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Autore: Vienellium    01/11/2015    0 recensioni
Sophie, per quanto ci provi, non riesce a ricordare nulla prima di una nevosa giornata d'inverno in cui viene soccorsa da Charles Nightingale.
Si troverà a vivere in un mondo (che potremmo definire Vittoriano con accenni Steampunk) subbuglio: per le strade serpeggia l'inquietudine e la criminalità è alle stelle. Nessuno si sente più al sicuro.
Si sussurra che un mostruoso esercito si sta radunano ai confini del Regno.
La miccia è l'attentato al cuore della Capitale in cui perde la vita la Maga di Corte, precipitando il mondo sull'orlo della guerra più sanguinosa che abbia mai conosciuto.
Sophie si ritrova suo malgrado nell'occhio del ciclone a causa della Maledizione di una Strega gelosa. Con l'obbiettivo di spezzarla, Sophie parte per l'ignoto.
Districando il filo del suo passato e quello del suo futuro, finirà per intrecciarlo, che lo voglia o meno, con quello dell'affascinante, misterioso e temuto Mago Whol, che si dice essere il più potente di tutti i tempi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"[...] E così Gothel rinchiuse la bimba in un'alta torre senza porte e senza scale, solo una minuscola finestrella, nascondendola al resto del mondo." 
-Raperonzolo, Fratelli Grimm

La piccola Sophie fissava il mondo dalla finestra della biblioteca della Residenza Nightingale nella Capitale. Che fuori splendesse il sole o nevicasse, guardava il mondo al di là del vetro sempre con lo stesso interesse: ecco un paggetto che si affrettava lungo la via per andare a consegnare un qualche messaggio, chissà quante piume ci saranno volute per il cappello di quella signora a passeggio, ecco il treno delle 15.00, il decimo partito dalla stazione Centrale quel giorno, sbucato per un attimo prima di imboccare un nuovo sottopasso. 
E l'immaginazione di Sophie prendeva il volo, animando il mondo di mille colori e dettagli. 
Chissà, magari quella che stringeva tra le mani il paggetto era una lettera d'amore, intrisa di profumo da una bella dama per colui che le aveva rapito il cuore. E quella signora dall'incedere altezzoso... Forse qualcuno avrebbe dovuto farle notare che più che una composizione di piume, sembrava avesse in testa una gabbia piena di volatili. 
E a ben guardare, la nuvola di fumo prodotta dal treno a vapore sembrava proprio avere la forma di un drago con le ali spiegate. 
A volte, nel confronto, le pareva che la sua vita non fosse reale. Come se passando troppo tempo sui libri la sua stessa vita fosse diventata altro che l'ennesimo palcoscenico dove far vivere la sua fantasia. 
A riportarla alla realtà ci pensava il padre, Charles, o la governante Mrs Bottompomp, una signora dalle forme generose e un carattere ancora più ingombrante. Era stata lei ad occuparsi di Sophie fin dal suo arrivo. 
La biblioteca rimaneva il suo porto sicuro. Lo era dal primo giorno della sua "Vita-dopo-il-bianco".

Il viaggio in carrozza era stato interminabile. Appena era stata accolta in Hearthstone Hall, residenza di Charles Nightingale, l'uomo che l'aveva trovata nella neve, dopo un bagno e un cambio d'abito era stata accompagnata nella biblioteca. I suoi sensi già sovraccarichi, tempestati da mille novità dopo il vuoto candore del campo innevato, vennero messi nuovamente alla prova. Era una stanza di notevoli dimensioni, sia in larghezza che in altezza, un tripudio di legni scuri che emanavano un forte odore di lacca, residuo di una recente riverniciatura che indicava che veniva ben tenuta. Poi la nota di mezzo: profumo di carta stantia, la sua preferita. Mosse lievemente le dita a sfiorare l'aria, immaginando di sfogliare un tomo: quasi riusciva a sentire la carta scricchiolare sotto i polpastrelli.

Sophie si era sentita a casa. Non sapeva spiegarsi come potesse essere, in quel luogo non vi aveva mai messo piede. Anche se non ci avrebbe messo la mano sul fuoco: era tutto confuso nella sua testa, un vortice di pensieri e ricordi a cui non riusciva a dare un senso. Quando provava ad afferrarne uno, questo le sfuggiva, le veniva un gran mal di testa e poi aveva come la sensazione che in realtà quel ricordo non ci fosse mai stato. L'unica certezza era ciò che i suoi occhi e il suo olfatto le trasmettevano: "casa". Ed anche un gran dolore alle meningi se provava a dare un senso a tutto ciò.

Era lì perché in quella stanza vi era un grande camino, davanti un tappeto e un paio di poltrone, su una delle quali venne fatta sedere a scaldarsi. Stremata, vi si accasciò a peso morto. L'altra era occupata da una signora "grigia": fumo i capelli, gli occhi plumbei e la pelle chiara ed opaca. Nonostante l'aspetto cupo, nelle pupille si poteva scorgere un luccichio di simpatia, le labbra sottili erano atteggiate ad un sorrisino benevolo. Sophie nel notare questi dettagli fu rincuorata e la signora conquistò la sua fiducia.

Con una bella voce decisa ma gentile le chiese il suo nome, forse per educazione o per metterla a suo agio, pensò la bambina, era sicura che lo sapesse già. Lei si presentò come Argareth Suleman. Le chiese da dove venisse, come fosse finita nella neve... Sophie non seppe rispondere: più cercava di racapezzarsi, più si sentiva confusa e dolorante.

Nonostante l'evidente insuccesso dell'interrogatorio a cui i grandi l'avevano sottoposta, questi non sembravano delusi, anzi. Sicuramente sapevano qualcosa più di lei che li rendeva così sicuri. A Sophie non piaceva che i grandi le nascondessero dei segreti. A lei piaceva sapere le cose. Ma al momento era distratta, troppo occupata a cercare di tenere gli occhi aperti. La sedia così comoda, un calore invitante... Abbandonarsi al sonno fu facile, sapeva che non le avrebbero fatto del male, il signore coi baffi di nome Charles glielo aveva promesso. Percepì la nota di fondo: aroma delicato di rose in boccio, da un vaso poco distante.

La percezione olfattiva fece scattare qualcosa e nel dormiveglia quasi le parve di riuscire ad afferrare un pensiero, di sentire una voce familiare chiamarla, di guardare. Aprì gli occhi il tempo di capire che non era stato Charles o la signora Grigia - che ora confabulavano tra loro- e che nessun'altra persona era nella stanza. Richiuse gli occhi. Inspirò.

Forse aveva immaginato tutto. Era troppo stanca. Le scese una lacrima: per la stanchezza, o forse per quella tristezza che le aveva stretto il cuore.

Così familiare, era forse... I pensieri le sgusciarono via come anguille e di addormentò.

Molti anni dopo, ormai adulta, ancora guardava il mondo da quella stessa stanza, dalla stessa finestra che affacciava su una delle vie principali della Capitale, negli occhi blu la stessa meraviglia di allora. La differenza stava nel cuore: palpitava per farne parte, di partecipare a quel mondo che non aveva fatto altro che osservare. Non le bastava più lasciare aperta la finestra sperando che prima o poi vi entrasse tutto il cielo. Non le pareva più sconosciuto, aveva imparato tanto, abbastanza per avventurarsi nell'ignoto, affrontare un'avventura dietro l'altra e trovare la strada giusta. Capire finalmente se stessa.

Easter Eggs: "Chiuso dentro una torre di parole" verso rubato alla poesia "Specialmente se il vento d'ottobre" di Dylan Thomas. 
Il capitolo contiene anche un omaggio a Bisotti.

  
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