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Autore: Regina_di_picche    25/10/2015    3 recensioni
Precedentemente pubblicata come "Ice eyes" riscritta e ripubblicata, con le mie più sentite scuse per i lettori.
Yukiko è un'avventuriera, che ha dovuto lasciar congelare il proprio cuore per portare a termine la missione tramandatagli da quella famiglia che a quindici anni l'ha costretta a partire alla ricerca dello Shido.
Questa è la storia di come abbia riscoperto i valori dell'amicizia, della famiglia e dell'amore. Tutto grazie ad uno "stupido pirata ladro" e ad una ciurma di pirati incredibili.
Tutto raccontato con un mix di romanticismo, avventura e comicità, senza dimenticare i momenti drammatici.
(Spoiler degli avvenimenti di Marineford)
Dal 3° capitolo:
-Sono venuta per riprendermi la mappa che lui- disse indicando Ace -mi ha rubato!-
-Io non ti ho rubato proprio niente! Ti ho lasciato del denaro in cambio.-
-E in che modo ti era sembrato che io fossi d'accordo?-
-Non hai opposto resistenza- il sorriso strafottente che il moro aveva mostrato, si spense subito all'occhiata omicida che Yukiko gli aveva lanciato.
-Come avrei potuto? Mi hai gettato in mare!-
-Non è stata colpa mia! Sei inciampata!-
-Per liberarmi dalla tua stretta! E poi avresti potuto aiutarmi. Quale uomo non aiuterebbe una donna in difficoltà?!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Problemi e Alcolici

  


 
 

-Partiamo dal pentagramma, Ace ieri mi ha fatto notare che quelle che sembrano strane note non solo sono lettere ma tra loro si differenziano, in quanto alcune sono nere, e altre blu.-
Prima di proseguire la bianca lanciò ad Ace un’occhiata quasi complice, che sembrò rilassare appena l’atmosfera, consentendo alla ragazza di continuare più tranquilla.
-La parola che viene fuori è “Inverso” di cui sono evidenziate in blu la “n”; la “e”; la “s”; e la “o”.  All’inizio credevo che potessero comporre delle coordinate oppure che nelle pagine in cui sono scritte potessero esserci degli indizi ma ho abbandonato la prima strada notando che la N è scritta su l’ultima pagina, non numerata, e che non c’erano abbastanza elementi per comporre delle coordinate. Per escludere anche la seconda ipotesi mi è bastato ispezionare le pagine un paio di volte.-
 Yukiko si interruppe un secondo riprendendo fiato, e osservando i presenti per vedere se la stessero seguendo, Ace non riuscì ancora a sostenerne lo sguardo, e lei continuò a sembrare grata di ciò.
-Hai provato a fare il medesimo ragionamento anche con le altre lettere?-
-Si, Marco, e ho rinunciato per gli stessi motivi…-
-Utilizzando invece tutti i simboli? Dovrebbero esserci dati a sufficienza, se non in più.-
-Esattamente ciò che ho fatto! Ed questo che mi ha dato i migliori risultati-
Marco e Yukiko sembravano rivolgersi solo l’uno all’altra ignorando Satch, che da parte sua non era molto interessato, ed Ace, il quale invece si sentiva stranamente infastidito dalla situazione.
Intanto Marco si era alzato per prendere una delle mappe nella stanza, entusiasta di aver avuto la giusta intuizione, che però venne bloccata da Yukiko.
-Aspetta! Non è tutto qui, ho già controllato. I numeri, letti in una successione progressiva non portano da nessuna parte ed in più mancano delle indicazioni.-
Marco tornò a sedere pensoso, osservando con curiosità Yukiko.
-Andiamo ragazzi non ci sto capendo niente! Fatela breve, ho una cena da preparare-
-Va bene, scusa Satch.-
-Per essere coincisi ho notato che ad inizio diario ci sono due pagine “zero” e ho pensato che la prima assomigliasse di più ad una “o”. Dunque l’ho inserita nei dati e come suggerito nel pentagramma ho interpretato i numeri al contrario, dividendo i simboli tra blu e neri.-
-Giusto! Così ora abbiamo due sequenze di numeri e due lettere. Giusto?-
-Esatto. La latitudine è: 55° 70’ 0’’ Nord- mentre diceva ciò, Yukiko segnava le coordinate con precisione su un angolo della pergamena -Mentre la longitudine: 32° 31’ 30’’ Ovest-
Yukiko si diresse alla porta, accanto alla quale aveva appoggiato un grande rotolo di stoffa rigida e ingiallita. Srotolata occupò gran parte del tavolo, tanto che per poterla osservare i presenti si dovettero alzare in piedi.
-Ovviamente ho già calcolato dove indicano queste coordinate ed è esattamente qui, a nord dell’isola Bocca del drago, molto più a sud dell’isola Guerrigliera.-
-Aspetta, ma lì non c’è nulla!- 
-Quello è il Triangolo del Re, nessuna nave è mai riuscita ad attraversarlo perché pare vi viva uno dei più grandi re del mare.-
-Quindi è probabile che l’isola sia lì.-
-Non vorrei ripetermi Yuki-Chan, ma lì non c’è nulla.-
-Ace, come ha detto Satch nessuno si è mai inoltrato in quell’area e dunque nessuno ha mai potuto mappare l’isola. Wood accenna spesso ad un’isola “che non esiste”.-
Yukiko osservava i tre uomini discutere, mordendosi l’interno della guancia, indecisa sul da farsi, non avrebbe voluto rivelare loro i propri segreti.
- Mh allora è possibile che ci sia veramente l’isola, ma come faceva ad aggirare il mostro?-
-Non è solo possibile, Ace, è così. Wood, al contrario di tutti i temerari che tentavano di attraversare quella zona, era in grado di controllare il Re del mare. Nel diario racconta come fosse capitato sull’isola come naufrago, dopo aver perso la gamba contro il terribile Re del mare. E di come su essa avesse scoperto tracce di un’antica tribù estinta, che a quanto pare controllava il mostro attraverso un mistico strumento. Consapevole che quel vago mito era la sua unica speranza di fuggire, egli passò l’anno successivo ad esplorare l’isola, finché non giunse in un luogo remoto, nel cuore della montagna. Lì trovò una magnifica caverna, le cui pareti, alla luce del sole, risplendevano con centinaia di colori. Al centro di essa, su un piedistallo, trovò lo strumento e da quel momento in avanti fu in grado di controllare il mostro utilizzando l’isola quale suo rifugio.-


 
*  *  *
 
 
 
Non era certo che Yuki avesse detto tutta la verità, ma decise di indagare su questo in un altro momento. Ora il punto cruciale era un altro, e fu d’accordo con Satch quando lo mise in evidenza.
-Aspetta, vuol dire che ora ci dobbiamo mettere a cercare anche questo coso magico?  Come facciamo?-
-Hai già delle idee su dove possa essere, Yukiko?-
-Non preoccupatevi, non è necessaria alcuna ricerca aggiuntiva. Organizzate il gruppo con cui partire, come farvi arrivare sull’isola è compito mio.-
Durante il resto della riunione, non ci furono grandi novità, come si aspettava Ace venne indicato come il capitano della spedizione, e ulteriori dettagli sarebbero stati decisi dopo che lui e Marco ne avessero parlato con Barbabianca. Perciò in meno di mezz’ora i due fratelli erano diretti dal capitano.
-Sai che sei incontentabile, fratellino?-
-Mh?- Ace guardò confuso Marco, mentre attendevano in un corridoio che loro padre li potesse ricevere. -Hai rotto le vele per settimane, per convincerci a farti partire per la missione. Ora che hai raggiunto il tuo scopo, sembra che ti abbiano mandato al patibolo.-
Il moro si grattò il capo, in difficoltà, era felice di partire, ma l’imbarazzo per quanto era accaduto la mattina non accennava a sparire, insieme ad uno strano turbamento.
Decise in fine che era il caso di parlarne con il biondo al suo fianco ma la porta della cabina del capitano che si apriva, lo costrinse a rimandare il dialogo.
Il capitano li accolse con il solito calore, e dopo aver sentito il risultato delle ricerche di Yukiko si disse molto soddisfatto.
-Quella ragazzina è in gamba, sapevo che ci sarebbe riuscita. Sarà un elemento prezioso quando si sarà unita a noi.-
Ace impiegò qualche istante a metabolizzare quell’affermazione, e nel frattempo Marco già sollevava le sue quantomeno logiche obiezioni.
-Padre, non siete un po’ affrettato? Yukiko ha detto più volte che ottenuto ciò che desidera lascerà la nave. Cosa vi fa credere che invece accetterà di restare.-
Barbabianca sorrise bonario, sistemandosi meglio sulla poltrona, prima di rispondere con quel singolare tono che accomuna quei grandi uomini che per anzianità e spiccata dote sembrano vedere dentro ogni cosa.
-In lei vi è la stessa luce che alberga in voi, figli miei. Voi non la sapete vedere, ma io si. Però hai ragione, non ho la certezza che accetterà. L’unica cosa su cui posso contare è che in lei vi è ciò che mi ha fatto decidere di chiederle di restare.-
Ace che fino a quel momento era rimasto a bocca aperta, decise di prendere parola.
-E se rifiutasse? Se decidesse di abbandonarci?-
Il capitano gli sorrise comprensivo.
-Ogni persona ha le potenzialità di essere libera. Questo nessuno lo sa meglio di un pirata. E per questo qualunque via decidano di percorrere le persone a cui teniamo, non possiamo far altro che accettare, supportare e consigliare. Nulla di più.-
Il discorso aveva preso una strana piega, di fronte alla quale Ace si sentì nudo e imbarazzato come mai prima di quel momento.
Temendo un possibile giudizio, il moro lanciò uno sguardo a Marco, il quale sembrava avvolto da sentimenti simili ai suoi.
La riunione si concluse con la sistemazione dei dettagli per la partenza, che sarebbe avvenuta alcuni giorni dopo; e con il congedo dei sue capitani, che si ritrovarono uno affianco all’altro fuori dalla cabina del capitano.

  Nonostante l’evidente voglia di entrambi i pirati di restare soli, si ritrovarono con una grossa bottiglia di Rum in mano e due accanto, seduti in un corridoio poco frequentato.
Non si dissero nulla finché almeno la prima bottiglia non fu svuotata nei loro stomaci.
-Marco che diamine mi prende?-
-Che intendi? Hai tante cose che non vanno, sii più specifico.-
-Simpatico… Ultimamente non mi riconosco più. Qualche giorno fa ero su un’isola, con una ragazza niente male, bionda, pelle chiara e occhi azzurri. Era lì, davanti a me semi nuda, con le labbra rosse e gli occhi languidi. Si è sciolta la treccia e all’improvviso le labbra mi sembravano canotti volgari; i capelli erano troppo scuri; la pelle macchiata e gli occhi mi facevano schifo. L’ho mollata lì e sono tornato sulla nave, chiedendomi cosa mi fosse preso; maledicendo la mia testaccia. E se non bastasse ci si mette anche Yuki, mettendomi tutta quella confusione in testa.-
Marco continuò a bere, senza parlare ormai anche la seconda bottiglia era a metà.
-Fratellino, certo che sei proprio stupido.-
Ace gli diede uno spintone rubando l'ultimo sorso di Rum.
-Quando ho conosciuto Hino- continuò il biondo -le altre donne hanno cominciato ad apparirmi scialbe, prive di qualcosa per cui interessarmi a loro. Continuavo ad apprezzarne i favori ma quando ero a terra non cercavo più quel tipo di compagnia. È stato facile capire che mi piaceva, un po’ meno è stato ammetterlo a me stesso e a lei.-
Marco sorrise al nulla con sguardo vacuo.
-Quando l'ho baciata la prima volta, nessun bacio ha più avuto lo stesso sapore, quando ho sentito la sua pelle contro la mia per la prima volta...da allora non ho più apprezzato nessun altra. Nessuna può essere qualunque cosa se paragonata a lei. E allora ho capito di amarla…-
Ace gettò la bottiglia vuota accanto all'altra, passando l'ultima al biondo.
-Ancora non capisco perché vi ostinate a tenere la vostra relazione segreta… lo ha capito anche Satch che tra voi c’è qualcosa!-
A quelle parole il biondo prima rimase stupito, arrossamento vistosamente, poggiando il rum accanto a se; poi quando ebbe metabolizzato l'intero discorso sospirò frustrato.
-Credo di amarla, Ace… ma fa così paura. Sono terrorizzato all’idea da ciò che provo.-
-Andiamo, l’amore. Davvero?-
-Temo proprio di sì. Io… ci conosciamo da così tanto tempo... e sento che vorrei stare con lei ancora per molto tempo… un vita.-
-Sei serio? Sei un pirata e lo è anche lei, voi non…-
-Credi che non lo sappia? Credi che non sappia che il prezzo della nostra libertà è non avere legami se non quelli di fratellanza con i propri compagni?-
-Beh ma lo sa anche lei, no? Quindi restate così e pace, in fondo lo avete fatto per tre anni. Ancora non capisco cosa ti turbi…-
-Mi turba il fatto che sono un idiota!-
Marco strappò la seconda bottiglia di Rum al fratello, ingoiando l’ultimo lungo sorso, prima di scaraventare la bottiglia a terra.
Il moro ignorò tranquillamente il gesto del fratello e stappò l’ultima bottiglia, come se nulla fosse.
-Concordo, ma per quale dei tanti motivi arrivi addirittura ad ammetterlo?-
-Mi ha lasciato.-
-Oh…Questo mica lo avevi detto… Perché lo ha fatto?-
-Sono stato un idiota… Ero preoccupato e le ho detto che sarebbe stata una follia per lei partire per l’isola di Wood. Le ho detto che era un’infermiera e che non sarebbe riuscita a cavarsela e che sarebbe stato meglio per lei restare qui. Lei si è infuriata, mi ha insultato e alla fine mi ha detto di uscire dalla sua camera e dalla sua vita. Sono stato un idiota.-
-Neanche troppo, infondo Hino appare tanto spavalda ma non riuscirebbe a sopravvivere al primo scontro. Meglio così, no? Vedi che ce ne sono tante come lei, è solo una stupida infermiera. Le troverai a poco al primo porto e di certo sapranno consolarti.-
  Il cazzotto sul viso arrivò inaspettato, e fece cadere il moro sul fianco; subito Marco gli fu sopra per continuare a colpirlo.
-Che cazzo dici?! Hino è fantastica e unica, e saprebbe cavarsela in qualunque situazione. Non è una stupida infermiera, è la donna più fantastica del mondo e non vorrei nessuna oltre lei. Sono io lo stupido che ha avuto talmente tanta paura di perderla, da averla spinta ad andarsene. Non ti permettere mai più di insultarla!-
Ace, approfittando della tregua concessagli dal biondo ne approfittò per ribaltare la situazione e
chiudere il fratello in una presa che lo immobilizzò.
-La ami? Vuoi passare la vita con lei? E allora tutte queste cose non le dire a me, ma a lei. Dille che non pensi che lei sia debole o stupida, ma che ciò che hai detto era dettato dalla paura di perderla. Dille che donna fantastica è per te e per l’amor del mare: non usare il tono di chi sta comunicando un’informazione. Metticelo un po’ di cuore.-
 
La lotta, una visione patetica visto lo stato dei due ragazzi, si concluse con un accesso di vomito degli sfidanti che quando si furono ripresi si fissarono stravolti ma sereni.
Barcollando, Marco si avvicinò in silenzio al fratello, per stringerlo in rapido e impacciato abbraccio, ricambiato con la stessa goffaggine.
-Non c'è di ché. Ora andiamocene prima di venire incolpati di questo schifo e mi raccomando non diciamo niente della rissa, o il babbo ci ammazza.- 
I pirati guardando i residui del loro incontro alcolico si diedero alla fuga ridendo come ragazzini.
 

Angolo di Picche
Saleve, scusate il ritardo ma non ho avuto il computer questi giorni e quindi non ho potuto aggiornare. E niente, spero che il capitolo vi piaccia.
 Un bacio :)

 
  
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