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Autore: Strawbana    21/10/2015    4 recensioni
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Vi siete mai chiesti cosa accade alle anime di coloro che muoiono nel sonno? La maggior parte di loro raggiunge l'aldilà tranquillamente, ma alcune persone, i sognatori lucidi, spesso rimangono bloccati nel mondo dei sogni, costretti per sempre a vagare in un paradiso onirico che possono plasmare a loro piacimento. Ma, ahimè, non tutti i sogni sono gradevoli.
Un'anima perduta riesce a tornare nel mondo della veglia, ma non è sola. Gli incubi iniziano ad abbandonare i sogni delle persone ed iniziano a comparire nel mondo reale, prima come incubi ad occhi aperti poi come vera e propria minaccia per gli esseri umani. Ma un incubo è pur sempre un sogno, quindi chi è in grado di controllare i suoi sogni forse è in grado di fermare questa terribile minaccia...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Waking Nightmare

 

> Inazuma-cho, zona sud, 6:17 AM

Sebastiaan sbadigliò: non era riuscito a dormire molto bene quella notte e svegliarsi gli era risultato difficile. Avrebbe volentieri dormito per un’altra mezz’ora, ma la sua cagnolina Audrey pretendeva di essere portata a spasso e non poteva certo deluderla, anche perché farlo significava poi ritrovarsi un simpatico ricordino davanti alla porta d’ingresso. Il sole non era ancora sorto e le strade che il biondo percorreva erano deserte ed illuminate solo dalla luce giallognola dei lampioni. Il ragazzo camminava a testa bassa, ripassando a mente il programma che aveva fatto per la giornata, cercando un momento libero in cui fare un riposino per recuperare un po’ di sonno arretrato, quando notò che Audrey si era fermata e stava puntando qualcosa davanti a loro. Incuriosito, Sebastiaan alzò lo sguardò e vide un’esile figura incappucciata che, in mezzo alla strada, fissava i cancelli ancora chiusi di una scuola media. Il biondo si insospettì: certo, lo sconosciuto sembrava parecchio giovane, ma non così piccolo da andare alla scuola media, inoltre non indossava una divisa scolastica, quindi non era di certo uno studente arrivato un po’ troppo in anticipo. Sebastiaan non aveva alcuna voglia di avere a che fare con uno sconosciuto sospetto, ma purtroppo per raggiungere il parco per cani doveva passargli affianco e di sicuro sarebbe stato notato, quindi decise di giocare di anticipo e si sforzò di sorridere prima di rivolgere la parola al ragazzo.

«Ciao, hai bisogno di una mano?»

Lo sconosciuto si girò di colpo verso il biondo e Sebastiaan poté constatare che era in realtà una ragazza. La giovane lo scrutò per qualche secondo, poi posò lo sguardo sull’akita inu che le scodinzolava ed accennò un sorriso, per poi girarsi dalla parte opposta e, senza dire nulla, cominciare a correre.

Sebastiaan la guardò scomparire nell’oscurità ed alzò le spalle: meglio così, non si doveva sforzare di sembrare amichevole di prima mattina. Il biondo riprese a camminare, ma fu frenato da Audrey che non voleva accennare a spostarsi.

Il ragazzo si girò verso il suo cane per capire cosa volesse e si sorprese non poco nel vedere che Audrey stava ringhiando verso un punto imprecisato davanti a loro. Sebastiaan si voltò allarmato e vide che l’akita inu stava ringhiando ad un lampione più avanti, oltre i cancelli della scuola. Convinto che lì dietro si nascondesse qualche malintenzionato, il biondo alzò la voce, sicuro di sé.

«Chi c’è là?»

Nessuno rispose, poi una creatura gigantesca spuntò da dietro il palo: pareva di guardare un uomo molto alto che si piegava per passare da una porta troppo piccola per lui ed entrare in una stanza. Infatti la creatura aveva le sembianze di un uomo gigantesco, con gambe e braccia terribilmente lunghe. Somigliava ad un manichino esposto in qualche negozio d’abbigliamento: indossava un completo nero, la sua carnagione era di un pallore mortale, la testa priva di capelli. L’unica cosa insolita erano le mani, le cui dita avevano la forma di lunghe lame arcuate.

Sebastiaan sentì il sangue gelargli nelle vene: non riusciva a muoversi, i suoi sensi erano tutti all’erta, ma non aveva la minima idea di come reagire, il suo cervello riusciva solo a chiedersi cosa fosse quell’essere. A peggiorare la situazione ci pensò Audrey, che iniziò ad abbaiare. Solo allora la creatura si accorse della loro presenza e si girò, rivelando un volto privo di connotati, fatta eccezioni per gli occhi che erano grandi e luminosi, completamente rossi. Di fronte a quella vista Sebastiaan si coprì il viso con una mano, ripetendo a sé stesso che quella era solo un’allucinazione, che non potevano esistere creature del genere. Ma nonostante questa sua opera di autoconvincimento il continuo abbaiare di Audrey gli ricordava che non era l’unico a vedere l’essere, che in qualche modo era lì e che probabilmente l’avrebbe attaccato da un momento all’altro. Invece non accadde nulla e dopo qualche altro attimo Audrey smise di abbaiare. Un po’ rassicurato da quel silenzio, Sebastiaan spostò la mano dai suoi occhi e vide che la creatura era scomparsa. Sollevato, ma allo stesso tempo ancora teso e all’erta, il biondo si guardò intorno per cercare qualche traccia lasciata dall’essere, senza però trovare nulla. Notando che Audrey stava tremando, il ragazzo si chinò ad accarezzarla per tranquillizzarla un po’, lanciando di tanto in tanto occhiate sospettose al lampione da dove era spuntata la creatura, poi si alzò e tornò da dove era venuto.

«Vieni Audrey, oggi facciamo il giro lungo per andare al parco…»

 

> Inazuma-cho, biblioteca comunale, 3:28 PM

Aléja si mise le mani tra i capelli, irritato: era quasi mezz’ora che continuava a fissare la stessa pagina del suo libro senza riuscire a memorizzarla. Quella mattina si era svegliato tardi, perdendo il treno e saltando la lezione di storia giapponese, che era proprio l’esame che doveva dare a breve, si era fatto sfottere ed additare come pigrone dai suoi amici ed in quel momento non riusciva nemmeno a concentrarsi come doveva per studiare, per lui era proprio una giornata no.

«Mi scusi, potrei avere l’elenco di circoscrizione del quartiere?»

Il moro brontolò, guardando male la ragazza che, alle sue spalle, parlava con la bibliotecaria: non era nemmeno riuscito a trovare un tavolo libero abbastanza lontano dal banco dei prestiti, quindi gli toccava ascoltare tutte le richieste che venivano fatte al personale della biblioteca. Per di più la ragazza che era appena entrata, quando le fu consegnato l’elenco che aveva chiesto, andò a sedersi di fronte a lui e Aléja non aveva voglia di interagire con qualcuno in qualsiasi modo. Il ragazzo cercò di studiare ancora per qualche minuto, poi chiuse tutto e si preparò ad andarsene: in fondo se non riusciva a concentrarsi era inutile rimanere lì. Dopo aver chiuso la sua borsa il moro uscì dall’edificio, si avviò verso una fermata dell’autobus e, una volta arrivato a destinazione, si sedette su una panchina. Intorno a lui c’era altra gente che aspettava l’arrivo del bus: c’era chi leggeva, chi chiacchierava con qualcun altro, chi giocava con una console, chi guardava il suo cellulare e ad Aléja andava bene così, anche lui voleva stare per i fatti suoi. Il ragazzo prese il suo cellulare per rispondere a qualche messaggio, poi sentì qualcosa passare a grande velocità di fronte a lui. Alzò gli occhi dallo schermo e vide passare sulla strada qualcosa di lunghissimo, simile ad un treno, eppure guardando meglio si rese conto che quella cosa sembrava un enorme millepiedi. La struttura del corpo era uguale a quella dell’insetto, però le sue zampe erano sostituite da braccia umane. Aléja aprì la bocca, senza dire niente: quella cosa era reale? O era sotto acidi e non se ne era reso conto? Guardò le altre persone in attesa alla fermata, ma nessuna di loro sembrava aver fatto caso al mostro che stava passando loro davanti e continuavano le loro attività tranquillamente. Dopo pochi secondi l’essere li sorpassò completamente e poi sopraggiunse l’autobus, ma Aléja non lo prese: era ancora troppo sconvolto dall’accaduto e rimase per qualche minuto a guardare sbigottito un punto imprecisato davanti a sé.

«…Cosa ho appena visto?»

 

>Inazuma-cho, biblioteca comunale, 3:52 PM

Cassandra sospirò, guardando sconsolata l’elenco che aveva chiesto poco prima alla bibliotecaria: come immaginava i suoi genitori non abitavano più lì. Quella notte era andata a controllare il suo vecchio appartamento, covando una minima speranza di ritrovare lì la sua famiglia o almeno qualcuno che conoscesse, ben sapendo che le possibilità erano davvero minime, infatti non aveva trovato nessuno. In fondo erano passati quarant’anni, i suoi genitori dovevano avere più di ottant’anni, sempre se erano ancora vivi. Con tutta probabilità dopo la sua dipartita i suoi erano tornati in Italia, si erano trasferiti in Giappone solo per lavoro dopotutto. La castana si intristì ancora di più cercando di immaginare la vita di sua madre e suo padre dopo la sua morte: era certa che fossero tornati in Italia, ma lei non aveva modo di raggiungerli o almeno cercarli. Non aveva soldi, non aveva documenti, non aveva nemmeno un cambio di vestiti, aveva assolutamente bisogno di aiuto. Era riuscita a ritrovare la sua vecchia scuola, cambiata come il resto della città, ma neanche quello poteva aiutarla: i suoi professori erano sicuramente andati in pensione da tanto tempo ed i suoi compagni di scuola, ormai adulti, probabilmente non si ricordavano nemmeno della sua esistenza. Cassandra non aveva stretto amicizie importanti con i suoi compagni giapponesi, i suoi amici più cari vivevano all’estero anche quando lei era in vita, dubitava fortemente che fossero tornati nella terra del Sol Levante, soprattutto nello stesso quartiere.

C’era una sola persona che probabilmente era rimasta lì…

La ragazza fece una smorfia: si trattava del ragazzo con cui era fidanzata all’epoca della sua morte, ma la vita per lui non si era certo fermata, forse anche lui si era dimenticato di lei, poteva avere una sua famiglia, dei figli, non le sembrava giusto andare a sconvolgergli l’esistenza solo per chiedergli aiuto. D’altro canto però era l’unica persona di cui la castana sapeva di potersi fidare.

Cassandra riprese a sfogliare freneticamente l’elenco, cercando il nome del suo fidanzato. Dopo un altro po’ di ricerca riuscì finalmente a trovare l’indirizzo della persona che stava cercando

La giovane corse a chiedere alla bibliotecaria una mappa della zona, una penna ed un foglietto di carta, poi tornò al suo tavolo ed iniziò ad appuntarsi la strada da fare per raggiungere la casa del suo fidanzato. Una volta finito la castana restituì i tomi che aveva preso in prestito e si diresse velocemente verso l’uscita: la sua meta era dall’altra parte della città e, se non trovava il modo di imbucarsi su un treno, doveva fare tutta la strada a piedi. Riprese il foglietto con le indicazioni per controllare dove andare e si fermò di colpo rileggendo il nome del ragazzo di cui si era innamorata anni prima: era davvero giusto coinvolgerlo in tutta quella storia? Era giusto ripresentarsi da lui dopo avergli causato sicuramente tanto dolore?
Cassandra
scosse la testa, come a scacciare quei pensieri: non poteva lasciarsi andare alla negatività, in quel momento era l’unica cosa che poteva fare. Dopo aver controllato dove andare, la giovane si rimise in tasca il bigliettino e riprese a camminare.

> Inazuma-cho, stazione nord della metropolitana, 10:26 PM

Raphael sospirò, grattandosi la testa: era stato costretto da uno degli impresari con cui stava lavorando ad unirsi ad una festicciola dopo il lavoro ed era riuscito a liberarsi solo da poco. Ormai era tardi, c’era poca gente in giro ed in più aveva iniziato a diluviare. Il castano, stanco per la lunga giornata, si infilò nella fermata della metropolitana, pronto a prendere il primo treno per tornare nel suo albergo. Il giovane interprete si fermò un attimo di fronte ai tornelli per recuperare il suo abbonamento dalla borsa, quando una ragazzina scavalcò la barriera di sicurezza con un balzo e corse come un razzo verso l’uscita, inseguita da un paio di controllori che le urlavano dietro di fermarsi. Raphael rimase un attimo interdetto dalla scena: per tutta la sua permanenza in Giappone non aveva mai assistito ad una scena del genere, ne aveva viste di cotte e di crude, ma ragazzini che scappavano per non aver pagato il biglietto non gli erano ancora capitati.

Dopo poco i controllori ritornarono sui loro passi brontolando, probabilmente dopo aver rinunciato ad inseguire la piccola canaglia sotto la pioggia ed il castano tornò a cercare il suo biglietto. Raggiunto il binario del suo treno, l’interprete notò che neanche lì c’era molta gente: oltre lui sulla c’erano solo uno degli impiegati presenti alla stessa festicciola dove era stato lui e, verso la fine della banchina, una donna dai capelli neri e vestita con un semplice abito bianco, che all’americano sembrava più una camicia da notte. Per ingannare l’attesa fino all’arrivo della metro, il giovane si avvicinò all’uomo che aveva incontrato alla festa per iniziare una conversazione, ma dopo aver visto l’aria seria e seccata del tipo decise di rinunciare all’idea, immaginando di non riuscire ad intavolare un discorso tranquillo ed amichevole.

Fallito il suo primo tentativo per far passare velocemente il tempo, Raphael decise di concentrarsi sulla donna in fondo alla banchina: era decisamente strana, aveva la carnagione mortalmente pallida e sembrava essere scalza, una figura decisamente bizzarra. Poco dopo il castano sentì il rumore del treno che arrivava e vide la donna fare dei piccoli, incerti, passi avanti verso i binari. Il ragazzo si allarmò un attimo, ma poi vide la donna fermarsi giusto sulla linea gialla di sicurezza. Magari si stava solo avvicinando per salire appena le porte si fossero aperte, pensò l’interprete. Invece, quando il treno era sul punto di passarle davanti, la donna si gettò sui binari, venendo investita. Raphael si lasciò scappare un urlo d’orrore e l’altro uomo presente sulla banchina lo guardò come se fosse pazzo. Il castano indicò tremante il punto dove prima si trovava la donna.

«L-La donna che era lì prima, si è appena gettata sotto il treno…!

L’uomo guardò il punto indicato dall’americano, poi a tornò a guardare il più giovane con aria scettica e detto questo salì sul treno.

Il castano rimase senza parole: come non c’era nessuna donna? L’aveva vista con i suoi occhi, non poteva essere un’allucinazione!

Eppure neanche il macchinista, che sicuramente doveva essersi accorto dell’incidente, stava facendo nulla. Confuso ed un po’ mortificato dall’accaduto, Raphael entrò nel vagone del treno, ma mentre stava varcando la soglia d’entrata, vide un pallido volto femminile nello spazio tra la banchina e la vettura della metro, su cui spiccavano due punti rossi luminosi al posto degli occhi. Il giovane balzò nella carrozza, lasciandosi scappare un altro urlo, e prima che potesse fare qualsiasi cosa le porte si chiusero ed il treno si mise in movimento. Per il resto del viaggio Raphael rimase in silenzio, tremando seduto al suo posto, ed appena arrivato a destinazione schizzò fuori dal vagone e non si guardò indietro fino a quando non raggiunse il suo hotel.

 

> Inazuma-cho, zona nord, 11:10 PM

Davanti alla sua scrivania ricoperta da documenti e scartoffie di vario genere, Kageyama cercava di mettere ordine nel lavoro delle prossime settimane: da quando era stato costretto a trasferirsi completamente alla Zeus la sua mole di lavoro era decisamente aumentata. Doveva studiare i dati relativi al Progetto Z, le informazioni raccolte dai suoi agenti sui progressi della Raimon e sui movimenti del detective ficcanaso. A tutto questo si aggiungevano i suoi doveri di vice presidente della lega calcistica giovanile giapponese. L’uomo si levò gli inseparabili occhiali da sole per massaggiarsi meglio le tempie: era faticoso stare dietro a tutta quella roba, soprattutto con il fastidioso rumore della pioggia che picchiettava contro le finestre del suo studio che gli impediva di concentrarsi.

D’un tratto qualcuno bussò alla sua porta e Reiji brontolò un “Avanti” molto infastidito. A richiedere le sue attenzioni era una delle sue domestiche, con in volto dipinta un’aria abbastanza tesa.

«Signore, alla porta c’è una ragazzina che chiede di lei…»

L’allenatore guardò la donna con aria confusa.

«Una ragazzina…? Non ha detto chi è?»

«No signore, ha solo detto che deve parlare con lei di qualcosa di molto urgente…»

Kageyama era ancora più confuso: non aveva contatti con “ragazzine” di alcun tipo. Soprattutto non capiva cosa ci facesse una ragazzina alla sua porta a quell’ora della notte mentre fuori imperversava una bella bufera.

Seppur controvoglia, l’uomo si alzò dalla sua poltrona e si diresse verso l’ingresso di casa, dove, davanti alla porta aperta, una figura incappucciata bagnata fradicia gli rivolgeva le spalle, intenta a guardare la strada.

«Allora, chi saresti tu e cosa avresti di tanto importante da dirmi?»

La figura sussultò e si voltò timidamente, levandosi il cappuccio. Reiji sentì il suo cuore saltare qualche battito: quello della ragazza davanti a lui era un volto che un tempo gli era stato molto caro, che non vedeva da quattro decadi, ma nonostante gli anni passati non sembrava essere invecchiato poi molto. La giovane gli sorrise con aria nervosa.

«C-Ciao Kageyama… Lo so che è strano, ma ti ricordi di me?»

All’uomo venne la pelle d’oca: persino la voce non era cambiata minimamente, era esattamente come se la ricordava. Reiji deglutì, non riuscendo a credere di stare per pronunciare un nome che non diceva più da tempo immemore.

«Cassandra…»

Il sorriso della castana si fece più tranquillo e annuì felice.

«Sì, sono io! Ora ti prego, ascoltami, ho bisogno del tuo aiuto…»

 

 

××××××××××××××××××××

 

Ehilà, ci si rivede!

Ecco finalmente il primo vero capitolo di questa long, ed è uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto nella mia “carriera” da scrittrice!

In questo capitolo sono presentati solo tre OC, altri misteri e nessuna spiegazione. Abbiate pazienza, arriveranno a tempo debito, lo giuro!

Riguardo agli OC, ora metterò una lista di quelli scelti e a chi appartengono, così non si crea nessuna confusione. La scelta di questi OC è stata abbastanza difficile: avevo deciso di prendere dagli otto ai nove OC, quindi con 22 schede consegnate ho dovuto tagliare un sacco di roba. Waffle_Ivanov, la tua scheda non mi è arrivata proprio nonostante l’avviso. Ho avuto parecchie difficoltà per due motivi principali: ho ricevuto tanti, ma proprio tanti pg maschili ed ho ricevuto altrettanti pg che preferivano rimanere single, se tutti non inciuciavano o lo facevano solo con altri OC alla fine questa sarebbe diventata un’original! Questo, insieme a schede incomplete e personaggi che si somigliavano abbastanza, hanno facilitato un po’ la scelta, ma è stato comunque difficoltoso.

Gli OC scelti sono:

 

Sebastian van Hoensbroeck – Chion

Vespera Jasper – Zodyacon_

Shane WalkerScattered Dream

Matt Hoffmannhirondelle_

Raphael Polański – happley

Malia McMooreVegetable_Tommo

Aléja SaezBloody Alice

Andrea Cervini – Marina Swift

Eiji Maekawa – Claire Knight

 

Mi dispiace per chi non è stato scelto, ma non potevo prenderne davvero più di così e mi sono dovuta orientare su pg non troppo simili, adatti alla storia e credibili. Spero non rimaniate troppo delusi, magari in una futura storia OC sarete voi ad essere scelti.
Per finire vi prometto che nel prossimo capitolo compariranno tutti gli altri OC (tranne uno, forse) ed un minimo di spiegazioni inizieranno ad essere date. Non so che altro dire, quindi la chiudo qui che ho sonno--
Alla prossima,

Lau

 

   
 
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