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Autore: EleEmerald    18/10/2015    2 recensioni
 Dal decimo capitolo:
"Io vi maledico" disse. "Maledico tutti gli uomini di questo mondo. Tutti gli uomini che si metteranno sulla strada di mia figlia e delle sue nipoti. Quando ingannereto loro, come avete ingannato me, esse vi uccideranno. Sarà l'ultima azione sbagliata che compirete perché le mie figlie vi perseguiteranno, vi inganneranno e saranno la vostra rovina. E poi vedremo, come ci si sente a stare dall'altra parte del manico."
.
Quando Matthew Williams, un tranquillo ragazzo di diciassette anni, incontra Elizabeth, di certo non si aspetta che quella ragazza lo porterà incontro a tanto dolore. Ma, dopo averla ritrovata in un bosco ricoperta di sangue, non rimanere implicato nelle sue faccende è quasi impossibile. Le prove che dovrà affrontare si riveleranno più complicate di come sembrano e, inesorabilmente, si ritroverà a perdere molto di più che la sua semplice normalità. Implicato tra leggende e antiche maledizioni, vivrà, oltre ai momenti più brutti, anche quelli più belli della sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19: Emma

Quando arrivammo davanti alla piscina, le prime goccie di pioggia iniziarono a cadere sull'asfalto.
Elizabeth scese dall'auto stringendosi il berretto sulle orecchie e io iniziai a correre verso l'entrata. Quando le porte scorrevoli si aprirono fui inondato dal calore e dal tipico odore di cloro che tanto mi piaceva. Strinsi la mia sacca e indicai ad Elizabeth la scala alla destra del bar che conduceva agli spogliatoi. Esattamente al lato opposto c'erano invece gli spalti su cui ci si poteva sedere a guardare gli allenamenti. Lei disse che avrebbe preso qualcosa al bar e che poi mi avrebbe seguito da lì. Scesi in fretta verso gli spogliatoi e imboccai quello maschile. Sbuffai, consapevole che non avendo potuto già infilare il costume ci avrei messo di più. Mi infilai in una delle cabine e chiusi, appoggiando la sacca davanti a me. Lentamente cominciai a sbottonare i jeans e a sfilarmeli ma, mentre mettevo il costume, sentii una voce dietro di me, fuori dalla fila di cabine posta una dietro l'altra. Non mi fu difficile riconoscere a chi apparteneva: Luke. All'inizio riuscii a capire soltanto che stava parlando con qualcuno ma, in un suo scatto d'ira, distinsi anche le parole.
- Credi che se smettessi di bere riuscirei a capire perché dopo anni passati a farmi tre ragazze a sera adesso sto morendo dalla voglia di baciarti? Perché io ho le idee più chiare da ubriaco - urlò.
Per poco non mi strozzai con la maglietta che stavo sfilando. Luke era gay? Scoppiai a ridere e dovetti soffocarmi con i vestiti per impedire che mi sentissero. Fino a qualche giorno prima aveva accusato Chuck di esserlo, come un insulto. Come se essere gay fosse qualcosa di cui vergognarsi. Io la vedevo come una cosa normale, fin da piccolo non mi era mai saltato in mente il contrario. E ora Luke confessava di esserlo.
Mentre ridevo però, persi la risposta. Le voci si affievolirono e sotto alla cabina vidi un paio di Vans nere allontanarsi. Luke imprecò e anche le sue ciabatte sparirono dalla mia visuale. In tutta fretta finii di prepararmi e di sistemare le mie cose, quindi mi diressi all'uscita degli spogliatoi ancora ridendo.
Sul bordo della piscina, seduto sulla panca su cui lasciavamo gli asciugamani, c'erano solo Jason e Luke, che si arrovellava le dita con nervosismo. Mi domandai con chi potesse star parlando fino ad un minuto prima. Poteva solo essere qualcuno del corso o che comunque frequentava la piscina. Passai in rassegna le varie opzioni. I ragazzi del nostro gruppo eravamo soltanto io, Chuck e Jason. Esclusi che potesse essere un mio compagno senza pensarci due volte: Jason era il gemello di Luke e Chuck...be' Chuck era Chuck. Immaginai che frequentasse il corso prima del nostro o che magari nuotata nella corsia riservata a chi non voleva un'istruttore.
Mentre aspettavo che arrivasse Mark, mi avvicinai agli spalti per salutare Elizabeth. Era seduta in seconda fila ma appena mi vide si alzò per raggiungermi. Il suo sguardo mi percorse da capo a piedi e solo in quel momento ricordai di essere in costume. Lei arrossì, probabilmente nessuno dei due aveva calcolato quella situazione. Non che dovessi vergognarmi, un sacco di gente mi aveva visto in costume. Ma con Elizabeth era diverso.
- Fa caldo qui, eh? - disse agitando due volte una mano per farsi aria. Su di lei non pareva affatto un gesto frivolo.
Le sorrisi, un po' impacciato.
- È un nuovo metodo di conquista, Matt? - chiese Luke con un sorriso da sbruffone notando Elizabeth completamente rossa. - Le porti qui e ti fai vedere senza maglietta, così appena la indossi di nuovo, loro non resistono e te la strappano di dosso? È già la seconda.
Feci roteare gli occhi. - Divertente.
Elizabeth arrossì ancora di più e distolse lo sguardo dal mio addome.
- L'altra ragazza era Iris - chiarii io. - Aveva litigato con Thomas e aveva bisogno di qualcuno.
Lei annuì.
Sentii una mano battere sulla mia spalla e mi appena mi voltai, vidi Chuck mi guardava con un sorriso esagerato. Credevo sarebbe stato arrabbiato con me siccome aveva dovuto arrangiarsi per raggiungere la piscina e invece non lo sembrava affatto. Era troppo felice. Come se stesse cercando di nascondermi qualcosa.
Si voltò verso Elizabeth e lei si affrettò a presentarsi. - Sono Elizabeth, un'amica di Matthew.
- È la cugina di Thomas.
- In effetti vi assomigliate. Sono Chuck. - Spostò il suo sguardo verso i due ragazzi seduti sulla panca.
Luke si irrigì. Immaginai che fosse per la strana litigata di qualche sera prima, quando era ubriaco. Mi venne ancora da ridere.
Dal fondo della piscina, Mark ci chiamò e ci disse di cominciare a tuffarci. Salutai Elizabeth e corsi a bordo vasca. Chuck si posizionò vicino a me e cominciò a ridere.
- Che c'è? - dissi con le braccia pronte per il tuffo.
- L'hai vista? - esclamò riferendosi ad Elizabeth.
Lasciai ricadere le braccia lungo i fianchi. - In che senso?
Jason si tuffò vicino a noi mentre Mary faceva capolino dagli spogliatoi e correva a lasciare l'accapatoio.
- Le spalle larghe, i muscoli - disse Chuck facendo una vocetta da ragazza. - Venire qui é stata la decisione migliore della mia vita.
- Io non ho... - cercai di dire.
Chuck alzò un sopracciglio. - Amico, credi davvero che dieci anni di nuoto non abbiano dato i loro frutti?
Chuck aveva ragione, avevo il classico fisico da nuotatore, ma come aveva detto lui non poteva essere altrimenti dopo tutti quegli anni. E poi Elizabeth non era quel tipo di ragazza. Mi voltai a guardarla e lei mi sorrise.
- È cotta a puntino - disse Chuck poco prima di tuffarsi.
Mi voltai verso Elizabeth chiedendomi se fosse davvero innamorata di me. Trovare bella una persona non significa esserne innamorati, eppure speravo che lei lo fosse.
Mark corse verso di me e mi fermò dal tuffarmi. - Matt, l'altro giorno ho parlato con Margareth e Jason e hanno detto che abbandonano. Mary si trasferisce a New York per l'università e continuerà lì. Chuck ha detto che non lo sa. Luke ha accettato senza pensarci, quel ragazzo è troppo avventato e cambierà idea. Mi resti solo tu. Sei uno dei migliori, non posso perderti. - I suoi occhi mostravano ansia, non l'avevo mai visto così.
Rimasi a bocca aperta. Non avevo contemplato l'idea che avrei potuto smettere di nuotare, che se volevo farlo era arrivato il momento.
- Io... – cercai di dire. - Andare alle Olimpiadi e fare questo come una specie lavoro?
Sospirò. - Sei l'unico qui che non ci ha ancora pensato. Lo so che è impegnativo, le gare che fate ora non sono niente al confronto, ma vale la pena. Ogni singolo sforzo vale la pena, ogni dolore.
Pensai subito ad Elizabeth e alla coversazione che avevamo avuto quel pomeriggio. Ogni dolore sarebbe valso la pena.
- Matt, se accetti farai grandi cose.
Annuii. - Ci penserò.
Alzai le braccia e scorsi Margareth arrivare dagli spogliatoi. I miei occhi indugiarono su di lei. Proprio mentre mi gettavo in acqua in un tuffo di testa mi sembrò che Elizabeth spostasse il uno sguardo indagatore da me a lei.


 

Due ore dopo, sedevo sul sedile del guidatore della mia auto in attesa di Chuck. Finiti gli allenamenti ero corso subito a cambiarmi, cercando di metterci il meno tempo possibile. Avevo asciugato i capelli alla massima velocità ed ero quasi caduto inciampando nelle mie stesse scarpe, ma ero riuscito a raggiungere Elizabeth abbastanza in fretta. Lei mi aspettava seduta in uno dei tavolini del bar e chiacchierava con una ragazza. Mi ero chiesto chi fosse, mi sembrava quasi impossibile che Elizabeth conoscesse una delle mie compagne di corso e soprattutto mi sembrava impossibile che una ragazza fosse riuscita a cambiarsi in meno tempo rispetto a me. Quando finalmente la figura si era voltata, avevo riconosciuto Margareth. Aveva i capelli bagnati e mezzi gocciolanti raccolti in una coda che creavano una grande macchia bagnata sulla maglietta nel punto in cui erano posati. La prima cosa che mi era venuta in mente era stato il motivo per cui Margareth era corsa a parlare con Elizabeth con una fretta tale da non asciugarsi i capelli. La seconda era se si conoscevano. Appena Margareth mi aveva visto aveva salutato Elizabeth ed era corsa negli spogliatoi con un sorriso.
- Allora, – dissi ad Elizabeth una volta seduto in macchina al riparo dal diluvio che stava scendendo dal cielo – come fai a conoscere Margareth?
Elizabeth era seduta vicino a me e fissava la pioggia che batteva contro i vetri. - Andavamo nella stessa scuola di disegno, un paio d'anni fa. É molto simpatica.
- Già. Non sapevo che le piacesse disegnare. Vuole fare il medico.
Era strano parlare con Elizabeth di Margareth.
- Una cosa non esclude per forza l'altra. Tu cosa vuoi fare una volta finita l'università, Matthew?
Non ne avevo idea. Fino a poco tempo prima sapevo che avrei frequentato l'università di Louisville, che distava pochissimo dalla nostra città, insieme a Thomas e Iris ma ora nemmeno quello era sicuro. Mi ero iscritto alla facoltà di matematica perchè era la mia materia preferita. Logica e calcoli si incastravano alla perfezione. Non c'era niente che non avesse un senso in quella materia, perchè unendovi le scienze si poteva spiegare ogni cosa. Ma come spiegava la matematica la maledizione che aveva lanciato Beth Lane agli uomini e inavvertitamente anche alla sua famiglia? Come spiegavano i calcoli e le equazioni la magia? Non potevano farlo, perchè non esisteva una spiegazione. Ma come potevo ora fidarmi della matematica, se non poteva più darmi le spiegazioni di cui avevo bisogno, se esisteva qualcosa che poteva annullarla completamente? Non aveva senso. E in più ci si metteva anche Mark, chiedendomi di continuare a nuotare e di raggiungere le Olimpiadi. Non era in programma. Niente del casino che stava succedendo lo era. Non era in programma che io mi innamorassi di una ragazza con una maledizione orribile addosso, non era in programma che sua madre mi minacciasse, non era in programma che la sua strana e pericolosa nonnina si mettesse a giocare al "sono morta, aspetta ora non lo sono più", non era in programma che Iris si trasferisse, non era in programma che mio padre avesse un altro figlio e non era in programma che mia madre si innamorasse di un suo collega. Avrei voluto urlare.
- Non lo so – risposi soltanto.
Attraverso la pioggia vidi Chuck correre da noi, poco prima avevo promesso di riaccompagnarlo a casa. Si infilò nei sedili di dietro e sospirò per un secondo. Il suo umore si riprese subito e mentre io accendevo il motore della macchina e iniziavo ad uscire dal parcheggio, lui si sporse verso di noi con un sorriso ammiccante.
- Di cosa parlavate? - chiese.
- Margareth - rispose Elizabeth prima che io riuscissi a zittirla.
Chuck alzò un sopracciglio. Ero rovinato.
- Matt ti ha detto che è innamorato di lei?
Se non fossi stato impegnato a guidare avrei strangolato Chuck.
- Non sono innamorato di lei - dissi risoluto.
Notai che lo sguardo di Elizabeth si posava su di me. Chuck finse di tossire.
- Ero innamorato di lei, okay lo ammetto. Ma non lo sono più.
Elizabeth tenne i suoi occhi verdi fissi su di me per tutto il tragitto fino alla casa del mio compagno di corso in silenzio. Aspettai che Chuck avesse varcato la porta del vecchio palazzo dove viveva per parlarle, ma quando notai le scarpe del mio amico per poco non mi venne un colpo. Erano un paio di Vans nere, identiche a quelle che indossava la persona con cui parlava Luke poco prima che iniziasse l'allenamento. Che fosse lui? Mi dissi di no, che doveva essere solo una coincidenza, che non era possibile che Chuck fosse gay. Ma quei due nascondevano qualcosa, ne ero certo.
Quando mi ripresi, Elizabeth mi parve pensierosa. Feci ripartire la macchina e svoltai a destra, diretto alla casa della ragazza. Quando passammo vicino al bosco mi resi conto che lei non si era staccata dal finestrino nemmeno per un attimo. Le chiesi se c'era qualcosa che non andava e lei si scostò dalla posizione in cui era e guardò la strana, annuendo. - Non riesco a togliermi mia nonna dalla testa. Credevo che venire con te in piscina mi avrebbe aiutata, ma gli spalti erano vuoti e i pensieri sono arrivati comunque.
- Mi dispiace. - Poi improvvisamente mi accorsi che era passato del tempo dall'ultimo racconto. - Non mi hai più parlato dei fatti successivi a Camille e alla profezia. Avevi detto che c'era poco tempo ma poi te ne sei dimenticata.
- Già, scusami, ma da quando mi hai detto di mia nonna...quella è stata l'unica cosa a cui riuscivo a pensare.
- Raccontami la sua di storia, allora.
Elizabeth accettò e io fermai la macchina. Volevo poterla ascoltare e stupirmi senza nessun rischio di incidenti. Parcheggiai il veicolo nella piccola insenatura in cui l'avevo messa quando Elizabeth mi aveva chiesto di correre al boschetto e di nascondere la macchina, sicuro che in quel luogo non ci avrebbe disturbati nessuno. Purtroppo però era un po' buio e dovetti accendere la piccola luce che si trovava in alto.
Quando ci fummo finalmente sistemati, Elizabeth cominciò.
- La vita di mia nonna non è stata semplice, come quella di tutte le sue antenate. Ma a differenza loro, lei perse sua madre quando era ancora giovane. Conosceva benissimo le leggende e quello che le sarebbe successo se si fosse fatta incantare da un uomo ma, senza i consigli di sua madre e senza nessuno che le ricordasse sempre il suo destino, in un periodo della sua vita la nonna credette davvero di essere sfuggita a tutto questo. All'età di vent'anni fu costretta a cercare un nuovo alloggio perchè i soldi che aveva non bastavano più per pagare l'affitto. Fu in quei giorni che rincontrò un suo vecchio amico di infanzia, il ragazzo che frequentava le sue stesse lezioni di piano quando sua madre poteva ancora permettersele. Lui scoprì che la nonna aveva problemi economici e la aiutò, offrendole alloggio in una casa che suo padre avrebbe dovuto vendere. Le trovò anche un lavoro e dopo un paio di anni si innamorarono l'uno dell'altra. Quell'uomo sembrava perfetto: era dolce e amorevole e dopo altri due anni le chiese di sposarlo. - Mi lanciò un'occhiata. - Ci credi? Le chiese di sposarlo! Non era mai capitata una cosa del genere a nessuna di noi. Mia nonna stava vivendo una vita perfetta, perchè non avrebbe dovuto credere che la maledizione si era spezzata? Sapeva della storia di Camille della profezia, ma chiunque in quei momenti non ci avrebbe creduto. Lui le comprò definitivamente la casa e le promise che ci avrebbero abitato insieme dopo il matrimonio. Qualche settimana prima però, lui fu costretto a partire per un viaggio di lavoro. Spiegò alla nonna che sarebbe tornato la sera prima del matrimonio e che si sarebbero visti direttamente in chiesa. Prima di partire però disse a mia nonna che voleva andarsene con un suo ricordo e quello l'avrebbe trattenuto dal non correre da lei in quelle settimane. Puoi immaginare cosa le chiese. - Io annuii ed Elizabeth continuò. - Il giorno del matrimonio lui non si fece più vivo, così come la sua famiglia. Se n'erano andati per sempre. La nonna lo cercò nella città di cui lui aveva parlato ma non lo trovò. Non lo trovò da nessuna parte. Il mese dopo si accorse di essere rimasta incinta e quando le dissero che erano gemelli scoppiò a ridere in faccia al dottore. La maledizione si era prensa gioco di lei e continuava a farlo.
- Quindi è questo il motivo per cui tua nonna è stata molto dura con voi – dissi io.
- Già. Lei non ha avuto nessuno che la facesse tornare con i piedi per terra, voleva che con noi non fosse così. Credo sia anche per questo che non mi ha raccontato la storia di Camille e che ho dovuto farmela dire da mia madre, forse non voleva darmi false speranze. Insomma, lei non ci ha creduto perchè le risultava comodo farlo, mentre a me risulta comodo il contrario, cioè credere di essere io la figlia dei gemelli.
Avrei voluto dirle che era sicuramente così, che lei sarebbe stata felice, che io l'avrei resa felice. Ma non lo feci, non era il caso. Elizabeth mi avrebbe sicuramente zittito con un'occhiataccia, quindi ingranai la marcia e uscii dal buco dove avevo parcheggiato l'auto. Per tutto il viaggio non feci che pensare a sua nonna e alla sua vita. Doveva essere stata dura quando tutti i suoi sogni si erano distrutti. Mi ritrovai a riflettere su cosa voleva dire tirare su dei figli da soli e senza nemmeno accorgermene la mia mente volò su mio padre, facendomi stringere il volante. Certo, la mia situazione era decisamente diversa da quella che avevano vissuto le donne della famiglia di Elizabeth. Ma, in fondo, non era nemmeno completamente diversa.
Quando accostai di fronte alla casa di Elizabeth lei mi salutò ma, mentre apriva la portiera, io mi accorsi di non conoscere il nome della donna che aveva turbato i miei pensieri per gran paarte della strada e la fermai. - Come si chiama tua nonna?
- Emma – rispose Elizabeth visibilmente confusa.
Tolse la mano dalla portiera e mi guardò un attimo. Tra di noi calò il silenzio, quel silenzio che c'era stato anche quel giorno a casa sua, e io sperai con tutto me stesso che quella volta si sarebbe conncluso come speravo.
Ma non accadde ed Elizabeth riprese a parlare. - Matthew, in realtà c'è un'altra cosa... - cominciò mentre spostava lo sguardo verso il finestrino, tornando a zittirsi un attimo dopo senza concludere la frase.
Indugiai sul suo riflesso finché non si decise a parlare. Sembrava imbarazzata.
- Tu e Margareth stavate insieme? - buttò fuori tutto d'un fiato girandosi a guardarmi. Era arrossita.
Sorrisi. - Sei gelosa?
- No! - esclamò. - Certo che no.
- Non mentire.
Elizabeth tornò a guardare il finestrino, completamente rossa di imbarazzo.
- Comunque no, non siamo mai stati insieme. - Decisi di essere il più sincero possibile con lei. - Ero innamorato di lei e lo sono stato per tanto tempo. Ma lei non ne sa niente.
Elizabeth annuì. - Capisco.
Nella sua voce c'era ancora qualcosa di strano. - Vuoi sapere qualcos'altro? - Non lo dissi come se fossi infastidito, ero davvero disposto a rispondere a tutte le sue domande.
- Quante ragazze hai baciato? - domandò lei d'impulso.
- Tu sei davvero gelosa! - esclamai sorridendo soddisfatto.
Quella domanda non mi disturbava come avrebbe fatto alla maggior parte dei miei coetanei. Ero davvero felice che Elizabeth me l'avesse fatta. La gelosia é, la maggior parte delle volte, dettata dall'amore ed era proprio questo che volevo da lei.
Feci finta di contare i miei baci sulle dita di una mano e poi passai all'altra mentre, con la coda dell'occhio, osservavo la ragazza di fianco a me spalancare la bocca, indecisa tra l'essere stupita e contrariata. Poi, quando fui convinto che si fosse spaventata abbastanza, scoppiai a ridere.
- In realtà non ne ho baciate così tante. Soltanto cinque - dissi.
Lei trasse un sospiro di sollievo.
- E sono stato con tre di loro. Anche se in realtà sarebbe più corretto dire due: non credo che una relazione avuta in terza media valga. Soprattutto se consiste nel darsi un bacio e tenersi la mano ogni tanto.
Il viso di Elizabeth si distese e si lasciò andare una risata, quindi decisi di continuare. - Ci siamo lasciati quando lei ha messo l'apparecchio ed era tanto imbarazzata perfino di parlarmi, quindi mi ha detto che non saremmo più stati insieme perché aveva il terrore che mentre ci baciavamo nel suo apparecchio ci fossero pezzi di cibo.
Elizabeth cominciò a ridere così forte che si piegò in due.
- Due settimane dopo l'ho vista baciare il capitano della squadra di Basket.
- Mi dispiace! - esclamò mentre cercava di smettere e di farsi seria.
- A me no. Quel giorno aveva mangiato un panino al tonno. Io odio il tonno.
E lei tornò a ridere. Le sorrisi, mi piaceva vederla felice.
- Ho incontrato la seconda ragazza che ho baciato in montagna con Thomas. Erano le vacanze di Natale del primo anno di liceo e lui mi aveva invitato a passare il capodanno nella sua casa sugli Appalachi.
- Oddio, me lo ricordo! - disse Elizabeth. - Ero così arrabbiata con lui perché di solito lo passavamo insieme. Mi ero presa l'influenza e mia madre non mi aveva lasciata venire per non disturbare gli zii, quando ho saputo che mi aveva rimpiazzato non gli ho parlato per tre giorni. - Mi lanciò un'occhiataccia, ma scherzava. - Io a casa dolorante e voi in giro a baciare le ragazze.
Alzai le spalle e lei mi tirò un piccolo pugno sul braccio.
- Aia - mi lamentai. - Più o meno verso aprile mi sono innamorato di Margareth ma non davo molta importanza alla cosa, così verso l'inizio dell'estate mi sono messo insieme ad una ragazza. Non è durata più di quattro mesi, quando sono stato sicuro che l'amore che avevo iniziato a nutrire per Margareth fosse vero. Non riuscivo a pensare che a lei, quindi ho lasciato l'altra. A settembre è venuta nella nostra scuola una ragazza spagnola, Alicia, in viaggio studio. Era davvero una ragazza dolce e simpatica. Siamo stati molto amici e mi divertivo ad aiutarla quando sbagliava le pronuncie. - Sorrisi al ricordo degli strani messaggi che mi inviava quando, all'inizio dell'anno, non era ancora riuscita a modificare la lungua del correttore automatico dallo spagnolo all'inglese. - Quando a giugno l'ho accompagnata all'aereoporto perché doveva tornare a casa, lei mi ha baciato. Non la consideravo più che un'amica e così gliel'ho detto. Ci è rimasta abbastanza male ma alla fine ha detto che era meglio così e che tanto le relazioni a distanza non funzionano mai. Ogni tanto ci scriviamo ancora.
Elizabeth mi sorrise. - Ne manca una.
- Lydia... - Inspirai a fondo dopo aver pronunciato quel nome e l'aria mi andò di traverso, facendomi tossire. Era davvero imbarazzante parlare di lei e della scommessa. - Be' non c'è molto da dire: ci siamo conosciuti ad una festa e lei mi ha baciato. Fine.
- Hai detto che eri stato con tre ragazze. Quindi la terza è lei. Che c'è? Hai qualcosa di orribile da nascondere.
Affatto. Era solo che ci eravamo usati a vicenda ed era brutto doverlo raccontare, perché sembrava più terribile di quanto non era stato.
- L'ho incontrata alla festa di compleanno di Chuck. Era la fine di febbraio ed ero abbastanza giù per via di Margareth. Ormai ero certo di non avere più speranze: lei e il suo ragazzo stavano insieme da quasi un anno. Così Chuck ha deciso di presentarmi Lydia. - Chiusi gli occhi e ripensai a come lei si era seduta vicino a me. I suoi capelli castani chiari si erano adagiati sul divanetto con grazia e lei mi aveva sorriso, socchiudendo appena le labbra ricoperte dal rossetto rosso. - E io e lei abbiamo fatto una scommessa.
Elizabeth mi guardò dubbiosa. Immaginai che stesse decidendo se la scommessa era quello che credeva.
Io annuii. - Già. Abbiamo scommesso cinquanta dollari che mi avrebbe fatto dimenticare Margareth e io ho accettato. - Lydia si era voltata verso di me e aveva decretato che la causa delle mie sofferenze era una ragazza impegnata poi aveva alzato il mio viso con un dito e aveva fatto la proposta. Chuck aveva spalancato la bocca, incredulo, e poi si era affrettato a farmi capire che Lydia non si concedeva mai così ad un ragazzo, mentre io ci ero rimasto di sasso. Una volta ripreso, avevo accettato.
Elizabeth storse il naso.
- È stata un'idea sua! - esclamai per giustificarmi.
- Non ho detto niente! - disse lei ridendo. - Alla fine ce l'ha fatta?
Scossi la testa. - In realtà ci siamo usati a vicenda. Io per dimenticare Margareth e lei il suo amico di infanzia che si era trasferito. Abbiamo rotto quando ci siamo resi conto che non serviva a nulla. -
Lydia si era dimostrata davvero fragile quel giorno, quando mi aveva raccontato tutto, quando si era scusata. Per un secondo mi sembrò di sentire ancora la sua pelle sotto le mie dita quando le avevo toccato la spalla per farla alzare e le avevo detto che non ero arrabbiato. Perché avrei dovuto esserlo se io avevo fatto la stessa cosa con lei?
Tornai al presente. - Quest'estate, due mesi dopo che io e Lydia ci eravamo lasciati, anche Margareth ha rotto con il suo ragazzo. Ma io avevo smesso di amarla da poco, forse pensavo ancora a lei quand'ero con Lydia, ma un mese dopo no. Non so come sia successo. Ma quando avrei potuto provarci con lei e non l'ho fatto, ho avuto la conferma che fosse così. Credo di aver finito.
Quando tornai a guardare Elizabeth lei sorrideva. - Non credevo che mi avresti raccontato tutto. Non sono nessuno per sapere queste cose, quindi grazie per aver risposto.
- Ti racconterei tutta la mia vita, figuriamoci queste cose. E poi tu mi hai appena detto la storia di tua nonna, dovevo sdebitarmi. Una storia per una storia, no? - Alzai lo sguardo sui suoi grandi occhi verdi che sembravano esprimere...affetto?
- Sei un ragazzo meraviglioso, Matthew - disse Elizabeth arrossendo.
Quindi si chinò verso di me e mi lasciò un bacio su una guancia poi, aprendo in fretta la portiera, uscì dalla macchina, lasciandomi solo a calcolare le ore che mi avrebbero diviso da lei.



Angolino mio: Innanzi tutto volevo dirvi che probabilmente il prossimo capitolo arriverà con un leggero ritardo. Nelle prossime settimane infatti sarò sommersa da verifiche neanche fossimo a Natale (i miei prof mi odiano) quindi non riuscirò a scrivere sempre. Prometto che ci proverò, ma volevo comunque avvisarvi. Seconda cosa: ho deciso di parlare molto più di Lydia rispetto che delle altre perchè volevo fare in modo che vi ricordaste di lei, infatti non ho ancora ben deciso, ma è possibile che la rivedrete. Detto questo, come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto. Viene raccontata storia della nonna di Elizabeth, di cui finalmente conosciamo il nome, e Matt inizia a capire cosa gli nascodono Chuck e Luke. Alla prossima, sperando di uscire viva dalle verifiche. Vi adoro!
 

  
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