XV
“Non
ti fermare!” gemette la
Creatrice, ribaltando la testa all’indietro.
“Non
ne ho alcuna intenzione!”
rispose Luciherus, stringendola a sé più forte.
Adorava
fare l’amore con
quella Dea. Con le sue molte braccia, riusciva ad avvolgerlo ed
accoglierlo in
un modo che nessun’altra avrebbe potuto fare.
All’inizio, trovava inquietante
quel terzo occhio e le antenne, che lo fissavano, ma ora si era
abituato.
Sentirla gemere era la sua più grande soddisfazione. Si
guardarono negli occhi,
per qualche secondo. Loro erano creatori, generatori di universi, e
chissà
quale complesso sistema di stelle stava prendendo vita grazie a quella
loro
unione. Lei lo fece girare, facendolo finire di schiena, prendendo il
controllo
della situazione. Luciherus socchiuse gli occhi, avvolto dal profumo
della
cascata di capelli neri di lei. Ne avvertiva la magia, fortissima, che
andava
sempre più aumentando.
“Kasday…”
sussurrò.
“Non
chiamarmi così…” mormorò
lei “Quello non è più il mio
nome”.
“Ed
allora qual è?”.
“Smettila
di parlare…e godi!”.
Luciherus
sorrise. Di certo
non sarebbe stato lui a protestare davanti ad una richiesta del genere!
Voleva
dirle che era bellissima, che l’amava e che avrebbe fatto
l’amore con lei per
sempre, per l’eternità…ma si trattenne.
Deglutì, percependo come la magia
scorresse sempre più forte dentro e fuori di lui. Sapeva che
per la Creatrice
era lo stesso. La afferrò saldamente con le mani unghiate,
incidendone la pelle
volutamente. Lei si morse il labbro e si abbassò per
morderlo, come risposta.
Lui la strinse forte a sé e la costrinse a girare, di nuovo,
riprendendosi la
responsabilità, ben accetta, di dare il ritmo.
“Mi
mangeresti tutto, se
potessi?” le disse, parlandole all’orecchio.
“Non
istigarmi…” rispose lei,
mordendolo di nuovo.
Ormai
le loro magie erano
quasi al culmine ed arrivarono al massimo della loro carica con un gran
lampo
di luce, che si disperse tutt’attorno come in
un’esplosione.
“Avete
programmi per la
serata, signora Creatrice?” ridacchiò Luciherus,
abbracciandola dolcemente ed
accarezzandola “Perché io resterei volentieri qui
a liberare altra magia”.
“A
dir la verità…” rispose
lei, ad occhi chiusi “…i mortali ci
aspettano”.
“Che
due palle” brontolò lui,
affondando la testa nella capigliatura corvina della Dea.
†††
“Elehcim,
vieni qui!” chiamò
Lehelin.
Aveva
chiamato così il proprio
figlio, creatura sua e del Dio Kaos, perché inspiegabilmente
aveva gli occhi
rossi come il sangue. Il bambino d’Oscurità non
badò più di tanto agli ordini
della madre e continuò a gironzolare per l’immenso
salone del palazzo della
Roccia.
Erano
trascorsi dieci anni
dalla fine del viaggio dei cosiddetti prescelti. Una volta
l’anno, in ricordo
di quell’avventura, la compagnia, assieme ai reali ed agli
Dèi, si ritrovava in
uno dei regni, a rotazione. Si era appena compiuto un giro completo di
Asteria
e, quell’anno, l’onore spettava nuovamente al regno
di Roccia, il primo che
aveva accolto quelle celebrazioni a pochi mesi dalla fine della
missione.
“Com’è
diventato grande…”
commentò Hanjuly, riferendosi al bambino di Lehelin.
“Già.
Ha preso tutto dal padre…”
ghignò la madre, ripensando alle dimensioni di Kaos.
Il
piccolo correva avanti ed
indietro, coinvolgendo anche gli altri bambini della sala.
“Potrei
avere per un attimo la
vostra attenzione, per favore?” parlò Thuwey, su
un palco.
Stringeva
il microfono nella
mano sinistra ed un boccale semivuoto nella destra.
“Volevo
ringraziare tutti
quanti voi di essere qui, a nome di Mattehedike che è un
timidone e non ha il
coraggio di parlare”.
La
Roccia gli rispose alzando
il dito medio. Gli altri applaudirono.
“Come
ogni anno, un gruppetto
di noi ha preparato qualcosa di speciale per ricordare i bei vecchi
tempi e per
festeggiare. Sappiamo che il tempo passa per tutti, e che alcuni di voi
iniziano a sentire la vecchiaia…”
ghignò, guardando Kassihell che gli mostrò la
lingua “…ma vorremmo tanto vedervi ballare. Questo
vale anche per la mia
meravigliosa moglie…ti amo, lo sai vero?”.
“Lo
strozzerei quando fa
così…” ridacchiò Lehelin,
facendo un cenno con la mano al marito.
“Questa
è un’altra cosa che
non mi sarei mai aspettata…” commentò
Idisi.
“Cosa?
Che mi sposassi?”
sorrise l’Oscurità.
“Sì,
esatto. Sembravi così…non
so come dire…”.
“Poi…”
si intromise Hanjuly
“…una volta avuto quel bambino dal Dio Kaos, tutti
noi pensavamo che non
avresti avuto bisogno di altro. Invece…”.
“Anche
se dieci anni fa ho
avuto Elehcim, e che perciò il mio "dovere" nei confronti
del mio
popolo si sia compiuto, dando un erede al trono
all’Oscurità, non significa che
mi fossi abituata all’idea di svegliarmi sempre da sola.
Aprire gli occhi
percependo al tuo fianco che c’è la persona che
ami è una sensazione
meravigliosa. E poi, io e Thuwey stiamo bene…”.
“Mai
detto il contrario!
L’annuncio del vostro matrimonio, sette anni fa, ha lasciato
sbalorditi tutti
quanti” commentò Hanjuly.
“Esattamente
come a me ha
lasciato sbalordita l’annuncio della nascita del tuo quinto
figlio!” rispose
Lehelin.
Il
Ghiaccio guardò le sue
creature, orgogliosa. Erano tre maschi e due femmine, di età
variabile fra gli
otto anni ed i pochi mesi. Due di loro, il primogenito ed una bimba,
assomigliavano molto al padre, mentre gli altri tre erano
più vicini alla
madre. Tutti mezzosangue, ovviamente.
Idisi
e Kassihell erano alle
prese con i loro figli adolescenti, che davano noie ai presenti
perché
avrebbero preferito essere altrove, senza specificare dove fosse
quell’"altrove" e, soprattutto, a fare cosa. Il Fuoco
guardava con
preoccupazione il principe ereditario, notando le occhiate che lanciava
alla
figlia maggiore della Terra. Sospirò, chiedendosi dove
stesse andando il mondo,
ma poi si rilassò. Vide il suo fratellastro, Kire, in
compagnia di altri
sanguemisto e si disse che, se il mondo doveva diventare come loro, non
era poi
così male.
“Stai
fermo contro il muro,
Semar” disse Roary.
“Cosa
vuoi fare?” sorrise il
mezzosangue, felice di essere coinvolto nei giochi che proponeva la sua
collega, obbedendo all’ordine.
“Ti
mostro quanto sono brava a
lanciare i coltelli” rispose lei.
“Bello!
Li lancerai
vicinissimi a me, senza sfiorarmi? Figo…”.
“No.
Ti mostrerò come so colpire
i punti più dolorosi, riducendoti in fin di vita ma non
uccidendoti. Basta solo
che te ne stia fermo lì…”.
Semar
lanciò un grido e si
mise a correre, inseguito da Roary con un affilato coltello in mano.
Danjell
sorrise a quella scena. Orebrec, l’enorme bestia nera una
volta appartenuta ed
Elehcim, correva libera per il giardino ed il mezzosangue decise di
andarci a
giocare, lasciando Roary e Semar ai loro divertimenti pericolosi. I due
zigzagavano per il salone, fra gli sguardi dei presenti, per nulla
stupiti da
quel loro solito comportamento.
“Posso
offrirti da bere?”
disse Zameknenit, rivolto a Kassihell.
“Non
si rifiuta mai, specie se
a procurare l’alcol è Xoduzz, il Dio col nettare
degli Dèi!” rispose il Fuoco,
guardando storto la figlia che voleva unirsi a loro.
Il
figlio del re dell’Aria
aveva meno di un anno di differenza dal piccolo Elehcim ed insieme
stavano
complottando qualche guaio, nascosti dietro il colonnato ed osservando
gli
adulti. Aherektess li notò, ma non disse nulla. Suo nipote
era un vero demonio,
specie se in compagnia dell’erede di Kaos, e lui era stanco
di badarci. Vederlo
crescere aveva cancellato definitivamente dalla sua testa ogni
desiderio di
paternità. Faceva il consigliere e regnava assieme al
fratello, circondato
dalle numerose creature che il gemello aveva messo al mondo assieme
alle
consorti. Come una mandria, questi si muovevano tutti assieme,
svolazzando qua
e là. Non passò molto tempo prima che il
primogenito, istigato da Kaos junior,
si facesse notare lanciando sassolini con un piccolo elastico.
Aherektess
ridacchiò, soprattutto quando la madre del piccolo
andò a sculacciarlo e
Lehelin rimproverò Elehcim, consapevole del fatto che fosse
lui la mente in
quello scherzo.
Lei
era divenuta regina
dell’Oscurità dopo la decisione di Ozymandias di
ritirarsi. Era presente pure
lui quel giorno in sala e parlottava assieme a Kaos, probabilmente
riguardo
alle capacità distruttive del piccolo di casa.
“Scusate
il ritardo! Non
avrete mica iniziato senza di noi, vero?” esclamò
Reishefy, piombando nel
salone assieme ad Enki.
Le
due, essendo libere da
doveri di successione, viaggiavano indipendenti per il pianeta, come
ambasciatrici del loro elemento e come esploratrici. Enki si era messa
a
studiare medicina e girava il mondo alla ricerca di nuove cure fra i
vari
regni. Reishefy si era appassionata al mondo animale e vagava per
Asteria alla
costante ricerca di nuove specie. Fin ora, viaggiando assieme, avevano
entrambe
ottenuto ottimi risultati.
“Non
avevamo dubbi sul vostro
ritardo. È da anni che siete le ultime!”
ghignò Kassihell.
Lui
era divenuto Imperatore
del Fuoco appena terminato il viaggio. Questo perché Vehuya
e Jovihann,
entrambi presenti, avevano deciso di ritirarsi per i fatti loro in una
casetta
in campagna, sperduta ed isolata, dove poter vivere in pace la loro
storia. Lui
e Kire erano stati incoronati lo stesso giorno, sotto lo sguardo
orgoglioso
delle divinità.
“Possiamo
iniziare adesso? Ci
siamo tutti?” domandò Thuwey.
Per
il periodo immediatamente
successivo alla missione, il Metallo aveva regnato accanto al fratello
Kire,
aiutandolo e godendosi la vita da figlio di regina. Ad un anno esatto
dallo
scioglimento della compagnia, giorno in cui le celebrazioni di memoria
si erano
svolte nel regno dell’Oscurità, non era stato
più in grado di andar via
dall’allora principessa di quel mondo ed il suo neonato
bambino. Ozymandias
aveva brontolato un sacco all’idea di lasciare in mano la sua
specie a quello
straniero alto due metri ma alla fine aveva ceduto, convinto
soprattutto dal
nipotino, affezionatasi a Thuwey a tal punto da chiamarlo
papà. Ora re
dell’Oscurità, il Metallo si sentiva perfettamente
a suo agio nel buio totale e
si era abituato in fretta alla nuova casa priva di luci.
Sul
palco, alle spalle di
Thuwey, c’era Efrehem con fra le mani il violino donatagli da
Enrikiran. Salutò
i figli e la moglie Ghiaccio. Era re della Luce da qualche anno, in
successione
all’anziano nonno Friedrik. Ovviamente, Hanjuly era regina,
molto apprezzata
dal regno perché considerata una creatura più
unica che rara per il suo modo di
fare entusiasta e pieno di idee.
Enrikiran
riconobbe lo
strumento e sorrise, sorseggiando un po’ della bevanda
fornita da Xoduzz.
Thuwey gli faceva segno di raggiungerli sul palco, ma il Dio non aveva
alcuna
fretta. Aspettava il fratello Loreatehenzi, come sempre in ritardo.
Mattehedike
fece segno al
Metallo di iniziare, notando l’irrequietudine e
l’impazienza di Taranis e
Mihael, desiderosi di buttarsi nella mischia a far casino. Il re della
Roccia
era cresciuto, divenendo molto più grosso rispetto a dieci
anni prima.
Nonostante fosse passato tutto quel tempo, per le creature del suo
elemento era
ancora giovanissimo. Di fatti, non aveva ancora nemmeno iniziato a
pensare al
fatto che un regno necessitava di un erede e di una regina. Anche se
giravano
voci su una particolare simpatia fra lui e Reishefy…
Idisi
applaudì, incitando
l’inizio dello spettacolo. Era seduta al tavolo, accanto ad
Heronìka, ed era
leggermente ubriaca. Era divenuta insegnante, famosa in tutto il regno.
Guardò
la regina della Terra ed il suo consorte nel loro ennesimo e disperato
tentativo di far stare buono il loro figlio, che si era unito alla
pessima
compagnia di baby Kaos ed il principino dell’Aria. In tre,
erano paragonabili
ad un ciclone vivente, che si lasciava alle spalle solo urla e danni. A
nulla
servivano i rimproveri, le punizioni ed i richiami. Il potere di
Elehcim era
impareggiabile e soggiogava chiunque.
“È
proprio sangue del mio
sangue” commentò Kaos, osservando la scena.
“Già.
Non potevo chiedere un
nipotino migliore!” commentò Ozymandias.
“Non
dovresti dargli un
contegno? Almeno tentare di…” iniziò
Vereheveil, ma Kaos lo interruppe,
facendogli notare l’insensatezza di dare un ordine al
disordine.
Ad
un tratto, la musica
iniziò. Tutti si girarono verso il palco. Enrikiran e
Luciherus erano alle due
chitarre, speculari essendo il secondo mancino. La Creatrice,
leggermente
nascosta dalle immense ali del Dio del regno della Roccia, era alla
batteria.
Aveva otto braccia, segno che, in quegli anni, aveva dato vita ad un
nuovo
pianeta. Di certo quell’abbondanza di arti la aiutava con
quello strumento.
Efrehem suonava il violino e la tastiera, a seconda del momento, mentre
Thuwey
cantava, agitando i lunghissimi capelli.
Molti
dei presenti si
alzarono, andando verso i suonatori per ballare. Xoduzz, con in mano
due
boccali colmi di un qualche imprecisato liquido superalcolico, era al
centro
della sala, con un braccio attorno alle spalle di Dharam. Entrambi
piuttosto
alticci, cantavano a squarciagola, scuotendo la testa a ritmo. Mihael
si unì,
esaltandosi per la lunghezza della sua capigliatura. Loreatehenzi, come
sempre,
arrivò in ritardo ma non perse tempo. Prese a braccetto
Mihael ed insieme
iniziarono a girare. Dopodiché, andarono a tormentare tutti
coloro che erano
rimasti seduti. Sollevarono Vereheveil di peso, tanto per dare
l’esempio. Il
Dio della Luce si sentì circondato e non trovò
altra soluzione che quella di
ballare. Heronìka rise nel vederlo, a crepapelle, e lui,
notando che era ancora
seduta, mandò i suoi colleghi di Aria e Metallo a prenderla.
Nel giro di pochi
minuti, le divinità di Luce ed Acqua stavano saltando fianco
a fianco, a ritmo
di musica. Taranis si muoveva assieme alla figlia e ad Enki, in piedi
su un
tavolo. Semar, sempre inseguito da Roary ed i suoi coltelli, sollevava
i pugni
in aria a ritmo. Kire scosse la testa. Aveva individuato i venti
fedelissimi
mezzosangue che lo avevano sempre seguito lungo tutta la sua esistenza.
Aseret
gli fece segno di unirsi alle danze. Lui si guardò alle
spalle, avvertendo un
chiaro “io non ballo” da parte della sua terza
ombra, che incrociò le braccia.
La ignorò e si portò al centro della sala, fra
gli Dèi ed i colleghi. Idisi
vide la figlia ballare con l’erede di Kassihell,
all’improvviso non più
annoiata dalla situazione. Kassihell fu trascinato per le braccia da
Aherektess, anche lui mezzo ubriaco.
“Potrebbe
essere l’ultimo
ballo che fai, vecchiaccio!” lo derise l’Aria.
“Ma
vaffanculo!” ridacchiò
l’imperatore del Fuoco.
Elehcim
corse verso la madre,
prendendola per mano e portandola in prima fila. Hanjuly
danzò con Xoduzz, più
che felice della cosa, ed Ozymandias. Kaos rise, coprendosi il viso con
le
mani, ma poi fu costretto ad alzarsi dal figlio che voleva insegnargli
come si
balla. Era uno spasso vedere una minuscola ombra che si agitava
tentando di far
fare lo stesso ad un impedito genitore. Solamente Gibrihel rimase fermo
dov’era, soddisfatto del fatto di avere un punto strategico
dietro al bancone
dove stavano i cibi e le bevande, dandosi alla pazza gioia.
“Sai
cosa potremmo fare?”
disse Mihael, rivolto al collega della Terra durante una pausa.
“Spara”
rispose Gibrihel,
addentando una specie di cialda.
“Ho
sentito parlare di un
mondo in un altro universo, detto "pianeta azzurro", ma di cui
d’azzurro è rimasto ben poco, in cui potremmo fare
un sacco di casino
indisturbati”.
“Spiegati…”
rizzò le orecchie
l’altro, mandando giù l’ultimo boccone.
“Questo
pianeta di cui ti
parlo è un mondo ormai morto. Le creature che lo abitano
sono piuttosto
stupide, per giunta. Fra catastrofi naturali, perché il
pianeta vuole
disfarsene, e disastri che provocano loro stessi…non so
quanto tempo gli resti.
Non fan altro che farsi la guerra con sistemi tutt’altro che
divertenti. Altro
che scontri con spade o altre armi interessanti!! Van giù di
bombe ed intrugli
chimici. Il tutto fra un’eruzione, un tornado, uno tsunami o
chissà che
altro…”.
“Dici
che, se noi due
andassimo là a far un po’ di casino, i cretini che
abitano quel pianeta non se
ne accorgerebbero?”.
“No.
Sono troppo concentrati
sulle loro beghe interne. Disastro in più, disastro in
meno…direi che un po’ di
divertimento lo meritiamo pure noi, non trovi?”.
Gibrihel
sorrise, raggiante
all’idea di spaccare qualcosa senza essere punito. Asteria
era divenuto un
posto noioso da quando andavano più o meno tutti
d’accordo. Qualche litigio
c’era sempre, ma niente di rilevante o catastrofico.
“Quanto
dista da qui?”
domandò.
“Dovrei
chiedere alla
Creatrice…” rispose Mihael
“…perché il pianeta di cui parlo
è quello che regge
con la mano di colore nero. Quella che lascia rilassata su un fianco
senza
farci caso, quasi non le importasse
più…”.
“Chiediamo,
allora!”.
Si
avvicinarono alla Dea, che
sorseggiava un cocktail con un ombrellino nel bicchiere. Lei li
fissò, con aria
interrogativa.
“Bravissima
alla batteria”
sviolinò Mihael.
“Cosa
ti serve?” ridacchiò
lei, giocherellando con la decorazione della bibita.
“Noi
vorremmo sapere dove si
trova il pianeta azzurro…quello che tenete in quella mano
laggiù…” spiegò Gibrihel,
indicando la piccola pallina grigiastra.
“Ah…questo…”
borbottò lei,
sollevando la mano in questione e lanciandogli un’occhiata
solo di sfuggita,
distrattamente “E per quale motivo?”.
Mihael
sapeva bene che la
creatrice conosceva già la risposta. Si divertiva,
però, a testare la sincerità
ed il coraggio dei suoi sottoposti.
“Vogliamo
farci un giro” mentì
Gibrihel.
“Vogliamo
fare un po’ di
casino…” ammise Mihael.
“Mi
fareste un favore” disse
lei, riabbassando la mano e ricominciando a bere con la cannuccia
“Quel mondo
non fa altro che darmi problemi. È stato un esperimento poco
riuscito, salvo
alcune cose. La più sbagliata, di certo, è stata
quella di affidare tutto in
mano ad un branco di esserini esaltati e con le manie di grandezza. Si
son
moltiplicati peggio dei virus ed ora il pianeta stesso si è
rotto le palle. Lui
non ha tanti errori, dopotutto. Liberatelo da quelle creature
fastidiose, e
potrei ancora recuperarlo”.
Gibrihel
e Mihael si
guardarono, increduli.
“Di
che state parlando?”
domandò Luciherus, intromettendosi nella conversazione.
Anche
lui beveva, da un
elegante calice d’argento.
“Parliamo
di uno dei nostri
figli, il pianeta azzurro…che ora azzurro non è
più di tanto” spiegò la
Creatrice, facendosi dare un piccolo bacio.
“Ah…quello!
Pensavo fosse
esploso da tempo…non doveva finire anni fa?”.
“Mi
son dimenticata. Ma ora
mando tuo fratello e Gibrihel a rimediare”.
“Tutto
il divertimento a
loro?! Ed io?!”.
La
Dea ruotò gli occhi al
cielo, scuotendo la testa.
“Sei
peggio dei bambini. Io
non ti trattengo. Se vuoi andare con loro, vai pure! Così
potrai guidarli, dato
che non sanno la strada”.
Luciherus
sorrise,
soddisfatto, e propose di fare un brindisi alle catastrofi naturali.
Heronìka
e Dharam, contrari
solitamente a decisioni del genere, non ci fecero più di
tanto caso.
Vereheveil, circondato da vari bambini che amavano tormentarlo dato che
non si
arrabbiava mai, si trovò in difficoltà quando il
figlio di Kaos iniziò a
rendere quella breve tortura un qualcosa di organizzato e finalizzato a
fargli
perdere le staffe. Era riuscito a farlo circondare e, lentamente, lo
stava
spingendo verso una colonna, impedendone la fuga. Dietro il gruppo di
bimbi,
passò Semar urlando, speranzoso che la sua inseguitrice
armata si stancasse,
prima o poi.
“Elehcim!
Lascia stare il
signore!” rise Kaos, solo dopo che il suo collega di Luce si
ritrovò ricoperto
di succo di frutta di vario colore.
La
lunga veste candida che
portava, ora era piena di macchie appiccicose. Non si
arrabbiò, e questo diede
conferma alle madri dei piccoli che “si stavano
innocentemente divertendo”.
Solamente Lehelin tentava, invano, di dare un controllo al figlio,
perfettamente consapevole che non aveva senso essendo il futuro Dio
Kaos.
Inoltre, quel bambino aveva un’innata capacità di
scaricare la colpa sugli
altri finché possibile oppure fissare chi lo sgridava con
grandi occhi
lacrimevoli, convincendo chiunque che era pentito e dispiaciuto.
Ovviamente,
Kaos era orgoglioso di lui ogni giorno di più. Thuwey,
sorridendo, preferiva
non infierire con le battaglie inutili della moglie. In casa aveva un
Kaos in
miniatura, alzare la voce non avrebbe fatto altro che incentivare il
suo animo
privo di ordine. Adorava quel bambino e, guardando il Dio che lo aveva
generato, si chiedeva spesso come avessero fatto, al tempo, i genitori
di
quella divinità fumosa. Non osò nemmeno
immaginare come sarebbe stata la
situazione da lì a qualche anno, quando quella piccola peste
sarebbe divenuta
adolescente. Kassihell gli sembrava proprio nei guai fino al collo, con
un
sedicenne convinto di essere pronto a regnare, una tredicenne che si
sentiva
già grande ed un quasi dodicenne che si atteggiava seguendo
l’esempio del
fratello. Idisi non era messa meglio, con due ragazzine in piena
ribellione. Il
Metallo sospirò, sperando che lo sviluppo arrivasse tardi in
quel bambino, il
più tardi possibile!
“Ecco
perché io non ho avuto
figli!” ridacchiò Aherektess, intuendo i pensieri
del collega.
“Non
è figlio mio, infatti…”
ghignò Thuwey.
“Facciamo
un brindisi: agli
eterni bambini!” propose l’Aria.
Il
Metallo lo guardò con
rimprovero. Poi sorrise, tentando di immaginarsi Efrehem alle prese con
una
delle sue figlie, che sarebbero divenute di certo più alte
di lui data la
stazza della madre, chiedergli di poter uscire con uno sbarbatello
sconosciuto
indossando una minigonna inguinale. Scoppiò a ridere,
avvertendo quasi
nostalgia di quando viaggiava con gli altri nove prescelti.
Nell’aria
si era diffusa una
musica tranquilla, rilassante. Reishefy e Mattehedike ballavano. Ormai
la festa
era giunta al termine. Era tempo di andare. Si sarebbero ritrovati fra
un anno
esatto, nel palazzo del regno dell’Oscurità.
†††
La
mia storia finisce qui. Io,
Efrehem, re della Luce, sento di non aver altro da riportare oltre a
questo.
Immagino, e ritengo, che spetti a chi mi seguirà continuare
questa storia.
Spero di aver riportato ogni dettaglio nel modo corretto. Rileggendolo,
non
posso che provare una forte nostalgia ed un’incredibile
tenerezza per come
eravamo, per com’ero. A volte mi capita di svegliarmi e
pensare ancora che sia
stato tutto un mirabolante sogno, frutto di chissà quale
cena pesante. Ma poi
lo riprendo in mano e mi rendo conto che è tutto vero.
Guardo mia moglie, i
miei figli, e so che per davvero ho contribuito a salvare Asteria. Non
ci vedo
nulla di artistico in ciò che ho scritto. È un
semplice diario, un racconto di
viaggio. Un viaggio che ha cambiato il pianeta stesso, oltre che me ed
i miei
compagni, a cui sono fiero di aver preso parte.
≈
FINE ≈
PERSONAGGI
PRINCIPALI
Aherektess
Significato
del nome: Guerriero di pace
Elemento:
Aria
Data
di nascita: 22.3
Luogo
di nascita: Bahram, capitale del regno dell’Aria
Età:
31
Altezza:
1.87
Arma:
Spade ricurve
Descrizione:
Occhi rossi, capelli blu, piumaggio sulle braccia di colore arancio,
tatuaggi
verdi su tutto il corpo, piccole orecchie a punta (con orecchino su
quello
sinistro), zigomi pronunciati, corporatura slanciata.
Note:
Gemello di Zameknenit, re dell’Aria, si sveglia dopo 20 anni
di coma causato
dall’attacco del regno del Fuoco. A causa di questo
“sonno forzato”, all’inizio
non sa molto bene approcciarsi al mondo reale, specie al fatto che sia
suo
fratello a governare e comandarlo. Spirito libero, senza né
regole né schemi,
cerca se stesso e gli anni persi. Adora dormire appollaiato sugli
alberi,
canticchiare fischiettando, mangiare semi di vario genere e frutta (non
disdegna uno spicchio di mela, ogni tanto) . È
claustrofobico e starebbe
all’aperto sempre, anche sotto la neve.
Efrehem
Significato
del nome: Che possa crescere, dare frutto
Elemento:
Luce
Data
di nascita: 29.10
Luogo
di nascita: Balder, capitale del regno della Luce
Età:
24
Altezza:
1.62
Arma:
Il cervello e la magia
Descrizione:
Occhi arcobaleno, principalmente verdi, capelli neri a ciuffi sparsi ed
antenne
rosse con occhi gialli sulla testa.
Note:
Nipote di Friedrik, re della Luce, impara le lingue con molta
facilità.
Estremamente curioso (ed impiccione), annota tutto su un quaderno,
nonostante
la notevole capacità di memoria. Logico e controllato, si
trova a disagio
all’inizio con il gruppo, non essendo abituato alla
compagnia. Ama specchi e
cristalli per i giochi di luce che sono in grado di creare. Suona
diversi
strumenti e compone canzoni in stile classico. Anche se non lo
ammetterà mai,
ha paura del buio.
Elehcim & Kire
Significato
del nome: Kire = potente dominatore della patria. Elehcim = Dio come
chi? (O
come cosa?)
Elemento:
Misto Fuoco e Metallo
Data
di nascita: 6.12
Luogo
di nascita: ?
Età:
24
Altezza:
Variabile. Con il caldo si espandono.
Arma:
Se stessi
Descrizione:
Gemelli speculari omozigoti. Occhi rossi (più o meno vivaci
a seconda del grado
di intensità della rabbia), capelli neri (lunghi in Kire),
svariate cicatrici
dovute al fuoco e spuntoni metallici un po’ dappertutto. Due
ombre, denti ed
orecchie a punta.
Note:
Figli di Vehuya e
Jovihann, abbandonati e cresciuti da Neziar, un sanguemisto come loro.
Kire, il
gemello nato qualche attimo prima, presenta una spiccata
capacità di comando
(è, di fatti, il capo dei mezzosangue). Paranoici quanto
basta per poter
pensare continuamente alla fine del mondo, insieme guidano una rivolta
contro i
sanguepuro innescando una battaglia in cui Elehcim perderà
la vita. Kire, una
volta portata a termine la missione dei
“prescelti”, diverrà re del Metallo, in
sostituzione alla madre. Ascoltano musica Rock, si intrattengono fra
loro
raccontandosi storie dell’orrore, odiano le fisarmoniche,
sfamano Orebrec (una
specie di cane gigante) e fingono di essere sani di mente (non ci
riescono
tanto bene). Immancabili gli occhiali scuri di Elehcim.
Enki
Significato
del nome: Signore del mondo inferiore
Elemento:
Acqua
Data
di nascita: 16.2
Luogo
di nascita: Satis, capitale del regno dell’Acqua
Età:
18
Altezza:
1.68
Arma:
Non sa combattere, usa la magia del suo elemento.
Descrizione:
Occhi tondi, da pesce, pelle squamata in sfumature verde/blu, capelli
corti e
cresta in testa. Mani e piedi palmati.
Note:
Secondogenita dei reali
dell’Acqua, non è mai uscita da palazzo e, di
conseguenza, è una gran fifona.
Il mondo esterno è una continua novità e questo
la spaventa. Imparerà a trovare
coraggio. Ama parlare con i pesci, fingersi morta come loro
(ribaltandosi sulla
pancia), bollire a 100 gradi ed evaporare. Non apprezza
l’insalata di mare, le
reti ed i phon.
Hanjuly
Significato
del nome: Che ha misericordia e pazienza
Elemento:
Ghiaccio
Data
di nascita: 10.8
Luogo
di nascita: Enrivai, capitale del regno del Ghiaccio
Età:
25
Altezza:
1.83
Arma:
Un bastone che, premendo un tasto, diviene un cerchio con lame gelate.
Descrizione:
Lunga treccia bionda, occhi azzurri, pelle bianca, forme prosperose e
tratti
del corpo ricoperti di ghiaccio/vetro
Note:
Terzogenita dei reali
del Ghiaccio, è l’unica figlia femmina. I
genitori, aspettandosi da lei un
comportamento da principessa, han tentato di farla addolcire fin da
bambina.
Purtroppo per loro, Hanjuly è di carattere forte, deciso, ed
è più simile ad
una guerriera che ad una principessina. Sposerà Efrehem e
diverrà regina della
Luce. Avrà numerosi figli al quale insegnerà ad
essere tosti come lei. Il suo
cibo preferito è il gelato ed i cibi surgelati (che mangia
senza scongelare).
Campionessa in “stacca la testa ai pupazzi di neve”
e “ammazza il tuo vicino a
palle di ghiaccio”. Vorrebbe abbronzarsi ma non
può stare troppo alla luce
diretta.
Idisi
Significato
del nome: Destino
Elemento:
Terra
Data
di nascita: 6.6
Luogo
di nascita: ?
Età:
34
Altezza:
1.78
Arma:
Bastone/remo a cui la Roccia aggiungerà delle punte
Descrizione:
Occhi color grano/oro, capelli verdi (sfumati verso il blu), pelle
verde
chiaro, gambe in corteccia, fiori e foglie fra la capigliatura.
Orecchini
quadrati, piccole orecchie a punta, vestito in piume e oro.
Note:
Maga alla corte della
Terra, diviene insegnante al compimento della missione. Amica fidata
della
regina Midir, prevede la nascita dell’erede del regno e
stabilisce l’ordine di
viaggio fra i suoi compagni. Paziente, difficile che si arrabbi, tenta
sempre
di mantenere il controllo su tutto. Ha una certa autorità,
che dimostra nei casi
di lite furibonda fra Fuoco ed Aria. Le piacciono le piante e gli
animali (un
po’ meno le farfalle, dopo questo viaggio…). Nel
tempo libero, sparge semi a
caso in giro per vedere cosa ne nasce. Ha paura dei diserbanti e dei
boscaioli.
Kassihell
Significato
del nome: Angelo della Morte
Elemento:
Fuoco
Data
di nascita: 13.4
Luogo
di nascita: Gibil, capitale del regno del Fuoco
Età:
35
Altezza:
1.73
Arma:
Katana
Descrizione:
Occhi nocciola, capelli mori spettinati lunghi fino alle spalle, barba
incolta,
tatuaggi di fiamma sul corpo e cicatrici.
Note:
Figlio di Vehuya,
diviene imperatore del Fuoco. Abilissimo nel combattimento
(è stato numerose
volte in guerra) e nel tirar su rissa, mostra il suo lato tenero
solamente con
la moglie ed i tre figli. Vorrebbe tanto incenerire mezzo mondo ma si
trattiene, più che altro per non sprecare energie. Odia gli
abbracci, i baci,
le dimostrazioni di inutile affetto, i complimenti “riempi
conversazione” e le
chiacchiere inutili. La sua Katana è il suo alterego, non se
ne separa mai, e
la venera come una Dea, una figlia o un amante. Piuttosto egoista ed
irascibile, rinuncerà alla vista da un occhio per salvare la
vita ad Efrehem.
Detesta i gavettoni e le pistole ad acqua. Le pietre focaie e gli
accendini,
invece, son la sua passione. Poco propenso nell’adorazione
divina, troverà in
Kaos molti punti in comune.
Lehelin
Significato
del nome: Lacrima di luce
Elemento:
Oscurità
Data
di nascita: 11.9
Luogo
di nascita: Varuna, capitale dell’Oscurità
Età:
23
Altezza:
Variabile
Arma:
Se stessa
Descrizione:
Piccola, con grandi occhi argento, corpo fatto d’ombra fumosa.
Note:
Combatte immobilizzando
i nemici calpestandone l’ombra. È la figlia di
Ozymandias, il sovrano più
minaccioso di Asteria. Detta
“l’incantatrice”, ha notevoli
capacità magiche
anche se si trova in estrema difficoltà in presenza di luce
o fiamme. Non
avendo un corpo fisico, è difficile da colpire e da ferire.
Allo stesso tempo,
per lei è difficile infierire fisicamente se non con
l’uso dell’oggetto
proibito. Inquieta, alla ricerca di qualcosa che non sa bene nemmeno
lei che
cosa sia (in realtà lo sa ma tenta di ignorare la
realtà). Avrà un figlio con
il Dio Kaos, che chiamerà Elehcim per via degli occhi rossi.
Imbattibile in
ombre cinesi.
Mattehedike
Significato
del nome: Dono degli Dèi vincitori
Elemento:
Roccia
Data
di nascita: 1.4
Luogo
di nascita: Un paesino non chiaro fra i monti della Roccia
Età:
23
Altezza:
1.66
Arma:
Pugni e calci
Descrizione:
Rasato, con un piccolo codino scuro. Corna di pietra
rivolte all’indietro, corpo con varie parti
in Roccia, vestito marrone o a quadretti, occhi scuri.
Note:
Nato nella zona montuosa
del regno, partecipa ad un torneo indetto dal re per stabilire chi
fosse il
guerriero più forte dell’elemento. Vince grazie
alla sua notevole potenza
fisica. Esaltato e convinto delle proprie capacità, non
accetta consigli perché
certo di sapere ogni cosa. Ha paura delle altezze e soffre di
vertigini, mal
d’aria e mal di mare. Questo non gli impedisce di esaltarsi
comunque, convinto
di essere imbattibile. Il suo sogno è vivere come una talpa,
avvolto dalla
terra e dimenandosi come un verme. Non è molto espressivo e
partecipe.
Reishefy
Significato
del nome: Signora della freccia
Elemento:
Elettricità
Data
di nascita: 4.7
Luogo
di nascita: Fornjotr, capitale del regno
dell’Elettricità
Età:
17
Altezza:
1.70
Arma:
Magia e sfinimento altrui
Descrizione:
Capelli zigzaganti di colore variabile fra il bianco, il giallo ed il
nero.
Occhi densi d’elettricità, vestito a fulmini e
pelle costantemente attraversata
dalle scosse del suo elemento. Coda terminante con sfera a piccoli
fulmini.
Note:
La più giovane della
compagnia, non smette un attimo di dimostrarlo. Immatura ed infantile,
con la
bocca sempre aperta, si caccia spesso nei guai trascinando con
sé chi le sta
accanto. Pensa raramente alle conseguenze delle sue azioni, prendendo
tutto
alla leggera. Tentare di farla calmare o ragionare è
inutile, và contro il suo
stesso elemento. Quando non ha nulla da fare, infila le dita nelle
prese di
corrente e lancia scosse in giro a caso, abbracciando gente che non
vuole di
certo ricevere un “dono” del genere. Sempre di buon
umore, ottimista oltre ogni
limite, non si ferma mai e trova divertente ogni cosa. Potente
nell’uso
dell’Elettricità, riesce a vincere nei
combattimenti anche
con l’uso logorroico della voce.
Thuwey
Significato
del nome: Sogno ritrovato
Elemento:
Metallo
Data
di nascita: 3.11
Luogo
di nascita: ?
Età:
27
Altezza:
2.02 (In media. Con il caldo aumenta, con il gelo cala)
Arma:
Se stesso
Descrizione:
Altissimo, occhi ramati, capelli corvini e dritti, lunghi fino al
ginocchio.
Vari spuntoni lungo tutto il corpo, orecchie a punta, labbra di colore
nero.
Abito scuro, lungo, con vari buchi per far passare le parti in metallo.
Denti a
punta.
Note:
Orfano, ha combattuto
fin da piccolo per ottenere ogni cosa. Figlio segreto della regina
Jovihann,
cela dentro di sé un’enorme potenza magica che usa
nella lotta. Modifica il suo
corpo a piacimento, facendolo divenire simile ad un’armatura
o arma affilata.
Il suo punto debole è l’acqua salata, che ne
rovina la pelle. Odia fare surf,
specie dopo l’avventura nel regno dell’Acqua.
Risparmia in parrucchiere e
vestiti. Nasconde il vero se stesso dietro un velo di cattiveria, con
punte su
petto e ventre per evitare ogni contatto. Ha un giro ristretto
d’amicizie che,
però, considera fondamentali e che difende con tutte le
forze. Meglio non
averlo come nemico. Capo delle guardie della regina, aiuterà
il fratellastro
Kire nei primi anni di regno, prima di divenire re
dell’Oscurità sposando
Lehelin.
Da
ricordare inoltre…
Ø
I mezzosangue
Ø
I vari parenti,
fratelli, amici e
consiglieri dei protagonisti.
Ø
Gli animali
domestici e le comparse.
Ø
La farfalla obesa.
DÈI
Creatrice
Regno
d’influenza: Tutti
Mansioni:
Generatrice di Universi e di Equilibrio (anche se è la prima
ad infrangerlo)
Era
di nascita: Terza
Arma:
Tutto ciò che le passa per la testa
Descrizione:
Lunghi capelli neri, occhi azzurri, antenne, coda elettrica, sette
braccia
reggenti ognuno un universo, terzo occhio ed iridi sul dorso di ogni
mano,
braccia piumate, spuntoni metallici, tatuaggi arricciati di pura magia.
Note:
Da qualcuno chiamata
Kasday (la divinità dal sesso incerto), ha creato Asteria ma
la cosa non le è
mai importata più di tanto. Crea per noia e per riempire lo
spazio vuoto
nell’immensità. Imbattibile alla batteria ed alla
tastiera, compensa le sue
carenze d’affetto (suo padre è Kaos…)
creando creature al suo servizio. Lo
schiavismo altrui la soddisfa, in parte. L’unico in grado di
farla sorridere è
Luciherus, suo amante occasionale. Manie di grandezza che si sprecano,
spera di
poter andare in pensione in qualche galassia morta in buona compagnia.
Dharam
Regno
d’influenza: Fuoco
Mansioni:
Controllore della stella Sirona (il sole d’Asteria) , delle
fiamme, del
magma/lava (vulcani e simili) e del calore
Era
di nascita: Seconda
Arma:
Fuoco
Descrizione:
Capelli rossi in fiamme guizzanti, tatuaggi di fuoco su tutto il corpo,
occhi
incandescenti, lungo mantello.
Note:
Finge di essere serio,
pacifista e responsabile. In realtà si dà alla
pazza gioia in ogni occasione
con musica ad alto volume, balli insensati, trenini conga, scherzi ai
colleghi
ed ai mortali (come mai oggi Sirona non sorge?!). Difficile che sia di
cattivo
umore, nonostante le provocazioni continue di Kaos e compagnia bella.
Adora
stare in spiaggia ad abbronzarsi, trangugiare cocktail di dubbia
provenienza e
consistenza, dare fuoco alle cose degli altri e cantare alle spalle del
gallo,
anticipandolo. Ha vinto il premio come Dio più
“stiloso” d’Asteria.
Enrikiran
Regno
d’influenza: Ghiaccio
Mansioni:
Controllore del gelo e del ritmo
Era
di nascita: Quarta
Arma:
Chitarra ghiacciata
Descrizione:
Cresta del suo elemento sulla testa, occhi gelidi, abiti chiari.
Note:
Di poche parole,
distaccato e logico, Enrikiran pare incapace di scomporsi. Estremamente
difficile farlo ridere, o anche semplicemente farlo sorridere. Si sfoga
suonando, attività che usa anche per combattere. Avvolto da
un mondo parallelo
geometrico, preciso e matematico, realizza tutto ciò che
desidera con le note
della sua chitarra. È il fratello maggiore di Loreatehenzi,
l’unico in grado di
fargli vivere qualche attimo di follia. Amico del famoso Uomo Ape, Dio
degli
insetti e delle punture, ed alleato con il terribile Dio delle
vendemmie, passa
il tempo libero (oltre che suonando, ovviamente…) mandando
bug ai programmi di
Xoduzz.
Gibrihel
Regno
d’influenza: Terra
Mansioni:
Dio della Terra, delle comunicazioni e dei trasporti
Era
di nascita: Terza
Arma:
Lancio di trenini ed una spada in legno indistruttibile
Descrizione:
Alto, magro, vestito di verde con codino marrone chiaro.
Note:
Amico fin dall’infanzia
di Mihael e Luciherus, con cui ha condiviso un sacco di scorribande, si
diverte
pure lui a mandare bug ai giochi di Xoduzz. Il suo sogno è
passare la sua
esistenza sul divano ma la Creatrice, una vera rompiballe, non glielo
permette.
Ogni tanto ha voglia di spaccare qualcosa e quindi si mette
d’accordo con un
po’ di suoi colleghi, per non prendersi tutta la colpa. Esce
di casa solamente
se vi è costretto e segue la politica del “massimo
risultato con il minimo
sforzo” (chi non lo farebbe?!). Si imbuca ai concerti Rock
dove finge di essere
un mortale, ma l’altezza lo tradisce.
Heronìka
Regno
d’influenza: Acqua
Mansioni:
Controlla Acqua, oceano, maree, fiumi ed animali acquatici
Era
di nascita: Quarta
Arma:
Adorabili bestioline assassine (piranha, squali, murene, paguri killer)
Descrizione:
Simile ad una sirena, lunghi capelli scuri.
Note:
Solitamente tranquilla,
tranne quando incrocia il colore rosso indosso ad una persona. Amica
della
Creatrice (nonostante il pessimo carattere di quest’ultima)
ed amante dei
viaggi, mangia porcherie di varia natura, salvo poi pentirsene
perché non vuole
ingrassare. Ascolta musica “cattiva” in cuffia,
perché così nessuno le rompe le
balle. Sogna ad occhi aperti, estraniandosi dalla realtà, a
ritmo delle sue
canzoni preferite. Questo, a volte, le fa perdere il filo del discorso
con i
suoi colleghi che non sanno se considerarla snob o spaventosamente
distratta.
Kaos
Regno d’influenza:
Oscurità
Mansioni:
Controllo del buio, le tenebre, la notte, le ombre ed il caos
Era
di nascita: Prima
Arma:
La risata malvagia
Descrizione:
Immenso, espandibile, occhi azzurri, senza contorni precisi.
Note:
Pessimo carattere ed un
senso sadico dell’umorismo. Se ne frega altamente di Asteria
in sé ma, se
questa dovesse svanire, svanirebbe anche parte del suo divertimento.
È la
divinità più antica e complicata, dentro di
sé conserva la memoria di tutte le
Ere passate e conserverà tutte quelle future, come oscura
presenza costante.
Ama spostare ogni cosa, soprattutto se appartiene ad altri, e pogare in
compagnia. Con la sua particolare voce, bassa e vibrante, è
il re del growl.
Trova nel terrore il suo potere, deciso e convinto che non ci sia
niente di
meglio della paura preventiva, onde evitare di farsi mettere i piedi in
testa
(anche perché i piedoni di Ozymandias è meglio
evitarli…). Mangia candele
quando non sa che altro fare.
Loreatehenzi
Regno
d’influenza: Aria
Mansioni:
Controllo di vento, cielo, aria, nuvolette ed uragani
Era
di nascita: Quarta
Arma:
capelli avvolgenti
Descrizione:
Piccolino e magro, ha lunghi capelli mori sempre mossi dal vento. Anche
il
pizzetto fa lo stesso. Solitamente veste di scuro o arancio.
Note:
Totalmente fuori di
testa, sempre in ritardo, incita al pogo di gruppo ogni volta che
può. Famoso
per l’hairbanding, colleziona oggetti con mucche, ed
è amico dell’animale
leggendario Pulcippo. Guarda film horror, fa agguati ad amici e nemici,
svolazza di qua e di là con entusiasmo. Ha una piccola
cagnolina che porta a
spasso (Shilla). Sempre in cerca di nuovi alleati per sopravvivere alla
terribile presenza del dannato Uomo Lucetta (un fastidioso essere che,
come un
parassita, vaga per le vie del pianeta e che gli Dèi
vogliono eliminare).
Luciherus
Regno d’influenza: Roccia
Mansioni:
Dio della Forza e del Coraggio
Era
di nascita: Terza
Arma:
Spada, coda, testa, artigli…
Descrizione:
Capelli blu scuro, lunghi e lisci, occhi aranciati, coda ed ali da
demone, cicatrici
di varia natura e vestiti scuri.
Note:
Amante della Creatrice,
l’unico in grado di sopportarla per davvero, passa il suo
tempo accontentandola
fisicamente o facendo danni in giro. Accanito fumatore e bevitore di
intrugli
alcolici. Distaccato dal mondo di Asteria, come da qualsiasi altro
mondo, di
cui poco gli importa. Vive per sé e per la Creatrice,
è decisamente poco
collaborativo. Egoista ed egocentrico, si arrabbia molto facilmente e
reagisce
con irruenza, violenza e scarso controllo. Non apprezza un
granché la neve, che
gli gela la coda, ma gradisce molto fare snowboard sulla lava di tanto
in
tanto. Ha una tale forza magica da essere considerato
“creatore”, anche se
tecnicamente da solo non crea un bel niente. Le sue
“interazioni” con la Creatrice,
però, fanno sì che lei generi universi. Il suo
sogno è starsene spaparanzato
tutto il giorno sul ciglio di un vulcano in eruzione a guardarsi le
Lune di
Asteria, sorseggiando drink in compagnia di qualche bella donna in
grado di
sopportarlo. Estremamente permaloso, si offende se viene chiamato
“Lucy” o in
altri modi “teneri”.
Mihael
Regno
d’influenza: Metallo
Mansioni:
Dio delle armi e della guerra
Era
di nascita: Terza
Arma:
Ogni cosa, dalle patate ai bazooka, ma la preferita è la sua
inseparabile spada
gigante dalla lama nera
Descrizione:
Lunghi capelli scuri, barba intrecciata, imponente armatura, corna.
Note:
Ama farsi chiamare
“possente Mihael”. È il gemello di
Luciherus, anche se sono decisamente diversi
fisicamente. Combatte usando qualsiasi cosa e si diverte un sacco.
Periodicamente parte alla distruzione di qualche mondo morto, tanto per
mantenersi in allenamento. Indossa
magliette di gruppi metal di vario tipo. Và a
spasso a pogare, rapisce
Loreatehenzi per farlo unire alle sue scorribande. Amico
d’infanzia di
Gibrihel, passa il tempo libero a giocare con lui o con Xoduzz al PC.
Mangia
ogni schifezza che gli capita a tiro, con soddisfazione e senza
ritegno. Usa le
corna come fermacarte e porta appunti, dimenticandosi comunque un sacco
di
cose. Alleato di Loreatehenzi per la lotta contro l’Uomo
Lucetta. Nemico
giurato del Dio della Ruggine.
Vereheveil
Regno
d’influenza: Luce
Mansioni:
Dio della sapienza, delle scritture e delle lingue
Era
di nascita: Terza
Arma:
Nessuna. Dice che ferisce più una penna…
Descrizione:
Grandi ali dorate piumate, capelli verde acqua, grandi occhi oro,
tatuaggi di
lettere e glifi su tutto il corpo, corporatura minuta.
Note:
Amico d’infanzia della
Creatrice, è il custode di tutta la cultura passata e
moderna, ovviamente anche
futura. Conosce tutte le lingue, di tutti i pianeti, di tutti gli
universi.
Stessa cosa vale per le scritture. Fra lui e Luciherus non scorre buon
sangue,
colpa di antiche gelosie d’amore, ma han imparato a
sopportarsi (più o meno). È
un Dio con immensa pazienza, sopporta praticamente ogni cosa, e buono
d’animo
(anche lui riesce ad essere bastardo, se si concentra!). Sempre pronto
a dare
consigli, anche non richiesti, e mettere l’ultima parola in
ogni discorso. Ha
profondi periodi di scarsa considerazione di sé, che passano
venendo sostituiti
da pura esaltazione intellettuale (“Perché voi non
vi rendete conto che io so
tutto!!”). Colleziona piume, penne e oche. Adora gli
abbracci, ma non ha molto
coraggio e quindi si limita a fare il faccino da cerbiatto in attesa di
riceverne. Si stizzisce quando gli si inumidiscono le ali e le piume si
gonfiano senza controllo.
Xoduzz
Regno
d’influenza: Elettricità
Mansioni:
Controllo di tuoni, fulmini, elettricità, giochi virtuali e
liquori
Era
di nascita: Quarta
Arma:
L’alcol, le scosse ed i temporali
Descrizione:
Capelli scuri a punte, cappotto lungo e nero, inseparabile casco per la
realtà
virtuale dei giochi.
Note:
Custode del “nettare
degli Dèi” (un intruglio assurdo di gradazione
astronomica che solo gli Dèi e Thuwey
possono trangugiare), è campione di “schiaccio il
barile di birra con la
testa”, “mi
guardo 30 dvd di fila senza
pause” e “gioco per un mese intero senza
fermarmi”. Il suo mondo parallelo
divino è per lo più concentrato sulla dimensione
virtuale del gioco, dove si è
creato il suo alterego con cui combattere ed interagire. Assieme a
Gibrihel,
Mihael, Loreatehenzi ed a volte Luciherus (solo se porta una delle sue
amanti
di nome Lilith), organizza tornei di pogo, videogames, rutto melodico e
gioco
della scossa. Ha uno speciale radar interno per la birra e la gnocca,
cose che
cerca costantemente. Il suo sogno è formare una band con
Kaos, Luciherus e
Lilith (di cui si offrirebbe volentieri come guardia del corpo).
Da
ricordare, inoltre…
Ø
Gli Sposi della
Notte: Nikkal e Jarih
(le Lune di Asteria).
Ø
Kuetzalikay ed
Aeirimanios (gli amici
di Luciherus).
Ø
Sirona, la stella
attorno a cui ruota
Asteria.
Ø
Pulcippo, che
tutto può e tutto sa.
EXTRA
God’s Power (Ovvero “la Creatrice ha
sempre ragione”)
Senza
toccarne i pezzi,
semplicemente guidandoli con movimenti delle mani, Dharam ed Enrikiran
giocavano a scacchi. Kaos trovava quel gioco piuttosto noioso. Lui
preferiva i
giochi d’azione, quelli in cui aveva l’occasione di
infierire fisicamente sugli
avversari. Gli Dèi erano difficili da uccidere e quindi il
divertimento poteva
spingersi molto oltre. Perché accontentarsi di sparargli
contro con fucili ad
inchiostro colorato quando potevi permetterti di usare un vero
bazooka?!
Purtroppo per lui, povero Kaos, agli Dèi di
quell’Era non piaceva farsi male.
Quanta nostalgia aveva dei “cari vecchi tempi” in
cui passavano tutto il tempo
ad infierire uno sull’altro! Ma poi erano arrivati i mortali
ed avevano dovuto
darsi una calmata. L’oscuro Dio di nebbia pensò al
figlio con speranza. Quel
piccolino, così uguale a lui, avrebbe di certo portato nuovo
scompiglio una
volta diventato grande! Heronìka stava facendo aerobica,
capovolta a testa in
giù con la coda abbandonata all’indietro. Seguiva
una dolce musica, nel vano
tentativo di rilassarsi e non pensare all’esame di tedesco.
Enrikiran
sbadigliò. Loreatehenzi, seguito a ruota dal leggendario
Pulcippo, volava a
mezz’aria indossando una maglia bianca a macchie nere con la
scritta “I love
mucche”. Si appollaiò alle spalle del fratello ed
osservò la partita. Dharam
alzò gli occhi verso il Dio dell’Aria ma non
aprì bocca. Mihael e Gibrihel,
seduti in terra, giocavano a carte. Era un gioco fantasy, pieno di
creature
immaginarie o provenienti da altri pianeti. Le figurette riportate
sulle carte
prendevano vita, quando il loro proprietario le evocava, e combattevano
per
davvero. Lanciavano magie, si pestavano, rubavano oggetti…il
tutto non
divenendo più grandi di cinque centimetri. Finito il loro
ruolo, tornavano
nelle carte. Facevano un po’ di casino. Xoduzz, spaparanzato
su un divano nero,
offrì un po’ della sua birra ad un piccolo Goblin
sfuggito al controllo dei due
giocatori di carte. La creaturina non capì ed
iniziò a giocare con i lacci
delle scarpe di Vereheveil, che se ne stava tranquillo in poltrona a
leggere un
libro e non si accorse di nulla.
Xoduzz
sorrise, soddisfatto
perché a fianco aveva un grosso barilotto di roba alcolica,
collegato alla
propria bocca tramite una lunghissima cannuccia, e fra le mani reggeva
il
controller per il suo gioco virtuale preferito. Le immagini uscivano
dallo
schermo, coinvolgendolo direttamente nell’azione. Dharam
diede solo un’occhiata
di sfuggita “all’azione” e
capì che aveva a che fare con donnine discinte.
“For
the power of the
Pulcippo!” ridacchiò Loreatehenzi, abbracciando
forte l’animale ciccione e dal
lungo pelo giallo.
Pulcippo
si limitò a
rispondere con un immancabile sguardo malvagio ed un
“Cip” di circostanza.
“Giochiamo
a
"D.U.L."? domandò il Dio dell’Aria, non trovando
di meglio da fare.
“E
sarebbe?” biascicò
Enrikiran, muovendo e ghignando per lo scacco al re.
“Dannato
Uomo Lucetta!”
rispose Mihael.
“È
un gioco stupido…” commentò
Kaos.
“È
un gioco strafigo!” sbottò
Xoduzz.
“No
che non lo è!” riprese
Kaos “Alla fine non muore per davvero Lucetta,
giusto?”.
“Beh
ma allora…potremmo andare
a prenderlo ed ucciderlo per davvero!” propose
Heronìka, rigirandosi dalla posa
di rilassamento.
“Idea
geniale. Mi piace!
Sangue!!” esclamò Dharam.
Tutti
lo fissarono. L’Uomo
Lucetta era suo figlio…
Le
divinità si alzarono ed
iniziarono a prepararsi per la battaglia impari. Affilarono armi,
prepararono
strategie di tortura, scaldarono le mani per usare la loro magia,
sciolsero la
lingua per sfogarsi negli insulti più terribili…
“Dov’è
Kasday?” domandò Luciherus,
comparendo dal nulla con due bottiglie di birra in mano e la sigaretta
accesa
di sbieco fra le labbra “E voi dove cazzo andate?!”
aggiunse, notando la
compagnia in assetto di guerra.
“Sarà
fuori a stendere…”
rispose Vereheveil, cercando il libro più pesante in suo
possesso da tirare
sulla nuca del D.U.L. “…e noi ci stiamo preparando
alla guerra”.
“Contro
chi?” farfugliò
Luciherus, giocherellando con la sigaretta.
“Contro
l’Uomo Lucetta!”
spiegò Mihael.
“Ancora
lui?! Ma non vi siete
rotti le palle?! Quell’insulso essere…”.
“Ma
questa volta lo
uccidiamo!” ridacchiò Kaos.
“Ah
beh…se la mettete
così…allora non posso mancare!”.
Pulcippo
lanciò un grido di
guerra terrificante, a cui si unirono le voci di tutte le
divinità presenti.
“Che
cos’è tutto questo
casino??!!” sbraitò Kasday, facendo il suo
ingresso in un lampo accecante ed un
rumore simile ad un tuono. Indossava un grembiulino a fiori e teschi,
allacciato alla sottilissima vita. I lunghi capelli corvini erano
trattenuti da
un fazzoletto impolverato e legato dietro alla nuca. Nelle varie mani
reggeva
stracci, spolverini, una scopa ed un aspira briciole gigante.
“Che
fai, conciata così?”
domandò Luciherus.
“Pulisco
il porcile che
lasciate sempre in giro voialtri. E non toccherebbe solo a me! Che cosa
combinate?! Siete impazziti?!”.
“No!
Stiamo andando a
torturare l’Uomo Lucetta!” esclamò
Loreatehenzi.
“L’Uomo
Ape sta per
raggiungerci…” aggiunse Enrikiran.
“Ed
ho anche chiesto
l’intervento del Dio della Gommapiuma” concluse
Mihael.
“Prima
il dovere e poi il
piacere, miei cari. Questa casa è una merda e,
finché non sarà tutto a posto,
non vi lascerò andare fuori a giocare, intesi?”
sbottò Kasday.
“Come
sarebbe a dire?!” iniziò
Kaos, gonfiandosi per lo sdegno.
“Non
provarci nemmeno, papà.
Chi comanda qui?” rispose la Creatrice.
Kaos
non rispose, guardando la
sua creatura ed incrociando le braccia.
“Avanti…dimmelo!
Chi comanda
qui?” incalzò Kasday.
“Tu”
ammise il Dio oscuro,
sospirando.
“Perciò
ora, volenti o
nolenti, ognuno al proprio posto e via, lavorare!! Poi potrete andare a
divertirvi come meglio credete”.
Le
divinità chinarono il capo,
come bambini sgridati. La Creatrice, soddisfatta di aver ristabilito la
giusta
gerarchia, iniziò a distribuire i compiti.
“Mihael…”
parlò, notando che
il Dio tentava di svignarsela “…le tue armi sono
tutte sparse in giro. Non
voglio più ritrovarmele fra i piedi! Mettile in ordine e poi
dai un’occhiata al
cancello di fuori. Credo che Ruggine sia tornata a dare fastidio. Vedi
di
sconfiggerla, questa volta!”.
“Sì…”
mugugnò Mihael,
iniziando a raccogliere spade, mazze ferrate e forchette dal pavimento.
“Non
fare quella faccia. Poi
potrai dilaniare l’Uomo Lucetta!”.
Mihael
sorrise, pur
infastidito dal lavoro che gli toccava fare.
“E
non limitarti ad
ammucchiare tutto in un angolo come fai di solito!” lo
ammonì la Creatrice.
Il
Dio lanciò un gemito. Era
esattamente ciò che aveva in mente di fare!
Sbuffò ed uscì, con le mani piene
di oggetti poco rassicuranti fra cui una motosega, due lanciafiamme ed
una
sparachiodi.
“Vereheveil…”
riprese Kasday,
girandosi verso il compagno d’infanzia
“…ti sarai reso conto da solo che la
biblioteca versa in condizioni a dir poco
pietose…”.
Il
Dio delle Letterature girò
gli occhi. I volumi erano impolverati, ammucchiati su vari tavoli, in
ordine sparso,
cosa che faceva imbestialire il rappresentante
dell’Equilibrio che aveva di
fronte.
Sospirò.
Sapeva che lo
aspettava un lungo lavoro di pulizia e ricatalogazione.
“Enrikiran
ti aiuterà”
aggiunse la Creatrice.
“Cosa?!”
sbottò il Dio del
Ghiaccio.
“Preferisci,
forse, lavare i
vetri?! O sbrinare il freezer?!”.
“No,
no…riordinare libri mi
sta benissimo!”.
“Perfetto”.
Vereheveil
ed Enrikiran si
fissarono, sospirando, e si avviarono verso l’immensa
biblioteca divina. La
Creatrice diede loro un paio degli stracci che reggeva fra le mani.
“Heronìka
e Loreatehenzi:
lavoro di squadra. Lavare ed asciugare. Mettete piede in cucina e
capirete di
cosa sto parlando! I piatti son solo il primo
passo…”.
Aria
ed Acqua rabbrividirono,
avendo la vaga idea dello stato in cui versava la cucina.
“Poi,
ovviamente, vi
toccheranno le altre stanze. Ma in quelle non c’è
un granché da fare”.
“Schiavista”
borbottò
Loreatehenzi, prendendo Pulcippo sottobraccio ed uscendo assieme ad
Heronìka a
passi lenti e svogliati, con altri stracci di Kasday come
“mezzo di supporto”.
“Gibrihel…”.
Il
Dio della Terra interruppe
subito la Creatrice, dicendole che aveva un gran mal di testa e che non
poteva
lavorare.
“Te
la stacco la testa, ok?!”
sibilò Kasday.
Gibrihel
si rizzò
sull’attenti, pronto ad eseguire ogni ordine.
“A
te, caro Dio della Terra,
spetta il giardino. Tagliare l’erba, potare le piante,
piantare fiori, togliere
le erbacce, sistemare il vialetto e cose del genere”.
“Ma
io…”.
“Non
discutere! Finché il tuo
lavoro non mi soddisferà, non potrai andare a giocare con
gli altri a torturare
l’Uomo Lucetta. Intesi?”.
“Intesi…”.
Borbottando
bestemmie,
Gibrihel uscì in giardino.
“Xoduzz!”.
“Mi
dica…” storse il naso il
Dio, fingendo in malo modo l’entusiasmo.
“Mi
pare di ricordare di
averti detto già parecchie volte di sistemare le lampadine
in taverna. Come Dio
dell’Elettricità, avresti dovuto fare tutto in un
attimo. Dato che è da mesi
che te lo ripeto, e che fai finta di nulla, ho deciso di raddoppiare la
dose.
Voglio che sistemi le luci in modo creativo. Non limitarti a cambiarle
o
sistemarle ma coordinale, così come tutte le luci della
casa, per creare
effetti di luce. Effetti…fashion! Ci siamo
capiti?”.
“Tutta
la casa?! Ma mi ci
andrà un’eternità!”
protestò Xoduzz.
“Non
esagerare! Al massimo
mezza giornata! E fai un bel lavoro…voglio vedere un
po’ di colori e sfumature
in questo insieme di mura”.
Il
Dio dell’Elettricità sbuffò
e si avviò verso l’uscita.
“E
non dimenticarti che è da
mesi che ti dico pure di collegare il digitale terrestre!”
aggiunse la
Creatrice, udendo chiaramente la maledizione che il Dio le
mandò a quella
frase.
“Dharam,
carissimo…” parlò
Kasday, mentre il Dio infuocato incrociava le braccia dietro la
schiena,
attendendo ordini.
“Anche
a te avevo affidato un
compito tempo fa, ricordi?”.
“Veramente
no…”.
“Riflettici
un po’. Cos’è che
dovevi fare? Pensaci…”.
“Ah
già…il camino!”.
“Esatto,
il camino! È tutto
tuo. Mettilo in ordine, puliscilo, accendilo e poi prepara il pranzo.
Se fate
tutti i bravi, per il pomeriggio dovreste aver finito tutto e sarete
liberi di
dilettarvi come meglio credete. Mi raccomando, non bruciare tutto come
ti
diverte fare! E sentiti fortunato che non ti faccio stirare. So quanto
la cosa
ti annoi”.
Dharam
sapeva che era inutile
protestare e quindi si allontanò senza fiatare, stringendo
lo spolverino e
l’enorme aspira briciole.
“Papà…”
riprese Kasday,
guardando Kaos.
“Cosa
vuoi? Io non muoverò un
dito, sappilo!”.
“Ed
invece tu riordinerai le
camere”.
“Io?!
Stai scherzando,
vero?!”.
“Affatto.
È colpa tua se sono
in disordine ed io questo non lo tollero. Avevamo un patto. Tu puoi
fare casino
FUORI da qui ma non in casa. Perciò ora, da bravo, metterai
tutto a posto”.
“Non
lo farò mai!”.
“Guarda
che ti rendo mortale!!
Con un bel corpo solido!”.
“E
va bene! Mi arrendo!”
sbottò Kaos, inorridito solo all’idea di esser
fatto di carne ed ossa “Ma ti
avviso che le dittature non durano in eterno!”.
Rimasti
soli, Luciherus fissò
la Creatrice con un mezzo sorriso.
“Immagino
che compito tu abbia
in mente per me, mia cara…” ghignò,
prendendola a sé.
“Davvero?”
mormorò lei “Che
bravo…”.
Lei
iniziò a slacciarsi il
grembiule a fiori e teschi. Lui la baciò, dolcemente,
chiudendo gli occhi. Li
riaprì, confuso. Ora era Luciherus a portare il grembiulino
dai colori
imbarazzanti.
“Che
stai facendo?!” mormorò.
“Tieni!”
esclamò lei,
sorridendo e porgendogli la scopa.
“Che
significa?!” continuò
Luciherus, fissando il manico in legno come un oggetto alieno.
“Significa,
bello mio…” iniziò
lei, legando il proprio fazzoletto attorno alla nuca del Dio della
Roccia “…che
tocca anche a te lavorare!”.
“A
me?! E dove?! Scherzi?!”.
“Hai
presente tutte quelle
simpatiche scale che collegano questo posto alla città?
Belle, in pietra…”.
“Ma…sono
225!”.
“Solo?!
Pensavo molte di
più…ad ogni modo…sono tutte tue! Ci
vediamo più tardi”.
Luciherus,
atterrito da quella
consegna, uscì trascinando la coda. Kasday
sogghignò. Si guardò attorno. Quella
stanza era un cesso al pari delle altre! Schioccò le dita e
tutto fu a posto,
pulito, lucido e ordinato. Sospirò, soddisfatta. Sedette sul
divano nero, dove
Xoduzz giocava, ed accese il megaschermo. Si rilassò,
facendosi comparire a
fianco un enorme secchio di popcorn e sorseggiando liquore misterioso
dal
barilotto con la lunga cannuccia. Sbadigliò, stiracchiando
tutte e sette le
braccia ed allungando i piedi. Si mise a giocare ad un videogame
musicale,
usando tutti gli strumenti contemporaneamente. Comodo avere sette
braccia!
Sorrise. Quella sì che era vita!
Grazie a tutti per aver seguito l'intera storia. Per chi ha curiosità di vedere alcuni di questi personaggi disegnati, cercate "frirry" su FB e vedrò di accontentarvi :)