Sbattei le palpebre veloce, poi gli fece di segno di andare avanti.
"Ieri pomeriggio è venuto qui. Abbiamo studiato insieme per preparare il progetto di scienze e abbiamo parlato di voi. Ho fatto finta" allungò appena il collo e mi indicò con la testa "come tu mi hai chiesto" ricalcò particolarmente questa frase 
"di non sapere nulla."
Ci furono pochi secondi di silenzio. Sembrava aver perso il filo del discorso.
"Come stavo dicendo, ho fatto finta, come tu mi hai chiesto, di non sapere nulla della vostra rottura. Lui mi ha raccontato che ti ha lasciato perché l'hai tradito" si schiarì la voce "mi ha detto che tu l'hai tradito baciando un ragazzo in un bar e poi andando a letto con lo stesso ragazzo. Allora, quello che mi chiedo io, è la verità questa? Perché noi due sappiamo che tu non hai scopato con il ragazzo che hai baciato perché io e te non abbiamo mai fatto nulla." Alzò le sopracciglia e mi lanciò un'occhiata tagliente, assottigliando gli occhi.
Presi un respiro pronfondo.
Avevo ascoltato curioso tutto quello che Liam aveva voluto dirmi ma ora avrei preferito non ricevere alcuna domanda.
Tossii e mi schiarì la voce, a mia volta.
"Si, è la verità."
Lui era stupito. Anzi no, era decisamente shockato.
"Cosa?" mi chiese, rimasto a bocca aperta.
Non mi credeva.
"Tu non l'hai fatto veramente.." iniziò a farfugliare mentre si passava una mano tra i capelli.
"Si, Lì. L'ho fatto."
Alzò lo sguardo e lo puntò su di me.
"Perché?" mi chiese.
"Perché.." iniziai io. 
Sospirai.
"Io non riuscivo più a stare con lui. Harry ha sempre voluto cambiarmi. Io dovevo essere come lui voleva che fossi."
Dopo le mie parole sembrò accendersi una scintilla
nei suoi occhi.
Sospirò e piegò le labbra all'interno.
"Perché fai quella faccia?" chiesi io, curioso di sapere a cosa fosse dovuta quell'espressione sul suo viso.
Sembrava avere l'aria di chi sa tutto. O almeno sicuramente sapeva una cosa in più a me in questo caso.
"Anche ieri sera l'hai detto, hai detto che Harry ha sempre cercato di cambiarti."
A quel punto capii cos'era quella luce che si era accessa nei suoi occhi.
Mi sentii messo a nudo.
I miei discorsi da ubriaco e da sobrio coincidevano e questo non era un buon segno.
"Cos'altro ho detto ieri sera di rilevante?"
Lui senza pensarci mi rispose "Nulla."
Feci spallucce e finii la mia colazione.
Quando mi alzai per riporre la mia tazza, ormai vuota e sporca, nel lavandino mi ricordai che ero senza pantaloni sotto.
Liam si riappropriò della tazza e "Lascia, faccio io. Tu vai a prepararti, altrimenti faremo tardi a scuola."
Gli andai dietro e lo bloccai con il mio copro contro il lavandino.
"Lou, ma cosa fai?" La sua voce tremò.
"Ho bisogno di farti una domanda e dovrai essere sincero."
Lui annuì più volte per farmi capire che sarebbe stato sincero.
"Ieri sera, nel tuo letto, abbiamo fatto qualcosa?"
Non appena terminai la domanda Liam scoppiò a ridere.
Si piegò quasi in due dalle risate.
Mi allontanai da lui. Non riuscivo a capire il motivo di quella reazione.
"La smetti di ridere e mi spieghi?" chiesi spazientito.
"Come puoi pensare una cosa del genere? Ti prego.."
Alzai le braccia all'aria per come stava reagendo.
"Ti prego cosa?"
Tornò serio notando il mio tono forte e autoritario.
"Se il bacio è stato uno sbaglio, come puoi minimamente pensare che io venga a letto con te?"
Disse quelle cose in maniera così naturale che mi sorprese.
Non credevo che fosse capace di prendere in mano la situazione.
E comunque aveva ragione e c'aveva preso in pieno.
"Hai ragione" dovetti ammettere.
Lui mi sorrise e poi tornò a riordinare la tavola e la cucina.
Tornai sui miei passi per andare sempre a preparami, ma un pensiero, o meglio, un dubbio, mi balenò in testa.
Mi voltai per parlargli faccia a faccia.
"Io non ti capisco, Liam."
Lui si voltò in silenzio verso di me.
"Ti tratto male, ti ignoro a scuola, ti costringo a mentire per me ma nonostante ciò mi accogli in casa tua quando sono ubriaco, mi prepari la colazione e mi tratti bene. Non è che per caso sei..?"
Non mi lasciò finire la domanda che iniziò a scuotere la testa e rispose con un 'No, non sono innamorato di te' secco.
Rimai perplesso perché aveva capito cosa gli stessi chiedendo.
"Ma come hai fatto a sapere cosa ti stavo chiedendo?"
Lui rise appena, increspò le labbra e "perché mi hai fatto la stessa domanda anche ieri sera."
Spalancai gli occhi.
"Cosa? Questo è perché non ti ho chiesto nulla di rilevante?" feci tra l'ironico e l'arrabbiato.
D'improvviso il suo volto si incupì.
"Ascolta, Louis. Ora ho bisogno di farti io una domanda. Perché hai voluto che Harry ti lasciasse? Voglio dire tradendolo sapevi che sarebbe successo.."
Abbassai la testa di colpo.
Mi ammutolii.
Mi morsi le labbra a sangue.
Quell'argomento non era il mio preferito ma sapevo che Liam aspettava impaziente una risposta.
"Il fatto è che io non volevo che lo scoprisse" dissi con voce bassa, quasi non udibile.
"E se non volevi che lo scoprisse, come ha fatto a scoprirlo? Chi ha fatto la spia?"
Senza alzare  la testa "Josh, Josh Devine" dissi semplicemente.
Non riuscii a vedere l'espressione sul volto di Liam perché lasciai subito la stanza a testa bassa.

 

POV. GEMMA

Arrivai in stazione verso le undici e mezza. Mi diressi subito a prendere la metropolitana. Dopo un tragitto di quindici minuti scesi finalmente alla mia fermata. Risalì in superfecie sulle scale mobili e il mio piccolo trolley. Non potevo portare pesi eccessivi quindi mi ero dovuta accontentarmi di quel piccolo bagaglio.
Arrivata sopra, mi sentii persa. Sapevo l'indirizzo di casa di Nick ma non sapevo come arrivare. Mi avvicinai ad un semplice negozio di scarpe e chiesi cortesemente alla commessa di darmi le indicazioni per 'Via Sant'Antonio, 45'.
Gentilmente mi spiegò la strada "Continua su questa strada. Gira alla prima traversa sulla destra che trovi. Continua e poi gira alla seconda traversa sulla sinistra e poi cerca il numero 45 tra i numeri civici."
Le sorrisi grata e la ringraziai.
Uscii dal negozio e seguii le sue indicazioni estremamente chiare.
Una volta svoltata alla seconda traversa a sinistra, iniziai a cercare il numero civico che mi interessava.
Eccolo.
Era un palazzo con un portone in legno. Diedi un'occhiata ai citofoni e trovai Grimashaw - Devine'.
Chi è Devine?
Forse avevo sbagliato abitazione.
Iniziai ad andare in panico.
Mi appoggiai con la schiena al portone.
Mossa sbagliata, perché quest'ultimo fu aperto da una donna anziana che stava uscendo.
Persi l'equilibrio e temetti di cadere ma mi appoggiai con la mano al muro.
"Mi scusi, signorina" disse la donna dispiaciuta.
Appena mi fui ripresa, mi voltai verso di lei e le sorrisi.
"Non si preoccupi. È colpa mia, non dovevo appoggiarmi."
Mi fece un sorriso appena accennato.
Non chiuse il portone e "Deve entrare nel palazzo?" mi chiese.
"In realtà...non.." balbettai "lei sa per caso se qui abita Nick Grimshaw?" chiesi alla fine.
Perché non chiederle aiuto, pensai.
Lei annuì.
"Si, cara."
Mi sentii rincuorata.
"Abita al terzo piano."
Finalmente!, pensai.
Le presi una mano e gliela strinsi ringraziandola.
"Grazie mille!"
Lei si scostò dall'ingresso del portone e mi fece entrare.
Salii fino al terzo piano.
Ero ancora più in ansia.
Al terzo piano vi erano due porte, una di fronte l'altra, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra.
Non sapevo a quale delle due bussare così prima di commettere errori, mi avvicinai ad una delle due. Fu una scelta casuale.
Lessi vicino al campanello 'Grimshaw - Devine'.
Di nuovo quello strano cognome che non sapevo a chi appartenesse.
Questa volta non mi persi in un bicchiere d'acqua e bussai perché ormai avevo la certezza che Nick abitasse lì e perché in fin dei conti vi era anche scritto il suo cognome.
Dopo qualche minuto sentii dei passi provenire da dietro la porta, qualcuno che armeggiava con la maniglia e alla fine la porta si aprii.
Un ragazzo alto, con  i capelli corti e castani era sulla porta.
Sbadigliava.
"Ehm, ciao. Sto cercando Nick, Nick Grimshaw" dissi attirando la sua attenzione.
Annuì mentre si stroppicciava un occhio.
"Entra pure, io vado a chiamarti Nick!"
Tornò dentro e io entrai.
Riuchiusi la porta alle spalle e aspettai l'arrivo di Nick.
Era un piccolo appartamento.
Appena si entrava vi erano davanti tre porte, una dava sulla cucina, un'altra in salone e l'altra, la terza era chiusa e non riuscii a vedere nulla.
Complice il silenzio, riuscii a sentire qualcuno parlare.
Mi sembrò la sua voce, la voce di Nick.
Uscì dalla terza porta che non sapevo dove portasse.
Quando mi vide lì ad aspettarlo un'espressione di stupore si fece spazio sul suo viso.

"Gemma!"

"Nick!"

Gli sorrisi, un sorriso che non fu ricambiato.
Lo seguii mentre andava nel salone.
"Che ci fa qui?" mi chiese.
E in un attimo persi tutto il mio entusiasmo.
Aveva un tono basso, morto.
Era infastidito dalla mia presenza.
"Non mi dici nemmeno 'ciao'? O un semplice 'mi sei mancata'?" 
Non volevo far trapelare la mia alterazione nei suoi confronti ma non riuscii a controllare il mio tono.
"Gemma.." si passò una mano tra i capelli.
"Che ci fai qui?" mi chiese di nuovo ignorando tutto quello che gli avevo detto.
Non risposi.
Ero ferita dal suo atteggiamento.
"Sei tornata per Lucy?"
Scossi la testa più volte per rispondere alla sua domanda.
Certo che non ero tornata per lei. Lucy mi aveva lasciata e io non l'avrei di certo cercata. Sarei stata una stupida e poi le avrei solo dimostrato che tenevo davvero tanto a lei e no, non volevo farlo. Non volevo apparire debole ai suoi occhi.
"Sono incinta, Nick."
"Cosa?" urlò lui.
I suoi occhi si spalancarono. Andò quasi in panico. 
La notiza l'aveva destabilizzato.
Tremava.
Strinse un pugno.
Mi sedetti su una sedia cercando di mantenere la calma e la fermezza.
Lui si buttò sul divano.
Aveva gli occhi persi nel vuoto.
"Non è possibile! Noi due abbiamo scopa-" e poi si zittì realizzando solo in quel momento quello che stava dicendo.
"Sei settimane fa" conclusi io.
"Sono incinta di sei settimane. L'ho scoperto due giorni fa" aggiunsi.
Si passò una mano tra i capelli.
Sembrava disperato.
"Mi hanno cacciato dall'Accademia."
Avevo lanciato un'altra bomba. 
"Che cosa?"
Il suo shock aumentava sempre di più.
"Non so dove andare e a casa non posso tornare, specialmente così."
Abbassai lo sguardo per indicare la pancia.
Se fossi tornata a casa e avessi detto a mio padre che ero stata cacciata dall'Accademia di danza e che ero incinta non avrebbe più voluto parlarmi e mi avrebbe di sicuro cacciata di casa. Quindi perché tornarci se non sarei rimasta comunque?

 

POV. JOSH

Quella mattina avevo ricevuto un messaggio da Harry che mi chiedeva il motivo della mia assenza da scuola.
Gli spiegai che la sera prima avevo fatto dei turni extra al bar per guadagnare dei soldi in più perché ne avevo bisogno dato che i miei avevano deciso di non volermi più aiutare economicamente.
Inoltre ieri sera, prima di andare al lavoro, avevo litigato con la mia ragazza Lysa e non avevo voglia di vederla e dato che frequentiamo la stessa scuola ma classi diverse ci sarebbe stata la possibilità che accadesse quella mattina.
Lei era già all'ultimo anno, ed io no perché ero stato bocciato.
Queste due erano state le ragioni che mi avevano spinto a rimanere a casa quella mattina.
Mi ero svegliato quasi a mezzogiorno. Era ancora molto assonnato quando qualcuno aveva bussato al campanello. Mi ero recato ad aprire la porta ed una ragazza biondina era lì.
Mi aveva chiesto di Nick ed io ero andato subito a chiamarlo.
Fu una cosa strana.
Io e Nick non ci parlavamo quasi mai e ci incontravamo davvero raramente in casa e ora mi ero ritrovato ad avvisarlo che aveva visite.
Ma il colmo avvenne nel pomerggio quando mi chiamò lui, questa volta, perché voleva parlarmi.
Lo raggiunsi in salotto pensando fosse solo ma in realtà era ancora in compagnia di quella ragazza.
Tossì prima di iniziare un discorso.
"Josh, lei è Gemma, una mia amica."
Annuii.
"Ha bisogno di ospitalità perché non può tornare a casa."
"Perché non puoi tornare a casa?" chiesi alla diretta interessata.
Con un mano si toccò la pancia "sono incinta."
Lo disse come se stesse parlando di una disgrazia.
"Oh.." dissi in tono dolce.
Parlò di nuovo Nick "ti dispiace se rimane con noi?"
Scossi la testa "No, ma scherzi? certo che può restare!"
Ero contento.
Le gravidanze portavano sempre un'immensa gioia.
"Dove dormirà?" chiesi a Nick.
"Le cedo il mio letto" mi spiegò.
Giusta scelta.
"Grazie Josh" mi disse lei.
Era adorabile, davvero.
"Ma ti pare? Conta pure su di me per qualsiasi cosa!"
Le regalai un sorriso e lei ricambiò con uno altrettanto meraviglioso.
Li lasciai soli e tornai nella mia camera.
Questa cosa era davvero una novità. Non avevo mai vissuto con una ragazza incinta. Chissà come sarebbe stato!






Ehilà!
Eccomi qui con il..quarto capitolo!
Prima di dire qualsiasi cosa, voglio ringraziare LiamObsessed per la recensione! (Tra l'altro adoro il tuo nick *-*)
Ringrazio blabla12, klaroline01 (anche il tuo nick mi mette gioia *-*) e LiamObsessed per aver aggiunto la storia tra le seguite!
Ringrazio gia7 per aver aggiunto la storia tra le ricordate!
Ringrazio lusil66 per avere aggiunto le storie tra le preferite!
Grazie davvero.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
E alla prossima!
Ps. siate pronti a tante soprese e misteeeri, uhuh.
-L


 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Britin132