2. Waking Nightmare
> Inazuma-cho, zona sud, 6:17 AM
Sebastiaan sbadigliò: non era riuscito
a dormire molto bene quella notte e svegliarsi gli era risultato difficile.
Avrebbe volentieri dormito per un’altra mezz’ora, ma la sua cagnolina Audrey pretendeva
di essere portata a spasso e non poteva certo deluderla, anche perché farlo
significava poi ritrovarsi un simpatico ricordino davanti alla porta
d’ingresso. Il sole non era ancora sorto e le strade che il biondo percorreva
erano deserte ed illuminate solo dalla luce giallognola dei lampioni. Il
ragazzo camminava a testa bassa, ripassando a mente il programma che aveva
fatto per la giornata, cercando un momento libero in cui fare un riposino per
recuperare un po’ di sonno arretrato, quando notò che Audrey si era fermata e
stava puntando qualcosa davanti a loro. Incuriosito, Sebastiaan alzò lo sguardò
e vide un’esile figura incappucciata che, in mezzo alla strada, fissava i
cancelli ancora chiusi di una scuola media. Il biondo si insospettì: certo, lo
sconosciuto sembrava parecchio giovane, ma non così piccolo da andare alla
scuola media, inoltre non indossava una divisa scolastica, quindi non era di
certo uno studente arrivato un po’ troppo in anticipo. Sebastiaan non aveva
alcuna voglia di avere a che fare con uno sconosciuto sospetto, ma purtroppo
per raggiungere il parco per cani doveva passargli affianco e di sicuro sarebbe
stato notato, quindi decise di giocare di anticipo e si sforzò di sorridere
prima di rivolgere la parola al ragazzo.
«Ciao, hai bisogno di una mano?»
Lo sconosciuto si girò di colpo verso
il biondo e Sebastiaan poté constatare che era in realtà una ragazza. La
giovane lo scrutò per qualche secondo, poi posò lo sguardo sull’akita inu che le scodinzolava ed
accennò un sorriso, per poi girarsi dalla parte opposta e, senza dire nulla,
cominciare a correre.
Sebastiaan la guardò scomparire
nell’oscurità ed alzò le spalle: meglio così, non si doveva sforzare di
sembrare amichevole di prima mattina. Il biondo riprese a camminare, ma fu frenato
da Audrey che non voleva accennare a spostarsi.
Il ragazzo si girò verso il suo cane
per capire cosa volesse e si sorprese non poco nel vedere che Audrey stava
ringhiando verso un punto imprecisato davanti a loro. Sebastiaan si voltò
allarmato e vide che l’akita inu
stava ringhiando ad un lampione più avanti, oltre i cancelli della scuola.
Convinto che lì dietro si nascondesse qualche malintenzionato, il biondo alzò
la voce, sicuro di sé.
«Chi c’è là?»
Nessuno rispose, poi una creatura
gigantesca spuntò da dietro il palo: pareva di guardare un uomo molto alto che
si piegava per passare da una porta troppo piccola per lui ed entrare in una
stanza. Infatti la creatura aveva le sembianze di un uomo gigantesco, con gambe
e braccia terribilmente lunghe. Somigliava ad un manichino esposto in qualche
negozio d’abbigliamento: indossava un completo nero, la sua carnagione era di
un pallore mortale, la testa priva di capelli. L’unica cosa insolita erano le
mani, le cui dita avevano la forma di lunghe lame arcuate.
Sebastiaan sentì il sangue gelargli
nelle vene: non riusciva a muoversi, i suoi sensi erano tutti all’erta, ma non
aveva la minima idea di come reagire, il suo cervello riusciva solo a chiedersi
cosa fosse quell’essere. A peggiorare la situazione ci pensò Audrey, che iniziò
ad abbaiare. Solo allora la creatura si accorse della loro presenza e si girò,
rivelando un volto privo di connotati, fatta eccezioni per gli occhi che erano
grandi e luminosi, completamente rossi. Di fronte a quella vista Sebastiaan si
coprì il viso con una mano, ripetendo a sé stesso che quella era solo
un’allucinazione, che non potevano esistere creature del genere. Ma nonostante
questa sua opera di autoconvincimento il continuo abbaiare di Audrey gli
ricordava che non era l’unico a vedere l’essere, che in qualche modo era lì e
che probabilmente l’avrebbe attaccato da un momento all’altro. Invece non
accadde nulla e dopo qualche altro attimo Audrey smise di abbaiare. Un po’
rassicurato da quel silenzio, Sebastiaan spostò la mano dai suoi occhi e vide
che la creatura era scomparsa. Sollevato, ma allo stesso tempo ancora teso e
all’erta, il biondo si guardò intorno per cercare qualche traccia lasciata
dall’essere, senza però trovare nulla. Notando che Audrey stava tremando, il
ragazzo si chinò ad accarezzarla per tranquillizzarla un po’, lanciando di
tanto in tanto occhiate sospettose al lampione da dove era spuntata la
creatura, poi si alzò e tornò da dove era venuto.
«Vieni Audrey, oggi facciamo il giro
lungo per andare al parco…»
> Inazuma-cho, biblioteca comunale, 3:28 PM
Aléja si mise le mani tra i capelli,
irritato: era quasi mezz’ora che continuava a fissare la stessa pagina del suo
libro senza riuscire a memorizzarla. Quella mattina si era svegliato tardi,
perdendo il treno e saltando la lezione di storia giapponese, che era proprio
l’esame che doveva dare a breve, si era fatto sfottere ed additare come pigrone
dai suoi amici ed in quel momento non riusciva nemmeno a concentrarsi come doveva
per studiare, per lui era proprio una giornata no.
«Mi scusi, potrei avere l’elenco di
circoscrizione del quartiere?»
Il moro brontolò, guardando male la
ragazza che, alle sue spalle, parlava con la bibliotecaria: non era nemmeno
riuscito a trovare un tavolo libero abbastanza lontano dal banco dei prestiti, quindi
gli toccava ascoltare tutte le richieste che venivano fatte al personale della
biblioteca. Per di più la ragazza che era appena entrata, quando le fu
consegnato l’elenco che aveva chiesto, andò a sedersi di fronte a lui e Aléja
non aveva voglia di interagire con qualcuno in qualsiasi modo. Il ragazzo cercò
di studiare ancora per qualche minuto, poi chiuse tutto e si preparò ad
andarsene: in fondo se non riusciva a concentrarsi era inutile rimanere lì.
Dopo aver chiuso la sua borsa il moro uscì dall’edificio, si avviò verso una
fermata dell’autobus e, una volta arrivato a destinazione, si sedette su una
panchina. Intorno a lui c’era altra gente che aspettava l’arrivo del bus: c’era
chi leggeva, chi chiacchierava con qualcun altro, chi giocava con una console,
chi guardava il suo cellulare e ad Aléja andava bene così, anche lui voleva
stare per i fatti suoi. Il ragazzo prese il suo cellulare per rispondere a
qualche messaggio, poi sentì qualcosa passare a grande velocità di fronte a lui.
Alzò gli occhi dallo schermo e vide passare sulla strada qualcosa di
lunghissimo, simile ad un treno, eppure guardando meglio si rese conto che
quella cosa sembrava un enorme
millepiedi. La struttura del corpo era uguale a quella dell’insetto, però le
sue zampe erano sostituite da braccia umane. Aléja aprì la bocca, senza dire
niente: quella cosa era reale? O era sotto acidi e non se ne era reso conto?
Guardò le altre persone in attesa alla fermata, ma nessuna di loro sembrava
aver fatto caso al mostro che stava passando loro davanti e continuavano le
loro attività tranquillamente. Dopo pochi secondi l’essere li sorpassò completamente
e poi sopraggiunse l’autobus, ma Aléja non lo prese: era ancora troppo
sconvolto dall’accaduto e rimase per qualche minuto a guardare sbigottito un
punto imprecisato davanti a sé.
«…Cosa ho appena visto?»
>Inazuma-cho, biblioteca comunale, 3:52 PM
Cassandra sospirò, guardando sconsolata
l’elenco che aveva chiesto poco prima alla bibliotecaria: come immaginava i
suoi genitori non abitavano più lì. Quella notte era andata a controllare il
suo vecchio appartamento, covando una minima speranza di ritrovare lì la sua
famiglia o almeno qualcuno che conoscesse, ben sapendo che le possibilità erano
davvero minime, infatti non aveva trovato nessuno. In fondo erano passati
quarant’anni, i suoi genitori dovevano avere più di ottant’anni, sempre se
erano ancora vivi. Con tutta probabilità dopo la sua dipartita i suoi erano
tornati in Italia, si erano trasferiti in Giappone solo per lavoro dopotutto.
La castana si intristì ancora di più cercando di immaginare la vita di sua
madre e suo padre dopo la sua morte: era certa che fossero tornati in Italia,
ma lei non aveva modo di raggiungerli o almeno cercarli. Non aveva soldi, non
aveva documenti, non aveva nemmeno un cambio di vestiti, aveva assolutamente
bisogno di aiuto. Era riuscita a ritrovare la sua vecchia scuola, cambiata come
il resto della città, ma neanche quello poteva aiutarla: i suoi professori
erano sicuramente andati in pensione da tanto tempo ed i suoi compagni di
scuola, ormai adulti, probabilmente non si ricordavano nemmeno della sua
esistenza. Cassandra non aveva stretto amicizie importanti con i suoi compagni
giapponesi, i suoi amici più cari vivevano all’estero anche quando lei era in
vita, dubitava fortemente che fossero tornati nella terra del Sol Levante,
soprattutto nello stesso quartiere.
C’era una sola persona che
probabilmente era rimasta lì…
La ragazza fece una smorfia: si
trattava del ragazzo con cui era fidanzata all’epoca della sua morte, ma la
vita per lui non si era certo fermata, forse anche lui si era dimenticato di
lei, poteva avere una sua famiglia, dei figli, non le sembrava giusto andare a
sconvolgergli l’esistenza solo per chiedergli aiuto. D’altro canto però era
l’unica persona di cui la castana sapeva di potersi fidare.
Cassandra riprese a sfogliare
freneticamente l’elenco, cercando il nome del suo fidanzato. Dopo un altro po’
di ricerca riuscì finalmente a trovare l’indirizzo della persona che stava
cercando
La giovane corse a chiedere alla
bibliotecaria una mappa della zona, una penna ed un foglietto di carta, poi
tornò al suo tavolo ed iniziò ad appuntarsi la strada da fare per raggiungere
la casa del suo fidanzato. Una volta finito la castana restituì i tomi che
aveva preso in prestito e si diresse velocemente verso l’uscita: la sua meta
era dall’altra parte della città e, se non trovava il modo di imbucarsi su un
treno, doveva fare tutta la strada a piedi. Riprese il foglietto con le
indicazioni per controllare dove andare e si fermò di colpo rileggendo il nome
del ragazzo di cui si era innamorata anni prima: era davvero giusto
coinvolgerlo in tutta quella storia? Era giusto ripresentarsi da lui dopo
avergli causato sicuramente tanto dolore?
Cassandra scosse la testa, come a scacciare quei pensieri: non poteva
lasciarsi andare alla negatività, in quel momento era l’unica cosa che poteva
fare. Dopo aver controllato dove andare, la giovane si rimise in tasca il
bigliettino e riprese a camminare.
> Inazuma-cho,
stazione nord della metropolitana, 10:26 PM
Raphael
sospirò, grattandosi la testa: era stato costretto da uno degli impresari con
cui stava lavorando ad unirsi ad una festicciola dopo il lavoro ed era riuscito
a liberarsi solo da poco. Ormai era tardi, c’era poca gente in giro ed in più
aveva iniziato a diluviare. Il castano, stanco per la lunga giornata, si infilò
nella fermata della metropolitana, pronto a prendere il primo treno per tornare
nel suo albergo. Il giovane interprete si fermò un attimo di fronte ai tornelli
per recuperare il suo abbonamento dalla borsa, quando una ragazzina scavalcò la
barriera di sicurezza con un balzo e corse come un razzo verso l’uscita,
inseguita da un paio di controllori che le urlavano dietro di fermarsi. Raphael
rimase un attimo interdetto dalla scena: per tutta la sua permanenza in
Giappone non aveva mai assistito ad una scena del genere, ne aveva viste di
cotte e di crude, ma ragazzini che scappavano per non aver pagato il biglietto
non gli erano ancora capitati.
Dopo poco i controllori ritornarono sui
loro passi brontolando, probabilmente dopo aver rinunciato ad inseguire la
piccola canaglia sotto la pioggia ed il castano tornò a cercare il suo
biglietto. Raggiunto il binario del suo treno, l’interprete notò che neanche lì
c’era molta gente: oltre lui sulla c’erano solo uno degli impiegati presenti
alla stessa festicciola dove era stato lui e, verso la fine della banchina, una
donna dai capelli neri e vestita con un semplice abito bianco, che
all’americano sembrava più una camicia da notte. Per ingannare l’attesa fino
all’arrivo della metro, il giovane si avvicinò all’uomo che aveva incontrato
alla festa per iniziare una conversazione, ma dopo aver visto l’aria seria e
seccata del tipo decise di rinunciare all’idea, immaginando di non riuscire ad
intavolare un discorso tranquillo ed amichevole.
Fallito il suo primo tentativo per far
passare velocemente il tempo, Raphael decise di concentrarsi sulla donna in
fondo alla banchina: era decisamente strana, aveva la carnagione mortalmente
pallida e sembrava essere scalza, una figura decisamente bizzarra. Poco dopo il
castano sentì il rumore del treno che arrivava e vide la donna fare dei
piccoli, incerti, passi avanti verso i binari. Il ragazzo si allarmò un attimo,
ma poi vide la donna fermarsi giusto sulla linea gialla di sicurezza. Magari si
stava solo avvicinando per salire appena le porte si fossero aperte, pensò
l’interprete. Invece, quando il treno era sul punto di passarle davanti, la donna
si gettò sui binari, venendo investita. Raphael si lasciò scappare un urlo
d’orrore e l’altro uomo presente sulla banchina lo guardò come se fosse pazzo.
Il castano indicò tremante il punto dove prima si trovava la donna.
«L-La donna che era lì prima, si è
appena gettata sotto il treno…!
L’uomo guardò il punto indicato
dall’americano, poi a tornò a guardare il più giovane con aria scettica e detto
questo salì sul treno.
Il castano rimase senza parole: come
non c’era nessuna donna? L’aveva vista con i suoi occhi, non poteva essere
un’allucinazione!
Eppure neanche il macchinista, che
sicuramente doveva essersi accorto dell’incidente, stava facendo nulla. Confuso
ed un po’ mortificato dall’accaduto, Raphael entrò nel vagone del treno, ma
mentre stava varcando la soglia d’entrata, vide un pallido volto femminile
nello spazio tra la banchina e la vettura della metro, su cui spiccavano due
punti rossi luminosi al posto degli occhi. Il giovane balzò nella carrozza,
lasciandosi scappare un altro urlo, e prima che potesse fare qualsiasi cosa le
porte si chiusero ed il treno si mise in movimento. Per il resto del viaggio
Raphael rimase in silenzio, tremando seduto al suo posto, ed appena arrivato a
destinazione schizzò fuori dal vagone e non si guardò indietro fino a quando
non raggiunse il suo hotel.
> Inazuma-cho, zona nord, 11:10 PM
Davanti alla sua scrivania ricoperta da
documenti e scartoffie di vario genere, Kageyama cercava di mettere ordine nel
lavoro delle prossime settimane: da quando era stato costretto a trasferirsi
completamente alla Zeus la sua mole di lavoro era decisamente aumentata. Doveva
studiare i dati relativi al Progetto Z, le informazioni raccolte dai suoi
agenti sui progressi della Raimon e sui movimenti del
detective ficcanaso. A tutto questo si aggiungevano i suoi doveri di vice
presidente della lega calcistica giovanile giapponese. L’uomo si levò gli
inseparabili occhiali da sole per massaggiarsi meglio le tempie: era faticoso
stare dietro a tutta quella roba, soprattutto con il fastidioso rumore della
pioggia che picchiettava contro le finestre del suo studio che gli impediva di
concentrarsi.
D’un tratto qualcuno bussò alla sua
porta e Reiji brontolò un “Avanti” molto infastidito. A richiedere le sue
attenzioni era una delle sue domestiche, con in volto dipinta un’aria
abbastanza tesa.
«Signore, alla porta c’è una ragazzina
che chiede di lei…»
L’allenatore guardò la donna con aria
confusa.
«Una ragazzina…? Non ha detto chi è?»
«No signore, ha solo detto che deve
parlare con lei di qualcosa di molto urgente…»
Kageyama era ancora più confuso: non
aveva contatti con “ragazzine” di alcun tipo. Soprattutto non capiva cosa ci
facesse una ragazzina alla sua porta a quell’ora della notte mentre fuori
imperversava una bella bufera.
Seppur controvoglia, l’uomo si alzò
dalla sua poltrona e si diresse verso l’ingresso di casa, dove, davanti alla
porta aperta, una figura incappucciata bagnata fradicia gli rivolgeva le
spalle, intenta a guardare la strada.
«Allora, chi saresti tu e cosa avresti
di tanto importante da dirmi?»
La figura sussultò e si voltò
timidamente, levandosi il cappuccio. Reiji sentì il suo cuore saltare qualche
battito: quello della ragazza davanti a lui era un volto che un tempo gli era
stato molto caro, che non vedeva da quattro decadi, ma nonostante gli anni
passati non sembrava essere invecchiato poi molto. La giovane gli sorrise con
aria nervosa.
«C-Ciao Kageyama… Lo so che è strano,
ma ti ricordi di me?»
All’uomo venne la pelle d’oca: persino
la voce non era cambiata minimamente, era esattamente come se la ricordava.
Reiji deglutì, non riuscendo a credere di stare per pronunciare un nome che non
diceva più da tempo immemore.
«Cassandra…»
Il sorriso della castana si fece più
tranquillo e annuì felice.
«Sì, sono io! Ora ti prego, ascoltami, ho
bisogno del tuo aiuto…»
××××××××××××××××××××
Ehilà, ci si rivede!
Ecco finalmente il primo vero capitolo di
questa long, ed è uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto nella mia “carriera”
da scrittrice!
In questo capitolo sono presentati solo
tre OC, altri misteri e nessuna spiegazione. Abbiate pazienza, arriveranno a
tempo debito, lo giuro!
Riguardo agli OC, ora metterò una lista di
quelli scelti e a chi appartengono, così non si crea nessuna confusione. La
scelta di questi OC è stata abbastanza difficile: avevo deciso di prendere
dagli otto ai nove OC, quindi con 22 schede consegnate ho dovuto tagliare un
sacco di roba. Waffle_Ivanov, la tua scheda non mi è
arrivata proprio nonostante l’avviso. Ho avuto parecchie difficoltà per due
motivi principali: ho ricevuto tanti, ma proprio tanti pg
maschili ed ho ricevuto altrettanti pg che
preferivano rimanere single, se tutti non inciuciavano
o lo facevano solo con altri OC alla fine questa sarebbe diventata un’original! Questo, insieme a schede incomplete e personaggi
che si somigliavano abbastanza, hanno facilitato un po’ la scelta, ma è stato
comunque difficoltoso.
Gli OC scelti sono:
Sebastian van Hoensbroeck – Chion
Vespera Jasper – Zodyacon_
Shane Walker – Scattered Dream
Matt Hoffmann – hirondelle_
Raphael Polański – happley
Malia McMoore – Vegetable_Tommo
Aléja Saez – Bloody Alice
Andrea Cervini – Marina Swift
Eiji Maekawa – Claire Knight
Mi dispiace per chi non è stato scelto, ma
non potevo prenderne davvero più di così e mi sono dovuta orientare su pg non troppo simili, adatti alla storia e credibili. Spero
non rimaniate troppo delusi, magari in una futura storia OC sarete voi ad
essere scelti.
Per finire vi prometto che nel prossimo capitolo compariranno tutti gli altri
OC (tranne uno, forse) ed un minimo di spiegazioni inizieranno ad essere date.
Non so che altro dire, quindi la chiudo qui che ho sonno--
Alla prossima,
Lau