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Autore: queenjane    31/10/2015    6 recensioni
Una storia di amicizia, amori, avventure sullo sfondo suntuoso e tormentato del regno dell'ultimo zar di tutte le Russie, di una principessa coraggiosa, dotata di un indomito orgoglio, sopravvissuta, piena di antiche paure e nuovi ardimenti, la sua vita e di chi ha vissuto con lei.. Nata lo stesso giorno di Mozart, principessa di un antico casato, potente e maestoso, amica delle figlie dello zar, ecco Catherine dagli occhi di miele, amata immortale, regina dell'altrove, che si muove sul rumore dei ricordi..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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  • Mio principe…- La principessa Ella ascoltava, erano soli e Lui le parlava senza filtri, le iridi votate all’assenza, aveva bevuto fino a stordirsi, poi…
Magari Alix avrebbe cambiato idea,ma non le importava, era con lei e nulla contava, al diavolo il resto.
Nel loro ambiente, purchè vi fosse discrezione, le relazioni extraconiugali erano di prassi ma….
Pietr era distratto, assente, dividevano la tavola e poco spesso il letto…
Nella primavera del 1894, lo zarevic si fidanzò con Alix d’Assia nel mese di aprile a Coburgo e la principessa Ella concepì un figlio.
Nel novembre del 1894, lo zar Alessandro III morì, stroncato da un male incurabile ai reni e Nicky diventò zar, sposandosi poco dopo.
La principessa Ella, in stato di avanzata gestazione, si riposava e i fatti le vennero riportati  da altri.
La nuova zarina era arrogante in privato, poco socievole in pubblico, goffa e timida, una parvenu che metteva il naso su argomenti che non conosceva e di cui non aveva competenza.
Fu memorabile l’uscita che fece il nuovo zar quando ricevette i rappresentanti degli zmstevo che chiedevano delle riforme, affermò che avrebbe sempre perpetuato l’autocrazia, invece di limitarsi a parole di circostanza, consigliato da Alessandra, che era ossessionata dal fatto che il marito non si facesse valere…
La tedesca era sgradita a tutti, impiegò dieci anni a dare un erede al trono, Aleksei, dopo quattro figlie, dinasticamente inutili, vigendo la legge salica.
Una felicità effimera, che il bimbo era emofiliaco e ..
Nel 1905, cominciato con un attentato allo zar e la domenica di sangue, con una guerra civile incombente, portò alla costituzione di un parlamento, la Duma, un colpo al potere assoluto e autocratico degli zar..
Nel 1906, l’imperatore tornò con nuovo impeto nella vita della principessa Ella, spartendo con lei quel segreto e cercando le tracce di quello, che sospettava da anni e ne ebbe conferma, in cambio le rivelò il suo, rimanendo tramortiti dal ritorno della loro passione…
Intanto, la figlia di Ella, la principessa Catherine, era cresciuta e la granduchessa Olga era la sua migliore amica, la primogenita dello zar aveva un temperamento immune dal melodramma e una sbalorditiva intelligenza..
Alessandra aveva trasmesso al figlio il morbo emofiliaco e quella consapevolezza le causava una desolazione profonda, una colpa che mai si sarebbe perdonata. Quando i medici le tolsero ogni speranza, si affidò a un santone debosciato, Rapustin, guaritore e taumaturgo, ignorante in modo sbalorditivo.
Nel 1909, io, Catherine, presi la prima cotta della mia vita, a Parigi con i miei genitori, lui si chiamava Philippe e scenario furono i giardini del Lussemburgo, teatro del nostro primo bacio.
  • Tu?
Tornando in Russia, la zarina mi scrutava più inquisitoria del solito,appurando che ero cresciuta e la somiglianza con mia madre, a quando era una ragazza come me.
Alessandra fece una smorfia, come se avesse visto qualcosa di sgradito e ebbi un presagio di sventura nelle ossa, conoscevo fin troppo bene la trama delle sue fissazioni, i sintomi delle sue idee fisse e irreali.
Si convinse, infatti, che fossi io a istigare Olga ed essere intrigante e malevola, a discutere con Rasputin, nessuno doveva creare attriti o ingerenze tra lei e il sant’uomo giunto dalla Siberia, nemmeno l’amica di sua figlia.
Fu un esilio, una dura stagione, la nostalgia così forte da chiudermi la bocca dello stomaco.
  • Sei triste- Mio zio Aleksander constatava, da buon diplomatico non palesava mai direttamente il suo pensiero sulla zarina, ma compativa lo zar per  che aveva una simile moglie.
Non era esperto in materia di matrimonio, essendo scapolo e gaudente, ma aveva avuto due figli dalla sua amante borghese.
  • Sfogati, avanti.
  • Mi manca, sono le mie amiche …
  • Catherine, tu non hai fratelli o sorelle, logico che tu sia così affezionata- Mi strinse il gomito.
Pausa. Silenzio.
  • Ma non odiarla, se vi tiene separate.- le sue parole erano vere e affilate come coltelli- State crescendo e se non è adesso… prima o poi la vita vi dividerà..
  • NO- Avevo quindici anni, non riuscivo a immaginarmi quella possibilità.
  • Spero di sbagliarmi- Aggiunse conciliante, ma sapevo che non ci credeva fino in fondo.
E poi ritornai, Aleksei voleva le mie storie, le storie di Cat e Alessandra amava suo figlio più della sua stessa e mi concesse di tornare, e poi mi convocò, anche dopo, a Spala, nell’ottobre 1912, quando lo zarevic ebbe una crisi quasi letale…
Sei mesi dopo, ero io a stare male in maniera totale e chiesi un’udienza allo zar, evitando per la prima volta in tanti anni di andare subito da Olga o salutare Alessandra.
Feci la riverenza, risposi alle domande di rito sulla mia salute e quella dei miei, poi giunsi al sodo.
Mi domandò se volevo rifletterci ancora un poco, scrollai la testa, poteva sembrare il capriccio di una bambina, ma sapevo che lo zar avrebbe convinto la principessa Ella, mai Pietr Raulov, peraltro, si sarebbe opposto al volere del sovrano.
Potevo chiedere alla zarina, lei non sopportava mia madre, ma non volevo serbarle gratitudine in nulla e per nulla .
Lo zar stette zitto, senza rilevare le ovvietà, avevo 18 anni, potevo aspettare, magari non era innamorato di me ma dei miei soldi, che ne sapevo io del mondo..
Compresi, in un lampo di prescienza, che mia madre mi aveva preceduto.
  • Sei testarda e piena di orgoglio- Constatò, invece, piatto senza sottolineare che erano difetti irreversibili, da censurare.
  • E hai le idee chiare, sei giovane, ma sai quello che vuoi, principessa.
  • E oggi sei venuta qui- Attesi, il cuore sospeso.
  • Hai il mio consenso, fanne buon uso.
Già, non gli dissi il resto, che avevo trovato anonime lettere di amore tra mia madre e uno sconosciuto, appassionate e liriche, avevo fatto i conti e compreso che Pietr Raulov era mio padre solo di nome.
Una fredda collera mischiata alla vergogna.
Mi volevo sposare, mia madre si era rifiutata e le avevo sbattuto in faccia che sapevo che aveva avuto una relazione, nei mesi precedenti la sua nascita, il motivo perché il principe Pietr non mi aveva sempre guardata, solo vista.
Rovesciando il mio disprezzo, come lei per sua madre, pur variando le ragioni.
Un segreto, da non rivelare, mia madre, l’irreprensibile, era una bugiarda, che aveva passato la vita a coltivare segreti e menzogne.
Fui avventata e impulsiva, quel giorno segnò ed iniziò la seconda parte della mia vita, adesso in quale sono?
Me lo domando in questo pomeriggio di fine estate, le foglie rosso e arancio e bronzo ai piedi degli alberi, la Senna che scorre lenta con le sue piccole onde, Notre Dame e le sue guglie contornate da cascate di edera sullo sfondo.
Cammino, le mani in tasca, giungo al piccolo bistrot vicino a casa mia e lui vi è già, è sempre stato puntuale.
  • Madame De Saint-Evit.
  • Monsieur Gilliard.
Gli dico di evitare il baciamano e ridacchia, per un momento mi appare meno derelitto ed entriamo, sedendoci in tranquillità.
Gli racconto che mia madre dirige la fondazione Raulov, che supporta e aiuta i profughi russi, che mi sono iscritta alla facoltà di legge della Sorbona.
Con tatto sorvolo dei soldi, tra l’eredità di Luois, i guadagni avuti prestando attività nella polizia segreta russa, il fondo segreto in cui dal marzo 1906 in avanti, un anonimo benefattore versava diecimila rubli per mese fino al marzo 1917 non ho di che lamentarmi, sono ricca. Una povera ragazza rictuttoca.
  • E voi, Monsieur?- si vanno scrivendo libri, articoli e saggi sui Romanov, una nuova moda che contagerà anche Gilliard, un tempo precettore dei principi imperiali, rifletto, meglio questo dei sedicenti zarevic o delle false Anastasia che spuntano spesso, per reclamare una possibile eredità, fama e ..
  • Non siete qui solo per una amena chiacchierata, vero?- sospira.
  • Devo consegnarvi una cosa da parte della granduchessa Olga- Afferro i bordi del tavolo fino a farmi sbiancare le nocche.
  • Ero andato con loro in esilio a Tolbosk, in Siberia, nel mese di agosto 1917,… la primavera dopo gli zar e Marie erano partiti per Ekaterimburg, gli altri li avrebbero poi raggiunti. Era il mese di aprile e si riunirono in maggio, in quelle settimane Olga Nicolaevna badava alla casa, Tatiana Nicolaevna allo zarevic, che stava sempre male, allora, per potersi muovere e anche Anastasia Nicolaevna faceva quanto poteva. – Pausa.- Preparavano i  bagagli, impacchettavano oggetti, ma Olga Nicolaevna sottraeva tempo al riposo per scrivere su un quaderno.
  • Spiegatemi.
  • Facemmo il viaggio in treno e all’arrivo appresi che ero stato congedato, che non li avrei seguiti oltre- E questo gli ha salvato la vita, come la mia è stata salvata da Olga che non volle che li seguissi in Siberia.
  • Mi diede questo pacchetto per voi, vi chiamò…
  • La mia principessa, lo so. – Annuisce.
 
Ore dopo, a casa mia,appoggio la fronte ai vetri e mi scruto, come da fuori, una ragazza alta e sottile in pantaloni, i corti capelli scuri tagliati fino alle spalle, al collo una collanina d’oro con una piccola e perfetta perla, un piccolo mondo perduto.
La mente corre lontano, ho salutato Gilliard con un arrivederci stordito, camminavo come una sonnambula.
Torno ai miei diciotto anni a San Pietroburgo, le braccia strette contro il petto, la voce aspra e rotta contro mia madre, che le rinfacciavo che la mia esistenza era una menzogna enorme, le domandavo cosa voleva fare. La predicatrice della lealtà era solo una bugiarda, aveva mentito a me, al marito e al mondo intero, il rancore tornava… Che fare? Magari sbagliavo, come avevo fatto con lei..
Non ho sbagliato, oggi lo so tranne che ho pagato un prezzo altissimo e sono sola.
Rompo gli indugi, scarto il pacchetto, ecco due quaderni scritti in modo nervoso e fitto, in francese.
Eccola che torna dalle distanze.
 
   
 
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