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Autore: ImmaEFP    01/11/2015    2 recensioni
Mani gelide,pioggia. Tempesta nel cuore. Ma sei lì ad aspettarlo,perchè devi,vuoi dirglielo. E allora ti resta solo una cosa da fare. Scegliere come procedere e come terminare.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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‘’Oggi dietro la porta negli angoli sporchi mi conosco davvero.’’


Sfinita, bagnata dalla pioggia e gelata prendi le scale, un gradino, un altro, non terminano più, e tutto perché sei tu a fermarti a voltarti indietro con la speranza che possa inseguirti. Ma ti convinci che forse l’ha fatto già troppe volte, e che tu, sei costretta a rimangiarti quelle parole che fino a un secondo fa ti frullavano nella testa “Potrebbe essere l’inizio di una nuova vita”. Prenditela solo con te stessa, forse te lo meriti, hai sempre fatto la vittima, hai pianto di nascosto quando irrimediabilmente il tuo matrimonio era caduto in frantumi. L’hai odiato, gli hai sbattuto in faccia le sue responsabilità, le sue colpe e tu? Stai facendo esattamente la stessa cosa. Come può guardarti negli occhi ancora e ancora? Si fidava di te, ti aveva dato tutto quello che in dieci anni aveva desiderato fosse solo tuo, te lo sei presa, scrupolosamente e ne hai fatto quello che volevi, forse inizialmente anche ciò che sentivi, ma allora perché? Perché hai accettato di tenerlo lontano? Di mollarlo senza una spiegazione? Ci stai pensando ora poggiata alla parete della scala, mentre tenti di salirci piano piano. Pensi che lui non se lo meritava, che in fondo bastava solo rassicurarlo, dirgli quello che sentivi e se non eri pronta ti avrebbe capita, come ha sempre fatto, ti sarebbe stato comunque accanto, senza pretendere nulla, si sarebbe anche trattenuto, ma ti avrebbe tenuta stretta a sé. Egoista e vigliacca. Ti sei approfittata di lui e dei suoi sentimenti. “Tanto mi corre dietro da dieci anni non può mica fermarsi ora?” allora sei proprio stronza. Ma ora, ora che l’hai guardato, che hai visto i suoi occhi lucidi e delusi l’hai capito. Lui senza di te non ci sa stare. Hai Capito che lui ti ha dato tutto e tu, NIENTE.
Non sai come ci sei arrivata, ma ti senti fottutamente persa, questo posto non ti va più bene, e un nodo ti si attorciglia alla gola quando ti volti verso la porta di fronte alla tua. In quegli ultimi giorni ti era mancato bussarci di notte. Vederlo uscire con il suo splendido sorriso, avviarsi verso di te e sentirgli dire che gli eri mancata.  Quella porta è chiusa. Da due lunghe settimane, e poche sono state le volte in cui l’hai incontrato sul pianerottolo, anzi forse solo una. C’era Tommy con lui, ma stranamente quel piccolo ometto dai capelli biondi, bello come suo padre, si era limitato a fissarti con un viso triste, ma legato alla mano di suo padre che invece ti stava evitando, chissà cosa gli aveva detto. Sai soltanto che quei due piccoli occhi ti stavano abbracciando.  Hai deglutito e sei entrata dentro restando a guardarli dallo spioncino. Resistevi. Poi di giorno o di notte quando eri chiusa nelle tue quattro mura sporche, vuote senza di lui, leggevi un libro o bevevi una tisana, avevi preferito stare alla larga dalla camomilla, ma non potevi startene buona e far finta di non aver sentito la sua porta sbattere come se fosse un normale e sconosciuto vicino di casa. Avevi quella voglia matta e disperata di raggiungerlo. Un po’ come quando si era fatto crollare la libreria addosso, poco prima di fare l’amore. Quel trambusto che avevi sentito ti aveva fatto dannatamente sentir male, e lui lo sa che “è sempre stato una tua preoccupazione”.  Ora giri le chiavi nella toppa, lasciandoti tutto alle spalle, quella vita che hai vissuto per poco tempo e che anche se ti aveva travolta in pieno s’era sempre fatta notare e che tu, inconsciamente hai cercato di tener lontano. Sei stata tu a scegliere di sceglierlo, perché eri oltre che attratta maledettamente innamorata di lui, solo che ti faceva strano, avevi così paura che tutto questo non fosse stato alla tua altezza, che saresti crollata, che dopo essere fallita non lo meritavi, eppure guardati, nei tuoi difetti e nell’imperfezione lui ti ha amata. Sei stata tu a scegliere di non sceglierlo e solo perché cavolo, ci eri finita proprio tutta nell’immensa voragine dell’amore che provava per te e a differenza sua ti sentivi nulla, perché sapevi che non avresti potuto ricambiare quell’amore come lui stava facendo. Almeno così credevi. Gli bastava la certezza, una sola e ti avrebbe aspettata ma con te e lui insieme. Ti lasci cadere lungo la porta di legno, tormentandoti i capelli, e ormai hai la certezza che sei un disastro, che se non hai lui non puoi sopravvivere. E te ne sei resa conto, quando ormai hai capito chi sei davvero. Il tuo cuore, è sporco come quella casa che ormai non riconosci più. Tutto questo per te non ha senso, e quest’angolo buio e freddo ti fa rabbrividire.

‘’E tu, voce infinita, mi mostri chi sei quando vieni a capirmi.” 

Neanche più le coccole del tuo cane, della tua coscienza, possono farti star meglio. I pensieri fanno a botte dentro di te, ti accecano la vista, e quel lieve dolore alla testa esplode. Ti sollevi e con un conato di vomito che ti raggiunge la gola ti trascini come un vecchio straccio verso la porta del bagno. Tutto di ricorda lui, nient’altro che lui e tutte quelle volte che gironzolava tranquillamente per casa, ed era felice, splendeva. Gli esplodeva il cuore di gioia, e ti ci metti un attimo nei suoi vestiti, aveva potuto liberare i suoi sentimenti chiusi da una vita in gabbia, e tu, egoista e vigliacca, li hai gettati altrove senza farglieli più ritrovare. Che lui poi quando era con te si guardava allo specchio e sospirava, non avrebbe più smesso di amarti, e poteva dirtelo, poteva dimostrartelo , non aveva più quella malinconia, quell’angoscia come quando si accontentava di spiarti dalla finestra, di non poterti sfiorare, ora eri diventata concreta, almeno fino a quel mattino quando davanti a un caffè schifoso gli hai detto sfacciatamente che volevi restar da sola. Ti sta bene, ti sta bene sentire quel peso sullo stomaco, raggiungerti alla gola e riscendere, senza dargli la forza di liberarsi. Non sei mai stata così male. E quando raggiunge il limite, le forze si concentrano per cacciarlo via, sporcandoti della disperazione. Sei sfinita. I tuoi indumenti sono diventati fastidiosi, sembrano appiccicosi e la tua pelle gelida cerca insistentemente calore, nient’altro che questo, ma tu non gliene dai la possibilità. Vuoi farti del male. Ma infondo c’è qualcuno che non potrebbe sopportarlo. E forse tu ancora non lo sai. Tutto diventa sciatto e invisibile, ci sei solo tu e lo specchio. Ti guardi e pensi che sei diventata una persona orribile, che non ha niente di così bello come lui diceva. Ti manca la certezza, perché se solo l’avessi trattenuto, gli avresti permesso di far parte della tua vita, ora ti sentiresti bene, ti vedresti bella anche con qualche ruga in più, con i capelli bianchi e con il titolo di nonna Camilla. E guarda che lo eccitava parecchio. Non si sarebbe mai stancato di te. Si sarebbe sforzato per far uscire anche quel minimo che non poteva darti. La sua vita eri tu, da sempre. Porti le mani screpolate e fredde al viso, quelle mani che solo lui sapeva riscaldarti e sprofondi nell’abisso non facendo neppure attenzione o almeno percepire quello che sta accadendo fuori dalla porta di casa tua. Tu, non credi neppure a quello che senti, voce infinita. 
-Camilla! Apri questa maledetta porta!- e ancora una volta credi sia solo il frutto della tua immaginazione. Non ti scosti, riprendi a guardarti, non sai neanche quanto tempo ci resti, e ormai il resto del mondo l’hai scordato, se ti sfondassero la porta e mettessero casa sotto sopra tu staresti ancora a fissare quell’immagine irriconoscibile che hai di te.  Quello che esce dalla tua bocca è un respiro affaticato e distrutto, non hai neppure la forza di gettarti sotto la doccia calda. Prendi te stessa, ma neanche più quello sai fare, ti ci vorrebbe una corda per tirarti dall’altra parte della casa, nella tua cucina. “Una tisana, mi ci vuole una tisana” pensi tirando verso di te la porta. Ormai ti è anche passato il dubbio se quella voce fosse stata solo la tua coscienza o se sul serio qualcuno stava urlando il tuo nome.  Eri arrivata all’esasperazione. Un fornello acceso, l’odore del gas finito accidentalmente nell’aria che tu stessa ti costringi a respirare a narici spalancate, ma ti siedi su uno degli sgabelli per reggerti almeno in piedi. E aspetti fissando quella parete stanca e spoglia di fronte a te. Perché la pioggia continua a battere contro il vetro della tua finestra, il cielo diventa buio e tuoni e lampi prendono il posto dei tuoi pensieri. Fuori come dentro. E ora il tuo unico pensiero sono le sue braccia che in momenti come questi facevano tornare il sereno, non importava il temporale, il diluvio universale se eravate stretti l’uno nell’altro. Ora più di prima ti manca da morire e tu, aria assente, ti trascini verso la porta, un po’ come quella sera tranquilla in cui l’unico dubbio era andare o non andare a chiedergli la camomilla che mancava nella tua dispensa. Quella sera che, non potevi immaginarlo, sarebbe diventata la vostra sera, dove i corpi si svestivano dalle paure oltre che dai vestiti. E il suono del silenzio irrompe quando in un solo colpo afferri la maniglia della porta. Fuori diluvia, lui però è qui, ad aspettare che tu aprissi, bagnato fradicio e infreddolito. Era stato lui ad urlare il tuo nome, e tu, ancora una volta l’avevi colpito all’altezza del cuore. Vorresti prenderti a botte. Lo guardi, ha gli occhi stanchi e che insistono di chiudersi, ma che si sforzano per guardarti. Quella voglia matta di chiudere la porta e trascinarlo dentro. Ma forse è venuto per mollarti uno schiaffo. Quello che meriteresti. Non dici niente. Lui invece insiste, resisti e poi crolla. Si accosta sul ciglio di casa tua, ti osserva per bene, ma la prima cosa che nota è il tuo viso. Ti sfiora le guance, con la paura di amarti anche in quel preciso momento e di fartelo capire quando in realtà vorrebbe solo rimproverarti, farti sentire una schifezza, prendersi la soddisfazione di farti aspettare e soffrire esattamente come lui. 
-Guardati, sei gelata.- ma tu sai che non ce la fa. Ti guarda e piega le sue labbra verso l’interno per trattenere il pianto. 
-E tu sei bagnato fradicio, quanto tempo sei rimasto sotto la pioggia?- ti fa pena, sempre e solo colpa tue se fa queste cazzate.
-Tutto il tempo necessario per capire se dovevo raggiungerti.- se l’ha fatto per quello che pensi non ti azzardare a saltargli addosso, non fare l’idiota, parla con lui.
-Non capisco perché sei venuto visto che non lo merito.- inizi a ragionare ma lui ti distoglie dal resto del mondo, dalla ricerca razionale di te stessa.
-Mi fai entrare?- ti chiede con pietà dopo l’ennesimo colpo di tosse. Gli fai spazio e finalmente sospira ora che nelle tue mura di casa lui comincia a riscaldarsi. Con la tenerezza che ti sta iniettando gli prepari una tisana calda, se la merita tutta. E come se fosse di casa si siede su quel divano, quello che ti ricorda tanto i vostri momenti di effusione, dove la passione stava per esplodere, appunto stava. E ora hai capito che devi mantenere le distanze, due posti lontano da lui, ma pur sempre riesci a guardarlo negli occhi. 
-Prendila tutta che stai tremando.-  lo osservi mentre sorseggia cercando di non scottarsi, tanto per quello ci hai già pensato tu. 
-Ho sempre saputo che avevi un rimedio per tutto, strano però non ce l’avessi per i casini che combini.- quell’espressione non sai decifrarla, se era ancora deluso o se ti stava accusando con la speranza di sotterrarti.
-Quello di averti costretto ad ascoltarmi e aver scelto il posto e il momento sbagliato o quello di averti mollato mentre Livietta stava per partorire?- non hai alternative, o altre ipotesi. Scuote il capo, e menomale che tu eri la più intelligente.
-Quello di avermi fatto innamorare di te.- ti si spezza la voce in gola, il respiro e quel corpo freddo si congela. –perché con tutte le cose che dovrei rinfacciarti, per tutto il male che mi stai facendo, io la cura giusta non l’ho trovata, anzi forse non l’ho neppure cercata.-  
-Gaetano io…- abbassi lo sguardo stringendo le palpebre, quanto male ti fa vederlo così. Ma ti costringe a star zitta. 
-E sai qual è la cosa più strana? Che questo casino a me piace da morire, e senza il quale non potrei stare.- intanto la tisana si sta raffreddando fra le sue mani. 
Ti sta capendo, ti sta amando anche nel modo più bello che una donna possa meritare, ma tu credi di essere quella sbagliata, e certo, hai fatto un bel casino ma ti ha perdonato solo guardandoti negli occhi. E solo ora hai capito che quello è l’uomo della tua vita (diciamo che hai avuto la certezza, perché l’hai sempre saputo). Nessuno ti aveva mai coinvolta in quel modo, ne Renzo ne Michele, che avevi deciso di mollare quando era cominciato il tuo tormento. Non ci stavi insieme ma avevi deciso di restare in buoni rapporti con lui, e avevi provato a sorridere ma ti faceva strano, non stavi bene, non la sentivi quella forza di attrazione e questo voleva dire che non eri compatibile, che ti mancava qualcosa (o qualcuno), che credevi pure di poter restare senza Gaetano, che tanto non l’avresti rimpianto, volevi fare la forte. Che non avevi bisogno di lui per star bene con te stessa. “Tanto non si ha mai bisogno di una sola persona per essere felici” e invece continuavi a pensarlo. Sentivi di tradirlo anche solo sorridendo con Michele, pur se avevi deciso di fare la nonna libera e indipendente, ma tu volevi o meno, dipendevi da Gaetano. E quella mattina dovevi incontrarlo, voleva portarti al bar, ma tu l’hai fermato mentre ti salutava affettuosamente, forse anche troppo, e glielo hai detto “IO NON STO BENE CON TE”. E lì ti sei sentita libera e sicura. Era passata l’ebbrezza di rivedere il vecchio amore. E ora guardalo, per te lui si è fatto travolgere dal diluvio, ti è venuto a cercare e ora ti sta parlando, di quello che nonostante tutto non smette di provare per te. E l’hai capito. Potranno passare mesi, anni o decenni, ma lui non smetterà di provare esattamente le stesso cose, e devi ritenerti fortunata, un uomo come lui non lo trovi, non esiste. Potrai litigarci, sarete costretti a dormire in due stanze separate, ma vi mancherete da morire e farete l’amore. Ma sicura che lui non potrebbe mai rinunciare a te, a voi. Dagli la possibilità di dimostrartelo e dagli la certezza che nella tua vita lo vuoi davvero. Con tutta te stessa.

‘’Ho bisogno di cambiare e te lo voglio raccontare.’’


-E vorrei farti male, vorrei farti soffrire, farti aspettare dieci anni ma io senza di te non ci so stare.- Ti sorride malinconicamente, ma una cosa è certa, non è facile farlo cedere, almeno non così, non ora. –E che tu mi hai dato tanto, ma ti sei presa tutto. Non riesco a sentire quello che provi per me, non riesco a vedere che mi ami. Non mi hai dato la certezza di volerlo vivere davvero il nostro amore.- ne vale la pena chiarire la situazione, dargli delle spiegazioni, farti perdonare.
-Io devo darti molto di più Gaetano.- in tutto questo noti come è mal ridotto, dalla testa ai piedi. Si limita a guardarti e a bifonchiare una risata come se non riuscisse a crederci. –Voglio dimostrarti che mi hai cambiata, che da quando ti conosco non riesco a fare a meno di te, non ho mai fatto a meno di te, quando ti incontravo mi sentivo esplodere di gioia, e probabilmente già ti amavo, ma tu sai…- 
-Il passato è passato e lo comprendo e lo sotterro, quella era la fase della repressione e della resistenza, ma io ti sto parlando della nostra vita, di quella che ci siamo giurati di vivere assieme.- accenni col capo, è passato lui dalla parte della ragione.
-Permettimi di dimostrarti che neanche io so stare senza di te.- e basta un solo sguardo, un solo riflesso negli occhi per meritarti il suo sorriso, piccolo ma sempre il suo bellissimo sorriso.
-Devo crederci? Tu sai stare solo con te stessa.- una pugnalata? Devi prenderla così? C’ha ragione.
-No, io non so stare neanche con me stessa se non ci sei tu. Ho bisogno che tu mi regali un’ ananas tutti i giorni perché io possa avere la certezza di essere perfetta, almeno per te.- sei ironica, cerchi di non demoralizzare la situazione  gli scappa un sorriso, più grande di quelli che ti mettono gioia fino dentro l’anima. 
-Farò la scorta.- almeno è servito a farlo riscaldare, ora che sul suo viso sono comparse quelle due meravigliose fossette.
Ti sei giurata di cambiare. E lo sai anche tu, bisogna riprendere da dove vi eravate lasciati. Sei sicura, e forse per la prima volta hai la certezza che questa è la tua vita, che non hai più paura che questa possa essere la svolta definitiva, che certo lui non potrà mai tradirti o farti piangere, perché ti ha aspettato e continuerà ad aspettarti.  E quindi ti liberi di tutte le tue insicurezze, di tutte le paure e le paranoie, sorridi perché ora andresti anche in capo al mondo per lui, lo rincorreresti in aeroporto o semplicemente sulla spiaggia, perché dovunque lui vada, tu vai con lui. Hai bisogno di poco per essere felice. Avete sorriso in sintonia, vi siete innamorati di quello sguardo, vi siete incontrati con gli occhi ed in un attimo siete esplosi dentro di voi. Ha annullato le distanze, evidente che non potete stare l’uno senza l’altro. Quella maledetta tazza bianca ha macchiato il tavolino ma che ti importa se in ricompensa ti sta avvicinando a lui? Come se ti stesse dando la certezza che anche se hai sbagliato, se probabilmente sei stata una deficiente, lui ti ha perdonata, come ha sempre fatto, ti sta permettendo di continuare ad amarlo e solo perché vuole fidarsi dei tuoi occhi. Perché lui lo sa quando sei sincera. E ti guarda prima di sfiorarti il viso e spostarti una ciocca di capelli umida. 
-Sei ancora tutta bagnata.- e ride, e tu, indubbiamente, sei felice. Ti mancava così tanto. -Credo che dovresti andare a cambiarti.- continua alternando lo sguardo tra le tue labbra e i tuoi occhi. Non sai cosa rispondergli, forse le parole stavolta non bastano e anche lui sinceramente ha bisogno di sistemarsi. 
-E tu? Sei un pezzo di ghiaccio.- l’istinto ti spinge a poggiargli una mano sulla mascella, una delle tante volte che l’hai fatto. E lui, irrimediabilmente si fida di te, e stavolta non ti lascia scappare. Gli è bastato guardarti negli occhi per capire che eri pronta, che ti ci era voluto un bel po’ certo, ma nessuno poteva fargli credere diversamente. Ti conosce bene, conosce le tue indecisioni e capisce pure quando ti passano, conosce i tuoi segreti, le tue follie, conosce il tuo corpo nel minimo dettaglio e ha la certezza che tutto questo non finirà, perché glielo hai provato e non sarebbe neppure venuto a rincorrerti se non ne era sicuro. Quegli occhi azzurri nei tuoi cioccolato, ti imprigionano. 
-Hai la pelle così fredda.- ti sussurra spostando le labbra sul palmo della tua mano ancora inchiodata al suo viso e cerca di trattenersi chiudendo gli occhi ma quando li riapre tu sei ancora di fronte a lui con gli occhi lucidi e riesce a percepire il tuo sguardo confuso, tra il malinconico e il dispiaciuto e l’ha capito che ti senti terribilmente in colpa, e per lui hai sofferto abbastanza. Non c’è scusa per tenerti ancora lontana, anche se, se l’era augurato. Ma giusto il tempo che non ti incontrava, perché tu quello strano effetto glielo fai ancora. Ora scegli. Accosti lentamente la mano nei suoi capelli a rischio e pericolo di entrambi, e la forza vi attira l’uno contro l’altro proprio come due calamite. Ma siete ancora troppo distanti, i secondi, i minuti per restare a guardarvi negli occhi sono fondamentali per fare pace. Lo rapisci con un bacio prima che possa farlo lui, zittirgli tutte le sue paure e le sue incertezze, i dubbi, dare una risposta alle sue domande, leccargli l’orgoglio (degli ultimi giorni) e sacrificare la vostra astinenza. Ti butta le braccia al collo con delicatezza trasportandoti lentamente sulle sue gambe e stringendoti contro il suo bacino. E quando sei a cavalcioni su di lui che tutto intorno a te si spegne, e quel temporale che ha invaso la città e quei fulmini che proiettano una luce sulla parete bianca, giusto il motivo per tenervi ancora più stretti e far scorrere questa maledetta sera fredda e tempestosa. Ma col freddo che si imprigiona nelle mura di casa e i corpi a temperatura ambiente vi coinvolgete nello stesso identico desiderio. Con le labbra ancora aggrovigliate ti solleva, inchiodandoti le gambe al suo bacino e a passo cauto si avvicina verso la porta del bagno che sbatte sulla parete con poca delicatezza. E quello che è un assetante bacio diventa uno sguardo di liberazione, dove quello che conta è il modo in cui gli occhi tornano a parlarsi, dove le mani tornano a cercarsi. E come non aveva mai fatto prima ti piazza sul marmo del lavandino facendoti sobbalzare all’impatto con il freddo, ma le sue mani sono già sul tuo collo prima delle labbra che ti implorano di arrivare all’altezza dello scollo di quella terribile maglietta verde, scoprendoti una gran parte e leccandola lievemente con la punta della lingua, lato destro del cuore, lì dove tutto impazzisce. 
-Aspetta..- si imbatte di nuovo nel tuo sguardo. Ed è lì che sparisei la consapevolezza che tutto sta accadendo, la paura torna a impossessarti di te. O forse, è appunto la paura stessa che devi temere, perché non ti lascia, non ti permette di scendere, anzi ti controlla mentre infila le mani nel tuo borsello rosa sfilandoci due batuffoli bianchi e cospargendoli di acqua struccante. E’ stato incapace di cucinare figurati se ora sa da dove cominciare a pulire il tuo viso. Ma in un modo o nell’altro deve ritrovare in te la donna di cui si è innamorato, quella naturale. E tu, bifonchiando una risata tra le labbra chiuse, stai al suo gioco e quando ha terminato ti fissa per bene passandoci una mano sopra per assicurarsi che la tua pelle sia morbida e profumata.
-Ora sei perfetta.- ti sazia con un bacio ardente e dal gusto dolceamaro, in contemporanea al movimento delle mani che ti liberano con estrema forza dei tuoi indumenti e tu, coinvolta come la prima volta, ti ritrovi a fare lo stesso con la sua camicia, e questi cadono sul pavimento impregnati di acqua. Stavolta tutto scrolla via dai corpi, la paura che tutto possa ricominciare e finire esattamente come era capitato, cessa la sensazione di smarrimento o di insicurezza, quella ormai è morta e sepolta, perché questo non è un gioco di seduzione. Questa è la prova che lontani o vicini, nel bene o nel male, stanchi, distrutti, in qualsiasi stato, vi cercherete, vi guarderete negli occhi, vi assomiglierete, sarete compatibili e vi completerete. Ed ora che hai ammesso finalmente a te stessa che non hai più bisogno di tempo (che forse non ne avresti mai avuto veramente bisogno) ora che non può non definirvi una coppia, spogliatevi dei vostri pensieri, della realtà che vi circonda, e liberatevi dalla prigione di questi giorni, con la certezza che l’ergastolo dei vostri cuori è obbligatorio. Fatti trasportare dai suoi movimenti, resta ai suoi tentativi di stringerti attorno al suo bacino, e quando ti riesce sentirlo sussultare mentre le tue unghia finiscono per graffiargli la schiena allora con forza e decisione lasciati andare, lascia che ora sia la passione a dirigervi sotto il getto di acqua calda. E scordati di esistere da sola, perché la vita assieme al tuo uomo è garantita. 


‘’Si son sicura, mi addormento e vengo a prenderti ora […]e giochiamo a star bene. Ho paura e ti amo e per questo ti dono, accarezzami adesso per sentire chi sono.’’


E ti ricordi di quei pomeriggi chiusa in camera, disperata tra le lenzuola e i mille sporchi fazzoletti mentre cercavi di ‘prenderti’ a schiaffi, augurandoti di pagarla, di soffrire per quello che, involontariamente o comunque senza alcuna intenzione, gli avevi fatto, portandoti un peso a partire dalla stessa sera in cui tutto era successo. E così, eri fallita sul serio, avevi capito che donna eri diventata per colpa del tuo essere stata troppo fedele e nello stesso tempo ingenua in tempi lontani. Il tuo vivere nel rimpianto, il tuo aver fallito come donna e come moglie ti aveva fatta precipitare, ricordandoti che se eri fallita nessuno poteva ricostruire i pezzi di te, neppure un uomo che in fondo ti stava solo amando da una vita e che dapprima stava facendo di tutto per allontanarti dalla prospettiva che avevi di te, e che poi, lentamente e con rispetto ti aveva fatta innamorare. Ha vissuto quei momenti con te come se la vita gli stesse offrendo un’ennesima possibilità, stavolta (almeno inizialmente) senza dover rimuginare nulla, e quindi il suo cuore esplodeva di gioia, ma poi ha cominciato a vivere nella sua ombra, nella tua incertezza, e la paura di perderti, di non sentirti sicura di voi,l’aveva divorato..sperava di sbagliarsi, e certe volte se ne convinceva, ma poi arrivava la tempesta a scatenarsi su di lui facendo riaffiorare le mille domande a cui faceva fatica trovare una risposta. Avrebbe preferito non aver cominciato nulla con te, gli avrebbe fatto bene restare quello che eravate, perché ti aveva accusata di averlo usato, di averci fatto quello che ti pareva (anche col senno di poi che non ci credeva affatto), avrebbe mille volte accettato l’ennesimo rifiuto, di quelli che si erano sempre visti, anziché accettare di perderti dopo quello che era successo, ammettere a se stesso che dieci anni li aveva calpestati sotto le scarpe e che non sarebbe servito a nulla la pausa di riflessione tanto non avresti mai cambiato idea, e se ne convinceva, tanto che la sua vita non valeva più niente. Ma ora, non sa come, tu gli hai dato la certezza che si era esageratamente sbagliato. “Se vuoi provarci fallo fino in fondo, altrimenti non iniziare”. Questo si sta ripetendo mentre continua a prenderci gusto con le tue labbra. E orgoglioso e testardo come lo era stato in quei giorni ci voleva un motivo valido per ricominciare a provarci. E il motivo è stata proprio la tua certezza. 
E qui corpi ora bagnati dall’acqua calda, si sono finalmente riscaldati, sentendo ogni punto del corpo formicolare per il proprio cambio di temperatura e a rendere le cose più complicate sono i baci tratti dalla serie “intrugli omeopatici”. E la sensazione di perversione vi riporta entrambi nella sfera di Agatha Christie e dei suoi finali a sorpresa. Una doccia così immensa e capiente fino a dieci persone diventa il vostro piccolo e ristretto rifugio. Un angolo riscaldato dal calore dei vostri corpi e tu, assetata, gli permetti di esplorarti con delicatezza. I baci aggressivi e sazianti, le mani che ti blocca sul capo per attizzare la passione, fino a stravolgerti i pensieri. La persuasione che si cela dietro all’apparenza di voler fare solo l’amore, diventa sinonimo di viversi, sentirsi liberi e considerarsi completi e soddisfatti. Ti si strofina contro senza darti la possibilità di farti sentire rilassata, perché la tensione si è resa partecipe della gara a cui i tuoi muscoli sono sottoposti, assieme alle contrazioni che ti raggiungono il basso ventre quando con forza ti proietta nell’atto estremo di sentirti nuovamente sua e poi, magicamente ti riporta alla realtà, fermando i suoi delicati ma razionali movimenti, guardandoti negli occhi e riprendere fiato, per affermare un attimo dopo che già gli manchi, e stavolta sei tu a dargli certezza, l’ennesima, che ti senti esplodere della vita che sta continuando grazie a lui. E le tue mani ti fanno male. 
E tutte le volte che vi siete ritrovati a fare l’amore non vi siete mai sentiti così lontani da ciò che stava accadendo fuori dalle mura di casa, stavolta c’è un principio primo a considerarvi uniti e a dipendere l’uno dall’altro, la profonda consapevolezza di non potervi più abbandonare, dove va uno va l’altro, in qualsiasi situazione, di non poter fare a meno dei rispettivi respiri. E basta una mano a tracciarti le linee del tuo perfetto corpo per farti capire chi sei veramente. E l’ennesima dimostrazione di ciò, quando la tensione, il dolore, lo sfinimento aumentano raggiungendo la soglia del piacere e lasciarvi guidare dalla leggerezza dell’acqua che scorre delicatamente sui vostri corpi, ansimando insieme. Lì dove batte il cuore, vi basta toccarvi con mano per riscaldarvi.
‘’Non dimentico niente e per questo mi salvo, perché ho direzione, voglio dirti che ho vinto, voglio dirti ti amo.’’
E hai vinto contro la tempesta che si era scatenata dentro di te, hai scrollato di dosso tutte le paure, i turbamenti, dagli inganni, dal terrore che avevi di te stessa, e glielo fai sentire donandoti a lui. E ora glielo puoi anche urlare, ma forse non ora, non ora che tra i gemiti e i sussulti state implorando i vostri corpi di non fermarsi e di empire i vostri animi di ciò che mancava. E allora schiacciata dal suo peso contro il muro nel tentativo di assaporarti, glielo puoi sussurrare.
-Ti amo.-

''C'è qualcosa che vola,lato destro del cuore.''

   
 
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