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Autore: SagaFrirry    05/11/2015    1 recensioni
Asteria è un pianeta diviso in 10 territori identici, ciascuno dei quali è governato da un diverso elemento. Questa storia narra le avventure attorno ad un mondo fantastico popolato da creature legate a Luce, Fuoco, Metallo, Terra, Roccia, Oscurità, Acqua, Ghiaccio, Aria ed Elettricità. Per compiere una missione di fondamentale importanza per la sopravvivenza del pianeta, creature estremamente diverse e solitamente rivali dovranno allearsi. Fra difficoltà, risse, assurdità e personaggi strambi, i dieci regni li attendono. Scritto nell'ormai lontano 2011, vede comparire alcune creature della trilogia "città degli Dei" (capitemi..è la mia prima storia, ci sono affezionata!) e tutti (e dico TUTTI) i personaggi presenti in questa storia sono persone reali. Amici, parenti, ex fidanzati..ovviamente modificati a dovere. Li vorrei ringraziare tutti ma non ho molto spazio. Spero vi divertiate, come io mi sono divertita a scrivere.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XV

 

“Non ti fermare!” gemette la Creatrice, ribaltando la testa all’indietro.

“Non ne ho alcuna intenzione!” rispose Luciherus, stringendola a sé più forte.

Adorava fare l’amore con quella Dea. Con le sue molte braccia, riusciva ad avvolgerlo ed accoglierlo in un modo che nessun’altra avrebbe potuto fare. All’inizio, trovava inquietante quel terzo occhio e le antenne, che lo fissavano, ma ora si era abituato. Sentirla gemere era la sua più grande soddisfazione. Si guardarono negli occhi, per qualche secondo. Loro erano creatori, generatori di universi, e chissà quale complesso sistema di stelle stava prendendo vita grazie a quella loro unione. Lei lo fece girare, facendolo finire di schiena, prendendo il controllo della situazione. Luciherus socchiuse gli occhi, avvolto dal profumo della cascata di capelli neri di lei. Ne avvertiva la magia, fortissima, che andava sempre più aumentando.

“Kasday…” sussurrò.

“Non chiamarmi così…” mormorò lei “Quello non è più il mio nome”.

“Ed allora qual è?”.

“Smettila di parlare…e godi!”.

Luciherus sorrise. Di certo non sarebbe stato lui a protestare davanti ad una richiesta del genere! Voleva dirle che era bellissima, che l’amava e che avrebbe fatto l’amore con lei per sempre, per l’eternità…ma si trattenne. Deglutì, percependo come la magia scorresse sempre più forte dentro e fuori di lui. Sapeva che per la Creatrice era lo stesso. La afferrò saldamente con le mani unghiate, incidendone la pelle volutamente. Lei si morse il labbro e si abbassò per morderlo, come risposta. Lui la strinse forte a sé e la costrinse a girare, di nuovo, riprendendosi la responsabilità, ben accetta, di dare il ritmo.

“Mi mangeresti tutto, se potessi?” le disse, parlandole all’orecchio.

“Non istigarmi…” rispose lei, mordendolo di nuovo.

Ormai le loro magie erano quasi al culmine ed arrivarono al massimo della loro carica con un gran lampo di luce, che si disperse tutt’attorno come in un’esplosione.

“Avete programmi per la serata, signora Creatrice?” ridacchiò Luciherus, abbracciandola dolcemente ed accarezzandola “Perché io resterei volentieri qui a liberare altra magia”.

“A dir la verità…” rispose lei, ad occhi chiusi “…i mortali ci aspettano”.

“Che due palle” brontolò lui, affondando la testa nella capigliatura corvina della Dea.

 

†††

 

“Elehcim, vieni qui!” chiamò Lehelin.

Aveva chiamato così il proprio figlio, creatura sua e del Dio Kaos, perché inspiegabilmente aveva gli occhi rossi come il sangue. Il bambino d’Oscurità non badò più di tanto agli ordini della madre e continuò a gironzolare per l’immenso salone del palazzo della Roccia.

Erano trascorsi dieci anni dalla fine del viaggio dei cosiddetti prescelti. Una volta l’anno, in ricordo di quell’avventura, la compagnia, assieme ai reali ed agli Dèi, si ritrovava in uno dei regni, a rotazione. Si era appena compiuto un giro completo di Asteria e, quell’anno, l’onore spettava nuovamente al regno di Roccia, il primo che aveva accolto quelle celebrazioni a pochi mesi dalla fine della missione.

“Com’è diventato grande…” commentò Hanjuly, riferendosi al bambino di Lehelin.

“Già. Ha preso tutto dal padre…” ghignò la madre, ripensando alle dimensioni di Kaos.

Il piccolo correva avanti ed indietro, coinvolgendo anche gli altri bambini della sala.

“Potrei avere per un attimo la vostra attenzione, per favore?” parlò Thuwey, su un palco.

Stringeva il microfono nella mano sinistra ed un boccale semivuoto nella destra.

“Volevo ringraziare tutti quanti voi di essere qui, a nome di Mattehedike che è un timidone e non ha il coraggio di parlare”.

La Roccia gli rispose alzando il dito medio. Gli altri applaudirono.

“Come ogni anno, un gruppetto di noi ha preparato qualcosa di speciale per ricordare i bei vecchi tempi e per festeggiare. Sappiamo che il tempo passa per tutti, e che alcuni di voi iniziano a sentire la vecchiaia…” ghignò, guardando Kassihell che gli mostrò la lingua “…ma vorremmo tanto vedervi ballare. Questo vale anche per la mia meravigliosa moglie…ti amo, lo sai vero?”.

“Lo strozzerei quando fa così…” ridacchiò Lehelin, facendo un cenno con la mano al marito.

“Questa è un’altra cosa che non mi sarei mai aspettata…” commentò Idisi.

“Cosa? Che mi sposassi?” sorrise l’Oscurità.

“Sì, esatto. Sembravi così…non so come dire…”.

“Poi…” si intromise Hanjuly “…una volta avuto quel bambino dal Dio Kaos, tutti noi pensavamo che non avresti avuto bisogno di altro. Invece…”.

“Anche se dieci anni fa ho avuto Elehcim, e che perciò il mio "dovere" nei confronti del mio popolo si sia compiuto, dando un erede al trono all’Oscurità, non significa che mi fossi abituata all’idea di svegliarmi sempre da sola. Aprire gli occhi percependo al tuo fianco che c’è la persona che ami è una sensazione meravigliosa. E poi, io e Thuwey stiamo bene…”.

“Mai detto il contrario! L’annuncio del vostro matrimonio, sette anni fa, ha lasciato sbalorditi tutti quanti” commentò Hanjuly.

“Esattamente come a me ha lasciato sbalordita l’annuncio della nascita del tuo quinto figlio!” rispose Lehelin.

Il Ghiaccio guardò le sue creature, orgogliosa. Erano tre maschi e due femmine, di età variabile fra gli otto anni ed i pochi mesi. Due di loro, il primogenito ed una bimba, assomigliavano molto al padre, mentre gli altri tre erano più vicini alla madre. Tutti mezzosangue, ovviamente.

Idisi e Kassihell erano alle prese con i loro figli adolescenti, che davano noie ai presenti perché avrebbero preferito essere altrove, senza specificare dove fosse quell’"altrove" e, soprattutto, a fare cosa. Il Fuoco guardava con preoccupazione il principe ereditario, notando le occhiate che lanciava alla figlia maggiore della Terra. Sospirò, chiedendosi dove stesse andando il mondo, ma poi si rilassò. Vide il suo fratellastro, Kire, in compagnia di altri sanguemisto e si disse che, se il mondo doveva diventare come loro, non era poi così male.

“Stai fermo contro il muro, Semar” disse Roary.

“Cosa vuoi fare?” sorrise il mezzosangue, felice di essere coinvolto nei giochi che proponeva la sua collega, obbedendo all’ordine.

“Ti mostro quanto sono brava a lanciare i coltelli” rispose lei.

“Bello! Li lancerai vicinissimi a me, senza sfiorarmi? Figo…”.

“No. Ti mostrerò come so colpire i punti più dolorosi, riducendoti in fin di vita ma non uccidendoti. Basta solo che te ne stia fermo lì…”.

Semar lanciò un grido e si mise a correre, inseguito da Roary con un affilato coltello in mano. Danjell sorrise a quella scena. Orebrec, l’enorme bestia nera una volta appartenuta ed Elehcim, correva libera per il giardino ed il mezzosangue decise di andarci a giocare, lasciando Roary e Semar ai loro divertimenti pericolosi. I due zigzagavano per il salone, fra gli sguardi dei presenti, per nulla stupiti da quel loro solito comportamento.

“Posso offrirti da bere?” disse Zameknenit, rivolto a Kassihell.

“Non si rifiuta mai, specie se a procurare l’alcol è Xoduzz, il Dio col nettare degli Dèi!” rispose il Fuoco, guardando storto la figlia che voleva unirsi a loro.

Il figlio del re dell’Aria aveva meno di un anno di differenza dal piccolo Elehcim ed insieme stavano complottando qualche guaio, nascosti dietro il colonnato ed osservando gli adulti. Aherektess li notò, ma non disse nulla. Suo nipote era un vero demonio, specie se in compagnia dell’erede di Kaos, e lui era stanco di badarci. Vederlo crescere aveva cancellato definitivamente dalla sua testa ogni desiderio di paternità. Faceva il consigliere e regnava assieme al fratello, circondato dalle numerose creature che il gemello aveva messo al mondo assieme alle consorti. Come una mandria, questi si muovevano tutti assieme, svolazzando qua e là. Non passò molto tempo prima che il primogenito, istigato da Kaos junior, si facesse notare lanciando sassolini con un piccolo elastico. Aherektess ridacchiò, soprattutto quando la madre del piccolo andò a sculacciarlo e Lehelin rimproverò Elehcim, consapevole del fatto che fosse lui la mente in quello scherzo.

Lei era divenuta regina dell’Oscurità dopo la decisione di Ozymandias di ritirarsi. Era presente pure lui quel giorno in sala e parlottava assieme a Kaos, probabilmente riguardo alle capacità distruttive del piccolo di casa.

“Scusate il ritardo! Non avrete mica iniziato senza di noi, vero?” esclamò Reishefy, piombando nel salone assieme ad Enki.

Le due, essendo libere da doveri di successione, viaggiavano indipendenti per il pianeta, come ambasciatrici del loro elemento e come esploratrici. Enki si era messa a studiare medicina e girava il mondo alla ricerca di nuove cure fra i vari regni. Reishefy si era appassionata al mondo animale e vagava per Asteria alla costante ricerca di nuove specie. Fin ora, viaggiando assieme, avevano entrambe ottenuto ottimi risultati.

“Non avevamo dubbi sul vostro ritardo. È da anni che siete le ultime!” ghignò Kassihell.

Lui era divenuto Imperatore del Fuoco appena terminato il viaggio. Questo perché Vehuya e Jovihann, entrambi presenti, avevano deciso di ritirarsi per i fatti loro in una casetta in campagna, sperduta ed isolata, dove poter vivere in pace la loro storia. Lui e Kire erano stati incoronati lo stesso giorno, sotto lo sguardo orgoglioso delle divinità.

“Possiamo iniziare adesso? Ci siamo tutti?” domandò Thuwey.

Per il periodo immediatamente successivo alla missione, il Metallo aveva regnato accanto al fratello Kire, aiutandolo e godendosi la vita da figlio di regina. Ad un anno esatto dallo scioglimento della compagnia, giorno in cui le celebrazioni di memoria si erano svolte nel regno dell’Oscurità, non era stato più in grado di andar via dall’allora principessa di quel mondo ed il suo neonato bambino. Ozymandias aveva brontolato un sacco all’idea di lasciare in mano la sua specie a quello straniero alto due metri ma alla fine aveva ceduto, convinto soprattutto dal nipotino, affezionatasi a Thuwey a tal punto da chiamarlo papà. Ora re dell’Oscurità, il Metallo si sentiva perfettamente a suo agio nel buio totale e si era abituato in fretta alla nuova casa priva di luci.

Sul palco, alle spalle di Thuwey, c’era Efrehem con fra le mani il violino donatagli da Enrikiran. Salutò i figli e la moglie Ghiaccio. Era re della Luce da qualche anno, in successione all’anziano nonno Friedrik. Ovviamente, Hanjuly era regina, molto apprezzata dal regno perché considerata una creatura più unica che rara per il suo modo di fare entusiasta e pieno di idee.

Enrikiran riconobbe lo strumento e sorrise, sorseggiando un po’ della bevanda fornita da Xoduzz. Thuwey gli faceva segno di raggiungerli sul palco, ma il Dio non aveva alcuna fretta. Aspettava il fratello Loreatehenzi, come sempre in ritardo.

Mattehedike fece segno al Metallo di iniziare, notando l’irrequietudine e l’impazienza di Taranis e Mihael, desiderosi di buttarsi nella mischia a far casino. Il re della Roccia era cresciuto, divenendo molto più grosso rispetto a dieci anni prima. Nonostante fosse passato tutto quel tempo, per le creature del suo elemento era ancora giovanissimo. Di fatti, non aveva ancora nemmeno iniziato a pensare al fatto che un regno necessitava di un erede e di una regina. Anche se giravano voci su una particolare simpatia fra lui e Reishefy…

Idisi applaudì, incitando l’inizio dello spettacolo. Era seduta al tavolo, accanto ad Heronìka, ed era leggermente ubriaca. Era divenuta insegnante, famosa in tutto il regno. Guardò la regina della Terra ed il suo consorte nel loro ennesimo e disperato tentativo di far stare buono il loro figlio, che si era unito alla pessima compagnia di baby Kaos ed il principino dell’Aria. In tre, erano paragonabili ad un ciclone vivente, che si lasciava alle spalle solo urla e danni. A nulla servivano i rimproveri, le punizioni ed i richiami. Il potere di Elehcim era impareggiabile e soggiogava chiunque.

“È proprio sangue del mio sangue” commentò Kaos, osservando la scena.

“Già. Non potevo chiedere un nipotino migliore!” commentò Ozymandias.

“Non dovresti dargli un contegno? Almeno tentare di…” iniziò Vereheveil, ma Kaos lo interruppe, facendogli notare l’insensatezza di dare un ordine al disordine.

Ad un tratto, la musica iniziò. Tutti si girarono verso il palco. Enrikiran e Luciherus erano alle due chitarre, speculari essendo il secondo mancino. La Creatrice, leggermente nascosta dalle immense ali del Dio del regno della Roccia, era alla batteria. Aveva otto braccia, segno che, in quegli anni, aveva dato vita ad un nuovo pianeta. Di certo quell’abbondanza di arti la aiutava con quello strumento. Efrehem suonava il violino e la tastiera, a seconda del momento, mentre Thuwey cantava, agitando i lunghissimi capelli.

Molti dei presenti si alzarono, andando verso i suonatori per ballare. Xoduzz, con in mano due boccali colmi di un qualche imprecisato liquido superalcolico, era al centro della sala, con un braccio attorno alle spalle di Dharam. Entrambi piuttosto alticci, cantavano a squarciagola, scuotendo la testa a ritmo. Mihael si unì, esaltandosi per la lunghezza della sua capigliatura. Loreatehenzi, come sempre, arrivò in ritardo ma non perse tempo. Prese a braccetto Mihael ed insieme iniziarono a girare. Dopodiché, andarono a tormentare tutti coloro che erano rimasti seduti. Sollevarono Vereheveil di peso, tanto per dare l’esempio. Il Dio della Luce si sentì circondato e non trovò altra soluzione che quella di ballare. Heronìka rise nel vederlo, a crepapelle, e lui, notando che era ancora seduta, mandò i suoi colleghi di Aria e Metallo a prenderla. Nel giro di pochi minuti, le divinità di Luce ed Acqua stavano saltando fianco a fianco, a ritmo di musica. Taranis si muoveva assieme alla figlia e ad Enki, in piedi su un tavolo. Semar, sempre inseguito da Roary ed i suoi coltelli, sollevava i pugni in aria a ritmo. Kire scosse la testa. Aveva individuato i venti fedelissimi mezzosangue che lo avevano sempre seguito lungo tutta la sua esistenza. Aseret gli fece segno di unirsi alle danze. Lui si guardò alle spalle, avvertendo un chiaro “io non ballo” da parte della sua terza ombra, che incrociò le braccia. La ignorò e si portò al centro della sala, fra gli Dèi ed i colleghi. Idisi vide la figlia ballare con l’erede di Kassihell, all’improvviso non più annoiata dalla situazione. Kassihell fu trascinato per le braccia da Aherektess, anche lui mezzo ubriaco.

“Potrebbe essere l’ultimo ballo che fai, vecchiaccio!” lo derise l’Aria.

“Ma vaffanculo!” ridacchiò l’imperatore del Fuoco.

Elehcim corse verso la madre, prendendola per mano e portandola in prima fila. Hanjuly danzò con Xoduzz, più che felice della cosa, ed Ozymandias. Kaos rise, coprendosi il viso con le mani, ma poi fu costretto ad alzarsi dal figlio che voleva insegnargli come si balla. Era uno spasso vedere una minuscola ombra che si agitava tentando di far fare lo stesso ad un impedito genitore. Solamente Gibrihel rimase fermo dov’era, soddisfatto del fatto di avere un punto strategico dietro al bancone dove stavano i cibi e le bevande, dandosi alla pazza gioia.

 

“Sai cosa potremmo fare?” disse Mihael, rivolto al collega della Terra durante una pausa.

“Spara” rispose Gibrihel, addentando una specie di cialda.

“Ho sentito parlare di un mondo in un altro universo, detto "pianeta azzurro", ma di cui d’azzurro è rimasto ben poco, in cui potremmo fare un sacco di casino indisturbati”.

“Spiegati…” rizzò le orecchie l’altro, mandando giù l’ultimo boccone.

“Questo pianeta di cui ti parlo è un mondo ormai morto. Le creature che lo abitano sono piuttosto stupide, per giunta. Fra catastrofi naturali, perché il pianeta vuole disfarsene, e disastri che provocano loro stessi…non so quanto tempo gli resti. Non fan altro che farsi la guerra con sistemi tutt’altro che divertenti. Altro che scontri con spade o altre armi interessanti!! Van giù di bombe ed intrugli chimici. Il tutto fra un’eruzione, un tornado, uno tsunami o chissà che altro…”.

“Dici che, se noi due andassimo là a far un po’ di casino, i cretini che abitano quel pianeta non se ne accorgerebbero?”.

“No. Sono troppo concentrati sulle loro beghe interne. Disastro in più, disastro in meno…direi che un po’ di divertimento lo meritiamo pure noi, non trovi?”.

Gibrihel sorrise, raggiante all’idea di spaccare qualcosa senza essere punito. Asteria era divenuto un posto noioso da quando andavano più o meno tutti d’accordo. Qualche litigio c’era sempre, ma niente di rilevante o catastrofico.

“Quanto dista da qui?” domandò.

“Dovrei chiedere alla Creatrice…” rispose Mihael “…perché il pianeta di cui parlo è quello che regge con la mano di colore nero. Quella che lascia rilassata su un fianco senza farci caso, quasi non le importasse più…”.

“Chiediamo, allora!”.

Si avvicinarono alla Dea, che sorseggiava un cocktail con un ombrellino nel bicchiere. Lei li fissò, con aria interrogativa.

“Bravissima alla batteria” sviolinò Mihael.

“Cosa ti serve?” ridacchiò lei, giocherellando con la decorazione della bibita.

“Noi vorremmo sapere dove si trova il pianeta azzurro…quello che tenete in quella mano laggiù…” spiegò Gibrihel, indicando la piccola pallina grigiastra.

“Ah…questo…” borbottò lei, sollevando la mano in questione e lanciandogli un’occhiata solo di sfuggita, distrattamente “E per quale motivo?”.

Mihael sapeva bene che la creatrice conosceva già la risposta. Si divertiva, però, a testare la sincerità ed il coraggio dei suoi sottoposti.

“Vogliamo farci un giro” mentì Gibrihel.

“Vogliamo fare un po’ di casino…” ammise Mihael.

“Mi fareste un favore” disse lei, riabbassando la mano e ricominciando a bere con la cannuccia “Quel mondo non fa altro che darmi problemi. È stato un esperimento poco riuscito, salvo alcune cose. La più sbagliata, di certo, è stata quella di affidare tutto in mano ad un branco di esserini esaltati e con le manie di grandezza. Si son moltiplicati peggio dei virus ed ora il pianeta stesso si è rotto le palle. Lui non ha tanti errori, dopotutto. Liberatelo da quelle creature fastidiose, e potrei ancora recuperarlo”.

Gibrihel e Mihael si guardarono, increduli.

“Di che state parlando?” domandò Luciherus, intromettendosi nella conversazione.

Anche lui beveva, da un elegante calice d’argento.

“Parliamo di uno dei nostri figli, il pianeta azzurro…che ora azzurro non è più di tanto” spiegò la Creatrice, facendosi dare un piccolo bacio.

“Ah…quello! Pensavo fosse esploso da tempo…non doveva finire anni fa?”.

“Mi son dimenticata. Ma ora mando tuo fratello e Gibrihel a rimediare”.

“Tutto il divertimento a loro?! Ed io?!”.

La Dea ruotò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

“Sei peggio dei bambini. Io non ti trattengo. Se vuoi andare con loro, vai pure! Così potrai guidarli, dato che non sanno la strada”.

Luciherus sorrise, soddisfatto, e propose di fare un brindisi alle catastrofi naturali.

Heronìka e Dharam, contrari solitamente a decisioni del genere, non ci fecero più di tanto caso. Vereheveil, circondato da vari bambini che amavano tormentarlo dato che non si arrabbiava mai, si trovò in difficoltà quando il figlio di Kaos iniziò a rendere quella breve tortura un qualcosa di organizzato e finalizzato a fargli perdere le staffe. Era riuscito a farlo circondare e, lentamente, lo stava spingendo verso una colonna, impedendone la fuga. Dietro il gruppo di bimbi, passò Semar urlando, speranzoso che la sua inseguitrice armata si stancasse, prima o poi.

“Elehcim! Lascia stare il signore!” rise Kaos, solo dopo che il suo collega di Luce si ritrovò ricoperto di succo di frutta di vario colore.

La lunga veste candida che portava, ora era piena di macchie appiccicose. Non si arrabbiò, e questo diede conferma alle madri dei piccoli che “si stavano innocentemente divertendo”. Solamente Lehelin tentava, invano, di dare un controllo al figlio, perfettamente consapevole che non aveva senso essendo il futuro Dio Kaos. Inoltre, quel bambino aveva un’innata capacità di scaricare la colpa sugli altri finché possibile oppure fissare chi lo sgridava con grandi occhi lacrimevoli, convincendo chiunque che era pentito e dispiaciuto. Ovviamente, Kaos era orgoglioso di lui ogni giorno di più. Thuwey, sorridendo, preferiva non infierire con le battaglie inutili della moglie. In casa aveva un Kaos in miniatura, alzare la voce non avrebbe fatto altro che incentivare il suo animo privo di ordine. Adorava quel bambino e, guardando il Dio che lo aveva generato, si chiedeva spesso come avessero fatto, al tempo, i genitori di quella divinità fumosa. Non osò nemmeno immaginare come sarebbe stata la situazione da lì a qualche anno, quando quella piccola peste sarebbe divenuta adolescente. Kassihell gli sembrava proprio nei guai fino al collo, con un sedicenne convinto di essere pronto a regnare, una tredicenne che si sentiva già grande ed un quasi dodicenne che si atteggiava seguendo l’esempio del fratello. Idisi non era messa meglio, con due ragazzine in piena ribellione. Il Metallo sospirò, sperando che lo sviluppo arrivasse tardi in quel bambino, il più tardi possibile!

“Ecco perché io non ho avuto figli!” ridacchiò Aherektess, intuendo i pensieri del collega.

“Non è figlio mio, infatti…” ghignò Thuwey.

“Facciamo un brindisi: agli eterni bambini!” propose l’Aria.

Il Metallo lo guardò con rimprovero. Poi sorrise, tentando di immaginarsi Efrehem alle prese con una delle sue figlie, che sarebbero divenute di certo più alte di lui data la stazza della madre, chiedergli di poter uscire con uno sbarbatello sconosciuto indossando una minigonna inguinale. Scoppiò a ridere, avvertendo quasi nostalgia di quando viaggiava con gli altri nove prescelti.

Nell’aria si era diffusa una musica tranquilla, rilassante. Reishefy e Mattehedike ballavano. Ormai la festa era giunta al termine. Era tempo di andare. Si sarebbero ritrovati fra un anno esatto, nel palazzo del regno dell’Oscurità.

 

†††

 

La mia storia finisce qui. Io, Efrehem, re della Luce, sento di non aver altro da riportare oltre a questo. Immagino, e ritengo, che spetti a chi mi seguirà continuare questa storia. Spero di aver riportato ogni dettaglio nel modo corretto. Rileggendolo, non posso che provare una forte nostalgia ed un’incredibile tenerezza per come eravamo, per com’ero. A volte mi capita di svegliarmi e pensare ancora che sia stato tutto un mirabolante sogno, frutto di chissà quale cena pesante. Ma poi lo riprendo in mano e mi rendo conto che è tutto vero. Guardo mia moglie, i miei figli, e so che per davvero ho contribuito a salvare Asteria. Non ci vedo nulla di artistico in ciò che ho scritto. È un semplice diario, un racconto di viaggio. Un viaggio che ha cambiato il pianeta stesso, oltre che me ed i miei compagni, a cui sono fiero di aver preso parte.

 

≈ FINE ≈

 

PERSONAGGI PRINCIPALI

 

Aherektess

Significato del nome: Guerriero di pace

Elemento: Aria

Data di nascita: 22.3

Luogo di nascita: Bahram, capitale del regno dell’Aria

Età: 31

Altezza: 1.87

Arma: Spade ricurve

Descrizione: Occhi rossi, capelli blu, piumaggio sulle braccia di colore arancio, tatuaggi verdi su tutto il corpo, piccole orecchie a punta (con orecchino su quello sinistro), zigomi pronunciati, corporatura slanciata.

Note: Gemello di Zameknenit, re dell’Aria, si sveglia dopo 20 anni di coma causato dall’attacco del regno del Fuoco. A causa di questo “sonno forzato”, all’inizio non sa molto bene approcciarsi al mondo reale, specie al fatto che sia suo fratello a governare e comandarlo. Spirito libero, senza né regole né schemi, cerca se stesso e gli anni persi. Adora dormire appollaiato sugli alberi, canticchiare fischiettando, mangiare semi di vario genere e frutta (non disdegna uno spicchio di mela, ogni tanto) . È claustrofobico e starebbe all’aperto sempre, anche sotto la neve.

 

Efrehem

Significato del nome: Che possa crescere, dare frutto

Elemento: Luce

Data di nascita: 29.10

Luogo di nascita: Balder, capitale del regno della Luce

Età: 24

Altezza: 1.62

Arma: Il cervello e la magia

Descrizione: Occhi arcobaleno, principalmente verdi, capelli neri a ciuffi sparsi ed antenne rosse con occhi gialli sulla testa.

Note: Nipote di Friedrik, re della Luce, impara le lingue con molta facilità. Estremamente curioso (ed impiccione), annota tutto su un quaderno, nonostante la notevole capacità di memoria. Logico e controllato, si trova a disagio all’inizio con il gruppo, non essendo abituato alla compagnia. Ama specchi e cristalli per i giochi di luce che sono in grado di creare. Suona diversi strumenti e compone canzoni in stile classico. Anche se non lo ammetterà mai, ha paura del buio.

 

Elehcim & Kire

Significato del nome: Kire = potente dominatore della patria. Elehcim = Dio come chi? (O come cosa?)

Elemento: Misto Fuoco e Metallo

Data di nascita: 6.12

Luogo di nascita: ?

Età: 24

Altezza: Variabile. Con il caldo si espandono.

Arma: Se stessi

Descrizione: Gemelli speculari omozigoti. Occhi rossi (più o meno vivaci a seconda del grado di intensità della rabbia), capelli neri (lunghi in Kire), svariate cicatrici dovute al fuoco e spuntoni metallici un po’ dappertutto. Due ombre, denti ed orecchie a punta.

Note: Figli di Vehuya e Jovihann, abbandonati e cresciuti da Neziar, un sanguemisto come loro. Kire, il gemello nato qualche attimo prima, presenta una spiccata capacità di comando (è, di fatti, il capo dei mezzosangue). Paranoici quanto basta per poter pensare continuamente alla fine del mondo, insieme guidano una rivolta contro i sanguepuro innescando una battaglia in cui Elehcim perderà la vita. Kire, una volta portata a termine la missione dei “prescelti”, diverrà re del Metallo, in sostituzione alla madre. Ascoltano musica Rock, si intrattengono fra loro raccontandosi storie dell’orrore, odiano le fisarmoniche, sfamano Orebrec (una specie di cane gigante) e fingono di essere sani di mente (non ci riescono tanto bene). Immancabili gli occhiali scuri di Elehcim.

 

Enki

Significato del nome: Signore del mondo inferiore

Elemento: Acqua

Data di nascita: 16.2

Luogo di nascita: Satis, capitale del regno dell’Acqua

Età: 18

Altezza: 1.68

Arma: Non sa combattere, usa la magia del suo elemento.

Descrizione: Occhi tondi, da pesce, pelle squamata in sfumature verde/blu, capelli corti e cresta in testa. Mani e piedi palmati.

Note: Secondogenita dei reali dell’Acqua, non è mai uscita da palazzo e, di conseguenza, è una gran fifona. Il mondo esterno è una continua novità e questo la spaventa. Imparerà a trovare coraggio. Ama parlare con i pesci, fingersi morta come loro (ribaltandosi sulla pancia), bollire a 100 gradi ed evaporare. Non apprezza l’insalata di mare, le reti ed i phon.

 

Hanjuly

Significato del nome: Che ha misericordia e pazienza

Elemento: Ghiaccio

Data di nascita: 10.8

Luogo di nascita: Enrivai, capitale del regno del Ghiaccio

Età: 25

Altezza: 1.83

Arma: Un bastone che, premendo un tasto, diviene un cerchio con lame gelate.

Descrizione: Lunga treccia bionda, occhi azzurri, pelle bianca, forme prosperose e tratti del corpo ricoperti di ghiaccio/vetro

Note: Terzogenita dei reali del Ghiaccio, è l’unica figlia femmina. I genitori, aspettandosi da lei un comportamento da principessa, han tentato di farla addolcire fin da bambina. Purtroppo per loro, Hanjuly è di carattere forte, deciso, ed è più simile ad una guerriera che ad una principessina. Sposerà Efrehem e diverrà regina della Luce. Avrà numerosi figli al quale insegnerà ad essere tosti come lei. Il suo cibo preferito è il gelato ed i cibi surgelati (che mangia senza scongelare). Campionessa in “stacca la testa ai pupazzi di neve” e “ammazza il tuo vicino a palle di ghiaccio”. Vorrebbe abbronzarsi ma non può stare troppo alla luce diretta.

 

Idisi

Significato del nome: Destino

Elemento: Terra

Data di nascita: 6.6

Luogo di nascita: ?

Età: 34

Altezza: 1.78

Arma: Bastone/remo a cui la Roccia aggiungerà delle punte

Descrizione: Occhi color grano/oro, capelli verdi (sfumati verso il blu), pelle verde chiaro, gambe in corteccia, fiori e foglie fra la capigliatura. Orecchini quadrati, piccole orecchie a punta, vestito in piume e oro.

Note: Maga alla corte della Terra, diviene insegnante al compimento della missione. Amica fidata della regina Midir, prevede la nascita dell’erede del regno e stabilisce l’ordine di viaggio fra i suoi compagni. Paziente, difficile che si arrabbi, tenta sempre di mantenere il controllo su tutto. Ha una certa autorità, che dimostra nei casi di lite furibonda fra Fuoco ed Aria. Le piacciono le piante e gli animali (un po’ meno le farfalle, dopo questo viaggio…). Nel tempo libero, sparge semi a caso in giro per vedere cosa ne nasce. Ha paura dei diserbanti e dei boscaioli.

 

Kassihell

Significato del nome: Angelo della Morte

Elemento: Fuoco

Data di nascita: 13.4

Luogo di nascita: Gibil, capitale del regno del Fuoco

Età: 35

Altezza: 1.73

Arma: Katana

Descrizione: Occhi nocciola, capelli mori spettinati lunghi fino alle spalle, barba incolta, tatuaggi di fiamma sul corpo e cicatrici.

Note: Figlio di Vehuya, diviene imperatore del Fuoco. Abilissimo nel combattimento (è stato numerose volte in guerra) e nel tirar su rissa, mostra il suo lato tenero solamente con la moglie ed i tre figli. Vorrebbe tanto incenerire mezzo mondo ma si trattiene, più che altro per non sprecare energie. Odia gli abbracci, i baci, le dimostrazioni di inutile affetto, i complimenti “riempi conversazione” e le chiacchiere inutili. La sua Katana è il suo alterego, non se ne separa mai, e la venera come una Dea, una figlia o un amante. Piuttosto egoista ed irascibile, rinuncerà alla vista da un occhio per salvare la vita ad Efrehem. Detesta i gavettoni e le pistole ad acqua. Le pietre focaie e gli accendini, invece, son la sua passione. Poco propenso nell’adorazione divina, troverà in Kaos molti punti in comune.

 

Lehelin

Significato del nome: Lacrima di luce

Elemento: Oscurità

Data di nascita: 11.9

Luogo di nascita: Varuna, capitale dell’Oscurità

Età: 23

Altezza: Variabile

Arma: Se stessa

Descrizione: Piccola, con grandi occhi argento, corpo fatto d’ombra fumosa.

Note: Combatte immobilizzando i nemici calpestandone l’ombra. È la figlia di Ozymandias, il sovrano più minaccioso di Asteria. Detta “l’incantatrice”, ha notevoli capacità magiche anche se si trova in estrema difficoltà in presenza di luce o fiamme. Non avendo un corpo fisico, è difficile da colpire e da ferire. Allo stesso tempo, per lei è difficile infierire fisicamente se non con l’uso dell’oggetto proibito. Inquieta, alla ricerca di qualcosa che non sa bene nemmeno lei che cosa sia (in realtà lo sa ma tenta di ignorare la realtà). Avrà un figlio con il Dio Kaos, che chiamerà Elehcim per via degli occhi rossi. Imbattibile in ombre cinesi.

 

Mattehedike

Significato del nome: Dono degli Dèi vincitori

Elemento: Roccia

Data di nascita: 1.4

Luogo di nascita: Un paesino non chiaro fra i monti della Roccia

Età: 23

Altezza: 1.66

Arma: Pugni e calci

Descrizione: Rasato, con un piccolo codino scuro. Corna di pietra  rivolte all’indietro, corpo con varie parti in Roccia, vestito marrone o a quadretti, occhi scuri.

Note: Nato nella zona montuosa del regno, partecipa ad un torneo indetto dal re per stabilire chi fosse il guerriero più forte dell’elemento. Vince grazie alla sua notevole potenza fisica. Esaltato e convinto delle proprie capacità, non accetta consigli perché certo di sapere ogni cosa. Ha paura delle altezze e soffre di vertigini, mal d’aria e mal di mare. Questo non gli impedisce di esaltarsi comunque, convinto di essere imbattibile. Il suo sogno è vivere come una talpa, avvolto dalla terra e dimenandosi come un verme. Non è molto espressivo e partecipe.

 

Reishefy

Significato del nome: Signora della freccia

Elemento: Elettricità

Data di nascita: 4.7

Luogo di nascita: Fornjotr, capitale del regno dell’Elettricità

Età: 17

Altezza: 1.70

Arma: Magia e sfinimento altrui

Descrizione: Capelli zigzaganti di colore variabile fra il bianco, il giallo ed il nero. Occhi densi d’elettricità, vestito a fulmini e pelle costantemente attraversata dalle scosse del suo elemento. Coda terminante con sfera a piccoli fulmini.

Note: La più giovane della compagnia, non smette un attimo di dimostrarlo. Immatura ed infantile, con la bocca sempre aperta, si caccia spesso nei guai trascinando con sé chi le sta accanto. Pensa raramente alle conseguenze delle sue azioni, prendendo tutto alla leggera. Tentare di farla calmare o ragionare è inutile, và contro il suo stesso elemento. Quando non ha nulla da fare, infila le dita nelle prese di corrente e lancia scosse in giro a caso, abbracciando gente che non vuole di certo ricevere un “dono” del genere. Sempre di buon umore, ottimista oltre ogni limite, non si ferma mai e trova divertente ogni cosa. Potente nell’uso dell’Elettricità, riesce a vincere nei combattimenti  anche con l’uso logorroico della voce.

 

Thuwey

Significato del nome: Sogno ritrovato

Elemento: Metallo

Data di nascita: 3.11

Luogo di nascita: ?

Età: 27

Altezza: 2.02 (In media. Con il caldo aumenta, con il gelo cala)

Arma: Se stesso

Descrizione: Altissimo, occhi ramati, capelli corvini e dritti, lunghi fino al ginocchio. Vari spuntoni lungo tutto il corpo, orecchie a punta, labbra di colore nero. Abito scuro, lungo, con vari buchi per far passare le parti in metallo. Denti a punta.

Note: Orfano, ha combattuto fin da piccolo per ottenere ogni cosa. Figlio segreto della regina Jovihann, cela dentro di sé un’enorme potenza magica che usa nella lotta. Modifica il suo corpo a piacimento, facendolo divenire simile ad un’armatura o arma affilata. Il suo punto debole è l’acqua salata, che ne rovina la pelle. Odia fare surf, specie dopo l’avventura nel regno dell’Acqua. Risparmia in parrucchiere e vestiti. Nasconde il vero se stesso dietro un velo di cattiveria, con punte su petto e ventre per evitare ogni contatto. Ha un giro ristretto d’amicizie che, però, considera fondamentali e che difende con tutte le forze. Meglio non averlo come nemico. Capo delle guardie della regina, aiuterà il fratellastro Kire nei primi anni di regno, prima di divenire re dell’Oscurità sposando Lehelin.

 

Da ricordare inoltre…

 

Ø  I mezzosangue

Ø  I vari parenti, fratelli, amici e consiglieri dei protagonisti.

Ø  Gli animali domestici e le comparse.

Ø  La farfalla obesa.

 

DÈI

 

Creatrice

Regno d’influenza: Tutti

Mansioni: Generatrice di Universi e di Equilibrio (anche se è la prima ad infrangerlo)

Era di nascita: Terza

Arma: Tutto ciò che le passa per la testa

Descrizione: Lunghi capelli neri, occhi azzurri, antenne, coda elettrica, sette braccia reggenti ognuno un universo, terzo occhio ed iridi sul dorso di ogni mano, braccia piumate, spuntoni metallici, tatuaggi arricciati di pura magia.

Note: Da qualcuno chiamata Kasday (la divinità dal sesso incerto), ha creato Asteria ma la cosa non le è mai importata più di tanto. Crea per noia e per riempire lo spazio vuoto nell’immensità. Imbattibile alla batteria ed alla tastiera, compensa le sue carenze d’affetto (suo padre è Kaos…) creando creature al suo servizio. Lo schiavismo altrui la soddisfa, in parte. L’unico in grado di farla sorridere è Luciherus, suo amante occasionale. Manie di grandezza che si sprecano, spera di poter andare in pensione in qualche galassia morta in buona compagnia.

 

Dharam

Regno d’influenza: Fuoco

Mansioni: Controllore della stella Sirona (il sole d’Asteria) , delle fiamme, del magma/lava (vulcani e simili) e del calore

Era di nascita: Seconda

Arma: Fuoco

Descrizione: Capelli rossi in fiamme guizzanti, tatuaggi di fuoco su tutto il corpo, occhi incandescenti, lungo mantello.

Note: Finge di essere serio, pacifista e responsabile. In realtà si dà alla pazza gioia in ogni occasione con musica ad alto volume, balli insensati, trenini conga, scherzi ai colleghi ed ai mortali (come mai oggi Sirona non sorge?!). Difficile che sia di cattivo umore, nonostante le provocazioni continue di Kaos e compagnia bella. Adora stare in spiaggia ad abbronzarsi, trangugiare cocktail di dubbia provenienza e consistenza, dare fuoco alle cose degli altri e cantare alle spalle del gallo, anticipandolo. Ha vinto il premio come Dio più “stiloso” d’Asteria.

 

Enrikiran

Regno d’influenza: Ghiaccio

Mansioni: Controllore del gelo e del ritmo

Era di nascita: Quarta

Arma: Chitarra ghiacciata

Descrizione: Cresta del suo elemento sulla testa, occhi gelidi, abiti chiari.

Note: Di poche parole, distaccato e logico, Enrikiran pare incapace di scomporsi. Estremamente difficile farlo ridere, o anche semplicemente farlo sorridere. Si sfoga suonando, attività che usa anche per combattere. Avvolto da un mondo parallelo geometrico, preciso e matematico, realizza tutto ciò che desidera con le note della sua chitarra. È il fratello maggiore di Loreatehenzi, l’unico in grado di fargli vivere qualche attimo di follia. Amico del famoso Uomo Ape, Dio degli insetti e delle punture, ed alleato con il terribile Dio delle vendemmie, passa il tempo libero (oltre che suonando, ovviamente…) mandando bug ai programmi di Xoduzz.

 

Gibrihel

Regno d’influenza: Terra

Mansioni: Dio della Terra, delle comunicazioni e dei trasporti

Era di nascita: Terza

Arma: Lancio di trenini ed una spada in legno indistruttibile

Descrizione: Alto, magro, vestito di verde con codino marrone chiaro.

Note: Amico fin dall’infanzia di Mihael e Luciherus, con cui ha condiviso un sacco di scorribande, si diverte pure lui a mandare bug ai giochi di Xoduzz. Il suo sogno è passare la sua esistenza sul divano ma la Creatrice, una vera rompiballe, non glielo permette. Ogni tanto ha voglia di spaccare qualcosa e quindi si mette d’accordo con un po’ di suoi colleghi, per non prendersi tutta la colpa. Esce di casa solamente se vi è costretto e segue la politica del “massimo risultato con il minimo sforzo” (chi non lo farebbe?!). Si imbuca ai concerti Rock dove finge di essere un mortale, ma l’altezza lo tradisce.

 

Heronìka

Regno d’influenza: Acqua

Mansioni: Controlla Acqua, oceano, maree, fiumi ed animali acquatici

Era di nascita: Quarta

Arma: Adorabili bestioline assassine (piranha, squali, murene, paguri killer)

Descrizione: Simile ad una sirena, lunghi capelli scuri.

Note: Solitamente tranquilla, tranne quando incrocia il colore rosso indosso ad una persona. Amica della Creatrice (nonostante il pessimo carattere di quest’ultima) ed amante dei viaggi, mangia porcherie di varia natura, salvo poi pentirsene perché non vuole ingrassare. Ascolta musica “cattiva” in cuffia, perché così nessuno le rompe le balle. Sogna ad occhi aperti, estraniandosi dalla realtà, a ritmo delle sue canzoni preferite. Questo, a volte, le fa perdere il filo del discorso con i suoi colleghi che non sanno se considerarla snob o spaventosamente distratta.

 

Kaos

Regno d’influenza: Oscurità

Mansioni: Controllo del buio, le tenebre, la notte, le ombre ed il caos

Era di nascita: Prima

Arma: La risata malvagia

Descrizione: Immenso, espandibile, occhi azzurri, senza contorni precisi.

Note: Pessimo carattere ed un senso sadico dell’umorismo. Se ne frega altamente di Asteria in sé ma, se questa dovesse svanire, svanirebbe anche parte del suo divertimento. È la divinità più antica e complicata, dentro di sé conserva la memoria di tutte le Ere passate e conserverà tutte quelle future, come oscura presenza costante. Ama spostare ogni cosa, soprattutto se appartiene ad altri, e pogare in compagnia. Con la sua particolare voce, bassa e vibrante, è il re del growl. Trova nel terrore il suo potere, deciso e convinto che non ci sia niente di meglio della paura preventiva, onde evitare di farsi mettere i piedi in testa (anche perché i piedoni di Ozymandias è meglio evitarli…). Mangia candele quando non sa che altro fare.

 

Loreatehenzi

Regno d’influenza: Aria

Mansioni: Controllo di vento, cielo, aria, nuvolette ed uragani

Era di nascita: Quarta

Arma: capelli avvolgenti

Descrizione: Piccolino e magro, ha lunghi capelli mori sempre mossi dal vento. Anche il pizzetto fa lo stesso. Solitamente veste di scuro o arancio.

Note: Totalmente fuori di testa, sempre in ritardo, incita al pogo di gruppo ogni volta che può. Famoso per l’hairbanding, colleziona oggetti con mucche, ed è amico dell’animale leggendario Pulcippo. Guarda film horror, fa agguati ad amici e nemici, svolazza di qua e di là con entusiasmo. Ha una piccola cagnolina che porta a spasso (Shilla). Sempre in cerca di nuovi alleati per sopravvivere alla terribile presenza del dannato Uomo Lucetta (un fastidioso essere che, come un parassita, vaga per le vie del pianeta e che gli Dèi vogliono eliminare).

 

Luciherus

Regno d’influenza: Roccia     

Mansioni: Dio della Forza e del Coraggio

Era di nascita: Terza

Arma: Spada, coda, testa, artigli…

Descrizione: Capelli blu scuro, lunghi e lisci, occhi aranciati, coda ed ali da demone, cicatrici di varia natura e vestiti scuri.

Note: Amante della Creatrice, l’unico in grado di sopportarla per davvero, passa il suo tempo accontentandola fisicamente o facendo danni in giro. Accanito fumatore e bevitore di intrugli alcolici. Distaccato dal mondo di Asteria, come da qualsiasi altro mondo, di cui poco gli importa. Vive per sé e per la Creatrice, è decisamente poco collaborativo. Egoista ed egocentrico, si arrabbia molto facilmente e reagisce con irruenza, violenza e scarso controllo. Non apprezza un granché la neve, che gli gela la coda, ma gradisce molto fare snowboard sulla lava di tanto in tanto. Ha una tale forza magica da essere considerato “creatore”, anche se tecnicamente da solo non crea un bel niente. Le sue “interazioni” con la Creatrice, però, fanno sì che lei generi universi. Il suo sogno è starsene spaparanzato tutto il giorno sul ciglio di un vulcano in eruzione a guardarsi le Lune di Asteria, sorseggiando drink in compagnia di qualche bella donna in grado di sopportarlo. Estremamente permaloso, si offende se viene chiamato “Lucy” o in altri modi “teneri”.

 

Mihael

Regno d’influenza: Metallo

Mansioni: Dio delle armi e della guerra

Era di nascita: Terza

Arma: Ogni cosa, dalle patate ai bazooka, ma la preferita è la sua inseparabile spada gigante dalla lama nera

Descrizione: Lunghi capelli scuri, barba intrecciata, imponente armatura, corna.

Note: Ama farsi chiamare “possente Mihael”. È il gemello di Luciherus, anche se sono decisamente diversi fisicamente. Combatte usando qualsiasi cosa e si diverte un sacco. Periodicamente parte alla distruzione di qualche mondo morto, tanto per mantenersi in allenamento. Indossa  magliette di gruppi metal di vario tipo. Và a spasso a pogare, rapisce Loreatehenzi per farlo unire alle sue scorribande. Amico d’infanzia di Gibrihel, passa il tempo libero a giocare con lui o con Xoduzz al PC. Mangia ogni schifezza che gli capita a tiro, con soddisfazione e senza ritegno. Usa le corna come fermacarte e porta appunti, dimenticandosi comunque un sacco di cose. Alleato di Loreatehenzi per la lotta contro l’Uomo Lucetta. Nemico giurato del Dio della Ruggine.

 

Vereheveil

Regno d’influenza: Luce

Mansioni: Dio della sapienza, delle scritture e delle lingue

Era di nascita: Terza

Arma: Nessuna. Dice che ferisce più una penna…

Descrizione: Grandi ali dorate piumate, capelli verde acqua, grandi occhi oro, tatuaggi di lettere e glifi su tutto il corpo, corporatura minuta.

Note: Amico d’infanzia della Creatrice, è il custode di tutta la cultura passata e moderna, ovviamente anche futura. Conosce tutte le lingue, di tutti i pianeti, di tutti gli universi. Stessa cosa vale per le scritture. Fra lui e Luciherus non scorre buon sangue, colpa di antiche gelosie d’amore, ma han imparato a sopportarsi (più o meno). È un Dio con immensa pazienza, sopporta praticamente ogni cosa, e buono d’animo (anche lui riesce ad essere bastardo, se si concentra!). Sempre pronto a dare consigli, anche non richiesti, e mettere l’ultima parola in ogni discorso. Ha profondi periodi di scarsa considerazione di sé, che passano venendo sostituiti da pura esaltazione intellettuale (“Perché voi non vi rendete conto che io so tutto!!”). Colleziona piume, penne e oche. Adora gli abbracci, ma non ha molto coraggio e quindi si limita a fare il faccino da cerbiatto in attesa di riceverne. Si stizzisce quando gli si inumidiscono le ali e le piume si gonfiano senza controllo.

 

Xoduzz

Regno d’influenza: Elettricità

Mansioni: Controllo di tuoni, fulmini, elettricità, giochi virtuali e liquori

Era di nascita: Quarta

Arma: L’alcol, le scosse ed i temporali

Descrizione: Capelli scuri a punte, cappotto lungo e nero, inseparabile casco per la realtà virtuale dei giochi.

Note: Custode del “nettare degli Dèi” (un intruglio assurdo di gradazione astronomica che solo gli Dèi e Thuwey possono trangugiare), è campione di “schiaccio il barile di birra con la testa”,  “mi guardo 30 dvd di fila senza pause” e “gioco per un mese intero senza fermarmi”. Il suo mondo parallelo divino è per lo più concentrato sulla dimensione virtuale del gioco, dove si è creato il suo alterego con cui combattere ed interagire. Assieme a Gibrihel, Mihael, Loreatehenzi ed a volte Luciherus (solo se porta una delle sue amanti di nome Lilith), organizza tornei di pogo, videogames, rutto melodico e gioco della scossa. Ha uno speciale radar interno per la birra e la gnocca, cose che cerca costantemente. Il suo sogno è formare una band con Kaos, Luciherus e Lilith (di cui si offrirebbe volentieri come guardia del corpo).

 

Da ricordare, inoltre…

 

Ø  Gli Sposi della Notte: Nikkal e Jarih (le Lune di Asteria).

Ø  Kuetzalikay ed Aeirimanios (gli amici di Luciherus).

Ø  Sirona, la stella attorno a cui ruota Asteria.

Ø  Pulcippo, che tutto può e tutto sa.

 

EXTRA

God’s Power (Ovvero “la Creatrice ha sempre ragione”)

Senza toccarne i pezzi, semplicemente guidandoli con movimenti delle mani, Dharam ed Enrikiran giocavano a scacchi. Kaos trovava quel gioco piuttosto noioso. Lui preferiva i giochi d’azione, quelli in cui aveva l’occasione di infierire fisicamente sugli avversari. Gli Dèi erano difficili da uccidere e quindi il divertimento poteva spingersi molto oltre. Perché accontentarsi di sparargli contro con fucili ad inchiostro colorato quando potevi permetterti di usare un vero bazooka?! Purtroppo per lui, povero Kaos, agli Dèi di quell’Era non piaceva farsi male. Quanta nostalgia aveva dei “cari vecchi tempi” in cui passavano tutto il tempo ad infierire uno sull’altro! Ma poi erano arrivati i mortali ed avevano dovuto darsi una calmata. L’oscuro Dio di nebbia pensò al figlio con speranza. Quel piccolino, così uguale a lui, avrebbe di certo portato nuovo scompiglio una volta diventato grande! Heronìka stava facendo aerobica, capovolta a testa in giù con la coda abbandonata all’indietro. Seguiva una dolce musica, nel vano tentativo di rilassarsi e non pensare all’esame di tedesco. Enrikiran sbadigliò. Loreatehenzi, seguito a ruota dal leggendario Pulcippo, volava a mezz’aria indossando una maglia bianca a macchie nere con la scritta “I love mucche”. Si appollaiò alle spalle del fratello ed osservò la partita. Dharam alzò gli occhi verso il Dio dell’Aria ma non aprì bocca. Mihael e Gibrihel, seduti in terra, giocavano a carte. Era un gioco fantasy, pieno di creature immaginarie o provenienti da altri pianeti. Le figurette riportate sulle carte prendevano vita, quando il loro proprietario le evocava, e combattevano per davvero. Lanciavano magie, si pestavano, rubavano oggetti…il tutto non divenendo più grandi di cinque centimetri. Finito il loro ruolo, tornavano nelle carte. Facevano un po’ di casino. Xoduzz, spaparanzato su un divano nero, offrì un po’ della sua birra ad un piccolo Goblin sfuggito al controllo dei due giocatori di carte. La creaturina non capì ed iniziò a giocare con i lacci delle scarpe di Vereheveil, che se ne stava tranquillo in poltrona a leggere un libro e non si accorse di nulla.

Xoduzz sorrise, soddisfatto perché a fianco aveva un grosso barilotto di roba alcolica, collegato alla propria bocca tramite una lunghissima cannuccia, e fra le mani reggeva il controller per il suo gioco virtuale preferito. Le immagini uscivano dallo schermo, coinvolgendolo direttamente nell’azione. Dharam diede solo un’occhiata di sfuggita “all’azione” e capì che aveva a che fare con donnine discinte.

“For the power of the Pulcippo!” ridacchiò Loreatehenzi, abbracciando forte l’animale ciccione e dal lungo pelo giallo.

Pulcippo si limitò a rispondere con un immancabile sguardo malvagio ed un “Cip” di circostanza.

“Giochiamo a "D.U.L."? domandò il Dio dell’Aria, non trovando di meglio da fare.

“E sarebbe?” biascicò Enrikiran, muovendo e ghignando per lo scacco al re.

“Dannato Uomo Lucetta!” rispose Mihael.

“È un gioco stupido…” commentò Kaos.

“È un gioco strafigo!” sbottò Xoduzz.

“No che non lo è!” riprese Kaos “Alla fine non muore per davvero Lucetta, giusto?”.

“Beh ma allora…potremmo andare a prenderlo ed ucciderlo per davvero!” propose Heronìka, rigirandosi dalla posa di rilassamento.

“Idea geniale. Mi piace! Sangue!!” esclamò Dharam.

Tutti lo fissarono. L’Uomo Lucetta era suo figlio…

Le divinità si alzarono ed iniziarono a prepararsi per la battaglia impari. Affilarono armi, prepararono strategie di tortura, scaldarono le mani per usare la loro magia, sciolsero la lingua per sfogarsi negli insulti più terribili…

“Dov’è Kasday?” domandò Luciherus, comparendo dal nulla con due bottiglie di birra in mano e la sigaretta accesa di sbieco fra le labbra “E voi dove cazzo andate?!” aggiunse, notando la compagnia in assetto di guerra.

“Sarà fuori a stendere…” rispose Vereheveil, cercando il libro più pesante in suo possesso da tirare sulla nuca del D.U.L. “…e noi ci stiamo preparando alla guerra”.

“Contro chi?” farfugliò Luciherus, giocherellando con la sigaretta.

“Contro l’Uomo Lucetta!” spiegò Mihael.

“Ancora lui?! Ma non vi siete rotti le palle?! Quell’insulso essere…”.

“Ma questa volta lo uccidiamo!” ridacchiò Kaos.

“Ah beh…se la mettete così…allora non posso mancare!”.

Pulcippo lanciò un grido di guerra terrificante, a cui si unirono le voci di tutte le divinità presenti.

“Che cos’è tutto questo casino??!!” sbraitò Kasday, facendo il suo ingresso in un lampo accecante ed un rumore simile ad un tuono. Indossava un grembiulino a fiori e teschi, allacciato alla sottilissima vita. I lunghi capelli corvini erano trattenuti da un fazzoletto impolverato e legato dietro alla nuca. Nelle varie mani reggeva stracci, spolverini, una scopa ed un aspira briciole gigante.

“Che fai, conciata così?” domandò Luciherus.

“Pulisco il porcile che lasciate sempre in giro voialtri. E non toccherebbe solo a me! Che cosa combinate?! Siete impazziti?!”.

“No! Stiamo andando a torturare l’Uomo Lucetta!” esclamò Loreatehenzi.

“L’Uomo Ape sta per raggiungerci…” aggiunse Enrikiran.

“Ed ho anche chiesto l’intervento del Dio della Gommapiuma” concluse Mihael.

“Prima il dovere e poi il piacere, miei cari. Questa casa è una merda e, finché non sarà tutto a posto, non vi lascerò andare fuori a giocare, intesi?” sbottò Kasday.

“Come sarebbe a dire?!” iniziò Kaos, gonfiandosi per lo sdegno.

“Non provarci nemmeno, papà. Chi comanda qui?” rispose la Creatrice.

Kaos non rispose, guardando la sua creatura ed incrociando le braccia.

“Avanti…dimmelo! Chi comanda qui?” incalzò Kasday.

“Tu” ammise il Dio oscuro, sospirando.

“Perciò ora, volenti o nolenti, ognuno al proprio posto e via, lavorare!! Poi potrete andare a divertirvi come meglio credete”.

Le divinità chinarono il capo, come bambini sgridati. La Creatrice, soddisfatta di aver ristabilito la giusta gerarchia, iniziò a distribuire i compiti.

“Mihael…” parlò, notando che il Dio tentava di svignarsela “…le tue armi sono tutte sparse in giro. Non voglio più ritrovarmele fra i piedi! Mettile in ordine e poi dai un’occhiata al cancello di fuori. Credo che Ruggine sia tornata a dare fastidio. Vedi di sconfiggerla, questa volta!”.

“Sì…” mugugnò Mihael, iniziando a raccogliere spade, mazze ferrate e forchette dal pavimento.

“Non fare quella faccia. Poi potrai dilaniare l’Uomo Lucetta!”.

Mihael sorrise, pur infastidito dal lavoro che gli toccava fare.

“E non limitarti ad ammucchiare tutto in un angolo come fai di solito!” lo ammonì la Creatrice.

Il Dio lanciò un gemito. Era esattamente ciò che aveva in mente di fare! Sbuffò ed uscì, con le mani piene di oggetti poco rassicuranti fra cui una motosega, due lanciafiamme ed una sparachiodi.

“Vereheveil…” riprese Kasday, girandosi verso il compagno d’infanzia “…ti sarai reso conto da solo che la biblioteca versa in condizioni a dir poco pietose…”.

Il Dio delle Letterature girò gli occhi. I volumi erano impolverati, ammucchiati su vari tavoli, in ordine sparso, cosa che faceva imbestialire il rappresentante dell’Equilibrio che aveva di fronte.

Sospirò. Sapeva che lo aspettava un lungo lavoro di pulizia e ricatalogazione.

“Enrikiran ti aiuterà” aggiunse la Creatrice.

“Cosa?!” sbottò il Dio del Ghiaccio.

“Preferisci, forse, lavare i vetri?! O sbrinare il freezer?!”.

“No, no…riordinare libri mi sta benissimo!”.

“Perfetto”.

Vereheveil ed Enrikiran si fissarono, sospirando, e si avviarono verso l’immensa biblioteca divina. La Creatrice diede loro un paio degli stracci che reggeva fra le mani.

“Heronìka e Loreatehenzi: lavoro di squadra. Lavare ed asciugare. Mettete piede in cucina e capirete di cosa sto parlando! I piatti son solo il primo passo…”.

Aria ed Acqua rabbrividirono, avendo la vaga idea dello stato in cui versava la cucina.

“Poi, ovviamente, vi toccheranno le altre stanze. Ma in quelle non c’è un granché da fare”.

“Schiavista” borbottò Loreatehenzi, prendendo Pulcippo sottobraccio ed uscendo assieme ad Heronìka a passi lenti e svogliati, con altri stracci di Kasday come “mezzo di supporto”.

“Gibrihel…”.

Il Dio della Terra interruppe subito la Creatrice, dicendole che aveva un gran mal di testa e che non poteva lavorare.

“Te la stacco la testa, ok?!” sibilò Kasday.

Gibrihel si rizzò sull’attenti, pronto ad eseguire ogni ordine.

“A te, caro Dio della Terra, spetta il giardino. Tagliare l’erba, potare le piante, piantare fiori, togliere le erbacce, sistemare il vialetto e cose del genere”.

“Ma io…”.

“Non discutere! Finché il tuo lavoro non mi soddisferà, non potrai andare a giocare con gli altri a torturare l’Uomo Lucetta. Intesi?”.

“Intesi…”.

Borbottando bestemmie, Gibrihel uscì in giardino.

“Xoduzz!”.

“Mi dica…” storse il naso il Dio, fingendo in malo modo l’entusiasmo.

“Mi pare di ricordare di averti detto già parecchie volte di sistemare le lampadine in taverna. Come Dio dell’Elettricità, avresti dovuto fare tutto in un attimo. Dato che è da mesi che te lo ripeto, e che fai finta di nulla, ho deciso di raddoppiare la dose. Voglio che sistemi le luci in modo creativo. Non limitarti a cambiarle o sistemarle ma coordinale, così come tutte le luci della casa, per creare effetti di luce. Effetti…fashion! Ci siamo capiti?”.

“Tutta la casa?! Ma mi ci andrà un’eternità!” protestò Xoduzz.

“Non esagerare! Al massimo mezza giornata! E fai un bel lavoro…voglio vedere un po’ di colori e sfumature in questo insieme di mura”.

Il Dio dell’Elettricità sbuffò e si avviò verso l’uscita.

“E non dimenticarti che è da mesi che ti dico pure di collegare il digitale terrestre!” aggiunse la Creatrice, udendo chiaramente la maledizione che il Dio le mandò a quella frase.

“Dharam, carissimo…” parlò Kasday, mentre il Dio infuocato incrociava le braccia dietro la schiena, attendendo ordini.

“Anche a te avevo affidato un compito tempo fa, ricordi?”.

“Veramente no…”.

“Riflettici un po’. Cos’è che dovevi fare? Pensaci…”.

“Ah già…il camino!”.

“Esatto, il camino! È tutto tuo. Mettilo in ordine, puliscilo, accendilo e poi prepara il pranzo. Se fate tutti i bravi, per il pomeriggio dovreste aver finito tutto e sarete liberi di dilettarvi come meglio credete. Mi raccomando, non bruciare tutto come ti diverte fare! E sentiti fortunato che non ti faccio stirare. So quanto la cosa ti annoi”.

Dharam sapeva che era inutile protestare e quindi si allontanò senza fiatare, stringendo lo spolverino e l’enorme aspira briciole.

“Papà…” riprese Kasday, guardando Kaos.

“Cosa vuoi? Io non muoverò un dito, sappilo!”.

“Ed invece tu riordinerai le camere”.

“Io?! Stai scherzando, vero?!”.

“Affatto. È colpa tua se sono in disordine ed io questo non lo tollero. Avevamo un patto. Tu puoi fare casino FUORI da qui ma non in casa. Perciò ora, da bravo, metterai tutto a posto”.

“Non lo farò mai!”.

“Guarda che ti rendo mortale!! Con un bel corpo solido!”.

“E va bene! Mi arrendo!” sbottò Kaos, inorridito solo all’idea di esser fatto di carne ed ossa “Ma ti avviso che le dittature non durano in eterno!”.

Rimasti soli, Luciherus fissò la Creatrice con un mezzo sorriso.

“Immagino che compito tu abbia in mente per me, mia cara…” ghignò, prendendola a sé.

“Davvero?” mormorò lei “Che bravo…”.

Lei iniziò a slacciarsi il grembiule a fiori e teschi. Lui la baciò, dolcemente, chiudendo gli occhi. Li riaprì, confuso. Ora era Luciherus a portare il grembiulino dai colori imbarazzanti.

“Che stai facendo?!” mormorò.

“Tieni!” esclamò lei, sorridendo e porgendogli la scopa.

“Che significa?!” continuò Luciherus, fissando il manico in legno come un oggetto alieno.

“Significa, bello mio…” iniziò lei, legando il proprio fazzoletto attorno alla nuca del Dio della Roccia “…che tocca anche a te lavorare!”.

“A me?! E dove?! Scherzi?!”.

“Hai presente tutte quelle simpatiche scale che collegano questo posto alla città? Belle, in pietra…”.

“Ma…sono 225!”.

“Solo?! Pensavo molte di più…ad ogni modo…sono tutte tue! Ci vediamo più tardi”.

Luciherus, atterrito da quella consegna, uscì trascinando la coda. Kasday sogghignò. Si guardò attorno. Quella stanza era un cesso al pari delle altre! Schioccò le dita e tutto fu a posto, pulito, lucido e ordinato. Sospirò, soddisfatta. Sedette sul divano nero, dove Xoduzz giocava, ed accese il megaschermo. Si rilassò, facendosi comparire a fianco un enorme secchio di popcorn e sorseggiando liquore misterioso dal barilotto con la lunga cannuccia. Sbadigliò, stiracchiando tutte e sette le braccia ed allungando i piedi. Si mise a giocare ad un videogame musicale, usando tutti gli strumenti contemporaneamente. Comodo avere sette braccia! Sorrise. Quella sì che era vita!



Grazie a tutti per aver seguito l'intera storia. Per chi ha curiosità di vedere alcuni di questi personaggi disegnati, cercate "frirry" su FB e vedrò di accontentarvi :)
   
 
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