Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Symphoniies    04/11/2015    2 recensioni
Los Angels, anni 50.
Damon, un vampiro diventato cattivo per colpa di un amore non corrisposto, incontrerà Desdemona, una ragazza diciassettenne che riuscirà a salvarlo dalle tenebre eterne.
Ma cosa succederà quando Desdemona scoprirà il grande segreto di Damon?
E Damon come si comporterà una volta rivelata la vera identità di Desdemona, appena appresa anche da lei?
Da uno dei capitoli:
«Voglio che tu stia con me.» rispose, raggiungendola.
«D - davvero?»
«Sì, ma ho paura. Paura che…»
«Che effettivamente per una volta qualcuno voglia stare davvero con te.» disse lei, interrompendolo.
«Non so come amarti, Desdemona.»
«Non importa.» disse la giovane, poggiandogli una mano sulla guancia destra.
Ps. Il primo capitolo, che non è ancora ambientato negli anni 50, si sviluppa dalla metà della terza stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTACCHI ANIMALI
-Capitolo tre-










«Damon, sei qui?» chiese una voce che tradiva la paura.
«Eccomi Bettany.» rispose, uscendo dal suo nascondiglio, un sorriso sornione dipinto sul volto.
«Te l’ho già detto, chiamami pure Beth.» gli ricordò, accennando un lieve sorriso. Beth fece un passo avanti, spostandosi sotto la luce fioca di un lampione e, anche se vedeva benissimo al buio, Damon si sbalordì del cambiamento che aveva avuto, rispetto all’ultima volta che l’aveva vista in biblioteca. Il giorno prima era una normale bibliotecaria: capelli raccolti in una coda un po’ disordinata, occhiali dalla montatura molto grande, un vestito a quadri verde e blu e infine delle scarpe da ginnastica consumate. Quella sera, invece, si era agghindata proprio bene: i capelli biondo cenere erano stati acconciati in una 'banana' e l’orribile vestito era stato sostituito con un abito blu scuro, con le spalline allacciate dietro al collo, aderente fino alla vita e lungo fino alle ginocchia. Gli occhiali erano spariti, così come le scarpe consumate.
«Che c’è?»
«Niente.» le sorrise, mostrandole i denti bianchi.
«Posso almeno sapere perché ci siamo incontrati qui?» chiese lei, indicando con un gesto della mano il vicolo.
Il vampiro si concesse qualche minuto per osservare il vicolo, così stretto, puzzolente, buio e con la spazzatura ammontata sui lati. «Volevo rimanere solo con te.»
«E non potevamo rimanere soli in un parco?». Era nervosa, lo si poteva notare dal mondo in cui giocherellava con le dita e da come si dondolava sui talloni.
«In un parco non avrei potuto bere il tuo sangue. Non mi piacciono spettatori mentre mangio.»
«C- cosa stai dicendo?» balbettò, incredula.
«Che ti mangerò.»
«Questo è ridicolo! Io me ne vado!» esclamò, stringendo la borsetta al petto, dandogli le spalle.
In un secondo, il ragazzo le fu davanti. L’afferrò per le spalle e la guardò dritta negli occhi. Quella scena gli ricordò molto l’incontro di qualche settimana fa con la ragazza che doveva sposarsi. Come si chiamava? Pen…Pen…Penelope! Penny la carina, pensò.
«Non devi avere paura.»
«Non devo avere paura.» ripeté lei, automaticamente.
«Farai la brava finché non avrò finito.»
«Sì, farò la brava.»
«E poi dimenticherai tutto.»
“Sì.»
Sorrise soddisfatto e, mentre intorno agli occhi le vene iniziarono a gonfiarsi, aprì la bocca mostrando i canini. Poi addentò.
 
 Desdemona
«Buongiorno papà.» salutò la ragazza, sedendosi al tavolo della cucina.
«Ciao tesoro.» le passò una tazza.
«Eva è già andata, vero?”
«Si, ma Leo è in giardino e si è offerto gentilmente di portarti a scuola.» rispose, iniziando a lavare alcuni bicchieri.
«Si è offerto?» domandò scettica, alzando il sopracciglio destro.
«Diciamo che deve già portare Adela a Andreas a scuola e che quindi porta anche te.»
«Ah, ecco, mi sembrava strano.»
«Ciao papà!» i suoi fratellini entrarono in cucina già perfettamente vestiti e con lo zainetto in spalla, «Ciao Desi.» salutarono in coro anche lei.
«Giorno mostriciattoli. Come mai siete già pronti? Avete già fatto colazione?»
«Oggi è il secondo giorno di scuola, non vogliamo fare brutta figura con la maestra.» rispose Adela.
«Abbiamo mangiato dei Pancakes.» aggiunse poi Andreas.
Desdemona sorrise affettuosa ai suo fratellini. Quei due erano davvero “pappa e ciccia”. Era sicura, anzi sicurissima, che anche se non fossero stati gemelli, sarebbero comunque stati migliori amici.  Guardò prima la sua sorellina e poi il suo fratellino: la loro somiglianza era incredibile. Entrambi avevano i capelli biondi come quelli del padre e mossi come quelli della mamma. Avevano la carnagione pallida tipica del padre e gli occhi verdi di loro madre. Erano una combinazione perfetta, un miscuglio. Non come lei, Leandro o Eva.
Desi aveva i capelli scuri e mossi come quelli della madre, così come i suoi occhi verdi smeraldo, la sua stessa carnagione scura e le sue stesse curve. Eva aveva i capelli biondi come del padre, i suoi stessi occhi azzurri e un corpo magro e gracile. Infine, Leandro possedeva la carnagione scura della madre, ma gli occhi, i capelli e la corporatura muscolosa erano quelli del padre. Lei era l’unica della famiglia ad avere i capelli neri. Se non ci fossero state foto della mamma, avrei potuto benissimo pensare di essere stata adottata, pensò.
«Siete pronti?» chiese Leandro entrando in cucina.
«Si, ma se vuoi tu puoi andare a cambiarti.» Desdemona indicò la sua maglietta sporca di olio e terra, i pantaloni stracciati, le scarpe infangate e i capelli spettinati.
«Perché dovrei cambiarmi, scusa?»
«Bè, non so, forse perché sembri un minatore appena uscito da una miniera?»
«Vuoi arrivare a scuola in tempo?»
Sbuffò, «Ok, ma lasciamo giù il tettuccio, almeno l’auto non inizierà a puzzare.»
 
Damon
Devo assolutamente trovarmi  una sistemazione, pensò il ragazzo alzandosi dal sedile dove fino a cinque secondi fa stava dormendo. Si massaggiò un po’ il collo, poi balzò sul sedile anteriore.
Il vampiro sbirciò la propria immagine nello specchietto retrovisore. Sexy, pensò, facendosi l’occhiolino. Si scompigliò un po’ i capelli e poi mise in moto la macchina. Oggi sarebbe stato il suo secondo giorno di scuola.
Avrebbe rivisto la ragazzina tutto pepe, Desdemona. A Stefan sarebbe piaciuta. Sembrava proprio quel tipo di ragazza che avrebbe invitato a ballare in una di quelle feste che suo padre si ostinava a organizzare.
Stefan. Al solo pensiero di suo fratello, involontariamente, pigiò ancora di più il piede sul acceleratore, arrivando a scuola in pochi minuti. Uscì dall’auto sbattendo la porta, infilandosi poi la sua fedele giacca di pelle. La campanella non era ancora suonata, perciò la maggior parte degli studenti erano riuniti nel cortile dinnanzi alla scuola.
Il vampiro si appoggiò alla portiera dell’auto e si mise a osservare un le persone, in attesa di trovare il suo prossimo pasto. Si soprese un po’ di sé stesso per quanto potesse essere freddo e risoluto nella caccia. Trovare la preda, catturarla, ucciderla. Facile, veloce.
La sua attenzione ad un certo punto fu catturata da un luccichio. Girò la testa per vedere meglio e si accorse che a luccicare era un fermacapelli. La sua attenzione, però, non era per quel piccolo oggettino, bensì per il suo possessore. Desdemona, con quella camicia viola chiaro e la gonna celeste, gli ricordava un fiordaliso. La immaginò stesa su un materasso bianco, coperta da lenzuola di seta, con i capelli neri sciolti che risaltavano sul cuscino chiaro e il collo esposto. L’idea di bere il suo sangue lo eccitava parecchio. La gola, al solo pensiero, bruciava lasciandolo quasi senza la forza di poter parlare.
 
Desdemona
Era ora di pranzo e, come tutti gli altri studenti, la ragazza si diresse in mensa. Isa e Fay erano già sedute ad un tavolo.  Le salutò con un cenno della mano e poi si diresse verso il bancone, prendendo un vassoio e mettendosi in fila.
«Ma che meraviglioso fiorellino che siamo oggi.» disse una voce al di sopra della sua spalla.
A Desdemona si rizzarono i peli sulla schiena, «Ti avevo detto di non rivolgermi la parola, Damon.»
«Sì, sì, lo so, ma, ehy, non mi trovi troppo sexy per ignorarmi?»
«Io ti trovo solo estremamente irritante” rispose fredda, senza neanche girarsi per guardarlo.
«Uh, ma che caratterino. Adoro le ragazze sicure di sé.»
«E io adoro quando le persone ascoltano quello che dico.»
«Ma io ti ascolto, Desdemona.»
«Mmh, non credo. Ti do un consiglio: la mattina prima di venire a scuola lavati un le orecchie.» si mosse in avanti e dopo aver preso il suo pranzo e aver pagato il conto, si diresse verso le sue amiche.
«Fermati!» cercò di bloccarla Damon, mettendole una mano sulla spalla.
«Qualche problema?» chiese una voce.
Desi si girò e i suoi occhi incontrarono due enormi iridi dorate, «No, tutto bene, grazie Brayson.»
Il ragazzo annuì. Brayson era  il fratello di Josh, il ragazzo di sua sorella, e anche lui giocava a football. Entrambi avevano gli occhi dorati, ma Brayson aveva i capelli castani e non rossi come Josh.
«Chi sei?» chiese Brayson a Damon.
«Non sono affari tuoi.» rispose l’altro, secco.
«Voleva dire Damon! Lui si chiama Damon Salvatore, è nuovo e mi stava chiedendo un’informazione.» intervenne lei, «L’aula nove è infondo al corridoio, non puoi sbagliare.» aggiunse dopo.
Damon guardò prima la ragazza, poi Brayson e poi di nuovo lei, annuì e se ne andò.
«Sicura di stare bene?» le chiese Brayson.
«Sicurissima Bray. Te l’ho detto, gli serviva solo un’informazione.» gli sorrise.
«Sarà, ma a me quel tizio non piace.»
Lei e Brayson si conoscevano da sempre, ma non avevano mai parlato molto negli ultimi anni. Solo nell’ultimo periodo erano tornati a frequentarsi, visto che quell’estate aveva iniziato a dagli ripetizioni di matematica.
«Com’è sono andati i primi due giorni di scuola?» le chiese, gentile.
«Molto bene, grazie. I tuoi invece?»
«Bè, escludendo il nuovo programma di matematica che è davvero un casino, per il resto è andato tutto bene.»
«Ancora matematica?»
«E già, mi sa che mi dovrai dare altre ripetizioni questo inverno, se no addio diploma.»
Desi sorrise, «Va bene.» acconsentì, «Vuoi sederti con noi a mangiare?» gli propose dopo, indicando il tavolo dove le sue amiche la stavano ancora aspettando.
«Vorrei, ma i miei amici mi stanno aspettando.» rispose lui, guardando un punto oltre la sua spalla.
«Capisco…Allora, ciao.» E così dicendo si allontanò, un po’ dispiaciuta per il rifiuto.
«Desi, ma dov’eri finita?» le chiese Isa, una volta raggiunto il loro tavolo.
«Scusa, c’era una fila.» rispose sospirando.
«Hai letto il giornale questa mattina?»
«Mmh, no, cos’è successo?»
«Beth è stata trovato in un vicolo in fin di vita.» le spiegò.
«Beth? La nostra Beth?»
«Già, Beth.» rispose Fay fredda, intervenendo.
Desi sussultò. Non l’ho nemmeno notata, pensò. Fay era una ragazza carina: aveva gli occhi neri dove a volte sembrava quasi di poterci intravedere dei riflessi viola e portava i capelli anch’essi neri e corti, un taglio molto maschile, strano da vedersi su una ragazza, ma i suoi genitori sembravano non preoccuparsene. Neri erano anche gli indumenti che indossava, che solitamente erano pantaloni e magliette. Non credeva di averla mai vista con una gonna in tutta la sua vita. Forse era proprio per via del suo look che quasi nessuno la notava. Le voleva comunque in gran bene.
«E com’è successo?» domandò, tornando alla conversazione.
«Non si sa ancora bene, ma la polizia pensa sia stato un attacco animale, perché la pelle del collo era letteralmente stata squarciata.»
«E Beth? Adesso come sta?»
«E’ in ospedale in coma.»
«Oh, poverina. Non immagino come dovranno sentirsi i suoi genitori. Magari potremmo andare a trovarla, magari quando si sarà ripresa dal coma.»
«Certo.» acconsentì Isabelle, per poi cambiare subito argomento.
Desdemona, pur ascoltandola, continuava a pensare alla povera Beth e a quello che le era accaduto. Avevano detto che era stato un animale, ma quale animale avrebbe potuto fare una cosa simile ad una persona?
 
«Mia!» gridò Desdemona, con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Con un agile scatto si alzò in aria e colpì la palla, facendola cadere proprio davanti a Stacia Knight, cheerleader  e migliore amica di Melissa Brown. Per lo spavento Stacia si spostò di lato, permettendo alla sua squadra di passare in vantaggio.
«Wow Desi, questa era davvero potente!» le sussurrò Isa, avvicinandosi.
«Tutto merito della mia tattica.» rispose lei, orgogliosa.
«Ovvero?”
«Immagino che la palla sia la faccia di MELISSA - APRO - LA - MIA - PORTA - CON - QUALSIASI - TIPO - DI - CHIAVE.» le spiegò, ma ormai la sua amica non la stava più ascoltando. Desi seguì il suo sguardo fino all’altra parte della palestra, quella utilizzata dai maschi, divertita, per poi accorgersi che stava fissando con aria adorante Damon Salvatore. Ma cosa ci trovava di tanto speciale in lui? Oltre ad avere degli occhi stupendi, dei capelli che, sotto tutto quell’ammasso di gel ,dovevano essere morbidi come seta, la labbra scolpite dal dio dell’amore e gli addominali simili a quelli di un adone greco, cosa aveva di così speciale? Oh, no, sto cadendo nella sua trappola da sciupa femmine!, pensò. Desi si impose di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. I suoi movimenti, la concentrazione che metteva nel muoversi lungo il campo e nel saltare a canestro, le imposero di stare ferma. Ogni muscolo del suo corpo era  rilassato e pervaso da uno strano calore. L’unica cosa che si muovevano erano i suoi occhi. Questi correvano come saette, per non perdere nessuno dei suoi movimenti. Ma cosa mi sta succedendo?
Ormai era passata una settimana dall’inizio della scuola e Damon non le aveva più rivolto la parola da quel giorno in mensa e lei stava bene così, ma era preoccupata per Isabelle. A lei sembrava davvero interessare quel ragazzo.
 
Damon
Correre. Tutto quello che doveva fare era correre con una palla in mano e poi saltare per farla entrare in quel coso che tutti chiamavano canestro. Mentre cercava di far vincere la sua squadra, Damon si accorse di essere osservato. Spostò il suo sguardo a destra e incrociò gli occhi color nocciola della capo cheerleader, Melissa, che fino a qualche minuto prima si stava allenando in una doppia capriola. Gli sorrise maliziosa e lui ricambiò. Poi girò lo sguardo a sinistra e si accorse che a fissarlo era una ragazzina un po’ minuta, dai capelli di un rosso molto acceso, quasi fosforescente, e dagli occhi azzurri. Era uno sguardo di puro desiderio, e lui ormai ne era abituato. Quello che sorprese di più il vampiro, era che c’era una terza ragazza che lo stava fissando, ma non una ragazza qualsiasi: Desdemona, il dolce del suo pranzetto. La ciliegina sulla torta. La ragazza lo stava fissando in uno strano modo, come se dentro di sé stesse avvenendo una battaglia, glielo si leggeva benissimo negli occhi. Era come se non volesse provare qualcosa per lui, come se non volesse ammettere qualcosa, ma prima o poi anche lei avrebbe ceduto, tutte lo facevano. Nessuna ragazza poteva resistergli. Tranne una: Katherine.
Damon si distrasse un secondo e quando i suoi occhi ritornarono su Desdemona, questa era sparita.
Poi si sentì un urlo. Proveniva dalla rossa. Tutti smisero di giocare, perché la loro attenzione fu catturata da un ammasso di capelli neri disteso a terra. Ma che…?
 
Desdemona
Quando aprì gli occhi, Desdemona si accorse di essere circondata da della spesse mura, di un color giallo, simile a quello del piumaggio di un pulcino. Cercò di alzarsi, ma la testa iniziò a girare costringendola a sdraiarsi di nuovo. Dove mi trovo? E da dove proviene questo odore di ammoniaca?
«Bene, ti sei svegliata!» l’infermiera Lance le si avvicinò, porgendole un bicchiere d’acqua.
 «Cosa è successo?» domandò Desi, accentando il bicchiere un po’ confusa. L’unica cosa che ricordo era che stavo fissando Damon, pensò.
«Ti è arrivata una palla da pallavolo in faccia.»
«Cosa?!»
«Stavi giocando a pallavolo e una palla ti ha colpito, sei svenuta e sei stata portata qui in infermeria.» spiegò pazientemente la signora.
«Chi mi ha portato qui?»
«Un certo Salvatore...» rispose distrattamente, iniziando a compilare un modulo.
Desdemona sbarrò gli occhi per la sorpresa. Damon mi ha portato in braccio fino l’infermeria? Ma coma ha fatto?! Ok che non peso molto, ma la palestra si trova dall’altra parte del campus!
«Tutto bene?»
«Emm sì. Mi sa dire che ore sono?»
«Le sei.»
«Cavolo, sono in ritardo!»
«Non si agiti signorina Coleman, ho un messaggio per lei.» l’infermiera le porse un foglietto di carta.
 
Desi,
se stai leggendo questo bigliettino vuol dire che ti
sei svegliata e sei ancora in infermeria.
La tua borsa, con tutti i tuoi oggetti personali,
sono arrivati a casa sani e salvi.
Brayson si è gentilmente offerto (che cavaliere!) di darti un passaggio a casa.
Lui finisce gli allenamenti alle sei e venti. Ti aspetta in palestra.
 
Isa.
 
Ps. Quando incontrerai Damon SONO - UNO -  STRA - FIGO - ANCHE - IN - TUTA Salvatore
dovresti ringraziarlo per averti portata tutta intatta in infermeria
 
Desi si guardò intorno. Effettivamente la sua borsa non c’era.
Con fatica si alzò dal lettino e si lisciò con le mani la maglietta e i pantaloncini della tuta, si liberò i capelli dall’elastico e se li scompigliò un po’.
«Grazie mille signorina Lance” disse in fretta la ragazza, mettendosi a correre per raggiungere la palestra. Dopo dieci minuti di corsa, raggiunse l’enorme edificio. Con il fiatone, aprì la rugginosa e scricchiolante porta rossa. La palestra era illuminata dalle forti luci a neon e vi era puzza di sudore e le opzioni erano due:  

 
  1. Gli allenamenti della squadra di football erano appena finiti.
  2.  A puzzare era lei.
 
La giovane preferì credere nella prima opzione.
Attraversò il campo da gioco e si andò a sedere sugli spalti, in attesa di Brayson, che molto probabilmente si stava facendo la doccia.
«Vedo che ti sei ripresa.»
«Damon?»
«In persona.» rispose il ragazzo, raggiungendola e sedendosi vicino a lei. «Come ti senti?»
«Bene.»
«E..?»
Roteò gli occhi, «Grazie Damon per avermi portato in infermeria.»
«E’ stato l’insegnante che mi ha costretto a farlo, non sentirti speciale.» le fece l’occhiolino.
«Ah, bene.» mormorò, facendo vagare lo sguardo nella stanza.
«Desi?» per fortuna Bray uscì da quel momento dagli spogliatoi, evitando che tra i due potesse cerarsi una situazione imbarazzante.
«Eccomi Brayson!» si alzò per raggiungerlo.
«Aspetta!» esclamò Damon, prendendola per un polso, «Ti va di uscire questo fine settimana?»
«Non ci penso minimamente!»
«Ma...» sembrava stupito della sua risposta.
«Ma un corno!»
«Desi?» chiamò di nuovo Brayson.
«Devo andare.» si liberò dalla sua presa, «A mai più rivederci, Damon Salvatore.»
E così dicendo, Desdemona raggiunse Brayson. «Che voleva ancora quello?» chiese lui, mettendole un braccio intorno alle spalle con fare protettivo.
«Niente.»
 
Una volta a casa, la giovane raggiunse il bagno della sua stanza in gran fretta, facendo lunghe falcate, e quando finalmente arrivò allo specchio posto sopra il lavandino le venne quasi un infarto. Era orribile, quasi come il gobbo di Notre Dame. I capelli nella parte superiore erano tutti appiccicati alla nuca, mentre nella parte inferiore sparavano da tutte le parti, come se avesse infilato due dita nella presa della corrente. Quel poco di trucco che si era messa quella mattina era colato, facendola sembrare un panda. Sul labbro superiore vi era un taglietto, mentre sulla parte destra della sua fronte vi era un bernoccolo gigantesco, circondato da un livido bluastro.
Respirò rumorosamente e iniziò a togliersi la tuta da ginnastica. Annusò la maglietta, poi fece una faccia schifata. Sa di piedi, bleah! Buttò tutto nel cesto dei panni sporchi. Si avvicinò alla vasca, accese l’acqua e, con vigore, ci versò dentro un bel po’ di bagno schiuma, in modo da creare una soffice schiumetta. Una volta raggiunta la temperatura ideale, si immerse. Finalmente il paradiso, pensò beatamente.
La ragazza mandò un’occhiata alla sveglia posta sul ripiano di marmo vicino al lavandino. Le sei e trenta. Bene, ho ancora un mezzoretta per prepararmi prima di cena. Si massaggiò un po’ il collo e poi si immerse completamente nell’acqua, ritornando a pensare a quel pomeriggio. Ma come ha fatto? Come ha fatto Damon a portarmi in infermeria tutto da solo? Oh, piantala Desdemona! Tu non devi avere niente a che fare con quel ragazzo! Smetti di pensare a lui !Immediatamente! Insomma, lo ha fatto e basta!
 
Venti minuti dopo, Desdemona decise di uscire dalla vasca. Una volta fuori, si avvolse in un asciugamano e si diresse in camera. Prima di indossare il suo prezioso pigiamino, si pettinò per bene i capelli.
«Te lo ripeto Leo: devi tenere quel Salvatore lontano da tua sorella e se tu non vuoi collaborare ci penserò io.»
La voce di Brayson le arrivò chiara all’orecchio. Cosa ci faceva ancora lì?
«Bray, non capisco perché dovrei. Non lo conosco neanche.» rispose Leandro.
La giovane si avvicinò all’unica finestra della sua stanza, che dava su un piccolo terrazzino nel retro della casa. Si sdraiò sul pavimento e si mise ad ascoltare.
«Perché non mi fido!» rispose esasperato Brayson.
«Cosa le ha fatto? L’ha picchiata? Insultata?»
«No, ma…»
«Allora non posso farci proprio niente.»
«Ma...»
«Non è che sei geloso?» chiese Leo, ridendo sotto ai baffi.
«Geloso? Io? Di tua sorella?» domandò il ragazzo stupito.
«Sì, proprio tu.»
«Ma ti sei fumato qualcosa?! Io non sono geloso di Desdemona!»
«Ah, no?»
«No!»
«Sicuro? Non è che ti piace?»
Un attimo di esitazione. C’era così silenzio, che a Desi venne paura che potessero sentire il battito del suo cuore. Trattenne il respiro. Dai Brayson, rispondi! Un ricordo si fece strada nella sua mente.
 
«Tesoro, vieni, c’è Brayson!» urlò mia madre dalla cucina.
«Non voglio vedere nessuno!» risposi, dalle scale.
«Desi non fare la maleducata.»
«Io non faccio la maleducata! Non voglio vedere nessuno!»
«Desdemona Coleman, scendi immediatamente o giuro che ti vengo a prendere io!» mi minacciò.
«Ma...»
«Scendi. Subito.»
«Ok, va bene.» risposi sbuffando, «Un secondo.»
Corsi subito in camera, mi guardai un attimo allo specchio e quasi mi venne da piangere. Due settimane prima, all’asilo, avevo preso i pidocchi. Avevo i capelli così lunghi, che mia mamma fu costretta a tagliarmeli tutti a zero. Da quel giorno non ero più uscita da casa volendo evitare tutti, volendo evitare Brayson. Odiavo i maschi. La maggior parte di loro puzzava di terra e pipì, ma Bray no. Lui profumava sempre di biscotti.
A mala voglia afferrai la bandana viola che mia mamma mi aveva appena comprato e me la misi in testa, in modo da nascondere la grande chiazza nera che un tempo costituiva la mia chioma.
«Ciao Brayson.» bofonchiai, tenendo lo sguardo fisso sulle piastrelle della cucina una volta scesa.
«Ciao Desi.» rispose lui allegro, «Ti va di uscire a giocare?»
«Non proprio...»
«Sai, Brayson, Desdemona si vergogna un po’.»
«Mamma!» alzai lo sguardo, ormai appannato dalle lacrime.
Mia madre mi guardò con stupore e, senza darle il tempo di dire qualcosa, ero corsa in camera. Stavo ancora piangendo sul letto quando sentì la porta della mia stanza aprirsi.
«Vattene via, mamma!» gridai.
«Non suo tua mamma, Desi.» Brayson si sedette sul letto, affianco a me.
«Vattene pure tu.» sussurrai.
«Perché ti vergogni?» aveva chiesto innocentemente, ignorandomi.
«Perché sì!»
«La mia mamma dice che “perché sì” non è una risposta.»
Rimasi zitta. L’unica cosa che volevo era che Bray se ne andasse e mi lasciasse sola.
«Allora? Me lo dici?»
«Sono brutta, va bene?!» urlai tirandomi su per guardarlo in faccia.
«Bè, se prima non mi fai vedere, non posso capire se sei brutta o no.»
Ci ragionai un attimo. In effetti non aveva tutti i torti.
«Vuoi vedere?» chiesi.
«Ok.»
Lentamente mi sfilai la bandana. Brayson rimase qualche secondo a fissarmi e poi si mise a ridere.
«Visto! Lo dicevo io che ero brutta!” nascosi la faccia nel cuscino, imbarazzata.
«Io…non r - rido perché…perché s - sei brutta! M - a perché…s - sei buf - ffa!»
«Cattivo!» gli morsicai il braccio.
«Ahio!» si lamentò lui.
«Così impari!»
«Ti odio quando fai così!» disse Brayson con le lacrime agli occhi.
«Tu non puoi odiarmi!» dissi indignata, «Io ti odio!»
Ci fulminammo con lo sguardo per qualche minuto, poi scoppiammo a ridere.
«Desi?» chiese Bray, respirando a fatica.
«Si?»
«Io ti trovo bellissima anche così.»
In quel momento arrossì, ma non mi feci vedere da lui. Ecco, pensai, questo sarà il ragazzo che sposerò.
 
La voce di suo padre che la chiamava per la cena, la destò dai suoi pensieri. Si accorse che i ragazzi non c’erano più così velocemente scese in cucina.
«Dov’è Eva?» chiese la giovane.
«E’ uscita a cena con Josh, in compenso Brayson si ferma a mangiare.»
«Ah.»
“Andresti a chiamarlo? E’ nel capanno con tuo fratello.»
Desi annuì e si incamminò verso il retro della casa, ma si bloccò sulla soglia della stanza del capannone, che Leandro aveva trasformato nella sua officina personale.
«Non mi hai risposto...» Leandro si asciugò la fronte con uno straccio.
«Forse perché non ti posso rispondere.» mormorò Bray, passandogli una chiave inglese.
«Ragazzi?» li chiamò, schiarendosi la gola,  «La cena è pronta.»
«Desdemona!» Brayson sbiancò, «D - da quando sei qui?»
«Sono appena arrivata.»
«Oh.» tirò un sospiro di sollievo.
«Perché?» chiese secca, ricordandosi di quello che aveva sentito prima.
«Così.» rispose Leo, tagliando corto, «Ora andiamo sorellina, ho una fame!»
 
Durante la cena, la ragazza non staccò mai gli occhi da Brayson, non perché non avesse detto quello che provava per lei, sapeva che non poteva piacergli una come…lei, ma non sopportava l’idea che avesse intenzione di “pedinarla” per tenerla lontana da Damon. Insomma, sarà in grado di rifiutarlo da sola o no?
Quanto odiava le persone che decidevano per lei! E poi Damon non stava facendo niente…per ora.






Angolo autore
Buon pomeriggio, girls!
Ecco il nuovo capitolo - un po' in ritardo, mannaggia a me!
Spero che vi sia piaciuto, aspetto con ansia un vostro parere.
Un bacio! 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Symphoniies