Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: garakame    21/02/2009    9 recensioni
Oscar incontra una zingara che le leggerà la mano. Cosa le dirà? Storia scritta quasi dieci anni fa, la prima storia in assoluto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia è anche stata pubblicata anche sul sito di Prisca. http://web.tiscali.it/prisca/
I personaggi di Jerardine e Christine sono di mia invenzione
Spero che la fine di questa storia vi piaccia.
Grazie per i vostri commenti



La zingara cap 4



Il giorno dopo Oscar si alzò molto presto, era così contenta di aver finalmente detto la verità ad André, merito di Christine.
Quella ragazza aveva insinuato nella sua mente il tarlo della gelosia.
Se non ci fosse stata lei, non avrebbe trovato il coraggio di dirglielo.
Si vestì e scese nelle stalle, voleva fare una cavalcata, vedere l'alba sorgere.
Quando entrò nelle scuderie, si stupì nel vederlo seduto accanto alle selle.
"Buon giorno, Oscar. E' molto tempo che non cavalchiamo assieme, non ti pare?"
Le disse alzandosi in piedi.
Oscar si ricordò che una ventina di anni prima lui l'aveva accolta nello stesso modo.
Quel giorno avrebbe dovuto scegliere se indossare la divisa delle guardie reali o vivere come una donna.
La grande scelta era stata compiuta, ma quella volta André le aveva gridato
"Oscar, non è ancora troppo tardi, fermati e diventa una donna. Oscar"
Lei non gli aveva dato retta.
Era fuggita a cavallo, aveva fatto finta di non sentire le sue parole.
Era tornata a casa e aveva indossato la divisa bianca, non un vestito di pizzi e merletti, la divisa della guardia reale.
Per Andrè fu un duro colpo, ma anche ora lei era convinta di aver fatto la scelta giusta.
E se avesse ascoltato il cuore di André che la voleva donna, che fine avrebbe fatto?
Di sicuro sarebbe andata in sposa a uno di quegli insulsi nobili che lei disprezzava tanto, come le sue sorelle.
No, aveva fatto bene a vivere secondo la sua coscienza.
Oscar gli si avvicinò, lo abbracciò e lo guardò. Si baciarono.
"Che bel risveglio, la giornata inizia bene" disse André.
"Andiamo a fare questa cavalcata, tra un po' sarà l'alba" Disse Oscar.
I cavalli erano già pronti, montarono in sella e uscirono.
All'inizio corsero veloci nei campi.
Prima Oscar e poi André come sempre.
L'erba aveva un buon odore.
Faceva ancora fresco, il sole non era ancora sorto.
Quando arrivarono al laghetto fermarono i cavalli, per farli riposare e abbeverare.
Era lo stesso stagno in cui da piccoli avevano rischiato di annegare.
Era lo stesso luogo in cui avevano fatto a pugni e Andrè le aveva chiesto di rimanere donna.
Questa volta si sdraiarono sull'erba vicini, si abbracciarono, Andrè aveva appoggiato la testa sul suo seno.
"Ti ricordi, André?" lui la guardò.
"Certo che mi ricordo, me le hai suonate per bene, quella volta. Eri davvero forte."
Oscar se lo strinse al seno,
"Oh no, diciamo pure che io ero molto arrabbiata e tu non avevi usato tutta la tua forza per paura di tua nonna."
"Già, se fossi arrivata a casa con un occhio nero, la nonna poi me ne avrebbe fatti due." Oscar rise al solo pensiero.
"Quando ridi, il tuo cuore aumenta i battiti. Ecco, ora stanno ritornando normali. Mi piace, mi da sicurezza, sentire il tuo cuore." "Non raccontare frottole, ti piace stare sul mio seno." Gli disse lei accarezzandogli i capelli.
"Seno? Quale seno? Aayooo!"
Oscar gli aveva dato un pizzicotto sul braccio.
"Sto scherzando, è il più bel seno che abbia mai visto, è solo che con le camicie larghe e la divisa non si nota molto." Oscar gli sorrise "Così tu ne avresti visti altri."
Lo stuzzicò.
Lui si era alzato, ora era in ginocchio davanti a lei.
Serio
"No te lo posso garantire, non ne ho visti altri.
Sei l'unica donna con cui voglio fare l'amore. Non ce ne sono altre e non ci sono mai state."
La sua voce era sicura, priva di incertezze.
Poi ripensandoci disse
"Anzi no, l'unico che ho visto era quello di una mamma che allatta la sua piccola. Ed era un'immagine davvero bellissima."
Oscar era veramente contenta.
"Se è il seno di Christine sei perdonato." Gli disse, abbracciandolo.
"Vorrei conoscerla anche io, mi porterai da lei?" Gli chiese.
"Ma certo, quando vorrai, e avrai un po' di tempo libero, usciremo insieme e andremo a trovarla." Le disse André.
Il sole stava sorgendo.
All'inizio c'era un piccolo spicchio all'orizzonte, i campi, gli alberi stavano iniziando ad illuminarsi.
I colori stavano diventando sempre più brillanti.
In pochi minuti il sole irradiò con la sua luce e il suo calore la terra e i suoi abitanti.
Oscar e Andrè guardarono quello spettacolo, che avevano già condiviso insieme per parecchi anni.
Ma questa volta era più bello.
Erano così vicini, uniti dalla consapevolezza del loro amore.

Era trascorsa una settimana dalla dichiarazione.
Entrambi erano tornati alla vita frenetica di sempre.
Non riuscivano quasi più a vedersi.
Ad Andrè mancava il corpo di Oscar, il suo seno, i battiti del suo cuore.
Ad Oscar mancava il corpo di André, la sua forza e insieme la sua dolcezza.
Non potevano farci niente.
Dovevano mantenere una maschera di indifferenza, di fronte ai soldati e soprattutto di fronte al generale.
La cosa non era poi tanto difficile, perché avevano davvero poco tempo per stare insieme.
Solo una persona si era accorta della nuova complicità tra i due.
Alain aveva capito che qualcosa era successo.
Non solo dagli sguardi furtivi che i due si lanciavano ogni tanto, ma dai sorrisi che spesso incurvavano le labbra del comandante.
Inoltre l'amico sembrava meno triste e rassegnato del solito.
"André, c'è niente che mi vuoi raccontare?" Gli chiese un giorno curioso.
André lo guardò, era sicuro che aveva già capito, ma volle farlo rimanere ancora sulle spine.
"No Alain, nulla. Oggi voglio chiedere al comandante se ha un po' di tempo per andare da Christine, vuoi venire anche tu con noi?"
Alain aveva stampato sul viso uno sguardo interrogativo.
"Il comandante vuole conoscere Christine?"
"Si, mi ha chiesto di incontrarla, allora vuoi venire anche tu?"
La risposta fu positiva.
Era contento di rivederla e di rivedere quel piccolo angioletto dagli occhi azzurri.
Alain si sentiva un uomo nuovo da quando aveva incontrato quella piccola, forte donna prima e la sua bimba poi.
All'inizio gli era sembrato di vedere sua sorella.
L'orrore che aveva provato vedendo gli occhi spenti della giovane.
Sentire il suo racconto, la disperazione.
L'aveva presa per le braccia, stringendola, solo dopo si era accorto che squotendola, le stava facendo male.
Le si era inginocchiato davanti, stava piangendo. Piangendo le aveva chiesto di continuare a vivere, almeno lei doveva vivere per se stessa e per il bimbo che portava in grembo. E anche per lui e sua sorella. Si sentiva angosciato, non poteva sopportare che un'altra donna gli morisse tra le braccia, senza che lui potesse fare qualcosa. Lei finalmente capì la sua disperazione. Quando gli sorrise, lui si sentì un uomo nuovo. Il legame che si era creato tra di loro sarebbe durato per tutta la vita.
Alain ne era certo.
Le sarebbe stato vicino per proteggerla e darle tutto l'affetto che non era riuscito a dare alla sorella.
Sentiva che Christine non era come Diane.
Lei forse grazie anche a lui e ad André era diventata più forte, più sicura.
Aveva avuto il coraggio di non cedere alla disperazione, di continuare la gravidanza, di partorire la sua bambina.
All'inizio era stato difficile, lui e André cercavano sempre di starle vicino, di farle coraggio, nonostante gli impegni. Poi poco per volta, lei si era abituata a vivere da sola, a riaffrontare la vita con dignità. Aveva trovato lavoro da un'amica fioraia.
I turni non erano troppo pesanti, si dividevano i compiti.
Una andava al mercato e l'altra faceva le consegne. Aveva deciso di andare a lavorare pochissimo tempo dopo che era nata Jerardine, le aveva dato il nome del marito.
Aveva trovato, dopo tanti mesi di disperazione, la forza in se stessa.
Quando stava con loro, le poche volte che si incontravano le sue parole erano. "Voi siete tutta la mia vita, io vivo grazie a voi due. Siete la mia forza, i miei due angeli custodi, anche se devo ammettere che pensavo che gli angeli fossero un po' più piccoli, biondi, con le ali bianche."
Dopo questa battuta finivano sempre per ridere. "Alain, André c'è una visita per voi."
Lasalle era andato a chiamarli, sembrava preoccupato.
I due uomini corsero verso il cortile, ad aspettarli c'erano proprio Christine e la bimba.
Christine, aveva in braccio la figlia, piangeva, il viso pallido.
Capirono subito perché.
Jerardine piangeva ed era rossa in viso.
Alain mise un braccio intorno alle spalle di Christine, André prese in braccio la piccola che pur continuando a piangere gli allungò le braccine, provò a sentirle la fronte, era bollente.
"Aiutatemi vi prego. Sono andata dal medico, ma mi hanno detto che è dovuto uscire per un'urgenza.
Ho pensato subito di venire da voi…"
la donna era disperata.
"Hai fatto bene." Le disse Alain
"Sta calma, andrà tutto bene." André lo guardò,
"Ha la febbre molto alta. Dobbiamo subito andare dal medico"
"Si ma il suo medico è fuori." Disse Alain.
Furono interrotti da Oscar, che aveva visto la scena dalla finestra dell'ufficio.
"Comandante.." Alain voleva spiegarle la situazione.
"Questa bambina è troppo rossa in viso. Forse ha la febbre." Disse Oscar ad alta voce.
"Oscar, pensavo di portarla dal nostro medico."
"Giusto, oltretutto dovrebbe essere orario di visita. Stia tranquilla signora, il dottor Lasonne è un ottimo medico, lo conosco da quasi vent'anni."
Poi rivolta ad André
"Pensaci tu, vi faccio un permesso speciale per uscire, io non posso venire, questa sera dobbiamo scortare il Generale Boujet all'Opera.
Appena tornerai verrai nel mio ufficio, voglio un rapporto dettagliato."
Gli disse, seria.
"Grazie, comandante."
Oscar rimase stupita, Alain non era il tipo dai ringraziamenti facili. Corsero a prendere i cavalli.
Alain fece salire con se Christine con in braccio la bimba, André corse davanti a loro per fargli strada.
Il dottor Lasonne era nel suo studio, fu sorpreso di vedere André, era da tanto tempo che non si faceva vedere per il suo occhio.
Fu molto più sorpreso nel vedere quella giovane con la bimba di nemmeno un anno.
All'inizio la bimba, sembrò spaventata dal signore con i baffi, ma il medico sapeva come trattare i neonati.
Parlò a bassa voce, in tono dolce.
Accarezzò la schiena della bimba, che smise di piangere.
La visitò in braccio alla mamma.
Capì che la bambina stava mettendo i denti da latte, ma la febbre così alta lo preoccupò.
Decise che quella notte l'avrebbe trascorsa in ambulatorio ad occuparsi della piccola.
Le somministrò malva e camomilla, per calmare l'irritazione.
Per la febbre usò delle erbe medicinali, diminuendo le dosi, perché si trattava di un neonato.
Le medicine e gli impacchi di acqua fredda abbassarono la febbre.
Jerardine era salva.
Il mattino dopo il dottore decise di mandare a casa André e i suoi amici.
Ormai la bambina stava bene, non correva più alcun rischio.
In caso di febbre alta disse alla donna di portarla immediatamente da lui.
André ringraziò il medico.
Accompagnarono a casa madre e figlia.
Prima di andarsene Christine ringraziò i due amici e il comandante
"Ringrazia il comandante Oscar da parte mia. Ora ho capito perché la ami così tanto." Disse sorridendo ad André.
Si congedarono da Christine, la bimba dormiva tranquilla. "Toc, Toc."
Oscar sentì bussare alla porta.
"Avanti" rispose, sapeva che erano Alain e André.
I due uomini entrarono, stanchi ma felici.
Oscar capì subito che era andato tutto bene.
"Dalle vostre facce, devo supporre che la bimba sta bene." Sorrise ai due.
"Si comandante. Grazie anche al suo aiuto." Rispose Alain.
"Ho una brutta notizia da darvi." disse Oscar, ma il tono non era serio.
"tra venti minuti inizieremo le esercitazioni e vi hanno cambiato di turno, dovrete fare il turno di notte."
"Noo, un'altra notte insonne. Mi si stanno chiudendo gli occhi." Esclamò Alain, sospirò.
"Pazienza, l'importante che Jerardine stia bene."
"Giusto." Gli fece eco André. Non c'era più niente da dire, i due soldati si misero sull'attenti, girarono i tacchi e uscirono dall'ufficio.
Oscar avrebbe voluto fermarsi a parlare con André.
Ma decise di aspettare, avrebbe trovato il momento giusto.
Era passata un'altra settimana, frenetica.
Le esercitazioni, gli incarichi di controllo della città.
La vita continuava sempre uguale, ma una sera.
Una sera Oscar fece chiamare Alain e André nel suo ufficio.
"Ma ci devo venire anch'io?" Chiese Alain, stupito.
"Oscar ha detto che voleva parlare anche con te."
Bussarono, aspettarono l'invito ad entrare.
Quando entrarono videro il comandante in piedi appoggiato alla scrivania, le braccia incrociate sul petto.
Il suo viso era un po' stupito.
Dietro di lei si intravedeva uno splendido mazzo di rose bianche.
Il loro dolce profumo aveva invaso l'ambiente
"Voglio una spiegazione." Disse Oscar, guardando prima André, poi Alain.
"E' probabile che sia stata Christine, lavora in un negozio di fiori." Disse Alain.
Oscar, sorrise
"La devo ringraziare, sono bellissime." Si voltò per guardare le rose, ne annusò una.
Quella sera Christine aveva appena finito di fare il bagno alla sua bimba, quando sentì bussare.
Non aspettava nessuno, ma forse era la vicina che le veniva a chiedere un po' di farina.
Aprì la porta, con Jerardine in braccio, avvolta in un asciugamano.
Fu davvero stupita di vedere i suoi due amici, ma soprattutto il comandante.
Quella donna, perché sapeva che era una donna, visto che André parlava sempre di lei, l'aveva colpita fin dal primo momento che l'aveva conosciuta.
Non si riferiva all'aspetto, alta, slanciata, capelli biondi, occhi azzurri; era davvero molto bella.
No, l'aveva colpita la sua generosità, il suo modo di rassicurarla, quando la sua bambina stava male.
Li fece entrare, li accolse con uno dei suoi splendidi sorrisi. Prima che Oscar potesse ringraziarla per le rose, lei disse rivolta alla figlia "Hai visto tesoro, un angelo biondo è venuto a trovarti." La bambina squadrò Oscar da capo a piedi, poi per niente intimorita, allungò le manine verso la nuova arrivata. Oscar fu davvero sorpresa nel vedere la spontaneità della bimba. André le mise una mano sulla schiena, spingendola delicatamente verso Jerardine. "Hai visto, è talmente facile volerle bene." Le surrurrò. Oscar la prese in braccio, all'inizio un po' a disagio, poi si abituò, aveva paura di farle del male, ma si rese conto della sua forza e vivacità. La bimba, toccò subito la spilla, incuriosita. Ma Oscar pronta, se la tolse per evitare che si pungesse.
Alain e André rimasero stupiti del gesto, era la spilla che indicava la sua appartenenza alla nobiltà.
Oscar guardò André, affidandogli la spilla.
"Me la rimetterò dopo, non voglio che si faccia male." Rivolta alla bimba "Eh, no signorina, questa può farti male alle manine." Le sorrise e la bimba le rispose con un sorriso sdentato.
Oscar con in braccio la bimba, parlò a Christine v"Volevo ringraziarti per le bellissime rose." Le sorrise
"Sono io che devo ringrazirti, la mia bambina non sarebbe qui ora, se non fossi andata dal medico." Ora la bimba si era concentrata sui capelli biondi, attirata dal colore, aveva iniziato a tirarli, Oscar le prese una manina e la baciò.
"Guarda che così, mi fai maleee" Le disse in tono allegro.
Jerardine, prima la guardò seria, la bocca diventò una piccola o, poi riprese il suo sorriso sdentato.
Alain, fece il solletico al collo della piccola, lei si voltò, riconoscendolo, gli porse le braccine.
Alain la prese in braccio, facendola volare e ridere.


In una sera di giugno, una giovane donna e la sua bambina, avevano scoperto che esistono persone davvero speciali.
Avevano trovato tre angeli custodi, vestiti di blu, ma senza le ali.


FINE
 
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: garakame