HARRY
Quando accettai
l’invito di Sophia di raggiungere Liam e mio
cugino al Theatre Royal per bere qualcosa, di certo non avrei mai
immaginato di
trovare Louis incollato alle labbra di Liam, suo
“cognato” per giunta.
Dopo che la ragazza mi aveva
convinto ad unirmi a loro, mi
costrinse a cambiarmi perché, a detta sua, il mio outfit
“non era consono a una
serata al pub”, perciò dopo aver indossato i miei
adorati skinny neri e una
camicia floreale che avevo portato da Holmes Chapel, uscimmo di casa.
Eravamo sul bus 37 quando lo
smartphone di Sophia squillò e
sentii la ragazza rassicurare all’altro capo del telefono che
a momenti saremmo
arrivati.
Nel frattempo
contemplavo la città dal finestrino del bus: non
c’era cosa più
bella di Edimburgo di sera, le luci, il castello, le persone che
passeggiavano,
era tutto così perfetto. Non avrei desiderato
città e compagnia migliore. Stavo
davvero bene.
«Era Liam»
mi disse, facendomi ridestare e anticipando la
risposta alla domanda che era sicura le ponessi.
«Che
ha detto?»
«Lui e
Niall sono già lì e hanno preso un tavolo,
manchiamo
solo noi insomma!»
«Scommetto
che Niall non ha saputo resistere un minuto di
più senza bere un po’ di birra!» dissi
scoppiando a ridere, coinvolgendo anche
Sophia.
«Siamo
arrivati, riccio! Prenota la fermata che scendiamo.»
«Ai suoi ordini,
capo!» le feci, imitando il saluto
militare.
Non appena
entrammo nel Theatre Royal, notammo malvolentieri
che era pieno di gente e di Liam e Niall non c’era nemmeno
l’ombra.
«Li
vedi?» le feci, mentre lei si guardava attorno.
«No!»
disse mettendo su una faccia alquanto scocciata. «Senti
H, ordiniamo un drink al bancone e poi li cerchiamo a dovere,
così risparmiamo
tempo!»
«Perfetto.»
Ci avvicinammo
al bancone dov’era Olly a servire i clienti e
non appena se ne liberò di alcuni, ci salutò e
«Ciao ragazzi! Che vi preparo?
Il solito Sophia?», ci fece.
«Certo
Olly!» disse Sophia sorridendogli.
«Tu,
Harry?» mi chiese il biondo.
«Lo
stesso di Sophia» dissi, mentre appoggiavo le braccia al
bancone, guardandomi ancora attorno nella ricerca dei due.
«A
voi!» fece Olly, poco dopo.
«Grazie!
Ascolta…ma hai per caso visto Liam e Niall?»
chiese
Sophia al barman.
«Oh
ecco sì, li ho visto poco fa. Credo dovrebbero essere
lì!» fece indicando verso sinistra.
«Perfetto!
Grazie mille Olly ed ecco a te!» disse Sophia
soddisfatta, lasciando i soldi sul bancone. «Stasera offro
io, Harry!» fece,
mentre con una mano mi fermava dal prendere il portafoglio.
«Grazie
Sò! Non dovevi, lo sai!» e le sorrisi.
«A dopo,
ragazzi!» ci salutò lui, continuando a servire
altri clienti.
«A
dopo Olly!» facemmo in coro, incamminandoci verso la
direzione prima indicata dal ragazzo.
Dopo pochi
passi, riuscii a scorgere Niall che si alzava dal
tavolo e andava via chissà dove. E fu in quel momento che li
vedemmo.
Louis era incollato alle labbra di Liam, il quale cercava di
allontanarlo senza
successo.
Quello che vidi dopo mi sembrò quasi un sogno o, meglio, un
brutto sogno.
Bicchiere a terra.
Frantumi di
vetro sparsi dovunque.
Un grido
soppresso.
Uno spintone.
I miei occhi
delusi.
I suoi occhi
colpevoli.
Le sue lacrime.
Lui che scappava.
Ero in una
specie di stato di trance, ero
immobilizzato. Mi trovavo nel mezzo di
una situazione strana, insolita e abbastanza scomoda. Non sapevo come
uscirne.
Ma, nonostante quello che vidi, i suoi occhi non erano gli stessi che
avevo
visto il pomeriggio stesso o la sera prima, erano diversi.
Ci vidi dentro tutto quello
che avevo bisogno in quel
momento e, forse, era tutto ciò che lui voleva che facessi.
E così,
senza pensarci, mi voltai e seguii quel ragazzo che era corso via verso
l’uscita.
Correva, correva
velocissimo, chissà dove tra le strade
trafficate, seppur fosse sera inoltrata, del centro città.
«Louis!»
urlai. Ma lui continuava a correre.
«Louis!
Fermati!» feci ancora, con il fiatone, ma senza
arrendermi. «Cazzo, Louis!»
Lo inseguii per altri due minuti, quando lo vidi, finalmente, fermarsi
per
riprendere fiato e sedersi sul bordo del marciapiede di fronte al
McDonald’s.
Aveva portato le gambe al petto e nascosto il visto tra le gambe, senza
smettere
di piangere un attimo.
«Hey,
stai tranquillo, ci sono io adesso» gli feci mentre
avvolgevo le mie braccia al suo corpo minuto e sedendomi accanto a lui.
«Va’
via» singhiozzò.
«Non
vado via da nessuna parte, Louis» sussurrai.
«Nessuno
merita uno come me, va’ via per favore»
continuò.
«Ma
che stai dicendo? Calmati, prendi un bel respiro. Stai
tranquillo» non mollai.
«Faccio
solo del male alle persone, va’ da Zayn. Lui è
meglio di me» mi disse, con voce bassa, dato che non aveva
ancora alzato la
testa dalla sue ginocchia.
«Zayn
è a casa sua e certamente adesso non ha bisogno di me,
al contrario tuo, quindi calmati e stai tranquillo» dissi
mentre gli
accarezzavo la spalla con movimenti circolari.
«Voglio
andare a casa, Harry» fece dopo qualche minuto di
silenzio, dove sia io che lui contemplavamo la naturalezza dei miei
gesti.
«Okay,
ora ci andiamo. Vieni» gli dissi mentre mi alzai e
gli porsi la mano che lui afferrò, alzandosi a sua volta.
Mostrò, così facendo,
il suo volto distrutto, rigato da lacrime e da occhi che non erano
più gli
occhi mare, cristallini e felici, ma grigi, tetri e senza alcuna
traccia di
felicità.
«Quale
bus dobbiamo prendere, Louis?» chiesi. Fino ad ora
avevo sempre preso il 37 e non avevo idea di dove abitasse Louis,
né che bus
prendere. Dovevo accompagnare Louis, ma, in fondo era lui che
accompagnava me.
«Il
29, passa tra 3 minuti» fece, asciugando il volto con la
manica della sua giacca.
Poco dopo salimmo sul bus e ci sedemmo uno accanto all’altro.
Né io, né Louis
parlammo per tutto il tragitto, ma riuscivo a vedere, dal riflesso del
vetro,
le lacrime che scendevano inarrestabili sulle sue guance.
Volevo capire
perché reagisse in quel modo, perché aveva
compiuto quel gesto e perché era scappato subito dopo.
Volevo sapere tutto di
lui.
Mi sentii
così vuoto e impotente, in fondo non lo conoscevo
bene, non sapevo come comportarmi, se qualche mio gesto potesse
irritarlo o
poteva giovargli.
Non sapevo se in
quel momento stavo sbagliando o facendo la
cosa giusta, ma era più forte di me: non l’avrei
lasciato lì, da solo, in quel
modo. Il mio cuore mi imponeva di fare qualcosa e non potevo rimanere
con le
mani in mano.
«Scendiamo
qui» sussurrò Louis, asciugandosi le lacrime con
le sue piccole mani.
Scesi dal bus, ci inoltrammo in una stradina alquanto buia e
silenziosa, e per
di più c’era anche la nebbia a far da contorno.
Camminavamo a passo svelto, vicini, ma non abbastanza da toccarci.
Eravamo
arrivati alla porta di quella, presumibilmente, era casa sua e Louis fu
il
primo a spezzare quel silenzio che alleggiava fra noi.
«E-ecco
siamo arrivati, grazie per avermi accompagnato.
Magari ti pago un taxi così ritorni a casa tua senza
perderti e-» non riuscì a
finire la frase che si voltò verso il giardinetto che
adornava la casa,
vomitando parte dell’alcool ingerito qualche ora prima.
Senza pensarci due volte afferrai la sua testa, mantenendogli i capelli
e
aiutandolo a reggersi in piedi.
«Non
vado da nessuna parte, Louis» gli dissi in modo
autoritario ma con un pizzico di dolcezza, non appena ebbe finito di
riversare.
Stravolto com’era, mi guardò con occhi stanchi e
non fece in tempo a parlare
che svenne tra le mie braccia. Lo afferrai prontamente e me lo caricai
sulla
spalla, non m’importava se avrebbe vomitato nuovamente e,
questa volta, sulla
mia schiena, ma era l’unico modo per portarlo su.
Tastai con la
mano le sue tasche per trovare le chiavi e
quando le trovai –nella tasca posteriore e, no Harry, non
dire che non ti è
piaciuto cercare le chiavi toccando il suo culo
così...così…meraviglioso, ecco-
aprii la porta e accesi la luce. Chiusi la porta con un calcio, non
troppo
forte, altrimenti si sarebbe svegliato, dato che si era bellamente
addormentato
sulla mia schiena –doveva essere molto comoda, allora- e
cercai la sua stanza.
Fu molto
faticoso trasportare il mio, ehm, amico? al piano
superiore e, a parte qualche intoppo –stavo per inciampare e
far rischiare la
morte ad entrambi, maledetti stivaletti!- riuscii a portarlo nella sua,
presumibilmente, camera e lo appoggiai delicatamente sul suo letto
illuminato
discretamente dalla luce del corridoio che avevo acceso poco prima.
Lo osservai mentre mugugnava qualcosa e si rigirava ancora vestito sul
suo
letto e stavo quasi per fare dietrofront, quando la sua flebile voce mi
ridestò
«Zayn, sei tu?».
Gli sorrisi anche se
sicuramente non riusciva a vedermi e mi
avvicinai a lui «No, Lou. Sono Harry». Lui
aprì lentamente i suoi occhi e «Oh»
sembrò ridestarsi, «Credo che dovr-» non
riuscì a terminare la frase che si
alzò di scatto dal letto e corse via con una mano sulla
bocca mentre reprimeva
i conati di vomito.
Lo seguii e lo trovai piegato
sulla tazza del water a
vomitare il resto dell’alcool di cui non si era liberato poco
prima, così corsi
nuovamente in suo aiuto e mantenni la sua testa e i suoi capelli per
facilitargli i movimenti. Mi sentii una specie di mamma chioccia e mi
venne da
ridere, in fondo, tutto era iniziato con questa storia, se ci pensavo.
«Ti
faccio così tanto ridere?» mi fece, rendendomi
solo in
quel momento che si era alzato ancora stralunato e traballante.
«Oh
no, ma ti pare? Stavo solo pensando a una cosa. Come ti
senti?» gli chiesi mentre lui si appoggiava le mani al
lavandino e si guardava
allo specchio.
«Una
favola» disse beffardo, con un sorriso triste e si
abbassò
a sciacquarsi la faccia.
«Va’
sul letto, io vado a prepararti un thè caldo e ti
rimedio un’aspirina» gli dissi preoccupato.
«Solo che non so dove si trovino»
feci mordendomi l’interno della guancia.
Risi un attimo,
cosa che gli provocò evidentemente una fitta
alla test, si portò una mano sulla tempia e chiuse gli occhi
dolorante.
«Fa nulla, cercherò. Tu vai a
distenderti» dissi invitandolo a riposarsi.
«Sono
giù in cucina, nel secondo ripiano a destra.
L’aspirina intendo.» fece voltandosi e
incamminandosi verso la camera da letto.
«Il thè
è nella credenza, invece.»
Scesi giù dalle
scale il più velocemente possibile -stando
attento a non rotolare giù- e andai direttamente al ripiano
dove trovai
facilmente l’aspirina. Fortunatamente il bollitore era
già al suo posto, quindi
dovetti solo accenderlo e aspettare.
Faticai un
po’ per trovare il thè, dato che la credenza era
piena di Coco
Pops di
tutti tipi e altra roba da
mangiare. Nonostante questo, aveva un vasto assortimento di
thè, ma c’erano
molte scatole di Prince
Of Wales,
quindi dedussi che fosse il suo preferito.
Presi due bustine e
due tazze e versai l’acqua bollente. Lasciai la tazza che
avevo preparato per me sul tavolo, l’avrei bevuto dopo aver
portato aspirina e
thè a Louis.
Salii al piano di sopra con
attenzione per non ustionarmi
con del thè bollente e mi affacciai nella camera del
castano, notando che stava
dormendo pacificamente. Quasi mi dispiaceva doverlo svegliare, ma prima
avrebbe
ingerito il medicinale, prima gli sarebbero passati i postumi della
sbornia. O
almeno.
Mi avvicinai al
suo letto e sussurrai «Hey Lou, svegliati.»
«M-mh?»
fece lui voltandosi verso di me.
«Ti ho
portato l’aspirina e il thè caldo.»
Aprì
un occhio solo e poi l’altro, guardandomi come se fossi
venuto da un altro pianeta.
«Uh,
Ha-arry» fece lui alzando il busto e appoggiando la
schiena sulla testiera.
Gli porsi la
tazza sorridendogli, «Ecco a te.»
Prese con
entrambe le mani la tazza e ne odorò prima il
profumo e mi guardò dolcemente, come se volesse ringraziarmi
mentalmente per
avergli preparato il suo thè preferito.
Ma prima che
potesse dire qualcosa gli porsi anche
l’aspirina e «Ecco anche l’aspirina,
prendila subito, per evitare i postumi
domani mattina» gli feci con un mezzo sorriso.
Mi
guardò con gli occhi lucidi e prese e ingoiò il
medicinale, dopo aver bevuto un sorso del suo thè.
«Grazie Harry» mi disse
abbassando gli occhi, fissando il liquido caldo.
«Oh, ma non
de-» iniziai a dire.
«No,
Harry» mi ammonì «Grazie per tutto
intendo.»
Gli sorrisi e
alzai le spalle, non sapendo come
rispondergli.
Finì
il suo thè e gli tolsi la tazza dalle mani «Ora
stai
tranquillo e dormi, io porto la tazza di sotto e vado a casa.»
«No!»
quasi urlò lui, facendomi sussultare. «No,
cioè» si
corresse «Non puoi andare da solo a quest’ora e poi
non sai nemmeno come
arrivarci!»
Lo guardai e mi
sfuggì un sorriso. «Mi arrangerò,
chiamerò
un taxi» feci.
«Ti
prego, resta» mi chiese quasi supplicante.
Strabuzzai gli
occhi a quella richiesta e non riuscii a
spiegarmi quali emozioni alleggiavano nel mio corpo in quel momento: da
gioia a
sorpresa, da spaventato a compassione. Louis Tomlinson mi sorprendeva
ogni
giorno di più.
«Okay,
resto» dissi, confortandolo «Ehm, ora porto la
tazza
giù» feci quasi tremante. Avevo accettato di
restare a casa di Louis, per tutta
la notte e, cazzo! avrei dormito nella stessa casa di Louis Tomlinson. Quasi me ne
resi conto solo in
quel momento.
Mi sorrise e mi allontanai.
Appoggiai la tazza nel lavandino
e solo allora mi ricordai del thè che mi ero precedentemente
preparato, ormai
freddo. Ma prima che potessi berlo, fissai l’orologio: erano
le 2:30 di notte e
stavo letteralmente morendo di sonno.
Abbandonai la mia giacca su
una sedia, ma dato che la mia
vescica reclamava di essere svuotata, corsi su in bagno per liberarmi.
Il thè
mi avrebbe aspettato un altro po’, in fondo si era
già freddato, se non
ghiacciato.
Dopo essere
uscito dal bagno, mi affacciai nuovamente alla
stanza di Louis, dove potei notare con mio grande piacere che era
già tra le
braccia di Morfeo. Mi avvicinai e lo guardai meglio: aveva ancora la
sua giacca
di jeans addosso e le sue Vans.
Decisi
così di levargli le scarpe e con qualche acrobazia
–degne di un contorsionista- riuscii a togliere la giacca da
Louis senza
svegliarlo.
Mi allontanai un attimo e appoggiai la giacca sulla sua sedia e le
scarpe
accuratamente accanto ad essa. Sì, ero un maniaco
dell’ordine al contrario di
Louis, a quanto pare, dato che la sua sedia era colma di robe
accatastate e
d’altro canto, ringraziai che la stanza fosse buia,
così da non vedere altro
caos – che sicuramente era presente- in giro.
Stavo per
allontanarmi quando m’accorsi che Louis si stava
lamentando nel sonno. Mi avvicinai a lui e lo guardai: stava
sicuramente
sognando qualcosa, di certo non bella e non ci fu cosa più
straziante vederlo
poi piangere nel sonno. Le lacrime gli rigavano la guancia, ma
continuava a
dormire.
Non sapevo cosa fare: avrei dovuto svegliarlo? O dovevo lasciarlo da
solo? No,
non se ne parla. Sembrava così debole e indifeso.
Così decisi.
Mi avvicinai
ancora di più e mi piegai sulle ginocchia. Gli
accarezzai la guancia «Va tutto bene, Louis» dissi
continuando ad accarezzarlo.
Sembrò rilassarsi un attimo, ma le lacrime continuarono a
scendere.
Non so cosa mi
prese e non so con che coraggio lo feci,
forse fu per la nottata burrascosa e non ordinaria che avevo appena
trascorso
che mi aveva scombussolato. Decisi, così, di accoccolarmi
accanto a lui nel suo
letto e lo abbracciai.
«Ora
ci sono io con te, stai tranquillo» gli sussurrai
dolcemente nell’orecchio, senza smettere di accarezzarlo.
Note d'autore
Saalve bella gente!! Siamo tornate con un nuovo capitolo molto fluff, cioè adoro i Larry aw. Poi dopo tutto quello che è successo sabato.. raga l'abbraccio, vi rendete conto? Non si abbracciavano così da ANNI!!! Io non mi sono ancora ripresa, non so voi...
Poi l'abbraccio di gruppo, i balletti, i sorrisi...erano così contenti. Si meritano questa pausa e torneranno più forti di prima. Noi non li abbandoniamo, vero?
Ritornando al capitolo.....
Qui vediamo il punto di vista della scena di Harry e quel che viene dopo. Finalmente hanno avuto un po' di tempo da soli e hanno fatto un gran bel passo avanti! Poi Harry che decide di aiutare Louis e prendersene cura, che dolce! E i nostri cuccioli si addormentano insieme ahhh la dolcezzaaa aw
Che ve ne pare? La situazione è sempre più complicata, chissà che succederà ehehe! Non resta che aspettare al prossimo aggiornamento.
Ci scusiamo per il ritardo. Cerchiamo di scrivere il capitolo e pubblicarlo entro una settimana dall'ultima pubblicazione, ma purtroppo è difficile. Sappiate che, sebbene i ritardi, ci trovate sempre qui perciò per eventuali chiarimenti o anche per chiederci "Aò ma quando aggiornate???" siamo qui lol
Per qualsiasi informazione o dubbio potete contattarci sul nostro profilo twitter in comune: @STYLINSON10s.
Ringraziamo particolarmente Estrella per farci costantemente sapere il suo pensiero in ogni capitolo e a tutti voi che avete messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
E anche a voi lettrici/ori silenziosi, fatevi sentire! Abbiamo bisogno di un vostro parere, negativo o positivo!
Grazie a tutti per esserci. Alla prossima! xx
P.s. Ho scritto anche una songfic semrpe con i nostri Larry: Cerotti. Se vi va, passate a leggerla!
P.p.s HEEEELP! Ho creato un banner, ma non so come si aggiunge alla storia, se qualcuno lo sa, potrebbe contattarmi? Grazie x
P.p.p.s (?) Chi recensirà avrà un piccolo spoiler del capitolo prossimo!
All the love as always x
-Angi (e Liuz)